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TWF - Tex Willer Forum

[710/711] L'assedio di Mezcali


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Scusa Carlo, devo aver proprio frainteso allora. Il  manierismo fu imposto da Sergio che chiese a Nizzi di fare un Tex fotocopia di quello del padre perché i lettori non avessero a patire quel che più si temeva in redazione: il ritiro di G.L. Bonelli.  Non un suo difetto ma una cosa imposta e per me fu un bene. Su Tex era la ricetta Bonelli che funzionava. E funzionerebbe ancora a meraviglia se oggi anche solo una spruzzata di quel manierismo si trovasse negli albi che andiamo a comprare in edicola. E invece ci tocca leggere gli arretrati.

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Ymalpas, continuiamo a non capirci. Il manierismo nella sua accezione negativa consiste nell'imitazione e ripetizione dello stile altrui come i manieristi del 600 che prendevano a modello Michelangelo ed altri. Questo manierismo, questo ripetere stilemi di altri autori o comunque classici in quanto tali non è positivo. Nel caso di Nizzi è stato castrante per la sua creatività costringerlo ad abbandonare il suo modo naturale di scrivere per imitare quello di un altro ed i risultati si sono visti alla fine. Si può essere rispettosi di un personaggio, del suo mondo, del suo modo di agire e di parlare senza per questo imitare pedissequamente G.L. Bonelli e gli autori di oggi lo dimostrano molto bene a mio parere.

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A differenza di quanto successe con i disegni (in cui quasi nessuno si rifece smaccatamente a Galep)

lo stile di scrittura di Bonelli era l'unico tratto che aveva accompagnato Tex dalle sue origini.

Nolitta poteva creare belle storie, ma il tono sarebbe stato sempre troppo diverso dalla versione classica.

Per me fu una decisione corretta far scrivere Nizzi "alla Bonelli", il suo unico problema anche all'inizio

è che riprendeva da dove l'altro aveva interrotto, e quindi in una fase di declino.

Riuscì a rallentarlo, ma alla fine subentrò anche il proprio, che portò a un periodo abbastanza cupo.

Ma non sono troppo sicuro che un Tex "alla Nizzi" ci sarebbe piaciuto.

E forse non lo abbiamo mai visto.

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Una storia bella classica ed emozionante. Ho letto Dylan dog 400 metafumetto non male ma recchioni ha dovuto infilare nel piatto mille ingredienti per prendere una stella, con tex e la magia del West basta poca creatività per appagare la lettura e affezionarsi ai personaggi. Una Alamo con un finale meno catastrofico; una domanda di fondo: come ci comporteremmo in una situazione del genere? da vigliacchi o da eroi? Io son sicuro che mi nascondevo sotto la paglia NIZZI 8 FILIPPUCCI 7,5.

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<span style="color:red;">3 ore fa</span>, Carlo Monni dice:

Nel caso di Nizzi è stato castrante per la sua creatività costringerlo ad abbandonare il suo modo naturale di scrivere per imitare quello di un altro ed i risultati si sono visti alla fine

 

I risultati si sono visti? Quando? Dopo che per dieci e più anni ha tirato la carretta praticamente da solo? Il calo di Nizzi è dovuto a una crisi creativa che poco ha a che fare con questa sua presunta "castrazione". Io stesso ho detto più volte che avrei voluto più "Fuga da Anderville", intendendo più storie personali. Ma se Nizzi non le ha scritte non è stato solo per un'imposizione esterna, ma anche per la sua intima convinzione che Tex si scriveva a quel mondo, che la formula del vecchio Bonelli era quella vincente. Lo ribadisce anche oggi, prendendo le distanze dagli autori moderni...

 

<span style="color:red;">3 ore fa</span>, Carlo Monni dice:

Si può essere rispettosi di un personaggio, del suo mondo, del suo modo di agire e di parlare senza per questo imitare pedissequamente G.L. Bonelli e gli autori di oggi lo dimostrano molto bene a mio parere.

 

D'accordo, ma chi è venuto dopo GLB è stato Nizzi, non altri. Lui aveva vincoli dall'esterno oltre che, come detto sopra, una ferrea convinzione che Tex andasse scritto in quella maniera. Boselli e gli altri sono venuti dopo, quando già il pubblico era abituato a non vedere più la scritta in terza di copertina "text by Glb".

