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Giovanni Luigi Bonelli


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?Ho scritto una nuova storia di Tex.
La Trama è
Tex arriva e le suona a tutti?.?
G. L. Bonelli


Giovanni Luigi Bonelli, patriarca del fumetto italiano, ha legato il suo nome a Tex Willer, personaggio creato nel 1948 per la Casa editrice L'Audace, antenata della attuale Sergio Bonelli Editore.

Milanese, nasce il 22 dicembre del 1908 e muore ad Alessandria il 12 gennaio 2001.

Inizia collaborando al ?Corriere dei Piccoli? con una serie di poesie, cui fanno seguito, alla fine degli anni venti, alcuni articoli per il "Giornale Illustrato dei Viaggi" di Sonzogno.

Fra il 1936 e il 1940, nel periodo in cui videro la luce i suoi primi tre romanzi, Il crociato nero, Le tigri dell'Atlantico, e I fratelli del silenzio ( nel 1956, ne sarebbe seguito un quarto, Il massacro di Goldena, con Tex per protagonista ) Gian Luigi Bonelli non ha ancora trovato la sua vena d'oro, ma già dimostra di possedere la stoffa del vero, grande narratore di storie.

Reduce da una vita da romantico globe-trotter attraverso le più importanti città d'Europa dove aveva provato mille improbabili quanto affascinanti mestieri ( il pugile per esempio! ) Bonelli si è fatto le ossa scrivendo decine di novelle, poesie e racconti su commissione. La sua fantasia si è esercitata visionando decine di epici film americani ( I lancieri del Bengala, di Henry Hathaway, Ombre rosse di John Ford, La carica dei seicento di Michael Curtiz? ) ma soprattutto ?consumando?, uno dopo l'altro, i volumi rossi della Collana Romantica Sonzogno: Betty Zane, L'anima della Frontiera e L'ultima pista, di Zane Grey, Bosambo e Sanders del fiume, di Edgar Wallace, Il lupo dei mari, di Joseph Conrad, Le miniere di re Salomone, di Henry Rider-Haggard, e i capolavori del suo scrittore preferito, Jack London ( Radiosa aurora, Il richiamo della foresta, Il vagabondo delle stelle ). Suggestionato da tanti modelli, si sarebbe di certo dedicato alla proficua carriera di ?prosatore per la giovent?? ( alla maniera dei maestri Emilio Salgari, Luigi Motta ed Enrico Novelli in arte Yambo ), se la semplice arte del fumetto non gli avesse fornito lo sbocco più immediato, e più efficace, per la sua ansia di architettare trame a metà strada fra il dinamismo dell'immagine cinematografica e la suggestione della parola scritta.

Dopo queste prime esperienze, entra in contatto con il mondo dei fumetti dirigendo, per conto di Lotario Vecchi, tutta una serie di testate edite dalla Saev di Milano. Il suo nome appare su "Primarosa", "L'Audace", "Rintintin" e "Jumbo", e fra il 1937 e il 1939 diventa il più importante soggettista del settimanale "Il Vittorioso".

Cosè, da ?romanziere prestato ai fumetti e mai più restituito?, come si sarebbe definito in seguito, si butta anima e corpo nell'editoria popolare, diventando direttore di varie testate ( fra cui appunto Il Vittorioso, portandolo, in due anni, da 18.000 copie a 120.000 di venduto, salvandolo da un fallimento ormai dato per sicuro. ). Quando "L'Audace" di Lotario Vecchi ( che, nel frattempo, aveva perso l'articolo, divenendo semplicemente "Audace" ), viene rilevato dalla Mondadori ( allora chiamata I. D. E. A ), Bonelli continua l'attività per questo gruppo fino al 1939 e, nel 1941 ne diventa egli stesso editore ( con il n.331 del 18 gennaio 1941 ). Nasce così la ?Redazione Audace?, piccola casa editrice (diretta inizialmente da Enwer Bongrani) che costituir? il nucleo originario della futura casa editrice Bonelli. Il settimanale viene trasformato da rivista contenitore di storie a puntate ad "albo giornale" con un'unica storia per lo più dedicata al personaggio più in voga del periodo, quel Furio Almirante creato appositamente da Bonelli per la testata. Anche a causa della crescente pressione censoria del regime fascista, oltre a scrivere avventure di fantasia, Bonelli si cimenta anche con adattamenti di classici della letteratura ( "L'Orlando Furioso" e la "Gerusalemme Liberata" ).

Durante la guerra Bonelli si rifugia in Svizzer a, mentre la moglie Tea e il figlio Sergio sfollano in Liguria. Al termine del conflitto, i coniugi Bonelli si separano: Giovanni Luigi si stabilisce a Genova, mentre la signora Tea con il figlio proseguono l'attività editoriale. In questi anni Bonelli lavora per conto di diversi piccoli editori, finch? non si associa con Giovanni De Leo, con il quale collabora al potenziamento del settimanale Cow-Boy, creando il personaggio del Giustiziere del West ( successivamente ristampato e ripreso dalle Edizioni Audace ) e traducendo alcuni classici francesi, come Robin Hood e Fantax. Conclusa la collaborazione con De Leo, Bonelli ritorna a collaborare stabilmente con l'Audace, creando numerosi personaggi, e costituendo nella pratica lo sceneggiatore di riferimento per la casa editrice ormai stabilmente diretta dalla ex-moglie.

Il 1948 vede la nascita di Tex, il personaggio al quale Gianluigi Bonelli legher? indissolubilmente il suo nome. La genesi del personaggio è ormai entrata nel mito: l'Audace poteva disporre per la prima volta di una matita del calibro di Aurelio Galleppini (affermato disegnatore per la concorrente Nerbini nell'anteguerra) e per l'occasione si decise di puntare ad un rilancio della casa editrice con un personaggio innovativo, sul quale erano riposte molte speranze: Occhio Cupo. La serie, ambientata nel nordamerica del 1700 fra pirati ed indiani, era scritta da Bonelli con molta cura ed attenzione all'esotismo di ambienti e situazioni, ed era pubblicata nella prestigiosa Serie d'Oro Audace, in un formato più grande delle consuete serie a striscia (21x29cm).
Contemporaneamente, tuttavia, la coppia di autori aveva messo in cantiere anche un altra serie, quasi di rimpiazzo, un western come se ne facevano molti a quei tempi, alla quale Galep poteva dedicare soltanto le ore serali, poich? il grosso del suo tempo era già impegnato. Il protagonista di quella serie avrebbe dovuto chiamarsi Tex Killer, ma per la strenua opposizione della moglie Tea, il suo nome venne mutato nel più tranquillizzante Tex Willer.
Gli esordi furono in sordina: agli inizi infatti la Collana del Tex ( così si chiamava la serie a striscia che ospitava le sue avventure ) non ebbe un riscontro clamoroso (al suo culmine arriv? a vendere poco più di 50.000 copie, questo mentre i rivali Capitan Miki e Il Grande Blek dell'Editoriale Dardo si attestavano sulle 200.000), ma riusc? tuttavia a sopravvivere. La testata dedicata ad Occhio Cupo, invece, chiuse i battenti dopo appena un anno di pubblicazioni, durante il quale il personaggio, dopo soltanto 6 numeri, aveva già ceduto il passo alla riduzione de "L'Orlando Furioso". Sarà solo dopo l'avvento dell'allora venticinquenne Sergio Bonelli alla guida della casa editrice che Tex prender? letteralmente il volo. Nel 1958 infatti, viene data alle stampe la seconda ristampa di Tex, nota come 2° Serie Gigante ( che è la collana che prosegue tutt'oggi ), adottando un formato assolutamente inedito per l'epoca ( 17x24cm, con una foliazione di ben 160 pagine per i primi numeri ) ed inaugurando quello che in futuro sarà universalmente identificato come il formato bonelliano per eccellenza.

