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TWF - Tex Willer Forum

[696/699] L'ombra del Maestro


natural killer
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14 minuti fa, Loriano Lorenzutti dice:

Se è per questo, anche per me non è un capolavoro e tanto meno assoluto, anzi i ritorni e ritorni dei ritorni non mi piacciono, li trovo ripetitivi, ma questa storia mi è piaciuta e quindi tra qualche tempo la rileggerò senz'altro con piacere. Mai dire mai quindi. Quando avrai un pò di tempo in più riprova a leggerla, forse cambierai idea.

Altrimenti poverina, giacerà in una busta di plastica. Orrore.

Leggere Tex è gioia, non agonia, poi non tuttele storie possono piacere.

 

Non si tratta di una anomalia: purtroppo decine di albi con storie dell'ultimo Nizzi

sono in condizioni perfette, letti con grande fatica e archiviati con cura forse per

non essere più tolti dalle buste protettive.

Non è mia intenzione paragonare "Il ritorno del Maestro" ad altre cose del periodo 500/600

e devo anche ammettere che con il proliferare di testate, doppie uscite, cartonati e storie brevi

sono anni che non ho il tempo e la voglia di rileggere una vecchia storia!

Modificato da Dix Leroy
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  • 4 settimane dopo...

A distanza di alcuni mesi, sono tornato a leggere Tex, ultimando la storia del Maestro. 

 

Ho letto che qualcuno ha tirato in ballo i feuilleton, e credo che il paragone sia azzeccato, perché la storia è rocambolesca e infarcita (anche troppo) di personaggi e di situazioni forti (e magari improbabili) prefiggendosi (e riuscendovi) innanzitutto lo scopo di divertire il lettore. Come il grosso dei feuilleton, che per l'appunto miravano soprattutto ad intrattenere un vasto pubblico, questa opera a mio parere non è un capolavoro. Primo: perché personalmente ritengo capolavori le storie con un respiro epico; secondo: perché credo che la storia chieda al lettore un grosso sforzo e una forte complicità, nell'accettare alcune situazioni poco credibili e troppo prone alle esigenze della trama. Tra queste:

 

- l'eccessiva arrendevolezza delle gangs of New York: non ho digerito la facilità con cui le formidabili gangs si sono fatte soggiogare dal Maestro. In particolare, ho trovato poco credibile la sottomissione immediata di Low Yet e delle altre tong cinesi;

 

- per la stessa ragione di cui sopra, ho trovato altrettanto poco verosimile il doppio gioco di Low Yet: nonostante sia a capo di una presumibilmente forte organizzazione, subisce l'assassinio di uno dei capi delle tong senza reagire (anche solo per orgoglio), per poi passare dalla parte del ranger confidando in lui (che in fin dei conti è un uomo solo): non proprio il comportamento di un "cazzuto" boss mafioso newyorchese, che pare piuttosto un agnellino in cerca di protezione dal lupo cattivo;

 

- le scelte dei ranger 1: Tex e Carson, oltre che Byrnes, sono uomini di legge. Possono prendersi dei rischi, ma non possono essere avventati quando di mezzo c'è la vita di tanti innocenti. Ebbene, la scelta di recitare a teatro (per quanto forzata dall'espediente del ricatto del Maestro) con la consapevolezza di fare da esca per una "azione dimostrativa" del loro avversario è a dir poco avventata. E infatti, senza la "botta" di fortuna del cappello di Ned Buntline, la frittata sarebbe stata gigantesca, e avrebbe coinvolto tanti innocenti oltre che magari anche i nostri. Per non parlare di quando Carson e Annie si mettono a sparare sulla folla: è vero che i nostri hanno una mira perfetta, però ragazzi, qui si mettono a sparare su un mucchio di gente che potrebbe muoversi per sbaglio, senza contare che Carson e la Oakley non conoscono le fisionomie dei Dusters e potrebbero quindi sbagliarsi. Scena adrenalinica, ma anche un tantino esagerata. 

 

- le scelte dei ranger 2: la trappola per Castle, che prevede l'avvelenamento di alcune cisterne. Anche qui, è sufficiente che Nick modifichi il piano di un nonnulla per mettere a repentaglio la vita di tanti innocenti, che devono essere salvati quasi uno per uno, e piano per piano di un affollato palazzo: altra scelta per me discutibile.

 

- alcune scelte narrative: per giustificarsi e tornare pulito agli occhi del Maestro, Low Yet e i nostri inscenano il finto omicidio di Lee: l'escamotage della prigione inaccessibile eppure così vulnerabile mi è piaciuto poco.

