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TWF - Tex Willer Forum

[Tex Willer N. 24 / 28] I razziatori del Nueces


natural killer
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Date tutti per scontato che il Cortina di Tex sia il Cortina storico.

E se non fosse così?

L'ho già detto e lo ripeto: il Carson di Tex non è il Carson storico.

Per Cortina si potrebbe dire lo stesso.

Se il giovane Tex usasse il winchester 73 prima della guerra di secessione, non potrebbe fregarmene di meno.

La storia di Tex non l'ha scitta Tacito.

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Si su questo credo siamo tutti d'accordo. Il mio ragionamento era legato alla possibilità che avvenimenti storici possano fornire spunti interessanti per la saga texiana. Non sarebbe male ad esempio, secondo me, parlare del rapporto tra secessionisti ed unionisti nel Texas del 1861 e per questo personaggi come Ford e Cortina sono azzeccatissimi. Un pò di divided loyalties, tema già sfruttato in maniera mirabile da Borden in Missouri. La storia chiaramente è altra cosa.

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6 ore fa, Letizia dice:

Date tutti per scontato che il Cortina di Tex sia il Cortina storico.

E se non fosse così?

Un minimo deve rispettare la Storia...e secondo me sarà simile al vero Cortina... secondo te perché Cortina è un amico di Tex? perché è un personaggio che non sopporta i torti e le angherie, anche se è un fuorilegge...

È un vero capo, come lo è Cochise...

 

 

 

Modificato da Barbanera
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<span style="color:red;">15 ore fa</span>, Barbanera dice:

Un minimo deve rispettare la Storia...e secondo me sarà simile al vero Cortina... secondo te perché Cortina è un amico di Tex? perché è un personaggio che non sopporta i torti e le angherie, anche se è un fuorilegge...

È un vero capo, come lo è Cochise...

Vero.

Però, se leggi qui Kit Carson : www.farwest.it come il vero Carson trattò i Navajo, ti rendi conto che il pard di Tex non gli somiglia neanche un po'.

E che dire del Davy Crockett e della Calamity Jane che il bravo Guido Martina dipinse nel suo Pecos Bill?

Cochise è stato un grande capo, come lo è in Tex e così Cortina che era un capo e un uomo d'onore come lo è in Tex.

Ma tutto finisce qui.

E se le date non coincidono a meraviglia, macchisenefrega.

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  • Collaboratori

L'ultimo albo in edicola, se non fosse per il "continua" presente nel numero precedente, potrebbe essere considerato il primo di una nuova storia. In effetti debutta con un vignettone e conserva un carattere introduttivo, stavolta abbastanza noioso, rispetto ai due albi che leggeremo a gennaio e febbraio. Capisco le reagioni del raccontare e mettere a posto i tasselli del passato di Tex, è il prezzo da pagare per una serie che deve costruirsi lo scheletro. Il personaggio del ladro di cavalli quasi una spalla alla Cico, mi chiedo quanto ancora dovremo ritrovarcelo tra i piedi, dal momento che una presenza così massiccia per un character creato ex novo mi sembra piuttosto ingombrante. La piccola messicana, invece, disegnata divinamente da Brindisi, ricorda Lupe (e tutte le altre eroine dei primi numeri che restavano folgorate dal giovane Tex), questo perfettamente in linea dunque con i primi albi a striscia degli anni quaranta.

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ragazzi, nell' albo di questo mese c' è una vistosa incongruenza. Tex dice che il totem misterioso si svolge dopo l' ultima vendetta. Ma allora perché in Vivo o morto Tex dice che deve ancora uccidere Mallory? 

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1 hour ago, Grande Tex said:

ragazzi, nell' albo di questo mese c' è una vistosa incongruenza. Tex dice che il totem misterioso si svolge dopo l' ultima vendetta. Ma allora perché in Vivo o morto Tex dice che deve ancora uccidere Mallory? 

 

Mah, più che un incongruenza direi che è una ret-con. Di questa cosa se ne è parlato in diverse altre discussioni in queste ultime settimane (non le hai lette?), quelle frasi che dicono che Mallory è ancora vivo nei primi albi incasinano la continuity e fanno un po' a pugni con quello che si vede ne "l'ultima vendetta".  Mettere L'ultima vendetta prima risolve tutto.

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20 minutes ago, Grande Tex said:

appunto. Ma questo contrasta con quello detto in Vivo o morto.

 

Certo, è una retcon! :laugh:

 

Anche se, ripeto, per me originariamente "l'ultima vendetta" era stato scritto con l'idea che l'uccisione di Mallory fosse immediatamente successiva a "il magnifico fuorilegge". Se è così (e per me è così) la prima retcon è stata fatta su Tex Willer con quelle due frasi, basta ignorarle e va tutto a posto!

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  • 2 settimane dopo...
  • Sceriffi

Letti anch’io i primi tre albi di questa storia, che per i primi due albi e mezzo è fondamentalmente un mega-riassuntone delle origini di Tex, fissate una volta per tutte da GLB nel passato di Tex e arricchite da Borden con una serie di storie autoconclusive viste negli ultimi anni sia sulla serie regolare che sui cartonati, oltre al maxi Nueces Valley. Era necessario che anche sulla collana “Tex Willer” venissero affrontate le origini del personaggio, ma per quanto ben note ai vecchi lettori non ho trovato questa parte per nulla noiosa. Questa storia sarà un punto di riferimento in futuro perché fissa una volta per tutte in “nuovo canone” sulle origini di Tex, stabilendo tra le altre cose che la nizziana “Ritorno a Culver City” è fuori dal canone è sbagliata.

