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TWF - Tex Willer Forum

[Texone N. 33] I Rangers Di Finnegan


ymalpas
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La storia, i disegni e i personaggi  

51 utenti hanno votato

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Cavoli, Ymalpas, che bel pezzo: d'accordo su quasi tutto, anche sulle critiche. Forse però è un Tex più autunnale che giovanile.

 

 

 

 

(Quello giovanile lo vedrete presto (finalmente) e vedrete quanto sarà (spero) rocambolesco e scattante.) 

 

 

 

A chi lamenta, ahimè, qua e là, il "buonismo", posso rispondere che questa storia di buonismo ha poco: è spietata.

 

Ma gli uomini duri non sono moralisti né "sbirri" e lo dimostrano.  Il Tex di Bonelli lasciava spesso liberi i malviventi, io in questo lo seguo alla lettera,  e Tex lo fa anche qui con il comanchero Torres. Nessuno sinora ha notato quanto qualcuno QUI paghi le conseguenze della fedeltà di Tex a questa sua linea? Anche in questo dettaglio, questa particolare sceneggiatura vira, questo è vero, verso l'estremo realismo. 

 

Per le storie "fantasy", stile anni Cinquanta e giovanili, ripeto, ci sarà spazio in un prossimo futuro.

Modificato da borden
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Il buonismo e le altre critiche al soggetto sono errate. GLB era il primo a mandare le mezze tacche a farsi impiccare altrove, mentre l'idea di infiltrare kit è stupidissima, difatti non funziona proprio. Quindi fila, sarā una idea poco brillante ma fila. Io mi lamento del ritmo e delle chiacchere infinite che alludono a gente che non vedremo mai, all'azione raccontata e non vissuta, delle solite cose spiegate da uno che le dà per scontate, un misto di supponenza e pedantezza. Sinceramente, trovo che siamo ben lungi da qualcosa di immediato, e non ci si guadagna nulla dalla sofosticazione. Debole sceneggiatura, e ritmo super blando. E soliti cliché

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Ok, opinione interessante.;)

 

Se l'esprimi così, bada che mi sta bene.

 

In ogni caso, pur sapendo che le detesterai comunque, tieni d'occhio le storie del Tex giovane a fine anno. Ripeto, le detesterai di sicuro, come qualsiasi storia che scrivo, ma quelle saranno, nei limiti del possibile, veloci, con azione continua, quasi sempre solo sul protagonista, tranne la prima che avrà un po' d'intreccio perché, guarda caso, gira intorno a una storia di GL, vi si infila dentro e un po' la riprende. Quella seguente che ho fatto per Brindisi, invece, è una cavalcata continua con Tex che si batte e galoppa per trecento e passa pagine. 

Quelle dirai che sono ingenue e sceme, magari, vi troverai i difetti opposti, che hanno di  sicuro. Chi lo sa? Niente è perfetto né aspira certo a esserlo.

 

 

Modificato da borden
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3 ore fa, ymalpas dice:

Nelle pagine finali, inoltre, troppo buonista (forse)  il rapporto tra Milton Faver e lo stesso Robledo: d'accordo che ormai è un cane spellacchiato, ma resta pur sempre una comanchero che rapisce giovani fanciulle.

 

Mi devo autocitare. Per me il buonismo al massimo può estendersi al rapporto Milton - Robledo. Quello precedente di Tex, con il comanchero che pure aveva rapito una ragazzina, è perfettamente in linea con i tanti gesti assolutori fatti dal Tex GLB. La novità qui è che ci viene mostrato come il "vai a farti impiccare altrove" può portare, qualche volta, a un sanguinoso epilogo. Ma Tex e Tiger sull'uomo hanno visto giusto, infatti il poveraccio tenta in mille maniere di arrivare in Messico senza farsi notare e solo la sfortuna gli si mette di traverso nel suo cammino. Ma anche Robledo è un uomo che è stato graziato nel passato, cui sarebbe stato meglio schiacciare la testa. O forse no. Per certo possiamo dire che è un bel personaggio di cui magari sentiremo parlare di nuovo fra qualche anno, decisamente più simpatico di Finnegan, un tipaccio un po' alla Barbanera che dovrebbe essere di questi tempi protagonista in un'altra storia di Andreucci.

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<span style="color:red;">2 ore fa</span>, borden dice:

 

Per le storie "fantasy", stile anni Cinquanta e giovanili, ripeto, ci sarà spazio in un prossimo futuro.

Questa sembrava diretta a me, che sono tra i pochi che preferiscono queste ambientazioni.

