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TWF - Tex Willer Forum

[712/713] I forzati di Dryfork


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<span style="color:red;">7 ore fa</span>, Anatas dice:

Mi sono accorto solo io che il direttore del carcere si presenta nel primo albo col cognome PARKS ed invece viene poi chiamato da Tex nel secondo col cognome PRICE?

 

Grande Anatas,un vero ...pozzo di scienza !!!

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<span style="color:red;">23 ore fa</span>, Anatas dice:

Mi sono accorto solo io che il direttore del carcere si presenta nel primo albo col cognome PARKS ed invece viene poi chiamato da Tex nel secondo col cognome PRICE?

 

<span style="color:red;">16 ore fa</span>, borden dice:

E purtroppo io neppure.

 

Come lo chiameremo nel sequel? :D

 

Se qualcuno non ha ancora letto Duri a Morire, questo post contiene SPOILER grande come una casa

 

 

Duri a Morire

 

Già dal titolo questo albo si presenta tosto: gente tenace, inossidabile, che vende cara la pelle. Voto altissimo per il titolo. Il mio battaglione a naja aveva il motto Dür per Dürà, Duri per Resistere, un’esaltazione al combattimento fino alla fine.... In realtà, noi marmittoni annoiati dalla monotona vita di caserma gli davamo un significato diverso. E al giuramento, invece che ‘Lo Giuro !’ urlammo a squarciagola ‘L’Ho Duro !’. Naturalmente, il resto della ferma trascorse tranquillamente, con scarse opportunità (va bene, lo ammetto, nessuna opportunità) di onorare il nostro motto.

 

 Scena sesta: Macchinista, macchinista del diretto, metti in moto gli stantuffi...*

 *Estratto da una canzone di congedo.

 

La banda di Decker arriva a tiro di Cooper e Taylor.

Non ho ben capito perchè Decker ordina ai suoi di porre subito mano all’artiglieria, costringendo Cooper ad aprire il fuoco sulla banda. Occhei, noi sappiamo che Decker mira al presunto bottino nascosto da Cooper e Cooper sa di essere spiato da qualcuno, anche se non sa esattamente da chi. Ora ha visto che era Decker e immagina, giustamente (per l’interessamento mostrato da Sly), che lui è lì per il bottino. Se Scarface si avvicina a spron battuto e armi alla mano, è logico che Cooper reagisca. Decker poteva tentare la via diplomatica, dopo tutto sono compagni d’evasione e in un certo senso Cooper è fuori per ‘merito’ di Decker.

Da una parte e dall’altra si scaricano i caricatori (che schifezza di frase, lo so), mentre la ridotta per Aurora si avvicina sbuffando.

Devo dire che i disegni di questa storia mi piacciono abbastanza, ma se proprio devo fare una critica all’ottimo Prisco noto che i suoi personaggi, quando mirano con il fucile, hanno sempre la testa venti centimetri più alta di quanto dovrebbero, come se guardassero solo la punta della canna per mirare. Va bè, io non so disegnare neanche un mirino, figurarsi un uomo e un fucile.

Tex e Carson sentono gli echi della sparatoria. Come capita spesso, è Tex che giunge alla conclusione del perchè di tanto baccano. Acquattati dietro alcuni alberi, Boston Jim, Paco e Spud li stanno aspettando, perchè sapevano di avere qualcuno alle costole, colpa di quello spione di Kuma.

I tre furbacchioni sono convinti di avere partita facile, ma:

1-non sanno che quei due sono Tex Willer e Kit Carson, e

2-di conseguenza non sanno che Tex tutto vede e tutto sa.

Perciò Tex li vede chissà come e avvisa il pard, che invece non ha il Dono e quindi è ignaro e sorpreso.

 

Dopo Putifarre, il Vecchio Cammello tira in ballo Giosafatte (in ebraico tiberiano יְהוֹשָׁפָט [Yəhôšāp̄āṭ, Geova ha Giudicato], moderno ebraico יהושפט [Yehoshafat]; in greco Ἰωσαφάτ [Iōsaphát], romanizzato Iosafát; in latino Iosaphat). Costui fu il quarto Re di Giudea nel IX secolo AD. È famoso soprattutto perchè dà il nome alla valle omonima tra Gerusalemme e il Monte Oliveto dove, secondo il profeta Gioele, il Dio di Israele riunì tutti i popoli per il giudizio universale. Dante cita la valle nell’Inferno, non il personaggio in sè. No so se Giosafatte fosse ferrato nella danza in generale, ma a Carson piace immaginarlo in tutù sui palcoscenici dei peggiori vestiboli e locali malfamati del Far West ad esibirsi come ballerino.

 

Paco ammazza il cavallo di Carson, Tex disarma Boston Bella Bombetta Jim, Carson stende Spud.

Ma come? Nooo... mi era stato suggerito di chiamarlo Er Patata, io ho avvallato con gioia la proposta e Rauch me lo toglie di mezzo a pagina 12! Disdetta nera.

Ora i malviventi sanno chi c’è di fronte a loro, ma invece di raccomandarsi l’anima al diavolo e darsela a gambe vanno incontro al triste destino. Cercano una manovra diversiva, ma la sfera di cristallo di Tex è in pieno spolvero e lui, ancora e ancora, già sa. Paco spera di cogliere di sorpresa i rangers aggirandoli, ma Tex lo anticipa e lo manda a spalare carbone alla corte di Belzebù, tirato in ballo in precedenza dallo stesso Paco.

