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Il Tex di Boselli è veramente Tex?


FranAur
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inventato da Nizzi! È con il primo Nizzi che Tex non solo "non può perdere" ma che anche nel setting, tutti considerano Tex invincibile, e lo dicono. È Nizzi a "pompare" Tex in questo modo irrealistico, facendone un po' un personaggio umoristico nella sua invincibilità (poi,

 

 

Ma quando mai? Il Tex di Nizzi degli inizi non era assolutamente infallibile.Tex ė invicibile, certo, ma relativamente. Conosci altri personaggi del fumetto invincibili come lui?

 

E comunque il Tex di Glb dopo il n 100 era il più invincibile di tutti gli altri Tex, prima e dopo. Fino a Boselli . Che non a caso, secondo me, a volte esagera con l' invincibilità( meglio così che il contrario si intende)

Modificato da Grande Tex
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Si, ha ragione Diablero. Il primo Tex di Nizzi è assoluto. Nizzi metteva in risalto Tex anche facendo fare figure da piccione agli altri Pards. Come nella scazzottata nel ghetto di Boston dove Carson prima scaglia un pugno al nero e quest'ultimo che non lo sente minimamente ne tira uno con gli interessi e Carson sviene. Poi arriva Tex che prima viene messo in difficoltà, ma poi lo stende. Con le persone dietro che scommettevano sull'ipotetico vincitore:lol: La scenetta è divertente, ma Carson fa una figura da pollo. 

<span style="color:red;">7 ore fa</span>, Diablero dice:

L'invincibilità" di Tex è un mito....  inventato da Nizzi! È con il primo Nizzi che Tex non solo "non può perdere" ma che anche nel setting, tutti considerano Tex invincibile, e lo dicono. È Nizzi a "pompare" Tex in questo modo irrealistico, facendone un po' un personaggio umoristico nella sua invincibilità (poi, per forza si stufa e passa i successivi vent'anni a fargli fare figure di palta, ma mica gliel'aveva ordinato di dottore di pomparlo così prima)

Non direi proprio il primo Nizzi, ma dopo una decina di storie, perchè la sesta è "Fuga da Anderville" e Tex di sicuro in quella storia non vince, il Tex assoluto lo vedo soprattutto ad inizio fascia 300.

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16 minuti fa, MacParland dice:

Si, ha ragione Diablero. Il primo Tex di Nizzi è assoluto. Nizzi metteva in risalto Tex anche facendo fare figure da piccione agli altri Pards. Come nella scazzottata nel ghetto di Boston dove Carson prima scaglia un pugno al nero e quest'ultimo che non lo sente minimamente ne tira uno con gli interessi e Carson sviene. Poi arriva Tex che prima viene messo in difficoltà, ma poi lo stende. Con le persone dietro che scommettevano sull'ipotetico vincitore:lol: La scenetta è divertente, ma Carson fa una figura da pollo. 

Non direi proprio il primo Nizzi, ma dopo una decina di storie, perchè la sesta è "Fuga da Anderville" e Tex di sicuro in quella storia non vince, il Tex assoluto lo vedo soprattutto ad inizio fascia 300.

Credo anche io sia così, però non capisco allora perchè taluni (riferimenti puramente casuali) critichino e Anderville perchè Tex perde e quello che viene dopo perchè Tex è infallibile e/o invincibile.

Ne andasse mai bene una:D

Modificato da valerio
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<span style="color:red;">3 ore fa</span>, valerio dice:

Credo anche io sia così, però non capisco allora perchè taluni (riferimenti puramente casuali) critichino e Anderville perchè Tex perde e quello che viene dopo perchè Tex è infallibile e/o invincibile.

Ne andasse mai bene una:D

Già...:-) Comunque personalmente non sopporto il Tex Supereroe. Più è in difficoltà, da nemici strutturati mentalmente e fisicamente, più lo apprezzo. Poi deve vincere ma il sale per me sono la trama e le difficoltà. Borden sviluppa trame e nemici non banali, quindi Tex anche in difficoltà (vedi ultimo Texone), poi trova sempre la zampata. Non ho la vostra memoria sulle storie e le differenze tra Nizzi, GLB e Borden su "invincibilità".

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<span style="color:red;">20 minuti fa</span>, Diablorojo82 dice:

Già...:-) Comunque personalmente non sopporto il Tex Supereroe. Più è in difficoltà, da nemici strutturati mentalmente e fisicamente, più lo apprezzo. Poi deve vincere ma il sale per me sono la trama e le difficoltà. Borden sviluppa trame e nemici non banali, quindi Tex anche in difficoltà (vedi ultimo Texone), poi trova sempre la zampata. Non ho la vostra memoria sulle storie e le differenze tra Nizzi, GLB e Borden su "invincibilità".

Al Tex di Bonelli, va sempre bene: nei casi estremi perde lucidità, se disarcionato si alza, prende entrambe le pistole e avanza sparando contro i nemici non importa quanti siano. Tanto è certo che il suo "creatore" scoverà un sistema per farlo al massimo ferire di striscio alla tempia.

Il Tex di Nizzi gioca tanto sul "fattore Q", ciondola e gioca a fare l'investigatore, finché riceverà l'imbeccata giusta per risolvere la questione.

A quello di Nolitta va sempre tutto storto, ma alla fine almeno porterà a casa la pellaccia.

Infine quello di Boselli è talmente intelligente che ha già letto la storia e sa come va a finire!

 

Scherzo ovviamente, ma alla fine Tex è l'eroe e per forza di cose o vince o pareggia. Quelle poche volte che ha perso al lettore medio può far venire il pensiero di aver sprecato del tempo.

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Intendevo in effetti direi che IMHO  e Grande Tex (e altri) si sbagliano nel definire superuomo il mio Tex. E' invece fallibile e spesso in difficoltà, ma non è nè bamba  nè piccione, questo è chiaro.

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3 hours ago, valerio said:

Credo anche io sia così, però non capisco allora perchè taluni (riferimenti puramente casuali) critichino e Anderville perchè Tex perde e quello che viene dopo perchè Tex è infallibile e/o invincibile.

Ne andasse mai bene una

 

Il punto chiave è la FONDAMENTALE differenza fra questi due aspetti, totalmente diversi, ma che troppo spesso vengono confusi.

1) Chi è l'eroe nel setting. Come lo vedono gli altri, qual è la sua storia, cosa viene detto di lui quando passa, cosa dicono di lui i giornali, etc.

2) Chi è l'eroe nella storia che leggiamo.