Io aspetto e leggo tutto (non credevate sul serio che non comprassi il mio trentatreesimo Texone!)

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Il texone di Majo.

Conoscevamo già, dal suo lavoro su Dampyr, le capacità di Mario Rossi e avevamo intuito dalle anteprime la bontà delle tavole che ha realizzato per questo volume. La lettura ci conferma come il disegnatore si sia trovato a suo agio nel  West senza soffrire il trasferimento dalle brumose atmosfere di Praga al polveroso Texas. Di grande effetto la sua personale interpretazione dei pards nel rispetto della tradizione. Curata la rappresentazione di tutti i personaggi che si caratterizzano per la intensa realizzazione espressiva. Tavole che accompagnano il ritmo della sceneggiatura conferendo un taglio cinematografico a tutto il volume.

 

Il texone di Finnegan.

Accecato dall'odio nei confronti dei Comanches il capitano Finnegan guida i suoi uomini con ferma determinazione e spavalda sicurezza nella sua personale vendetta privata. Uomini di provata esperienza e capacità, in grado di suscitare l'ammirazione anche del giovane Kit Willer, al punto di indurre Carson a temere che il figlioccio possa cedere al fascino della nuova compagnia nella quale si è infiltrato. Di chi è la responsabilità del massacro del villaggio di Bisonte Bianco, dei rangers di Finnegan, accusati dai Comanches o dei Comancheros di Robledo che ancora si aggirano per il Texas? Per rispondere a questa domanda il quartetto è costretto a dividersi, i due Kit sulle tracce di Finnegan e Tex e Tiger su quelle dei Comancheros.

 

Il texone di Kit Willer.

Il rampollo di Tex in questo volume mostra una emancipazione, già rilevata da Sandro nel suo bel post, che va oltre le necessità di copione per consentirgli l'infiltrazione tra i Rangers di Finnegan. Dallo scontro (simulato, ma realistico) con Carson al disinvolto rapporto con il gentil sesso fino alla più volte proclamata voglia di indipendenza dalla ingombrante presenza paterna. E' solo una recita? Può essere, ma anche Carson comincia a temere che il figlioccio possa saltare il fosso e cedere alla tentazione di unirsi alla avventurosa vita dei rangers, deviati o meno che siano.

 

Il texone n.7 di Boselli.

Dopo Font, Frisenda, Suarez, Civitelli, Venturi e Andreucci borden scrive una storia su misura per il fido Majo. Bel soggetto sviluppato con una sceneggiatura dai ritmi crescenti mano a mano che si procede e che i diversi fili narrativi vanno a riannodarsi. Scena sempre molto affollata e non da semplici comparse, comprimari di spessore nelle diverse parti in causa e finale non scontato. Le trame complesse generalmente mi coinvolgono maggiormente di quelle semplici e lineari e anche questa volta ho apprezzato la costruzione della storia.

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L'idea di far lavorare i due kit da soli era ottima, e di tenere un velo di incertezza su cosa veramente bollisse in pentola era interessante. I ranger sono impalpabili, e anche i comancheros agiscono alla spicciolata, sembrano andare per inerzia. La storia si dipana su una grande enorme premessa e non ci viene mai fatto vedere il punto di vista avversario, sicché a me é rimasta più impressa la ragazza tedesca di Finnegan. Per me troppo lenta e scandita male, con il solito male delle cose spiegate senza bisogno. Me lo dite che faccia ha silent foot? L'errore di Boselli è spesso quello di imbottirci di nomi e luoghi molto prima del necessario e spesso questi personaggi e luoghi sono inutili, viene male alla zucca. Non è trama complessa, è spiegato male. Se l'autore fosse un cuoco ti abbofferebbe di chiacchiere , ti farebbe uno spiegone mondiale su un dessert che non serve nel locale e servirebbe una cucina con troppi ingredienti che si coprono a vicenda. Con buone idee sviluppate male. Come musicista non metterebbe pause e ritornelli, ma almeno 96 battute di 64simi. Se fosse tardi come è, alla prossima. Buonanotte.

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10 ore fa, Wasted Years dice:

Me lo dite che faccia ha silent foot?