 

<span style="color:red;">2 ore fa</span>, Dix Leroy dice:

Riuscì a rallentarlo, ma alla fine subentrò anche il proprio, che portò a un periodo abbastanza cupo.

 

Ma più di dieci anni dopo, però.

 

<span style="color:red;">2 ore fa</span>, Dix Leroy dice:

Ma non sono troppo sicuro che un Tex "alla Nizzi" ci sarebbe piaciuto.

 

Lo abbiamo visto, e ci è piaciuto, nei suoi capolavori. Con La Congiura Nizzi si è divertito un mondo, La Leggenda della vecchia missione è puro GLB ma anche purissimo Nizzi, Fuga da Anderville è poesia ecslusivamente nizziana...

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Riletti il primo e il secondo albo, do un ulteriore giudizio. Avvio un po' macchinoso, ma storia in crescendo e con diversi colpi di scena. Quasi (quasi, eh!) come in Twin Peaks nessuno è come appare. E per fare un'altra citazione (Totò) specola morte è una livella. Gli Yaqui sono una quantità, non una qualità. Spaventano perché nella storia sono un elemento accessorio, ma è curioso che con un pericolo incombente in alcuni la faccia invece da padrone la cupidigia per quel sacchetto di pepite che in realtà è poco più di un pugno di dollari. I due pard: Tex appare come mai prima un po' bolso, vista la data di uscita del secondo numero deve forse smaltire ancora pranzi e cene delle feste (battuta, consentitemela), ma anche presuntuosetto. Carson invece si rivela individualista e decisionalista come poche altre volte; vuol fare e fa di testa sua e alla fine si rivela come il vero attore protagonista della vicenda. In conclusione, una storia insolita e inattesa. Migliore della precedente, molto più scontata.

  • +1 1
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19 ore fa, Leo dice:

Lo abbiamo visto, e ci è piaciuto, nei suoi capolavori. Con La Congiura Nizzi si è divertito un mondo, La Leggenda della vecchia missione è puro GLB ma anche purissimo Nizzi, Fuga da Anderville è poesia ecslusivamente nizziana...

 

Mi posso fidare della tua opinione, ma Nizzi per me è più Larry Yuma o Nick Raider, ma può essere che non avendo letto

altro mi sia fatto una idea sbagliata. La leggenda della vecchia missione è per me uno degli esempi di storia "bella" e non

copiata dallo stile di questo o quest'altro. Non la leggo da una vita, ma mi ricordo di averne consumato gli albi spaparanzato sulla sdraio,

perché me li portai dietro in quella che è stata la mia ultima villeggiatura al mare.

Modificato da Dix Leroy
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Appena letta. Buona storia, buon Nizzi. Soggetto trito, ok. Ma a distanza di 30 anni ci sta un assedio sullo stile de i diavoli rossi. Tanto più che il risultato mi pare superiore, aiutato anche da un Filippucci migliore del povero Galep in dirittura di arrivo. Tanti personaggi a due facce, tante sorprese. Il finale decisamente inaspettato. Molti morti, Carson eroe della giornata in gran spolvero, Tex straordinario a fare il possibile con gli indiani che entravano da tutte le parti ma molto vicino alla morte. Insomma un bel ritorno di Nizzi. Non un capolavoro ma una storia che si inserisce tra quelle di media fascia dello sceneggiatore di Fiumalbo che già non è poco. Piuttosto soddisfatto, direi.

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1 ora fa, Dix Leroy dice:

La leggenda della vecchia missione è per me uno degli esempi di storia "bella" e non

copiata dallo stile di questo o quest'altro. Non la leggo da una vita, ma mi ricordo di averne consumato gli albi spaparanzato sulla sdraio,

perché me li portai dietro in quella che è stata la mia ultima villeggiatura al mare.

 

Come ho raccontato più volte, La leggenda della vecchia missione fu la mia prima storia... estate '88, io mi aspettavo Akim ma mia madre dall'edicola mi porta 'sto coso. Imbronciato, dico a mia madre che può riportarlo indietro. Ma mio padre mi dice che Tex è meglio di Akim... In fin dei conti, se sono diventato texiano lo devo proprio a questa storia, che mi ammaliò. E' una storia molto glbonelliana (si ricordi Santa Cruz) ma è puro Nizzi, è un Nizzi che diverte e si diverte, e conquista...