 

Faccio qualche esempio con altri personaggi:

Lo Zagor di Nolitta è:

1) Nel setting (per le tribù indiane), lo Spirito con la Scure, l'infallibile emissario di Manito, immortale e invincibile

2) Nelle storie, un uomo molto fallibile che dopo aver sprecato l;a sua vita in una vendetta che alla fine gli ha dato solo rimorsi, fra cui l'aver causato la morte del padre adottivo, per dare un senso alla sua vita si è dedicato ad una missione praticamente impossibile, rischiando la pelle ogni giorno.

 

Sempre riguardo a Zagor di Nolitta (perchè autori successivi hanno cambiato molto il setting):

1) Il setting è storico, con alcuni anacronismi su armi ed equipaggiamenti. Per quello che sanno tutti, non esistono mostri, vampiri, alieni e spiriti. Gli indiani credono a queste cose perchè sono superstiziosi e ignoranti. I bianchi non credono che Zagor sia uno spirito.

2) Nelle storie si vede di tutto, dai vampiri agli alieni ai mostri, ma questo non cambia il setting. Anche un bombardamento di missili su Washington non ha cambiato il setting, nella storia successiva gli Stati Uniti non iniziano a costruire missili usando i piani di Hellingen.

 

La differenza fra questi due aspetti era chiarissima negli autori "Classici", anche perchè le storie non erano ambientate in un "universo" stile Marvel, ma nel "mondo reale"  Mentre oggi, in autori che vogliono creare un loro "universo" prima ancora di capire chi sia il protagonista, si sta in gran parte perdendo questa differenza. E infatti, il setting di Zagor, da "america della prima metà del 1800 con qualche anacronismo" è diventato un "mondo di Zagor" con il governo americano che ha un organizzazione come Altrove, e visto che "nel setting gli indiani lo ritengono tale", Zagor è diventato DAVVERO l'inviato di Manito!  (ho quasi l'impressione che gli autori "moderni" siano così concentrati a fare colpi di scena a ripetizione che possano dedicare poca attenzione ai personaggi, e mantenere una differenza fra come sono visti e cosa sono in scena sia quindi troppo faticoso...)

 

Per fare un altro esempio...  Tex ci va mai al gabinetto?

 

Non si vede mai in scena, quindi non ci va, giusto? Se non ci deve essere alcuna differenza fra "la vita di Tex in generale" e "la parte della vita di Tex che vediamo"...

 

Il Tex di GL Bonelli, per dichiarazione dello stesso GL Bonelli, va a donne. Fra un avventura e l'altra.  Ma il lettore "moderno" (o il lettore che ha i suoi anni ma è stato influenzato da questa "modernità") non concepisce la differenza fra "in scena" e "fuori scena", e quindi per lui Tex è casto e puro dalla morte di Lylith (e magari si è pure sposato vergine...)

 

Se applicassimo lo stesso ragionamento al fatto che Tex non si vede mai andare al gabinetto, dovremmo dire che Tex è così puro che non ha bisogno di pisciare? :lol:

 

il Tex di GL Bonelli è:

1) Nel setting, un ex fuorilegge diventato Ranger e poi agente indiano e capo dei Navajos (ma quest'ultimo aspetto è poco noto, ai bianchi non interessa molto il nome di un funzionario governativo, lo sanno giusto quelli che vivono vicino alla riserva).; Ha una certa fama fra i delinquenti, che lo temono, e i giornali hanno parlato a volte delle sue gesta, ma per la maggior parte della gente non è un nome famoso. È un uomo normale, non è infallibile, ma è abile, coraggioso e ha un ferreo senso della giustizia. A volte i criminali gli sfuggono, come a tutti.

Nelle storie, a volte i criminali e gli onesti cittadini sanno chi è, a volte no, non lo riconoscono a vista se non l'hanno già visto di persona.  Un sacco di criminali possono essergli sfuggiti, ma sempre "fuori scena", ne parla a volte lui, ma sono solo descrizioni.

È un eroe, nel senso "classico", un uomo dalle capacità non comuni, ma è soprattutto il carattere e le sue azioni che lo definiscono come un eroe, non è un superpotere.

2) Nelle storie, è una forza della natura scatenata. Non è infallibile, ma niente lo ferma mai troppo a lungo, e travolge ogni ostacolo come uno schiacciasassi, fra gli applausi dei lettori.

Nello storie, una frequente fonte di umorismo è data dal fatto che i suoi nemici lo sottovalutano, lo considerano "un cowboy" o "un ranger" come tanti, e poi rimangono increduli mentre demolisce il loro impero criminale davanti ai loro occhi. Tex è la vendetta dei "piccoli" contro i "potenti", il fatto che lo sottovalutino costantemente fa parte del gioco narrativo.

 

Nizzi già all'inizio, per giocarci sopra per battute e umorismo (visto che gli interessa di più questo aspetto che non le parti avventurose o drammatiche), rende "cosciente" il mondo di Tex del fatto che questo abbia sconfitti centinaia di criminali. Come se nelle storie di Zagor, di colpo il mondo si rendesse conto che esiste Hellingen e Zagor diventasse più famoso di Obama...

 

il Tex di Nizzi:

1) Nel setting, è considerato invincibile. Nizzi ha sfruttato questa cosa in diverse storie brevi: la sola presenza di Tex basta a gettare nel panico i criminali, che perdono la testa (è un clichè davvero molto usato nelle sue storie). Tutti conoscono la sua faccia, che è su tutti i giornali. Nessuno gli è mai sfuggito, e lo dice lui stesso (poi in diverse storie qualcuno gli sfugge, ma avviene il contrario che nelle storie di GL Bonelli: nel mondo del Tex di Nizzi, lui e il pubblico si dimenticano istantaneamente di tutti i suoi fallimenti, non dei suoi successi. Dimenticano subito Fuga da Anderville, dove un criminale lo fa fesso per anni prima di aver pietà di lui e raccontargli tutto, ma il giorno dopo, Tex di nuovo dice orgogliosamente che a lui non è mai sfuggito nessuno...). I criminali hanno tanta soggezione di lui che persino quando lo fanno fesso e lo catturano, come nella storia del ritorno di Barbanera, sono così intimoriti da lasciarlo libero sperando che non si accorga di loro...

