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TWF - Tex Willer Forum

La collana di Tex senza Mauro Boselli...


ymalpas
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Qual'è il bilancio degli ultimi dieci anni a non voler considerare l'apporto di Boselli alla serie di Tex ?  

37 utenti hanno votato

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<span style="color:red">19 minuti fa</span>, ymalpas dice:

 

Campo indiano. Due giovani vivono una spassionata storia d'amore. Ma il dramma incombe: un gruppo di indiani senza tribu rapisce la squaw per rivenderla in Messico. Il giovane è disperato. Ma Tiger Jack, che è capitato lì per caso con Kit Willer dopo una battuta di caccia, memore del suo tragico passato, si mette sulle tracce dei rapitori e con l'aiuto di Piccolo falco riesce a riportare sana e salva la ragazza al villaggio. Ultima tavola con lui che pensa alla sua amata Taniah mentre malinconicamente guarda la felicità dei due giovani che si sono appena ritrovati. Tutto in sole 32 pagine.

 

 

Scusami, ma non la trovo interessante.:zzzzzzz:

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  • Sceriffi
25 minuti fa, Poe dice:

A me sembra invece proprio il contrario. I troppi dialoghi o i troppi pensieri dei personaggi rallentano la lettura, se poi addirittura non servono a che scopo farli? Ad aumentare la noia? A rassicurarti che hai capito bene?

 

Esatto. Anche nei Film moderni (soprattutto Italiani) ti devono spiegare tutto, anche e soprattutto quando i Finali hanno sfumature che possono apparire complesse al pubblico (è ovvio che se il pubblico medio è quello che va a vedere "Natale in India" devi spiegare anche come si mangia la pasta) però nei grandi capolavori io non ho mai visto tutti questi spiegoni: 

in "Quarto Potere" non c'è un narratore che a fine film ti ripete dieci volte che cosa è Rosabella.

Lo stesso dicasi per "L'Infernale Quinlan" o in "Per qualche dollaro in più" non c'è qualcuno che ti dice: "Quindi Mortimer si vendica di El Indio perchè anni addietro lui..." Questi sono i primi esempi che mi vengono in mente, ma ce ne sono molto altri.... 

25 minuti fa, Poe dice:

I fumetti dovrebbero reggersi più sui disegni, secondo me, e soprattutto nelle scene d'azione lo sceneggiatore dovrebbe limitare al minimo i pensieri o i dialoghi dei personaggi, per rendere più veloce il ritmo (sono scene d'azione no?).

In generale, nei fumetti Bonelli si parla troppo, poi dipende da caso a caso, naturalmente. Anche Boselli qualche volta eccede in spiegazionismo...

Dipende dal personaggio, che azione c'è in Dylan Dog? Sparatorie lunghissime Faraci style o inseguimenti e mazzate come in un film di The Rock? Non c'è nulla di tutto ciò, dipende dai personaggi. Boselli eccede, ma come lui anche Burattini.

25 minuti fa, Poe dice:

Recchioni quando scrisse la miniserie Orfani, se non ricordo male, teorizzò l'opposto, un fumetto con pochissimi ballons e con molte scene mute, un po' come i manga, ma esagerò parecchio (un suo albo lo leggevi in quindici minuti) e non ebbe grande successo, mi pare... Però l'idea di velocizzare la lettura togliendo il superfluo - che spesso c'è - era giusta.

Anche qui dipende da che tipo di Manga. In Dragon Ball o in un qualsiasi Shonen moderno che potrei scrivere anch'io e farlo disegnare da un qualsiasi disegnatore Bonelli, solo il Sabato alle quattro di notte, c'è tantissima azione e poca introspezione e molti personaggi stereotipati (vabbè deve piacere ad un pubblico di età molto più bassa della mia, dai 6/7 anni fino ai 15/16). Però nei Seinen ed ancora di più nei Gekiga ci sono moltissimi dialoghi e poca azione. Concordo su Recchioni, il 400 di Dylan Dog si legge in dieci minuti. Orfani ha avuto un successo discreto all'inizio 60 mila copie i primi numeri, che vennero distribuiti pure nei Gamestop, però gli albi vendettero circa 20 mila copie.