 

Da buon feuilleton, però, la storia diverte, eccome se lo fa. Le scene del teatro e dell'avvelenamento delle cisterne, che sopra ho criticato, sono tuttavia estremamente appassionanti, le si legge tutte d'un fiato, e non mancano gli intermezzi umoristici, soprattutto ad opera di un Carson in grande spolvero. Ma dire che la storia è "solo" divertente è riduttivo. Durante la lettura, non si può non apprezzare la cura dei dettagli: la ricostruzione di New York, le sue tecnologie (telefono e fonografo), i suoi ambienti, il ponte ancora in costruzione. 

 

Non si può non apprezzare l'ispettore Byrnes, un personaggio per nulla edulcorato e buonista, ma autentico nei suoi metodi brutali, in una sua certa animosità nei confronti dei rangers, nelle sue "incazzature" verso Tex e Carson per i loro piani spericolati. C'è una sorta di dualismo, di competizione, che Byrnes da padrone di casa sente al cospetto dei rangers, che è resa davvero bene e che non può non essere messa in risalto: i grandi personaggi funzionano per queste loro caratteristiche, e Byrnes senz'altro un grande personaggio lo è.

 

Nei canoni invece Castle e il Maestro, con il primo che buca lo schermo più del secondo: trovo inoltre azzeccato il paragone che un forumista ha fatto tra il Maestro e il Joker, ho avuto anch'io a volte la sensazione di star leggendo "Batman", indubbiamente anche per via dell'ambientazione ("Gotham"). 

 

Tirando le fila, una gran bella storia, succulenta, ricca. Non sempre credibile, ed anzi in alcuni snodi narrativi IMHO troppo forzata, ma ad ogni modo divertente, atipica nell'ambientazione, curatissima nella ricostruzione e nella resa dei personaggi. Una gran bella prova d'autore.

  • +1 1
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<span style="color:red;">11 minuti fa</span>, Leo dice:

Primo: perché personalmente ritengo capolavori le storie con un respiro epico

Beh scusa Leo ma un' avventura più epica di questa... a meno che tu non intendessi che non aprezzi molto le storie cittadine rispetto a storie come Sulle piste del Nord

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50 minuti fa, Leo dice:

 

- le scelte dei ranger 1: Tex e Carson, oltre che Byrnes, sono uomini di legge. Possono prendersi dei rischi, ma non possono essere avventati quando di mezzo c'è la vita di tanti innocenti. Ebbene, la scelta di recitare a teatro (per quanto forzata dall'espediente del ricatto del Maestro) con la consapevolezza di fare da esca per una "azione dimostrativa" del loro avversario è a dir poco avventata. E infatti, senza la "botta" di fortuna del cappello di Ned Buntline, la frittata sarebbe stata gigantesca, e avrebbe coinvolto tanti innocenti oltre che magari anche i nostri. Per non parlare di quando Carson e Annie si mettono a sparare sulla folla: è vero che i nostri hanno una mira perfetta, però ragazzi, qui si mettono a sparare su un mucchio di gente che potrebbe muoversi per sbaglio, senza contare che Carson e la Oakley non conoscono le fisionomie dei Dusters e potrebbero quindi sbagliarsi. Scena adrenalinica, ma anche un tantino esagerata. 

 

-  

 

Su questo ti  sbagli. E' il Maestro stesso a ricattarli pretendendo che si presentino a teatro e loro lo fanno per evitare rischi maggiori alla popolazione e cercare di prenderlo in trappola.

 

In quanto a Ned, prende al volo la bottiglia, ma, se la bottiglia fosse caduta sul pavimento, NON SAREBBE ACCADUTO  UN BEL NIENTE e infatti, se non sbaglio, questo viene detto , da Byrnes. La platea era stata evacuata. Tutto calcolato, insomma.

 

 

 

Modificato da borden
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1 ora fa, borden dice:

Su questo ti  sbagli. E' il Maestro stesso a ricattarli pretendendo che si presentino a teatro e loro lo fanno per evitare rischi maggiori alla popolazione e cercare di prenderlo in trappola.

 

l'ho capito. infatti scrivo: "Ebbene, la scelta di recitare a teatro (per quanto forzata dall'espediente del ricatto del Maestro)".

 

1 ora fa, borden dice:

In quanto a Ned, prende al volo la bottiglia, ma, se la bottiglia fosse caduta sul pavimento, NON SAREBBE ACCADUTO  UN BEL NIENTE e infatti, se non sbaglio, questo viene detto , da Byrnes. La platea era stata evacuata. Tutto calcolato, insomma.

 

 

Beh, almeno Ned sarebbe morto o sarebbe rimasto vittima del morbo no? :P

 

Detto ciò, sono situazioni narrative che capisco perfettamente, sono largamente usate da tutti i media nel genere avventuroso, e infatti io stesso le ho trovate molto divertenti. 