2) Nelle storie, dipende dal periodo. In un primo periodo Nizzi pompa questa "invincibilità" anche nelle storie, ed è il periodo che tutti preferiamo, in particolare chi all'epoca pativa le storie del Tex bastonato di Guido Nolitta. C'è un primo periodo in cui l'umorismo nelle storie è dato dalla sprezzante superiorità di Tex. in mezzo a queste storie già se ne vedono altre in cui Tex inizia ad essere gabbato, svegliandosi solo alla fine per un colpo di fortuna (i dellutti del lago ghiacciato) o...  non svegliandosi mai, e finendo totalmente sconfitto e impotente (fuga da Anderville).  Con il tempo, forse per la difficoltà dello scrivere il personaggio invincibile in cui lui stesso si era ingabbiato, forse per astio personale, forse per superficialità, inizia sempre più a sfruttare a fini umoristici e/o "avventurosi" continui errori e stupidaggini da parte di Tex, costruendo un tipo di "contrasto" nelle storie opposto a quello delle storie di GL Bonelli: invece di avere un Tex sottovalutato che prende a calci in culo chiunque, in una perfetta "rivalsa per i deboli e gli oppressi", abbiamo un ritorno del Tex borioso di certe storie di Nolitta, che va in giro ovunque a dire quanto è invincibile, a tirare fuori la stella o la fascia di wampum come la patacca di Nick Raider, a dire che "conosce persone molto in alto" (e qui Nizzi introduce il Generale Davi come "santo in nparadiso" il il suo Tex raccomandato)... e poi nelle storie gli fa dare botte in testa, lo fa fregare, gli fa chiedere scusa in mutande, gli fa sbafare torte invece di cercare la giustizia, in scenette che magari pensa siano "umoristiche" che fanno solo dell'umorismo sulla pochezza, umana e eroistica, di quel pallone gonfiato.

 

Ecco, questo Tex che NEL SETTING è un santino invincibile e NELLE STORIE è un pallone gonfiato messo nel sacco di tutte che vince di solito per pura fortuna (e perchè nessun bandito nelle storie di Nizzi è capace di beccarlo alle spalle da 3 metri), è una perfetta rappresentazione del perchè per me, non importa quante volte gli faccia dire (a sproposito, un giorno dovrò parlare anche di questo) "tizzone d'inferno" o "satanasso", quello è L'OPPOSTO del Tex di GL Bonelli. Altro che "tradizione"

 

Viceversa, penso che chi insiste a dire che il Tex di Nizzi (a parte le prime storie) sia "più umano" di quello di GL Bonelli ma "altrettanto abile", lo fa perchè (fra le altre cose) confonde questi ambiti, confronta quello che si vede nelle storie di GL Bonelli con quello che si DICE di Tex nelle storie di Nizzi...

 

E Boselli? Boselli secondo me patisce molto questa "fama eccessiva" che ormai dopo decenni di Nizzi si è attaccata addosso al personaggio. Nelle sue storie, quello "famoso" tenderebbe ad essere Carson. E si deve barcamenare con un pubblico che da una parte ormai non distingue più quello che e di Nizzi da quello che era bel Tex originale (è un classico la solita critica che una cosa che Nizzi aveva smesso di fare "il tex di GL Bonelli non l'avrebbe mai fatto"... quando in realtà lo faceva ogni due-tre storie.). Purtroppo a rileggere davvero le vecchie storie siamo in pochi, e la memoria degli altri si confonde. E, viceversa, dopo anni di "nizzate" c'è una parte di lettori che ormai vede ogni piccolo errore di Tex come una nuova "nizzata" (non rendendosi conto che le componente derisoria per Tex è una componente essenziale di ogni vera "nizzata", è ciò che rende "nizzata" un semplice errore: che un bandito riesca a sfuggire a Tex è un banale e comune evento, diventa "nizzata" solo se Tex, prima, dice "lo acciufferò, o non mi chiamo più Tex Willer")

 

A vedere la freschezza e, diciamocelo, la qualità delle storie che ha fatto per la serie del Tex "giovane", quello che dovremmo chiederci è: "come mai non possiamo avere storie simili anche nella serie regolare?". E la risposta porta a rendersi conto (o almeno, per me ha portato a questo) di QUANTI errori si siano stratificati negli anni nella gestione della serie e del personaggio, sin dai tempi di Nolitta, allontanando Tex dalla sua essenza di "eroe classico" per renderlo progressivamente un'altra cosa, fin troppo ingessata e incrostata di cose che rendono più difficile scriverci delle belle storie.

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Analisi interessantissima, questa di Diablero. In cui leggo, però, un retrogusto amaro, come se il suo palato - dopo anni di storie non digerite - assaporasse con un pizzico di disgusto anche le più recenti avventure della serie regolare.

@Diablero, toglimi una curiosità, se ti va. Ti diverti ancora a leggere Tex?

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19 minutes ago, F80T said:

Analisi interessantissima, questa di Diablero. In cui leggo, però, un retrogusto amaro, come se il suo palato - dopo anni di storie non digerite - assaporasse con un pizzico di disgusto anche le più recenti avventure della serie regolare.

@Diablero, toglimi una curiosità, se ti va. Ti diverti ancora a leggere Tex?

 

Avevo smesso. Come ho già raccontato altre volte, ad un certo punto, senza farne una risoluzione o una decisione storica, ho iniziato a leggere gli albi regolari con sempre maggiore ritardo fino a smettere del tutto. Anni di "nizzate" (e di polemiche nei forum) mi avevano stroncato.

 

Non essendo stata una decisione consapevole, non ho smesso di comprarli. Semplicemente si accumulavano e io pensavo "appena ho un po' di tempo li leggo", ma il tempo non lo trovavo mai.

 

Ad un certo punto mi sono reso conto di quanti albi non letti avevo in casa (un numero assurdo che per un po' mi era stato celato da uno spostamento degli albi in un altra libreria) e mi sono detto "basta, o ricomincio a leggerli o smetto di comprarli".

 

Ho iniziato a leggerli (dal numero in edicola, e devo ancora recuperare la lettura di gran parte dei numeri che avevo saltato), e dopo un paio di albi di Faraci che mni avevano fatto propendere per lo smettere, ho iniziato a leggere delle belle storie che mi hanno fatto tornare il gusto di leggere Tex come non provavo da decenni.

 

Il fatto che sia tornato, dopo anni, a scrivere su Tex nei forum non significa che sia scontento. Significa che mi è tornata la passione per Tex, che era scemata a tal punto nel periodo di Nizzi che non mi rileggevo nemmeno le storie vecchie.