 

La figura di Belzebù ha diverse interpretazioni religiose e bibliche.

In origine è un dio fenicio adorato a Ekron, chiamato Baʿal zĕbūl o semplicemente Bʿl zbl (Signore/Dio e Principe), benevolo e caritatevole nell’aiuto contro le malattie.

Gli ebrei distorsero a loro piacimento il nome del dio fenicio, trasformandolo in un denigratorio בעל זבוב (Baʿal zĕbūb, Signore/Dio di Ciò che Vola), citato nell’Antico Testamento, con un significato di ciò che è fastidioso. Nella Septuaginta, versione greca del librone, è infatti definito βααλ μυιαν (Baal muian, Signore/Dio delle Mosche).

Nella Vulgata, versione latina della Bibbia, è una divinità filistea chiamata Baʿal zĕbūb (Baʿal zĕbūl), citata nel Secondo libro dei Re.

Nella versione greca dei Vangeli è addirittura il principe dei demoni, βεελζεβοὺλ (Beelzeboul).

Nelle tradizioni popolari, Belzebù è considerato talvolta il fratello di Satana in persona.

 

Il sopravvissuto Boston BB Jim fa la vigliaccata di ammazzare anche il cavallo di Tex, per pararsi il culo e fuggire a gambe levate. I due pards realizzano di esseri integri ma appiedati e Tex non manca l’occasione di informare Kit che l’agguato è avvenuto a causa di Kuma che li aveva scoperti. A questo, Carson non c’era arrivato.

Nel frattempo, Cooper e Taylor si sganciano dalla sparatoria e raggiungono il treno, riuscendo a salirci nonostante Ray sia ferito da una pallottola di rimbalzo. Per il momento, riescono a seminare Decker.

BBBJ si ricongiunge alla banda e salta fuori che Sly non aveva informato Decker della presenza dei rangers nei paraggi. Una mancanza grave alla quale uno come Frank Scarface Decker doveva reagire in maniera un po’ più calorosa.

Sul treno, Taylor rappezza alla meglio la ferita di Cooper, usando la polvere da sparo come cauterizzante.

Tex e Carson arrivano ai binari e il nostro riassume per filo e per segno cosa è successo e il motivo, continuando a ragguagliare Kit sull’intera faccenda della quale il Vecchio Cammello sembra non capire una mazza. Lui è lì solo per sparare e chiedere a Tex perchè deve farlo. Aquila della Notte è convinto che Cooper sta andando verso il rifugio della sua vecchia banda, ha preso il treno per far sparire le proprie tracce e ha in mente qualcosa d’altro, ma ancora una volta non lo dice a Carson.

I due recuperano i cavalli di Cooper e Taylor, tornano a riprendersi le proprie selle ed ecco che Carson ha la folgorazione: ha pensato e ripensato finché è giunto alla conclusione che Cooper sta andando a riprendersi il bottino nascosto tempo prima. Tex sorride e annuisce, ‘bene’, sembra pensare, ‘il vecchio gufo ha capito la barzelletta’.

A questo punto della storia, è cosa buona e giusta che Tex ricordi a Carson i suoi antecedenti con Cooper. In due parole, Cooper tradisce la sua banda, vendendola agli agenti privati della compagnia mineraria, poi fugge verso lidi più sicuri. In più, il bottino delle rapine non è dove doveva essere, scomparso. Per puro caso, Tex si imbatte in Cooper e lo acciuffa, affidandolo alle patrie galere.

Qui sta l’incongruenza geografica di cui ho accennato giorni fa.

Cooper parte dalla zona di Aurora, Nevada, dove la sua banda è sgominata dai contractors della compagnia. Tex lo intercetta a San Vicente, ‘al confine col Messico’, dove ha fatto rifornimento d’acqua ‘per attraversare il Deserto Mohave’. Ma il deserto è a Nord del confine, tra Aurora e il Messico.... Cooper torna indietro?

E Tex dice che lo riconobbe perchè la sua faccia era stampata sugli avvisi di taglia di mezza Arizona, anche se Cooper agiva in Nevada e California.

Per risparmiarsi la forca, Cooper rivelò al giudice dove aveva nascosto il bottino, ma, a quanto pare, la refurtiva recuperata non era tutta e così nacque la leggenda del tesoro nascosto.

 

Scena settima: La Capanna dello Zio Seth

 

I due fuggiaschi fanno deragliare il treno e Cooper stordisce i due macchinisti, con sollievo di Taylor che temeva per la loro vita. Mentre si allontanano, Taylor rivela a Cooper che ha sparato a un riccone che voleva impossessarsi della sua terra, per questo è finito in galera. Cooper ha un malore dovuto alla ferita e in quel momento compare un misterioso personaggio che minaccia i due con un fucile.

È trascorsa la notte.

I due tizzoni d’inferno trovano il convoglio deragliato ed è naturalmente Tex a descrivere l’accaduto. Carson chiede spiegazioni, come se non fosse in grado di connettere da solo. In pratica Tex racconta esattamente quello che è successo e ripete quello che Cooper ha detto a Taylor poche ore prima, per filo e per segno.