 

2 ore fa, Grande Tex dice:

Beh scusa Leo ma un' avventura più epica di questa... a meno che tu non intendessi che non aprezzi molto le storie cittadine rispetto a storie come Sulle piste del Nord

 

Forse è inappropriato parlare di epica. Provo a spiegarmi meglio: io  tendo a considerare capolavori quelle storie che riescono a coniugare l'avventura con i grandi temi universali del Tempo, dell'Amicizia, del Tradimento, del Valore, magari incastonati all'interno di un contesto di guerra, o di lotta per un ideale, e incarnati da grandi personaggi eroici. Per me Gli Invincibili, La Grande Invasione e Fuga da Anderville sono capolavori; La Tigre Nera e questa storia sono delle gran belle storie d'avventura. Magari sono tecnicamente perfette (e quindi meriterebbero il rango di capolavoro) ma l'assenza degli elementi citati sopra le rendono ai miei occhi "solo" delle belle storie.

 

Con un esempio tratto dal mondo dei feuilleton, sperando di far capire definitivamente cosa intendevo dire: I Miserabili sta a Gli Invincibili come Il Conte di Montecristo sta a L'Ombra del Maestro. Ciò non significa che non mi piaccia il Conte di Montecristo, o L'Ombra del Maestro. 

Modificato da Leo
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1 ora fa, Leo dice:

 Per me Gli Invincibili, La Grande Invasione e Fuga da Anderville sono capolavori; La Tigre Nera e questa storia sono delle gran belle storie d'avventura. Magari sono tecnicamente perfette (e quindi meriterebbero il rango di capolavoro) ma l'assenza degli elementi citati sopra le rendono ai miei occhi "solo" delle belle storie.

Concordo, e sono belle storie le prime, i ritorni e i ritorni dei ritorni, alla lunga sono ripetitive e stufano, Mefisto e Yama compresi.

Modificato da Loriano Lorenzutti
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Ma dire però che non c'è l'elemento umano dell' Amicizia e del Tradimento  ( !!!!!) nel Conte di Montecristo, beh...  :rolleyes:

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  • co fondatore
<span style="color:red;">2 ore fa</span>, borden dice:

Ma dire però che non c'è l'elemento umano dell' Amicizia e del Tradimento  ( !!!!!) nel Conte di Montecristo, beh...  :rolleyes:

Esatto. E la Vendetta con la V maiuscola.

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13 ore fa, Leo dice:

Forse è inappropriato parlare di epica. Provo a spiegarmi meglio: io  tendo a considerare capolavori quelle storie che riescono a coniugare l'avventura con i grandi temi universali del Tempo, dell'Amicizia, del Tradimento, del Valore, magari incastonati all'interno di un contesto di guerra, o di lotta per un ideale, e incarnati da grandi personaggi eroici. Per me Gli Invincibili, La Grande Invasione e Fuga da Anderville sono capolavori; La Tigre Nera e questa storia sono delle gran belle storie d'avventura. Magari sono tecnicamente perfette (e quindi meriterebbero il rango di capolavoro) ma l'assenza degli elementi citati sopra le rendono ai miei occhi "solo" delle belle storie.

 

In Tex il capolavoro è una storia "straordinaria" (nel senso primitivo del termine, cioè fuori dall'ordinario) in cui vi è una compresenza di avversari tosti, comprimari maiuscoli e situazioni difficili in cui il Nostro opera:in più vi è un mix perfetto di tutti gli ingredienti che compongono la storia,oltre naturalmente ad una sceneggiatura perfetta...

 

Per esempio, un capolavoro di Boselli è "Il Passato di Carson". lì dentro c è tutto il west e il mondo di Tex, più il valore dell'amicizia e del riscatto.

Tu hai citato giustamente Fuga Da Anderville (tradimento, amicizia, sullo sfondo la Guerra Fratricida che divide gli uomini e persino le famiglie,il Giallo).

 

Ne la Tigre Nera c è l'odio,la vendetta,la volontà di potenza di un personaggio grigio,ambiguo.ma ci sono anche tempi perfetti di sceneggiatura e un mix eccezionale di felluiton (il teatro) ,di avventura,di humour.

Ne la Congiura c è il mare,la fuga da Alcatraz, la ripresa perfetta di un personaggio ambiguo ma maiuscolo (Barbanera),lo humour virile,il coraggio e l'amicizia che lega i nostri a Tom: passaggi perfetti tra scene,e mix perfetto di tre generi:avventura,storia marinaresca e giallo. capolavoro

 

In questa di cui dibattiamo c è un mix di avventura,di avversari tosti, di intrighi,di humour,di amicizia,di giallo,di eroico...il tutto unito da una sceneggiatura perfetta, come solo il curatore sa fare (e quando vuole,pure un signore di ottant'anni :P)..per le ragioni da me espresse la storia in questione è un capolavoro.non ci sarà l'epica, ma non importa.