 

Ottimo ‘espediente di riassumere gli ultimi eventi del passato di Tex attraverso la discussione/scazzottata dei ranger, e non con l’ennesimo racconto di Tex a Cochise e al ladruncolo. A questo proposito, spero che non lèggeremo più storie in flashback su questa collana, ma solo storie in presa diretta, perché l’espediente del racconto intorno al fuoco ormai ha un po’ stancato.

 

Come sempre non posso che complimentarmi con il curatore per la qualità di questa nuova collana; questa volta ribadisco in particolare quanto siano azzeccate le copertine, vien voglia di incorniciarle e appendere (e notate quanto faccia la differenza una colorazione non piatta e sverniciata come quella della serie regolare! Se anche le copertine di Villa fossero colorate così...). Per concludere, cose da trasferire anche sulla serie regolare: 1) colorazione delle copertine; 2) rubrica a pag. 4 in sostituzione dell’insulsa paginetta di Frediani.

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Tex che sogna la sua giovinezza, il suo vecchio mondo prima del "diluvio", fa tenerezza. Il ranger granitico della serie regolare qui è poco più che un ragazzo, e ci stanno bene dei "lampi" di fragilità, delle nostalgie cui indulgere, sia pure nella forma inconsapevole del sogno. 

 

Poi, comincia la riscrittura de "Il Passato di Tex". Ora, io ho sempre reputato questa storia di GLB non bella, e sicuramente la più brutta tra le storie campali dei quattro pards. Molto meglio di lui ha fatto Nizzi raccontando il passato di Tiger e la drammatica vicenda del matrimonio di Kit Willer. Di Carson non parliamone neppure. Ora, invece, riscritta in modo "caldo", scopro che mi piace, e molto. Segno che il soggetto si presta a divenire una grande storia, ma è la sceneggiatura che fa la differenza. Mi chiedo se il confronto tra le due storie, con la mia netta preferenza verso la seconda (ma anche @Letizia si è espressa negli stessi termini), nasca dai tempi in cui le storie sono scritte, o dallo stile diverso degli autori, o ovviamente da entrambe le cose. Che GLB sia più freddo di Boselli è lampante. Ma è solo questo? Probabilmente, la storia di GLB risente anche del passare degli anni, e quindi in questo senso è una storia più datata?

 

Paradigmatica in questo senso è la sequenza in cui Tex fa fuori tutti i componenti della banda Rebo. Il Tex di GLB arriva in paese e si mette da solo contro tanti, in un'impresa davvero suicida. Un'impresa del tutto in linea con il personaggio, che però lo fa apparire sì come determinato, ma anche come folle, perché pensare di cavarsela in una simile impari contesa è semplicemente una cosa da pazzi. Il Bos a mio parere ci ha pensato, e si è sentito in dovere di aggiungere le vignette delle pagine 48 e 49 dell'albo "Resa dei conti al White Horse", con Tex che ricorda sé stesso e suo fratello bambini, palesando il rimpianto per quel legame reciso che ha distrutto il suo passato per sempre: sono queste le motivazioni che lo portano a dire: "non m'importava di vivere. Volevo solo la vendetta". Sono gli stessi pensieri che ha fatto anche il Tex di GLB, solo che il grande vecchio non li ha esplicitati, mentre Borden lo fa. E non è uno spiegone, un qualcosa che il lettore poteva ben immaginare da sé: è un differente stile di scrittura, e mi chiedo quanto contino i tempi e quanto le personalità dei singoli autori, in questa differenza che ai miei occhi appare molto significativa. Boselli ci rende compartecipi dei pensieri di Tex, amari e disperati, e in tal modo ne giustifica le azioni apparentemente dissennate. Quella vignetta con lo sguardo duro di Tex a pag.49 che guarda davanti a sé pensando: "volevo la vendetta" non è un'aggiunta da poco, perché spiega come un uomo, peraltro giovane, possa avere il fegato di andare a sfidare un'intera città con determinazione feroce. Tutto questo c'era già in GLB? Sì. Ma l'esplicitarlo ai miei occhi fa una bella differenza per la qualità della storia, per le emozioni che la lettura riesce a trasmettere. Anche del Tex di Bonelli sappiamo che vuole la vendetta: la differenza sta qui nel dedicarci una vignetta, un pensiero, nell' "interrompere" il flusso della storia con un pensiero messo al momento giusto.

 

Altre differenze le si notano anche nella sequenza a pag.52 di "Resa dei conti al White Horse": le parole che Boselli usa sono le stesse di GLB, solo che la "regia" boselliana è di gran lunga più accattivante di quella bonelliana. Mentre la "telecamera" della storia originale è concentrata su Tex mentre pronuncia le sue parole di sfida, nell'albo di TexWiller esse sono centellinate in più vignette in cui Tex si vede poco: si sente la sua voce, si vede la sua ombra, ma l'attenzione è sull'interno del saloon, sugli occhi turbati degli avversari, sulla porta immobile del saloon. Non c'è Tex al centro di tutto; c'è tutto il resto, visto nelle reazioni provocate da Tex; il resto, in funzione delle azioni di Tex.

