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TWF - Tex Willer Forum

Vorreste avere di nuovo storie con un numero libero di pagine?


R come Ramon
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E' meglio o peggio che le storie di Tex abbiano un numero fisso di pagine?  

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Un mio errore mi ha portato a fare una considerazione.

 

Carlo dice

8 hours ago, Carlo Monni said:

il primo anno di vita editoriale le storie si susseguirono senza soluzione di continuità e senza un inizio ed una fine ben definiti . Questo sistema, però, fu abbandonato definitivamente con l'albo n. 52 della Prima Serie del settembre 1949. 

 

Scrivendo in fretta e senza pensarci, ho "calcolato" il numero di pagine di Tex Gigante corrispondente (544) e ho diviso per 110, identificando questo cambio con il ritorno di Tex nei rangers alla fine del numero 5.

 

Ma questo non è corretto. Subito dopo mi sono ricordato quello che avevo scordato: che all'inizio Tex gigante ha 160 pagine di fumetti, corrispondenti a 15 albi, e il cambio di cui parla Carlo avviene invece a pagina 56 del numero 4, al ritorno di Tex dal Messico.

 

Riflettendoci, alla fine però non mi sembra di aver sbagliato nel pensare ad un altro momento per il cambio (anche se il conto che avevo fatto era sbagliato, su quello non ci piove).  Anche se è passato un tempo imprecisato, la striscia 52 è in continuity con la 51. Tex era partito a cavallo alla fine della 51, e all'inizio della 51 è a cavallo e arriva in un ranch.  Lì inizia la storia della banda del Rosso, che porta DIRETTAMENTE (in stretta continuity) alla lotta contro il sindacato dell'oppio e il primo "Drago".  L'avventura "scavalca" una serie e  prosegue fino al numero 5 della seconda serie (cioè, l'albetto 65), "L'infernale battaglia", quando Tex ritorna nei Ranger

 

Allora è questo l'albo in cui Tex abbandona la continuity? No, l'albetto successivo, "Satania", è ambientato "un mese dopo", mentre Tex "si riprende dalle ferite". È solo alla fine dell'albo finale di questa avventura "la fine di Satania" (albo 14 della seconda serie, cioè il 74, il penultimo ristampato in Tex gigante 5)) che la lunga fila di avventure "in continuity" di Tex si interrompe.

 

L'avventura successiva, "Missione a Devil Hole", è la prima che inizia in un momento imprecisato, con Tex che semplicemente ascolta da Marshall i dettagli di una "missione". e da lì le avventure iniziano ad essere davvero separate.

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  • Sceriffi
On 30/5/2020 at 01:09, Carlo Monni dice:

La questione del numero di pagine non è mai stato un problema per nessuno. Il fumetto ameicano ha prodotto capolavori in episodi di 20 pagine o poco più, quello francese in  46.  I primi racconti di Isaac Asimov non dovevano superare un certo numero di parole e sono pilastri della fantascienza.

La verità è che uno scrittore bravo riesce sempre a narrare quello che vuole narrare nello spazio che gli è concesso. Rileggetevi le prime storie di G.L. aBonelli strutturate in capitoli di 32 pagine a striscia e ditemi che in esse manca qualcosa di veramente indispensabile... a parte il fatto che per alcuni di voi pare che dieci pagine di chiacchiere al ristorante con sul tavolo bistecche e patatine fritte  siano, per qualche oscuro motivo, indispensabili

 

Mi permetto in parte di dissentire con queste affermazioni. Cioè, è senza dubbio vero che  "uno scrittore bravo riesce sempre a narrare quello che vuole narrare nello spazio che gli è concesso". Gli sceneggiatori bonelliani sono professionisti capaci di adattare le loro sceneggiature al numero di pagine prefissato, senza che il lettore percepisca tagli o allungamenti di brodo. Però si noti il termine che ho usato, adattare... si tratta comunque, volenti o nolenti, di una costrizione per lo sceneggiatore che non ha piena libertà di narrare come e quanto vuole. Di nuovo, sono d'accordissimo sul fatto che per un autore bravo questo non è un peso e con l'abitudine possa diventare anche naturale scrivere in questo modo, senza dover ricorrere a tagli o aggiunte. Ma a volte capita che gli interventi siano piuttosto evidenti e penalizzino la storia.