 

Mi sa che ti sei perso qualche cartonato a colori :P

 

10 ore fa, Wasted Years dice:

L'idea di far lavorare i due kit da soli era ottima, e di tenere un velo di incertezza su cosa veramente bollisse in pentola era interessante. I

 

Ma vale anche il contrario. Se il Texone fosse iniziato con la sequenza dell'Alhambra e solo in seguito si fosse scoperto che il litigio era fasullo, io avrei provato fastidiosa la rissa. Tieni conto poi che l'ipotesi paventata dall'autore è di quelle impossibili da realizzare sul piano narrativo, almeno su una testata come quella di Tex. Nelle storie passate in cui viene simulata la morte di uno dei pards, ovvero prima Kit Willer ("L'uomo senza passato"), poi Tex ("Il presagio") e infine Carson (primo Color Tex "E venne il giorno"), mai al lettore viene in mente che il fatto possa realmente materializzarsi. Perchè nella finzione narrativa ci sono quei paletti invisibili con i quali ormai il lettore abituale ha fatto i conti. Se nella serie esistesse la cosidetta "continuity" qualcosa del genere si potrebbe anche provare, ma dal momento che ogni numero conta per se, questo possiamo tranquillamente escluderlo.

 

10 ore fa, Wasted Years dice:

La storia si dipana su una grande enorme premessa e non ci viene mai fatto vedere il punto di vista avversario, sicché a me é rimasta più impressa la ragazza tedesca di Finnegan. Per me troppo lenta e scandita male, con il solito male delle cose spiegate senza bisogno.

 

La premessa era necessaria. Per il resto lo schema narrativo è più o meno lo stesso di tante storie boselliane. Si parte da un antefatto (incursione di Finnegan nel campo comanche) per mettere in moto l'azione. Tex e i suoi pards devono fronteggiare due avversari (Robledo e Finnegan in competizione tra loro) e si dividono. Tutti i personaggi, dalla loro location iniziale, finiscono per convergere, alla fine della storia, nel covo dell'avversario principale (Robledo) dove avviene il regolamento di conti finale. Una struttura narrativa che ricordiamo per esempio nella storia "Gli schiavisti", in  "El Supremo" o ancora più recentemente ne "Il segno di Yama". Questo per dire che non solo GLB (e il suo erede Nizzi) ma anche Boselli lavorano inconsciamente  o meno su schemi ricorrenti, che sono di solito  invisibili agli occhi del lettore, distratto da tutta una serie di situazioni intessute ad arte nella vicenda tra le quali, per esempio, possiamo ricordare proprio la rissa dei due Kit. La trama è dunque più lineare di quanto sembri, la lentezza di cui tu parli  più che altro l'attribuirei proprio al ricorso continuo a personaggi, fatti e situazioni che per cui, come tu dici,  ti viene il mal di testa. Ma in fondo, quando io dico che questo texone sembra avere 330 tavole e invece ha lo stesso numero di tavole (più o meno) dell'ultima di Ruju e mi sorprendo della differenza abissale che intercorre tra le due, noi diciamo la stessa cosa. A me il Texone ha pienamente appagato in 220 pagine, per la storia sempliciotta di Ruju in cui non succede praticamente niente, c'era chi tra i lettori che invocava il terzo albo e si lamentava del finale corto. Scegli tu amigo.

 

10 ore fa, Wasted Years dice:

Se l'autore fosse un cuoco ti abbofferebbe di chiacchiere , ti farebbe uno spiegone mondiale su un dessert che non serve nel locale e servirebbe una cucina con troppi ingredienti che si coprono a vicenda.

 

Lo stesso autore ti ha spiegato che ci saranno altre storie più "semplici" prossimamente in edicola.

 

Chiariamo poi che lo stesso GLB non è che facesse cazzeggiare i quattro pards in ogni quando e in ogni dove. I siparietti restano la specialità soprattutto di Nizzi e ne riflettono la sua esuberanza caratteriale. Restiamo d'accordo che se Boselli ne introducesse di più nelle sue storie sarebbe un gran bene (ma in fondo quelli di Kit con le ragazze da saloon non sono siparietti ? Di questi dovremo molto probabilmnte accontentarci ).

 

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<span style="color:red;">22 minuti fa</span>, ymalpas dice:

.

 

 

Lo stesso autore ti ha spiegato che ci saranno altre storie più "semplici" prossimamente in edicola.

 

 

Non voglio storie semplici, voglio storie scritte in modo accattivante, questa non lo è. Ho apprezzato l'idea ma condivido quanto dice uno in facebook "appesantita da una sceneggiatura verbosa, mi è parsa confusa ". Meglio di così non saprei esprimermi, ma proprio su 8 storie di Boselli su 10. Facile per lui dire che sono prevenuto, io giuro che a pagina 100 mi sono addormentato. Boring?

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<span style="color:red;">11 ore fa</span>, Wasted Years dice:

Me lo dite che faccia ha silent foot? 