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  • Sceriffi

Mah, state un po' divagando, comunque l'idea di ridurre al minimo i pensieri ed i dialoghi perché "rallentano la lettura" non mi sembra il massimo... :lol:

Io mal sopportavo Faraci, tra le altre cose, proprio per gli albi pieni di bang-bang che si leggevano in 10 minuti. Gli albi di GLB erano pieni di parole, eppure erano brillanti e certo non annoiavano. Anzi, rimpiango anche le lunghe didascalie descrittive che le sceneggiature moderne hanno definitivamente eliminato...

 

ps: ovviamente lo spiegazionismo fine a se stesso, quello in cui lo sceneggiatore prima ti spiega cosa sta per succedere, poi te lo fa vedere e poi te lo rispiega a posteriori, è da evitare. Quello del peggior Nizzi, per intenderci (si veda a titolo di esempio il finale di "Soldi sporchi", che per me è l'apoteosi dello spiegazionismo).

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Io non uso spiegazionismo del tipo citato da Mac Parland. Non mi pare proprio. Forse dovrebbe fare  esempi reali, invece di inventarseli, così capirei.

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<span style="color:red">22 minuti fa</span>, pecos dice:

Io mal sopportavo Faraci, tra le altre cose, proprio per gli albi pieni di bang-bang che si leggevano in 10 minuti.

Sono d'accordissimo su Faraci, ma io non dicevo questo, e neanche ho mai detto che in generale bisogna ridurre al minimo i dialoghi, parlavo solo di quelli con troppe spiegazioni e superflui (e ce ne sono).

 

Solamente per quanto riguarda le scene d'azione ho scritto: "nelle scene d'azione lo sceneggiatore dovrebbe limitare al minimo i pensieri o i dialoghi dei personaggi, per rendere più veloce il ritmo", ma questo non significa riempire la storia di bang, bang, o di fare sparatorie lunghissime e banali! Anzi, le scene d'azione andrebbero ben costruite, calibrate, non usate per allungare il brodo, altrimenti paradossalmente diventano più noiose che mai.

Però neanche riempite di troppi pensieri tipo "adesso faccio questo", "maledizione loro stanno facendo quest'altro..." "ecco, devo avanzare in silenzio", o cose così, quando i disegni mostrano benissimo quello che sta succedendo oppure è ovvio che se ti introduci nottetempo in un campo indiano devi fare silenzio!

Comunque sì, effettivamente bisognerebbe fare esempi concreti... E poi mi sa che siamo OT. :lol:

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  • Sceriffi
46 minuti fa, borden dice:

Io non uso spiegazionismo del tipo citato da Mac Parland. Non mi pare proprio. Forse dovrebbe fare  esempi reali, invece di inventarseli, così capirei.

Facevo due discorsi diversi. Il primo sullo spiegazionismo ed il secondo sulla lunghezza dei dialoghi. Quello che la riguarda è il secondo. Forse dovevo specificare che quando parlavo di lei non intendevo le spiegazioni, che nelle sue storie sono poche. Infatti Intendevo la quantità di dialoghi presenti, che non sono un male, però se la storia non ti prende, possono pesare.

Modificato da MacParland
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4 ore fa, MacParland dice:

Esatto. Anche nei Film moderni (soprattutto Italiani) ti devono spiegare tutto, anche e soprattutto quando i

non sono d' accordo

in tutti i media( film e fumetti) si spiega meno di una volta, e le cose veloci e non spiegate sono quasi sempre sinonimo di bassa qualità

4 ore fa, MacParland dice:

Quarto Potere" non c'è un narratore che a fine film ti ripete dieci volte che cosa è Rosabella.

no,ma tutti i vari passaggi della vita del protagonista sono ben spiegati più volte

Modificato da Grande Tex
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Come gli capita spesso, Grande Tex ha capito male quello che ho detto e ha deviato la discussione verso quello che interessava a lui...  :rolleyes:

 

Io non ho parlato di "spiegazionismo". È lui che è partito in quarta su quel tema, molto più ristretto e specifico, rispetto al tema più generale di cui parlavo. E da lì post e post sullo spiegare di più, di meno, etc.