 

 

Modificato da Barbanera
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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Barbanera dice:

 

 

Per esempio, un capolavoro di Boselli è "Il Passato di Carson". lì dentro c è tutto il west e il mondo di Tex, più il valore dell'amicizia e del riscatto.

 

C'è chi la pensa diversamente ;) 

Dal mio personalissimo punto di vista (e che rimane tale), ce ne sono di migliori, anche dello stesso Boselli (Patagonia per me è due spanne al di sopra, proprio perchè c'è l'Epica)

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Scusate, ragazzi, state parlando solo delle storie di Tex, non della letteratura in generale, vero? No, perché i racconti di Borges, tanto per fare un esempio, non hanno né avventura, né epica, né amicizia, né grandi sentimenti, né tradimento... :D

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  • 2 mesi dopo...

Buongiorno a tutti, sono nuovo fresco fresco di iscrizione, ma è un po' che leggo il forum-a proposito, complimenti a tutti per la competenza e la ricchezza degli spunti- Comincio col mio umile commentino a questa storia,  a mio avviso un capolavoro di scrittura che riporta sulle pagine di Tex il piacere del racconto di ampio respiro srotolantesi (?) su un cospicuo numero di albi, con una coralità gestita ai massimi livelli che permette a tutti i personaggi coinvolti di essere valorizzati appieno. La sequenza del "trambusto" a teatro, il salvataggio del casermone contaminato e il finale a montaggio alternato tra l'incontro di boxe di Pat e Tex a caccia all'Eden Palace (quest'ultimo roba da mandare in sollucchero Griffith) sono a mio avviso i tre picchi narrativi del racconto, nonchè esempi di scrittura assoluta...inoltre ho apprezzato moltissimo i tantissimi piccoli particolari gustosi, tipo Carson che a teatro si rifiuta di pronunciare la battuta "corna di mille bufali", salvo che poi quando compaiono i dusters è proprio quell'imprecazione che gli esce dalla bocca...poi ci sarebbero moltissime altre cose da dire, ma avete detto tutto voi:D mi limito ad aggiungere che i disegni di Dotti sono molto belli, e donano la giusta estetica noir al racconto. Mi sono divertito moltissimo a leggerla, direi capolavoro senza dubbio alcuno.

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  • 10 mesi dopo...

A distanza di oltre un anno dalla sua pubblicazione, ho riletto tutta d'un fiato (o quasi) L'ombra del Maestro.

Devo dire che sono tornato a divertirmi parecchio.

 

Certo, lo sviluppo della storia ha delle forzature:

 

- l'agguato all'irlandese superstite si trasforma in una trappola per Tex, che era giunto sul posto solo grazie a una serie di intuizioni e fortunose coincidenze; perché ciò accadesse Low Yet doveva avere delle efficientissime doti divinatorie;

 

- Kit Carson è un formidabile pistolero, e così anche Annie Oakley; ma troppo coraggio (o forse incoscienza) ci vuole a sparare tra la folla ai duster, di cui peraltro non potevano conoscere l'identità;

 

Ned Buntline riesce coraggiosamente a bloccare col cappello, senza romperla, la fialetta con i bacilli; un sangue freddo, delle abilità di posizionamento atipiche per uno scrittore, ma anche una notevole dose di fortuna.

 

Ma a parte ciò, si è trattata di una goduria.

 

New York descritta con maestria, Carson che si gode a pieno il lusso dell'Hotel Astor, il ritmo cinematografico dato dall'alternanza tra l'incontro di boxe e il duello tra Tex e il Maestro, la credibilità di Nick Castle come antagonista.

 

E poi, che splendidi disegni! La concorrenza è spietata (basti pensare a Villa, Civitelli e Ticci), ma sicuramente Dotti è uno dei disegnatori di maggiore qualità nella squadra del Tex.

 

Lodi, dunque, a Boselli, che pur non arricchendo a New York il lungo elenco dei suoi capolavori, ci ha regalato un'ottima, divertente, avvincente avventura. E lodi a Dotti, che con il suo tratto è riuscito a farmi sentire l'odore (o meglio il puzzo) della Gotham di fine XIX Secolo.

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  • 8 mesi dopo...