 

Tex%2Bpag.19.jpg 

Versione Stano da Painted Desert - Cartonato n.3 pag. 19

 

Tex... e i suoi pards<br>Tex 653, pag.79 - Tavola di Corrado Mastantuono<br><i>(c) 2015 Sergio Bonelli Editore</i>

 

versione Mastantuono da Feticci di morte - Tex 653, pag.79

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Ho finito di rileggere il Texone da poco. La storia scorre bene, però dopo la prima lettura ho avuto una certa sensazione di disagio e non sapevo individuare il perchè. Non ero pienamente soddisfatto. Ho riletto la storia con più attenzione e la sensazione è rimasta, ma credo di aver capito il perchè.

SPOILER

In un primo momento pensavo alla scena dello scontro tra Kit e Carson, ma questa sequenza era già nota e molti avevano capito che era una finzione.

Poi credo di aver capito cosa mi disturbava nella lettura. Durante tutta la storia veniva sottolineata la personalità ed il carisma di Finnegan, tanto che Carson temeva seriamente di veder soggiogato il figlioccio. Ma di questo carisma io non ne ho visto traccia, ho visto solo un uomo accecato dall'odio, sanguinario e alla fine anche codardo e vigliacco, che abbandona i suoi uomini. Con esempi come il padre e Carson (questo viene detto nella storia), ma penso anche a Cochise e altri, il confronto non si pone neppure.

Vorrei sapere se anche altri hanno avuto la mia stessa sensazione.

Un saluto a tutti i pards

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La lettura dell'ultimo texone "I Rangers di Finnegan"  è interessante soprattutto perché  l'autore mette a confronto padre e figlio.

 

I rangers di Finnegan massacrano i comanches del campo di Bisonte bianco ma commettono l'errore di lasciare qualche sopravvissuto.

 

Il racconto di Tuwik, nell'hogan di Aquila della Notte, dove si tiene la riunione con i quahadi comanche, esclude la colpevolezza dei comancheros di Robledo e accusa invece i tutori della legge rappresentati dal corpo speciale di frontiera dei rangers di Finnegan.

 

I pards si dividono.

 

Tex si mette sulle tracce del comanchero insieme al fidato Tiger e lo fa per due motivi: ritiene Robledo innocente  e ad un certo punto lo afferma chiaramente e ha una traccia concreta per trovarlo (soffiata dall'amico Silent Foot).

 

Pe il figlio Kit Willer Tex ha pensato a un compito non da poco, quello di infiltrato. Dovrà entrare nel corpo speciale e per rendere plausibile la cosa dovrà fingere di rompere i suoi rapporti con i pards. Carson lo aiuterà montando una piccola rappresentazione teatrale ai danni dei rangers dislocati ad Austin.

 

Cosa succede a questo punto ? Kit Willer è convinto della colpevolezza di Robledo (non la pensa come il padre e lo afferma con decisione a pagina 52 ). Crede Finnegan innocente e interpreterà di conseguenza male la sua parte. Non gli va di fare la spia e ritiene anzi Finnegan e i suoi dei bravi e valenti uomini. Il fatto di non riuscire a recitare la sua parte come la situazione suggerirebbe fa si che dei dubbi crescenti su di lui si insinueranno tra i Rangers che l'hanno accolto nelle loro fila, per fortuna senza troppe conseguenze.

 

Certo c'è da parte di Boselli il tentativo di prevenire un po' l'accusa di spionaggio, Kit Willer spione insomma non si può sentire, ma in realtà in queste prime pagine si opera concretamente un distacco tra padre e figlio e l'autore ce lo fa notare in qualche passaggio successivo che non sfugge all'occhio attento dello zio Carson che da lontano lo sorveglia e protegge.

 

Kit Willer si lascia sempre più soggiogare dall'uomo che dovrebbe sorvegliare.

 

A pag. 135 afferma "Il fatto che Finnegan odi i comanche non è una prova della sua complicità in quel massacro. Il novanta per cento dei texani odia i pellerossa".

 

A pag. 137 esprime malinconicamente il suo desiderio di vivere la sua vita lontano dall'ombra paterna: "Mmm... lo so che è tutta una finta... ma a loro ho detto che non volevo più angeli custodi tra i piedi... e quasi cominciavo a crederci davvero".

 

A pag. 139 si lascia scappare tutta la sua ammirazione per l'efficiente corpo speciale di Finnegan: "Fulmini sono davvero dei tipi in gamba! ... Se sapessero che sono qui per spiarli! ...Mi sento più che mai un verme!"

 

Insomma, la frattura tra padre e figlio sembra farsi sempre più profonda.

