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TWF - Tex Willer Forum

Il Tex di Boselli è veramente Tex?


FranAur
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<span style="color:red;">31 minuti fa</span>, Barbanera dice:

 

 

Ti rendi conto, vero,che se Tex non è Glbonelliano non può neanche essere Texiano??se non segue i canoni di GLB smette di essere Tex...e diventa Nolitta.

Forse intende dire che "le storie" non sono quelle tipiche bonelliane ma il personaggio Tex è sostanzialmente rispettato.

O almeno io la intendo così.

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Scusate, qualcuno non ha letto bene.

 

Ho già risposto!

 

Faccio copia e incolla:

 

"Trovo che siano osservazioni molto superficiali e non sono d'accordo praticamente su nulla. Quella della mancanza di piani di Tex poi non sta né in cielo né in terra. Il che a mio parere fa comprendere la poca conoscenza che ha delle mie storie o la sua poca attenzione nella lettura.

 

 Che certe storie  non gli piacciano va bene. Ma le dietrologie sono ridicole. E' solo questione di gusti." 

 

L'ultima frase riassume il mio pensiero, che in fondo è anche quello di  Fran Aur (lo ha detto nero su bianco in un post successivo). Che devo aggiungere? Se uno pensa che una storia un po' più complessa sia poco avventurosa o addirittura più noiosa siamo su due lunghezze d'onda abissalmente differenti. Se non si accorge che nelle mie storie Tex è come minimo altrettanto ragionatore e intelligente che in quelle di  Nizzi, poi... Beh... Pardon, ma se è in buona fede, dubito delle sue capacità di lettore. Se fosse in malafede, non dico che lo  sia, eh, sarebbe più facile comprendere un'affermazione simile.

 

Quando poi dice che ha cominciato leggere Tex nell' 82, tutto mi è chiaro. Non ha cominciato a leggerlo nel  57 come me, con La Terre dell'Abisso e la Gola della Morte etc.ma nell'82. Il suo  imprinting è differente. Diablero comprenderà ciò che intendo.

 

 

 

 

 

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<span style="color:red;">1 minuto fa</span>, borden dice:

Scusate, qualcuno non ha letto bene.

 

Ho già risposto!

 

Faccio copia e incolla:

 

"Trovo che siano osservazioni molto superficiali e non sono d'accordo praticamente su nulla. Quella della mancanza di piani di Tex poi non sta né in cielo né in terra. Il che a mio parere fa comprendere la poca conoscenza che ha delle mie storie o la sua poca attenzione nella lettura.

 

 Che certe storie  non gli piacciano va bene. Ma le dietrologie sono ridicole. E' solo questione di gusti." 

 

L'ultima frase riassume il mio pensiero, che in fondo è anche quello di  Fran Aur (lo ha detto nero su bianco in un post successivo). Che devo aggiungere? Se uno pensa che una storia un po' più complessa sia poco avventurosa o addirittura più noiosa siamo su due lunghezze d'onda abissalmente differenti. Se non si accorge che nelle mie storie Tex è come minimo altrettanto ragionatore e intelligente che in quelle di  Nizzi, poi... Beh... Pardon, ma se è in buona fede, dubito delle sue capacità di lettore. Se fosse in malafede, non dico che lo  sia, eh, sarebbe più facile comprendere un'affermazione simile.

 

Quando poi dice che ha cominciato leggere Tex nell' 82, tutto mi è chiaro. Non ha cominciato a leggerlo nel  57 come me, con La Terre dell'Abisso e la Gola della Morte etc.ma nell'82. Il suo  imprinting è differente. Diablero comprenderà ciò che intendo.

 

 

 

 

 

Però. Bos, non significa nulla in che anno inizi a leggere, allora togliamo di mezzo tutti i nuovi eventuali lettori, che invece ci vogliono per andare avanti.

Io ho cominciato nel 74 probabilmente (recuperando poi le primissime, che comunque avevo perchè le leggeva mio padre), ma anche avessi cominciato nell'82 avrei recuperato tutte le storie precedenti, così come, avendo interrotto nel 1991 per diversi anni, ho poi recuperato, successivamente, le storie dal 1991 comprese le tue chiaramente.

Tu dici, ha iniziato ell'82 e quindi ha inizato con un GLB declinante e con Sergio, quindi....

Mah..non so.

In ogni caso a nessuno piace ricevere critiche, a nessuno. Ma è anche un forum di critica (pacata) e discussione. Ci sarà da preoccuparsi quando avrai solo adulatori, Bos. Anzi, per come la penso io è meglio chi sa fare quache appunto che  chi sa solo adulare.

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3 ore fa, FranAur dice:

Qualcuno in questo forum ha scritto che lei non accetta critiche. Non mi dica che è vero 🤔

 

 

 

Perdonami, queste non sono critiche, sono opinioni. Differiscono dalle mie opinioni, per esempio, che sono lettore di Tex anche da più tempo di te (diamoci del tu)e quindi altrettanto legittime. ho detto altrettanto, non di più.

 

 

Sono opinioni che o non condivido o trovo sbagliate nel merito o nel fine. Per es è sbagliato che il mio Tex non faccia piani (questa proprio non l'ha capita nessuno e purtroppo mette in cattiva luce- sul serio- tutto il resto della tua posizione)

 

E poi ci sono le mezze verità da cui trai conclusioni  tue personali. Per es, se una storia è più corale o con più incidenti- fatto accertato per talune mie storie-    non significa tuttavia di conseguenza, come pensi tu, per me come per molti altri, che il personaggio principale sia in ombra o che la storia sia meno interessante. Talvolta, per me come per altri. è altrettanto o più interessante. Quindi è un'opinione, non un fatto. Una critica basata su un'opinione lascia il temo che trova. L'accetto  e passo oltre. Che me ne posso fare?

 

 

 

 

 

8 minuti fa, valerio dice:

 

In ogni caso a nessuno piace ricevere critiche, a nessuno. Ma è anche un forum di critica (pacata) e discussione. Ci sarà da preoccuparsi quando avrai solo adulatori, Bos. Anzi, per come la penso io è meglio chi sa fare quache appunto che  chi sa solo adulare.

 

 

Ascolta, è legittimo che non gli piacciano. Però la cosa che trovo pazzesca in questo genere di interventi e che neanche tu afferri, è l'atteggiamento. Arriva uno e ti dice che hai sbagliato tutto. non una storia. Tutto. Gli sorrido e dico okay. Di più non posso fare.

 

A me non verrebbe in mente di fare una cosa analoga in nessun campo. Al massimo critico il Governo...😄

 

Ma so che c'è chi ha scritto agli autori di Next Generation, serie che reputo favolosa, dicendo loro peste e corna perché preferivano Kirk e Spock., Giustamente gli autori hanno abbozzato e ignorato.

 

E' un esempio, cerca di capire. Questo non è il ristorante in crisi dove arriva Godon Ramsay. E' un ristorante eccellente che non piace ad alcuni avventori. Ce ne facciamo una ragione, il menù è  già il più possibile differenziato, come ho cercato di  spiegare.  Di più di così e meglio di così dopo 72 anni davvero non si poteva fare e ne sono fermamente convinto. Se ti sembra una posizione arrogante, ti  sbagli ma rimani libero di  pensarlo.

 

 

 

Modificato da borden
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<span style="color:red;">5 ore fa</span>, FranAur dice:

1) Nelle storie del passato Tex è un eroe classico. Ciò significa che nel suo mondo non c’è spazio per il dubbio e la complessità psicologia: il bene e il male sono perfettamente separati e riconoscibili, e l’eroe è tale in quanto sommo rappresentante del bene. Questa semplicità è ciò che rende la lettura piacevole e rassicurante. Piacere ingenuo ma autentico, che viene al lettore dal partecipare all’invincibilità dell’eroe, celebrata senza distrazioni, e dal godere della sua capacità inesorabile di castigare i cattivi, i prepotenti e gli arroganti. Distrarsi dalla realtà identificandosi con Tex, in un mondo ideale nel quale il bene vince senza sé e senza ma: questa è la caratteristica essenziale della narrazione texiana come l’abbiamo conosciuta nei primi cinquant’anni.