 

L'eccessivo spiegazionismo che affligge oggi molti albi Bonelli peggiora il problema della lunghezza e della noia, ma io parlo in generale della lunghezza delle storie. La stessa IDENTICA spiegazione quarant'anni fa sarebbe stata in una didascalia in una vignetta. Oggi ci mettono 20 pagine di dialoghi "esplicativi" e si capisce meno.

 

Ma rifacciamoci al principio, altrimenti si continua ad equivocare.

 

In principio c'è il problema base del fumetto, come media.

 

Che è: il fumetto è una cosa folle.

 

Noi lo diamo per scontato perché ci siamo abituati, ma pensateci: qualcuno vuole raccontare una storia. E invece di fare un monologo a teatro o di scrivere un romanzo, o di girare un filmato...  si mette a scrivere una dettagliata scansione della storia in vignette, e poi passa questo testo ad un disegnatore che, tipo monaco medioevale, passa ore ed ore ogni giorno curvo sul tavolo da disegno. Ci impiega a volte ANNI, di lavoro, disegnando fogliolina dopo fogliolina, impiegando settimane a disegnare una scena che dura dieci secondi. Mentre un romanziere può sfruttare la sintesi del linguaggio cavandosela con "i diecimila soldati di Napoleone avanzarono nella estesa campagna piena di alberi", il nostro monaco amanuense deve disegnare non dico tutti e diecimila i soldati, ma un numero sufficiente a rendere l'idea, bottoncino dopo bottoncino.

 

Questa follia è nata dall'incrocio fra una "domanda" di storie in crescendo da parte di un pubblico sempre più esteso (milioni di persone più istruite con più tempo libero e meno occasioni di farsi una semplice passeggiata in campagna) ma non abbastanza "colto" da rivolgersi ai libri, e da una carenza tecnologica (non c'era ancora la TV). Questa domanda viene soddisfatta anche da una "letteratura di consumo" che ha un boom nello stesso periodo, dalle "dime novels" ai penny dredful alle riviste pulp, ma vista la quantità di soldi in gioco, qualcuno ha l'idea folle: pagare disegnatori per cesellare storie vignetta dopo vignetta. All'inizio sono solo una pagina alla settimana o una striscia al giorno, roba comunque gestibile, ma il successo è tale che vengono assurti molti più disegnatori e le storie si fanno sempre più lunghe, mentre il tempo di tutti quei disegnatori di centinaia di vignettine viene pagato grazie a centinaia di migliaia di lettori.

 

Quello che succede poi varia da nazione in nazione. Anche la tecnologia non è la stessa ovunque, la TV arriva negli USA molto prima che da noi e con più canali, la propensione alla lettura cambia da nazione in nazione, così come i formati, etc, da qui in poi pensiamo solo all'Italia.

 

In Italia la letteratura è snob e schifiltosa, e disprezza il vendere troppo. Ci sono magari autori "popolari" nel senso che vendono, ma non una letteratura popolare. Fino agli anni 70 la TV è stata artificialmente tenuta indietro dal monopolio RAI e da ambizioni didattiche (che comunque rimpiango un po' vedendo cosa trasmette oggi...). Il cinema costa troppo. Mentre in altri paesi la crisi è già arrivata, negli anni 60-70 il fumetto in Italia è in pieno boom. A differenza che negli USA dove è solo per bambini, in Italia si fanno anche fumetti per adulti (e non intendo solo quelli erotici), le edicole sono strapiene, e i lettori hanno sempre più fame di storie. Tex arriva a vendere (si dice) oltre 700.000 copie al mese. Intrepido e Monello superano il milione e mezzo di copie mensili ciascuno (però quando sentire questa cifra ricordatevi che erano settimanali), Topolino a volte con i gadget supera il milione di copie a numero.

 

In questa situazione, una delle idee "vincenti" della Bonelli, è aumentare il numero di pagine. È stata la prima a lanciare il formato che non a caso si chiama "formato Bonelli", prima con le raccolte dei Tex quindicinali e poi con nuove serie direttamente in quel formato. La serie di Tex si chiamava "Tex Gigante". Gigante. Perchè all'epoca lo era. 160 pagine, quindici albi settimanali raccolti in un unico volumone, abbastanza elegante da essere collezionabile, ad un prezzo conveniente.