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<span style="color:red;">5 ore fa</span>, pecos dice:

Di nuovo, sono d'accordissimo sul fatto che per un autore bravo questo non è un peso e con l'abitudine possa diventare anche naturale scrivere in questo modo, senza dover ricorrere a tagli o aggiunte. Ma a volte capita che gli interventi siano piuttosto evidenti e penalizzino la storia

 

Scusa, ma tu come fai ad essere sicuro che ci siano stati interventi? E poi, di quali interventi stiamo parlando? Sembrerebbe quasi che tu pensi che uno scriva, che so, una storia di 230 pagine e poi venga tagliato ciò che è ritenuto superfuo ma non funziona così: l'autore sa già in anticipo di quante pagine sarà la sua storia e nello scriverla si regola di conseguenza.

Poniamo che in una storia Tex debba andare da Tucson a Phoenix. Se il numero di pagine a disposizione lo consente l'autore descriverà parte del viaggio con anche alcuni disloghi altrimenti se la cava con una vignetta ed una didascalia perché non è il viaggio l'importante ma la meta. 

 

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<span style="color:red;">20 minuti fa</span>, Carlo Monni dice:

CITAZIONE TAROCCATA

 

Poniamo che in una storia Tex debba andare da Calgary a Edmonton. Se il numero di pagine a disposizione lo consente l'autore descriverà parte del viaggio con anche alcuni disloghi altrimenti se la cava con una vignetta ed una didascalia perché non è il viaggio l'importante ma la meta. 

 

 

Aaaaaaa..... Ecco svelato l'arcano  !!!! :lol2:

Perdonatemi, non ho resistito all'assist di Carlo Monni....

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  • Sceriffi
24 minuti fa, Carlo Monni dice:

 

Scusa, ma tu come fai ad essere sicuro che ci siano stati interventi? E poi, di quali interventi stiamo parlando? Sembrerebbe quasi che tu pensi che uno scriva, che so, una storia di 230 pagine e poi venga tagliato ciò che è ritenuto superfuo ma non funziona così: l'autore sa già in anticipo di quante pagine sarà la sua storia e nello scriverla si regola di conseguenza.

Poniamo che in una storia Tex debba andare da Tucson a Phoenix. Se il numero di pagine a disposizione lo consente l'autore descriverà parte del viaggio con anche alcuni disloghi altrimenti se la cava con una vignetta ed una didascalia perché non è il viaggio l'importante ma la meta. 

 

 

No, non intendo interventi in questo senso, diciamo "a posteriori", ma "in corso d'opera"... Come dici tu, lo scrittore mentre scrive la storia si regola in base al numero di pagine a disposizione; dico semplicemente che questo mette qualche vincolo in più all'autore (ma se l'autore è bravo, il vincolo è come se non ci fosse). Non pensavo assolutamente ad interventi "a posteriori", mi sono espresso male. L'unica cosa che contestavo del tuo discorso è che per un autore possa essere indifferente avere un numero fissato di pagine da riempire oppure no. Che non sia un grosso problema, siamo d'accordo.

 

In alcuni - rari - casi, ho avuto l'impressione che ci fossero scene scritte apposta per raggiungere le canoniche 220 pagine (è un'impressione mia alla lettura, magari sbagliata). In una delle ultime storie di Faraci, ad esempio: non ricordo quale, ma ricordo di una scena, in mezzo alla storia, del tutto avulsa dalla trama che mi ha dato alla lettura esattamente l'impressione di essere stata scritta giusto per raggiungere la fine del secondo albo.