Nelle storie di Boselli invece tale caratteristica sfuma, si perde nella complessità psicologica dei personaggi comprimari e nell’alternarsi di stili narrativi che esulano dal genere avventura. E quel piacere della lettura si attenua o svanisce del tutto.

 

L'invincibilità dell'eroe, la capacità inesorabile di castigare i cattivi, il bene che vince senza se e senza ma: tutte caratteristiche che io francamente vedo nette nell'opera di Boselli, non sfumate. Si dice che, laddove GLB era manicheo (e dopo di lui Nizzi), Boselli è invece sfumato, grigio: ma ragazzi, Boselli ormai ha scritto tanto su Tex, e nelle sue storie ce n'è per tutti i gusti: ci sono i cattivi cattivi, alla GLBonelli e poi, molto più che in GLB, è vero, i personaggi grigi. Ma sono personaggi credibili, costruiti bene, che fanno appassionare alla vicenda, che accrescono (non attenuano) il piacere della lettura e l'interesse. Con Boselli, la saga di Tex si è arricchita di tanti personaggi che sono rimasti nel cuore dei lettori. La verità è che, senza Boselli, molti di noi avrebbero smesso di leggere Tex già negli anni '90.

 

<span style="color:red;">5 ore fa</span>, FranAur dice:

2) Le storie classiche tendono interamente e direttamente verso un’unico scopo preciso: la vittoria di Tex sui cattivi. Ed è ciò che le rende avvincenti. Avvincente è l’avventura, le peripezie, i rischi che il protagonista e i suoi pards affrontano fino alla vittoria finale. Ancora una volta, non ci sono distrazioni rispetto a questo percorso.

Nelle storie di Boselli questo obiettivo si perde invece in mezzo a svariate altre suggestioni che sembrano renderlo meno essenziale e prioritario, aggiungendo ancora una volta un elemento di complessità che non corrisponde alla natura del personaggio e della saga.

 

Io direi: "aggiungendo ancora una volta un elemento di complessità che rende le storie più moderne e avvincenti mantenendo contestualmente intatte la natura del personaggio e della saga". Boselli ha traghettato Tex nel ventunesimo secolo, in un guado davvero tempestoso: piattaforme streaming, internet, games. Senza voler fare qui l'ennesima analisi di ciò che è ormai diventata l'industria dell'intrattenimento e di quanto il medium fumetto debba fare i salti mortali per sopravvivere ( e a maggior ragione un fumetto di un genere, il western, in declino costante), dico soltanto che avere ad oggi una collana così vitale, con numeri ancora importanti e con una qualità media così alta, è semplicemente un mezzo miracolo. Un mezzo miracolo ascrivibile quasi esclusivamente alla penna benedetta di un signore che ha innovato Tex con una scrittura più moderna e avvincente, che è riuscita a strizzare l'occhio contemporaneamente sia al lettore tradizionalista che a quello più sofisticato.

 

<span style="color:red;">5 ore fa</span>, FranAur dice:

3) Nel Tex classico i personaggi comprimari svolgono delle pure funzioni narrative (il cattivo, la vittima, l’aiutante, ecc.) il cui scopo è esclusivamente quello di esaltare la centralità del protagonista (e dei suoi pards), dando risalto alle sue caratteristiche peculiari.

Nelle storie di Boselli invece i personaggi comprimari sono maggiormente caratterizzati dal punto di vista psicologico, divenendo spesso più rilevanti di Tex stesso, il quale finisce per non essere più il vero protagonista della saga. In un mondo psicologicamente complesso la psicologia semplice dell’eroe classico risulta inadeguata e poco affascinante.

 

Tutto vero, ma non condivido le conclusioni. Con Boselli i comprimari non svolgono più la mera funzione di pretesto narrativo, diventano persone con un loro spessore e vissuto. Ma guardate bene le storie di Boselli: pur in questo assembramento di grandi comprimari, alla fine il protagonista resta Tex. Risaltando anche maggiormente di prima, perché il lavoro di sottrazione che Borden fa sul personaggio Tex finisce in realtà per esaltarne il valore. Senza contare che quel lavoro di sottrazione non è una costante, ma riguarda solo alcune sue storie, mentre in altre è nettamente più tradizionale: perché ripeto che Borden ha scritto ormai tanto e ha potuto quindi proporci storie di tutti i tipi. 

 

<span style="color:red;">5 ore fa</span>, FranAur dice:

L’insieme di tutti questi aspetti fa sì che le storie di Boselli possano risultare gradevoli, ma non arrivino mai ad essere appassionanti e avvincenti come molte delle avventure precedenti. In definitiva Boselli sembra non credere fino in fondo al personaggio di Tex così come fu immaginato da Gianluigi Bonelli. Il suo stile narrativo è stato giustamente definito “corale”: ma il punto è che la coralità non si addice alle peculiarità della saga di Tex Willer la cui caratteristica essenziale è invece la preminenza eroica del suo protagonista.

 

La bravura di Boselli a mio parere risiede invece proprio nell'essere riuscito a coniugare il suo stile, sicuramente diverso da quello di GLB, con la fedeltà al personaggio Tex, che io credo invece non possa davvero essere messa in dubbio.     

 

In conclusione, per me il Tex di Boselli è il Tex di GLBonelli. Non ne è la pedissequa copia, ma una personale e tuttavia fedele riproposizione, con uno stile di scrittura che è inevitabilmente figlio dei suoi tempi, come è normale che sia a tanti decenni di distanza dalle ultime storie del creatore della saga.

 

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<span style="color:red;">8 minuti fa</span>, borden dice:

 

 

Perdonami, queste non sono critiche, sono opinioni. Differiscono dalle mie opinioni, per esempio, che sono lettore di Tex anche da più tempo di te (diamoci del tu)e quindi altrettanto legittime. ho detto altrettanto, non di più.

 

 

Sono opinioni che o non condivido o trovo sbagliate nel merito o nel fine. Per es è sbagliato che il mio Tex non faccia piani (questa proprio non l'ha capita nessuno e purtroppo mette in cattiva luce- sul serio- tutto il resto della tua posizione)

 

E poi ci sono le mezze verità da cui trai conclusioni  tue personali. Per es, se una storia è più corale o con più incidenti- fatto accertato per talune mie storie-    non significa tuttavia di conseguenza, come pensi tu, per me come per molti altri, che il personaggio principale sia in ombra o che la storia sia meno interessante. Talvolta, per me come per altri. è altrettanto o più interessante. Quindi è un'opinione, non un fatto. Una critica basata su un'opinione lascia il temo che trova. L'accetto  e passo oltre. Che me ne posso fare?

 

 

 

 

 

 

 

Ascolta, è legittimo che non gli piacciano. Però la cosa che trovo pazzesca in questo genere di interventi e che neanche tu afferri, è l'atteggiamento. Arriva uno e ti dice che hai sbagliato tutto. non una storia. Tutto. Gli sorrido e dico okay. Di più non posso fare.

 

A me non verrebbe in mente di fare una cosa analoga in nessun campo. Al massimo critico il Governo...😄

 

Ma so che c'è chi ha scritto agli autori di Next Generation, serie che reputo favolosa, dicendo loro peste e corna perché preferivano Kirk e Spock., Giustamente gli autori hanno abbozzato e ignorato.