 

La situazione di mercato è [molti lettori che cercano storie] + [hanno molto tempo libero] + [le paghe sono alte, possono pagare di più] + [non c'è concorrenza reale da altri media] = il formato vincente ha più pagine per volta, volumi grossi e sostanziosi.

 

Avere molte più pagine comporta anche il cambiare tipo di narrazione. Mentre nelle strisce di Tex l'azione doveva essere secca e veloce, non si potevano sprecate pagine in lunghi dialoghi o fare un albo di soli "bang bang ahhh", quando hai albi che di strisce ne hanno 328 e non 32 invece puoi estendere di più le scene, e nelle mani di bravi autori come GL Bonelli questo porta anche a storie migliori.

 

Perchè tutte le maledizioni iniziano come benedizioni, come opportunità sfruttare da autori capaci, e diventano poi maledizioni in mano ad altri...

 

Il linguaggio che usa GL Bonelli nelle sue storie NON è "naturale". Nessuno nella realtà parlava come gli eroi dei fumetti. Noi quando parliamo non abbiamo la preoccupazione del dover condensare tutte le informazioni in due righe in una nuvoletta. Anzi, una delle cose che rendeva GL Bonelli grande era la sua capacità di sintetizzare e dare emozioni con dialoghi secchi e concisi.  Già suo figlio tendeva di più al linguaggio "naturale" (e il suo Tex infatti balbettava, sproloquiava, e aveva nuvolette con più testo). Ma questo tipo di linguaggio NON ERA UN PROBLEMA, era "il linguaggio del fumetto", non appariva "innaturale" al lettore più del vedere nuvolette con i dialoghi o vedere i suoni disegnati.

 

In quegli anni, al boom "commerciale" dei fumetti si accompagna ancora un diffuso disprezzo da parte della "cultura alta" (probabilmente proprio A CAUSA delle vendite, lo leggevano tante "persone comuni", che schifo...), e un altrettanto diffuso complesso di inferiorità da parte di troppi giovani autori che soffrivano come cani a sentirsi dare del "fumettaro", avendo ambizioni "artistiche" e "letterarie". Forse per reazioni si inizia a mitizzare "l'autore", e non (come sarebbe stato più logico) per dire che anche chi disegnava Tex era un autore da rispettare, ma per dire "io sono un autore, mica come i non-autori che fanno Tex, io vengo pubblicato su Comic Art"), e anche nel campo dei fumetti, grazie al formato che offre più spazio, si iniziano a SCIMMIOTTARE gli altri media come il cinema.

 

Siamo chiari: scrivere un fumetto come se fosse un film, è uno spreco di spazio. Ti servono un sacco di pagine. Se sei il Berardi degli anni 70 (nessuna relazione con l'omonimo che oggi scrive Julia) e quindi sei un autore bravo che comunque riesce a sintetizzare, ottieni ottimi risultati (ma anche se non lo avesse fatto... qualcuno qui crede davvero che Ken Parker sarebbe diventato una schifezza se ci metteva qualche didascalia in più? Era un vezzo, un gusto personale, ma non era quello che rendeva le storie memorabili). Ma se invece sei l'esordiente che vuole fare "l'autore" e pensa di diventarlo "berardeggiando"... sbrodoli. Sbrodoli un sacco. Fai dialoghi lunghi e pallosi, perchè non sai fare "dialoghi esplicativi" decenti e ti vergogni a fare una cosa così poco "artistica" come mettere una didascalia.

 

Questa cosa diventa una spirale, la Spirale della Morte del linguaggio del Fumetto: gli autori fanno narrazioni sempre più decompresse e "cinematografiche", e in teoria sarebbe una cosa che attira più lettori perchè più facile, non richiede di "saper leggere i fumetti". Ma tanto i lettori nuovi non arrivano più, sono arrivate le TV commerciali e internet, quindi non serve più a niente. In compenso disabitui i lettori, e crei nuovi "analfabeti fumettistici" che non saprebbero leggere il linguaggio fumettistico, che sarebbero spiazzati da dialoghi come quelli di GL Bonelli (o Barks, o Eisner) e li etichettano come "vecchi e superati" perché semplicemente è un linguaggio troppo rapido ed efficiente. Lettori che vogliono tutto spiegato (e qui entrano in gioco gli spiegoni, che sono però solo una piccola parte del problema) e che se se vedono Carson e Kit sulla nave si lamentano che non li hanno visti nuotare per dieci pagine per fargli vedere come sono saliti sulla nave ed asciugati. La spirale della morte perchè man mano che questi lettori diventano autori il linguaggio si perde e non riescono a concepire una narrazione che non sia una noiosa sbrodolata "cinematografica"... (nessuno gli ha spiegato che al cinema esiste pure il montaggio)