Negli anni successivi, l'attività di G. L. Bonelli per l'Audace si concretizza nella creazione di numerosi altri personaggi.

A partire dagli anni sessanta Bonelli anche grazie al successo delle vendite, decide di consacrarsi quasi esclusivamente a Tex. E? l'inizio di un periodo estremamente felice per il personaggio ( periodo che durer? fino a circa la metà degli anni '70 ) con le sceneggiature di G. L. Bonelli che si fanno sempre più incisive e brillanti e, soprattutto, si fa sempre più evidente la sua completa identificazione psicologica con il ranger. In questi primi anni sessanta scrive anche alcune sceneggiature per Zagor.

Nel 1967, grazie al complesso della sua attività è il primo soggettista e sceneggiatore ad essere premiato al Salone Internazionale del Comics di Lucca.

L'ultima avventura scritta da Bonelli per il ranger è il n.364 del febbraio 1991: "Il medaglione spagnolo".

Giovanni Luigi Bonelli muore il 12 gennaio, ad Alessandria: ormai da alcuni mesi era ricoverato nell'ospedale cittadino per gravi problemi cardiaci e polmonari.



Tutti i soggetti e le sceneggiature di Giovanni Luigi Bonelli.

( 1941 ) Furio. Nato sulla scia del successo di Dick Fulmine, Furio Almirante è un pugile dal pugno di ferro, brutto ma simpatico, fornito di una gran criniera di capelli ondulati è ? stato un personaggio molto efficace, rivelandosi una vera punta di diamante per le Edizioni Audace di Tea Bonelli, capace di superare senza troppe difficolt? le complicazioni e gli ostacoli dovuti alla guerra. Ambientate in una cornice esotica (tutta la parte iniziale ha come sfondo il Sud America, per esempio), le storie di questo eroe e del suo inseparabile assistente, il gorilla Serafino, erano di largo respiro e godevano di una enorme simpatia, guadagnandosi i favori di moltissimi lettori. Furio divent? ben presto il prototipo del castigamatti, insofferente verso i potenti, i furbi e i politicanti, portato a farsi giustizia da solo (e a farla per i più deboli), in un mondo in cui l'intrallazzo e la prepotenza si fanno costantemente beffe della giustizia. Questa filosofia permise a Furio di assicurarsi un'estrema popolarit?, che non risent? neppure dei numerosi passaggi di mano da parte dei disegnatori (Carlo Cossio agli inizi, Vittorio Cossio subito dopo e, nel dopoguerra, Dino Attanasio e Lina Buffolente) n° delle trasformazioni di formato e di costume (per adeguarsi al gusto imperante, Furio adott?, a un certo punto, una mascherina che, in realtà, non lo mascherava affatto). Ma è soprattutto nel dopoguerra che G. L. Bonelli, ormai completamente padrone del mezzo espressivo, infonde nel personaggio quelle caratteristiche psicologiche che, ulteriormente affinate, porteranno al successo pluridecennale di Tex. Riproposto in versione libretto negli anni Sessanta, rinfrescato dall'accattivante segno di Franco Bignotti, il personaggio (per certi versi, ormai, irrimediabilmente datato) non ha incontrato che tiepide accoglienze.

( 1942 ) Orlando Invincibile. In ?Orlando Invincibile", il mito dei Paladini viene rivisitato dai testi di G. L. Bonelli sulla base delle invenzioni letterarie dell'Ariosto e del Boiardo, che avevano cantato in forma di poema le gesta dell'epico eroe. Vi si narra la storia del valoroso paladino di Carlo Magno che, per amore della bella Angelica, affronta ogni sorta di avventure contro maghi, giganti, cavalieri e draghi. Rino Albertarelli, autore dei disegni, può qui dar sfogo al suo talento grafico, creando un mondo in bilico tra realtà e magia che non trova eguali nell'ambito del fumetto di quegli anni. Il grande Albertarelli prosegu? il lavoro di Vittorio Cossio (suoi, infatti, erano i disegni della prima parte della storia).

( 1943 ) I conquistatori dello spazio. Com?era nella tradizione di ogni "albo-giornale" (questa la dicitura sulla testata del nuovo "Audace"), a reggere le sorti della pubblicazione c'erano anche storie a puntate, come "I conquistatori dello spazio", realizzata su testi di G. L. Bonelli e disegni di Raffaele Paparella, prima, e Nico Lubatti, poi. Il protagonista, Claudio Reni, si trova coinvolto in una storia di genere fantastico (ispirata alle avventure di Flash Gordon, ma dotata di una sua vivace originalità), che prende le mosse in una inesplorata zona himalayana e che lo porter? ad affrontare ciclopi, uomini verdi e raggi della morte, nel tentativo di opporsi ai Falchi Grigi del Malvagio Tao.

( 1943 ) Pompeo Bill. Una serie di divertenti storie comiche, ma con trama avventurosa, realizzate da Davide Faustinelli sui testi di G. L. Bonelli e incentrate sul personaggio di Pompeo Bill (lo vedete qui sopra), barbuto cowboy, e dei suoi amici, il vecchio Tapioca e l'indianino Penna Rossa.

( 1943 ) La Perla Nera. Questo "cineromanzo" (come venivano allora chiamati alcuni racconti a fumetti) era già apparso sulle pagine dell'"Audace" nel 1938, ma ce ne occupiamo in occasione della bella ristampa in tre albi effettuata nel 1943, per aver modo di citare, all'interno di questa cronologia, la storica collaborazione tra G. L. Bonelli e il grande disegnatore Franco Caprioli, qui già al pieno delle sue qualità espressive. La vicenda è imperniata su una preziosa perla nera che permette di accedere a una misteriosa città, dove si trovano immensi tesori. Protagonisti Sandro, un giovane giornalista, la bella Anna e l'infido Moro, inseriti in un'altra cornice esotica, la Melanesia, che la bravura di Caprioli ritrae in modo suggestivo.

( 1943 ) Gli adoratori del diavolo. Si tratta di una breve storia che narra la contrastata ricerca del Sigillo del Drago a opera di un eroe italoamericano, Tony Brelli, tra avventurieri e sceicchi. Il testo di G. L. Bonelli si accompagnava agli splendidi disegni di un Enrico Bagnoli che, nell'impostazione grafica, si ispirava al grande Alex Raymond.

( 1946 ) Ipnos. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, sulla scia del successo ottenuto da "Mandrake", Gianluigi Bonelli diede vita alla serie di Ipnos, un giovane illusionista e ipnotizzatore, alla ricerca dei Sette Sigilli, chiave per il tesoro dei Ming. Spalleggiato dal forzuto Mastino e dall'agile Pillola, il protagonista si muove tra metropoli e paesaggi orientali, affrontando con la magia e l'ipnotismo gli uomini del Drago Nero e i ladri capeggiati dalla bellissima Lula Smith (che, alla fine, si redime). La serie ebbe una vita editoriale piuttosto accidentata a causa dell'impossibilità di trovare un disegnatore che garantisse la continuit? e la regolarit? della produzione. Ai disegni si alternarono, infatti, Gino Cossio, Paolo Piffarerio, Guido Da Passano, Armando Bonato e, alla fine, Mario Uggeri, che tent? il rilancio della serie con una grafica decisamente raymondiana.