 

E' un esempio, cerca di capire. Questo non è il ristorante in crisi dove arriva Godon Ramsay. E' un ristorante eccellente che non piace ad alcuni avventori. Ce ne facciamo una ragione, il menù è  già il più possibile differenziato, come ho cercato di  spiegare.  Di più di così e meglio di così dopo 72 anni davvero non si poteva fare e ne sono fermamente convinto. Se ti sembra una posizione arrogante, ti  sbagli ma rimani libero di  pensarlo.

Questo direi che è incontrovertibile.

Ci sei tu e sappiamo come scrivi, l'innovazione ragionata diciamo.

Di contraltare ci sono Nizzi e Ruju, ovvero il classico classico e il nuovo classico.

E Manfredi che è diverso ancora (e che personalmente non ho ancora inquadrato bene, lo ammetto).

Ce n'è per tutti i gusti.

Io inviterei il nostro nuovo amico, intanto a godersi Nizzi e Ruju che certamente verranno incontro ai suoi gusti e poi, contemporanamente, ad approfondire Borden e magari a rileggersi le sue storie migliori, ce ne sono parecchio di molto valide, anche se non ti piace lo stile di scrittura. Sicuramente le avrai già lette, ma magari rileggendole ci troverai il buono, ne sono certo.

Io, da vecchio lettore, ritengo che Tex stia vivendo un ottimo periodo.

Grazie al menù vario di cui si accennava ce n'è per tutti i gusti.

Il parco autori è il migliore oggi possibile.

Certo, non tutto è perfetto. Ruju non sfonda (nel senso che fatica a fare la zampata indimenticabile), Nizzi ha i suoi anni, sarebbe stato perfetto se fosse stato il grande autore dei suoi anni d'oro, oggi dà quello che può. Manfredi è altamente discontinuo. Una bella storia e tre bruttine. Però sono tre grandi autori, su Tex il meglio.

E Borden che, piaccia o non piaccia, è sempre in forma e non scende quasi mai di livello.

Secondo me ogni appassionato ha di che trovare soddisfazione.

Anche per quanto riguarda i disegnatori, abbiamo molti grandi disegnatori e diversi ottimi professionisti su Tex, per fortuna.

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<span style="color:red;">19 minuti fa</span>, borden dice:

Quindi è un'opinione, non un fatto. Una critica basata su un'opinione lascia il temo che trova. L'accetto  e passo oltre. Che me ne posso fare?

 

Ok afferrato. Appena avrò tempo cercherò di citare più chiaramente i tratti delle storie a cui mi riferisco quando esprimo le mie opinioni e, se ti va, ne potremo discutere.

 

<span style="color:red;">32 minuti fa</span>, borden dice:

Se uno pensa che una storia un po' più complessa sia poco avventurosa o addirittura più noiosa siamo su due lunghezze d'onda abissalmente differenti.

Ma io non dico che non sia abbastanza avventurosa. Dico che è un modo di costruire l'avventura diverso, che punta far vibrare nel lettore delle "corde" diverse da quelle stuzzicate nella maggioranza delle storie precedenti. In questo il tuo Tex mi sembra "diverso" e quindi "snaturato" (termine che ho scelto forse in modo infelice).

<span style="color:red;">27 minuti fa</span>, borden dice:

Arriva uno e ti dice che hai sbagliato tutto. non una storia. Tutto.

Un'occhiata al Forum prima di scrivere l'ho data, quindi scrivendo sapevo bene che la maggioranza degli utenti stima molto il tuo lavoro, e quindi non potevo assolutamente pensare di "distruggere" nulla. Quello che intendevo fare è evidenziare però che tu hai portato Tex in una direzione nuova come nessuno aveva mai fatto prima (non so se sei d'accordo su questo) e nella quale io, almeno in parte, non mi ritrovo. Sono d'accordo però che dopo 70 anni non era facile mantenere il personaggio sugli stessi binari. 

 

<span style="color:red;">46 minuti fa</span>, borden dice:

Se non si accorge che nelle mie storie Tex è come minimo altrettanto ragionatore e intelligente

Mai pensato che non lo sia. 

 

<span style="color:red;">35 minuti fa</span>, borden dice:

Per es è sbagliato che il mio Tex non faccia piani

Non sono a casa e non ho i mie Tex sottomano. Anche su questo cercherò di spiegarlo in maniera diretta con degli esempi concreti. 

1 ora fa, Grande Tex dice:

Nizzi era piu' glbonelliano, ma alla fine anche lui aveva il suo stile, ed era diverso. Le sue storie erano piu' poliziesche, Tex era piu' ragionatore, ecc.

Grazie! Hai espresso parte del mio pensiero che non sono riuscito a chiarire nel mio intervento.

Ringrazio anche tutti gli altri che hanno dato risposte argomentate. 

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<span style="color:red;">4 ore fa</span>, Dix Leroy dice:

Il Tex di Boselli è… il Tex di Boselli.

Si rifà alle storie originali e ci mette del suo, perché è giusto così.

A volte vengono fuori belle storie, a volte meno.

Ma succedeva anche ai suoi precedessori.

 

Sono d'accordo con Dix. Quello di Boselli è innegabilmente e veramente Tex; ma è il Tex visto con gli occhi di Boselli.

Anche Nizzi scrive Tex interpretandolo dal suo specifico punto di vista, e altrettanto fanno Ruju e Manfredi.

E' un fenomeno inevitabile; e, come già è stato specificato, in questo momento storico è un grande pregio della collana.

A mio giudizio, non canonico era spesso, invece, il Tex di Nolitta. Ma questo aprirebbe un altro capitolo...

 

<span style="color:red;">4 ore fa</span>, valerio dice:

Comunque non pensare che ci siano necessariamente fans di Boselli o fans di Nizzi. Si possono benissimo apprezzare entrambi, come me e la maggior parte dei lettori, eh...

 

Presente! Cresciuto texianamente con Nizzi, tra le storie cui sono più affezionato ce ne sono molte delle sue (Furia Rossa, Fiamme sull'Arizona, La ballata di Zeke Colter, Le colline dei Sioux). Non per questo taccio sulla pessima qualità di altre sue sceneggiature.

E, ovviamente, apprezzare Nizzi non mi impedisce considerare Boselli un autore eccelso e di essere molto legato a tante delle sue storie (Il passato di Carson, La grande invasioneCercatori di pisteNueces Valley, Colorado Belle. E mi fermo, perché sono troppe).

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<span style="color:red;">16 ore fa</span>, borden dice:

Per es è sbagliato che il mio Tex non faccia piani (questa proprio non l'ha capita nessuno e purtroppo mette in cattiva luce- sul serio- tutto il resto della tua posizione)

Provo a chiarire questo punto controverso del mio intervento.

In molte delle storie del passato Tex ad un certo punto ha un’idea, più o meno geniale, più o meno estemporanea, che gli permette di sovvertire gli equilibri del conflitto facendoli pendere a proprio favore.

Provo a citare a memoria qualche esempio a caso, da alcune delle storie che ho amato di più.

Ne “Gli eroi di Devil Pass” Tex suggerisce a Kit di fare terra bruciata intorno agli Utes e difendere il passo per impedire ai nemici di dilagare nella riserva. Kit e Tiger condiscono questa difesa con una serie di espedienti bellici altrettanto astuti, ultimo dei quali, se la memoria non m'inganna, il furto nottetempo dei cavalli dei nemici.

Ne “L’oro del Colorado” Tex ha l’idea di precedere i suoi nemici al giacimento aurifero scendendo in canoa lungo il fiume, e tendere loro un agguato. Ne nasce tra l’altro un memorabile e avventuroso rafting con uno spaventatissimo e divertente Kit Carson.

