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Tex e il razzismo


JohnnyColt
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Io commenterò "Il messaggero cinese" solo quando lo avrò letto ma per ora i disegni di Cossu mi sembrano più che ottimi e concordo sul fatto che Ruju a fatto bene a rispolverare i "Musi Gialli".

 

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<span style="color:red;">26 minuti fa</span>, JohnnyColt dice:

Ruju a fatto bene a rispolverare i "Musi Gialli"

 

Quello della correttezza politica è un capitolo già scritto, mi sa. La storia andrebbe, nell'anno del settantennale, valutata anche su questo. Dopo le striscianti e bavose performance del Ranger nelle storie degli ultimi anni, purtroppo, c'è poco da sperare. Vorrei essere ottimista, ma bisogna essere razionali, Ruju ha già detto la sua sulle pagine del maxi che ricorderete tutti.

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<span style="color:red;">32 minuti fa</span>, ymalpas dice:

Dopo le striscianti e bavose performance del Ranger nelle storie degli ultimi anni, purtroppo, c'è poco da sperare. 

Scusa Ymalpas, questa non l'ho capita. Che intendi per "striscianti e bavose"?

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<span style="color:red;">3 ore fa</span>, ymalpas dice:

Quello della correttezza politica è un capitolo già scritto, mi sa. La storia andrebbe, nell'anno del settantennale, valutata anche su questo. Dopo le striscianti e bavose performance del Ranger nelle storie degli ultimi anni, purtroppo, c'è poco da sperare. Vorrei essere ottimista, ma bisogna essere razionali, Ruju ha già detto la sua sulle pagine del maxi che ricorderete tutti.

Devo dirti, Sandro, personalmente "Il ponte della battaglia" non mi è discpiaciuta come storia, anzi. A me è sembrata una storia con un ritmo perfetto e diversi personaggi intriganti, I disegni inoltre mi hanno soddisfatto appieno. Ho fiducia in Ruju e credo che abbia fatto uscire una buona storia.

Mi aggiungo a chi non ha capito il termine striscianti e bavose.

Sulla correttezza linguistica credo anche io che stiamo andando alla distruzione di epiteti ed espressioni decisamente coloriti. A guardare bene la società e la tendenza verso sempre un maggior razzismo potrei anche appoggiare questa idea se non fosse che è il fulcro del linguaggio di Tex. Il linguaggio di Tex prende ed è bello proprio perchè è colorito, innovativo, beffardo e leggermente ironico. C'è il rischio di tornare all'autotutela e di censurare parole come scagnozzi, snaturando di conseguenza l'anima del vero linguaggio western.

Per rimanere sul tema della censura e del politicamente corretto, si pensi alle numerose accuse di razzismo verso il buon Tarantino che nei suoi film usa spesso il termine "Negri" proprio per evidenziare l'uso negativo di tale parola. Credo che una parola non sia mai fine a sé stessa e che dipende sempre come viene pronunciata ed espressa. La società di oggi dovrebbe riflettere maggiormente su questo e dovrebbe sì attaccare le parole "aggressive" ma solo se dette con toni razzisti ed offensivi. 

Chiudo queto piccolo OT.

 

Mi scuso con Ymalpas perchè ho notato soltanto ora di averlo chiamato Sandro. 

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"La tendenza a un maggiore razzismo"? Non scherziamo, dai. Da che mondo è mondo, gli esseri umani hanno sempre odiato chiunque sia nato a più di cinque chilometri da loro; ed è difficile trovare oggi in circolazione i discorsi abominevolmente razzisti che a partire dall'illuminismo hanno cominciato a circolare in Occidente. Certo il razzismo non manca, ma non gode più del credito pressoché universale di un tempo.

Nel 1944 (insomma, stamattina) il mio trisnonno fu incarcerato sulla base del cognome; oggi quando parlo delle mie origini ebraiche ricevo sguardi ammirati (ciò che mi fa imbestialire, perché non c'è proprio niente di speciale in esse).

 

Ciò detto, condivido la tua posizione sul linguaggio in Tex: viva i musi gialli, i limoncini, i faccia di carbone, palla di neve e quant'altri, frutto della geniale macchina linguistica di uno degli autori più antirazzisti che abbia mai letto, Gianluigi Bonelli.