 

Kit Carson mette il dito sulla piaga a pagina 139: "Peste e corna! Kit subisce il fascino di Finnegan, non c'è dubbio! Mi vien quasi da sperare che sia una canaglia davvero, cosi che non...".

 

Diverse pagine dopo, a pag. 153 confessa agli amici del suo timore che il figlio di Tex si faccia davvero irretire da Finnegan. E' un Carson davvero pessimista: "Vorrei esserene sicuro!".

 

A tre quarti dell'opera, dunque, la voce di Kit Willer è chiaramente dissonante rispetto a quella del padre. E' un fatto storico, mai nella serie Kit Willer aveva messo in dubbio le scelte del padre e mai aveva individuato in una persona terza (che non fosse uno dei pards) un "modello" da seguire, con così tanto entusiasmo e ammirazione.

 

La parte finale rimette a posto le cose, ovviamente.

 

Finnegan si rivela un criminale, un elemento deviato, indegno di portare la stella. Tex Willer ha visto giusto, il giovane figlio no.

 

Non appena Kit Willer ha modo di osservare i metodi del corpo speciale letteralmente da "no man left behind", metodi poco ortodossi ma così diversi da quelli del padre ( che invece lascia andare a farsi impiccare altrove un comanchero che avevano appena rapito una ragazzina e poi si mostrerà magnanimo anche con lo stesso Robledo), non può non ricredersi e finalmente scherarsi completamente dalla parte dei suoi (siamo ormai arrivati a pag. 200).

 

Ma non è tutto. Per fare in modo che il figliol prodigo ritorni all'ovile senza nessun ripensamento, col capo cioperto di cenere, l'autore deve distruggere non solo materialmente quello che si è configurato come un temibile rivale che ha scavato un solco tra lui e suo figlio. Finnegan, cioè, non può solo morire. Deve morire perdendo anche la faccia, la stima e la considerazione di tutti e in particolare dei suoi, iniziando proprio dal fedelissimo scout Taganas.

 

Nelle pagine finali, infatti, Boselli afferma chiaramente che molto probabilmente nessun tribunale del Texas condannerebbe Finnegan e i suoi. Agli occhi dei texani Finnegan resta un apprezzato tutore della legge, con metodi spicci e efficaci, poco male insomma se qualche volta si è lasciato sfuggire di mano la situazione prendendosela con qualche indifesa tribù di odiatissimi (da tutti) comanches che gli hanno anche stermnato la famiglia. Si badi bene, è una situazione di partenza che lo stesso Kit, più o meno, sembra riconoscere e accettare.

 

Mi sono chiesto, durante la lettura, perché Boselli alla fine della storia infierisse in maniera così spropositata nei confronti dell'antagonista fino a mostracelo codardo e opportunista, elementi caratteriali che non erano mai emersi durante la lettura della stroria.

 

E invece, a pagina 238,  quando il Lipan Taganas scegli la morte nel duello contro Tiger non per mostarre la sua fedeltà a Finnegan ma "... per aver obbedito a un capo senza onore" abbiamo la chiusura del cerchio. Kit Willer non potrà più immedesimarsi in un vigliacco come Finnegan. Che le parole di Taganas gli servano da epitaffio, dice Tex insolitamente duro e sprezzante.

 

Quel Tex che può permettersi di mandare un pensione un lupo sdentato come Robledo in Messico, ma che non può tollerare e nulla perdonare a un tutore della legge che si è macchiato di crimini avendo appuntata al petto la sua stessa stella d'argento. Il fatto che quell'uomo avesse irretito il figlio (Tex ancora non lo sa ma forse inconsciamente lo sospetta) narrativamente è un fatto certo non secondario nell'economia di una storia destinata a diventare una pietra miliare nella lunga serie di Aquila della Notte.

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Condivido l'ottima analisi di Sandro.

Ma ripeto le mie perplessità

Kit Willer si lascia sempre più soggiogare dall'uomo che dovrebbe sorvegliare.

Si capisce benissimo l'odio di Finnegan per i Comance, ma non riesco a cogliere nella storia i motivi per cui goda di tutto questo carisma.

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La mia lettura risale a tre o quattro giorni addietro, ed anche io mi sento di dire che, al netto degli ottimi disegni di Majo, non si è certo trattato di uno dei migliori Texoni che abbia avuto la fortuna di sfogliare. Date le premesse iniziali della vicenda, mi sarei certamente aspettato qualcosa di più: in primis, a dispetto del titolo, il corpo di Rangers al comando di Finnegan ha nella storia un ruolo fondamentalmente marginale. O, per meglio dire, ad un certo punto della storia si fa quasi fatica a capire quale sia il vero obiettivo della missione dei pards.