 

Un altro esempio: non mancano le storie recenti di Borden che terminano a metà albo: ad esempio, quella del Supremo. Come mai? Era previsto fin dall'inizio, oppure Borden in corso d'opera si è accorto che, per quello che aveva in mente di raccontare, tre albi non erano sufficienti e quattro erano troppi? In questo caso, se avesse avuto il vincolo di rimanere nei tre albi, forse non avrebbe potuto sviluppare tutte le idee che aveva in mente per quella storia - questo intendo quando parlo di "vincolo". Ma in quel caso, presto fatto: basta scrivere una seconda storia che sia complementare alla prima...

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Assolutamente no, ormai sono abituato cosí.  Al di lá dei problemi redazionali e delle altre motivazioni giá ampiamente espresse.

 

Si puó datare l'inizio delle storie ad albi fissi dal. n.455  (Vendetta Navajo, albo dei 50 anni),  anche se prima vi erano giá state quattro storie che coincidevano con gli albi (438-439-440, 441-442, 447-448, 449-450). Ve ne sono altre anche prima ma molto piú rare.

 

Interessante notare, partendo da oggi a ritroso, chi rompe la regola. Sembrerebbe appannaggio dei soli curatori o quasi.

 

651-652-653               Luna insanguinata              Boselli

649-650-651               I misteri di Villa Diago        Boselli

 

640-641-642               Giovani assassini                Boselli

637-638-639-640        El Supremo                          Boselli


613-614-615               I sabotatori                           Boselli

611-612-613               I trappers di Yellowstone    Boselli   
 

571-572                      Il fuggiasco                            Boselli
569-570-571              Buffalo Soldiers                     Boselli

 

504-505                    Guerra nel deserto                  Nizzi    
501-502-503-504    Mefisto!                                     Nizzi  

 

469-470                     Terra di confine                     Boselli
466-467-468-469    Golden Pass                            Nolitta/Boselli

                     

 

 

 
     
     
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2 ore fa, pecos dice:

No, non intendo interventi in questo senso, diciamo "a posteriori", ma "in corso d'opera"... Come dici tu, lo scrittore mentre scrive la storia si regola in base al numero di pagine a disposizione; dico semplicemente che questo mette qualche vincolo in più all'autore (ma se l'autore è bravo, il vincolo è come se non ci fosse). Non pensavo assolutamente ad interventi "a posteriori", mi sono espresso male. L'unica cosa che contestavo del tuo discorso è che per un autore possa essere indifferente avere un numero fissato di pagine da riempire oppure no. Che non sia un grosso problema, siamo d'accordo.

 

Io ti ho capito . Il fatto è che quello che tu chiami vincolo lo hanno avuto tutti ma proprio tutti gli autori di fiction in tutto il mondo . Solo in Bonelli e solo per alcuni personaggi è stato adottata per un certo tempo la struttura che alcuni, ma non io, sembrano rimpiangere.

Il vincolo, come lo chiami tu, non ha certo impedito a Gino D'Antonio, Giancarlo Berardi e Tiziano Sclavi di creare autentici capolavori in sole 96 pagine e mai , dico mai, ho avuto la sensazione che che in quelle storie mancasse qualcosa o ci fosse qualcosa di troppo. E vogliamo parlare dei maestri del fumetto francese che di pagine a disposizione ne hanno solo 46?

E non mi si dica che Tex è strutturato per storie più lunghe perché le ha sempre avute fin dai tempi delle strisce ma suddivise in capitoli di lunghezza standard.

Certe sensazioni di certi lettori dipendono a mio parere da motivi di imprinting che io non ho probabilmente per ragioni anagrafiche e di varietà di letture.