 

Poi però mi metto nei panni della SBE e dico che non avrei la minima voglia di rischiare cause milionarie. Già quando dico "negro" i miei studenti le prime volte mi guardano storto; ce ne vuole a spiegare loro che "nero" e "di colore" sono aberrazioni e che se uno usa la parola "negro" come un insulto insulta sé stesso, non certo i negri...

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24 minuti fa, virgin dice:

"La tendenza a un maggiore razzismo"? Non scherziamo, dai. Da che mondo è mondo, gli esseri umani hanno sempre odiato chiunque sia nato a più di cinque chilometri da loro; ed è difficile trovare oggi in circolazione i discorsi abominevolmente razzisti che a partire dall'illuminismo hanno cominciato a circolare in Occidente. Certo il razzismo non manca, ma non gode più del credito pressoché universale di un tempo.

Nel 1944 (insomma, stamattina) il mio trisnonno fu incarcerato sulla base del cognome; oggi quando parlo delle mie origini ebraiche ricevo sguardi ammirati (ciò che mi fa imbestialire, perché non c'è proprio niente di speciale in esse).

Certo, il razzismo odierno non è paragonabile nei termini e nei fatti al razzismo del'700 o della IIGM ma credo sia ingenuo non vedere certi fenomeni di manifesta violenza, e di conseguente linguaggio, che purtroppo vengono appoggiati sia dai cittadini sia dalla classe politica e che anche solo 10 anni fa, oltre ad essere circoscritti, venivano anche e giustamente demonizzati. Ora c'è un ritono alle origini: sarà l'immigrazione maggiore, sarà l'avanzata delle destre o altro ma noto davvero una spinta sotto questo aspetto che purtroppo è destinata solo, se non prontamente interrotta, ad aumentare e ritornare alla situazione del tuo trisavolo. 

Cita

Poi però mi metto nei panni della SBE e dico che non avrei la minima voglia di rischiare cause milionarie. Già quando dico "negro" i miei studenti le prime volte mi guardano storto; ce ne vuole a spiegare loro che "nero" e "di colore" sono aberrazioni e che se uno usa la parola "negro" come un insulto insulta sé stesso, non certo i negri...

Il problema è che si tratta di un'estrema ipocrisia della società. Io sono nato nel '98 e pur aberrando il termine negro, fatto dovuto al periodo di crescita, vedo una profonda ipocrisia e falsità nei termini "omologhi". Continuo ad usare il termine nero perchè sono cresciuto usando quel termine che mi sembra il compromesso più equo. Poi il discorso lo vedo molto riguardandone il contesto e le intenzioni che ci sono dietro alla parola, te l'ho detto.

Sospendiamo questo OT perchè oltre ad essere OT tratta temi talmente delicati da rischiare di creare una discussione inutile in un luogo inopportuno.

Mia curiosità: perchè dovresti avere sguardi ammirati per le tue origini e non per le tue azioni? 

Modificato da JohnnyColt
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Io sono nato nel 1958 e per tutti quelli della mia generazioni negro era solo il termine per indicare le persone di colore senza alcun connotato o intenzione offensiva poi improvvisamente, credo negli anni 80, è diventato un insulto ed onestamente non ho mai capito come mai o perché . Mi sono chiesto spesso al riguardo cosa dovrebbero fare tutti coloro che parlano Spagnolo, lingua in cui negro vuol dire semplicemente nero, inventarsi un altro termine per indicare quel colore.

Quanto agli epiteti usati da G.L. Bonelli mi  vanno benissimo quando è chiaro che sono insulti rivolti agli avversari in quanto tali e non alla categoria a cui appartengono.

Il Tex che conosco io non avrebbe remore a chiamare: "Muso di carbone" un avversario con cui si sta battendo ma non chiamerebbe mai così i neri nel loro complesso..

Per ciò che riguarda "Il ponte della battaglia", ed altre storie, verrebbe da pensare che  qualcuno vorrebbe che i neri su Tex fossero sempre e solo mostrati come cattivi meglio se affiliati a qualche sinistra setta e che gli dia fastidio vederli apparire in chiave positiva. Insomma si ha l'impressione che si  vorrebbe che Tex i neri ed i gialli li pestasse sempre invece di aiutarli.

Mi sbaglio, devo sbagliarmi per forza.