In “Missione Suicida” Tex si arruola nelle truppe del signorotto messicano suo antagonista e riesce a prenderlo in ostaggio con la scusa di una partita a poker. E a far saltare il deposito delle armi centrando l’obiettivo della missione.

Nel primo Texone il ranger riesce a penetrare nella casa fortezza degli antagonisti scendendo negli scivoli d’acqua in cui vengono trasportati i tronchi della segheria.

Nella lunga avventura che ruota intorno a “L’ombra del patibolo” Tex ha l’idea di usare il traditore Galindez per inviare informazioni fuorvianti ai nemici e poter prendere il palazzo del governo di Chiuaua senza colpo ferire.

E poi ancora mi vengono in mente tanti altri espedienti, dai travestimenti (Tex e Carson vestiti da frati, Tex che indossa il costume col volto di scheletro) a trovate estemporanee, come quando i pards si fingono vittime di un attentato e si fanno portar via in delle casse da morto o quando Tex lancia un treno in corsa contro il saloon dei nemici.

Ecco, posso sbagliarmi, ma di situazioni similari, di queste trovate, di questi conigli che il ranger estrae dal cilindro della sua mente, e che sono spesso decisivi nel determinare le sorti del conflitto, nelle storie degli ultimi vent’anni ce ne sono pochini. Gli elementi che portano Tex a vincere sono diventati altri. In questo senso dico che il personaggio è stato “snaturato” e le nuove storie vanno incontro ad una tipologia di gusti dei lettori diverse da quelle del passato. Quello che capita a me oramai spessissimo nella lettura delle storie strutturate su due albi, è di rimanere intrigato dal primo tempo della storia, trovando quasi sempre il soggetto valido e accattivante, e di restare poi inevitabilmente deluso dal secondo atto, dal modo in cui Tex e i suoi ne vengono a capo.

 

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Scusa, ma restando solo al Texone di Villa, i nostri si  fanno passare per i loro stessi nemici per ingannare i messicani.

 

Lo fanno anche Kit e Tiger nel Texone ora in edicola.

 

Di sotterfugi del genere sono piene le mie storie, da El Supremo a L'ombra del Maestro, da La Mano del Morto a Cercatori di  Piste,  da il Passato di Carson a  molte altre


Ma secondo  me tu non le hai lette. O eri tanto accecato dai tuoi preconcetti che non hai capito nulla.

 

Certo, il treno in corsa è un'idea geniale, ma si può usare una volta sola, Canyon Diablo è irripetibile. L'incendio della prateria, invece, era affascinante quando lo  si leggeva da ragazzi, ma obiettivamente è  una follia.

 

Gli  altri esempi che fai sono espedienti normalissimi, quasi clichès abusati, che tutti abbiamo usato più volte. Solo che io non li uso necessariamente nel finale, ma anche nel corso della vicenda. Più volte. Non li ha visti? Cambia occhiali.  (è una battuta, pardon, non t'arrabbiare, ti  sto dando retta, come vedi! :D)

 

 

PS Anche nella storia in edicola, c'è la finta partita a poker. E nell'ultimo albo il piano di  Tex per trovare il rifugio segreto dei Netdahe..Beh, non spoileriamo... Ma sono cose di ordinaria amministrazione. Non vanno neppure troppo esaltate o sottolineate. 

 

 

 

 

Modificato da borden
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<span style="color:red;">2 ore fa</span>, borden dice:

è una battuta, pardon, non t'arrabbiare

Non ne vedo il motivo.

<span style="color:red;">2 ore fa</span>, borden dice:

O eri tanto accecato dai tuoi preconcetti

Preconcetti proprio no. Perché mai dovrei aprire un Tex e leggerlo con preconcetto? Il mio è un post-concetto nel senso che è un'opinione basata sulle sensazioni che le storie di Tex dell'ultimo ventennio (non solo le tue ma quelle di tutti gli sceneggiatori che vi si sono cimentati, compreso Nizzi) mi hanno trasmesso. Se dici che non le ho lette ti chiederò di restituirmi tutti i soldi che ho speso per acquistarle :D

Scherzi a parte, però a questo punto, visto che non sei d'accordo su nulla di quello che dico ti chiedo più semplicemente se sei d'accordo sul fatto che le tue storie vadano incontro ad una tipologia di gusti almeno in parte diversa da quella cui guardavano le storie di chi ti ha preceduto. Aggiungo un'ultima sensazione e ti chiedo se sei d'accordo anche su questa: quando leggo le tue storie ho l'impressione che il movente profondo del tuo scrivere sia quello di raccontare una storia, e che Tex sia il "pretesto" che ti permette di farlo (non lo dico in senso negativo ma non so spiegarlo in maniera diversa), mentre quando leggo una storia di Bonelli o Nizzi ho l'impressione opposta, che la storia sia un pretesto per poter far agire Tex. C'è del vero in questo (come vedi non è un giudizio sulle tue capacità di scrittore ma sulla natura del tuo narrare)? Oppure mi sbaglio anche qui?

Se per caso hai già risposto a questioni simili in altre discussioni del forum non mi offendo se non mi rispondi qui. 

 

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<span style="color:red;">21 ore fa</span>, valerio dice:

Forse intende dire che "le storie" non sono quelle tipiche bonelliane ma il personaggio Tex è sostanzialmente rispettato.

O almeno io la intendo così.

quello che intendevo e' che il suo Tex e' Texiano( e quindi ovviamente Glbonelliano) ma che scrive in modo diverso da Glb il che e' normale.Nessuno scrive come un altro, tantomeno Nizzi.Pero' l' importante e' che ci sia la texianita', e quella c' e'.

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<span style="color:red;">4 ore fa</span>, borden dice:

PS Anche nella storia in edicola, c'è la finta partita a poker.

 

Finta?

Mannaggia, è un bluff?

Io credevo che Carson avesse davvero impallinato quello sbruffoncello di Tex....

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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, FranAur dice:

Non ne vedo il motivo.

Preconcetti proprio no. Perché mai dovrei aprire un Tex e leggerlo con preconcetto? Il mio è un post-concetto nel senso che è un'opinione basata sulle sensazioni che le storie di Tex dell'ultimo ventennio (non solo le tue ma quelle di tutti gli sceneggiatori che vi si sono cimentati, compreso Nizzi) mi hanno trasmesso. Se dici che non le ho lette ti chiederò di restituirmi tutti i soldi che ho speso per acquistarle :D

Scherzi a parte, però a questo punto, visto che non sei d'accordo su nulla di quello che dico ti chiedo più semplicemente se sei d'accordo sul fatto che le tue storie vadano incontro ad una tipologia di gusti almeno in parte diversa da quella cui guardavano le storie di chi ti ha preceduto. Aggiungo un'ultima sensazione e ti chiedo se sei d'accordo anche su questa: quando leggo le tue storie ho l'impressione che il movente profondo del tuo scrivere sia quello di raccontare una storia, e che Tex sia il "pretesto" che ti permette di farlo (non lo dico in senso negativo ma non so spiegarlo in maniera diversa), mentre quando leggo una storia di Bonelli o Nizzi ho l'impressione opposta, che la storia sia un pretesto per poter far agire Tex. C'è del vero in questo (come vedi non è un giudizio sulle tue capacità di scrittore ma sulla natura del tuo narrare)? Oppure mi sbaglio anche qui?

Se per caso hai già risposto a questioni simili in altre discussioni del forum non mi offendo se non mi rispondi qui. 

 

 

 

Scusa, ma tu non hai risposto al mio post precedente. Così non si fa. Dimostra di essere onesto davvero. Non rilanciare  con un'altra domanda.