 

Ma essere contento di una serie per me non equivale ad "accontentarsi", anzi, per me se ti appassiona qualcosa, è tuo dovere essere ESIGENTE. Perchè se una cosa ha valore, merita di essere FATTA BENE. Se invece è una cosa che "va bene comunque, mi accontento"....  vuol dire che non ha valore.

 

Quindi, nel mio caso, il totale disinteresse per Tex, il momento in cui non avevo voglia di leggerlo, è stato, come mi pare ovvio... il momento in cui non sono stato più a perdere tempo a discuterne. Così come, il giorno che non avrò più voglia di leggere Tex (come già mi è successo per gran parte della produzione Bonelli attuale), smetterò di postare qui. Non posto nei forum di Zagor perchè non leggo più Zagor. Ho smesso di parlare di Dylan Dog perchè ho smesso di leggere Dylan Dog. Non capisco proprio questa idea che se parli di una serie è perchè non ti interessa mentre se ti interessa non ne parli...

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<span style="color:red;">10 minuti fa</span>, Diablero dice:

Non capisco proprio questa idea che se parli di una serie è perchè non ti interessa mentre se ti interessa non ne parli...

Idea che, in effetti, non mi appartiene.

 

La mia era solo una curiosità: visto che leggo sempre con molta attenzione quello che scrivi, mi faceva piacere capire meglio il tuo rapporto con la serie regolare che troviamo oggi in edicola. Grazie per la risposta!

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<span style="color:red;">13 ore fa</span>, Diablero dice:

abbiamo un ritorno del Tex borioso di certe storie di Nolitta, che va in giro ovunque a dire quanto è invincibile, a tirare fuori la stella o la fascia di wampum come la patacca di Nick Raider, a dire che "conosce persone molto in alto" (e qui Nizzi introduce il Generale Davi come "santo in nparadiso" il il suo Tex raccomandato)

sono abbastanza d'accordo sulla riproposizione ad libitum della patacca e della fascia...

Su Davis non sono invece d'accordo...non è un santino, non è il deus ex machina.  è principalmente la causa effetto dell'intervento del Nostro in diverse storie... non toglie mai le castagne dal fuoco a Tex: certo, Davis a volte aiuta Tex...i due si trovano spesso in contrasto l'uno con l'altro, per altro...Tex lo aiuta in  moltissime circostanze, ma Tex "usa" Davis solo per permettergli di "bloccare" momentanemente  papaveri dell'esercito, in attesa che sia Tex stesso però a risolvere i problemi...Davis a memoria non è mai risolutivo. Diciamo piuttosto che, nelle storie indiane che per mille ragioni sono un ginepraio per tutte le problematiche che comportano (Tex non può guidare una rivolta indiana contro l'Esercito e rischiare di essere cacciato come Agente indiano) e non sono per nulla facili da scrivere, Davis risulta importante nell'economia della storia...

 

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  • 2 mesi dopo...

Ultimata la rilettura delle storie boselliane degli albi che vanno dal 400 al 500, vorrei qui proporre una sintesi di quanto letto finora. La suddivisione in centinaia è ovviamente arbitraria, ma non più di quanto non lo siano molte date convenzionali della Storia, e si presta quindi ad essere utilizzata per un primo “bilancio” delle mie letture di questi giorni. Probabilmente non dirò, in questo mio intervento, nulla di nuovo rispetto a quanto detto finora negli oltre 2.000 messaggi che ho postato nel forum, a commento delle varie storie o nei confronti tra gli autori. Tuttavia, mi piace qui postare un commento a caldo, come consuntivo della rilettura sistematica che ho avviato in questa primavera 2021, che mi sta portando a riscoprire storie che non leggevo da tempo o, come nel caso del Morisco, che non avevo mai letto.

 

Spesso si è definito quello di Boselli come il Tex 2.0: alcuni lo hanno fatto con accezione negativa, altri ritenendo invece che quella boselliana sia stata una ventata di freschezza in una testata a serio rischio di asfissia. Naturalmente, io appartengo alla seconda fazione, avendo sempre ritenuto che gli elementi di novità apportati da Boselli su Tex abbiano salvato il personaggio principe della SBE da morte pressoché certa. L’intervento di Nizzi aveva infatti sì consentito a Tex di navigare a vele spiegate per molti anni dopo l’abbandono del creatore del ranger, ma anche quella “barca” stava arenandosi nella pervicace ripetitività di alcuni schemi e situazioni che, a distanza di quasi 50 anni dalla creazione del personaggio, avevano generato un po’ di stanchezza, nei lettori come nello stesso autore principale che, non volendo o sapendo staccarsi da certe sue rotte consuete, non riusciva più a reggere il timone e a dare all’imbarcazione una rotta salda e sicura.

 

L’intervento di Boselli è stato per “sottrazione” e per “addizione”: ha cioè limitato Tex, sottratto allo stesso un certo numero di pagine, per lasciare spazio non agli antagonisti (ché questo aveva saputo farlo anche Nizzi, nel fulgore della sua carriera) ma ai comprimari, ai co-protagonisti. Tex, Carson e gli altri due pards non possono morire, quindi scrivere storie innovative, che non fossero la consueta sequela di avventure dall’esito scontato, passava giocoforza dalla creazione di nuovi personaggi, il cui destino fosse invece sempre in bilico. Occorreva quindi creare un universo di co-protagonisti per le cui sorti si potesse trepidare, dando loro il giusto spazio ma senza mettere in ombra Tex. Gioco molto pericoloso, la cui riuscita poteva dipendere dalla fermezza del polso di colui che si accingeva a una simile impresa e da una perfetta conoscenza tecnica della macchina che si voleva assemblare: caratteristiche che Mauro Boselli ha dimostrato di possedere appieno, divenendo il creatore del Tex 2.0 e, più in generale, il salvatore di Tex.