( 1947 ) Il giustiziere del West. La straordinaria figura di Lone Ranger, un mito del fumetto americano, ispir? sicuramente i creatori de "Il Giustiziere del West", un cavaliere che dal famoso collega d'oltreoceano aveva ereditato non soltanto il coraggio e la forza, ma anche la maschera nera e il pard indiano, Penna d'Aquila, accompagnato dal fedele cane Lampo. Creata da G. L. Bonelli, la serie ospit? i disegni di Scudellari, Schipani e Monasterolo. Ristampato successivamente sull'"Albo d'Oro Audace" come "Il Giustiziere mascherato", ha avuto un seguito, a opera dello sceneggiatore Franco Baglioni.

( 1948 ) Il ladro di Bagdad. Questa suggestiva avventura, splendidamente disegnata da un Raffaele Paparella più che mai convincente e scritta da Gianluigi Bonelli, narra le vicende di Al' Khim, erede al trono e scampato per miracolo al colpo di stato organizzato da Harun Rasci che ha causato la morte del califfo padre di Al'. Cresciuto da un ladruncolo, Al' verr? a sapere il proprio nome da Timur, uno spiritello, contenuto in un anello che il ragazzo ha avuto la ventura di rubare. Grazie ai poteri dell'anello e ai consigli del genietto, Al' riuscir? a tornare sul trono che gli spetta e a impalmare la bella Zuleyma, che ha conosciuto nel corso della storia. Interrotta sulle pagine della "Serie d'Oro Audace", la storia fu ristampata e portata a termine nella Collana Ragno d'Oro, dove fu pubblicata con il titolo di "Al' Khim, il ladro di Badgad" (1950).

( 1948 ) Occhio Cupo. La serie narra le avventure del nobile francese Carlo Lebeau che, accusato ingiustamente di omicidio, viene deportato in Canada con una nave. Riuscito a fuggire, assume l'identit? di Occhio Cupo, un personaggio enigmatico ma, nello stesso tempo credibile e umano, che allo strano nome di battaglia unisce un fantasioso costume. La storia, ambientata nella zona dei Grandi Laghi, nel corso della guerra franco-inglese, avrà una felice conclusione quando Occhio Cupo assicurer? alla giustizia chi lo fece arrestare, sposandosi poi con Clara Montcain, la ragazza che lo aveva aiutato a fuggire dalla nave. Questa, in sintesi, la vicenda che ci viene raccontata da G. L. Bonelli, sempre sorretto dagli eloquenti disegni di Galleppini. Dalle foreste canadesi, poi, la storia si sposta sull'oceano, permettendo di riutilizzare, come abbiamo già detto, un'avventura di Capitan Fortuna, dopo aver ritoccato opportunamente i disegni di Albertarelli.

( 1948 ) La Pattuglia dei Senza Paura. Protaonisti della serie (ispirata, senza dubbio, all'americana "Radio Patrol") sono due aitanti fratelli: Bob e Alan Grey, comandanti di uno speciale reparto della polizia americana. I nostri eroi ingaggiano una lotta senza quartiere contro l'organizzatissima malavita di una moderna metropoli. In un simile ambiente, G. L. Bonelli (che si firma, per l'occasione, B. O' Nelly!) ebbe modo di scatenarsi creando, in ogni albo, una serie di situazioni imprevedibili ed emozionanti: frenetici inseguimenti per le vie cittadine, movimentate sparatorie sullo sfondo dei grattacieli, pazienti indagini nei bassifondi della città e tante, tante sorprese da far sobbalzare anche il più smaliziato e incallito lettore di romanzi gialli (ma non mancavano anche risvolti ironici). Per i disegni la serie si avvalse dell'opera di Roy D'Amy, Guido Zamperoni e Franco Donatelli. Ormai siamo arrivati al 1948, e nelle edicole, dove si è diffuso il formato a striscia tipicamente italiano, è già apparsa, con una formidabile veste grafica rossa che cattura subito lo sguardo dei potenziali acquirenti, la collana portante dell'Editrice Audace: Tex!

( 1948 ) Tex. Anno di nascita: 1948. Dunque, il più popolare eroe del fumetto italiano ha ormai più di cinquant'anni. E non si può certo dire che li porti male! Creato da Gianluigi Bonelli (testi) e Aurelio Galleppini (disegni), Tex Willer, il più amato Ranger d'Italia, occupa ancora oggi, dopo oltre mezzo secolo di vita editoriale, una posizione di assoluto rilievo nel mercato italiano. Primo tra gli eroi western italiani a incorporare nelle sue storie il punto di vista dei nativi (e questo molto prima dell'avvento, al cinema, nei primi anni Settanta, del western "crepuscolare"), Tex affronta ogni avventura in compagnia dei suoi tre fedeli pards: suo figlio, il giovane meticcio Kit Willer (nato dal matrimonio con la donna navajo Lilyth, morta in circostanze tragiche), il vecchio e arguto Kit Carson e il guerriero navajo Tiger Jack. La filosofia di Tex è molto semplice: combattere contro tutte le ingiustizie, difendere i diritti dei Navajos (nelle vesti di Aquila della Notte, capo supremo della tribù), e di ogni individuo oppresso (come componente ufficiale del corpo dei Rangers). Spesso ambientate in scenari esotici, le storie di Tex mescolano con abilità i classici temi western con elementi e atmosfere vicine all'orrore e al fantastico (astronavi aliene che atterrano in Arizona, sette vud', scienziati pazzi...), soprattutto in quelle avventure che lo vedono alle prese con il suo nemico "numero uno": il diabolico Mefisto. Le ragioni del successo di Tex Willer sono molte e, tra queste, la vitalit?, la varietà, la ricchezza di spunti che hanno sempre costituito i tratti salienti della serie fin dalla sua prima apparizione in edicola. In quegli anni, in Italia, la mitologia del West, costruita soprattutto attraverso le immagini del grande schermo, appariva ancora sommaria e schematica. Tex arriv? come una sferzata, una proposta vigorosa che, rompendo con gli schemi (non solo fumettistici) del passato, costruiva con la sua particolare carica irruente e, in qualche modo, "trasgressiva", nuove e più ampie coordinate per la fantasia del lettore del Dopoguerra. Oggi Tex non è soltanto uno dei fumetti italiani più popolari, una vera e propria epopea, una sorta di universo autosufficiente, ma è diventato, nel contempo, un significativo fatto di costume e un raro esempio, seppure seriale, di produzione di immaginario che ha conservato freschezza e vivacit? nonostante la sua lunghissima esistenza.

( 1949 ) Plutos. Plutos fu una serie nella quale alcune tematiche tradizionali del fumetto americano (e in particolare quella dell'eroe mascherato) vennero sfruttate da G. L. Bonelli per una vicenda ricca d'azione, splendidamente resa dal vivace disegno di Leone Cimpellin. Bill Donovan, deciso a vendicare la morte del fratello, ucciso in uno scontro tra bande rivali, indossa un costume alla Batman e, aiutato dalla bella Lula Michigan e dall'ex pugile Joe, scende in guerra contro bande di gangster e sette di infidi cinesi. Caratteristica del personaggio erano le sue pistole, emananti un gas soporifero che aveva l'effetto di narcotizzare le vittime, destinate a risvegliarsi il giorno dopo, in prigione!

