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TWF - Tex Willer Forum

[690] Le schiave del Messico


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Gran bella avventura,dinamica,avvincente e per nulla banale,corredata dalle giuste sparatorie,dalle salaci battute dette bene ed al momento opportuno, e dalle atmosfere tipiche di un villaggio di desperados . Bravo Ruju e bravo Prisco,soprattutto in quei chiaroscuri notturni accanto al bivacco che hanno reso Carson più giovanile (praticamente ha i baffi ed il pizzo neri) e molto inquietante per i villains...

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Spero di poter leggere presto questa storia e di allinearmi con questi commenti positivi. Qui a Berna non son riuscito a trovare l'albo.

Quindi diversi di voi possono confermare che anche una storia corta può essere valida?

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Posso assolutamente confermarlo, e del resto ti avevo espresso la medesima convinzione anche quando sulla sezio e apposita ponesti una domanda circa la rispondenza tra lunghezza e valore di una storia.

 

Nel caso specifico de Le schiave del Messico, dal mio punto di vista parlare di capolavoro è sicuramente eccessivo (una qualifica che, personalmente, riservo a ben altre storie di Tex), ma è altrettanto certo che, numeri celebrativi a parte (i vari albi "centenari", tutti validissimi, o anche il n° 575 Sul sentiero dei ricordi), è una delle migliori avventure di un unico albo della serie regolare che abbia mai letto ;). Assolutamente da consigliare.

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Davvero ottima questa storia mono-albo di Ruju. L'autore prende un soggetto minimo e semplice e lo arricchisce con un paio di piccoli colpi di scena che non cambiano la trama, ma la insaporiscono. Ottimi dialoghi, personaggi delineati con pochi tocchi, tanta ed efficace azione, non ridotta tutta a "bang bang - ahhh". E pure tante belle figliole; che non guasta mai, quelle poche volte che succede su Tex. Che volere di più?

Disegni leggibili e ben fatti, un gradevole mix tra Ticci, Giolitti e Ortiz, anche se di mio preferisco disegnatori con maggiore personalità.

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Finita di leggerla adesso. Non posso che confermare quanto detto da altri, ottimo Ruju, dopo due storie non proprio al top delle mie preferenze. La trama è molto ben congegnata, fila via senza grossi  colpi di scena, ma soprattutto per essere di un solo albo per me merita la sufficienza piena (7).

Per quanto riguarda Prisco,che non conoscevo, la sua prova la considero molto buona, da rivedere il volto di Tex nei prossimi albi, mentre Carson mi sembra già buono così, 0er gli altri comprimari, mi associo a quelli a cui son piaciute le "signorine", voto 7 anche per i disegni.

 

On 7/4/2018 at 20:22, Dix Leroy dice:

Una volta questo limite non c'era e le storie iniziavano... quando finiva la precedente.

I risultati a volte erano irritanti: con una manciata di pagine a fine albo o la conclusione

della vicenda in poche tavole in apertura. Cose che a un lettore fedele non fanno un baffo...

Beh, sinceramente a me  davano un pò fastidio,  se la nuova storia iniziava nelle ultime pagine poco male, ma se la storia finiva all'inizio del prossimo albo, effettivamente era un poco dura aspettare un mese, poi ho deciso di aspettare che uscisse la storia completa e così rimanevo anche tre mesi senza leggere, anche se qualche volta non ci riuscivo

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Storia discreta, con una buona caratterizzazione dei due pards. Tanta azione, scene veloci e buon linguaggio. Ruju si riprende dopo il passo falso della precedente doppia, dimostrando che sa ancora scrivere un buon Tex.
Prisco è un buon acquisto e si vede che può ancora migliorare.
Voto alla storia: 7
Voto ai disegni: 8

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Storia che è una boccata d'aria fresca, bei personaggi, bei dialoghi, gran bei disegni. Il tratto di Prisco è forse ciò che ho apprezzato di più, così simil-ticciano (ma in qualche caso richiama anche Fusco) e così bravo nelle vignette "panoramiche". Ruju ci mette il consueto mestiere, non solo quello generale di scrittore, ma quello specifico di scrittore di Tex, quale lui ha indubbiamente dimostrato di essere. Speriamo che i recenti infortuni non si ripropongano più. Qui ho ritrovato il fresco Ruju texiano che conoscevo.