 

Nuovi personaggi, quindi, su cui riversare l’alea delle avventure. Ma, affinché tali nuovi personaggi facessero breccia nel cuore del lettore, affinché quest’ultimo li percepisse come meritevoli di empatia e di interesse, occorreva che gli stessi fossero ben tratteggiati, che li si conoscesse, che ci fossero gli elementi per amarli. E qui nasce l’idea del passato: questi personaggi non li vediamo solo nel tempo “presente”, funzionali alla storia che li ospita, ma ne conosciamo il vissuto, le vicende, le sofferenze che li hanno infine portati nelle pagine del mensile. Guardiamola, questa messe di comprimari, tanti quanti non ce n’erano forse stati nelle pagine del ranger fino a quel momento: Ray Clemmons e Lena Parker, il Sergente Torrence e Mickey Finn, naturalmente Shane e i soldati dell’Oca Selvaggia, l’Ingegner Castleman, Gothlay e la sua famiglia, il figlio del comanchero Juan Raza, il grande Glenn Corbett. Con loro irrompe il passato, attraverso la tecnica del flashback, il cui utilizzo è dosato in maniera sapiente, posto che le pagine da dedicarci non possono per forza di cose essere molte e devono quindi essere dirette, rapide, devono centrare immediatamente l’obiettivo. Così, con poche ma sempre intense vignette, veniamo a conoscenza della storia dei personaggi, o meglio di un evento decisivo della loro vita, che ha avuto conseguenze e che ancora incombe sul destino degli stessi. Il lettore quindi è portato dapprima ad “affezionarsi” al character di cui ha appena conosciuto un evento traumatico o decisivo del passato, per poi seguirne le vicende con quell’interesse e quella curiosità che fatalmente non potevano essere più presenti nelle storie dal consueto schema “buoni e cattivi”, che vedeva irrimediabilmente la vittoria dei primi. Non sempre c’è il passato dietro la costruzione di tali personaggi, ma anche nei casi in cui non c'è l’uso che degli stessi ne fa Boselli li rende comunque indimenticabili, per caratteristiche o comportamenti: come scordare lo sceriffo Merrick? O il vecchio Bean, che aggredisce il figlio anche in punto di morte? Come non amare Liz, Laredo e Parkman? Come non avere incubi ricorrenti su Jack Thunder?

 

Boselli, peraltro, non ricostruisce solo il passato dei suoi personaggi, creati per la storia del momento; si incunea invece anche nel passato dei pards, o dei comprimari storici, andandoci a raccontare quello di Carson nella sua storia più celebre, e più tardi anche quelli di Montales, Jim Brandon, El Morisco. E’ un’anticipazione dell’operazione in più larga scala che avrebbe compiuto anni dopo per lo stesso Tex, dando vita alle avventure del giovane Tex Willer.

 

In tutto questo, il merito più grande dell’autore meneghino è forse proprio quello di non essersi giocato Tex. Nei meandri della vita dei nuovi personaggi, tra ribelli irlandesi e cacciatori di piste, tra galeotti e freaks assassini, il rischio di lasciare troppo in ombra il personaggio principale era concreto. Eppure, Boselli è riuscito, con un efficace lavoro di bilancino, a non oscurare mai Tex né a mettere in discussione il suo contributo all’esito della storia, che risulta sempre decisivo. Il lavoro per sottrazione, quindi, lungi dall’aver ridotto Tex a mero comprimario, ne ha invece esaltato ulteriormente le caratteristiche di decisore e risolutore, tanto più importante quanto più la storia si presentava intricata e complessa e animata da personaggi all’altezza. E il fatto poi che questi personaggi siano spesso grigi, oltre ad alimentare ulteriormente l’interesse del lettore, che non sa come, alla prova dei fatti, questi uomini si porteranno, esalta anche la figura di Tex buon giudice di uomini, pronto ad affidarsi a loro in circostanze disperate ma sempre con una certa consapevolezza di fondo.

 

Il Tex 2.0 non è figlio solo di Boselli ma, come spesso accade, di tutto il "substrato" che Boselli ha acquisito nel corso della sua carriera di lettore e di scrittore. In Boselli non c’è solo Gian Luigi Bonelli, ci sono anche D’Antonio e Berardi, oltre ad altri contributi che non sono in grado, ahimè, di individuare. Non ci sono solo gli anni cinquanta e sessanta avventurosi del vecchio Tex, ci sono anche gli anni settanta e ottanta di Ken Parker. Boselli ha attinto a piene mani dalla lezione dello scrittore genovese: in Ken Parker, il personaggio principale spesso era solo un pretesto per raccontare storie della frontiera, dell’Ovest, in seguito anche dell’Est industriale e cittadino (Sciopero e I Ragazzi di Donovan, ad esempio). Racconta storie, Berardi, di gente sconosciuta, di archetipi (i pionieri, gli operai, i cowboy, gli indiani, i soldati, i giornalisti della Frontiera, gli schiavi), affiancandoli a Ken, che fa da filo conduttore di una grande, cruda e poetica insieme, storia del West. E cosa fa Boselli, se non raccontare storie di personaggi ignoti, innestando in esse poi Tex? Cosa non era piaciuto, a Sergio Bonelli, di Oklahoma? Forse lo spazio lasciato alla famiglia che partecipa alla Grande Corsa? Alla storia d’amore della figlia con l’indiano? Alle vicende col gioco d’azzardo del ragazzo? Alle aspirazioni del vecchio giornalista? All’orgoglio dello sciancato lanciatore di coltelli? Forse sì, forse è questo che non gli era piaciuto. Non ha capito, Sergio Bonelli, che invece ci voleva forse proprio questo, per non giocarsi Tex, doveva tener presente che di acqua ne era passata sotto i ponti e che i lettori diventavano più esigenti, mediamente più colti, e che la concorrenza degli altri media si faceva sempre più serrata e spietata. Ci voleva un salto di qualità, per evitare il salto dello squalo. Ingaggiando Boselli, Sergio Bonelli non si rese conto che quest’ultimo era una sorta di cavallo di Troia, che con lui stava facendo entrare in pianta stabile in Tex anche Berardi, D'Antonio, oltre che naturalmente lo stesso Boselli, non mero emulo dei suoi predecessori, ma scrittore comunque originale. Originale perché, intanto, ha saputo fondere Berardi con GLB, cosa tutt’altro che semplice, proponendo un Tex in linea con i tempi ma del tutto fedele al personaggio concepito e sviluppato dal vecchio nel corso del tempo; poi, rispetto a Berardi, che ha intenti e un modo di scrivere “veristi” (nel senso che vuole raccontare il vero, con una certa attenzione all’ambiente che racconta e ai suoi meccanismi), Boselli è più ancorato alla letteratura avventurosa, un po’ perché è il personaggio Tex che lo esige, e un po’, credo, per i suoi gusti personali. Ciò consente a Boselli di essere meno vincolato di Berardi, e mentre quest’ultimo tende a mantenersi asciutto nella sua narrazione, Boselli si consente maggiore pathos e una scrittura più epica.