Intanto, Cooper e Taylor si trovano nella capanna del misterioso uomo col fucile, un minatore grande e grosso di nome Seth Parker.  La Miranda Priestly che è in me mi induce a fare il simpatico raffronto delle camicie a quadri di Taylor e Parker, peraltro simili. Quella del giovanotto ha righe semplici, quella di Parker le ha doppie in orizzontale. C’è anche Juna, la donna indiana del minatore, simpatico abito nativo in pelle frangiata e ricamata con vezzoso, nonchè audace, decolté e acconciatura da Grandi Pianure o Altipiani. Parker azzecca che i due sono evasi da Dryfork (ovvio, per la mise di Cooper) e suggerisce il nome di Reno, come eventuale guida per attraversare il deserto. Questo Reno è a capo di una banda di tagliagole che si diverte a procurare mano d’opera ai rancheros e proprietari di miniere messicani, razziando uomini tra le tribù indiane. Cooper ringrazia e declina l’invito.

La faccenda di Hopi e Zuñi un po’ lontani dal raggio d’azione è già stata esposta, per cui non faccio ulteriormente inalberare Borden che quando si parla di Indiani nicchia sempre.

Parker ha un che di furbacchione... fa un ghigno quando risponde al proposito di sdebitamento rivoltogli da Cooper e incarica la donna di spiare le mosse dei due.

Bella la scena di pagina 49 vignetta 2, con Juna che fabbrica un cesto di vimini, arte in cui i Paiute del Nevada eccellevano.

 

Grande nome, Seth!

Set (ebraico biblico שֵׁתֿ [Il Nominato]; ebraico moderno Šet; Ebraico tiberiense Šēṯ; arabo: شيث‎ [Shith, Shiyth o Sheeth]). Fu il terzo figlio di Adamo ed Eva, fratello di Caino e Abele. Secondo la Genesi, nacque dopo l'uccisione di Abele, ed Eva credette che Dio lo avesse designato come suo sostituto. Visse nove secoli ed ebbe una trentina di figli e innumerevoli nipoti e discendenti, tra cui Noè.

Parker è semplicemente Il Guardiano del Parco.

 

Cooper e Taylor si preparano a partire, temendo il tradimento del minatore, ma fuori della capanna ci sono Decker e i suoi cagnacci. Un paio di sberloni e calci mettono al tappeto l’ex rapinatore, poi il gruppo si appresta a partire. Taylor continua a mostrarsi come una mosca bianca in mezzo a mosche saprofaghe e cerca di salvare Juna, condannata a morte. Grazie al suo intervento, la ragazza scappa dopo avere sfregiato Kuma, gettandosi in una scarpata. Mentre gli altri se ne vanno con i due prigionieri, il comanche cerca Juna per vendicare l’onore.

Tutta la scena è stata osservata da Parker, nascosto poco lontano. Il minatore aveva forse riconosciuto Cooper, ora ne ha la certezza e si avvia per avvisare Reno.

Il destino dei due rangers in questa storia è quello di arrivare sempre un metro o un minuto dopo i fatti, rassegnati a udire l’eco degli spari in lontananza. Di questo passo, però, finiranno per eliminare tutta la banda perchè, puntualmente, si imbattono nella retroguardia. Questa volta tocca a Kuma. Il comanche insegue la pollastrella fuggita e la raggiunge sul greto del torrente, minacciandola di una morte lenta, crudele e dolorosa. Ma Tex lo brucia con un preciso colpo di fucile. La ragazza racconta i fatti ai pards e finalmente Carson ci aveva azzeccato, prevedendo il rallentamento di Cooper e Taylor che ha permesso a Decker di mettere loro il sale sulla coda. Juna rivela di essere viva anche grazie a Taylor, il che dà da pensare ai due pards sulla vera natura del ragazzo, da loro creduto l’assassino di Ike. La donna li informa poi di Reno e della sua masnada di Mohaves, cacciatori di uomini con i quali, con un po’ di vergogna, ammette la parziale complicità del suo uomo.

Più avanti, il gruppo di Decker sta procedendo verso San Miguel, il villaggio fantasma dove fu recuperato parte del bottino di Cooper e dove sono convinti si trovi il resto. Lungo la strada, si imbattono nel cadavere di un indiano morto e legato a un albero e, grazie al racconto di Taylor e Cooper, sanno con chi hanno a che fare. Curioso che Decker riconosca le frecce mohave.

Su un’altura poco distante, un bell’indiano li osserva e manda messaggi con uno specchietto...

I messaggi sono recepiti da Reno nel suo covo sulla montagna, un paio di baracche di legno con annesso corral. Con lui ci sono Parker, che lo ha informato sulla presenza di Decker e Cooper, e i Mohaves.

Come Paco, anche Reno è un messicano pieno di borchie, orecchini, bandana e sombrero, forse ancora più brutto.

 

Il nome Reno è probabilmente il diminutivo di Moreno, termine spagnolo che indica una persona con i capelli neri. Sarà un caso ma, in italiano, Reno è anagramma di Nero.

Nome appropriato per la storia, perchè Reno è anche una famosa città del Nevada, anche se il suo nome deriva, in questo caso, dal Maggior Generale dell’Unione Jesse Lee Reno. Reno è famosa per il gioco d’azzardo ed è citata nell’immenso brano Folsom Prison Blues dell’immortale Johnny Cash, dove dice ‘I shot a man in Reno just for watch him die’. Quanto mai azzeccato il fatto che, dal primo momento, avevo pensato a questa canzone come colonna sonora della storia.