 

42 minuti fa, valerio dice:

Appena letta. Buona storia, buon Nizzi. Soggetto trito, ok. Ma a distanza di 30 anni ci sta un assedio sullo stile de i diavoli rossi. Tanto più che il risultato mi pare superiore, aiutato anche da un Filippucci migliore del povero Galep in dirittura di arrivo. Tanti personaggi a due facce, tante sorprese. Il finale decisamente inaspettato. Molti morti, Carson eroe della giornata in gran spolvero, Tex straordinario a fare il possibile con gli indiani che entravano da tutte le parti ma molto vicino alla morte. Insomma un bel ritorno di Nizzi. Non un capolavoro ma una storia che si inserisce tra quelle di media fascia dello sceneggiatore di Fiumalbo che già non è poco. Piuttosto soddisfatto, direi.

 

Non è una storia anonima. E' vero che lascia moderatamente soddisfatti. 

Modificato da Leo
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Storia carina, soggetto già sfruttato ma ripreso con qualche nuova idea che lo rende appetibile. Nizzi introduce un bel po' di personaggi con le loro storie private, sembra quasi un soggetto di Boselli. Ho apprezzato il fatto che gestisce Carson in modo diverso, quasi da pari di Tex e non come ci aveva abituato a vederlo trattare da spalla comica e tontolone a cui Tex tutto doveva spiegare.

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Letta anche la seconda parte e complessivamente non si va oltre la risicata sufficienza.
Il soggetto non è certo originale e tutto gira intorno all'assedio degli indiani: si cerca di compensare con qualche colpo di scena dato dal volta faccia di alcuni personaggi.
Però il padre che impazzisce e uccide per rubare l'oro ed assicurare un futuro alla figlia (al tempo stesso la abbandona subito dopo che ha perso madre e fratello) secondo me è inverosimile.
Anche i disegni non sono brutti ma su Tex c'è molto di meglio.
Voto 6

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On 9/1/2020 at 00:14, Leo dice:

 risultati si sono visti? Quando? Dopo che per dieci e più anni ha tirato la carretta praticamente da solo? Il calo di Nizzi è dovuto a una crisi creativa che poco ha a che fare con questa sua presunta "castrazione

 

E invece c'entra eccome. La crisi creativa nasce da una serie di fattori ben illustrati dallo stesso Nizzi nel libro intervista di Guarino e tra questi c'era anche la frustrazione per essere stato costretto per tanto tempo non solo a nascondere la sua identità ma a, per così dire, a fingere di essere un altro. Ha giocato un ruolo anche l'essere stato costretto ad abbandonare la sua creatura Nick Raider lasciandolo, sempre parole sue, in mezzo al guado di un'evoluzione rimasta incompiuta.

 

On 9/1/2020 at 00:14, Leo dice:

a se Nizzi non le ha scritte non è stato solo per un'imposizione esterna, ma anche per la sua intima convinzione che Tex si scriveva a quel mondo, che la formula del vecchio Bonelli era quella vincente. Lo ribadisce anche oggi, prendendo le distanze dagli autori moderni...

 

Il fatto che si sia autoconvinto di questo non significa che sia vero.

Per quanto mi riguarda, quando arrivò Nolitta (ed io capii subito che era lui) klo salutai con gioia proprio perché offriva un approccio differente. Di GLB ce n'era uno solo e non mi interessava un suo aspirante clone.

Questo è quello che intendo quando parlo di manierismo.

Qualche esempio: la sequenza iniziale de "Gli strangolatori",, che pure è una gran bella storia, è ripresa pari pari dall'inizio di "Terrore sulla savana", compreso il ritrovamento dell'unico superstite morente della spedizione che stringe qualcosa in pugno. Idem per l'inizio del Texone "Il segno del serpente". Nella storia "L'uomo serpente" , le apparizioni del suddetto individuo ricalcano quelle dell'alieno in "la valle della luna". Non sono semplici omaggi ma veri e propri ricalchi.

Questo è il manierismo nella sua accezione più negativa:il rifare il lavoro altrui a discapito di se stessi, come i manieristi del 500 che invece di guardare un paesaggio reale guardavano a come quel paesaggio era stato riprodotto dai grandi maestri del passato.

 

On 9/1/2020 at 00:14, Leo dice:
On 8/1/2020 at 22:09, Dix Leroy dice:

Ma non sono troppo sicuro che un Tex "alla Nizzi" ci sarebbe piaciuto.

 

Lo abbiamo visto, e ci è piaciuto, nei suoi capolavori. Con La Congiura Nizzi si è divertito un mondo, La Leggenda della vecchia missione è puro GLB ma anche purissimo Nizzi, Fuga da Anderville è poesia ecslusivamente nizziana...