( 1952 ) I tre Bill. Dopo aver creato una lunga serie di eroi solitari, G. L. Bonelli sceglie, come protagonisti di un nuovo albo, uno scatenato trio di fratelli che vennero dotati dei volti degli attori John Carradine, Victor MacLaglen e Montgomery Cliff. I Bill (? il cognome, non un nome) sono una temibile terna di castigamatti che, per mantenere un giuramento fatto al padre in punto di morte, ricorrono alle armi solo in casi disperati e cercano sempre di non uccidere. In compenso, però, fracassano le mani di chi ha osato sparare contro di loro in modo tale che non abbia occasione di riprovarci! Sempre pronti a menare le mani, i tre fratelli (Black, un tipo taciturno cui uno strano costume conferiva un aspetto piuttosto funereo; Sam, uno scanzonato gigante che accettava con lo stesso entusiasmo un'allegra bevuta o una omerica scazzottata, e infine Kid, il "piccolo" della famiglia, un cucciolo già dotato di buoni denti) sono inarrestabili come una valanga e vivono ogni sorta di avventure, narrate con l'abituale grinta da G. L. Bonelli, i cui testi, per nulla invecchiati, rendono estremamente piacevole, a tutt'oggi, la lettura degli albi. Kid, Black e Sam Bill vennero disegnati inizialmente da Giovanni Benvenuti, prima disegnatore di fumetti, poi abile e noto illustratore. Il suo disegno, dotato di grande realismo, accentuava la già forte caratterizzazione dei protagonisti. A collaborare con lui c'era Roy D'Amy che nel 1955, quando la serie (data la grande popolarit? dei personaggi) venne ripresa, gli subentr? del tutto nella realizzazione dei disegni, con l'aiuto di alcuni collaboratori. "Il ritorno dei tre Bill" (questo il titolo della seconda serie) ebbe anch'esso un notevole successo, a dimostrazione della forza evocativa di questi personaggi che, più volte ristampati, hanno fatto la loro ultima apparizione in Italia in alcuni albi della famosa Collana Rodeo.

( 1953 ) Yuma Kid. Il giovane Yuma Kid, raccolto dagli indiani Yuma nel deserto di Gila durante una tempesta di sabbia, cresce tra di loro (che lo chiamano Vento della Morte) e, dopo aver ascoltato le profezie della vecchia Wa-No-Tah, una strega che vive in una grotta insieme ai suoi coguari (tema ricorrente per G. L. Bonelli, autore dei testi della serie), torna tra i bianchi che imparano subito a rispettarlo, anche a causa dell'alone di mistero che circonda la sua nascita e la sua vita con gli indiani. La serie, nonostante sia durata per appena diciotto albi settimanali, si distingue per lo splendido e pulitissimo disegno di Mario Uggeri.

( 1953 ) Il cavaliere nero. Sotto questo titolo (per la verità, non molto giustificato nella vicenda n° dalla psicologia, n° dall'abbigliamento del personaggio) sono apparse le avventure di Frisco Smith, poliziotto di una compagnia ferroviaria del West. Vestito vagamente alla messicana, l'eroe di questo serial è un abile pistolero con una mentalit? decisamente indirizzata al più completo rispetto della legge così come essa è scritta. Si distingue dunque dai suoi colleghi giustizieri (tipo Tex, tanto per intenderci), ma nello stesso tempo il suo atteggiamento legalitario lo porta a essere più freddo e meno accattivante degli altri personaggi di quel periodo. A fargli da spalla durante le sue avventure, un giovane indiano chiamato Piccolo Corvo. I testi erano di G. L. Bonelli, i disegni della EsseGesse (Sinchetto, Guzzon e Sartoris, creatori di famosi personaggi come Il Grande Blek, Capitan Miki e, per la nostra Casa editrice, del Comandante Mark).

( 1953 ) Rio Kid. Rio Kid, meglio noto come "Il Cavaliere del Texas", fu il protagonista di una breve serie nata dalla collaborazione tra G. L. Bonelli, autore dei testi, e Roy D'Amy, soggettista e disegnatore. Tipico "raddrizzatorti", accompagnato dal ciclopico Whisky Bill (il cui soprannome la dice lunga sul suo amore per le bevande alcoliche), Rio Kid opera nelle aride regioni del Texas e nel Messico, vivendo movimentate avventure che (com'? tradizione per i personaggi di G. L. Bonelli) trascendono spesso il puro genere western per affrontare tematiche fantastiche.

( 1953 ) Za la Mort. Questa collana (che si avvaleva dei testi di G. L. Bonelli e dei disegni di Pietro Gamba) prese a prestito, un po' incongruamente, il titolo da una serie di film muti dell'anteguerra, che avevano per protagonista un "apache" parigino, una sorta di Fant?mas, interpretato dall'attore Emilio Ghione. Il protagonista della nostra storia è invece un vero apache, della tribù dei Broncos. Abilissimo nell'uso delle Colt, affiancato da Tom Jeffords, uno scout dell'esercito con il quale forma un affiatato duo, Za La Mort vive le sue straordinarie avventure nell'ultimo scorcio dell'Ottocento, negli anni tumultuosi che segnarono la fine delle guerre indiane, ergendosi a strenuo difensore della sua razza.

( 1956 ) El Kid. Ambientato nella regione frontaliera del Messico settentrionale, l'albo ha per protagonista un giovane piuttosto spericolato che si erge a difensore dei poveri e degli oppressi. Attraverso una lunga serie di avventure in cui, di volta in volta, avrà per antagonisti rurales messicani, guerrieri apaches e pistoleros, il nostro eroe usa le pistole e i pugni senza mai alterare l'espressione ironica e scanzonata che reca sul viso. Un personaggio decisamente dinamico, nato dalla inesauribile fantasia di G. L. Bonelli e le cui prime avventure, disegnate da un già abile Dino Battaglia, sono state ripresentate ai lettori prima sulle pagine della Collana Rodeo, poi su quelle di TuttoWest. In seguito, la serie fu disegnata anche da Renzo Calegari e da Gino D'Antonio, fino a raggiungere un totale di ventiquattro albi.

( 1956 ) Hondo. Hondo è stato un personaggio di grande successo, merito senza dubbio dei testi di G. L. Bonelli, ma anche delle capacità grafiche dell'allora esordiente Franco Bignotti, che riusc? a ben caratterizzare questo scout dai lunghi capelli e dalla giacca sfrangiata. I due autori tennero desto l'interesse dei lettori per ben 117 albi (nel classico formato a striscia), e anche in occasione della sua ristampa, nei numeri dal 9 al 20 di "Tutto West" (iniziata nel 1988 e conclusa nel gennaio 1989), l'intrepido Hondo ha ricevuto una affettuosa accoglienza, a dimostrazione della forza del personaggio, capace di resistere allo scorrere del tempo. Accompagnato dal fedele Natanis, una ben riuscita figura di Apache, Hondo assunse, nello svilupparsi delle sue avventure, il ruolo di moderatore tra gli indiani e i bianchi, ruolo che già caratterizzava uno dei personaggi più importanti creati da G. L. Bonelli: Tex. Il suo carattere deciso, il suo profondo senso di giustizia, fecero di Hondo uno dei personaggi più amati della fine degli anni Cinquanta e, anche se in Italia le sue avventure si interruppero nel 1958, in Francia l'eroe dai lunghi capelli continu? a vivere per diversi anni, a opera del disegnatore Barbato. Alcune di queste avventure d'Oltralpe sono state presentate ai lettori italiani nell'ormai esaurito volume numero 11 della storica collana Zenith Gigante (la stessa che oggi ospita Zagor).