Così come è maggiormente dilatata la sequenza della morte di Rebo: due sole vignette dedicate da GLB per liquidare l'odiato avversario, quasi due pagine da Boselli, con l'ultimo pensiero per Sam.

 

Insomma, senz'altro lo stile dei due autori è diverso, e le epoche incomparabili: sta di fatto che il remake lo trovo una storia bellissima, che rileggerei e rileggerò in futuro altre volte, mentre la storia degli anni '60 l'ho ripresa in mano in questi giorni solo per confrontarla con la sua riscrittura, proprio perché non mi era piaciuta. La trovavo una storia d'azione, le cui motivazioni intime restavano sullo sfondo, senza far veramente breccia nel cuore del lettore (o, per lo meno, nel mio). Un po' come è accaduto per la mia percezione di Tra due bandiere: un'altra storia d'azione, con il contesto della guerra civile solo sullo sfondo, poco palpabile se non nel finale con la morte di Rod. Un'occasione sprecata, che invece Nizzi non si lascerà sfuggire con Fuga da Anderville.

 

Con questo, non voglio mettere in discussione GLB o rinfocolare vecchie polemiche, ma faccio una mia personale riflessione sul fatto che lo stile asciutto del creatore di Tex si attagliava meglio alle storie d'azione e avventura, mentre non dava il meglio di sé nel far percepire il dramma dietro l'azione, la componente del ricordo, il vissuto (con l'eccezione de Il Giuramento). Il Tex di "Resa dei conti al White Horse" è un castigamatti mosso da una inestinguibile e bruciante sete di vendetta, e basta una sola vignetta come quella con Sam bambino, o un pensiero accennato in un'altra (che è la stessa magia che Boselli fa ne Gli Invincibili, in cui descrive il passato di Shane con poche ma significative vignette), per dare alla storia tutto un altro sapore. Un sapore delizioso, mentre la prima, per me, mancava di sale. Sono dettagli, ok, che però hanno cambiato la mia percezione della storia del passato di Tex.

 

Tra le differenze, quelle che invece non ho particolarmente apprezzato (ma è irrilevante) è quella, già rimarcata da @Diablero, sull'uso del vaso di fiori. A mio parere, non c'era alcuna necessità che il vaso di fiori "sparasse": si poteva evitare questa piccola riscrittura, proprio data la sua irrilevanza. 

 

Passando alla seconda parte della storia, in "El Paso del Norte", la sequenza della lite tra rangers è fantastica. La comparsa di Carson, i suoi pensieri su Tex, sono ossigeno per i miei polmoni. Ben arrivato, Kit. Spero di viverne delle belle, con te, in attesa della miniserie a te dedicata, che Borden ha già finito di scrivere :D 

Modificato da Leo
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  • Sceriffi
<span style="color:red;">33 minuti fa</span>, Leo dice:

Poi, comincia la riscrittura de "Il Passato di Tex". Ora, io ho sempre reputato questa storia di GLB non bella, e sicuramente la più brutta tra le storie campali dei quattro pards. Molto meglio di lui ha fatto Nizzi raccontando il passato di Tiger e la drammatica vicenda del matrimonio di Kit Willer.

 

Che il plotone di esecuzione del forum si prepari.

 

:lol2:

 

Bel commento!

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4 minuti fa, pecos dice:

 

Che il plotone di esecuzione del forum si prepari.

 

:lol2:

 

Bel commento!

 

Ahimé, ci ho pensato un po' prima di scrivere il post. Ha senso fare un simile confronto? Non è forse ovvio che una storia possa risentire del trascorrere del tempo? Oppure è solo un mio personale punto di vista, e al di là delle percezioni soggettive ho scritto un mucchio di cavolate? Poi però mi son detto che se non le scrivo qui, sul forum di Tex, dove lo scrivo? Con chi ne parlo? Mia moglie, come vi ho detto, a stento coglie il mio mormorio su Luna Comanche. La colpa è di @Letizia, che ha espresso la sua preferenza per la storia di Boselli. Dandomi il "coraggio" ( :D ) per scrivere qualche eresia ;)

Modificato da Leo
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Succede anche nel cinema, che le riscritture di vecchi film a volte siano migliori degli originali, anche se no è facile.  Il passato di Tex, per mè è una bella storia, ma come al solito Boselli è riuscito a fare ancora meglio.🙋🏻‍♂️

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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Leo dice:

 

Ahimé, ci ho pensato un po' prima di scrivere il post. Ha senso fare un simile confronto? Non è forse ovvio che una storia possa risentire del trascorrere del tempo? Oppure è solo un mio personale punto di vista, e al di là delle percezioni soggettive ho scritto un mucchio di cavolate? Poi però mi son detto che se non le scrivo qui, sul forum di Tex, dove lo scrivo? Con chi ne parlo? Mia moglie, come vi ho detto, a stento coglie il mio mormorio su Luna Comanche. La colpa è di @Letizia, che ha espresso la sua preferenza per la storia di Boselli. Dandomi il "coraggio" ( :D ) per scrivere qualche eresia ;)

La colpa è mia, lo ammetto.