 

2 ore fa, pecos dice:

 

Un altro esempio: non mancano le storie recenti di Borden che terminano a metà albo: ad esempio, quella del Supremo. Come mai? Era previsto fin dall'inizio, oppure Borden in corso d'opera si è accorto che, per quello che aveva in mente di raccontare, tre albi non erano sufficienti e quattro erano troppi? In questo caso, se avesse avuto il vincolo di rimanere nei tre albi, forse non avrebbe potuto sviluppare tutte le idee che aveva in mente per quella storia - questo intendo quando parlo di "vincolo". Ma in quel caso, presto fatto: basta scrivere una seconda storia che sia complementare alla prima...

 

Appunto e per loro non si pone lo stesso problema?

 

3 minuti fa, ggaaco dice:

Interessante notare, partendo da oggi a ritroso, chi rompe la regola. Sembrerebbe appannaggio dei soli curatori o quasi.

 

Meno male che hai detto "o quasi" perché nel tuo elenco di curatori ce n'è uno solo.:P

Modificato da Carlo Monni
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Cita
<span style="color:red;">2 minuti fa</span>, Carlo Monni dice:

Meno male che hai detto "o quasi" perché nel tuo elenco di curatori ce n'è uno solo

 

 

Ma come, Nizzi era curatore quando uscí Mefisto, Borden non lo era ai tempi del 571, Nolitta stava sopra.....😛

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Davo per scontato che prima di Boselli il curatore fosse Nizzi. Servirebbe un chiarimento di Monni, anche se forse lo ha giá dato ed é come dici tu.

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Nizzi decideva per sé i disegnatori e naturalmente era molto ascoltato. Ha letto la prima storia di Boselli in quanto ovviamente gli si chiedeva un parere, essendo lo sceneggiatore principe della testata. Ma il curatore era Decio Canzio, lo trovi riportato nella seconda di copertina degli albi di quel periodo.

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<span style="color:red;">2 ore fa</span>, ggaaco dice:

Davo per scontato che prima di Boselli il curatore fosse Nizzi. Servirebbe un chiarimento di Monni, anche se forse lo ha giá dato ed é come dici tu.

 

Nizzi non è mai stato curatore è sempre e solo stato uno sceneggiatore free lance e mai, nemmeno part time redattore della SBE.

In quanto sceneggiatore anziano gli era stato concesso il diritto di prima scelta sui disegnatori e lui ne ha abusato, ma questo è un altro discorso.

Un consiglio che ti servirà in futuro anche fuori dal campo dei fumetti: non dare mai per scontato nulla, specie su argomenti di cui non sai niente.

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On 5/30/2020 at 7:35 PM, Carlo Monni said:
On 5/30/2020 at 5:21 PM, Diablero said:

Non so perchè questo cambio. Forse non se ne preoccuparono perchè nell'albo gigante da sempre gli albi non erano episodi. Forse si era stufato di starsi a preoccupare della divisione in episodi e di metterci un cliffhanger ogni volta

 

Anche qui ci ha messo lo zampino il caso, perché le prime storie uscite direttamente sul Tex Gigante erano state pensate per il formato a striscia ed  anche facile da dimostrare. Basta contare a blocchi di 80 strisce. Si dice che questo riguardi le store fino a  "Tra due bandiere" compresa  anche se poi, ovviamente, GLB ha risistemato la sceneggiatura delle ultime.

 

Sì, ma questo copre appunto solo le primissima storie inedite pubblicate su Tex Gigante.

 

La domanda comunque rimane: nella collana "Nebraska", la prima da 80 pagine, dopo i primissimi numeri in cui hanno smaltito le ultime tavole fatte per gli albetti da 32 pagine,  GL Bonelli ha ricominciato a scrivere la serie ad episodi, con un cliffhanger al termine di ogni albo, e con i finali coincidenti con la fine di un albo a striscia.

 

Come mai non ha fatto la stesso con il passaggio a Tex Gigante?

 

Ed è solo un caso, una coincidenza, che questo abbia coinciso con le sue storie più originali e ambiziose, o c'è un legame fra le due cose?