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Una storia discreta del buon Ruyu (che però ci ha abituati decisamente meglio in passato)che ha nella sua linearità e nella sua semplicità (inteso naturalmente come pregio)il suo pezzo forte...i disegni sono buoni,un misto tra Fusco e Ticci, i pard sono duri e concreti:forse si poteva evitare l ingenuita di Saldivar che con un mezzo esercito segue i pard senza che se ne accorgano,comunque un particolare che non inficia il buon risultato della storia.un.6/7 di incoraggiamento al Ruyu da parte mia.

Unica nota stonata,secondo me,la mancanza di humour (non comicità,beninteso) che secondo me toglie sempre un qualcosa ad un duo di personaggi fantastici come Tex e Carson.mi mancano parecchio i siparietti tra loro...

Modificato da Barbanera
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Non posso che accodarmi a mia volta ai buoni giudizi espressi su questa storia: ottimo albo secco, puro western, coi pards ben caratterizzati, sparatorie fatte come si deve (non le sparatorie da videogame alla Faraci, insomma), e una trama certo lineare ma insaporita dai nemici ben caratterizzati e dall'imprevisto della sorella prigioniera. Un ottimo Ruju, quindi, che torna ai suoi consueti livelli dopo la parziale sbandata del secondo albo della storia coi cinesi.

 

Quello su cui vorrei concentrarmi sono i disegni: un ottimo debutto di Prisco, che, visto subito dopo la doppia di Cossu, fa venire il sospetto di una schizofrenia nel reparto grafico degli autori texiani.

Come è possibile, voglio dire, che affianco a un disegnatore come Prisco, capace di realizzare un West credibile e concreto, la stessa collana possa annoverare al suo interno un disegnatore come Cossu, per cui il West sembra un giardino ben curato? Come conciliare il dinamismo di Prisco con la statica immobilità dello stile di Cossu che, del tutto inadeguato a una serie come Tex (spero che mai più gli si affidino storie piene di scazzottate come la doppia cinese!), rende scazzottate e sparatore poco credibili? 

Sembrerà assurdo, ma proprio l'ottimo esordio di Prisco (in pianta stabile su Tex, subito!) mette a nudo, temo, uno sbandamento nell'indirizzo grafico generale della serie: e non mi si venga a dire che la velocità di Cossu (in sé bel disegnatore, ma per altre serie, tipo il Dylan Dog da cui proviene!) giustifica uno scarto qualitativo, e soprattutto di adeguatezza al tipo di serie che è Tex, come quello visto in questi mesi. Ed evito, in questo discorso, il riferimento ad altri disegnatori per carità di patria. 

 

 

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Storia ben orchestrata: Mi è piaciuta.

 

I cattivi son convincenti con i loro desideri di vendetta. M'ha fatto piacere vedere presenze femminili. Per Tex e Carson non è cosa scontata dover affrontare due bande rivali, cosa che ho apprezzato è aver visto un Carson in piena forma. Qualche sorriso l'ho avuto quando Kit faceva il finto tonto con i falsi rurales per poi dopo mostrare grinta agli avversari.

Pure quel mio amico che ha lasciato Tex, ha apprezzato i disegni :)

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Interessanti i disegni di Prisco, di chiara matrice ticciana, speriamo che nel prosieguo lo stile si evolva ancora e confermi quanto di buono visto in questa storia.

In quanto alla trama di Ruju, è senz'altro influenzata dagli spaghetti western, in primis da "Per un pugno di dollari" (Il nome di Marisol, la scena in cui Tejas chiede un fucile per liquidare il fuggiasco della banda rivale, il massacro finale), ma anche da film originali come "i Professionisti" (con Lee Marvin che fa le veci di Carson nella scena in cui questi si avvicina ai quattro sfigati di guardia alla pista). Poi ci sono le solite cose un po' strane (marchio di fabbrica di Ruju): a pag. 6 "..il padrone unge parecchie tasche"??? (mai sentito dire!); a pag. 38 Tex ha appena osservato che c'è un buon posto dove fermarsi e accendere un fuoco senza timore di essere avvistati e poche vignette dopo riesce a scorgere nel medesimo posto il bagliore di un fuoco presidiato da quattro mentecatti che invece di controllare la pista se la contano su, lasciando le armi a terra nella polvere e facendosi uccellare dai due pards; a pag. 48 abbiamo sempre Carson i veste di gourmet che cita il formaggio svizzero; a pag.67 un pessimista cosmico come lui cita un proverbio come "Gente allegra il ciel l'aiuta" che mi pare tipico di casa nostra; a pag. 69 Carson usa il calcio della pistola per spaccare un lucchetto da catena (ma quando mai!) facendo del fracasso e la vignetta dopo, una volta entrato nella stanza, impone il silenzio alle prigioniere; a pag. 79 un aspirante suicida si getta a mo' di ariete contro la porta dI una casetta presidiata da uomini armati (non si sa bene da quanti) sperando di scamparla e di compiacere il suo capo? 