Vorrà dire che ti terrò compagnia quando sarai davanti al plotone di esecuzione.

Nota il "sarai" e non "saremo".

O meglio, io ci sarò,  ma non davanti.

Sarò a lato, con la sciabola alzata e pronuncerò l'ultima parola che udrai: "fuoco"

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<span style="color:red;">5 minuti fa</span>, Letizia dice:

La colpa è mia, lo ammetto.

Vorrà dire che ti terrò compagnia quando sarai davanti al plotone di esecuzione.

Nota il "sarai" e non "saremo".

O meglio, io ci sarò,  ma non davanti.

Sarò a lato, con la sciabola alzata e pronuncerò l'ultima parola che udrai: "fuoco"

 

Grazie per la solidarietà e la vicinanza in quel fatidico momento.

<span style="color:red;">40 minuti fa</span>, Piombo Caldo dice:

Succede anche nel cinema, che le riscritture di vecchi film a volte siano migliori degli originali, anche se no è facile.  Il passato di Tex, per mè è una bella storia, ma come al solito Boselli è riuscito a fare ancora meglio.🙋🏻‍♂️

 

Certo, a volte succede e a volte no. Stavolta è successo ;)

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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Leo dice:

Grazie per la solidarietà e la vicinanza in quel fatidico momento. 

Io sono solidale con te, anche se non in questa storia. 

A me non piaceva, e non piace un disegnatore che sul forum, e anche altrove, andava e va per la maggiore. 

Il suo Tex mi rovinava la storia, e anche belle storie. Penso che disegnate da altri sarebbero state anche più belle. 

Ma visto che sono in netta minoranza e non ho la presunzione di credere di essere nel giusto (dato che è un giudizio soggettivo) me ne sto zitto. 

Anche perché non sono pronto per il plotone di esecuzione. :P

<span style="color:red;">2 ore fa</span>, Piombo Caldo dice:

Succede anche nel cinema, che le riscritture di vecchi film a volte siano migliori degli originali, anche se no è facile.  🙋🏻‍♂️

Sinceramente ne ricordo poche, anzi pochissime. 

Ma Boselli anche stavolta ha fatto un  ottimo lavoro. Ma forse nei fumetti è più facile. 

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Eh, Leo mi fornisce la sponda per un bel po' di considerazioni... 

 

Prima di tutto, anche se lo magari lo stupirà, venendo da un dichiarato e convinto fan di GL Bonelli come me: sono in gran parte d'accordo con lui. Ma con qualche recriminazione. Anche a me piace di più (finora) la versione di Boselli, quello che non mi piace magari sono cose che esulano dalla storia e riguardano più il modo odierno di leggere.

 

Ma andiamo con ordine, che qui si intersecano diversi argomenti, ed è meglio tenerli separati.

 

1) il passato di Tex non è una delle storie migliori di GL Bonelli. No, non lo è. Non mi ricordo dove l'ho letto (forse proprio in questo forum, forse in un qualche libro o in qualche rubrica sul mensile), la spinta a dare "origini" a Tex sarebbe venuta dal figlio. Era la metà degli anni 60 (la prima striscia della storia è del 9 maggio 1966, erano già molto a ridosso delle strisce con le ristampe e quindi fu ristampata nel Gigante già nel settembre 1967), il mondo del fumetto stava cambiando, erano sempre più i lettori che proseguivano a leggere per anni, facendo "la collezione", e pretendevano di sapere "le origini" dei personaggi (in quello stesso periodo anche le Giussani, per lo stesso motivo, diedero malvolentieri un origine anche a Diabolik)

Ma se GL Bonelli avesse avuto voglia di scrivere "origini" per Tex, le avrebbe già scritte nei 20 anni e nelle quasi 30.000 pagine (a striscia) precedenti. per GL Bonelli Tex non aveva avuto un "origine", Tex era Tex, Tex era l'eroe come lo voleva lui, eterno, senza stramberie moderne come la continuity, o "origini".

Quindi, non scrive davvero le "origini" di Tex (salta tutta la parte dell'infanzia, e ci fa vedere da subito un Tex praticamente già identico a quello delle prime strisce). Si limita a spiegare come mai all'inizio del "totem misterioso" è un fuorilegge (e per accentuale l'aspetto "macchè origini e origini, questa è solo l'avventura immediatamente precedente all'albo numero uno", ricicla elementi della prima storia come Coffin e Culver City. (con la piccola incongruenza del fatto che il Tex delle prime storie non aveva certo vent'anni, viene descritto come più sulla trentina, infatti dice che "aveva conosciuto la piccola Tesah" circa dieci anni prima, quando, già adulto, visitava il campo indiano e lei era una bambina)

Lo scarso interesse del vecchio Bonelli per tutta la faccenda si nota facilmente nella assoluta scarsità di dettagli sulla vita di Tex, la sua casa si intravede appena, suo padre non si vede mai, Gunny Bill serve solo a spiegare chi abbia insegnato al giovane Tex a sparare e muore subito,  l'introduzione di Dinamite è una formalità burocratica svolta nella maniera più semplice ("c'è un cavallo nel corral, nessuno riesce a domarlo, lui sì) in pochissime pagine.