 

(domanda retorica, per me è evidente come ci sia un legame: Il bellissimo primo albo de "Il figlio di Mefisto", in cui Tex praticamente non c'è, non sarebbe stato concepibile se la serie fosse stata ancora scritta ad episodi).

 

Inoltre, l'effetto della divisione in episodi di lunghezza prefissata è invece più che evidente quanto ti leggi gli albetti a striscia raccolti 15 a 15 nei primi Tex Gigante: il fatto che, puntuale come un orologio, ogni 32 strisce c'è un agguato, un attacco, un animale pericoloso che passa per caso, si nota parecchio quando raccogli 15 albi di fila...

 

Anche il discorso "da quando esiste il fumetto, gli autori si adeguano a lunghezze prefissate" è vero, ma ci dice poco. Prima di tutto, non ci dice se è una limitazione o meno e qual è il suo peso. Esattamente come il fatto che tutti siamo trattenuti a terra dalla forza di gravità non ci dice che la forza di gravità non esiste. Una limitazione comune a tutti è comunque una limitazione.

 

E poi c'è un altro aspetto: la durata. È ben diverso avere come "lunghezza prefissata" una singola strip, una tavola, 7 tavole come nei fumetti inglesi di 2000AD, 14 tavole come i fumetti argentini pubblicati su Lanciostory, 22 tavole come i fumetti Marvel, 44 tavole come gli album francesi classici o 110 tavole come Tex.

Se in un albo Marvel l'autore arriva "corto", lo sarà di una o due pagine, e le rimedi molto semplicemente allungando un po' una scena, alla fine non è nemmeno un vero e proprio allungamento del brodo, è solo un aggiustamento del ritmo. Idem nei primi albi di Tex già citati.  Bonelli vedeva che arrivava vicino alla striscia 32 e non aveva un buon cliffhanger? Che problema c'è, sbucava un serpente da una roccia e faceva imbizzarrire Dinamite, o si intravedeva una figura minacciosa nell'ombra, con 2 strisce te la cavavi.

 

Credo che, appunto perchè è una limitazione molto comune (è molto più inconsueto il caso opposto, dell'avere libertà nella durata di un episodio), qualunque autore professionista abbia ormai interiorizzato una serie di trucchi e tecniche per "regolare" la durata di una storia, allungandola un po' o accorciandola, di solito in maniera impercettibile per il lettore. Ma anche queste tecniche sono legate al formato, al tipo di fumetto, alla durata. Una tecnica per allungare una storia di poche vignette non è una tecnica che va bene per allungare una storia di 20 pagine (e viceversa).

 

In Tex abbiamo albi da 110 pagine. "Allungare un po' la storia per arrivare a 220 o 330" può voler dire anche aggiungere 50 pagine!!! (e, anche senza tirar fuori le illazioni sugli ultimi due albi di Tex, basta vedere la storia dei Texoni e delle varie aggiunte per passare una storia dalla serie regolare ai texoni o ai maxi o viceversa: ci sono casi noti di aggiunte anche più lunghe di 50 pagine...).  Se allungare una storia di una pagina è abbastanza "invisibile" al lettore, quando aggiungi 50 pagine per volta, l'effetto si vede (anche se il lettore magari non si accorge che è un aggiunta).

 

Inoltre, questo formato così "lungo" per gli albi Bonelli porta anche ad una notevole rigidità. Avere episodi di 14 pagine per Dago, per esempio, vuol dire che una storia può durare un solo episodio, o due, o tre, o anche di più, e quindi può durare 14 pagine, o 28, o 42, o 56, o 70, e quindi puoi avere storie "piccole", brevi interludi simpatici e dimenticabili, e puoi avere le saghe, i colossal, e puoi alternarli.  Prendi invece Dylan Dog: sulla serie regolare le storie possono avere solo 94 pagine o (più raramente) 188 se durano due albi. Questo porta ad avere storie abbastanza "standard": ogni mese c'e un caso, ogni mese si porta a letto la cliente, ogni mese c'è la scena con le battute di Groucho, etc. Se vuoi aggiungere pagine puoi sempre fargli costruire il galeone, oppure aggiungere un morto ammazzato in più.