 

I Mohave sono una popolazione di lingua yuman che abitava ai tempi lungo il Colorado River, tra il Nevada meridionale e l’attuale riserva indiana di Colorado River, tra Arizona e California. I loro antenati giunsero sul fiume attorno al XII secolo AD, provenendo dalla California meridionale e dal deserto che oggi porta il loro nome. Il termine Mohave deriva da hàmakhá‧v, il nome che danno a loro stessi e il cui significato è andato perduto nel tempo (... ‘come lacrime nella pioggia’, direbbe Rutger Hauer che sarà forse noioso ma che cazzo questo è recitare). I moderni Mohaves pensano che il termine fosse una locuzione che si riferisce al fiume Colorado e oggi si fanno chiamare Pipa Aha Macav, Popolo Lungo il Fiume.

Nel fumetto vediamo i Mohave vestiti come Apache (con l’aggiunta di penne sulla testa che gli Apache non portavano [ma nemmeno i Mohave]), in quel caratteristico abbigliamento misto bianco-nativo adottato da numerose popolazioni indigene americane che ebbero il tempo di convivere per secoli con gli ‘invasori’ (Apache, Navajo, Pueblo, Iroquois, Sioux, Creek, Seminole, Kickapoo, ecc. ecc.). i Mohave passarono quasi direttamente dall’età della pietra alle riserve e nelle fotografie di fine ‘800 li vediamo o nudi o in abiti totalmente ‘civili’. Peccato non vedere qua e là qualche tipica acconciatura mohave, che usavano arrotolare i capelli in lunghi cilindri impastati di fango, assumendo quasi l'aspetto di attuali rasta jamaicani.

 

Scena ottava: I Cacciatori di Uomini

 

Tex e Carson scoprono a loro volta il cadavere dell’indiano, lo seppelliscono e scrivono sull’agenda di occuparsi in futuro della banda di slavers, non immaginando che li incontreranno presto. Strano che la palla di cristallo non abbia parlato stavolta, anche perchè più tardi, udendo l’ennesima sparatoria, Tex è sereno nell’individuarne la causa nello scontro tra la gang di Decker e quella degli slavers. Nel frattempo, qualche dubbio assale i pards sulla reale moralità del giovane Taylor, essendo rimasti spiazzati dai suoi recenti comportamenti umanitari. I due continuano l’inseguimento della storia e Tex sa che la resa dei conti avverà a San Miguel.

Tramonto.

San Miguel, famigerato e simpatico paesello, arroccato sui pendii della montagna, con tanto di plaza, pozzo e chiesa in stile messicano, case di adobe con veranda e portico ad archi di pietra stile convento di frati. Bill Riccioli d’Oro arriva di corsa e avverte il fratellone dell’arrivo degli slavers, una ventina di agguerriti scannagatti. Boston Bella Bombetta Jim è incaricato di sorvegliare i prigionieri, appesi come salami in una baracca, mentre gli altri quattro furfanti si preparano ad accogliere gli assalitori.

Tipi tosti questi, piazzano i candelotti rimasti all’ingresso del villaggio e attendono l’arrivo dei nemici. Mentre tutto ciò, Cooper si appresta a rivelare qualcosa a Taylor...

Frank e Bill cercano di scoprire le intenzioni degli slavers e Reno butta subito le carte in tavola, dateci i prigionieri e andate in pace. Scarface Decker non è da meno di Tex, indovina che lì c’è il minatore e che questo ha fatto la spia, perciò Riccioli d’Oro lo spedisce all’inferno, dando il via alle danze.

Ennesimamente parlando, i due satanassi giungono in tempo per sentire la sparatoria (sarà la quarta o quinta volta...). hanno aggirato il villaggio e ora devono risalire un pendio per raggiungerlo. Il saggio Carson consiglia di prendersela comoda, che più si ammazzano tra loro meglio è.

Black e Sly sparano alla dinamite e fanno strage, poi comincia lo scontro a fuoco. Nel frattempo, anche i due pards arrivano a tiro del villaggio e si imbattono in alcuni Mohaves che abbattono non senza rischi. La seconda vignetta di pag. 84 è lo spunto per la copertina di Villa, anche se in realtà è Carson ad essere attaccato col coltello. La sparatoria alle spalle del villaggio mette sul chi vive i Decker. Williams va a vedere, raggiunge Boston Jim e insieme fanno un giro d’ispezione, imbattendosi nei rangers. Tosti sì, ma piccioni, gli uomini di Decker: per la seconda volta, pur col vantaggio della posizione e della sorpresa, si fanno vedere dai pards e perdono lo scontro. La carriera di Bella Bombetta finisce qui, mentre Williams si vaporizza per non fare la stessa fine. Il Vecchio Cammello è ferito di striscio alla patella rotulare, salvando per un pelo menisco mediale, legamenti collaterali e crociato anteriore. Avendo integra l’incisura intercondiloidea del femore e il corpo adiposo di Hoffa, Kit può unirsi a Tex nel rastrellamento casa per casa.

Quel furbacchione di Sly manca dalla scena dal momento in cui ha sparato alla dinamite. Infatti, eccolo ricomparire nella stanza dove sono appesi Cooper e Taylor, pronto a fare la sua proposta: l’oro in cambio della pellaccia. Cooper accetta solo dopo l’assicurazione che il ragazzo non sarà toccato. Nel frattempo, in una magnifica vignetta, i Decker Bros si aggirano tra i cadaveri degli slavers, in una San Miguel spazzata dal vento serale. Si avvicinano a un malmesso Reno e lo freddano senza pietà. Davvero tosti. Duri a Morire.