C'è, in tutta la storia, un solo guizzo "autoriale": la caratterizzazione del fratello di Tex. A Bonelli serviva solo un parente da vendicare, dopo che la morte del padre già aveva fatto abbandonare il ranch, perchè insistere sulla caratterizzazione di Sam come una persona così ligia alle legge? Qualche mia ipotesi sul perchè l'ho scritta qui, e quelle ipotesi forse faranno capire come mai sia così irritato con il tamarrissimo secondo speciale di Recchioni, che ha piallato quello che per me era l'unico elemento davvero "GLBonelliano" della storia per fare la solita stantia e banale "citazione" da "cane di paglia"... 

 

Oggi, invece vediamo la stessa storia rivista da quello che probabilmente nel 1966 era uno dei lettori curiosi che si faceva quelle domande, Mauro Boselli. E la cosa mi ricorda molto una altra "origine" scritta anni dopo da un fan dell'opera originaria:  La Vita di Zio Paperone di Don Rosa.

Anche se, a differenza di Bonelli, Barks aveva inserito un sacco di riferimenti al passato di Paperone nelle sue storie, non li aveva resi coerenti. Ma non ci pensava neanche! Era della generazione di GL Bonelli (quasi 8 anni più vecchio, anche se aveva iniziato a fare fumetti più tardi), scrivevano per un pubblico di ragazzi che si pensava cambiasse completamente ogni 3-4 anni man mano che scoprivano ragazze e motorini, l'idea di scrivere davvero le "origini" di Zio Paperone non l'avrà mai nemmeno sfiorato!

Eppure, con le sue storie meravigliose (personalmente considero Barks il più grande fumettista "completo" della storia del fumetto mondiale) ha allevato generazioni di lettori che non hanno mai smesso di leggerle (altro che "cambiano tutti ogni 3-4 anni.."), finchè, quasi 50 anni dopo, uno dei suoi vecchi lettori si trova a scrivere le avventure di Paperon De Paperoni.  E ritorna alle storie che aveva letto nell'infanzia, rielaborandole, in una storia non solo coerente, ma dove può esprimersi, paradossalmente più che con personaggi suoi!

 

Don Rosa l'ha dichiarato spesso nelle interviste: vuole (voleva, oggi purtroppo è in pensiona da anni) scrivere i paperi, i personaggi di Barks. Perchè li amava e per lui erano "veri". Veri come non avrebbero mai potuto essere personaggi creati da lui.

 

Ecco, a differenza di Don Rosa il nostro borden altri personaggi li ha inventati e sono ancora in edicola dopo vent'anni, ma la maniera in cui si approccia a queste avventure giovanili di Tex mi sembra molto simile. Magari lui stesso mi smentirà, ma mi sembra che al momento, scrivere storie nell'alveo delle primissime avventure scritte da GL Bonelli (e flashback successivi) mi sembrano stimolarlo e ispirarlo più che scrivere storie del Tex odierno. Forse anche lui vede come "più vero" il Tex di GL Bonelli? Comunque c'è rimasto abbastanza dell'entusiasmo e della passione del lettore del 1966 da "caricare" queste storie di un energia che non c'era in originale. Normalmente preferisco le storie originali di GL Bonelli, ma fra una storia scritta di malavoglia e una fatta con passione la differenza si vede...

 

(al prossimo post per il punto 2, che ho paura di dover riscrivere tutto se mi va in crash il computer...)

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Secondo punto:

 

2) I pensieri e le emozioni descritte nella storia di Boselli erano già nella storia originale.

 

Lo dice anche Leo, e concordo:

15 hours ago, Leo said:

Paradigmatica in questo senso è la sequenza in cui Tex fa fuori tutti i componenti della banda Rebo. Il Tex di GLB arriva in paese e si mette da solo contro tanti, in un'impresa davvero suicida. Un'impresa del tutto in linea con il personaggio, che però lo fa apparire sì come determinato, ma anche come folle, perché pensare di cavarsela in una simile impari contesa è semplicemente una cosa da pazzi. Il Bos a mio parere ci ha pensato, e si è sentito in dovere di aggiungere le vignette delle pagine 48 e 49 dell'albo "Resa dei conti al White Horse", con Tex che ricorda sé stesso e suo fratello bambini, palesando il rimpianto per quel legame reciso che ha distrutto il suo passato per sempre: sono queste le motivazioni che lo portano a dire: "non m'importava di vivere. Volevo solo la vendetta". Sono gli stessi pensieri che ha fatto anche il Tex di GLB, solo che il grande vecchio non li ha esplicitati, mentre Borden lo fa. E non è uno spiegone, un qualcosa che il lettore poteva ben immaginare da sé: è un differente stile di scrittura, e mi chiedo quanto contino i tempi e quanto le personalità dei singoli autori, in questa differenza che ai miei occhi appare molto significativa. Boselli ci rende compartecipi dei pensieri di Tex, amari e disperati, e in tal modo ne giustifica le azioni apparentemente dissennate. Quella vignetta con lo sguardo duro di Tex a pag.49 che guarda davanti a sé pensando: "volevo la vendetta" non è un'aggiunta da poco, perché spiega come un uomo, peraltro giovane, possa avere il fegato di andare a sfidare un'intera città con determinazione feroce. Tutto questo c'era già in GLB? Sì. Ma l'esplicitarlo ai miei occhi fa una bella differenza per la qualità della storia, per le emozioni che la lettura riesce a trasmettere. Anche del Tex di Bonelli sappiamo che vuole la vendetta: la differenza sta qui nel dedicarci una vignetta, un pensiero, nell' "interrompere" il flusso della storia con un pensiero messo al momento giusto.