 

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La parola razzismo oggi è sulla bocca di tutti. Il bello del Tex che pesta un avversario dipende dal fatto che pesta uno che se lo merita. Qualche volta è un texano, qualche volta un messicano, qualche volta un afroamericano, qualche volta un asiatico, qualche volta un politico, qualche volta un semplice fuorilegge. Non è che se Tex pesta un afroamericano il piacere della lettura cresce, come a qualcuno piacerebbe semplicisticamente pensare di alcuni lettori. Il problema di una storia come il maxi di Ruju non sta nel suo presentare degli afroamericani dalla parte dei buoni, sta nell'incensarli in nome di una correttezza politica che su Tex non c'è mai stata. Quindi il problema non sono i neri, è la correttezza politica. E quando Ruju esagera in nome della correttezza politica la sua storia, a un lettore come me, non piacerà mai. Io ho in testa il Tex di GLB. Quello di "linciaggio" e non necessariamente di "Il figlio di Mefisto, quello di "Jethro" una recente storia di Boselli che di un nero ha fatto un protagonista a tratti commovente, e per niente politicamente corretto. Chi pretestuosamente finisce immancabilmente per tirare in ballo il razzismo a proposito di altri forse soffre solo di razzismofobia. 

 

 

<span style="color:red;">4 ore fa</span>, natural killer dice:

Risultati immagini per lumache  

 

Due aggettivi per non usare una parola ancor più offensiva, ma senza rinunciare ad essere graffiante nei confronti di un albo che ho acquistato e che non ha niente a che fare con il Tex con cui sono cresciuto.

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Ho visto cento volte Tex sbatacchiare gente di etnia varia che se lo meritava,

nominandoli "muso di carbone", "limoncino", "scimmione", "giuggiola", "pellegrino",

"faccia di rame" e similari, con l'intento di stemperare le scene violente e farci fare

una sana risata. Ma molto più di cento volte ho visto Tex aiutare chi se lo meritava

chiamandolo "uomo", senza star lì a vedere se il colore della pelle fosse simile al suo.

A me è entrato dentro. Chi si comporta male merita il mio disprezzo, soprattutto

se lo fa per sfregio al normale quieto vivere (non alla mia cultura o al mio modo di vivere),

mentre chiunque abbia bisogno di un aiuto merita almeno la mia attenzione.

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2 ore fa, JohnnyColt dice:

Certo, il razzismo odierno non è paragonabile nei termini e nei fatti al razzismo del'700 o della IIGM ma credo sia ingenuo non vedere certi fenomeni di manifesta violenza, e di conseguente linguaggio, che purtroppo vengono appoggiati sia dai cittadini sia dalla classe politica e che anche solo 10 anni fa, oltre ad essere circoscritti, venivano anche e giustamente demonizzati. Ora c'è un ritono alle origini: sarà l'immigrazione maggiore, sarà l'avanzata delle destre o altro ma noto davvero una spinta sotto questo aspetto che purtroppo è destinata solo, se non prontamente interrotta, ad aumentare e ritornare alla situazione del tuo trisavolo. 

 

Come giustamente richiami tu, utente, me moderatore :D , stiamo andando fuori traccia, perciò sarò molto breve: si tratta di un malessere le cui manifestazioni sono talvolta razziste, ma in realtà fa semplicemente parte di quel fenomeno brillantemente analizzato da Raffaele Alberto Ventura che vede delinearsi nella società liberale contemporanea una situazione perenne di guerra di tutti contro tutti. Lettura che non condivido in toto, ma che presenta molti elementi convincenti.

 

Cita

Mia curiosità: perché dovresti avere sguardi ammirati per le tue origini e non per le tue azioni?

 

Non so, chiedilo a chi mi guarda così.

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<span style="color:red;">12 ore fa</span>, Dix Leroy dice:

Ho visto cento volte Tex sbatacchiare gente di etnia varia che se lo meritava, nominandoli "muso di carbone", "limoncino", "scimmione", "giuggiola", "pellegrino",

"faccia di rame" e similari, con l'intento di stemperare le scene violente e farci fare una sana risata. Ma molto più di cento volte ho visto Tex aiutare chi se lo meritava chiamandolo "uomo", senza star lì a vedere se il colore della pelle fosse simile al suo. A me è entrato dentro. Chi si comporta male merita il mio disprezzo, soprattutto se lo fa per sfregio al normale quieto vivere (non alla mia cultura o al mio modo di vivere), mentre chiunque abbia bisogno di un aiuto merita almeno la mia attenzione.