Per farla breve, ‘sti scannagatti degli slavers non sono riusciti a far fuori nemmeno uno della banda. Cacciatori di passeri, dovevano chiamarsi, altro che palle.

 

Scena nona: Resa dei Conti

 

Raggiunti da Black Williams, i fratelli sono informati della presenza dei rangers e, allo stesso tempo, realizzano che Sly è uccel di bosco con Cooper per arraffare il tesoro. Lo scontro con Tex e Carson è inevitabile e i tre non si tirano indietro. Niente preamboli, attacco diretto alla carica, in mezzo alla strada, senza tanti fronzoli, così si fa, per tutti i diavoli ! basta con ‘sti agguati, sotterfugi, piani e ripiani... così, ohp ! da veri uomini. Dür per Dürà...

... Bè, più o meno...

Williams ci lascia le penne troppo presto, peccato. Riccioli d’Oro si sgancia per prendere Kit sul fianco, ma si imbatte in Taylor che si è liberato dalle corde allentate da Sly e ha preso la pistola lasciata lì su richiesta di Cooper. I due si sparano a vicenda e il ragazzo è colpito alla spalla. Addio sorpresa e Bill si ritrova faccia a faccia con il nostro reprobo preferito. Ora Bill Riccioli d’Oro Decker, liberatosi del cappellaccio, degli abiti polverosi e dell’artiglieria, suona deliziosamente l’arpa su una soffice nuvoletta, cherubino eletto tra gli eletti.

Visto il fratello tornare polvere, Frank Scarface impazzisce di rabbia e ingaggia un duello epico con Tex. Prima fucilate, poi via i winchester e mano alle pistole, furente scambio di colpi, schivate, tuffi nella polvere... alla fine Decker è colpito a morte e stramazza al suolo, non prima di una imprecazione contro chi l’ha ucciso. Per stessa ammissione del ranger, un vero osso duro.

Greg Taylor respira ancora e rivela ai rangers dove sono andati Sly e Cooper, evidentemente l’ex rapinatore gli ha detto qualcosa, prima.

Cooper ha portato Sly presso una vecchia miniera abbandonata dove, a quanto pare, ha nascosto l’oro in una tana di coniglio. Sly non si fida di infilarci dentro le mani e slega Ray. Questi in realtà ha una pistola nel nascondiglio e i due si sparano addosso. All’improvviso, Sly è fermato da una intimidazione dall’alto. Bè, dall’alto della collina, mica dall’alto alto... È Tex, chi altri? Il bandito si arrende dopo un paio di fucilate ma tenta un colpo di coda, approfittando di una distrazione. Tex schiva e affonda, mandando al creatore Sly, avendo però il tempo di rinfacciargli la morte di Ike. Come Frank, anche il furbastro muore maledicendo il ranger.

Cooper è stato colpito da Sly ed è in dirittura d’arrivo, il viso stravolto dalla febbre per la ferita precedente e dal dolore per l’ultima subita. Sa di non avere scampo e chiede a Tex come sta il ragazzo. Tex lo conforta in tal senso e chiede all’evaso se è per caso diventato sentimentale. Cooper risponde di voler dare una seconda possibilità al giovane Taylor che non è un assassino. Alla domanda del ranger riguardo l’oro, risponde che non c’è nessun bottino nascosto. Tex non è sorpreso e Cooper, prima di spirare, afferma che i due si sarebbero intesi. Al contrario dei due tagliagole ammazzati da Tex prima, Cooper si congeda con un ‘adiòs’.

Due belle pagine, queste qui.

 

Epilogo: Dryfork

 

I due rangers sono a colloquio con il direttore della prigione, Price.

Price?

Per Giuda e Giosafatte étoiles du Moulin Rouge e per la barba posticcia di Putifarre, ma non si chiamava Parks?

Ahi, ahi.

Bè, potremmo chiamarlo Price Parks che suona bene.... ed è anche economico, perchè significa letteralmente ‘parchi [parsimoniosi, contenuti] nei prezzo’.

Viene ribadita l’encomiabile condotta di Greg Taylor durante la fuga e la sua estraneità nella morte dello sceriffo McCall. Tex conferma poi quanto detto da Cooper riguardo il presunto tesoro e, a quanto pare, il direttore se la beve assieme al whisky. Io non ci giurerei...

Mentre lasciano il penitenziario, sono osservati dal giovane Taylor, nella sua nuova divisa a strisce che fa tanto trendy. Tex è sicuro che Cooper ha rivelato a Greg il nascondiglio, ma assicura Carson di non volere indagare oltre e lasciare il giovanotto al suo destino. Secondo me, tra qualche tempo saremo di fronte a un bel sequel.

Nell’ultima vignetta, Carson dichiara che, questa volta, non tutta la farina del diavolo va in crusca. Che stia diventando una frase abituale?