 

Io so che a me le sue storie che sono piaciute di più sono proprio quelle in cui si distacca dall'ingombrante modello e scrive secondo il suo stile ed oltre a quelle citate da Leo ci metto "Il ragazzo selvaggio"

 

 

 

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<span style="color:red;">3 ore fa</span>, Carlo Monni dice:

Io so che a me le sue storie che sono piaciute di più sono proprio quelle in cui si distacca dall'ingombrante modello e scrive secondo il suo stile ed oltre a quelle citate da Leo ci metto "Il ragazzo selvaggio"

Io invece ho avuto l'impressione che il Tex che voleva Nizzi era "l'ispettore Willer" un emulo di Derrick o di Colombo che si lavorava gli

indagati minuziosamente, ma che poi risolveva i casi per colpo di cu...

E continuava a riassumere i fatti al suo collega (sempre quello), un po' avanti con gli anni e parecchio distratto.

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<span style="color:red;">6 ore fa</span>, Carlo Monni dice:

 

E invece c'entra eccome. La crisi creativa nasce da una serie di fattori ben illustrati dallo stesso Nizzi nel libro intervista di Guarino e tra questi c'era anche la frustrazione per essere stato costretto per tanto tempo non solo a nascondere la sua identità ma a, per così dire, a fingere di essere un altro. Ha giocato un ruolo anche l'essere stato costretto ad abbandonare la sua creatura Nick Raider lasciandolo, sempre parole sue, in mezzo al guado di un'evoluzione rimasta incompiuta.

 

La sua crisi è arrivata in un momento in cui ormai la sua firma era ben nota. C'è un che di auto-assolutorio nella versione data in quell'intervista, secondo me. Cosa diversa invece l'abbandono forzato di Nick Raider, che vedo già come causa più plausibile.

 

<span style="color:red;">6 ore fa</span>, Carlo Monni dice:

Questo è il manierismo nella sua accezione più negativa:il rifare il lavoro altrui a discapito di se stessi, come i manieristi del 500 che invece di guardare un paesaggio reale guardavano a come quel paesaggio era stato riprodotto dai grandi maestri del passato.

 

È possibile che abbia attinto da Glb in alcune sequenze, ma in storie in fin dei conti autonome e con una loro "personalita" (le due storie che hai citato, Gli Strangolatori e L'Uomo Serpente, sono tra le più belle di Nizzi). In definitiva, io non ci vedo nulla di negativo, sicuramente non ci vedo niente che vada a discapito dell'autore, che anzi in tal caso ha confezionato due belle, robuste, storie texiane nel solco della tradizione glbonelliana.

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Sono soddisfatto di questo ritorno di Nizzi sulla serie regolare. Non è una storia memorabile ma non trovo i difetti dell'ultimo Nizzi sottotono. Mi sembra che si sia liberato da certe costrizioni che rendevano farraginosa la trama. Qui non c'è gran originalità ma lo stesso si potrebbe dire di tante cose di GLB che non per questo risultavano meno attraenti. Bene anche Filippucci. 

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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Red Arrow dice:

Qui non c'è gran originalità ma lo stesso si potrebbe dire di tante cose di GLB.

 

Lo stesso si può dire di qualsiasi cosa, invero.

 

Ecco, non è una cosa con la quale rispondo a Red Arrow, ma una considerazione generale: devo ammettere che mi fa sorridere quando vedo stroncare o esaltare qualcosa in base alla presenza o assenza di una presunta originalità, quando l'ultima cosa a non puzzare di muffa nell'esatto momento in cui è stata scritta era l'Odissea.

Trovo non troppo sensato, ad esempio, definire Nizzi manierista e non altri, quando tutte le soluzioni narrative adoperate da qualsiasi scrittore seriale sono già state viste centinaia di volte e la piacevolezza del tutto non risiede nella (del resto impossibile) novità dei componenti, ma nel loro accostamento.

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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Red Arrow dice:

Sono soddisfatto di questo ritorno di Nizzi sulla serie regolare. Non è una storia memorabile ma non trovo i difetti dell'ultimo Nizzi sottotono. Mi sembra che si sia liberato da certe costrizioni che rendevano farraginosa la trama. Qui non c'è gran originalità ma lo stesso si potrebbe dire di tante cose di GLB che non per questo risultavano meno attraenti. 