 

Capitolo Kit Willer: anche a mio parere si fa fatica a capire come possa il giovane ma già scafato Kit lasciarsi anche solo in parte trascinare da un individuo come Finnegan, individuo senza particolari doti se non quella di coltivare un odio inestinguibile - per quanto forse, visto da una certa ottica, comprensibile - nei riguardi dei Comanche. Davvero, non si riesce a capire da cosa nasca il suo ascendente, non solo su un Kit più ingenuo del solito, ma su tutti gli uomini della sua squadra, che a dispetto dell'appartenenza ad un reparto d'elite non rendono certo onore al corpo dei Rangers, spesso dipinto sulle pagine di Tex quale espressione di onore e lealtà unite ad un pizzico di sana indisciplina. Invece, cosa traspare di ciò in questa vicenda? Un branco di killers in distintivo, incapaci di ragionare con la propria testa né tantomeno di ribellarsi agli ordini di in capo indegno...

 

 

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Il Texone non è certo un capolavoro, ma non è neanche malaccio.

E' tutto sommato una bella storia.

Due cose però mi hanno dato fastidio.

Una è la disinvoltura del giovane Kit con le ragazze. Nemmeno il suo omonimo zio è mai andato oltre il "can che abbaia non morde".

La scena del balcone non era per nulla necessaria ed è servita soltanto per commuovere il lettore con il tristissimo e silenzioso saluto della ragazza ad un amore impossibile.

Non ce lo vedo Kit a sedurre e abbandonare una ragazza, ancorché di "malaffare".

La seconda è l'influenza su Kit di un fantoccio come Finnegan e, soprattutto, i dubbi e la poca stima di Carson per il suo figlioccio.

Il vero Kit Willer avrebbe anche potuto non essere d'accordo con il padre sulla colpevolezza di Finnegan, ma non si sarebbe mai fatto irretire.

E il vero Kit Carson non si sarebbe mai sognato di sospettare un'ammirazione, da parte del suo figlioccio, tale da fargli perdere la testa, specialmente per un personaggio dello spessore di Finnegan che Tex riteneva autore di una strage.

Insomma i due Kit mi hanno delusa e ritengo che non siano assolutamente "personaggi texiani".

 

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 Tutta la storia dell' aquilotto, fascino, dubbi, un Kit Willer che esiste solo in  lu gabbu del curatore, un Carson dubitante, sono autoreferenziali, cioè da far piangere i vitelli. Ma che Boselli non caratterizzi i pards se non come li vede lui è ovvio dalla prima cosa che ha scritto, e sono 300 mesi circa che lo diciamo. Se glielo fai notare si prende male e dice che se ne va dal forum dove è ingiustamente perseguitato da haters, più facile così che mettersi in discussione. Questo Kit Willer è orrendo ed è tutto suo. Se non ci sta bene leggiamoci i classici do GLB.

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A me la storia è piaciuta parecchio. Mi è piaciuta la trama e l'intreccio delle vicende, la rievocazione della passata tragedia. Sempre interessante vedere aspetti dei ranger che, in genere, nella storie ordinarie, non emergono spesso. Mi è piaciuta la scazzottata: simulata ma vera nella dinamica! Non trovo che il citare nomi o luoghi che poi non vengono mostrati sia un difetto, anzi. In caso contrario, bisognerebbe che ogni storia fosse una sorta di mondo a parte, avulsa da tutto. Mi piace sempre, poi, vedere Carson agire in autonomia. Anche i disegni mi sono piaciuti, a parte qualche vignetta in cui, effettivamente, i lineamenti vengono deturpati. Le scene notturne sono magistrali. 

In conclusione, per me è un'ottima storia e ... scordavo: nello scontro di Kit con Carson, il primo pronuncia offese che, sotto sotto, i "carsoniani" come me paventano spesso, forse memori di quando, in effetti, Carson rischiava davvero di apparire "un utile idiota", "cameriere di Tex", "schiavo di Tex". Ecco, in quelle offese, ho percepito una specie di liberazione, come se Boselli urlasse ai lettori, ciò che, invece, il suo Carson non sarà mai.