 

L’evasione, la rivalità tra i fuggitivi, lo scontro tra bande, l’inseguimento, la ricerca del tesoro... tutti ottimi elementi classici western. Si poteva sviluppare meglio, soprattutto la partecipazione dei due pards che appare estemporanea, e questo è il punto. Tex sembra una comparsa, se non nell’ultimissima parte della storia. Non che sia vietato dare maggior risalto ad altri personaggi, anzi, ma qui il ranger arriva sempre tardi, tira le somme di ciò che è accaduto, prima del gran finale in cui si limita ad eliminare i vari pezzi sparsi rimasti sulla scena. So che dire ‘si limita’ è riduttivo, in fondo è lui che manda al creatore tutta la banda Decker, ma la sensazione è quella. Tex fa un ripulisti di personaggi ormai usurati dalla storia stessa. Una storia della quale lui è spettatore per quattro quinti. E quando i pards entrano in scena è solo per snellire in fretta le fila degli altri, come per evitare uno scontro finale troppo sproporzionato. Così è quando intervengono (in ritardo) per aiutare i guardiani della prigione contro i due evasi della diligenza, che eliminano con due fucilate. Allo stesso modo, si sbarazzano in 4+4=8 di due membri della banda Decker che avevano inscenato un ridicolo agguato sulla pista, fallito per la solita intercessione divina che, a lungo, stanca. In 70 anni Tex si è salvato da decine di imboscate, la maggior parte a causa dell’incapacità balistica degli avversari (la testa del ranger sfiorata per un millimetro o la pallottola che ammazza il cavallo che fa un ingiustificato quanto provvidenziale scarto), oppure per lo scintillio dell’arma al sole, per un uccellaccio che si alza improvvisamente in volo, per un ramo spezzato o per il nitrito di un cavallo. Tutto fa brodo, ci sta, mica può essere ammazzato il Tex, qualcosa bisogna inventare. Ma un Tex che vede di là della materia e che intuisce un agguato senza segni premonitori, questo no, dai. I tre beccaccioni sono in alto, tra gli alberi, acquattati e in attesa... come diamine fà Tex a vederli? E Carson che cade dal pero, come fosse l’ultimo dei tirapiedi e non il leggendario maggiore dei rangers temuto in tutto il West. Una cosa del genere accade anche alla fine, con Williams e Bella Bombetta in alto, riparati dal buio e dalle case. Ma Tex, sempre Tex, li vede. Anche l'eliminazione di Kuma sembra un inciampo sulla pista, utile solo a far dire a Juna che Greg è un bravo ragazzo.

Alcune scene sono a mio avviso superflue e servono per tappare i buchi e consentire il completamento dei due albi (altra cosa che non capisco, questa dei due albi secchi per ogni avventura), salvo poi dimenticarsi altre scene che potevano essere più esplicative.

La compagnia di Decker e i due pards si imbattono, di seguito, nel cadavere dell’indiano massacrato dagli slavers, una ventina di vignette (quattro pagine) per raccontare due volte la stessa cosa: nei paraggi ci sono gli slavers che sono dei cattivoni di quattro cotte. Perchè gli slavers hanno ammazzato l’indiano e l’hanno lasciato lì? Per punirlo di una ribellione? Hanno perso una fonte di guadagno, ammazzandolo. E poi lo lasciano lì per monito verso chi? In quelle lande desolate e disabitate? E non viene invece mostrato l’incontro dei rangers con i macchinisti del treno. Prima Tex legge nella sfera che non sono morti, poi Carson ricorda la buona azione di Taylor nel salvarli, perciò l’incontro è avvenuto.

I personaggi cattivi sono davvero tosti, promuovo a pieni voti Scarface e Riccioli d’Oro su tutti, ma anche Black Williams e Kuma, anche se questo fa una fine un po’ misera, gabbato da una squaw... Er Patata indecifrabile, se n’è andato al primo colpo ricevuto. Paco mi è sembrato solo ‘chiacchiere e distintivo’, mentre Bella Bombetta, un tontolone. Tra tutti, Sly è un vero figlio di madre ignota, viscido, traditore, bastardo dentro e pure menefreghista, perchè riferire ai fratelli che in giro c’era Tex avrebbe cambiato molto le cose.

Cooper è stato una sorpresa nell’avanzare della storia. All’inizio se ne stava sulle sue, poi ha fatto la bastardata/furbata di lasciare indietro i due galeotti della diligenza, prendendo con sè solo il ragazzo. In seguito ha cominciato a comportarsi meglio, risparmiando i macchinisti (ma lui non era comunque un assassino) e confidandosi poi con Greg, giungendo a rivelargli il nascondiglio dell’oro. Un cambiamento (redenzione? senso di colpa?) forse ingiustificato e non ben decifrabile. Mi chiedo solo una cosa: se Cooper avesse avuto la meglio su Sly e non fosse intervenuto Tex, cosa avrebbe fatto? Avrebbe aspettato Greg? Sarebbe tornato indietro a San Miguel per lui? O semplicemente se ne sarebbe andato con l’oro?

Greg è stato dall’inizio un personaggio enigmatico. A parte la confidenza notturna con Cooper nel bosco, avrà detto sì e no venti parole in due albi, ma alla fine, tesoro esistendo, è lui il vincitore. È mancato totalmente un suo interloquire con i rangers, il chiarimento della situazione, la sua discolpa riguardo l’uccisone di Ike. Tex ne parla solo brevemente con Sly, a conti fatti. Per essere uno dei protagonisti della vicenda, è talmente invisibile che non si merita neppure l’analisi del nome. Mi aspettavo di più da lui, ma credo che non sia finita qui.

Gli slavers si sono dimostrati poca cosa, sembrava che volevano ribaltare le montagne e alla fine hanno perso 20 a 0 con la banda Decker. Rubagalline, niente di più.