Io risponderò a questa, ma solo dopo che tu, motivando, mi avrai detto  perché le storie da me citate, scelte a caso tra le molte che ho scritto, non rientrano nella tua casistica di "storie in cui Tex ha un piano o si traveste".  (due elementi in verità assai diversi: l'uomo col teschio non è proprio un "piano", ma un mascheramento per incutere terrore).

 

Un discorso alla volta. Troppo facile evadere le risposte. Okay?

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<span style="color:red;">19 minuti fa</span>, borden dice:

Scusa, ma tu non hai risposto al mio post precedente. Così non si fa.

Guarda, intanto mi attribuisci una disonestà intellettuale (quella di eludere le risposte) nella quale non mi riconosco. Se non ho risposto ancora è perché non ho una risposta precisa. La verità, come ho scritto in un altro punto, è che le storie di Tex degli ultimi vent'anni (circa), sia tue che di altri sceneggiatori, non mi rimangono nel cuore, e quindi, semplicemente, non le ricordo nel dettaglio. Perciò prima di risponderti ho bisogno di andarmele a riprendere. A primo impatto ti posso dire che nelle avventure degli ultimi anni gli espedienti di cui parli non sono altrettanto determinanti nell'economia dell'intreccio (lo dici anche tu quando sottolinei di non utilizzarli per i finali), non hanno la stessa centralità nel dare senso-gusto alla lettura, non vengono narrati dando loro il medesimo risalto, quindi c'entra anche il modo di raccontare. Nelle storie classiche, ad esempio, all'idea escogitata da Tex fa spesso da contrappunto la perplessità brontolona di Carson che lamenta le possibili conseguenze nefaste del piano. Questo tipo di dialoghi in qualche modo ha la funzione di di sottolineare l'espediente  ideato dal protagonista e concentrare l'attenzione del lettore su di esso. Nelle tue storie ci sono invece molteplici elementi, in mezzo ai quali il trucco di Tex resta meno importante. Nella fattispecie delle ultime due pubblicazioni, la finta partita a poker della storia in edicola l'ho trovata poco "alla Tex", mentre l'infiltrarsi di Kit e Tiger nel Texone mi ha deluso perché non ha portato, come di consueto in situazioni simili, allo scambio di informazioni determinante tra chi agiva dall'interno e chi dall'esterno. Te l'ho detto all'inizio, che a me piace il Tex invincibile!

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Risposta insoddisfacente, molto insoddisfacente. Sei abile a eludere le risposte. Io non penso affatto che nelle storie "classiche" (nota il virgolettato) esista questa caratteristica così sostanzialmente differente e credo che sia solo una tua sensazione, stavo per dire banale, intendo dire comune, perché capita a molti: il gusto delle buone cose vecchie, le sensazioni provate la prima volta, che le storie successive, per quanto ci provino in tutti i modi, non possono per forza eguagliare, ovviamente, perché vengono dopo, generando stanchezza in un certo tipo di lettori legati alle impressioni della gioventù. Quindi la ritengo una sensazione eminentemente soggettiva e non oggettiva. Ad alcuni succede, non a tutti, per fortuna. E' chiaro che lo stile degli autori è diverso e tu confondi questa inevitabile caratteristica con lo "snaturamento" del tuo personaggio amato. Ma è solo il passare del tempo a provocare questo. E' la mia ponderata opinione.

 

 

 

 

4 ore fa, FranAur dice:

 

Scherzi a parte, però a questo punto, visto che non sei d'accordo su nulla di quello che dico ti chiedo più semplicemente se sei d'accordo sul fatto che le tue storie vadano incontro ad una tipologia di gusti almeno in parte diversa da quella cui guardavano le storie di chi ti ha preceduto. Aggiungo un'ultima sensazione e ti chiedo se sei d'accordo anche su questa: quando leggo le tue storie ho l'impressione che il movente profondo del tuo scrivere sia quello di raccontare una storia, e che Tex sia il "pretesto" che ti permette di farlo (non lo dico in senso negativo ma non so spiegarlo in maniera diversa), mentre quando leggo una storia di Bonelli o Nizzi ho l'impressione opposta, che la storia sia un pretesto per poter far agire Tex. C'è del vero in questo (come vedi non è un giudizio sulle tue capacità di scrittore ma sulla natura del tuo narrare)? Oppure mi sbaglio anche qui?

Se per caso hai già risposto a questioni simili in altre discussioni del forum non mi offendo se non mi rispondi qui. 

 

 

 

Fingo dunque che tu abbia risposto e non eludo la mia seconda risposta alla tua seconda domanda.

 

E' semplice. La risposta è no. Cerco di servire Tex al meglio che posso scrivendo buone storie e non tradendo il personaggio. Ovvio che non posso accontentare tutti e ci sarà sempre qualcuno che non si dirà d'accordo. E' inevitabile. Ma finché la vena mi sorregge credo al novanta per cento di poterci riuscire. Se noti che a volte le storie sono troppo diverse da quelle classiche, in qualche occasione (per es il Texone di Carnevale o Nueces Valley) non hai torto. Ma per tenere vita un personaggio dopo 72 anni, credo sia una strategia più vincente che ripetere sempre lo stesso ritornello. Ne sarei capace? Di ripetere un cliché GL bonelliano anni Settanta? Credo di sì, l'ho già provato, ma mi farei schifo, mi annoierei, i lettori sentirebbero la stanchezza, e sono certo che la serie andrebbe a fondo rapidamente. Del resto tu non ami neanche le storie attuali di Claudio Nizzi, che crede all'altra strategia e la persegue a suo modo (le storie sono ovviamente nizziane e non glbonelliane), quindi...

 

PS Mi accusi di accusarti di malafede, ma finora non hai portato uno straccio di  prova che tu DAVVERO conosca le mie storie e quelle degli ultimi vent'anni, tranne le più recenti da te citate. Fuga il mio dubbio.

Modificato da borden
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13 ore fa, borden dice:

Cerco di servire Tex al meglio che posso scrivendo buone storie e non tradendo il personaggio

 

"Scrivendo buone storie" e "non tradendo il personaggio". Ecco le due caratteristiche di Boselli. Sto rileggendo "Cercatori di piste": tutti parliamo sempre dell'esordio fulminante di Borden, ma dimentichiamo che la sua seconda storia è un'altra di quelle destinate a restare nella storia. Franaur dice che Boselli scrive buone Storie mettendoci dentro Tex, quasi che Tex fosse solo un pretesto per scrivere storie. Ebbene, "Cercatori di piste" pare proprio attagliarsi a questa descrizione: qui si raccontano infatti le storie di Mickey Finn e del Sergente Torrence, con Tex che interviene tra di essi. Eppure, io ritengo che il quid in più presente nelle storie di Borden stia proprio in questi elementi. Il lavoro, che forse impropriamente ho definito di sottrazione, sul personaggio Tex fatto da Boselli finisce per esaltare ulteriormente la figura del ranger. Qui il nostro infatti ha a che fare:

 

1) con cattivi veri, interessanti anche per il vissuto che Borden ci fa vedere: su tutti Mickey Finn, ma anche Hoss O Brien. L'affrontare cattivi non semplicemente mossi da avidità, ma anche da odii inestinguibili che affondano le radici in un passato torbido, rende più interessante la storia in cui il nostro si muove. E il suo aver ragione di simili personaggi ne amplifica il valore, la statura.

 

2) con copratogonisti con i quali si empatizza, che incarnano quei valori universali (in questo caso, la libertà) che tutti riteniamo un diritto e che a maggior ragione vogliamo vedere difesi da Tex. 

