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TWF - Tex Willer Forum

[501/504] Mefisto!


ymalpas
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Certo che scoprire (io non lo sapevo proprio) che l'idea di base era di GLB svilisce ulteriormente la prova di Nizzi. Se l'unico albo bello della storia si basa quasi completamente sull'idea di un altro ai miei occhi un po'di valore lo perde. Comunque confermo l'aberrante, non sufficiente è l'ultima di GLB su Yama, questa la giudico così perchè quell'infelice prova del grande Bonelli padre non la vede manco col binocolo IMHO

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Secondo me la storia con Mefisto non è riuscita bene sia per il fatto che non era il tipo di storie in cui era bravo sia per la crisi che stava attraversando.

sì  in effetti l'argomento esoterico, la magia e il fantastico non erano nelle corde di Nizzi. Poi c'è da aggiungere la crisi di quegli anni. Uno può citare Zhenda ma è sempre una storia tradizionale anche se superiore a Mefisto, nonostante ci siano elementi magici e fantasiosi. Ma all'epoca Mefisto poteva tornare soltanto in mano a Nizzi. Ricordo la prefazione all'albo Il medaglione spagnolo (ultima storia di GLB), dove Sergio parla di un eventuale titanico scontro tra Tex e il suo nemico che Papà Bonelli voleva scrivere come commiato. Chissà che storia sarebbe uscita. Magari avrebbe deluso. Magari no. Per quanti anni ho atteso una sua ultima storia post Medaglione Spagnolo è purtroppo non c'è mai stata...

Tornando in topic chi ha il polso per questo genere è Boselli. Basta leggersi le sue avventure dampyriane e in particolare il ciclo praghese... credo che per queste storie sapranno essere classiche e fantastiche allo stesso tempo, sia per quanto riguarda il ritorno prossimo di Yama sia per quello futuro dell'infernale Mefisto.

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  • Collaboratori

Certo che scoprire (io non lo sapevo proprio) che l'idea di base era di GLB svilisce ulteriormente la prova di Nizzi. Se l'unico albo bello della storia si basa quasi completamente sull'idea di un altro ai miei occhi un po'di valore lo perde. Comunque confermo l'aberrante, non sufficiente è l'ultima di GLB su Yama, questa la giudico così perchè quell'infelice prova del grande Bonelli padre non la vede manco col binocolo IMHO

Per me invece è il contrario. Mi affascina rileggere quelle pagine e sapere che dietro c'è anche lo zampino di Bonelli padre. Poi, non sai di tutti gli interventi praticati dalla redazione sulle storie che vanno in edicola, saresti sorpreso. Ma chi le conosce sa che non può raccontarle, ed è giusto così. Comunque chi di voi non gongolerebbe a sapere che una prossima storia di Tex nasce da un vecchio soggetto bonelliano non usato ? E qui parliamo solo di un'ideuzza.

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Certo che scoprire (io non lo sapevo proprio) che l'idea di base era di GLB svilisce ulteriormente la prova di Nizzi. Se l'unico albo bello della storia si basa quasi completamente sull'idea di un altro ai miei occhi un po'di valore lo perde. 

Per me no. Non m'importa di chi è l'idea  ma come è sviluppata e qui è sviluppata benissimo. E' dal secondo albo in poi che le cose precipitano, purtroppo.
La pensassi diversamente, dovrei giudicare negativamente ogni storia in cui il soggetto è di uno e la sceneggiatura di un altro.
 

Comunque confermo l'aberrante, non sufficiente è l'ultima di GLB su Yama, questa la giudico così perchè quell'infelice prova del grande Bonelli padre non la vede manco col binocolo IMHO


Non saprei: per quanto brutta (non a caso è l'unica storia di GLB che non ho mai riletto, quella almeno è una storia di Yama. Questa è una storia di Mefisto?:o:huh::lol:
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Vero anche questo e in effetti sul primo albo non ho mai avuto nulla da eccepire, quindi bisogna dare atto a Nizzi di aver sviluppato bene l'idea. Sul secondo punto nessun dubbio quello non è Mefisto e se ripenso alla scena dei demoni della follia mi vien male. Spero e ho estrema fiducia in Boselli, ma certo per fare meglio di Nizzi ci vorrà davvero poco

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Non sarà facile fare bene con il ritorno di Yama. Il punto è che il lettore parte con aspettative troppo alte quando in ballo ci sono personaggi come Mefisto, Yama o Custer.  E poi finisce puntualmente deluso.
Boselli ha maggiore propensione al sovrannaturale rispetto a Nizzi. Per me una delle sue storie migliori in assoluto è "Il terrore dal mare" su Zagor, la quale è puramente sovrannaturale ( senza contare Dampyr).
Ma questo non vuol necessariamente dire che non avrà difficoltà ad orchestarre al meglio il ritorno di Yama.
Diciamo che dovrà stare molto attento e costruire una buona storia senza però far perdere centralità al duello tra Tex ed il figlio di Mefisto.