( 1956 ) Terry. Questa divertente serie prende il via da uno spunto decisamente originale di G. L. Bonelli: due cowboy (il bel Terry e il forzuto Bronco Bill), in vacanza in Africa, vengono ingaggiati dal padre di un amico per difendere i lavori di costruzione di una nuova ferrovia, boicottati da ignoti. Lo scanzonato duo western, calato in una cornice inconsueta, d' vita a vicende ricche d'azione che sposano il western all'esotico. La realizzazione grafica era opera di Francesco Gamba, un illustratore di scuola tradizionale, dal segno immediato e accattivante che, in seguito, sarebbe diventato la colonna portante de Il Piccolo Ranger.

( 1957 ) Big Davy. Breve ma interessante collana che presentava le avventure di Davy Crockett, una delle figure mitiche della storia americana, sempre accompagnato dalla sua fedele carabina "Betsy". I testi erano di G. L. Bonelli, i disegni di un Renzo Calegari alle prime armi, ma già bravissimo nel rendere le atmosfere e le suggestioni di quel mondo epico. Una curiosità: la collana portava il titolo "Big Davy" in quanto, all'epoca, era già presente sul mercato una testata che recava al completo il nome del leggendario Crockett.

( 1957 ) Kociss. Il personaggio si basa sulla figura (storicamente esistita) del capo degli Apaches Chiricahua, Cochise. G. L. Bonelli, con la consueta abilità, ha costruito intorno al protagonista una serie di avvincenti avventure, liberandolo dalla sua patina realistica (come già aveva fatto con il Kit Carson di Tex) e permettendogli di vivere una sua vita fatta di azione e colpi di scena, sempre a difesa della propria gente contro le prepotenze dei bianchi e di ogni altro nemico. A realizzare i disegni della serie c'era un ottimo Emilio Uberti, che si ispirava graficamente al grande Burne Hogart, disegnatore di Tarzan. Sue anche le copertine degli albetti a striscia.

( 1957 ) Yado. Yado è il figlio di uno stregone dei Paiute che, per impedire al sakem della sua tribù di uccidere una donna bianca, la sposa e viene esiliato con lei. Educato dal padre e dotato di immensi poteri magici, il giovane Yado avrà come scopo la vendetta per il trattamento sub?to dai suoi genitori. Il protagonista è sempre accompagnato dal fedele Kerr, un coyote, e dallo stallone Hund, con i quali, grazie ai suoi poteri magici, parla come se fossero esseri umani. Scritta da G. L. Bonelli e realizzata graficamente da Francesco Gamba, la storia d' sfogo a quell'amore che Bonelli ha sempre avuto per il magico e l'esoterico, e che trasfer? poi, sporadicamente, anche in Tex.

( 1958 ) Un ragazzo nel Far West. Perduto lo zio, suo ultimo parente, per mano dei banditi di Lucky Bear, Tim Carter decide di arruolarsi nell'esercito in qualità di scout, trovando ben presto l'occasione per pareggiare i conti con gli assassini. Questo è l'avvio della lunga serie di avventure che hanno per protagonista "Un ragazzo nel Far West" e che rappresentano il debutto come sceneggiatore di Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli. Il personaggio di Tim si arricchisce, rispetto ai suoi predecessori più classici, di un certo tono scanzonato che diventer? poi una costante dei personaggi di Nolitta, da Zagor a Mister No. Inevitabile "spalla" (e, forse, vero protagonista) è Dusty Ryan, un soldato disordinato, infingardo, un po' vigliacco, amante delle bevute, strimpellatore di banjo e stonatissimo cantante. Nolitta, impegnato in altri progetti, passè il personaggio a G. L. Bonelli, che ne accentu? la componente d'azione. La lunga saga è interamente disegnata con capacità e precisione da Franco Bignotti, aiutato, nell'ultimo periodo, da Giovanni Ticci, che realizz? le matite di diversi episodi è ha avuto un finale nel 1975, a opera di Decio Canzio, in occasione della ristampa nella Collana Rodeo. L'episodio, in un clima di aumentata coscienza civile, vede l'allontanamento dei due compagni di tante avventure dall'esercito, del quale non condividono più certe posizioni.

( 1962 ) Capitan Tuono. Breve storia apparsa in appendice a "Un ragazzo nel Far West", scritta con la consueta professionalità da G. L. Bonelli e disegnata con precisione ed eleganza da Angelo Platania, un illustratore molto noto negli anni Quaranta. Il suo principale protagonista è il simpatico Capitan Tuono, assieme ai suoi due assistenti, il brillante Doppio Whisky e il negro Tom. Nella loro prima avventura, i nostri eroi (che risalgono il Mississippi con il loro battello, il Susannah) aiutano una coppia di giovani sposini a salvarsi da una banda di fuorilegge.

( 1963 ) Ringo. Breve storia (appena un albo), protagonista un pistolero solitario che opera ai margini della legge (margini che non supera mai, d'altronde). Chiamato dagli indiani "L'Uomo dalla Scure" o "L'Uomo che Cammina nella Notte", Jimmy Ringo è un personaggio di G. L. Bonelli che, graficamente, è stato realizzato dal sempre bravo Emilio Uberti.

( 1964 ) Lobo Kid. Durante la Guerra di Secessione, un gruppo di banditi travestiti da soldati nordisti assale la tenuta dei Clayton, uccidendone i proprietari. Si salva soltanto il giovane Larry, grazie all'aiuto del comanche Yagor, a cui aveva offerto temporanea ospitalit?. Cresciuto tra gli indiani, Larry torner? tra i bianchi per punire lo zio Fred, istigatore dell'eccidio. Incalzanti (come sempre) i testi di G. L. Bonelli, sorretti brillantemente dai personalissimi disegni di Loredano Ugolini. L'avventura, rimasta incompleta nella prima pubblicazione (in appendice alla nuova serie di Furio), venne completata da Glauco Verozzi in occasione della ristampa nella Collana Rodeo. Il forzato lieto fine imped' a Larry Clayton di diventare (come era nei programmi) un "desperado" chiamato... Lobo Kid!

( 1967 ) Judok e Rick Master ( Collana Rodeo ). La Collana Rodeo ha il grande merito (che potremmo definire "storico", almeno nell'ambito del fumetto italiano) di aver presentato alcuni dei migliori fumetti mai pubblicati nel nostro Paese. Oltre alla straordinaria Storia del West (della quale parliamo ampiamente più avanti), la serie degli albi comprendeva le ristampe di alcune cult stories (come Gordon Jim, Il Sergente York, Un ragazzo nel Far West) e una serie di proposte assolutamente inedite. Tra queste ricordiamo alcuni albi un po' anomali scritti da G. L. Bonelli. Innanzi tutto, il fantascientifico Judok, una sorta di "Tex dello spazio", ottimamente disegnata da Giovanni Ticci, e poi il bel poliziesco "Rick Master", protagonista un simpatico detective all'americana di fine Ottocento, realizzato (per i disegni) prima da Letteri e poi da Tarquinio.


Hanno detto di lui?