 

In sintesi, nel centinaio in questione Boselli si impone con la sua cifra, con gli elementi caratteristici della sua scrittura, perfettamente incastonati nel mondo texiano, sia che si tratti di storie western che di avventure di tipo magico-orrorifico (El Morisco o Silver Bell), raccogliendo nel migliore dei modi la pesantissima eredità di GLB (e di Nizzi) e consentendone l’evoluzione verso un nuovo modo di scrivere Tex, fresco, moderno e in definitiva salvifico: il Tex 2.0. Fatto, per la gran parte, di autentici capolavori.

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Su una cosa non sono d'accordo, riguardo al post di Leo: che quello di Borden si possa chiamare Tex 2.0. È una definizione che non mi è mai piaciuta. Perché allora sarebbe, come minimo, il Tex 4.0, dato che prima di questo ci sono stati quello di Nolitta e quello di Nizzi (che, per quanto cercasse di imitare il più possibile GLB, ne era comunque diverso). E forse il Tex 2.0 lo ha scritto GLB stesso.

 

Per il resto, chapeau :lol:

 

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<span style="color:red">14 ore fa</span>, Leo dice:

lungi dall’aver ridotto Tex a mero comprimario, ne ha invece esaltato ulteriormente le caratteristiche di decisore e risolutore, tanto più importante quanto più la storia si presentava intricata e complessa e animata da personaggi all’altezza. E il fatto poi che questi personaggi siano spesso grigi, oltre ad alimentare ulteriormente l’interesse del lettore, che non sa come, alla prova dei fatti, questi uomini si porteranno, esalta anche la figura di Tex buon giudice di uomini, pronto ad affidarsi a loro in circostanze disperate ma sempre con una certa consapevolezza di fondo.

Sì, è detto  molto bene: in Boselli Tex non viene sminuito dalla presenza di numerosi comprimari o di personaggi dalla forte personalità. Nonostante quantitativamente le pagine in cui il Nostro compare in una storia possano essere minori che in passato, la sua presenza non risulta per questo meno incisiva e determinante e il carattere ambiguo e di non facile lettura di molti antagonisti rende sia più interessante la vicenda, sia più difficile - e alla fine meritorio - il compito di Tex.

 

<span style="color:red">15 ore fa</span>, Leo dice:

In sintesi, nel centinaio in questione Boselli si impone con la sua cifra, con gli elementi caratteristici della sua scrittura, perfettamente incastonati nel mondo texiano, sia che si tratti di storie western che di avventure di tipo magico-orrorifico (El Morisco o Silver Bell)

Ecco, se si può fare una critica al Tex di Boselli è quella - secondo me - di non aver saputo rinnovare le storie magico-fantastiche, o almeno non come è riuscito a fare invece con quelle del filone "realistico". Non a caso le storie più apprezzate dai lettori appartengono al western realistico, solo raramente si citano "Il segno di Yama" o "Omicidio a Bourbon Street", e di solito nei piani bassi delle classifiche.

E' strano ma lo sceneggiatore di Dampyr su Tex non ha (ancora) trovato una formula personale per raccontare in modo diverso il lato fantastico-sovrannaturale del West. In questo GL Bonelli è ancora imbattibile (le storie di Mefisto, di El Morisco, Diablero, Le terre dell'abisso, ecc. ). Nizzi e Nolitta non ne parliamo.

<span style="color:red">15 ore fa</span>, Leo dice:

Ciò consente a Boselli di essere meno vincolato di Berardi, e mentre quest’ultimo tende a mantenersi asciutto nella sua narrazione, Boselli si consente maggiore pathos e una scrittura più epica.

Ecco, una maggiore asciuttezza nella narrazione non guasterebbe a Boselli. O meglio: nel periodo 400-500 l'asciuttezza c'è (non come Berardi ma c'è), nelle grandi storie disegnate da Marcello, per esempio, tutto fila che è un piacere (l'unico neo può essere talvolta un eccesso di pathos o di "buonismo", ma neanche tanto). Successivamente invece, e ancora oggi, alcune storie risentono di una certa pesantezza, a volte nella trama, a volte nei dialoghi, a volte in una minore capacità di sintesi.

<span style="color:red">15 ore fa</span>, Leo dice:

Il Tex 2.0 non è figlio solo di Boselli ma, come spesso accade, di tutto il "substrato" che Boselli ha acquisito nel corso della sua carriera di lettore e di scrittore. In Boselli non c’è solo Gian Luigi Bonelli, ci sono anche D’Antonio e Berardi

Sì, io aggiungerei anche il nome di Nolitta, tra le influenze. Nonostante le storie texiane di Sergio Bonelli non siano le preferite di Boselli, mi pare, qualcosa nel modo di delineare i personaggi né buoni né cattivi lo ha appreso anche da lui. Storie come "Caccia all'uomo" o "Giungla crudele", per esempio, anticipano alcune situazioni e personaggi boselliani.

 

<span style="color:red">15 ore fa</span>, Leo dice:

E qui nasce l’idea del passato: questi personaggi non li vediamo solo nel tempo “presente”, funzionali alla storia che li ospita, ma ne conosciamo il vissuto, le vicende, le sofferenze che li hanno infine portati nelle pagine del mensile.

Non solo. Boselli fa qualcosa in più, aggiunge ai flashback un ritorno al presente, in cui vediamo come il passato abbia influenzato il presente, e come i personaggi attuali siano cambiati e stiano ancora cambiando (in meglio o in peggio).

 

GL Bonelli nei pochi casi di flashback (Il passato di Tex, Il giuramento, Tra due bandiere), si limitava a raccontare un passato ormai concluso o al massimo (ne Il giuramento), una vicenda che si concludeva nel presente ma in cui tutti i protagonisti del passato erano praticamente identici (caratterialmente e fisicamente) al presente (Tex e Tiger, Brennan, ecc. erano sempre loro). 

Boselli fa tornare vecchi amici o antagonisti invecchiati, e non uguali a com'erano una volta, insomma riesce a rendere l'idea del passare del tempo (anche se i 4 pards hanno sempre la stessa età!). 

 

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31 minuti fa, borden dice:

Wow! Ora posso andare in pensione felice...

Ehm.. prima di andare in pensione dovresti sforzarti di leggere i miei ultimi spunti,mi General :lol::P:D

Poi, sono sicuro,non sei tipo da startene in panciolle a casa 🤠😜....c è sempre tempo per la pensione

Modificato da Barbanera
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<span style="color:red">3 ore fa</span>, borden dice:

Wow! Ora posso andare in pensione felice...

 

Non ci pensare!