 

Per chi conosce Tex (e in particolare il Tex di quell'epoca, un personaggio già ben definito e più caratterizzato del "giustiziere solitario" dei primi albi), è ovvio che il comportamento di Tex a Culver City è inusuale.  Anche se Tex non manca certo di coraggio e ha sfidato bande anche più numerose, di solito è uno stratega prudente che sceglie bene il luogo e il momento. Qui va nel covo della banda a dirgli praticamente "uscite che vi ammazzo tutti".

 

La sua rabbia, quasi suicida, è ovvia per chi conosce il personaggio. E allora perché GL Bonelli non la commenta? Perché non ci dà un bel monologo interiore che spieghi tutto per filo e per segno? È forse un errore di sceneggiatura?

 

Allarghiamo la domanda.  Perché in "Sentieri Selvaggi" non c'è mai un solo monologo di John Wayne nei panni di Ethan Edwards che dice "ah, come odio gli indiani, vorrei che fossero tutti morti perché hanno ucciso la mia famiglia"? No, il povero spettatore è da solo, è "costretto" a capirlo da solo, nel vederlo sparare ad un cadavere, o nello sguardo che lancia alle bianche prigioniere degli indiani. E perché sua cognata, la moglie del fratello, non ha mai un dialogo in cui dice "ho sposato il fratello, ma continuo a pensare a Ethan" e il povero spettatore lo deve capire da come tratta con cura e affetto la sua giacca? (e già che ci siamo, perché nessuno spiega al povero spettatore cosa è successo a Lucy? Perché Ethan ha dovuto coprire il cadavere con la sua giacca? Perché il suo vestito lo indossa un indiano, mica l'avranno portata nella gola isolata nuda? A fare che? E anche la cognata, perché quel vestito era fuori dalla capanna dove è stata uccisa? Stava stirando quando è stata assalita?)

 

Ci sono due aspetti che sono cambiati molto dagli anni 50-60 ad oggi, due cambiamenti culturali che rendono faticosa la comprensione di certe cose.

 

1) All'epoca, un eroe non parlava dei suoi sentimenti.  Oh certo, c'erano film in cui il protagonista poteva piangere e sfogarsi in camera, ma erano magari i protagonisti di "gioventù bruciata" adolescenti sbandati e fragili. Un UOMO, un EROE, non evidenziava i propri sentimenti. lo spettatore doveva capirli dall'azione, dalla scena. Mostrare le sue emozioni, o peggio ancora FARLO PARLARE DELLE SUE EMOZIONI (roba da femminucce...) l'avrebbe sminuito, reso piccolo, meno "uomo" e meno "eroe". O, nel caso di eroi "negativi" come Ethan, ne avrebbe sminuito la dimensione epica, titanica.

E non è che fosse un vezzo degli sceneggiatori, tipo l'insopportabile piagnisteo di molti eroi dei fumetti di oggi, che stressa e allontana i lettori: no, all'epoca, eroi di questo tipo era proprio ciò che i lettori cercavano, un Tex più "emotivo" sarebbe risultato sminuito, più fragile, meno ammirevole (poi vabbè, è arrivato quello di Nolitta e si sono aperte le cateratte...).

 

2) Visto che erano fumetti per ragazzi, tutto doveva essere comprensibile anche da loro (e lo stesso valeva per i film di John Ford, anche se lì gli adulti non si vergognavano certo di andarli a vedere come si sarebbero vergognati di leggere i fumetti). Ci doveva essere una storia comprensibile da qualcuno che notasse i dettagli e sapesse fare 2+2, ma anche una storia perfettamente comprensibile anche da un bambino che guardi distrattamente il film mentre si abbuffa di pop corn.

È un esperienza comune, almeno per la gente della mia età: ti rileggi un fumetto, o ti guardi un film che avevi letto o guardato da bambino, e ti era piaciuto... e ci trovi una marea di dettagli che arricchiscono la storia e non avevi notato da bambino. Eppure la storia ti era piaciuta lo stesso! (anzi, probabilmente se ti avessero spiattellato quella storia sottostante nei dialoghii, da bambino ti saresti fatto due p###e cosi e ti avrebbero annoiato)

 

Il me stesso bambino che leggeva per la prima volta quelle storie di Tex si gasava perchè Tex arrivava con le pistole e faceva secchi tutti i "cattivi". Nella scena del saloon capiva solo quanto fosse "tosto" Tex.  poi la rileggi a 12-13 anni e ci noti delle cose in più. Poi te la rileggi a venti e ne trovi delle altre. Poi me la rileggo oggi e ne trovo altre ancora...