 

E questa "formula", la ripetitività, la vedo praticamente in tutte le serie Bonelli che condividono a lungo questa rigidità (sfuggono praticamente solo le serie dove i singoli albi sono più episodi che storie, tipo Volto Nascosto, e solo in parte), e la vedo essere aumentata un po' anche in Tex rispetto ai tempi in cui non c'era. 

 

Tex rispetto a Dylan Dog per me parte già avvantaggiato dall'avere molta più varietà di temi e tipi di storie (non c'è la cliente del mese), è più "elastico" come durata potendo arrivare a storie di lunghezze maggiori, e quando è scritto bene ha molti più elementi che possono essere inseriti per allungare un po' una storia senza farlo notare: puoi metterci un battibecco con Carson e una scena al ristorante, ma anche allungare di più una sparatoria o un inseguimento o un pestaggio, credo (da persona che non ha mai sceneggiato nulla, quindi magari mi sbaglio) che con le scene d'azione sia molto più semplice regolare la durata, visto che una sparatoria può durare più o meno a seconda delle necessità, rispetto ad un dialogo.

 

Ma cosa succede quando non è scritto bene, e c'è necessità di allungare il brodo? Che ti trovi pagine e pagine di scene al ristorante con le patatine o pagine e pagine di "bang bang Ahhh"...

 

E il discordo sulla qualità dello scrivere porta anche alla più ovvia contestazione al discorso che ho fatto prima sull'effetto della maggiore libertà sulle storie di GL Bonelli nel suo periodo d'oro: che non è che basta dare libertà di durata alle storie di uno sceneggiatore, e quello ti diventa GL Bonelli!  :lol:

 

Anzi, temo che la maggior parte degli sceneggiatori sarebbero formulaici e ripetitivi nella stessa maniera e diventerebbero solo più prolissi, riempiendo pagine e pagine di fuffa...

 

(guarda per esempio l'effetto che ha la durata libera dei post sulla mia prolissità...  :lol:  )

 

Quindi, in definitiva?

 

In definitiva... boh, chi lo sa, avere storie a lunghezza libera complicherebbe la vita a chi deve programmare l'uscita degli albi, in cambio di eventuali benefici possibili che non è detto che si vedano e quanto siano consistenti..  e quindi capisco benissimo che oggi, per un sacco di ragioni pratiche, la scelta di fare storie che inizino e finiscano in coincidenza con gli albi è praticamente obbligata.

 

Quello che spero è che, di fronte alla ipotetica storia su cento che avrebbe bisogno di durare un po' di più o un po' di meno, il curatore invece di farla allungare o accorciare dica "sticazzi, per una volta facciamo un eccezione", ma ho abbastanza fiducia al riguardo (visto che oltretutto è già successo) ...  :lol:

 

 

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<span style="color:red;">3 ore fa</span>, Leo dice:

Ma il curatore era Decio Canzio, lo trovi riportato nella seconda di copertina degli albi di quel periodo.

Grazie Leo.  

 

Cita
<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Carlo Monni dice:

Un consiglio che ti servirà in futuro anche fuori dal campo dei fumetti: non dare mai per scontato nulla, specie su argomenti di cui non sai niente.

Il mio problema é la memoria che se ne sta andando (mentre tu te ne fai un vanto, beato te), anche per questo ho un  mio database.

Alla mia veneranda etá sai cosa me ne faccio di questi consigli, fossi almeno coetaneo di Grande Tex.

Non mi sembra di aver mai fornito dati sballati in questo forum, cosa significa per te sapere? 