<span style="color:red">3 ore fa</span>, Poe dice:

Ecco, se si può fare una critica al Tex di Boselli è quella - secondo me - di non aver saputo rinnovare le storie magico-fantastiche, o almeno non come è riuscito a fare invece con quelle del filone "realistico". Non a caso le storie più apprezzate dai lettori appartengono al western realistico, solo raramente si citano "Il segno di Yama" o "Omicidio a Bourbon Street", e di solito nei piani bassi delle classifiche.

 

La mia impressione è leggermente diversa, nel senso che proprio Omicidio a Bourbon Street, insieme a Colorado Belle (per me la più bella storia del filone sopra/para-normale), dimostra la grande capacità di Boselli di rapportarsi ai filoni meno realistici di Tex.

 

Vero è che, tra le innumerevoli grandi storie che ha scritto, a lasciare il segno sono state quelle più realistiche.

 

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, Diablero dice:

 

Leo, ritratta tutto IMMEDIATAMENTE!  :o

 

E perché dovrei farlo? Il sostituto c'è già, si chiama Claudio mi pare e viene da un paese in provincia di Modena :P

 

<span style="color:red">3 ore fa</span>, pecos dice:

Su una cosa non sono d'accordo, riguardo al post di Leo: che quello di Borden si possa chiamare Tex 2.0. È una definizione che non mi è mai piaciuta. Perché allora sarebbe, come minimo, il Tex 4.0, dato che prima di questo ci sono stati quello di Nolitta e quello di Nizzi (che, per quanto cercasse di imitare il più possibile GLB, ne era comunque diverso). E forse il Tex 2.0 lo ha scritto GLB stesso.

 

Per il resto, chapeau :lol:

 

 

So che quella definizione non ti è mai piaciuta, ma io la trovo calzante invece. Per me il Tex veramente innovativo l'ha scritto Boselli. Quello di Nizzi era volutamente contenuto nei binari del grande vecchio, al massimo il suo può essere un Tex 1.5.

 

Nolitta, poi, ha scritto l'A-Tex: lì Tex non c'era proprio, dai :D

<span style="color:red">3 ore fa</span>, Poe dice:

Ecco, se si può fare una critica al Tex di Boselli è quella - secondo me - di non aver saputo rinnovare le storie magico-fantastiche, o almeno non come è riuscito a fare invece con quelle del filone "realistico". Non a caso le storie più apprezzate dai lettori appartengono al western realistico, solo raramente si citano "Il segno di Yama" o "Omicidio a Bourbon Street", e di solito nei piani bassi delle classifiche.

E' strano ma lo sceneggiatore di Dampyr su Tex non ha (ancora) trovato una formula personale per raccontare in modo diverso il lato fantastico-sovrannaturale del West. In questo GL Bonelli è ancora imbattibile (le storie di Mefisto, di El Morisco, Diablero, Le terre dell'abisso, ecc. ). Nizzi e Nolitta non ne parliamo.

 

Il filone fantastico secondo me è più difficile da innovare. Poi io non posso parlare in questo senso, perché non ho mai condiviso l'entusiasmo dei più per Mefisto, Yama, ecc. Ad esempio, la storia di Yama di Boselli mi è piaciuta molto poco, mentre proprio Bourbon Street la ritengo invece una storia, oltre che avvincente, molto originale. 

 

<span style="color:red">3 ore fa</span>, Poe dice:

Ecco, una maggiore asciuttezza nella narrazione non guasterebbe a Boselli. O meglio: nel periodo 400-500 l'asciuttezza c'è (non come Berardi ma c'è), nelle grandi storie disegnate da Marcello, per esempio, tutto fila che è un piacere (l'unico neo può essere talvolta un eccesso di pathos o di "buonismo", ma neanche tanto). Successivamente invece, e ancora oggi, alcune storie risentono di una certa pesantezza, a volte nella trama, a volte nei dialoghi, a volte in una minore capacità di sintesi.

 

Io per asciuttezza intendevo un certo modo più asettico di trattare i sentimenti. Berardi indugia meno sul pathos, è più "controllato", laddove Boselli alle volte cerca di suscitare commozione (dovrei però rileggere Ken Parker, vado molto a memoria...). 

 

<span style="color:red">3 ore fa</span>, Poe dice:

aggiungerei anche il nome di Nolitta, tra le influenze. Nonostante le storie texiane di Sergio Bonelli non siano le preferite di Boselli, mi pare, qualcosa nel modo di delineare i personaggi né buoni né cattivi lo ha appreso anche da lui. Storie come "Caccia all'uomo" o "Giungla crudele", per esempio, anticipano alcune situazioni e personaggi boselliani

 

Forse non consapevolmente, ma probabilmente c'è anche Nolitta...

 

<span style="color:red">3 ore fa</span>, Poe dice:

solo. Boselli fa qualcosa in più, aggiunge ai flashback un ritorno al presente, in cui vediamo come il passato abbia influenzato il presente, e come i personaggi attuali siano cambiati e stiano ancora cambiando (in meglio o in peggio).

 

GL Bonelli nei pochi casi di flashback (Il passato di Tex, Il giuramento, Tra due bandiere), si limitava a raccontare un passato ormai concluso o al massimo (ne Il giuramento), una vicenda che si concludeva nel presente ma in cui tutti i protagonisti del passato erano praticamente identici (caratterialmente e fisicamente) al presente (Tex e Tiger, Brennan, ecc. erano sempre loro). 

Boselli fa tornare vecchi amici o antagonisti invecchiati, e non uguali a com'erano una volta, insomma riesce a rendere l'idea del passare del tempo (anche se i 4 pards hanno sempre la stessa età!). 

 

Vero. C'è da dire che al vecchio Glb il passato interessava poco, così come anche a Nizzi. L'elemento del flashback in Tez è stato trattato compiutamente sostanzialmente da Boselli.

<span style="color:red">3 ore fa</span>, borden dice:

Wow! Ora posso andare in pensione felice...

 

Hai solo 67 anni, quasi 68, sei ancora un giovinetto. E poi, io l'incontro tra Tex e Ken lo vorrei scritto da te, quindi non puoi andare in pensione prima :D:P

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<span style="color:red">1 ora fa</span>, F80T dice:

Colorado Belle (per me la più bella storia del filone sopra/para-normale)

Questo è vero.  Con "Colorado Belle" Boselli ha superato di gran lunga GL Bonelli nelle storie di fantasmi (La dama di picche, Il tesoro di Victorio, ecc.). Anche in Dampyr le storie di fantasmi gli riescono particolarmente bene.

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  • 1 anno dopo...