Condivido pienamente e questo messaggio lo ritengo tanto conciso quanto efficace. BRAVO! ;)

<span style="color:red;">12 ore fa</span>, virgin dice:

 

Come giustamente richiami tu, utente, me moderatore :D , stiamo andando fuori traccia, perciò sarò molto breve: si tratta di un malessere le cui manifestazioni sono talvolta razziste, ma in realtà fa semplicemente parte di quel fenomeno brillantemente analizzato da Raffaele Alberto Ventura che vede delinearsi nella società liberale contemporanea una situazione perenne di guerra di tutti contro tutti. Lettura che non condivido in toto, ma che presenta molti elementi convincenti.

 

 

Non so, chiedilo a chi mi guarda così.

E' un malessere insito purtroppo nella società moderna, società turbocapitalista e iperliberale, ipocrita e pronta a giudicare gli altri, spesso in modo aspro, senza alcuna motivazione valida. Se i cittadini tornassero a ragionare col cervello e non coi computers si potrebbe riprendere quella chiamiamola umiltà e coerenza che purtroppo in questi utimi 20 anni si è persa. Avere due vite, una reale ed una digitale, l'ho sempre considerato dannoso per la società e ora noto sempre di più che il mezzo più democratico del mondo si sta dimostrando un terribile giogo che "tutto sa" e "tutto osserva". Dicono che siamo diventati la società dell'apparire e non c puo essere definizione migliore. E qui finisco veramente. 

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<span style="color:red;">22 ore fa</span>, Carlo Monni dice:

Io sono nato nel 1958 e per tutti quelli della mia generazioni negro era solo il termine per indicare le persone di colore senza alcun connotato o intenzione offensiva poi improvvisamente, credo negli anni 80, è diventato un insulto ed onestamente non ho mai capito come mai o perché . Mi sono chiesto spesso al riguardo cosa dovrebbero fare tutti coloro che parlano Spagnolo, lingua in cui negro vuol dire semplicemente nero, inventarsi un altro termine per indicare quel colore.

Quanto agli epiteti usati da G.L. Bonelli mi  vanno benissimo quando è chiaro che sono insulti rivolti agli avversari in quanto tali e non alla categoria a cui appartengono.

Il Tex che conosco io non avrebbe remore a chiamare: "Muso di carbone" un avversario con cui si sta battendo ma non chiamerebbe mai così i neri nel loro complesso..

Per ciò che riguarda "Il ponte della battaglia", ed altre storie, verrebbe da pensare che  qualcuno vorrebbe che i neri su Tex fossero sempre e solo mostrati come cattivi meglio se affiliati a qualche sinistra setta e che gli dia fastidio vederli apparire in chiave positiva. Insomma si ha l'impressione che si  vorrebbe che Tex i neri ed i gialli li pestasse sempre invece di aiutarli.

Mi sbaglio, devo sbagliarmi per forza.

 

Condivido. Sul linguaggio e le ipocrisie odierne, che in verità diventano paranoie censorie, si è detto e scritto già molto. Non in questo sito, ovviamente. Io continuo ad usare il termine negro, non essendo ancora univoco il senso spregiativo. Sposterei il cambiamento, al riguardo, agli anno novanta. Si è trattato di un palese e grottesco caso di provincialismo italico. Sono circa tuo coetaneo. Ricordo bene come avvenne che si importò dagli Usa il "vezzo" di ritenere il termo negro come offensivo. In America, nigger prima e negro poi, erano da tempo sentiti e considerati spregiativi, preferendo il neutro "black". Lo si vuole applicato anche in Italia. Circa il tema "razza", direi che non sarebbe questa la sede ma mi meraviglia che la si voglia bandire dal lessico accettabile. Si sostiene che non ha senso dal punto di vista biologico, in quanto gli umani hanno in comune il 99,9% del genoma. Bene. e con ciò? E' evidente che con tale termine ci si riferisce a macroraggruppamenti di caratteri fisici esteriori. E' imbarazzante apprendere che l'uomo e lo scimpanzè hanno in comune il 90% del patrimonio genetico... Qual è la soglia per poter parlare di "razza"? Senza contare che di per sè, non ha alcuna valenza nè positiva nè negativa.