 

L'elemento richiamato da Franaur, che per lui è un "difetto", ad una lettura diversa diventa invece un pregio, perché dopo 70 anni la cosa importante non è ripetere una certa formula, valida per quanto si vuole ma che alla fine si logora col passare del tempo, ma scrivere storie accattivanti proponendo contestualmente Il Tex Glbonelliano che, muovendosi tra tanti elementi, forte del suo valore, del suo codice personale, del suo modo di concepire la giustizia, finisce per vincere. Il Tex che aiuta Torrence, che diventa il leader morale di una chain gang, che interviene in maniera decisiva a salvare una ragazza violentata da un comanche, che si infiltra in un fortilizio insieme ad altri pazzi come lui irlandesi, che è risolutivo nello smantellamento di un'organizzazione criminale odiata da un ex ragazzino, che incontra Doc Holliday, che aiuta un amico canadese a vendicarsi del suo passato, è un Tex ancor più valido, ancor più memorabile, di quello che combatte dei meri pretesti narrativi. Senza dimenticare, inoltre, che anche questo tipo di storie, ripeto per me sempre suggestive in quanto seminali ma anche valide in termini di valore intrinseco, da un lato sono spesso proposte anche da Boselli, e dall'altro non possono replicarsi all'infinito perché finirebbero per logorarsi irreversibilmente. Da qui la presa di coscienza di Boselli di dover scrivere adeguandosi non solo ai suoi tempi, ma anche a una certa sua propria sensibilità personale che, assecondata, gli ha consentito di produrre capolavori inarrivabili della saga. Se invece avesse dovuto costringersi a seguire un certo ripetitivo schema, per venire incontro ai gusti dei più tradizionalisti, credo che forse solo quelli, e magari neanche loro, sarebbero rimasti a leggere Tex alle soglie del terzo decennio del ventunesimo secolo.

Modificato da Leo
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34 minuti fa, Leo dice:

 

"Scrivendo buone storie" e "non tradendo il personaggio". Ecco le due caratteristiche di Boselli. Sto rileggendo "Cercatori di piste": tutti parliamo sempre dell'esordio fulminante di Borden, ma dimentichiamo che la sua seconda storia è un'altra di quelle destinate a restare nella storia. Franaur dice che Boselli scrive buone Storie mettendoci dentro Tex, quasi che Tex fosse solo un pretesto per scrivere storie. Ebbene, "Cercatori di piste" pare proprio attagliarsi a questa descrizione: qui si raccontano infatti le storie di Mickey Finn e del Sergente Torrence, con Tex che interviene tra di essi. Eppure, io ritengo che il quid in più presente nelle storie di Borden stia proprio in questi elementi. Il lavoro, che forse impropriamente ho definito di sottrazione, sul personaggio Tex fatto da Boselli finisce per esaltare ulteriormente la figura del ranger. Qui il nostro infatti ha a che fare:

 

1) con cattivi veri, interessanti anche per il vissuto che Borden ci fa vedere: su tutti Mickey Finn, ma anche Hoss O Brien. L'affrontare cattivi non semplicemente mossi da avidità, ma anche da odii inestinguibili che affondano le radici in un passato torbido, rende più interessante la storia in cui il nostro si muove. E il suo aver ragione di simili personaggi ne amplifica il valore, la statura.

 

2) con copratogonisti con i quali si empatizza, che incarnano quei valori universali (in questo caso, la libertà) che tutti riteniamo un diritto e che a maggior ragione vogliamo vedere difesi da Tex. 

 

L'elemento richiamato da Franaur, che per lui è un "difetto", ad una lettura diversa diventa invece un pregio, perché dopo 70 anni la cosa importante non è ripetere una certa formula, valida per quanto si vuole ma che alla fine si logora col passare del tempo, ma scrivere storie accattivanti proponendo contestualmente Il Tex Glbonelliano che, muovendosi tra tanti elementi, forte del suo valore, del suo codice personale, del suo modo di concepire la giustizia, finisce per vincere. Il Tex che aiuta Torrence, che diventa il leader morale di una chain gang, che interviene in maniera decisiva a salvare una ragazza violentata da un comanche, che si infiltra in un fortilizio insieme ad altri pazzi come lui irlandesi, che è risolutivo nello smantellamento di un'organizzazione criminale odiata da un ex ragazzino, che incontra Doc Holliday, che aiuta un amico canadese a vendicarsi del suo passato, è un Tex ancor più valido, ancor più memorabile, di quello che combatte dei meri pretesti narrativi. Senza dimenticare, inoltre, che anche questo tipo di storie, ripeto per me sempre suggestive in quanto seminali ma anche valide in termini di valore intrinseco, da un lato sono spesso proposte anche da Boselli, e dall'altro non possono replicarsi all'infinito perché finirebbero per logorarsi irreversibilmente. Da qui la presa di coscienza di Boselli di dover scrivere adeguandosi non solo ai suoi tempi, ma anche a una certa sua propria sensibilità personale che, assecondata, gli ha consentito di produrre capolavori inarrivabili della saga. Se invece avesse dovuto costringersi a seguire un certo ripetitivo schema, per venire incontro ai gusti dei più tradizionalisti, credo che forse solo quelli, e magari neanche loro, sarebbero rimasti a leggere Tex alle soglie del terzo decennio del ventunesimo secolo.

Si, concordo. Si può riassumere dicendo che il Tex di Borden è un Tex moderno e probabilmente inevitabile per far continuare la serie.Davvero non è proponibile ripetere per 70 anni le stesse cose.

Tuttavia capisco anche il punto di vista del nuovo utente, non ha affatto torto quando dice che il Tex di Borden ha perso centralità (volontariamente) e che le storie di Borden sono molto molto diverse, di solito (a volte no, perchè sa far quello e l'altro)da quelle di GLB. In sostanza è un Tex Bonelliano immerso in un contesto assolutamente non Bonelliano.

Anche io, spesso, vorrei un Tex più presente, ma molte storie sono scritte così bene che mi conquistano egualmente. In quelle meno riuscite, invece, la cosa (parlo per me) pesa molto di più e finisce per infastidirmi.

Modificato da valerio
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<span style="color:red;">2 ore fa</span>, Leo dice:

  Qui  Da qui la presa di coscienza di Boselli di dover scrivere adeguandosi non solo ai suoi tempi, ma anche a una certa sua propria sensibilità personale che, assecondata, gli ha consentito di produrre capolavori inarrivabili della saga. Se invece avesse dovuto costringersi a seguire un certo ripetitivo schema, per venire incontro ai gusti dei più tradizionalisti, credo che forse solo quelli, e magari neanche loro, sarebbero rimasti a leggere Tex alle soglie del terzo decennio del ventunesimo secolo.

È per questo che giudico Boselli un grande, e non possiamo far altro che ringraziarlo per averci  fatto leggere Tex almeno per più di 25 anni e oltre.

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<span style="color:red;">15 minuti fa</span>, Loriano Lorenzutti dice:

È per questo che giudico Boselli un grande, e non possiamo far altro che ringraziarlo per averci  fatto leggere Tex almeno per più di 25 anni e oltre.

 

Appunto, Loriano. Altro che snaturamento. Dobbiamo invece ringraziarlo per ciò che è stato Tex negli ultimi 25 anni, per non parlare del lavoro da curatore degli ultimi otto anni.

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Star Trek Next Generation è una serie fantastica... con buona pace di Kirk e Spock (che pure mi piacciono). Anzi, consiglio al Bos di vedere la serie Picard...

 

 

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On 24/6/2020 at 23:53, borden dice:

Quindi la ritengo una sensazione eminentemente soggettiva e non oggettiva.

Borden delle cose che hai scritto rispondo anzitutto a questo che mi pare il punto cruciale.