Quoto. Per quanto riguarda i disegni di Filippucci do sei, ma ai volti di Tex e Carson 5, non mi convincono.

Contento per come Nizzi ha rivalutato Carson.

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Ho dovuto fare uno sforzo per iniziare a leggere questa storia. E pensare che invece negli ultimi mesi Tex è uno dei primi fumetti che leggo della pila che riporto a casa ogni volta dall'edicola...

 

Il problema è il nome dello sceneggiatore. Claudio Nizzi. La persona che è andata più vicina a farmi abbandonare definitivamente Tex. Solo a leggerlo torna la rabbia per vent'anni di cinturoni slacciati, botte in testa, origlioni, salvataggi di Tex da parte di bambini e vecchi paralitici, e il Tex più imbecille e imbelle mai rappresentato a fumetti. Vent'anni sono tanti. Tanti da avermi fatto ormai dimenticare le prime storie, quando accolsi Nizzi praticamente come un liberatore dal Tex piagnucolone di Nolitta...

(a proposito, sento dire che Sergio Bonelli costringesse Nizzi a scrivere come G.L. Bonelli...  io mi ricordo un incontro con Nizzi, il primo per me, da Alessandro a Bologna, primi anni 90 credo, comunque era poco tempo dopo che il suo nome era stato svelato.  E parlando con noi Nizzi disse che Sergio si lamentava che il suo Tex fosse troppo invincibile, troppo sbruffone, e secondo Sergio i lettori volevano un Tex più "moderno" e fallibile, che prendesse anche delle botte in testa... insomma, Nolitta spingeva per un Tex più simile al SUO, e se spingeva per una somiglianza con quello di G.L. Bonelli, era solo nel dire ogni tanto "satanasso" o "vecchio cammello", e fra i due era Nizzi quello che avrebbe scritto in stile più simile a quello di G.L. Bonelli. Come si vedeva del resto anche con il suo Larry Yuma, "eroe" classico e non certo fragile e tormentato alla Nolitta...  e direi che l'evidenza di vent'anni di botte in testa fatte passare tranquillamente dimostra che comunque a Sergio Bonelli le botte in testa a Tex non dispiacessero, mentre invece intanto continuava a censurare e modificare i dialoghi di suo padre per "ammorbidirli" anche negli anni 90 e ben oltre il 2000, con la ristampa del Massacro di Goldeena...)

 

Le ultima storie di Nizzi non le avevo lette. Ad un certo punto mi ero reso conto che non aveva senso leggere cose che mi facevano solo arrabbiare. Le prendevo solo per non avere "buchi" nella serie (all'epoca ancora seguire Tex costava molto meno di oggi...), e mi sono chiesto se non era meglio che lo facessi anche con questa. Certo, mi fidavo che con Boselli a revisionare non ci fossero più certe "nizzate", ma l'ultimo Nizzi, oltre alle alle Nizzate, aveva anche storie noiose e scritte molto sciattamente.

 

Non aiutava il fatto che fosse disegnata da Filippucci. Filippucci che, quando era su Martin Mystere, era uno dei miei disegnatori preferiti. Mi piaceva persino quando faceva pornazzi (qualche pornazzo l'ho comprato da qualche bancarella solo perchè ho visto che era disegnato da Filippucci...). Ma aveva un tratto troppo "pulito" e "plastico", per il western, e infatti ha dovuto "sporcare" il suo tratto per Tex, e quindi peggiorarlo, e, almeno secondo me, snaturarlo. È un Filippucci quasi irriconoscibile questo. Per lo stesso motivo i suoi Tex e Carson "non assomigliano": in realtà, Tex ha un viso così privo di tratti distintivi riconoscibili, che inconsciamente lo riconosciamo dallo stile con cui è inchiostrato. Filippucci può fare un Tex che ha il volto come Tex, il cappello di Tex, tutte le caratteristiche fisiche di Tex...  ma non è Tex. 

Intendiamoci, non è certo peggiore di altri disegnatori attuali di Tex come Cossu o Danubio, ma è inevitabile il confronto con la maniera in cui disegnava cose tipo il Docteur Mystere, e il vedere come metterlo su Tex non valorizza nè lui nè Tex. Capisco che ormai Martin Mystere non abbia più un gran futuro (anch'io ho smesso di comprarlo da tempo), ma possibile che la Bonelli non abbia serie più adatte al suo stile? (Tempo fa speravo nelle Storie come collana in cui valorizzare autori particolari, poi dopo un buon inizio quella collana ha preso tutta un altra via e oggi è un mero contenitore che non valorizza nessuno...)