 

Le cause comunque sono tante, e non solo quelle dovute a velleità "artistiche" e a mancata padronanza della sintesi fumettistica. Cambia anche il "lavoro" dello sceneggiatore. i disegnatori producono meno, bisogna gestire tante storie insieme. Boselli quando spiega come lavora dice una cosa che per me spiega l'assenza di certi difetti nelle sue storie: dice che rilegge tutte le pagine già scritte, per "rientrare" nella storia, e poi produce un bel po' di pagine per volta (non so quante pagine dia per volta, ma pensando che dava 90 pagine per volta ad uno come Villa che ci avrebbe messo anni, non credo dia poche pagine a quelli più veloci). A quanto ne so, è un eccezione.  Ho parlato con molti disegnatori, di molte serie, che dicono che gli arrivano una manciata di pagine per volta, e spesso fatte "per tirare avanti un po'", perché non si può lasciare un disegnatore con le mani in mano, e allora si fanno pagine neutre, senza manco rileggersi la storia, per "tenerlo buono" per qualche giorno, e subito dopo devi mandare le pagine ad un altro.

 

Pare, insomma, una maniera di sceneggiare tipo quello di un impiegato statale nelle parodie di certi film: tot pagine scazzottata, OK, tot pagine sparatoria, OK, tot pagine di "bang bang ahhh", fatte tipo con lo stampino. (sembrerebbe una cosa totalmente incompatibile con le velleità artistiche di cui parlavo prima, eppure spesso convivono nello stesso autore, alternandosi in base al momento...)

 

Spesso mi capita (mi capitava, molte di quelle serie le ho mollate) di leggere storie così pallose e malfatte che era evidente che erano andati avanti di malavoglia a blocchi di pagine "per far qualcosa". E se si annoia l'autore mentre la scrive o la disegna, come può divertirsi il lettore? l'immagine (caricaturale e stereotipata, lo so) che mi viene in mente degli autori di certe storie è che scrivano annoiati, disprezzando la cosa "commerciando" che fanno. Per cercare di "levarla" magari ci ficcano in mezzo retorici messaggi politici contro qualche piaga sociale, dal razzismo al sessismo al fatto che esistano i matematici (questa la capisce chi leggeva certi Dylan Dog), e gli sembra di aver "elevato" quelle "mere avventure per un pubblico rozzo", mentre il rozzo è lui che non è manco capace di scrivere avventure avvincenti e di inserire un messaggio politico in maniera armonica senza fare pallosi pistolotti.

 

Boh, magari sono molto meglio di come me li immagino dopo aver letto le loro storie, vallo a sapere. Ma alla fine come sono loro importa poco, importa come sono le storie: lunghe, prolisse, in cui non avviene niente o avvengono solo allungamenti del brodo per decine e decine di pagine. Il fatto che una cosa sia magari spiegata tre volte magari non sarebbe un gran problema... se non fosse che in ciascuna di quelle tre volte la "spiegazione" richiede pagine e pagine di pallosissimi "dialoghi esplicativi" in cui magari i cattivi si raccontano a vicenda cose che sanno già e che noi abbiamo già visto...

 

Non molto tempo fa in una storia che ho letto l'eroe doveva tagliare i rami di un albero. Viene fatto vedere nel fumetto per due pagine intere, ramo dopo ramo. Si vede che l'autore doveva mandare pagine ed era di fretta. O forse era davvero convinto che se non faceva vedere la scena ramo per ramo qualche lettore si sarebbe lamentato su facebook...

 

E, con il senno di poi, questa strada che ha preso il fumetto italiano (e il fumetto Bonelli in particolare) non è solo pallosa e snob, è pure suicida

 

Perchè... ricordate all'inizio quando ho detto che il fumetto era una follia, resa possibile solo dai soldi versati da moltissimi lettori?