"... lo ricordo come un padre speciale, fisicamente molto bello, sempre vestito in maniera particolare, sportivissimo, che nuota egregiamente e che va in barca a vela. A casa poi usa il vogatore ed il punchingball, oltre a frequentare una palestra di pugilato, dalla quale lo vedo ogni tanto tornare con, sul viso, le tracce di qualche colpo andato a segno. Ho una immagine di lui, insomma, che mi sta benissimo, anche perchè non si intromette mai nei miei affari di ragazzino. Mi piace anche che, quando può, mi porti al cinema a vedere un buon western, mi regali un bel libro di avventure... E mi piace che sia uno scrittore di fumetti."
Sergio Bonelli

"Gian Luigi Bonelli è l'autore che meglio di ogni altro ha saputo riprendere la grande tradizione narrativa del feuilleton e del romanzo d'avventura ottocentesco, attualizzandola e adattandola al mezzo fumetto, ma mantenendo inalterate certe sue fondamentali peculiarit?: il senso del racconto ad ampio respiro - quasi una narrazione di tipo epico, l'attenta caratterizzazione dei personaggi e dei loro rapporti, la capacità di costruire solide trame, mai banali, intricate ma non confuse, in cui tutti fili si dipanano e tutti gli interrogativi si risolvono come in una dimostrazione matematica; la perizia nel gestire ritmi e "picchi" di suspense, di intervallare azione e parlato, di alternare momenti di tensione a momenti più leggeri; il gusto per il linguaggio, per le descrizioni di carattere letterario (le famose, lunghe didascalie di Tex), per il dialogo brillante; la sua attenzione all'uso corretto della grammatica e della sintassi. [...] forse, in assenza di una personalit? forte come quella di Gian Luigi Bonelli, i fumetti di avventura sarebbero regrediti - come è purtroppo accaduto al di l' dell'oceano a poco più di meri esercizi di virtuosismo grafico. Senza Gian Luigi Bonelli avremmo avuto molto meno stimoli per sognare."
Alfredo Castelli

"Lui ha inventato, per primo, il difensore delle minoranze, si è schierato dalla parte di un popolo, gli indiani, sino ad allora considerati come brutti e cattivi. Il suo essere anticonformista nella vita gli ha permesso di creare un personaggio come Tex di grande modernit?. Bonelli è certamente da paragonare ai grandi della letteratura italiana. L'unica consolazione che ci resta è l'eco della sua presenza nel suo più famoso personaggio, Tex, che continua a vivere."
Claudio Villa



Bonelli e io. Passeggiando lungo il Naviglio.

[ di Decio Canzio. Tratto dal Tex Gigante n° 485 I cavalieri del Wyoming ]


Nei suoi cinquantatre anni di vita, più di qualsiasi altro fumetto seriale, Tex ha oscurato tutti coloro che si sono adoperati per realizzarlo. Ogni lettore ha avuto un suo rapporto ?privato? con il personaggio. Chi ci fosse dietro l'immagine dell'Eroe lo ha interessato poco o punto. Cosè, soggettisti, sceneggiatori, disegnatori, redattori, tutti sono rimasti un po' dietro le quinte, in una forma di anonimato. E questa sorte è toccata, in parte, anche a GianLuigi Bonelli, l'autore che nella primavera del 1948 cre? il personaggio e incominciò a scriverne le sceneggiature, affidandole poi a quel grande disegnatore che rispondeva al nome di Aurelio Galoppini. Ecco perchè i milioni di lettori di Tex, delle passate e presenti generazioni, hanno probabilmente un idea generica e non ben definita di chi fosse lo scrittore di tutte quelle affascinanti avventure, ignorando la formidabile personalit? che si celava all'ombra di Aquila della Notte.
Un uomo, per la verità, non molto dissimile dal suo protagonista. Un uomo che, nella quotidianit? di tutti i giorni ( la nostra stessa quotidianit?, per intenderci ) riusciva a esprimere la sua ricchezza esistenziale, fatta di gesti, di parole, di comportamenti. Monelli possedeva un forte senso di individualit? e quell'immediata percezione dei valori che è frutto di una cultura nata da un età giovanile vissuta con asprezza.
Il ricordo che ho di lui è soprattutto legato alla sua gioia di vivere, che comunicava a tutte le persone con cui entrava in contatto, anche occasionalmente. L'argomento principale delle nostre conversazioni, naturalmente rimaneva Tex. Bonelli dimostrava una sbalorditiva padronanza dell'argomento, sicuro delle sue scelte, tematiche e linguistiche, trasmettendomi un entusiasmo creativo che, a volte, mi lasciava un po' stordito. Parlava del modo di scrivere fumetti senza vanteria, quasi con distacco: come un fatto tanto indiscutibile da escludere ogni sentimento di modestia al riguardo. E infervorandosi nel parlare, nello spiegare, anche nel polemizzare, sprizzava tanta energia quanta ne avrebbe mostrata il nostro Ranger se lo avessi incontrato per caso su qualche altopiano dell'Arizona. Era sicuro di sè, Bonelli, sempre sinceramente convinto delle proprie argomentazioni e pareva davvero nutrire pochi dubbi sulle scelte narrative riservate ai lettori dell'avventura di Tex del momento.
Io lo ascoltavo e pensavo che a questa felicit? d'inventiva si sarebbero poi aggiunti, nelle sceneggiature, dialoghi freschi e spontanei di straordinaria robustezza, e una forte ( innovativa ) incisivit? nel linguaggio, certamente di tale efficacia da diventare archetipi narrativi per chiunque, allora, avesse voluto scrivere fumetti. Che vocabolario intrigante ci offre la lettura di Tex! E quali superbe invettive! Alcune di queste sono così vivaci, così pittoresche che non mancano di sedurre il lettore, il quale finir? poi per accoglierle nel suo stesso linguaggio. Bonelli ha anche contribuito ad approfondire il nostro senso di umanit? scoprendo tipi e caratteri di un West che è una sua esclusiva creazione. In cui i prepotenti le buscano sempre e i buoni la spuntano sempre. E non importa che la realtà storica sia stata diversa: Tex non è un testo per le scuole, è la Grande Avventura, con il protagonista eroico, grandioso, che non decade mai dalla sua perfezione statuaria. Tuttavia in questo mondo di fantasia ?galoppante? avvertiamo un impareggiabile sapore di realtà umana, in tutti i suoi aspetti. E un mondo in cui non si trovano mai descritti sentimenti e azioni dei quali non ci sentiremo noi stessi capaci. Perchè l'Autore eccelle nel penetrare e nell'approfondire la natura dei suoi personaggi, accettandola tal quale nella sua misura di buono e di cattivo. Particolarmente gustoso il ritratto dei malvagi i quali abbaiano, gracchiano, vomitano fuori le loro girandole di frasi che illuminano una umanit? ripugnante, la stessa combattuta da Tex con serenit? illuministica.
Era inebriante stare vicino a un Maestro, conversare con lui lungo le sponde del naviglio milanese, parlare con scioltezza di Tex e dei suoi pards seduti al tavolo di una trattoria fuori porta. La voce di Bonelli era roca ma penetrante e di timbro seducente, la sua stretta di mano talmente vigorosa da farsi temere. Circondato dall'amore dei figli e dall'affetto degli amici, con sapiente distrazione faceva cadere qua e l' le sue ironiche provocazioni e i suoi paradossi sempre collocati con disinvoltura nelle pieghe delle nostre lunghe e briose chiacchierate. Mi mancher?, mancher? a tutti, il caro, indimenticabile GianLuigi Bonelli. Lui ha tracciato una pista, sta a noi seguirla.


Credits: TexWillerForum, SBE, UBCfumetti.