Non credo che tutto sia intenzionale. Il piazzamento dei vestiti in camera (o nei dialoghi) di "Sentieri Selvaggi" sì, era intenzionale, per trasmettere allo spettatore adulto cose che i bambini in sala non DOVEVANO notare. Nei fumetti dotati di tanta complessità, come quelli di Barks o di GL. Bonelli, per esempio, penso fosse più istintiva e meno voluta. Barks non sospettava nemmeno che adulti avessero potuto un giorno leggere i suoi fumetti (sosteneva se è per questo di non avere mai visto in vita sua nemmeno un bambino mentre li compra e li leggeva, le soddisfazioni professionali del fumettista solitario...), semplicemente aveva una certa visione della vita e traspariva dai suoi fumetti. Anche GL Bonelli non penso avesse la minima intenzione di donare la minima profondità psicologica a Tex, almeno all'inizio penso lo vedesse come il "giustiziere standard": però la sua immedesimazione nel protagonista lo spingeva a farlo comportare in maniere "umane" , con emozioni in cui probabilmente si immedesimava. Così, quando Tex si arrabbia nelle storie, probabilmente anche GL Bonelli, immerso nella scrittura, sentiva quelle emozioni e descriveva il comportamento conseguente del protagonista.

 

In quasi sessant'anni il mondo cambia, a volte nel bene e a volte nel male. Come sono cambiati gli aspetti (1) e (2)?

 

Sull'aspetto (1) il cambiamento in larga parte per me è positivo. È positivo che gli "eroi" letterari e cinematografici ora abbiano più spazio per esprimere i loro sentimenti. Dopotutto, lo facevano anche prima (gli eroi ottocenteschi le emozioni le esprimevano), il tipo di "eroe" che una cultura esprime cambia con il tempo, come è ovvio che sia.

 

Certo, poi magari si esagera. in Italia specialmente dopo il successo di Dylan Dog abbiamo avuto tanti di quei fumetti depressi con protagonisti frignoni (mai nessuno che di quel Dylan Dog copi l'ironia corrosiva, no, tutti copiano le frigne...) che la metà bastavano, e che giustificano ampiamente la fuga dei lettori....

 

Sull'aspetto 2, purtroppo, per me è un cambiamento negativo, e non tanto per l'effetto, quanto per la causa.

In generale non si fanno più fumetti leggibili anche da bambini perché i bambini non leggono più i fumetti. E quando fanno fumetti in teoria "per bambini", hanno l'idea balzana che il bambino dovrebbe leggere "le avventure di pincopallo bimbominkia" (c'è la tendenza a confondere fra di loro il concetto di bambino con quello di cretino), e poi, una volta che si stufa di quel fumetto scemo, dovrebbe "passare ai fumetti intelligenti" (e deprimenti). 

Certo. Un bambino che conosce solo Pincopallo Bimbominchia ad un certo punto si rende conto che è troppo scemo e non gli piace più. Quindi a quel punto, invece di dire "sono troppo grande ormai per roba scema come i fumetti" dovrebbe dire "ah, sicuramente ci saranno fumetti intelligentissimi per mje, me li vado a cercare" (e poi ci stupiamo che il fumetto sia in crisi....)

L'idea di fare fumetti davvero "per tutti", leggibili sia da bambini che da grandi, pare estinta. Probabilmente perché È DIFFICILE, e la maggior parte degli autori attuali non ne sarebbe assolutamente capace. Scrivere direttamente opere "adulte" è molto più facile.

Al cinema, dove i bambini continuano più o meno ad andare, invece di fare cose per tutti, la tendenza invece è di fare film sempre più scemi e decerebrati, perchè con gli effetti speciali e le lucette colorate riesci così a tenere desta l'attenzione anche su una trama banale e stra-telefonata.

 

il risultato, purtroppo, è che sempre più i nuovi lettori hanno difficoltà a decodificare le opere del passato. Se per tutta la vita hai visto solo opere dove il protagonista ti spiattella tutti i suoi pensieri in comodi sound-byte esplicativi, la volta che devi decifrare da indizi o da comportamenti, dai per scontato che se non viene spiattellato chiaramente per i non capenti, un emozione o una cosa che dà spessore al personaggio, vuol dire che non c'è.

 

Insomma, alla fine?

 

Alla fine, sono contento che gli Eroi oggi possano esprimere i loro sentimenti chiaramente a parole senza bisogno che il lettore si metta a decifrare comportamenti e indizi. Ma dall'altra parte mi è insopportabile il fatto che il pubblico ormai, senza quelle spiegazioni ultra-chiare a prova di distratto mangia-popcorn, in gran parte non riuscirebbe più a decifrare indizi ed emozioni che sarebbero state chiarissime per la Casalinga di Voghera cinquant'anni fa.