I festeggiamenti per il settantennale, nonché il fine centinaio, si chiusero con il botto. Boselli (ben coadiuvato dal prolifico e instancabile Dotti ai pennelli) divertì i lettori, divertendosi a sua volta, con una maratona narrativa di altri tempi, magari meno epica di altre sue gemme su Tex, ma comunque di assoluto spessore e destinata a essere ricordata nel tempo. La possibilità di poter usufruire di maggior spazio, contando sulla preziosa collaborazione di un disegnatore celere e affidabile, permise a Borden di mettere in moto la sua rodata “giostra dei sogni” e far accomodare fra i variopinti posti, tutti i fans desiderosi d’inebriarsi lungo le avvincenti rotte dell’avventura e della fantasia. Già l’inusuale prologo sulla suggestiva Isola della Nebbia, teatro dell’avvincente sfida col Supremo, anticipa che ci troviamo al cospetto di una storia particolare e altisonante. L’autore ripesca per l’occasione, due pedine dalla vecchia scacchiera: Castle e Muggs. Chiuso il lungo prologo, il cambio di scenario si fa repentino e Boselli chiede da subito al lettore di allacciare le cinture di sicurezza, e farsi guidare tra i meandri della scoppiettante trama. Premetto che il Maestro è un personaggio che non mi ha mai fatto tanto impazzire: questa specie di Hellingen in salsa texiana porta oltre la soglia il livello di sospensione d’incredulità del lettore e il rischio con vari ritorni, di rimanere ingabbiati in insidie narrative è alto, tuttavia Borden, sicuro dei propri mezzi, conduce abilmente le danze e sfodera in pista un mix esplosivo di azione, ironia, intrighi e trovate a effetto che tengono incollate alle tavole. Altra trovata originale è la scelta di New York come teatro dell’ultima battaglia fra Liddel e gli acerrimi nemici. Boselli volutamente dilata i tempi dei primi due albi, permettendoci di immergerci nella pittoresca atmosfera della Grande Mela del XIX secolo, dilettandosi in una scrupolosa ricostruzione storica della metropoli e deliziandoci con alcune chicche tecnologiche, assenti nel west, come il telefono, il fonografo o l’ascensore di palazzo. Gli albi abbondano di scenari altamente suggestivi, resi superbamente da un Dotti in stato di grazia, quale il ponte di Brooklin in costruzione, gli scorci di Manhattan o la sopraelevata della stazione. Sin da subito si nota un’inconsueta verve ironica dello sceneggiatore, che lo porta a sciorinare gustose scenette divertenti con Carson sugli scudi, molto utili a rompere i ritmi; un’ironia ben dosata che ci terrà compagnia per quasi tutta la durata dell’episodio. A tal proposito bisogna bacchettare Tex che non accetta di gustare le ottime arance della mia amata Sicilia, non sa cosa si è perso! :D A parte le battute, la trama straborda, come è ovvio su questa lunga distanza, di comprimari ben inseriti nel contesto e preziosi per il dipanarsi della vicenda. Le varie gangs sottomesse dal Maestro, mostrano uno spiccato interessante della città e pazienza se, come già correttamente fatto notare, si arrendano troppo facilmente al potere del folle scienziato. La narrazione ben presto assume il ritmo di un treno lanciato in discesa senza freni e l’adrenalina sgorga a fiumi; non mancano alcune scorciatoie narrative, utili all’autore per condurre i fatti lungo i solchi da lui immaginati, ma in mezzo a cotanta roba, si celano perfettamente e si notano appena. D’altronde, come chi si accinge a fare un giro sulla casa stregata al luna park e sa perfettamente appena pagato il biglietto che è tutta finzione e nessun mostro reale lo assalirà sul tunnel, tuttavia appena uscito si ritiene soddisfatto e divertito e non  chiede di meglio, in par modo il lettore sa bene di non trovarsi al cospetto di una storia western tradizionale ed è conscio che alcune forzature sono imprescindibili con un simile villain, tuttavia la goduria che si prova durante la lettura, induce a non soppesare affatto questi aspetti. Mi ha fatto un particolare effetto rileggere l’avventura che parla di epidemie e bacilli assassini in questo triste periodo, impossibile da prevedere due anni fa, ma l’epilogo positivo mi spinge a credere che anche l’umanità riuscirà a sconfiggere il temibile nemico, così come riesce a fare brillantemente Tex nell’epilogo a Central Park. Certo, nella finzione agli esperti bastano pochi giorni per trovare l’antidoto contro il liquido del Maestro e i nostri possono tranquillamente farne affidamento per sventare l’attentato ordito dal villain, nella realtà purtroppo non è così facile e scontato, tuttavia mai socchiudere gli occhi dinanzi l’abbagliante luce della speranza. Chiusa la dolente parentesi, torno volentieri al commento e ammetto che sarà quasi impossibile poter condensare in poche righe tutte le situazioni degne di note della vicenda, che mi hanno in qualche modo colpito. Certamente merita menzione Pat, che può sfoderare la sua arte della boxe e guadagnarsi le luci della ribalta, stendendo con un perfetto gancio Castle, pregiudicandone la fuga nel finale ma soprattutto umiliando l’odioso Muggs con una serie di “carezze” degne di Mike Tyson al meglio della forma. Un po’ ai margini Buffalo Bill e Annie, ma può starci, visto che l’autore a mio avviso li ha tirati in ballo solo per dare un senso di continuità con la vicenda di New Orleans. Molto interessante invece la figura di Byrne, un capo della polizia locale ben caratterizzato e plausibile come personaggio. Trovo molto ben curato il dualismo con i rangers, un confronto leale e costruttivo che si concluderà comunque con un’ovvia attestazione di stima reciproca, e una doverosa baldoria finale per celebrare il trionfo contro le forze del male. Chissà se in futuro Boselli vorrà ripescarlo per qualche altra avventura fiume ambientata nella East Cost? Anche il sottoscritto ritiene che le scene al teatro e nell’ incontro di boxe, sebbene avvincenti, siano al limite della forzatura narrativa, ma a bordo della “giostra dei sogni” si accetta tutto volentieri e simili trovate fanno parte del prezzo del biglietto; bisogna infatti ammettere che Borden, chiuse di par suo il settantennale, riabilitando un anno di pubblicazioni, che onestamente fino a quel momento aveva deluso un po’. Avrei voluto chiudere qui la mia recensione, ma tornandomi in mente scene avvincenti come la sfida di Tex col Duster, sul tetto del treno in corsa sulla sopraelevata, o la sfida nel deposito delle cere, come esimermi dal citarle? Per non tacere dell’esilarante gag di Carson che “travolge” la donna formosa in vasca da bagno, con successivo reclamo di matrimonio riparatore. Alla faccia di chi pensa che Boselli non sia capace di scrivere con ironia! :P Come non notare, inoltre, l’accenno del ranger a un precedente incontro con Lincoln, che effettivamente Borden ci farà leggere, dopo qualche mese, sulla serie Tex Willer o i numerosi richiami, per la continuity narrativa, del clan degli irlandesi, di cui è infarcita la storia? Un riepilogo è necessario, dopo il mio poco sintetico commento: l’opera di Borden non arriva a fregiarsi dell’appellativo di capolavoro, ma è l’ennesima prova del talento creativo dell’attuale curatore, che arricchisce la saga di un altro tassello importante e memorabile. Su Dotti ho già accennato alla sua grande ispirazione, che ha contribuito massicciamente all’ottima riuscita dell’episodio. Una mano sicura e dallo stile altamente personale, che tiene ottimamente la lunga distanza e avvalora la ricchissima sceneggiatura, con tavole dinamiche, opportunamente bilanciate e scorci cittadini da paura. Una perfetta “tesi di laurea” che lo consacra in toto un perfetto dottore in grafica texiana e il suo innesto nel parco disegnatori è davvero prezioso. Alcune fattezze di Tex presentano qualche debolezza e forse la malformazione del maestro è eccessivamente accentuata, quasi caricaturale, ma considerata l’enorme mole di lavoro svolta e l’alto livello qualitativo mantenuto sui quattro albi, tanto di cappello. Il mio voto finale è 8