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  • 1 anno dopo...
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Tuona, furoreggia, tempesta, tirannizza, tormenta, scalpita, ma mai temporeggia ne tergiversa. E' un uragano, un ciclone, un tifone, ma naviga sulla piccola distanza col suo 12 metri tra i littorali francesi e italiani e gigioneggia nei bar milanesi. Si arrampica sulle tende, cammina sul soffitto, danza intrno al suo interlocutore. E' davanti, dietro, in alto, in basso, ovunque. Si moltiplica e demoltiplica, si fraziona, si divide, ma non si sottrae a niente.
E ancora, del fascino, dell'eleganza, della scioltezza, uno slancio giovanile nella curvatura, della nobilt?, ma solido come un contadino emiliano. Bacia la mano delle signore, non si tira indietro con i suoi complimenti fioriti, ornati di festoni ricamati e di ghirlande multicolori.
Ma ecco che all'improvviso il suo linguaggio assume delle linee dritte, interrotte, dei rimproveri accorciati, per fustigare il disegnatore che ha appena sbagliato una copertina, il ministro sopettato di prevaricazione o l' "intervistatore" che l'ha sottratto alla sua meditazione ( in realtà stava provando una colt 45 dall'alto della terrazza del suo appartamento milanese ). Un linguaggio pittoresco e demenziale, barocco, incredibilmente spiritoso e strampalato, che rimpiangiamo di non ritrovare nei suoi scritti.
Personaggio dal grande fascino, dalle forti tinte, bene, eccoci in presenza del celeberrimo Giovanni Luigi Bonelli, piuttosto "Il Bonelli" come si dice in Italia di un attricetta o di una diva internazionale. Il Bonelli padre del non meno celebre Tex Willer.
Innanzitutto, conosce il motivo della nostra visita, ma per meglio accattivarsi l'interlocutore, l'apostrofa con una battuta inattesa, destinata a disorientarlo.

- "Prestatemi 300 milioni per il mio film!" sul tono del Riccardo III che offre il suo regno per un cavallo.

Ma questa facciata teatrale, edificata per illustrare tutto un modo di esistere e di pensare, preponderanza della forma sul fondo, reazione e comportamento epidermici, la pelle recettore dell'intelletto, nasconde un accanito lavoro, un proverbiale perfezionismo, una pazienza da benedettino. L'abbiamo visto, per esempio, la riga e un orologio tra le mani, riflettere davanti ad una mappa del Nuovo Messico, allo scopo di poter scrivere questa semplice frase. "tre ore più tardi...". Ma prima gli era occorso misurare... [ CONTINUA ]

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credo che il nome sia sbagliato:? gian luigi willer, non bonelli.... mi riferisco alla sensazione che comunica l'articolo su di lui..... un uomo che sapeva sparare, non solo con le nuvolette....

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  • 3 settimane dopo...
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[ SECONDA PARTE ]

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Ma prima gli era occorso misurare la distanza, valutare la natura del terreno, le condizioni climatiche e atmosferiche, gli ostacoli naturali, la freschezza della cavalcatura, la posta in gioco, il potere di combattività dell'eroe.

Al suo racconto, vasto mantello d'Arlecchino dallle mille stoffe, del quale ha tessuto la trama, cucito i pezzi, applicato le tasche e le maniche, non manca mai un bottone; e mai due pezzi di stoffa di questo vestito sono dello stesso colore. I lettori di Tex Willer sanno bene che due episodi o due dialoghi, identici all'apparenza, non sono ripetizioni.

Bonelli è il solo autore di fumetti che abbia torace, dunque del respiro: episodi di 200, 400, anche 700 tavole! Un record che nessuno tenta di battere, oggi che la moda è portata sui racconti brevi, ellittici, per i quali molto spesso occorre al lettore un'attitudine alla comprensione fuori dal comune.

Ecco perchè, qualunque sia la complessit? di un racconto di Bonelli, ne seguiamo i minimi sviluppi con facilit?, tanto evidente è la chiarezza che se ne sprigiona.

Da quel giorno del settembre 1948, quando apparve Tex Willer, Bonelli ha, come dice, "manifestato il più grande rispetto peril suo lettore".

Diventiamo l'avvocato del diavolo.

Perchè questo successo duraturo mai smentito? Successo difficilmente spiegabile. Si dice volentieri che Tex Willer è un fumetto del passato: lunga esposizione dei fatti, nuovi sviluppi e prolungamenti interminabili, dialoghi ridondanti, immagini pleonastiche e convenzionali. Che contrasto con la tendenza attuale: ellisse, litote, pudore, che non esclude ne il lirismo ne la poesia. Una composizione dotta e compiuta che fa fuoriuscire il disegno dai limiti della cornice della pagina. Non potete negarlo, i nuovi autori hanno introdotto una dimensione supplementare nel fumetto odierno.

Andiamo! ruggisce Bonelli. Tutto questo è artificio, artificio che maschera l'insufficienza, la povert? e spesso l'impotenza, e volge quasi sempre al puro esercizio di stile. Quanto a parlare della novità... Sapete che ci sono stati dei tentativi di questo tipo negli Stati Uniti e in Italia negli anni trenta. Hanno avuto tutti vita breve. Spero che il nuovo stile si imponga un giorno, ma voi non mi coinvolgerete nella diatriba tra gli antichi e i moderni. Suppongo che i lettori apprezzino in Tex il fatto che si racconti loro una vera storia e mi piace che il disegnatore ne dia un'illustrazione chiara, limpida e precisa.

Noi pensiamo che avete portato l'indiano e il western fuori dalla loro riserva hollywoodiana creando un personaggio che tagli con la tradizione e si scosta definitivamente dall'eroe insipido e convenzionale: il ragazzo puro con una condotta irreprensibile, difensore delle leggi, virt?, regolamenti di una società, ovvero di una civilt? americana dalle tendenze universalistiche e dominatrice. Nel 1948, Tex era forse un contestatore, no ?

Certo! Sin dall'inizio si è potuto leggere un episodio dove Willer dichiara guerra agli Stati Uniti. Questo faceva sorridere. Ma nella sua qualità di capo supremo dei navajos, Tex aveva il diritto, posto com'era davanti ad un fatto compiuto, l'attraversamento illegale delle frontiere e l'invasione della riserva apache, di considerarsi in stato di guerra. Willer in questo caso andava al di l' della contestazione triviale, che consiste nel rivendicare per se stessi.

Sergio Leone ci ha dichiarato, parlando di lei, che eravate, prima di tutti gli altri, il vero creatore degli "Spaghetti Western"...

Lo sguardo già cupo di Bonelli diventa nero:

Voi credete? ...

Inventore dello "spaghetti western", forse! In ogni caso, creatore di un western inimitabile, il "Bonelli Western". Ne riparleremo ancora, più di una volta.