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  • Sceriffi
<span style="color:red;">3 ore fa</span>, james dice:

Condivido. Sul linguaggio e le ipocrisie odierne, che in verità diventano paranoie censorie, si è detto e scritto già molto. Non in questo sito, ovviamente. Io continuo ad usare il termine negro, non essendo ancora univoco il senso spregiativo. Sposterei il cambiamento, al riguardo, agli anno novanta. Si è trattato di un palese e grottesco caso di provincialismo italico. Sono circa tuo coetaneo. Ricordo bene come avvenne che si importò dagli Usa il "vezzo" di ritenere il termo negro come offensivo. In America, nigger prima e negro poi, erano da tempo sentiti e considerati spregiativi, preferendo il neutro "black". Lo si vuole applicato anche in Italia. Circa il tema "razza", direi che non sarebbe questa la sede ma mi meraviglia che la si voglia bandire dal lessico accettabile. Si sostiene che non ha senso dal punto di vista biologico, in quanto gli umani hanno in comune il 99,9% del genoma. Bene. e con ciò? E' evidente che con tale termine ci si riferisce a macroraggruppamenti di caratteri fisici esteriori. E' imbarazzante apprendere che l'uomo e lo scimpanzè hanno in comune il 90% del patrimonio genetico... Qual è la soglia per poter parlare di "razza"? Senza contare che di per sè, non ha alcuna valenza nè positiva nè negativa.

 

Il concetto di "razza" non ha alcun fondamento scientifico. Non esiste scientificamente, perché dal punto di vista biologico non c'è nessuna distinzione tra individui di una stessa specie. Quindi il voler bandire la parola non è dettato dalle ipocrisie paranoidi moderne, ma dal voler diffondere una cultura scientifica, che possa bandire i pregiudizi e le discriminazioni che tanto male hanno fatto alla società umana. Il termine razza non va usato perché, semplicemente, si riferisce a qualcosa che non esiste.

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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, pecos dice:

 

Il concetto di "razza" non ha alcun fondamento scientifico. Non esiste scientificamente, perché dal punto di vista biologico non c'è nessuna distinzione tra individui di una stessa specie. Quindi il voler bandire la parola non è dettato dalle ipocrisie paranoidi moderne, ma dal voler diffondere una cultura scientifica, che possa bandire i pregiudizi e le discriminazioni che tanto male hanno fatto alla società umana. Il termine razza non va usato perché, semplicemente, si riferisce a qualcosa che non esiste.

 

Bellissime parole queste di Pecos, pregne di significato e insieme eleganti. Degna risposta ai tanti ignoranti - io non sono elegante come Pecos - secondo i quali usare il termine "etnia" sia da moralisti e non designi invece un concetto completamente diverso da quello di "razza". E quanto è pericolosa l'ignoranza.

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Appartengo alla categoria degli "ignoranti" che ritengono che il termine "razza" possa essere usato anche in senso non biologico, prendendo in considerazione alcuni caratteri fisici esteriori. Il problema è semmai la discriminazione in base alla razza. Ripeto: il 99,9 del patrimonio genetico di un boscimane è uguale a quello di un giapponese o di un finlandese. Bene. Però, con solo un 1% di differenza, si ha lo scimpanzè e l'uomo. E' pur vero che il termine razza in senso non tecnico, non biologico, ha solo un valore vagamente descrittivo. Molto più utile è quello di etnia. Ancora di più quello di civiltà.

Ma qua mi fermo, non è la sede adatta. Buona domenica a tutti!

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Mi dispiace, James, ho usato un termine duro scrivendo con la bile. E tuttavia, in tempi in cui il prossimo Presidente della Lombardia parla di "razza bianca", con la stessa nonchalance di cui io parlo di panettone vs pandoro, in cui è normale parlare di "Opti Poba che mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio", di ogni singolo pezzetto di merda che esce dalla bocca di Trump o dei suoi simili, francamente sentir dire che l'uso del termine "etnia" sia roba da falsi moralisti, magari radical chic, ecco questo penso sia ignobile e pericolosissimo. 

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Dal dizionario:

RAZZA: Ogni raggruppamento d'individui costituito in modo empirico sulla base di caratteri somatici esteriori comuni ( r. bianca, gialla, nera ; r. australiana, sudanese ); il concetto di ‘razza’, privo di fondamento sul piano dell'analisi genetica, è stato spesso utilizzato in senso politico per operare arbitrarie differenziazioni sul piano delle relazioni sociali e politiche; il termine è oggi sempre più spesso sostituito con quello più appropriato di etnia.