I pards? Qualcuno ha scritto che sono stati solo degli spettatori. È vero, sono sempre stati all’inseguimento, sempre in ritardo, sempre sulla scena quando tutto era finito. Ma alla resa dei conti, dopo tutto, hanno vinto loro e, uno alla volta, hanno eliminato tutti i rivali, 6 a 2 per Tex su Kit. Per la logica della storia, sarebbero dovuto arrivare tardi anche questa volta, magari limitarsi a eliminare Frank, Sly e un paio di Mohave, con il resto della compagnia che si era eliminata tra loro. Sarebbe stato più coerente. Tex è fastidioso quando prevede il futuro e quando fa il professore. Per due volte non rivela a Kit quello che sa farà l’avversario di turno. Carson sembra non capire nemmeno perchè è lì e si deve far spiegare tutto dal pard, con una serie di ‘rinfrescami la memoria’, ‘ricordami questo’, ‘spiegami quello’... l’unica cosa giusta che dice è quando consiglia a Tex di andar piano che tanto i cattivi si ammazzano tra loro. Ma neanche lì gli va bene, alla fine devono sbrigarsela loro.

 

Va bene, questa è promossa, la migliore storia del 2020.

 

Alla prossima.

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Non voglio entrare nel merito della storia, secondo me senza arte nè parte, ma non riesco a capire perchè Carson debba essere sempre l'idiota dei due/quattro ed essere messo lì solo per fare domande idiote a Tex, come se un cervello non ce l'avesse anche lui e non sapesse leggere le tracce e le menti dei suoi nemici (l'unico a non trattarlo così è Boselli).

 

Disegni molto mediocri, naturalmente le armi disegnate alla cavolo di cane...

Modificato da Gunny
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  • 1 mese dopo...

Allora...Globalmente darei un 6,5 alla storia. Avvincente, coinvolgente, con "cattivi" variegati e personalizzati, con i pards ben centrati. Rauch promette bene, Prisco è "sporco" quanto basta. Rauch si è tenuto il finale aperto tanto per gradire. Sarebbe stata da 7 a mio parere con una maggiore profondità di analisi dei personaggi grigi, in altri albi è andata meglio per me (tipo Bowen di Faraci).

Non ho capito le critiche sul penitenziario, sulle guardie etc.

Sono polli e i "cattivi" sono stati bravi. Mi sembra realistico.

Comunque storia promossa, speriamo di continuare così. Magari non avremo più capolavori ma mantenere questo livello medio sarebbe fantastico.

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  • 3 settimane dopo...

Folla. Assembramenti che neanche i Navigli prima del lockdown: la banda Decker, Cooper e Taylor, il vecchio minatore, gli slavers e naturalmente i due pards. Davvero un sacco di gente. Ma che bella storia! E complimenti a Rauch per la gestione di tutti questi personaggi.

 

Dai commenti vedo che questa storia a qualcuno non è piaciuta e altri l'hanno trovata da 7 ma non di più. Alcuni hanno lamentato la non centralità di Tex o il "berardeggiare" dell'autore. Io sono invece molto contento dell'esordio di Rauch. Storia bella, western duro come piace a me, con scampaforche dalla giusta grinta (Decker e company) e personaggi "boselliani" interessanti (Taylor ma soprattutto Ray Cooper). Soprattutto quest'ultimo è particolarmente riuscito: canaglia leggendaria, non si fa scrupoli ad abbandonare i due compagni d'evasione alla loro sorte e sembra un assassino della stessa pasta di Decker. Invece durante la storia la sua personalità si delinea meglio: si affeziona al ragazzo, soprattutto da quando questi lo salva estraendo a mani nude la pallottola dalla sua schiena, e vira, dal nero, verso il grigio.

 

Tanta azione, bei dialoghi, personaggi azzeccati, il tutto affidato a matite, quelle di Prisco, che mi sono piaciute molto, soprattutto nella resa dei cattivi. Insomma, Rauch promosso a pieni voti, c'è bisogno di sperare in nuove leve che consentano agli attuali sceneggiatori di tirare il fiato e lavorare con più tranquillità. 

 

Una sola preghiera, a @borden: non sono il solo a non aver apprezzato, in questa storia, un Carson tornato ai tempi del peggior Nizzi, praticamente un mezzo rincitrullito costretto a farsi spiegare tutto dal paparino Tex. Penso che nessuno dei lettori voglia tornare a quel Carson. Da questo punto di vista Rauch ha bisogno di essere registrato, siamo solo all'inizio, si può intervenire abbondantemente. Per favore.

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  • 1 mese dopo...

Jacopo Rauch, sceneggiatore che io amo su Zagor, scrive questa bellissima storia di Tex che dimostra come si trovi a suo agio anche con il buon Ranger del Texas. La storia ha un ritmo rapido e incalzante che precede il movimentato finale. L'entrata in scena in due strisce mute di Tex è spettacolare. Storia molto ben sceneggiata da Rauch che non vedo l'ora di rivedere su Tex e che sicuramente migliorerà ancora.
I disegni di Prisco sono abbastanza belli, ma sotto alcuni aspetti può ancora migliorare.
Copertine spettacolari di Villa!
Storia: 8
Disegni: 8

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  • 5 mesi dopo...

Una buona storia come esordio di Ranch. Si parla da un soggetto poco originale ma che si sviluppa bene specialmente nella seconda parte con l'inserimento dei Mohave e la diversa caratterizzazione degli evasori. Alcuni passaggi forzati, ma la cosa che non ho digerito è il troppo spiegaziomismo di Tex a Carson, che fa sembrare il primo un saccente poco simpatico e il secondo un po'  tontolone.