Infine, immagino dovuto alla costrizione dell'albo singolo, l'immancabile showdown alla dinamite che regola tutti i sospesi. Una storia sicuramente migliore de "Il messaggero cinese", anche se più scadente di quella difficile trovarne, ma poco più che sufficiente. Tanto per parafrasare il mio prof di matematica alle superiori: "Ci vuol altro!"

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  • 1 anno dopo...

Dopo aver impegnato qualche serata a leggere una storia emotivamente impegnativa come Il testimone, sono passato a un'avventura fresca, rapida, ariosa come Le schiave del Messico.

 

Buona prova, ancora una volta, per Ruju. Bellissima la scena in cui Carson si finge uno sprovveduto viandante e memorabile la battuta, già evidenziata da Johnny Colt nel primo post, per cui solo una persona può dare del vecchio a Kit senza correre il rischio di ingoiarsi i denti, ed è proprio dietro i finti rurales.

 

Ho trovato il finale un po' confusionario. Ma, tutto sommato, penso che sia un effetto voluto, visto che Tex e Carson si trovano in mezzo a uno scontro tra bande rivali con abbondante uso di dinamite.

 

Buono il comparto disegni, soprattutto nel dipingere la notevole bellezza della sconosciuta cantante.

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  • 4 mesi dopo...

Storia godibile, con un finale che si risolve un po' troppo in fretta. Da vecchio lettore di Tex negli anni '70 e '80, mi ha colpito il tratto del disegnatore Prisco (che, avendo ripreso da poco a leggere la serie regolare, non conoscevo), che mi ha ricordato sia Ticci (per come ha reso talora il volto di Tex) che Fusco (quest'ultimo sia per la figura massiccia che per alcune "pose" di Tex). Buona anche la resa di sfondi e paesaggi,  ben tratteggiati e particolareggiati, a differenza di altri disegnatori, in cui prevalgono troppe volte gli sfondi bianchi, con l'effetto che, in un altro post, ho definito "total white" (si veda l'ultimo albo disegnato da Filippucci, "L'assedio di Metzcali". Se proprio devo fare un appunto relativo ai disegni, forse, in questa prova, che da quanto ho letto è stata la prima di Prisco su Tex, il modo in cui il disegnatore ha reso il volto del nostro eroe, per quanto apprezzabile, non è molto personale e, in alcuni casi un po' troppo mutevole. Giudizio comunque positivo sia per la storia, ben congegnata per l'albo unico, che per i disegni.

 

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  • 11 mesi dopo...

Nel commento precedente, avevo coniato la cosiddetta “zona Ruju” e la breve storia autoconclusiva che mi appresto a recensire, rientra perfettamente in questa categoria. L’autore recupera un soggetto più marcatamente western e, a prescindere delle poche tavole a disposizione, sforna una trama abbastanza piacevole e in certi versi molto più coesa e plausibile rispetto le ultime sue due uscite. Sia chiaro, siamo molto distanti dall’ipotetico capolavoro e anche dalle migliori storie di Ruju sulla collana, tuttavia la sufficienza è abbondantemente raggiunta. L’idea della rivalità tra il boss e un ribelle dissidente, non è certo una novità, ma viene comunque gestita adeguatamente. Se volessimo muovere un appunto, forse troppe circostanze fortuite portano i pards sulla giusta strada, ma la narrazione procede spedita senza eccessivi intoppi. Il finale un po’ accelerato ci svela il colpo di scena della vera identità della sorella della giovane Anita, ma soprattutto scoperchia la trappola ordita dal bieco Saldivar. Proprio il modo in cui i due pards vengono gabbati non mi fa fare i salti di gioia, ma più che altro trovo un po’ artificioso che Saldivar, ben sapendo di avere due mastini come i nostri alle calcagna, invece di tentare di toglierli di mezzo, li attira a se con l’inganno solo per punire Tejas: ci sta che non sia capace di ritrovare le tracce dell’ex sottoposto, ma far entrare in gioco i rangers non si rivela un affare, visto come verrà sconfitto malamente, dopo avergli tolto paradossalmente le castagne dal fuoco con Tejas. Di contro, l’autore si conferma un raffinato creatore di forti personalità femminili, nel caso specifico con l’affascinante aspirante cantante messicana che si rivela tutto fuoco e pepe e tanto coraggiosa. Debutto di Prisco sulla regolare, forse dovuto pure alla necessità redazionale di piazzare un albo singolo per far quadrare nella programmazione, la storia settembrina celebrativa a colori e chiudere il centinaio con la lunga maratona narrativa del Maestro di Dotti, inizialmente prevista nel post 700. Il disegnatore se la cava egregiamente con gli sfondi e i paesaggi, ma, a mio avviso,  paga forti incertezze nella rappresentazione dei pards. Forse l’emozione del debutto lo ha bloccato un po’, anche con alcune autonomie non impeccabili, soprattutto con alcune figure microcefale e non del tutto proporzionate. Apprezzate invece le onomatopee più curate con effetti in chiaro scuro e altri piccoli accorgimenti, divenuti sempre più rari nelle tavole moderne, dove i “Bang bang” bianchi e lineari sono quasi regola. Stile da migliorare, a mio avviso, per meritare i canoni della regolare. Il mio voto finale è 7 