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Scusa ma tu sai cosa vuol dire l'espressione "utile idiota"? In che contesto viene di sollito usata, a chi ne è ascritta la parternità anche se non confermata e comunque quando si è vista per la prima volta citata su giornale? Credo che Borden abbia toppato a metterla in bocca a Kit, così come con i siparietti di Tex prima con Tiger, a pag. 166, quando teme che gli venga rubata la scena, poi a pag. 167 (ultima vignetta) dove si mette in posa quasi stia per farsi fotografare e pronuncia una battuta che proprio non mi pare sia nelle sue corde. Adesso anche nel Tex della maturità assistiamo a scene dove lo vediamo pieno di sé, arrogante, supponente, come potrebbe essere il Tex della gioventù. Boselli con queste sue reiterate innovazioni me lo sta facendo diventare antipatico. Per quanto riguarda la storia, dopo l'improbabile zuffa tra i due Kit (ma davvero qualcuno potrebbe mai crederci?), come si può pensare che un tipo come Finnegan, e ben dice WY quando parla di figurine di cartone, potrebbe mai irretire il pargolo dell afamiglia Willer? Ma quando ne avrebbe il tempo, ammesso che poi sia così, per farlo, visto che le loro strade si dividono quasi subito? Dove stanno le interazioni tra i due per poter anche solo paventare una cosa simile? Andate a rivedervi "Platoon" con le scene tra Berenger e Charlie Sheen, lì sì che il veterano voleva corrompere l'anima della recluta! Oppure rileggetevi "Meridiano di sangue" di Cormac Mc Carthy e vedrete come può essere la fascinazione che un giovane può provare per un capo carismatico. Finnegan poi è una macchietta che potrebbe fare presa solo su una banda di decerebrati e alla fine si rivela quel vigliaccone che è. Vogliamo poi parlare del comportamento di Faver, un vecchio ranger che da sempre ha combattuto Comanches e Comancheros che alla fine perdona l'antico avversario, badate bene non un semplice razziatore, ma uno che della tratta delle donne ha fatto ragione di vita, tanto da curarlo e poi permettergli di filarsela in Messico? Ymalpas dice che questo Texone è una pietra miliare, io lo definerei più una pietra tombale, ma forse abbiamo visto due film diversi e i gusti sono gusti. L'unica cosa che si salva sono i disegni di Majo. L'avevo già apprezzato in Dampyr e qui per essere alla sua prima prova direi che se la cava egregiamente, comunque meglio di altri che invece  lavorano da tempo sul personaggio. Per adesso il settantennale non è stato di certo all'altezza delle aspettative e quindi non resta che sperare nel prosieguo, io però nurto poca fiducia.

Per Borden: Non mi risulta che Pecos fosse solo il fratellastro di Quanah Parker, anzi mi par di ricordare che era figlio anche lui di Cinthya Ann.

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Pecos Parker, figlio come Quanah di Cynthia Ann Parker e Peta Nocona, secondo la storia sarebbe morto nel 1863 all'età di 12 anni, anche se il suo corpo non venne ritrovato.

Il Pecos della storia è invece un personaggio di fantasia, figlio di Peta Nocona non coincidente con il personaggio storico ed evidentemente sopravvissuto fino all'epoca in cui si svolgono i fatti narrati da Boselli.

Come d'altra parte non mi risulta realmente esistito il capo villaggio Bisonte Bianco, nome che per la spiritualità indiana riveste il significato di Wanka Tanka, il grande Spirito. Boselli non ama la spiritualità indiana ma in questo caso inconsciamente o volutamente cita un simbolo ricorrente nella religione dei nativi, basti pensare a Calf Woman, donna Bisonte Bianco, figura fondamentale nella società matriarcale Lakota. Sioux e Comanche sono piuttosto lontani, ma il bisonte albino era sacro per tutti gli uomini rossi.

Jed Finnegan era il proagonista del film degli anni 70 Money to Born, interpretato da E.G. Marshall, il nome è però assai credibile per un capitano dei ranger (quelli dell'universo texiano, non quelli storici). Poi ci sarebbe Brandon Finnegan, lanciatore dei Cincinnati Reds in Ohio...

La Storia può intrecciarsi con le storie, ma queste ultime non possono esserne condizionate al punto di risultare impossibili se andiamo a cercare il riscontro di ogni minimo riferimento agli eventi narrati in quella che è e rimane un'opera di fantasia.

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Ma che accidenti stai dicendo: è Borden che parla di Quanah Parker (non quello storico?); poi fa agire Pecos e lo segnala come suo fratellastro, io dico solo che invece era suo fratello intero e tu sostieni che è un personaggio di fantasia? Quando si inseriscono fatti o personaggi realmente esistiti nelle storie di Tex et similia non credo proprio che si possa passare dalla realtà alla finzione come sembra suggerire il tuo intervento. In più mi chiedo che senso abbia mettere in bocca quell'osservazione a Carson, visto che non serve a nulla.