 

Beh, alla fine è arrivata la TV, è arrivato internet, e i nodi sono venuti al pettine. Le orde di lettori con tanto tempo libero e tanti soldi non ci sono più. Rimangono pochi lettori, con pochi soldi e pochissimo tempo libero.

 

E quindi, con il senno di poi, negli anni 70 nel momento di massimo splendore, il fumetto italiano ha preso una cantonata pazzesca. Non ha previsto il futuro, e ha preso la strada sbagliata. Dando per scontato che il cinema sarebbe stato sempre più costosi (chi si immaginava migliaia di film gratis a disposizione?, o decine di film ad ogni ora in TV?), si è messo ad imitarlo, allungando le storie. Tanto fare i fumetti costavano poco e i lettori cercavano storie più lunghe... e ora fai concorrenza a Netflix con i monaci amanuensi...   :rolleyes:

 

E dopo, invece di correggere la rotta, ha proseguito ottusamente verso il suicidio, "sono i lettori che sbagliano", facendo storie sempre più decompresse, con centinaia di pagine che si leggono (annoiandosi) in venti minuti. (Orfani non era un passo versa la soluzione, era un continuare ottusamente verso lo stesso precipizio: "volete storie più brevi? Ci metto meno testo, così le leggete in dieci minuti. Ma vi faccio comunque pagare per un casino di pagine, e pure a colori così spendete di più per leggere meno". Ma in generale ogni volta che un "autore" cerca di "avvicinarsi al popolo" la supponenza e l'idea che danno di credere di stare avvicinandosi ad un pubblico di cretini analfabeti si vede lontano un miglio)

 

Anzi, visto che i lettori tanto sono pochi ma Bonelli non licenzia nessuno, c'è quasi la ricerca della cosa più "di nicchia" possibile, una ricerca quasi compiaciuta e orgogliosa (che sarebbe magari ammirevole se desse risultati validi e non roba che pare a volte scritta da un adolescente)

 

Più che Orfani e altre proposte che paiono considera l'Avventura una roba da "popolo bue" tipo Brad Barron, una possibile strada d'uscita da questa spirale suicida potrebbe essere quella indicata da Tex Willer:  storie più brevi ma NON perchè avvengono meno cose, anzi, ne avvengono di più con un ritmo più veloce. Meno pagine, meno spesa, meno tempo, e più storia.

 

In sostanza: raccontare storie con più ritmo e avvenimenti, in meno pagine (così anche i nostri monaci fanno prima) ad un prezzo inferiore

 

Certo, bisogna essere capaci di scrivere così. Quanti autori Bonelli oggi sanno cosè la sintesi e il ritmo? (a questo mi riferivo dicendo che gli avrei fatto fare una durissima scuola per scrivere storie in sette pagine, non so da dove Grande Tex abbia capito che volevo sette pagine per non metterci spiegazioni)

 

Mentre invece sulle altre collane di Tex continuo a vedere scene e dialoghi che (sarò maligno e cattivo?) mi sembrano lì solo per riempire pagine di niente e timbrare il cartellino... 

 

Pubblicare albi con meno pagine a prezzo più basso con quegli autori sarebbe un disastro, verrebbero albi vuoti. E comunque, mica possono essere tutte nuove serie di Tex. Possibile che persone che di mestiere fanno gli autori di fumetti... non siano in grado di fare fumetti con nuovi personaggi che vendano un minimo per sopravvivere? (la risposta pare sia no...)

 

Guardate me, dopo quarant'anni a leggere polpettoni Bonelli guardate come sono ripetitivo e prolisso! Quando leggevo solo GL Bonelli ero più incisivo e sintetico!   :laugh:

Modificato da Diablero
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<span style="color:red">7 ore fa</span>, Diablero dice:

non ho parlato di "spiegazionismo". È lui

io invece parlavo di quello ,  poi tutto il tuo discorso più ampio non c' entra con quello di cui parlavo io

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10 ore fa, Diablero dice:

Tex Willer:  storie più brevi ma NON perchè avvengono meno cose, anzi, ne avvengono di più con un ritmo più veloce. Meno pagine, meno spesa, meno tempo, e più storia.