Modificato da Condor senza meta
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    • Da PapeSatan
      Sondaggio anonimo, focalizzato sul soggetto "Tex" ma esteso anche a valutazione globale conclusiva, per manifestare le intenzioni di acquisto degli albi contenenti le minicopertine.
      Si potrà votare fino a mezzanotte del 31.05.2023, data di conclusione della serie completa di 28 uscite.
       
    • Da PapeSatan
      Esaminata la "Seconda Serie Gigante" (cioè la serie regolare mensile), dal nr. 1 fino al nr. 737 in uscita a marzo 2022, esclusi articoli e preposizioni (semplici e articolate), per i Tex centenari è stato considerato il titolo dell'episodio e non "SuperTex", "Tex 200", "Tex 300", ecc...
       
      Ecco le parole che nei titoli di copertina ricorrono almeno 5 volte, in ordine di ricorrenza decrescente (seguirà post per le parole con ricorrenze maggiori di 1 e fino a 4):
      MORTE 17 VENDETTA 11 NOTTE 10 RITORNO 10 SANGUE 10 SENZA 10 UOMO 10 FIUME 8 GRANDE 8 CITTÀ 7 MANO 7 PISTA 7 CONTRO 6 DESERTO 6 DUE 6 FUOCO 6 ORO 6 PAURA 6 SAN 6 TEX 6 UOMINI 6 APACHE 5 ASSEDIO 5 BIANCO 5 DUELLO 5 FUGA 5 GUERRA 5 INDIANO 5 MINIERA 5 NERA 5 OMBRA 5 SEGRETO 5 SFIDA 5 SIERRA 5 TERRA 5 VALLE 5
    • Da JohnnyColt
      Noto con stupore che su questo forum non vi è un'analisi del logo di Tex, della sua evoluzione e delle sue tantissime versioni.
      L'evoluzione del logo TEX è questa sotto rappresentata e ci mostra diverse fasi iniziali e il risultato finale utilizzato inizialmente su Tex Gigante e successivamente anche sulle collane parallele: il logo definitivo, oggi, è presente, con variazioni di colore e di dimensioni, su Tex Gigante, su Tex Speciale, sul Maxi Tex, sul Color Tex, sui romanzi cartonati, sul Tex Magazine e su tutte le innumerevoli ristampe o riedizioni pubblicate dalle varie case editrici mondiali.
       

       
      I versione: utilizzata soltanto nelle prime due serie a striscia della Collana del Tex (1948-1951), presenta i tre letteroni in maiuscolo leggermente inclinati verso destra, separati tra loro, gialli con contorno nero. Debutta nel settembre del '48 con "Il totem misterioso";
      II versione: utilizzata dalla terza serie all'ottava "Azzurra" (1951-1954), troviamo le tre lettere gialle contornate di nero che ora si fondono formando un abbozzo della particolare forma arrivata fino a noi. La scritta è meno tozza rispetto alla precedente e riceve un'rotazione tale da renderla ancora più dinamica. Debutta nel maggio del '51 con "L'orma della paura";
      III versione: utilizzata dalla nona serie "Gialla" fino alla chiusura della collana, con l'ultimo numero della trentaseiesima serie "Rodeo", (1954-1967), riprende l'idea precedente e la rende maggiormente gradevole, più proporzionata e di certo più moderna. I cambiamenti radicali rispetto alla passata versione sono riscontrabili nella sbarra superiore della T, meno piatta e meno allungata, e nella E leggermente più piccola. Debutta nel gennaio del '55 con "La croce tragica";
      IIII versione: il logo che da decenni vediamo sui nostri albi è presente su entrambe le serie di Tex Gigante e nella terza serie di Raccoltine ("Serie Rossa"). Si noti che nella versione definitiva del logo la gamba destra della X ritorni dritta, esattamente come la versione utilizzata tra il '51 e il '54.
       