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Su questo  invece non sono per niente d'accordo. Basta leggere CLASSICI come I Misteri della Giungla Nera o Il Visconte di Bragelonne. Gli eroi non erano affatto taciturni sulle loro emozioni. E nei fumetti Terry e i Pirati, Principe Valiant, Tarzan di Manning, anche Uncle Scrooge di Barks!  Le emozioni  ci  sono, NON I PIAGNISTEI alla Spiderman e Zia May, ma le emozioni contenute dell'eroe (oddio, non è che Sandokan si contenesse granché...). GL era più virile e freddo e lo è nel Passato di Tex perchè non sente quella storia e lui come uomo e autore non sente la Famiglia d'Origine, anzi, probabilmente la detesta. Ma i lettori  in maggioranza quella nota stonata l'hanno sentita, eccome. Dunque... Ovvio che scrivere in QUEL modo a me non è congeniale, come d'altronde a Berardi o D'Antonio, per dire. E' la più grossa differenza tra me e il mio Maestro.

 

 

PS Il riferimento a Sentier iSelvaggi è sbagliato, perché nel cinema non ci   sono dialoghi interiori! E che Ethan ami la cognata si capisce BENISSIMO dagli sguardi incrociati e altro, tutti arnesi del cinema.Sentieri Sevaggi è un film emozionale, hai sbagliato di grosso con il paragone!

 

 

 

 

 

 

Modificato da borden
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8 minutes ago, borden said:

Su questo  invece non sono per niente d'accordo. Basta leggere CLASSICI come I Misteri della Giungla Nera o Il Visconte di Bragelonne. Gli eroi non erano affatto taciturni sulle loro emozioni.

 

Eh, ma l'ho scritto che quel tipo di eroe era una cosa temporanea di quel periodo, e ho scritto che

6 hours ago, Diablero said:

È positivo che gli "eroi" letterari e cinematografici ora abbiano più spazio per esprimere i loro sentimenti. Dopotutto, lo facevano anche prima (gli eroi ottocenteschi le emozioni le esprimevano),

 

E pensavo anche a Sandokan (me lo ricordo il programma dove lo interpretava Proietti!) e a Dumas mentre lo scrivevo!

 

Quindi qui mi hai accusato ingiustamente! Non mi hai letto con l'attenzione con cui ti leggo io!  :lol:

 

13 minutes ago, borden said:

PS Il riferimento a Sentier iSelvaggi è sbagliato, perché nel cinema non ci   sono dialoghi interiori! E che Ethan ami la cognata si capisce BENISSIMO dagli sguardi incrociati e altro, tutti arnesi del cinema.Sentieri Sevaggi è un film emozionale, hai sbagliato di grosso con il paragone!

 

Eh, qui mi sarò fatto influenzare da una discussione recente (altrove) con qualcuno che aveva visto il film non so quante volte e quegli sguardi non li aveva notati...  :rolleyes:

P.S. comunque forse mi sono spiegato male, ma mi riferivo all'esternazione ESPLICITA con tanto di "spiegazione", delle emozioni e dei sentimenti. Ovvio che anche negli anni 50 gli eroi si arrabbiavano, si infuriavano, amavano, soffrivano, etc, mica erano robot. Però, lo facevano in silenzio. Anche se magari erano chiarissimi, quegli sguardi fra Ethan e la cognata erano SOLO SGUARDI. Oggi mi sa che nel cinema (almeno quello mainstream e nei blockbuster,, ovvio che in quelli a basso budget c'è più varietà) avrebbero messo dialoghi esplicativi...

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22 minuti fa, Diablero dice:

 

Eh, ma l'ho scritto che quel tipo di eroe era una cosa temporanea di quel periodo, e ho scritto che

 

E pensavo anche a Sandokan (me lo ricordo il programma dove lo interpretava Proietti!) e a Dumas mentre lo scrivevo!

 

Quindi qui mi hai accusato ingiustamente! Non mi hai letto con l'attenzione con cui ti leggo io!  :lol:

 

 

Eh, qui mi sarò fatto influenzare da una discussione recente (altrove) con qualcuno che aveva visto il film non so quante volte e quegli sguardi non li aveva notati...  :rolleyes:

P.S. comunque forse mi sono spiegato male, ma mi riferivo all'esternazione ESPLICITA con tanto di "spiegazione", delle emozioni e dei sentimenti. Ovvio che anche negli anni 50 gli eroi si arrabbiavano, si infuriavano, amavano, soffrivano, etc, mica erano robot. Però, lo facevano in silenzio. Anche se magari erano chiarissimi, quegli sguardi fra Ethan e la cognata erano SOLO SGUARDI. Oggi mi sa che nel cinema (almeno quello mainstream e nei blockbuster,, ovvio che in quelli a basso budget c'è più varietà) avrebbero messo dialoghi esplicativi...

 

 

Quel che voglio dire è che sbagli a generalizzare. Gli autori poco emozionali alla GL Bonelli sono un'assoluta minoranza. Di quelli BRAVI, forse solo lui!  Perfino i suoi idoli London, Dumas e Spillane (per tacere di Curwood,  Zane Grey o Rafael Sabatini)mettono emozioni a valanga. Solo che lui non era così. 

Modificato da borden
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  • Sceriffi
<span style="color:red;">8 ore fa</span>, MacParland dice:

Solo io vedo questa discussione, senza il numeri degli albi nel titolo?

 


Non riesco a cambiare il titolo della discussione in modo da rispettare il formato standard. Forse @Sam Stone può farlo?

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