 

Insomma, poca voglia di leggere questi due albi,e quindi ho aspettato fino a ieri. E sono rimasto piacevolmente sorpreso. Certo, non è una storia che sarà ricordata negli annali, ma almeno per un albo e mezzo fila liscia, non solo senza "nizzate", ma anche senza spiegoni (la maniera in cui il bandito fa il riassunto dei precedenti in maniera molto veloce parlando con l'oste per me è stata gestita bene, in qualche modo quelle informazioni il lettore doveva averle, e quella era una maniera abbastanza naturale, in un momento in cui raccontano eventi a qualcuno che non li conosce. Il Burattini attuale ci avrebbe messo sei pagine in cui Tex e Carson si raccontavano a vicenda tutti i dettagli...), una vicenda che "prende" abbastanza e un cast vario di personaggi.

 

Alla fine la storia non mantiene tutto quello che promette. i vari personaggi rimangono in gran parte solo abbozzati a grandi linee, e in generale sono caratterizzati da azioni totalmente impulsive (il gambler e la ragazza che dopo poche ore che si conoscono si comportano come fidanzatini, il figlio che di punto in bianco per esigenze di trama diventa un folle, un momento che avrebbe voluto essere "drammatico" ma arriva piatto. Idem per il comportamento alla fine del padre: si capisce l'intenzione di Nizzi di rappresentare un uomo disperato e distrutto e ormai pronto a tutto, ma... non arriva. Leggendolo, mi pareva un comportamento semplicemente incoerente con tutto quello che sapevamo di lui, messo lì per fare un "colpo di scena" finale.

 

Ma il vero "colpo di scena", almeno per me, è che ho letto due albi in fila di Nizzi, e non ho trovato nulla che mi abbia fatto incavolare... (a parte un dettaglio di cui parlo dopo). Insomma, forse la "guerra" è davvero finita, e possiamo tornare a leggere storie di Nizzi senza metterci l'elmetto...

 

Nota di merito per i dialoghi fra Tex e Carson (la cosa in cui Nizzi comunque più eccelleva, prima della sua crisi), non solo per la loro riconoscibilità senza cadere nel "manierismo" (io direi "nel copia-incolla") del metterci tremila "tizzone d'inferno" o "satanasso" (invece usati qui con adeguata parsimonia e maggiore varietà), ma anche perchè sono dialoghi che hanno una funzione nella trama, a parte lo spiegare cose (troppo spesso nelle vecchie storie dell'ultimo Nizzi, e nelle storie anche di altri autori, Carson viene trattato come il Dr Watson di turno, con dialoghi che servono solo a Tex per spiegare cose al lettore - facendo passare Carson per scemo - e per il resto Carson è una mera appendice a Tex). Qui invece Carson non solo ha idee e iniziative sue, ma espone un punto di vista diverso (e alla fine ha pure ragione...).

 

Nota di demerito (ed è il dettaglio come mi ha fatto un po' irritare di cui parlavo prima) per l'arrivo della cavalleria letteralmente all'ultimo secondo. perchè è un clichè ormai insopportabile. No, non l'arrivo della cavalleria (quello era ovvio nel momento in cui Carson è partito), ma il fatto che arrivi SEMPRE "all'ultimo momento", come se questo dovrebbe dare chissà quale "tensione" al racconto (non la dà, troppo prevedibile)

 

Nei film, non sopporto più quelle scene dove la bomba viene OVVIAMENTE disinnescata quando manca un secondo. La cosa ormai è tanto ovvia da poterci mettere a punto l'orologio. ("Che ora è?" "mancano 27 secondi al disinnesco della bomba, possiamo tranquillamente parlare di calcio senza guardare il film per i prossimi 26 secondi..."). Deve esserci un tasto "disinnesco bomba all'ultimo secondo)" nella scrivania degli sceneggiatori

(in questi tempi di postmodernismo fighetto e pretenzioso, sospetto che gli sceneggiatori mettano questi momenti nei film non perché siano scarsi, ma perchè sono scarsi e presuntuosi, e "citano" questi clichè per far vedere come sono superiori a cose per il pubblico bue tipo tensione, drammaticità e passione, e scrivono per gente superiore come loro che non si appassiona mai ad un film preferendo sentirsi superiore al resto del pubblico...)