 

Concordo. "Tex Willer" è interessante come serie non solo per le storie in sé ma anche come formula innovativa (per la Bonelli): 64 pagine, in bianco e nero, più dinamiche, più concentrate, e con un buon rapporto qualità/prezzo, che - considerato anche i futuri aumenti - rimane abbastanza popolare.

Poi, sì, resta il solito problema: trovare bravi sceneggiatori di storie d'avventura...

 

"Orfani" partiva da buone idee, secondo me, ma il risultato è stato deludente (anche se Orfani: Terra, la miniserie di Mammucari, non mi era dispiaciuta).

 

10 ore fa, Diablero dice:

 

Guardate me, dopo quarant'anni a leggere polpettoni Bonelli guardate come sono ripetitivo e prolisso!

 E' vero, ma il post è comunque interessante e lucido! :lol:

Modificato da Poe
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<span style="color:red">1 ora fa</span>, Poe dice:

 

Concordo. "Tex Willer" è interessante come serie non solo per le storie in sé ma anche come formula innovativa (per la Bonelli): 64 pagine, in bianco e nero, più dinamiche, più concentrate, e con un buon rapporto qualità/prezzo, che - considerato anche i futuri aumenti - rimane abbastanza popolare.

Io su questo non concordo per niente. Specialmente se da 3,20 € si passerà a 3,70 €

<span style="color:red">1 ora fa</span>, Poe dice:

ma il post è comunque interessante e lucido! :lol:

Certo, anche perché è stato scritto alle due di notte!:lol:

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  • Sceriffi
<span style="color:red">11 ore fa</span>, Diablero dice:

In Italia la letteratura è snob e schifiltosa, e disprezza il vendere troppo. Ci sono magari autori "popolari" nel senso che vendono, ma non una letteratura popolare. Fino agli anni 70 la TV è stata artificialmente tenuta indietro dal monopolio RAI e da ambizioni didattiche (che comunque rimpiango un po' vedendo cosa trasmette oggi...). Il cinema costa troppo. Mentre in altri paesi la crisi è già arrivata, negli anni 60-70 il fumetto in Italia è in pieno boom. A differenza che negli USA dove è solo per bambini, in Italia si fanno anche fumetti per adulti (e non intendo solo quelli erotici), le edicole sono strapiene, e i lettori hanno sempre più fame di storie. Tex arriva a vendere (si dice) oltre 700.000 copie al mese. Intrepido e Monello superano il milione e mezzo di copie mensili ciascuno (però quando sentire questa cifra ricordatevi che erano settimanali), 

Discorso giustissimo. Oltre agli esempi detti da te, aggiungerei i due Alan Ford 26-27 ovvero la doppia con Superciuk. Da lì in poi Alan Ford scoppia ed arriva a vendere circa 200 mila copie, mentre prima vendeva moolto meno. Zagor sempre in quegli anni arrivò a vendere circa 180 mila copie in pieno periodo Nolitta-Ferri e Diabolik delle Giussani. Però poi dici: 

<span style="color:red">11 ore fa</span>, Diablero dice:

Topolino a volte con i gadget supera il milione di copie a numero.

Non le so vendite degli anni '60 e '70, ma poi tu parli di Gadget che c'erano anche negli anni '70 (linko qui l'albo numero 753 che conteneva una moneta in onore della saga: "Storia e Gloria della Dinastia dei Paperi" dove si analizza tutta la storia dei Paperi, senza creare facce e dinastie nuove come ha fatto Don Rosa, ma usando personaggi sempre con i volti di Paperoni, Paperone..... in varie epoche. Link: https://inducks.org/issue.php?c=it%2FTL++753 storia di: Martina-Carpi-Scarpa), però il massimo splendore per le vendite del Topolino libretto arriva dopo, quasi vent'anni dopo in pieno periodo Gaudenzio Capelli (negli anni '60 c'era Gentilini), con il Topo Walkie infatti quel Topolino arrivò a ben 1.100.285 copie (link: https://inducks.org/issue.php?c=it/TL 1965). Le cifre venivano messe in bella mostra sulla copertina, cosa fatta anche da altre testate, tipo Dylan Dog infatti in "Storia di Nessuno"  viene riportata la Tiratura di ben 185.000 copie ed anche con "Goblin" ben 200.000 copie.