È una sensazione! Chiaro che lo è. Fin dal primo post di questa discussione ho fatto continuamente riferimento alle sensazioni: quelle che il lettore prova leggendo Tex. È di questo che stiamo parlando, di cos’altro sennò? Un lettore si affeziona ad un personaggio, ad un romanzo, ad una saga a fumetti sulla base delle sensazioni che prova leggendoli. Quello che io dico è che Tex non mi dà più le stesse sensazioni, e questo avviene non per il fatto che sia cambiato, ma per il modo in cui è cambiato.

Apro qui una parentesi per chiarire: non discuto sul fatto che dopo tanti anni fosse necessario cambiare. Ma si potrà almeno discutere sul COME si è scelto di cambiare? Perché quando uno decide di cambiare può scegliere di farlo in tanti modi diversi, oppure no?

Dunque è una sensazione. Tu dici “soggettiva”, cioè basata sul mio personale modo di rapportarmi con le esperienze passate. Io dico “oggettiva”, cioè conseguente alla qualità dei cambiamenti che hanno interessato la saga di Tex.

Fin dall’inizio della discussione ho cercato di analizzare su cosa si basava, per me, il piacere di leggere Tex. Mi ripeto quindi, dicendo che una delle ragioni fondamentali stava nell’invincibilità dell’eroe. O meglio, non nel fatto che Tex alla fine vince sempre, questo è ovvio e succede a tutti i protagonisti di fumetti d’avventura, altrimenti la saga finirebbe. Ma piuttosto nel fatto che in qualsiasi situazione, anche nelle più difficili, Tex o i suoi pards si dimostrano sempre e comunque più “forti”, più in gamba, superiori ai nemici. Tex non è Zagor, non è Dylan Dog, non è Mister No. Il suo tratto distintivo sta nell’essere sempre e comunque superiore. Provo a spiegarlo con degli esempi e lo faccio prendendo come termine di paragone il texone appena uscito, visto che è l’ultima lettura fatta.

Ne “La vendetta delle ombre” ad un certo punto i 4 pards si trovano tutti, contemporaneamente, in balìa dei nemici. Tex narcotizzato, Carson avvelenato, Tiger sopraffatto dai ragni “ombra” e Kit catturato nella stanza degli specchi. Questa situazione, tutti e 4 i pards sotto scacco contemporaneamente, nei Tex “classici” non si sarebbe mai verificata. Nel caso che uno o più di loro finissero catturati o sopraffatti dal nemico, almeno uno ne restava libero per salvare gli altri, e “riscattare” in certo qual modo, agli occhi del lettore, la loro sconfitta. Cito un altro esempio: non è la prima volta che i nemici di Tex usano l’arma del narcotico. In un’avventura del passato, non ricordo quale, i nemici narcotizzano l’aria nelle stanza dei pards, i quali rientrando cadono svenuti. Ma uno di loro (se non sbaglio Kit) riesce a non perdere i sensi e spara dei colpi di pistola sui vetri per far entrare aria pura. E poi risvegliare gli altri. Questa frazione di secondo, quella in cui Kit anziché chiudere gli occhi estrae la pistola e spara sui vetri, è fondamentale nello spirito della saga, perché permette al lettore di poter continuare a considerare i suoi eroi superiori ai nemici.

È chiaro che questa superiorità è irrealistica, è pura fantasia. Ma è proprio in questa superiorità irreale degli eroi che, cito Nizzi, “il lettore può riscattare le piccole umiliazioni quotidiane e si sente rassicurato”. Vado con un ultimo esempio su questo argomento, sempre dal texone: quando Tiger viene assalito dai ragni non riesce neanche a muovere un dito: il terrore si disegna sul suo volto. Nelle storie “classiche”, soprattutto quelle contro Mefisto e Yama, di situazioni simili ce ne sono state tante, ma non a caso i soggettisti hanno scelto di non mostrare mai i nostri sopraffatti dal panico. Magari hanno dato loro un’arma per controbattere la magia cattiva (ad esempio i 4 braccialetti delle avventure contro Yama) e trovare così un escamotage per non far diventare gli eroi uguali a ciascuno di noi. Irrealistico? Certo che lo è. Chiunque di noi se fosse assalito dai ragni avrebbe la reazione che ha Tiger nel texone. Ma Tiger, Tex e gli altri non sono uno di noi, è proprio qui che sta il bello del gioco! Mi rifaccio alle parole di Giovanni Ticci in un intervista di qualche tempo fa, dove dichiara che bisogna stare attenti a modernizzare troppo Tex, perché il piacere della lettura sta nel veder succedere proprio quello che il lettore si aspetta che succeda.

Ecco, spero di aver chiarito cosa intendo quando affermo che nella narrazione texiana c’è stato un profondo cambiamento di canone (non uso più la parola “snaturamento” perché ti fa arrabbiare).

Ora la domanda che mi pongo è: si poteva cambiare Tex, sperimentando situazioni nuove, personaggi più complessi, ritmi narrativi diversi, soggetti nuovi come i tuoi, che spesso sono molto intriganti (e te ne ho dato atto in un post precedente), però mantenendo immutati alcuni dei canoni fondamentali della saga, come ad esempio questo tratto essenziale della sua invincibilità, superiorità, o come accidenti la si voglia chiamare?

 

On 24/6/2020 at 23:53, borden dice:

non hai portato uno straccio di  prova che tu DAVVERO conosca le mie storie

 

P.s. Ti manderò un mio selfie davanti alla libreria con i "tuoi" Tex.

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  • Sceriffi
<span style="color:red;">14 ore fa</span>, FranAur dice:

una delle ragioni fondamentali stava nell’invincibilità dell’eroe. O meglio, non nel fatto che Tex alla fine vince sempre, questo è ovvio e succede a tutti i protagonisti di fumetti d’avventura, altrimenti la saga finirebbe. Ma piuttosto nel fatto che in qualsiasi situazione, anche nelle più difficili, Tex o i suoi pards si dimostrano sempre e comunque più “forti”, più in gamba, superiori ai nemici. Tex non è Zagor, non è Dylan Dog, non è Mister No. Il suo tratto distintivo sta nell’essere sempre e comunque superiore

 

Ehm... onestamente trovo queste affermazioni piuttosto singolari. Il Tex di Boselli non sarebbe superiore ai suoi avversari? Non so che storie hai letto negli ultimi vent'anni...

 

Forse questo discorso avresti dovuto con Nolitta, o con i cinturoni slacciati e le botte in testa di Nizzi...

 

<span style="color:red;">14 ore fa</span>, FranAur dice:

Ne “La vendetta delle ombre” ad un certo punto i 4 pards si trovano tutti, contemporaneamente, in balìa dei nemici. Tex narcotizzato, Carson avvelenato, Tiger sopraffatto dai ragni “ombra” e Kit catturato nella stanza degli specchi. Questa situazione, tutti e 4 i pards sotto scacco contemporaneamente, nei Tex “classici” non si sarebbe mai verificata. Nel caso che uno o più di loro finissero catturati o sopraffatti dal nemico, almeno uno ne restava libero per salvare gli altri, e “riscattare” in certo qual modo, agli occhi del lettore, la loro sconfitta.

 

Porti come UNICO esempio una circostanza che è successa UNA SOLA VOLTA nella storia, nell'ultimo texone, e che probabilmente proprio per quanto è singolare non si ripeterà mai. Che senso ha un confronto di questo tipo?

E se ammetti che anche nelle storie classiche a volte alcuni dei pards - Tex stesso, in alcuni casi - erano in difficoltà, addirittura catturati... beh dov'è la differenza con il Tex di Boselli?

 

Sarò limitato io, ma il tuo discorso non lo capisco proprio. O si portano degli esempi concreti (ma non uno solo, per giunta poco significativo come quello sopra), o questi rimangono discorsi astratti che hanno poco a che fare con la realtà. Su questi temi ho sempre la stessa impressione, che alcuni lettori abbiano accettato dei luoghi comuni che hanno iniziato a girare sui forum, come quella che Boselli avrebbe stravolto Tex.