Mi appello alla clemenza della corte.

 

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<span style="color:red;">8 ore fa</span>, ggaaco dice:

Alla mia veneranda etá sai cosa me ne faccio di questi consigli, fossi almeno coetaneo di Grande Tex.

Non mi sembra di aver mai fornito dati sballati in questo forum, cosa significa per te sapere?

 

Si tratta di un consiglio generico. Nella mia personale esperienza, quasi ogni volta che qualcuno, compreso il sottoscritto  inizia una frase con: "Davo per scontato che..."  di solito quello che dava per scontato non è giusto.

Morale della favola, mai dare per scontato nulla e nel dubbio controllare e non vergognarsi mai a chiedere.

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Prima di tutto vorrei ringraziare di cuore tutti, ma proprio tutti i partecipanti a questo thread. Per me è stata una fantastica occasione per imparare un sacco di cose nuove e per scoprire punti di vista informati e sempre interessanti. Spero di sentire altri pareri e di potermi ulteriormente abbeverare alla fonte delle vostre conoscenze.

 

Volevo solo dire una cosa sul fatto di allungare o accorciare una storia, un racconto, una sceneggiatura (di film o telefilm o fumetto), ecc.

Per esperienza (ogni tanto scrivo delle cose) so che il problema di arrivare alla lunghezza desiderata non risolve mai semplicemente aggiungendo o togliendo qualcosa con l'accetta. Ogni narrazione degna di questo nome ha al suo interno un suo ritmo e dei rimandi costanti tra le varie parti. Faccio qualche esempio. Se nel corso di una storia molto cupa e drammatica, inserisco a un certo punto una scena divertente con Carson, lo faccio perché mi serve da una parte a stemperare la tensione, dando un bilanciamento al tono generale dell'episodio, e dall'altra a far percepire ancora di più la tensione quando, subito dopo, la narrazione torna a essere drammatica. Se io tolgo semplicemente la scena, l'episodio perde il suo equilibrio e la sua dinamica interna, diventando quantomeno una storia poco riuscita e soffocante, nella sua cupezza.

Viceversa, se uno spostamento a cavallo al quale avrei dedicato due vignette, lo faccio diventare di tre pagine inserendo una lunga discussione tra i pards, devo sapere bene quello che sto facendo: i personaggi, in qualunque storia riuscita, parlano solo quando hanno qualcosa di importante da dire (a differenza di quello che facciamo tutti noi nella vita vera). Se la discussione è infarcita di luoghi comuni superflui (potrebbero essere Carson che si lamenta per i pericoli in cui si cacceranno, Tex che spiega quello che abbiamo già visto succedere o quello che faranno, ecc), il lettore la percepirà come artificiosa e inutile.

Tutto questo per dire che se c'è la necessità di allungare o restringere una storia, la soluzione è solo una: riscriverla dall'inizio, rivedendola tutta e modificandola di molto. Poi, certo, ci potrebbe anche capitare, nel rivederla, che quella scena intorno al fuoco era inutilmente lunga, o che avevamo bisogno di aggiungere una scansione avventurosa prima che l'azione entri nel vivo, e che quindi per rendere la storia perfetta era in effetti necessario tagliare semplicemente una scena o aggiungerne una, ma questo è un altro discorso.

Tutto, in una storia, deve essere indispensabile, per motivi esterni (sviluppo e coerenza) e interni (coesione, modulazione dell'interesse del lettore, richiami tra le varie scene), e quindi non possono esserci né allungamenti né tagli, sia che ci si chiami Shakespeare o che ci si iscriva a un forum col nome di R come Ramon (giusto per fare due esempi estremamente lontani 😉).