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  • 2 mesi dopo...
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Gian Luigi Bonelli, il padre di Tex Willer, è morto ieri in una clinica di Alessandria: aveva appena compiuto 92 anni.
Un narratore prestato ai fumetti Dalle poesie sul ?Corrierino? agli inizi su ?Rin-Tin-Tin°



Articlo di Antonio Salvatore Sassu per La Nuova Sardegna è 13 gennaio 2001




Gian Luigi Bonelli, padre di Tex Willer, è morto ieri in una clinica di Alessandria. Aveva compiuto 92 anni il 22 dicembre scorso. Bonelli è stato un narratore, forse il più grande scrittore di narrativa popolare del Novecento italiano, prestato a tempo indeterminato ai fumetti più per necessit? che per volont? propria. Nel corso di una intervista, infatti, ha dichiarato che: ?La letteratura non paga, non può pagare... non c'è una tradizione di narrativa d'evasione, come nei Paesi anglosassoni in cui lo scrittore scrive perchè sa che c'è della gente che vuol leggere gialli o avventure o storie d'amore, e non per mettere il suo nome su un libro?. G. L. Bonelli nasce il 22 dicembre 1908 a Milano, cinque giorni prima del ?Corriere dei Piccoli?, il mitico giornalino a fumetti che segner? il suo esordio nel mondo editoriale pubblicando, alla fine degli anni Venti, le sue prime poesie. Contemporaneamente scrive articoli per il ?Giornale Illustrato dei Viaggià, dell'editore Sonzogno che pubblica anche i suoi romanzi di avventura: ?Il Crociato Nero?, ?I Fratelli del Silenzio? e ?Le Tigri dell'Atlantico?. Gian Luigi Bonelli entra nel mondo del fumetto assumendo la direzione di una serie di testate dell'editore Lotario Vecchi di Milano e scrivendo soggetti e sceneggiature per ?Rin-Tin-Tin°, dove esordisce nel 1937 con ?TB4° disegnata da Carlo Cossio, ?Primarosa?, ?L'Audace? e ?Jumbo?. Le sue storie sono realizzate da disegnatori e illustratori del calibro di Rino Albertarelli e Walter Molino. In questo periodo collabora attivamente anche col settimanale ?Il Vittorioso?. Particolare importanza riveste ?L'Audace?, settimanale per ragazzi dove, nel 1935, arriva una pattuglia di autori italiani di fumetti, fra cui G. L. Bonelli, che creeranno una serie di personaggi indimenticabili tra cui Dick Fulmine, Il Dottor Faust, Sigfrido, Virus il mago della foresta morta, e Furio. La vita de ?L'Audace? è travagliata e la testata, dopo una serie di cambi di proprietà, viene rilevata nel 1941 da G. L. Bonelli che, usando il nome della rivista, fonda anche una casa editrice. La stessa che a distanza di sessanta anni continua ancora col nome di Sergio Bonelli Editore. Al timone dell'Audace troviamo la moglie Tea e il figlio Sergio, che col nome di Guido Nolitta inventer? personaggi di successo come Zagor e Mister No. Anche se la rivista chieder? i battenti nel 1944, la famiglia Bonelli ha iniziato la sua avventura editoriale e, dopo un periodo di rodaggio e di incertezze, la piccola impresa artigiana diventer? la più importante casa editrice di fumetti d'Europa. La svolta inizia ad arrivare il 30 settembre 1948 quando esce ?Il Totem misterioso?, la prima avventura di Tex Willer, un nuovo personaggio di Gian Luigi Bonelli disegnato da Galep (Aurelio Galleppini). Le avventure del più famoso ranger dei fumetti, il personaggio più longevo dopo Topolino, pur realizzate da valenti disegnatori, devono gran parte del loro successo mondiale proprio alla penna di G. L., alle sue invenzioni, alla sua capacità di catapultare il lettore dentro la storia, con ruoli e tipologie dei personaggi immediatamente riconoscibili e scritti con una tecnica narrativa che arrivava subito al nocciolo della questione senza aggiungere troppi fronzoli. L'ultima storia di Tex scritta da G. L. Bonelli è il n. 364 della collana, intitolato ?Il medaglione spagnolo?, disegni di Guglielmo Letteri. In mezzo ci sono tanti personaggi, tanti protagonisti, tanti eroi buoni e cattivi, nati da una fantasia sfrenata e sempre piacevolmente avventurosa. Cosè tanti che citiamo solo quello che rappresenta ?il padre di tutti i cattivi?: Mefisto, il ?titano? della magia nera, irriducibilmente nemico di Tex e dei suoi pard. ?Ti puoi fidare di Tex?, recita il manifesto elettorale del mitico ranger. Del resto sono 48 i celebri personaggi del fumetto italiano che hanno un manifesto elettorale e oggi si giocano la preferenza e un posto in graduatoria tra i più amati dai lettori. Oggi si vota, in 400 negozi specializzati di tutta Italia, il personaggio che si vorrebbe eleggere come capo del governo. Tex conta sul suo passato, sull'amore che regge di generazione in generazione, perchè il suo slogan, semplice e diretto, che tanto gli assomiglia, oggi è un po' fuori moda. Eroi più giovani hanno un manifesto più affascinante. Uno per tutti: ?Contro i fantasmi del passato votate Dylan Dog?, e poi ci sono Martin Myst?re, Nathan Never, Corto Maltese e il Grande Blek, che si aggiungono a Diabolik delle sorelle Giussani o alla Valentina di Crepax. Senza dimenticare Rat-Man che tre mesi fa ha vinto le ?primarie? di Lucca. Contro Nathan che lotta contro i tecnodroidi in nome di una difesa della natura e frequenta posti desertici e incontaminati di questo sempre più piccolo mondo, contro Dylan e i mostri partoriti dal suo subconscio, contro Dampyr mezzo vampiro pentito che caccia i vampiri, che posto ha ancora Tex? E ancora amato questo ranger povero e randagio, che vive di fagioli e caff? nero e al saloon ordina bistecca e patate, è amico di indiani come i Navajos, lotta contro tutti i soprusi e, per di più, è rimasto legato alla moglie, morta lasciandolo solo con un figlio?

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  • 1 anno dopo...
  • 10 anni dopo...

Scopro oggi, passando per caso dal sito della Bonelli per scaricarmi il preview, che alcuni giorni fa è stato il ventesimo anniversario della morte di GL Bonelli.  Imperdonabile non averlo ricordato nel forum (e sì, mi ci metto anch'io...). E fa impressione pensare che sono già passati vent'anni...

 

Il sito Bonelli ha pubblicato due interventi, il primo del figlio minore Giorgio, qui:

https://www.sergiobonelli.it/news/2021/01/12/gallery/vent-anni-senza-g-l-bonelli-1009107/

 

E il secondo di Gianni Bono, in cui ricorda il loro primo incontro. Contiene anche il trailer del libro che ha scritto su GLB (l'ho ordinato ma devo ancora andare a ritirarlo)

https://www.sergiobonelli.it/news/2020/12/16/gallery/gianluigi-bonelli-e-tex-1009029/

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<span style="color:red;">52 minuti fa</span>, Diablero dice:

E fa impressione pensare che sono già passati vent'anni...

Vero... impressione e anche un pò di malinconia.

 

<span style="color:red;">53 minuti fa</span>, Diablero dice:

Contiene anche il trailer del libro che ha scritto su GLB (l'ho ordinato ma devo ancora andare a ritirarlo)

Anch'io: devo passare da Alessandro Distribuzioni appena ne avrò la possibilità.

Grazie della dritta.

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Io il libro di Bono l'ho letto. Lo consiglio a tutti. GLB inarrivabile, Maestro di tutti noi. Mi chiedo seriamente se in Bonelli non si decidano a ristampare TUTTO quello che quest'uomo ha scritto. E mi riferisco soprattutto alla produzione anni '30 e '40 

 

P.s. Nel libro di Bono c'è pure la riproposizione di alcune chicche di GLB, tra le tante... Principe Pulcino! Straordinario! 

Modificato da Ulzana
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  • 4 mesi dopo...
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