Sono un nuovo utente e vorrei rispondere a questa appassionante discussione, nella speranza possa suscitare nuovi spunti al netto di polemiche.

Come notato giustamente da alcuni, penso che ogni lettore di Tex sia maggiormente legato all'autore con cui è cresciuto; come detto rispondendo a un altro sondaggio, il mio, per ragioni puramente anagrafiche, è Nizzi.

Ciò non toglie che se vogliamo parlare del vero Tex, e dunque del miglior sceneggiatore, è innegabile che questo sia GianLuigi Bonelli.

Sembra scontato, al limite della tautologia, ma non lo è affatto: Gbl, oltre ad essere il padre del personaggio, aveva una capacità di innovazione e di spaziare tra generi unica, mantenendo però sempre uno stile asciutto e conciso.

Tornando al tema della discussione, dopo parecchi anni adesso sto rileggendo Tex, mischiando i periodi storici e perciò gli autori, spaziando piacevolmente dall'uno all'altro.

E ciò che noto è senz'altro una maggiore coralità del racconto nel Tex di Boselli.

Può piacere o no (a me non tanto), può dare eccellenti risultati in alcuni casi, in altri affatto.

Detto ciò, io penso che non si possa parlare  tanto di snaturazione di un personaggio, e neanche di innovazione, quanto di maturazione.

Mi spiego meglio: rileggendo le storie, quello che noto è come se il personaggio di Tex fosse passato effettivamente attraverso le epoche, invecchiando.

Il vero Tex, quello che adoro, è quello dinamico, irriverente, anarchico, di Gbl, quello che sfascia tutto e che butta fuori dalla finestra senatori, piccoli delinquenti e pezzi grossi senza guardare in faccia a nessuno.

Rispetto a questo Tex ribelle, testa calda, e perciò "giovanile*, quello di Nizzi è più simile a un puro uomo di legge di mezza età, che a volte può anche sbagliare, ma che sa sempre cavarsela grazie a un intuito simile a quello di un investigatore.

Con Boselli, complice la coralità del racconto, è come se tutte le caratteristiche di sventatezza del personaggio vengano a sparire.

Tex è un uomo maturo e saggio, meno "incendiario" e più "pompiere", che mette una pezza alle diverse situazioni e vi dà una parola risolutiva; sono i personaggi di contorno nelle varie storie ad assumere quelle caratteristiche di scavezzacollo che Tex aveva, e in questo senso, penso si possa dire che il Tex di Boselli non sia il vero Tex.

Come non lo era quello di Nizzi che, a mio avviso, proprio per "imitare" lo stile del nuovo arrivato Boselli, nella fase finale della sua carriera abbia snaturato il suo, rendendo spesso le sue storie meno concise, con risultati disastrosi.

In sintesi, io credo che Boselli abbia un'enciclopedica ed autentica passione per il West, e l'occhio di un Tex maturo, similmente al suo, si estende su tutta la frontiera e sui personaggi che egli incontra.

Leggendo alcune sue storie mi sembra di rivedermi quando ero ragazzino e giocavo con i cowboys Playmobil, inventandone di ogni.

Una fantasia e passione autentiche che spesso sono state in grado di creare storie epiche,e questo è il West, e perciò questo è anche Tex.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  • +1 1
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<span style="color:red">2 ore fa</span>, Winchester73 dice:

Sono un nuovo utente e vorrei rispondere a questa appassionante discussione, nella speranza possa suscitare nuovi spunti al netto di polemiche.

Come notato giustamente da alcuni, penso che ogni lettore di Tex sia maggiormente legato all'autore con cui è cresciuto; come detto rispondendo a un altro sondaggio, il mio, per ragioni puramente anagrafiche, è Nizzi.

Ciò non toglie che se vogliamo parlare del vero Tex, e dunque del miglior sceneggiatore, è innegabile che questo sia GianLuigi Bonelli.

Sembra scontato, al limite della tautologia, ma non lo è affatto: Gbl, oltre ad essere il padre del personaggio, aveva una capacità di innovazione e di spaziare tra generi unica, mantenendo però sempre uno stile asciutto e conciso.

Tornando al tema della discussione, dopo parecchi anni adesso sto rileggendo Tex, mischiando i periodi storici e perciò gli autori, spaziando piacevolmente dall'uno all'altro.

E ciò che noto è senz'altro una maggiore coralità del racconto nel Tex di Boselli.

Può piacere o no (a me non tanto), può dare eccellenti risultati in alcuni casi, in altri affatto.

Detto ciò, io penso che non si possa parlare  tanto di snaturazione di un personaggio, e neanche di innovazione, quanto di maturazione.

Mi spiego meglio: rileggendo le storie, quello che noto è come se il personaggio di Tex fosse passato effettivamente attraverso le epoche, invecchiando.

Il vero Tex, quello che adoro, è quello dinamico, irriverente, anarchico, di Gbl, quello che sfascia tutto e che butta fuori dalla finestra senatori, piccoli delinquenti e pezzi grossi senza guardare in faccia a nessuno.

Rispetto a questo Tex ribelle, testa calda, e perciò "giovanile*, quello di Nizzi è più simile a un puro uomo di legge di mezza età, che a volte può anche sbagliare, ma che sa sempre cavarsela grazie a un intuito simile a quello di un investigatore.

Con Boselli, complice la coralità del racconto, è come se tutte le caratteristiche di sventatezza del personaggio vengano a sparire.

Tex è un uomo maturo e saggio, meno "incendiario" e più "pompiere", che mette una pezza alle diverse situazioni e vi dà una parola risolutiva; sono i personaggi di contorno nelle varie storie ad assumere quelle caratteristiche di scavezzacollo che Tex aveva, e in questo senso, penso si possa dire che il Tex di Boselli non sia il vero Tex.

Come non lo era quello di Nizzi che, a mio avviso, proprio per "imitare" lo stile del nuovo arrivato Boselli, nella fase finale della sua carriera abbia snaturato il suo, rendendo spesso le sue storie meno concise, con risultati disastrosi.

In sintesi, io credo che Boselli abbia un'enciclopedica ed autentica passione per il West, e l'occhio di un Tex maturo, similmente al suo, si estende su tutta la frontiera e sui personaggi che egli incontra.

Leggendo alcune sue storie mi sembra di rivedermi quando ero ragazzino e giocavo con i cowboys Playmobil, inventandone di ogni.

Una fantasia e passione autentiche che spesso sono state in grado di creare storie epiche,e questo è il West, e perciò questo è anche Tex.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prova a leggere Tex Willer.

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