Però se vuoi posso anche proseguire con altre osservazioni di carattere linguistico. 

A pag. 46 Carson dice: gettare il fiato con le zucche dure. Ma non è sprecare il fiato? A pag. 191 Tex dice: Nessuna prospettiva, nessuno scampo. Ma non è nessuna via di scampo, oppure non hai scampo? Magari a te questi neologismi possono anche piacere a me invece danno alquanto fastidio. Perciò mi chiedo se Borden conosca l'italiano oppure se, scrivendo così in fretta e di getto per più personaggi, quello che esce esce con buona pace per tutti i lettori...che tanto sono di bocca buona.

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Sicuro, infatti come tutti sanno il nostro Kit Carson è quello storico. E anche Cochise (che nella realtà morì nel 1874). E Ely Parker , che fu segretario agli affari indiani solo sino al 1869...  Tutto storico, come no?

 

Certo che se volete legare non solo le mani, ma anche i piedi e non so che altro agli sceneggiatori di storie di fantasia con quest cavillii pignoli, anche GL avrebbe dovuto cambiare mestiere...:lol:

Modificato da borden
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Per carità, lungi da me legare le mani agli sceneggiatori, però non vedo la necessità di far riferimento a personaggi realmente esistiti quando potresti benissimo mettere sempre nomi inventati, anche perché la puntualizzazione di Carson non ha alcuna ragione d'essere.

Però speravo che alla mia disamina, giusta o sbagliata che sia, qualcuno facesse degli appunti, dando luogo un qualche proficuo contradditorio, invece tutto tace. Per quanto poi ti riguarda speravo che almeno la citazione dell'utile idiota me l'avresti spiegata, oppure anche quella è una licenza poetica? Del resto se non ricordo male tu nel Texone dello scorso anno usavi a sproposito la parola pestone, e addirittura parlavi di papagno fregandotene bellamente dell'etimologia. Come ho già detto magari ai tuoi fan sta bene, io personalmente lo trovo alquanto irritante.

Come del resto trovo irritante quando i rudi westerners me li fai esprimere con un dotto linguaggio da laureati alla Sorbona. Che ci vuoi fare, ognuno ha le sue pare!

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36 minuti fa, Kershaw dice:

Per carità, lungi da me legare le mani agli sceneggiatori, però non vedo la necessità di far riferimento a personaggi realmente esistiti quando potresti benissimo mettere sempre nomi inventati, anche perché la puntualizzazione di Carson non ha alcuna ragione d'essere.

Però speravo che alla mia disamina, giusta o sbagliata che sia, qualcuno facesse degli appunti, dando luogo un qualche proficuo contradditorio, invece tutto tace. Per quanto poi ti riguarda speravo che almeno la citazione dell'utile idiota me l'avresti spiegata, oppure anche quella è una licenza poetica? Del resto se non ricordo male tu nel Texone dello scorso anno usavi a sproposito la parola pestone, e addirittura parlavi di papagno fregandotene bellamente dell'etimologia. Come ho già detto magari ai tuoi fan sta bene, io personalmente lo trovo alquanto irritante.

Come del resto trovo irritante quando i rudi westerners me li fai esprimere con un dotto linguaggio da laureati alla Sorbona. Che ci vuoi fare, ognuno ha le sue pare!

Caro, vedi di intendere. Noi scriviamo in ITALIANO. Che c'entra l'etimologia?  un italiano che si finge TRADOTTO DALL'INGLESE. Già non sopportate che si parli di Lipan Apache (e perché mai? I Chiricahua, i Mescaleros, i Coyoteros vanno bene e i Lipan NO??? :D) e adesso per la tua precisione non vorrai mica che scriviamo i termini AMERICANI in AMERICANO?  Se scrivo IDEM, non potresti obiettarmi che i pards non sanno il latino, perchè IDEM è la parola italiana che traduce DITTO. O preferisci che metto DITTO?  

Papagno traduce un termine anglosassone che non sentirai mai perché Tex è DOPPIATO in italiano!  ;) Se poi pagagno e pestone ti sembrano da Sorbona... ma che scuole hai frequentato?  :D  Perch non hai fatto le pulci a GL che parla di gorilla in un 'epoca in cui a stento se ne conosceva l'esistenza<? O TIGER Jack? E chissenefrega! :rolleyes:

 

 

PS. La risposta sui Lipan vale anche per il bidduncolo pagu bessiu Wasted Years che non sopporta Lipan (ma sopporta Chiricahua) e che non vuole sentire nominare Silent Foot perché, sua culpa, NON HA LETTO le storie in cui compare.   :lol:

Modificato da borden
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