  • +1 1
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  • Sceriffi

Complimenti Condor, hai finito la fascia. Anche questa fascia si chiude con una grande storia, cosa che accade spesso nella saga. Per fare degli esempi il numero 99 contiene "La Sconfitta" il 299 "Fuga da Anderville" il 499 "Gli Eroi del Texas" il 599 "Un Ranger per Nemico" ed infine questa. Deve dire, che prima di leggere la recensione, mi aspettavo un 9 da parte tua, anzichè un 8 per una storia che presenta la stessa coppia della grande "El Supremo" dove ci sono dei personaggi che ritornano come alleati del Maestro. I dialoghi sono veramente belli, Boselli qui da il massimo alcuni siparietti sono di altissimo livello. Dotti una vera manna dal cielo per Tex, bravo e veloce ed ora possiamo ammirare le sue cover per Tex Willer, oltre che le sue cartoline.

Bellissima recensione Condor, io le do un 9 pieno. Ora potrai iniziare a rileggere le storie uscite di recente. 

P.S Come fai a scrivere e sottolineare le parole con altri colori?

 

  • Grazie (+1) 1
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Grazie mille MacParland. :)

<span style="color:red;">53 minuti fa</span>, MacParland dice:

Deve dire, che prima di leggere la recensione, mi aspettavo un 9 da parte tua, anzichè un 8 per una storia che presenta la stessa coppia della grande "El Supremo" dove ci sono dei personaggi che ritornano come alleati del Maestro.

 

Sai forse il voto in meno è dovuto al villain che, come scritto nel commento, non gode del mio assoluto gradimento e anche a qualche scena spettacolare, ma un tantino al limite (ad esempio nel teatro); però sul fatto che sia una gran storia e mi diverte leggerla, non ho alcun dubbio. In fondo ciò che realmente conta è il giudizio scritto, le sensazioni positive o negative che una storia suscita durante la lettura. il voto numerico finale è un extra, che spesso viene dettato dal momento e che difficilmente puoi comparare con i giudizi passati, semplicemente per il fatto che, dopo centinaia di recensioni, non li ricordi uno per uno. :D

<span style="color:red;">1 ora fa</span>, MacParland dice:

P.S Come fai a scrivere e sottolineare le parole con altri colori?