Sarebbe meno drammatica la scena se la bomba fosse disinnescata quando mancano 27 secondi? No, dico, giusto per metterci qualcosa di inaspettato e che il pubblico già non prevede venti minuti prima?

Allo stesso modo, in questa storia, sappiamo tutti che Carson arriverà con la cavalleria, e siamo CERTI che arriverà quando anche Tex sta per soccombere... e quindi il suo arrivo proprio in quel momento non è per nulla una sorpresa, anzi, risulta un clichè.  Invece di spacciarla per una inesistente "sorpresa", Nizzi avrebbe potuto seguire in parallelo i due pards, facendo vedere anche gli sforzi di Carson per arrivare in tempo (è vero che anche il fatto che Carson arriverà in tempo è ovvio e scontato, ma... non so, io non ho le parole per spiegarlo, forse ci sono studi che la spiegano meglio, ma se non cadi in certi clichè, come lettore stai DENTRO la storia, e al fatto che Carson ci riuscirà sicuramente, in quel momento non ci pensi, e ti godi la storia. È come un patto implicito fra autore e lettore, il lettore per un po' si "dimentica" che Carson ci riuscirà di sicuro, e l'autore in cambio scrive una scena appassionante e drammatica. Quando l'autore ricade in uno stantio clichè, è come si mi strappasse da dentro la storia. Viene meno al nostro patto, e anch'io "non ci credo più", e la scena da drammatica diventa noiosa), oppure avrebbe potuto giocare sul destino di qualche comprimario, facendo arrivare Carson in tempo per salvare lui o lei (cosa meno ovvia e scontata del fatto che arrivi in tempo a salvare Tex)... e invece no, la scena è un po' scritta "con il pilota automatico", ricadendo nel solito clichè...

 

Insomma, forse alla fine più ombre che luci, e un finale un po' "meh" per una storia che era partita meglio. Ma alla fine, è una "normale" storia mediocre, come ne abbiamo lette tante. La cosa importante è che non è una "nizzata", e forse (forse, non sono ancora al 100% convinto) possiamo accostarci a future storie di Nizzi con meno timori...

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Mi chiedo perché Tex e Carson, quando sono usciti per salvare il bandito sfortunato, non abbiano cercato di bastonare gli indiani.

Forse non sapevano che erano solo quattro gatti in attesa di rinforzi?

Beh, non era difficile controllare: bastava contare le zampe dei cavalli e poi dividere per quattro.

Va bene, non ci hanno pensato.

Ma perché Carson, invece di fregare solo due cavalli, non li ha fregati tutti lasciando i poco furbi pellirosse a piedi?

E poi, ricordate la storia "Uno contro venti"?

Se ci metti anche Carson diventa "Due contro quaranta".

Possibile che una cinquantina di rubagalline (ecco spiegato dove prendono le piume) possano impensierire e mettere in difficoltà i due tizzoni d'inferno che, tra l'altro, si trovano in una posizione più favorevole?

E non ho contato l'aiuto, anche se scarso, degli altri assediati.

Modificato da Letizia
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7 hours ago, Letizia said:

Mi chiedo perché Tex e Carson, quando sono usciti per salvare il bandito sfortunato, non abbiano cercato di bastonare gli indiani.

Forse non sapevano che erano solo quattro gatti in attesa di rinforzi?

 

Beh, "quattro gatti" lo dice Tex agli assediati, e si riferisce alla possibilità di un attacco al "fortino" difeso da diverse persone.

 

Nei disegni Filippucci si vedono ad un certo punto 12 inseguitori, più uno (minimo) rimasto di sentinella e i due storditi dai pards. Anche ipotizzando che quello steso da Carson sia uno dei due e che non ci fosse proprio nessun altro inquadrato in quella vignetta, sono minimo 14 avversati, in campo aperto, e visto che non li hanno certo potuti contare con precisione uno per uno per loro potrebbero anche essere una ventina.  Se facciamo Tex e Carson che non hanno la minima preoccupazione contro venti avversari allo scoperto, allora questo non è più un western e perde un sacco di situazioni tipiche del western (per esempio niente più assedi al forte, basta che escono Tex e Carson e fanno fuori 40--50 indiani come niente mettendo in fuga gli altri...), per diventare un fumetto di supereroi o di fantascienza (per impensierirli dovrebbero esserci solo avversari vampiri, alieni o con superpoteri)

 

Più che altro ad un certo punto pare strano che gli indiani abbiano perdite pesantissime (nella fuga di Tex e Carson nella notte ne muoiono 7, altri 6 li ammazzano Tex e Carson quando inseguono i soldati, altri 6 li hanno ammazzati i soldati in precedenza) senza scoraggiarsi un minimo. Questi hanno perso 20 uomini per... cosa? Per qualche scalpo? Per uccidere gli ultimi 3-4 soldati dopo che hanno già vinto la battaglia mettendoli in fuga? Perché non vanno ad assaltare qualche fattoria meno difesa? Sembrano folli o suicidi.