Senza attenersi a questa modalità, il rischio è quello di scrivere facendo copia e incolla di topoi texiani modulabili più o meno a piacere su una trama più o meno tenue, ma quello, alla lunga, porterebbe alla morte del soggetto, perché non tutti sappiamo scrivere, ma tutti, quando leggiamo (naturalmente con vari gradi di attenzione), sappiamo distinguere storie indimenticabili da storie dimenticabilissime. E quello che ci lega a un fumetto come Tex è, prima di tutto, il fatto che certe storie non ce le dimenticheremo mai.

  • +1 1
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Penso che come me molti altri trovino notevolmente più "comodo" leggere storie di albi interi e non a metà. Tuttavia trovo comunque che sia un parziale vincolo alla scritttura.

Ho votato per la libertà dello sceneggiatore contando sul fatto che comunque mi aspetto un albo spezzato in due in casi abbastanza rari. Mi spiego: penso che al massimo assisteremo a un lieve aumento di albi spezzati come "Luna insanguinata", "L'isola della nebbia" o "La terra delle pietre fumanti" per citare i tre casi più recenti (vado a memoria potrei sbagliare) ma che non si ritornerà mai a una formula come quella iniziale.

In altre parole: sono d'accordo sullo spezzare gli albi se lo sceneggiatore ritiene che sia strettamente necessario. Potremmo avere invece che 3 albi spezzati negli ultimi 8-9 anni magari anche 5 o 6.

Diciamo poi che ho un po' il timore che alcune belle idee per una trama possano essere scartate per questo motivo

On 31/5/2020 at 22:36, ggaaco dice:

Assolutamente no, ormai sono abituato cosí.  Al di lá dei problemi redazionali e delle altre motivazioni giá ampiamente espresse.

 

Si puó datare l'inizio delle storie ad albi fissi dal. n.455  (Vendetta Navajo, albo dei 50 anni),  anche se prima vi erano giá state quattro storie che coincidevano con gli albi (438-439-440, 441-442, 447-448, 449-450). Ve ne sono altre anche prima ma molto piú rare.

 

Interessante notare, partendo da oggi a ritroso, chi rompe la regola. Sembrerebbe appannaggio dei soli curatori o quasi.

 

651-652-653               Luna insanguinata              Boselli

649-650-651               I misteri di Villa Diago        Boselli

 

640-641-642               Giovani assassini                Boselli

637-638-639-640        El Supremo                          Boselli


613-614-615               I sabotatori                           Boselli

611-612-613               I trappers di Yellowstone    Boselli   
 

571-572                      Il fuggiasco                            Boselli
569-570-571              Buffalo Soldiers                     Boselli

 

504-505                    Guerra nel deserto                  Nizzi    
501-502-503-504    Mefisto!                                     Nizzi  

 

469-470                     Terra di confine                     Boselli
466-467-468-469    Golden Pass                            Nolitta/Boselli

 

Ecco ho letto dopo il tuo elenco e personalmente ciascuna di queste storie mi piace moltissimo (paradossalmente per me forse la meno bella è "i sabotatori"). Ovviamente non posso dire che siano belle perché spezzate però se non lo fossero sicuramente perderemmo dei pezzi o si allungherebbe il brodo eccessivamente: si rovinerebbero delle ottime sceneggiature

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Segnalo solo un fatto che forse era già stato segnalato e mi è sfuggito.

Nel passato quando si arrivava al numero centenario a colori, c'era comunque l'obbligo di terminare le storie alla fine dell'albo …99.

Quasi sempre c'è stata l'esigenza di inserirci una storiella breve, che in qualche caso non era neanche disprezzabile,

ma comunque commissionata all'unico scopo di arrivare esattamente a quel punto.

D'accordo, succedeva solo una volta ogni 8 anni e qualche mese e per il resto delle avventure lunghezza libera.

E sicuramente c'è l'esempio del  "Il solitario del West", dove l'avventura finiva a una pagina dalla fine dell'albo e

giustamente si è arronzato un doppio finale, per non avere una singola tavola della storia successiva!

Modificato da Dix Leroy
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