Scrivendo dal pc, appare in sommità dello spazio adibito ai commenti, una barra comandi (tipo Word per intenderci) che permette di farlo. Basta selezionare la parola da evidenziare, andare nell'apposita sezione e scegliere il colore prescelto. :) 

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  • 1 anno dopo...

Non solo una splendida storia di Tex, con ogni probabilità tra le migliori in assoluto, ma anche un meraviglioso affresco della New York di fine '800, allora come ora un vero e proprio mondo a parte, tale da lasciare inizialmente un po' spaesati, non appena usciti dalla stazione, nemmeno due tipi ultranavigati come Tex e Carson, che pure nella loro carriera ne hanno viste di ogni. Basterebbero queste poche righe, peraltro piuttosto generiche, per descrivere le mie sensazioni relative a questo capolavoro scaturito dai testi di Mauro Boselli e dai disegni di Maurizio Dotti, tornati a lavorare insieme dopo il fortunatissimo esordio con El Supremo, di cui del resto questa avventura rappresenta una sorta di seguito de facto.

 

Boselli, infatti, ha la felice intuizione di riesumare lo spregiudicato e sfuggente mercenario Nick Castle, salvatosi insieme al fido Muggs dalle cannonate della marina messicana che avevano distrutto il pittoresco rifugio del Supremo, e già pronto al pari del taciturno ed erculeo compagno a dedicarsi ad una nuova e profittevole impresa criminosa. Per raggiungere tale scopo, Castle non esita a favorire l'evasione di uno dei più pericolosi avversari mai affrontati da Tex, quel Maestro - alias Andrew Liddel - che per ben due volte era andato assai vicino a causare stragi di enorme portata a San Francisco e New Orleans. In una sequenza da applausi, Castle - sotto le sembianze di guardia carceraria - riesce nell'impresa di sfilare il Maestro proprio sotto gli occhi di Tex e Carson (che non lo hanno mai visto in faccia e, pertanto, non sono in grado di riconoscerlo), intervenuti all'esecuzione capitale del folle scienziato; in realtà, al posto di costui sale sul patibolo un altro complice, mentre il Maestro e Nick Castle riescono tramite Muggs a darsi alla fuga, per poi sparire nei pressi del delta del Mississippi. Tempo dopo, su segnalazione del vecchio amico Buffalo Bill, insospettito da alcuni casi piuttosto sospetti, Tex e Carson si recano (nella falsa veste di guest stars nello show dell'amico) a New York, realtà distante anni luce dal loro amato e sconfinato West: non può non strappare una risata la reazione dei due pards appena messo piede nella grande metropoli, un vero e proprio formicaio impazzito e cosmopolita, uno scenario del tutto inedito anche per chi, come loro, è stato più volte in altre grandi città.

 

Neanche il tempo di abituarsi alla metropoli, però, che tramite Buffalo Bill Tex e Carson fanno la conoscenza dell'insolito giornalista Ned Buntline e, soprattutto, dell'ispettore capo della polizia Thomas Byrnes, i quali li mettono a parte di alcuni cadaveri inspiegabilmente deformati rinvenuti in città negli ultimi tempi, guarda caso tutti appartenenti ai capi delle principali gang cittadine. Byrnes, individuo onesto ma piuttosto innamorato delle proprie idee, nonché poco disposto ad essere messo in secondo piano da due sconosciuti, segue una pista che porta ad omicidi commessi dalle tong cinesi, ed occorre tutta la perseveranza di Tex e Carson - e svariati siparietti moderatamente comici che mai guastano! - per convincerlo che la vera mano responsabile di tali morti è quella del loro vecchio avversario Andrew Liddel e, contestualmente, che costui non può essere tratto in arresto con i convenzionali metodi della polizia. Il Maestro, dal canto suo, ricalca lo stesso modus operandi delle precedenti apparizioni: rimanendo nell'ombra per buona parte della storia, dapprima lavora ai fianchi l'autorità e, togliendo di mezzo vari malviventi, assume il controllo delle gangs cittadine, coadiuvato da Castle e Muggs che lo affiancano nella pianificazione del piano e della parallela vendetta contro Tex e Carson. Tra sparatorie, agguati ed inseguimenti, Tex entra rocambolescamente in contatto con l'anziano capo tong Low Yet, ambiguo ma nient'affatto disposto a cedere il bastone del comando allo Jangshi (sotto le cui sembianze, inutile precisarlo, si nasconde il Maestro), il quale propone al Ranger un'alleanza sottobanco per mettere nel sacco gli avversari. A prezzo di non irrilevanti pericoli, Tex va vicinissimo ad acciuffare Castle e Muggs, senza però riuscirvi, per ritrovarsi quindi Castle tra i piedi in un'altra sequenza da brividi al Bowery Theater dove, con la complicità di alcuni fuorilegge, Castle - travestito da piacente vedovella - per un soffio non causa una strage, non fosse per la prontezza dei pards (in doppia veste di rangers ed attori) e dei loro comprimari, su tutti Buntline che evita per un soffio la diffusione nel teatro dei bacilli del Maestro.