 

Io continuerò pertanto ad usare la parola in modo empirico per differenziare gli uomini sull'esclusiva base di caratteri somatici esteriori comuni. Lasciamo stare l'aspetto della genetica, sulla base della quale ogni differenziazione, come è già stato ribadito più volte , è priva di fondamento. E smettiamo di vedere dappertutto razzisti, omofobi e nazisti.

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Più che altro non capisco perché combattere l'uso del termine "razza" in accezione neutra vorrebbe dire sconfiggere l'ignoranza.

Quando insegnavo in un ITAS i miei studenti mi assicuravano che il termine "mucca" era scientificamente sbagliato e si sarebbe dovuto usare "vacca", per ragioni che non ricordo... ma io ho continuato a usare "mucca". Sto forse diffondendo ignoranza? :D

Per non parlare di quando si parla di "scrittori di razza", "politici di razza", etc. :D

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Cita

Io conoscevo uno che si chiamava Carlo Vacca. E a scuola tutti a dire "arriva VACCACARLO" e a ridere come i pazzi. E questo disgraziato vittima del suo nome. Chissà di che razza erano i bulli che lo umiliavano?

Cita

Non esistono i bianchi, i neri e gli indiani, ma solo i galantuomini e i farabutti. Io rispetto e proteggo i primi e gonfio di piombo i secondi, a prescindere dal colore della pelle.

Sono due cose che non ci azzeccano una con l'altra, ma mi sono venute in mente leggendovi.

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Il post di Ymalpas conferma quello che già aveva espresso James, il quale aveva correttamente ribadito che il problema non è la razza, quanto la discriminazione in base ad essa. Non è quindi sbagliato continuare ad utilizzare il termine "razza" nell'accezione confermata anche dal dizionario opportunamente postato da Ymalpas, ma, proprio perché questo sostantivo ha dato origine all'altro, dal significato negativo, di razzismo, ritengo preferibile utilizzare il termine "etnia". Non perché ritenga che tra i due termini ci sia una reale distinzione (se il termine "razza" lo si usa senza alcuna intenzione denigratoria vale come il termine "etnia"), ma perché oggi, nell'accezione comune, è più politicamente corretto.

 

Lo stesso dicasi per il termine "negro", che non uso più perché considerato denigratorio rispetto a "nero". A torto o a ragione non so, ma so che un mio carissimo amico, sposato con una ragazza londinese nera, in un gruppo whatsapp riprese uno dei membri per aver utilizzato la parola "negro". E lo fece nonostante avesse capito che il membro del gruppo whatsapp aveva utilizzato quella parola per sottolineare un certo sentimento razzista ancora diffuso in America, non certo perché lui fosse razzista: anzi, in quella conversazione si stava discutendo di quanto fosse ancora presente e pernicioso il razzismo in tante zone del mondo. Eppure, nonostante fosse palese l'intenzione dell'utilizzatore del termine, quel mio amico si sentì di rimproverarlo (in privato), ricordandogli che nel gruppo c'era anche sua moglie. Evidentemente, non solo in Italia ma anche a Londra, nella multietnica e cosmopolita Londra, l'utilizzo di quel termine può ferire. Io credo personalmente che non ci sia distinzione tra negro e nero, dipende dall'intenzione con cui si utilizzano i termini. Ma ormai non mi sogno più di utilizzare la parola negro, perché può ferire qualcuno e perché non è considerato politicamente corretto.

 

In Tex, trovo assurdo che il ranger non possa utilizzare epiteti come "muso di limone" o "palla di neve". Tex vive nel West, e dovrebbe utilizzare un gergo, anche colorito, il più vicino possibile a quello che si utilizzava nel vecchio West o, perché no, che utilizzava il vecchio GLB. Si sa che Tex non è un razzista, che per lui non conta il colore della pelle. Se offende qualcuno non lo fa in base alle caratteristiche etniche, ma solo in rapporto al suo appartenere tra i buoni o i cattivi della storia. Sarei per preservare il gergo colorito.