 

(La mia spiegazione è che Nizzi abbia semplicemente messo troppe scene "tipiche" tipo "Tex spara e un indiano cade facendo "aaahhhh!" per riempire pagine, senza contare quante volte le ha usate e che razza di strage assurda stava avvenendo. Si fosse limitato un po' con quelle scene la cosa sarebbe parsa meno da suicidi.)

 

7 hours ago, Letizia said:

Ma perché Carson, invece di fregare solo due cavalli, non li ha fregati tutti lasciando i poco furbi pellirosse a piedi?

 

Eh, qui la cosa è parsa strana anche a me. Capirei se Carson dovesse andarsene di soppiatto senza fare troppo rumore e ci fossero ancora sentinelle, ma l'indiano ha gridato quando lo ha attaccato e non si è fatto vivo nessuno.  Idem per l'idea di non far capire troppo presto che qualcuno era fuggito, impossibile ormai con la sentinella uccisa. Perchè non ha disperso i cavalli per ritardare un eventuale inseguimento?

 

Su uno contro venti... avviene in una città, piena di nascondigli e ripari, contro sgherri da poco e non contro una banda di predoni, e Tex viene costretto a combattere (e alla fine quasi ci rimane secco, avendo bisogno di cure mediche e non lasciandoci le penne per pura fortuna), non sceglie lui di affrontare venti avversari... :rolleyes:

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Aggiungo....

 

Nella battaglia finale, sempre per parlare dell'eccesso di "Tex spara e indiano fa Aaaaahhh", ho contato TRENTANOVE indiani uccisi, quasi tutti da Tex...  se all'inizio erano "una cinquantina" (come detto a pagina 65), a quel punto c'erano una dozzina di indiani (per l'esattezza Filippucci ne disegna 13 in fuga), superstiti dopo la morte di 59 loro compari, uccisi quasi tutti dallo stesso uomo, che continuavano ad assaltare senza il minimo dubbio un gruppo di superstiti che ormai era quasi più numeroso di loro...  :rolleyes:

 

(mi ricordano gli orchi di certe partite di D&D dove il GM non tira mai per il morale e combattono sempre fino all'ultimo. Quelli dei videogames insomma)

 

A quei ritmi a Tex bastavano altre 3 pagine per ammazzarli tutti, Carson poteva pure arrivare dopo...  :lol:

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Lo dico sempre. Certi autori che fanno uscire Tex allo scoperto a sparare contro venti avversari fanno solo del male al fumetto, alla sospensione dell'incredulità e a tutto il genere western...

 

 

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<span style="color:red;">34 minuti fa</span>, borden dice:

Lo dico sempre. Certi autori che fanno uscire Tex allo scoperto a sparare contro venti avversari fanno solo del male al fumetto, alla sospensione dell'incredulità e a tutto il genere western...

 

 

 

Ma come curatore non puoi intervenire per mitigare questi aspetti?

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Stamane ho letto vigliacchi e gli eroi.

 

Confermo il giudizio positivo espresso dopo la lettura del primo albo. Forse tra cinque anni non ricorderò più nulla di questa storia, ma oggi ho speso piacevolmente un po' del mio tempo.

 

I vari personaggi mi sono parsi ben caratterizzati, mentre i tanti colpi di scena hanno tenuto sveglia la mia attenzione. Finalmente, inoltre, anche in Carson nizziano torns ad avere un carattere forte e sa essere decisivo.

 

Mi è sembrato strano (anzi, lo ritengo un errore di sceneggiatura) che capelli d'argento, nel fuggire verso il forte, non abbia portato con sé tutti i cavalli della banda di predoni indiani.

 

Qualche perplessità in questo secondo albo mi hanno destato i volti dei nostri ranger disegnati da Filippucci. 

Modificato da F80T
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