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Il 14/3/2021 at 21:38, Carlo Monni dice:

Io posso offrire un modesto contributo: il secondo soggetto che mi è stato accettato,almeno nella seconda e terza versione, è stato pensato per una lunghezza di 78 pagine e con mia sorpresa per primo ho azzeccato i tempi  giusti. Anche se sapevo che sarebbe apparsa su un Magazine, anzi volevo che accadesse, non ho scritto la prima sciocchezza che mi è passata per la mente ma mi sono impegnato più che potevo e Mauro è stato tutt'altro che indulgente.

anche con me Carlo...:lol:...la Santa Inquisizione Spagnola dei tempi del Duca Conte Olivares in confronto è più indulgente :lol::P:lol2:...scherzo, neh!  Tante volte mi sembra di essre Alatriste, che combatte una guerra per anni e anni senza vederne mai la fine..come risposta però trova la più semplice: sono un soldato del Tercio spagnolo, e non  mi arrendo! Io come risposta trovo: mi piace scrivere,amo Tex e il West! e non mi arrendo mai :lol::old:Ora spero nell'ultimo che sto scrivendo...spero solo di non fare la fine di Don Chisciotte :lol:

Modificato da Barbanera
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<span style="color:red">2 ore fa</span>, Barbanera dice:

anche con me Carlo...:lol:...la Santa Inquisizione Spagnola dei tempi del Duca Conte Olivares in confronto è più indulgente :lol::P:lol2:..

 

Quando su Facebook qualcuno ha chiesto se Boselli era davvero così terribile come lo si dipingeva, Roberto Recchioni ha risposto: "No, se lo paragoni all'Inquisizione Spagnola".:lol:

In ogni caso tutti, Recchioni compreso, hanno detto che le sue osservazioni erano sempre azzeccate e che le storioe ne uscivano migliorate. Io penso che un supervisore indulgente o che non riesce a dirti che stai sbagliando e dove è come il famoso medico pietoso.

Certo, a volte può capitare di non essere d'accordo ma è lui a dirigere la baracca e le cose vanno fatte a modo suo o non si fanno e questo è incontestabile e pure giusto.

Ma per quanto severo sia, non è certo cattivo. 

Quanti avrebbero dato non una seconda ma addirittura una terza possibilità ad un disegnatore che per ben due volte aveva mollato dopo poche pagine? Beh, lui lo ha fatto con Freghieri ed ha avuto ragione perchéFreghieri ha da poco terminato il suo Texone e qualunque cosa stia facendo adesso, beh spero che sia ancora per Tex con buona pace di Yamlpas ed altri come lui.

Ed a mio modesto parere,  Freghjieri a 70 anni dà ancora punti a diversi trentenni.

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Devo spezzare una lancia a favore dell'ingiustamente criticata Inquisizione spagnola, che mandava assolta la quasi totalità degli inquisiti e venne più volte ripresa dallo stesso Papa per l'eccessiva misericordia. :D

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<span style="color:red">37 minuti fa</span>, virgin dice:

Devo spezzare una lancia a favore dell'ingiustamente criticata Inquisizione spagnola, che mandava assolta la quasi totalità degli inquisiti e venne più volte ripresa dallo stesso Papa per l'eccessiva misericordia. :D

 

Ok, li assolveva... dopo averli torturati,:P

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Come del resto prassi dell'epoca, fin dall'antichità. È davvero sconvolgente leggere come ragionassero fino a tre secoli fa: "Dobbiamo chiedergli qualcosa... TORTURIAMOLO". :D

No, seriamente: vero che si torturava con una leggerezza indicibile, un tempo, ma mica sempre.

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  • 3 settimane dopo...

Per quanto mi riguarda la situazione è nel complesso sufficiente, a volte tendente al discreto; trovo che ci sia una bella differenza fra Boselli e gli altri autori e che lui sia l'elemento trainante. Trovo che le altre storie siano leggibili seppure non troppo memorabili, quantunque abbia apprezzato alcune storie come "Guatemala" o "Sette divise nella polvere". Secondo me la presenza di altri autori assicura una certa diversità, anche se per alcuni lettori essa a volte risulta essere un po' indigesta.

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