 

La nota perseveranza dei Nostri, non poco favorita dall'alleanza con la tong di Low Yet, permette però di evitare nuovi attentati orditi dal Maestro, conducendo tra altri colpi di scena la vicenda al suo gran finale, nella cornice del Madison Square Garden, dove è in programma l'atteso incontro di boxe che vedrà esibirsi nientemeno che Pat McRyan, assoldato da Castle non certo per spirito sportivo ed imprenditoriale: con la teatralità che ha sempre amato, il Maestro ha infatti predisposto l'avvelenamento del colosso irlandese durante l'incontro, per vendicarsi della sua passata collaborazione coi pards nel loro primo incontro. La tragedia viene evitata solo da Kit Carson, presente sugli spalti del Madison, che intuisce il piano degli avversari e salva la vita a Pat, che dal canto suo si rifà mettendo ko Castle ( che si ritrova lievemente contagiato dal morbo) e Muggs; il tutto mentre Tex, dopo aver scoperto l'insospettabile rifugio del Maestro, lo costringe alla fuga fino a Central Park dove, sopraggiunti anche Carson e Byrnes, Andrew Liddel muore crivellato dai colpi dei poliziotti.

 

Una degna chiusura del cerchio, dunque, per uno degli avversari più ostici mai affrontati da Tex, al termine di una sceneggiatura curata da Boselli nei minimi dettagli, anche a costo di riservare poco spazio al ciclone McRyan (ma del resto, quando gli elementi a disposizione sono tanti, qualcuno di essi deve per forza giocare un ruolo minore, per cui la scelta del Bos è stata senz'altro la meno peggiore nell'economia della storia). Al contempo, non posso che plaudere alla sua gestione dei vari Byrnes, Buntline, Buffalo Bill, Low Yet e la coppia Castle/Muggs, quest'ultima opportunamente "risparmiata" e, quindi, pronta ad essere rispolverata in caso di progetto interessante. Difficile, in parallelo, descrivere in maniera adeguata la bellezza dei disegni di Dotti, capaci di raffigurare il cuore di Manhattan ed i suoi luoghi più iconici (i Five Points, Central Park) e di suscitare una suggestione anche superiore alle mie aspettative.

 

  • +1 1
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  • 5 mesi dopo...

Allora...Riletta dopo anni...Storia molto bella e varia. C'è l'ambientazione metropolitana di New York con le sue novità tecnologiche, le sue gang, i bassifondi, i palazzi di lusso. Il tutto splendidamente rappresentato da Dotti. Poi c'è il mistero, c'è il Maestro, ci sono i cinesi, gli irlandesi, gli italiani. Tanti personaggi con i quali Boselli si sbizzarrisce. Nick Castle e il suo fido aiutante gigante, Pat, l'ispettore Byrnes, il corpo di polizia, inseguimenti, scontri, incontri di pugilato. Grande ritmo e grande altalena di emozioni. Quasi tutto perfetto tranne forse il finale un po' troppo rapido (mi stavo divertendo molto). Comunque per me tra le migliori storie, se non la migliore, del centinaio 600/700. Superiore per me al "El Supremo" ad esempio.

Boselli e Dotti eccelsi.

Modificato da Diablorojo82
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  • 4 settimane dopo...

Eccomi qui, con qualche anno di ritardo, d'altra parte uno dei vantaggi dell'esser stato decenni lontano da Tex è quello di  avere decine di belle storie da recuperare, selezionando accuratamente sceneggiatori e disegnatori e potendo contare sull'aiuto critico dei commenti del forum (grazie a tutti quelli che usano il comando spoiler :inch:).

 

Sono un patito delle storie "lunghe" e questa me la sono divorata, ho apprezzato la gita metropolitana dei due pards, il loro incontro con il telegrafo e il cilindro fonografico, la sceneggiatura "piena di cose" con i suoi rimandi ai feuilleton ottocenteschi, i tanti personaggi ben caratterizzati, il montaggio alternato del quarto albo, la meritata fine del Maestro.

 

E poi Dotti, che ha fatto un lavoro magnifico dando così ulteriore lustro ad una storia ambiziosa e decisamente ben riuscita.

 

Non vedo il sondaggio (o forse sono troppo in ritardo per votare) ma per me è un 9. :cowboy:

 

 

 

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