Ecco consiglio a Rauch di ridurre questa deriva nizziana 

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  • 5 settimane dopo...

Il debutto di uno sceneggiatore sulla serie regolare è un evento raro. Di disegnatori, soprattutto negli ultimi due decenni, ne son circolati tanti, ma il parco dei “registi narrativi” è molto ristretto in una saga come Tex. Dopo il congedo di Faraci, l’esigenza di piazzare un altro autore da affiancare al consolidato duo Boselli-Ruju, ha fatto sì che Rauch si affacciasse alla serie ammiraglia, dopo aver operato su Zagor. Il “test d’ingresso” del novello autore nel complesso è positivo. Da uno spunto di soggetto classico e tipicamente western, Rauch ricava una sceneggiatura accettabile e il ritmo narrativo si mantiene idoneo nei due albi. Il tema della fuga dal penitenziario è un topoi classico, già molto usato nella serie. In certi aspetti la trama ricorda un po’ Faraci e le sue consuete sequenze di fughe, inseguimenti e sparatorie, ma bisogna ammettere che Rauch, a differenza del predecessore, è abile nell’arricchire la trama con l’innesto di un ampio stuolo di personaggi, alcuni ben delineati come Ray Cooper, ma su questo torneremo più avanti. La lettura di conseguenza mantiene un alto livello di gradimento e non annoia. Finora ho elencato gli aspetti positivi della prova, ma il rovescio della medaglia non manca, in effetti alcuni aspetti non mi hanno del tutto convinto. L’incipit è scoppiettante ma anche il sottoscritto reputa che l’evasione del penitenziario è una scena alquanto forzata. Come criticai la fuga di Proteus nell’ultimo ritorno, anche la liberazione di Decker appare molto semplificata e a tratti poco plausibile. Prima perplessità: chi ha sistemato la dinamite a così poca distanza dal penitenziario? Possibile che nessuna guardia abbia notato nulla durante questa operazione? Anche volendo sorvolare su questo punto, come è spiegabile che una banda di banditi stazioni a tiro di fucile dagli spalti del fortino senza essere avvistato da nessun soldato? A voler proseguire, visto come si fanno gabbare a Dryfork Prison, c’è da credere che il drappello di guardie sia composto da idioti e dire che Murchison ci viene presentato come un mastino tipo “Murdock”. Solo apparenza, visto come si fa uccellare da Decker: possibile che nonostante armato non capisca che l’evaso gli sta spedendo un confetto di piombo? Scena spettacolare, d’accordo, ma si ha l’impressione che le guardie siano quattro gatti e non lo trovo fattibile in un penitenziario. Dalle parole del direttore a Tex apprendiamo che solo una dozzina di guardie è stata mandata sulle tracce dei fuggitivi, divise in due gruppi, in poche parole sono più gli evasi che le forze dell’ordine. Vai avanti con la sensazione che una forzatura ha indirizzato la narrazione e in effetti non è una cosa piacevole. In altre occasioni ho avuto la stessa impressione, vedi l’arrivo del treno che salva Cooper e Taylor dalle grinfie della banda Decker o in alcuni tempismi perfetti dei nostri, come quando si trovano casualmente ad Agrizo dove apprendono da un bandito il piano dei fuggitivi. Rauch fa scorrere la trama ma le sue “marionette” spesso mostrano troppo i fili con cui vengono mosse. Niente di così eclatante, sia chiaro, ma alcuni passaggi andavano più oliati. Trattandosi di un debutto, piccole lacune perdonabili, speriamo comunque che vengano riviste nelle prossime prove. La caratterizzazione dei personaggi è buona e proprio questo aspetto che traina la storia, copre gli eventuali passaggi a vuoto. Cooper si rivela un personaggio sfaccettato che arriva pure ad affezionarsi di Taylor, da lui battezzato come un uomo in gamba e onesto. Molto ben riuscita pure la perfida figura di Sly, in fin dei conti l’avversario più ostico e ultimo a essere sconfitto, ma nel complesso ogni pedina che Rauch inserisce nello scacchiera funziona, con la sola eccezione di Carson che onestamente dipende troppo da Tex. Dopo anni Boselli e Ruju avevano recuperato la sua figura, mi piace poco che il Vecchio Cammello debba farsi spiegare da Tex ogni cosa, un po’ di intraprendenza e acume investigativo in più è d’obbligo. Condivido la speranza che si tratti solo un caso isolato e che in futuro l’autore riesca a correggere questa debolezza. Riassumendo: storia promossa ma con qualche riserva. Prisco, alla sua seconda prova sulla regolare, mi ha convinto un tantino in più rispetto all’esordio. Il suo tratto sporco mi ricorda vagamente Fusco, mentre per le fattezze dei pards è meno tangibile stavolta l’influenza ticciana, ma ancora un vero stile personale non è stato raggiunto. Autore adatto al western, che ha ancora ampi margini di miglioramento e son certo, visto l’evoluzione, che riuscirà a ritagliarsi il giusto spazio e trovare la cifra stilistica più azzeccata. P.s.  Carson, che di solito è molto vario e pittoresco nelle sue imprecazioni, stavolta sembra un disco rotto. Per almeno una mezza dozzina di volte ripete “Gran Putifarre”, esclamazione non inedita, ma non così abusata. :D Il mio voto finale è 7

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