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<span style="color:red;">14 ore fa</span>, FranAur dice:

Borden delle cose che hai scritto rispondo anzitutto a questo che mi pare il punto cruciale.

È una sensazione! Chiaro che lo è. Fin dal primo post di questa discussione ho fatto continuamente riferimento alle sensazioni: quelle che il lettore prova leggendo Tex. È di questo che stiamo parlando, di cos’altro sennò? Un lettore si affeziona ad un personaggio, ad un romanzo, ad una saga a fumetti sulla base delle sensazioni che prova leggendoli. Quello che io dico è che Tex non mi dà più le stesse sensazioni, e questo avviene non per il fatto che sia cambiato, ma per il modo in cui è cambiato.

Apro qui una parentesi per chiarire: non discuto sul fatto che dopo tanti anni fosse necessario cambiare. Ma si potrà almeno discutere sul COME si è scelto di cambiare? Perché quando uno decide di cambiare può scegliere di farlo in tanti modi diversi, oppure no?

Dunque è una sensazione. Tu dici “soggettiva”, cioè basata sul mio personale modo di rapportarmi con le esperienze passate. Io dico “oggettiva”, cioè conseguente alla qualità dei cambiamenti che hanno interessato la saga di Tex.

Fin dall’inizio della discussione ho cercato di analizzare su cosa si basava, per me, il piacere di leggere Tex. Mi ripeto quindi, dicendo che una delle ragioni fondamentali stava nell’invincibilità dell’eroe. O meglio, non nel fatto che Tex alla fine vince sempre, questo è ovvio e succede a tutti i protagonisti di fumetti d’avventura, altrimenti la saga finirebbe. Ma piuttosto nel fatto che in qualsiasi situazione, anche nelle più difficili, Tex o i suoi pards si dimostrano sempre e comunque più “forti”, più in gamba, superiori ai nemici. Tex non è Zagor, non è Dylan Dog, non è Mister No. Il suo tratto distintivo sta nell’essere sempre e comunque superiore. Provo a spiegarlo con degli esempi e lo faccio prendendo come termine di paragone il texone appena uscito, visto che è l’ultima lettura fatta.

Ne “La vendetta delle ombre” ad un certo punto i 4 pards si trovano tutti, contemporaneamente, in balìa dei nemici. Tex narcotizzato, Carson avvelenato, Tiger sopraffatto dai ragni “ombra” e Kit catturato nella stanza degli specchi. Questa situazione, tutti e 4 i pards sotto scacco contemporaneamente, nei Tex “classici” non si sarebbe mai verificata. Nel caso che uno o più di loro finissero catturati o sopraffatti dal nemico, almeno uno ne restava libero per salvare gli altri, e “riscattare” in certo qual modo, agli occhi del lettore, la loro sconfitta. Cito un altro esempio: non è la prima volta che i nemici di Tex usano l’arma del narcotico. In un’avventura del passato, non ricordo quale, i nemici narcotizzano l’aria nelle stanza dei pards, i quali rientrando cadono svenuti. Ma uno di loro (se non sbaglio Kit) riesce a non perdere i sensi e spara dei colpi di pistola sui vetri per far entrare aria pura. E poi risvegliare gli altri. Questa frazione di secondo, quella in cui Kit anziché chiudere gli occhi estrae la pistola e spara sui vetri, è fondamentale nello spirito della saga, perché permette al lettore di poter continuare a considerare i suoi eroi superiori ai nemici.

È chiaro che questa superiorità è irrealistica, è pura fantasia. Ma è proprio in questa superiorità irreale degli eroi che, cito Nizzi, “il lettore può riscattare le piccole umiliazioni quotidiane e si sente rassicurato”. Vado con un ultimo esempio su questo argomento, sempre dal texone: quando Tiger viene assalito dai ragni non riesce neanche a muovere un dito: il terrore si disegna sul suo volto. Nelle storie “classiche”, soprattutto quelle contro Mefisto e Yama, di situazioni simili ce ne sono state tante, ma non a caso i soggettisti hanno scelto di non mostrare mai i nostri sopraffatti dal panico. Magari hanno dato loro un’arma per controbattere la magia cattiva (ad esempio i 4 braccialetti delle avventure contro Yama) e trovare così un escamotage per non far diventare gli eroi uguali a ciascuno di noi. Irrealistico? Certo che lo è. Chiunque di noi se fosse assalito dai ragni avrebbe la reazione che ha Tiger nel texone. Ma Tiger, Tex e gli altri non sono uno di noi, è proprio qui che sta il bello del gioco! Mi rifaccio alle parole di Giovanni Ticci in un intervista di qualche tempo fa, dove dichiara che bisogna stare attenti a modernizzare troppo Tex, perché il piacere della lettura sta nel veder succedere proprio quello che il lettore si aspetta che succeda.

Ecco, spero di aver chiarito cosa intendo quando affermo che nella narrazione texiana c’è stato un profondo cambiamento di canone (non uso più la parola “snaturamento” perché ti fa arrabbiare).

Ora la domanda che mi pongo è: si poteva cambiare Tex, sperimentando situazioni nuove, personaggi più complessi, ritmi narrativi diversi, soggetti nuovi come i tuoi, che spesso sono molto intriganti (e te ne ho dato atto in un post precedente), però mantenendo immutati alcuni dei canoni fondamentali della saga, come ad esempio questo tratto essenziale della sua invincibilità, superiorità, o come accidenti la si voglia chiamare?

 

 

P.s. Ti manderò un mio selfie davanti alla libreria con i "tuoi" Tex.

 

 

Dici che hai letto tutte le mie storie, ma sai citare solo quelle in edicola questo mese, tra cui una storia dichiaratamente  anomala come La vendetta delle ombre. Sarebbe come prendere ad esempio Mefisto di  Nizzi e Villa. Forse che anche lì Tex non viene fatto prigioniero? Il fatto che tu dica che questo a Tex non deve succedere è un'opinione tua del tutto personale, perché succede ANCHE nelle storie di  GL Bonelli e non solo in quelle più antiche. Ma non è che perchè è successo nel Texone succede per questo sempre nelle mie!!! Quindi, insisto. Ti chiederò scusa quando dimostrerai non con una foto ma con argomentazioni (che non stai facendo da giorni) che conosci e hai letto anche le altre storie degli ultimi vent'anni (dove Tex QUASI MAI viene sconfitto e fatto prigioniero e, le volte rare in cui questo accade, si tratta di un EPISODIO interno alla storia atto create tensione e suspense, non IL FINALE della storia).  Capito la richiesta? Esaudiscila.

 

Sul resto, mi domando di che cosa stiamo parlando. Io ho detto che la tua è una percezione soggettiva e tu ammetti che lo è. Dunque?

Quando uscirono le prime storie di Sergio,i o non riconobbi, da lettore, il mio abituale Tex. Non mi feci ingannare neanche dalle stroie di Nizzi. E se le mie non fossero scritte da me,chiaro che non mi ingannerebbero neanche quelle. Capirei subito che non sono di GL Bonelli. Ma credo che il mio, quello di Nizzi, di Ruju ecc.. siano Tex ugualmente  (faccio un po' fatica per Sergio Bonelli, ammettiamolo...)

 

Se guardando Daniel Craig tu dicessi di cercarele stesse emozioni che ti diede Sean Connery, beh, saresti considerato strano... Te ne dà altre, diverse, ma non per questo peggiori. Ed è anche lui 007!

Beh, i vari 007 sono alquanto diversi tra loro. Tex , invece, è ben riconoscibile sempre, altroché.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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