 

Sull'eccesso di politicamente corretto lamentato da Ymalpas nei confronti di Ruju sospendo il mio giudizio. Le parole di Ym sono state molto aspre, e in prima battuta ritengo che la storia di Ruju non le meritasse, ma lo dico solo perché a me quella storia è piaciuta moltissimo. Non ne ricordo i particolari, e dovrei leggerla con occhio più attento a cogliere gli aspetti lamentati da Ymalpas. Lo farò senz'altro e per questo, come detto, sospendo il giudizio: mi sono tuttavia dispiaciute le forti critiche riservate ad una storia che ritengo tra le migliori degli ultimi anni, sia pure per aspetti non propriamente legati alla trama in sé.

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  • Sceriffi

Anche se la discussione ha poco a che fare con Tex, credo che ci sia un punto importante da ribadire.

Lo faccio con le parole di Luigi Luca Cavalli-Sforza, Paolo Menozzi e Alberto Piazza, nell'importante saggio "Storia e geografia dei geni umani":

 

Il tentativo di classificare la specie umana in razze è stato in realtà uno sforzo futile (…). L’analisi evolutiva delle popolazioni umane mostra che è totalmente arbitrario fermarsi, nella classificazione, a un livello piuttosto che a un altro. Le spiegazioni sono di natura statistica, geografica e storica. Dal punto di vista statistico la variazione genetica all’interno di uno stesso gruppo è mediamente maggiore di quella tra gruppi diversi. Se consideriamo geni singoli, tutte le popolazioni o i gruppi di popolazioni si sovrappongono, dal momento che tutti i geni sono presenti in quasi tutte le popolazioni, anche se in proporzioni diverse; perciò nessun gene singolo è sufficiente per classificare le popolazioni umane in categorie scientifiche.



Il concetto di razza nella specie umana non ha ottenuto alcun consenso dal punto di vista scientifico, e non è probabilmente destinato ad averne, poiché la variazione esistente nella specie umana è graduale. Si potrebbe obiettare che gli stereotipi più diffusi, tutti basati sul colore della pelle, sul colore e l’aspetto dei capelli e sui tratti facciali, riflettono differenze superficiali che non sono confermate da analisi più appropriate fatte su caratteri genetici.

 

Il termine "razza" esprime un concetto privo di fondamento scientifico. Tuttavia non è un termine neutro.

Usare il termine "razza" diffonde ignoranza. E l'ignoranza è pericolosa. Secoli di storia alle nostre spalle ne danno testimonianza.

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<span style="color:red;">22 ore fa</span>, james dice:

Condivido. Sul linguaggio e le ipocrisie odierne, che in verità diventano paranoie censorie, si è detto e scritto già molto. Non in questo sito, ovviamente. Io continuo ad usare il termine negro, non essendo ancora univoco il senso spregiativo. Sposterei il cambiamento, al riguardo, agli anno novanta. Si è trattato di un palese e grottesco caso di provincialismo italico. Sono circa tuo coetaneo. Ricordo bene come avvenne che si importò dagli Usa il "vezzo" di ritenere il termo negro come offensivo.

 

Non so se vi possa consolare, ma in Svezia, dove abito da moltissimo, lo scimmiottamento delle mode americane e' molto peggiore che in Italia. Non tanto tempo fa dei fumetti per bimbi piccoli sono stati ritirati dalla casa editrice perche' la bimba nera era disegnata in modo non appropriato (ricordava a qualcuno gli attori bianchi truccati da neri del cinema delle origini). Ora purtroppo non ho con me Nueces Valley, ma un paio di volte ho reagito pensando che in Svezia parole simili avrebbero scatenato una tempesta disastrosa per gii editori di Tex.

Quindi, lungi da me voler incensare l'Italia, ma in fatto di politically correct le societa' del nord europa son messe molto peggio. Come Italiano questo mi consola un po' - come svedese mi preoccupa invece molto...

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4 ore fa, pecos dice:

Usare il termine "razza" diffonde ignoranza. E l'ignoranza è pericolosa.

 

Avrei due osservazioni da fare: la prima è che nessuno è obbligato a essere un genetista di professione, come i Cavalli Sforza. E nemmeno credo che l'ignoranza in sé sia pericolosa: il mio vicino di casa ha la terza elementare e sa parlare con una certa proprietà solo il dialetto, eppure è una delle persone più sagge che abbia mai conosciuto.

La verità è che l'ignoranza non è pericolosa; non più di quanto lo sia la conoscenza. Il veleno che distrugge ogni cosa è la superbia.

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