      Troviamo inoltre diverse altre versioni "intermedie" pubblicate sulle copertine delle Raccoltine a striscia, degli Albi d'oro e della prima serie della Collana Gigante.

      Albi d'oro (1951-1959), dalla prima alla sesta serie; 3 numeri apocrifi realizzati negli anni '70 dall'editore Piacentini insieme alla ristampa anastatica della 1/29 ( );  
      Tex Gigante (1954), prima serie - numeri 1-7, 28; Albi d'oro (1959-1960), settima e ottava serie; Tex Gigante (1958), seconda serie - numero 100                                                                                                                                                                                                                                                                      ( ).  
      I loghi presenti sui numeri 9 e 10 della prima serie de Tex Gigante (1954) e sul primo numero della terza serie delle Raccoltine a striscia (1956) mostrano chiaramente come il logo poi si modificava a seconda della mano che lo disegnava e soprattutto che non vi era ancora un logo standard da imprimere su ogni copertina:

       
      Non è raro trovare, nelle Raccoltine e nella prima serie di Tex Gigante, scritte a mano con nome e cognome del personaggio:

       
      In alcune pubblicità degli anni '70 e nel gioco in scatola realizzato da Clementoni potevamo trovare sia il nome sia il cognome scritto con lo stesso font del marchio della testata:

       
      Il logo utilizzato in occasione dell'uscita nelle sale di "Tex e il signore degli abissi", film del 1985 diretto da Duccio Tessari, rappresenta quasi una fusione tra la versione utilizzata con la terza serie a striscia e quella finale che oramai troviamo su ogni pubblicazione:

      Curioso infine il fatto che, con l'uscita della riedizione in DVD del 2006, viene ripescato anche il primissimo logo, opportunemente modernizzato e di colore rosso:

       
      Nelle poche parodie dedicate a Tex possiamo vedere delle reinterpretazioni dello stile...


      ...come possiamo trovarla anche nelle versioni straniere del Nostro.
           
    • Da natural killer
      Quest'anno anche la SBE è accreditata nella carovana del Giro
       

    • Da JohnnyColt
      E' da qualche giorno che mi chiedo se Tex possa davvero competere con i vari manga o con i vari comics che tanto ora vanno tra i giovani. Tex non è prettamente un fumetto per "vecchi" però rappresenta una nicchia di lettori, una nicchia appassionata di western e di azione un poco canzonata. Tex tra l'altro, è l'eroe tutto d'un pezzo che oggi si osteggia, si preferiscono personaggi dubbiosi e per alcuni aspetti deboli, si preferiscono personaggi più contemporanei e legati alla vita globalizzata e ipertecnologica. Se Tex negli anni '60 rappresentava un modello da seguire per migliaia di ragazzini, se Tex dava speranza in un mondo migliore a cui tutti potevano aspirare, oggi che cosa rappresenta? Che cosa può offrire Tex alle nuove generazioni ? Cosa può trasmettere ai giovani che preferiscono la frivolezza di un manga o di un comic?
      Personalmente penso che quei valori che Tex esprimeva negli anni '50/'60/'70 possano avere ancora oggi un'importanza rilevante, penso che farebbe bene far leggere Tex a più giovani affinchè possano comprendere le ragioni di libertà e giustizia che fanno agire Tex, affinchè possano comprendere che non esiste popolo superiore o popolo inferiore ma vi è una sola razza umana composta da buoni e cattivi (siano essi bianchi, rossi, neri o gialli), affinchè possano comprendere l'inutilità della guerra e degli stermini di popoli che ancora purtroppo esistono. 
      In un mondo globalizzato e ipertecnologico come quello odierno, in un mondo profondamente razzista e classista Tex può davvero rappresentare un modello da seguire per le nuove generazioni rincitrullite da slogan politici, musica opinabile e reality show. Secondo voi è possibile far avvicinare quei giovani che preferiscono i comics e i manga perchè vanno di moda o il tutto si conclude con una mera questione di gusti?
      Per me le vendite parlano chiaro, i gusti c'entrano ma fino ad un certo punto. Credo sia più consono parlare di moda.
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