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Non sarà facile fare bene con il ritorno di Yama. Il punto è che il lettore parte con aspettative troppo alte quando in ballo ci sono personaggi come Mefisto, Yama o Custer.  E poi finisce puntualmente deluso.
 

hai ragione infatti il problema è l aspettativa che uno si crea . In questa storia di nizzi per molti la delusione è proporzionata alle aspettative che si erano fatti. io per esempio non ho mai amato mefisto come personaggio e non mi fa ne caldo ne freddo vederlo nella serie . Per questo gli ho dato la sufficienza. D altra parte capisco anche chi aspettava questo ritorno da 20 anni e confrontandolo con le storie di bonelli    padre la ha giudicata negativamente . per me le storie di mefisto ( come quelle di morisco )sono solo una scusa per introdurre il tema del soprannaturale che gradisco molto, ma i personaggi in se stessi non è che mi facciano impazzire

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Io invece adoro sia Mefisto che El morisco come prsonaggi e sulle aspettative avete anche ragione ma quella storia sarebbe stata pessima anche se al posto di Mefisto ci avesse messo un altro stregone, certo il fatto che si trattasse del nemico numero uno di Tex ha peggiorato ulteriormente la situazione

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naturalmente a suo tempo quando Bonelli inventò personaggi come Mefisto e il "brujo" Morisco lo fece per cambiare tema e non scrivere le "solite" storie western. E fece bene, secondo me, perché molte delle sue migliori sceneggiature (vedete, per esempio, Il figlio di Mefisto, El Morisco, Diablero) sono proprio avventure più inusuali e fantastiche rispetto al canovaccio di stampo western tradizionale tanto amato (giustamente) dai lettori di ieri e di oggi.

Anzi, io oserei dire che Il figlio di Mefisto è una delle storie più belle di tutti i tempi! Per non andare off topic dico solo che il viaggio iniziatico di Yama in quella specie di inferno presente nella prima parte della storia è da antologia! Bonelli era un cultore del genere fantastico e horror, e se si potessero ristampare alcuni vecchi cineromanzi che ha scritto prima di Tex ce ne potremmo rendere conto. Ma la casa editrice non ne vuole sapere di riproporli nelle edicole e vabbeh... spero che almeno Boselli recuperi quella componente fantastica, quel sense of wonder e di atmosfere prettamente horror per i suoi attesi ritorni di Yama e suo padre Mefisto.

 

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naturalmente a suo tempo quando Bonelli inventò personaggi come Mefisto e il "brujo" Morisco lo fece per cambiare tema e non scrivere le "solite" storie western. E fece bene, secondo me, perché molte delle sue migliori sceneggiature (vedete, per esempio, Il figlio di Mefisto, El Morisco, Diablero) sono proprio avventure più inusuali e fantastiche rispetto al canovaccio di stampo western tradizionale tanto amato (giustamente) dai lettori di ieri e di oggi.

Anzi, io oserei dire che Il figlio di Mefisto è una delle storie più belle di tutti i tempi! Per non andare off topic dico solo che il viaggio iniziatico di Yama in quella specie di inferno presente nella prima parte della storia è da antologia! Bonelli era un cultore del genere fantastico e horror, e se si potessero ristampare alcuni vecchi cineromanzi che ha scritto prima di Tex ce ne potremmo rendere conto. Ma la casa editrice non ne vuole sapere di riproporli nelle edicole e vabbeh... spero che almeno Boselli recuperi quella componente fantastica, quel sense of wonder e di atmosfere prettamente horror per i suoi attesi ritorni di Yama e suo padre Mefisto.

 

Aspetta e vedrai che sarai accontentato.:lol:

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Magari è vero che questa storia non è un capolavoro, ma per me lo scontro - anzi, il duello! - tra Tex e Mefisto rimane il più bello, avvincente ed emozionante (Tex che sembra impazzito: mi colpì tantissimo) di tutta la saga mefistofelica. 

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Beh proprio vero che de gustibus non disputandum !! A mio parere invece se già di per se un duello vis à vis Tex-Mefisto non può essere epico in quanto deve per logica concludersi con la vittoria facile di Mefisto (se no che mago è?), quella sequenza nella sua ridicolaggine l'ho sempre vista come una cosa da Topolino ed uno dei punti più bassi dell'intera saga

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Magari è vero che questa storia non è un capolavoro, ma per me lo scontro - anzi, il duello! - tra Tex e Mefisto rimane il più bello, avvincente ed emozionante (Tex che sembra impazzito: mi colpì tantissimo) di tutta la saga mefistofelica. 

Concordo col carissimo Paco: vero è che non ero grandicello, ma la finta pazzia di Tex, anche per com'è magistralmente resa da Villa, è a dir poco impressionante.

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  • 1 anno dopo...

“Mefisto!”, quindici anni dopo

 

 

“Mefisto!” apparve nella collana del Tex nel luglio del 2002 accompagnato da enormi aspettative. Erano infatti trascorsi vent’anni esatti da quando il “pazzoide” arcinemico di Tex aveva fatto la sua ultima apparizione nella serie, agendo insieme al diabolico figlio in un’avventura firmata da un Gianluigi Bonelli e da un Aurelio Galleppini non più al top della forma. E poiché Yama non era riuscito a conquistarsi i favori del pubblico texiano, questo era rimasto in trepida attesa per il ritorno “in carne e ossa” del vecchio Mefisto. Il gran seguito ottenuto presso i lettori della saga “horror-western” di Tex ha fatto sì che da decenni i nuovi capitoli vengano dagli editori sapientemente dosati nel tempo, rappresentando ad ogni loro apparire un piccolo grande evento nell’ambiente del fumetto italiano. Con “Mefisto!” si aspettava poi anche il ritorno ai disegni dell’amato copertinista, l’ottimo Claudio Villa, il cui preciso e minuzioso tratto obbligava ad un’estenuante lavorazione che lasciava per anni gli ammiratori con il fiato in sospeso. Circa l’autore dei testi, invece, le aspettative non erano granché positive. A differenza di Villa, Claudio Nizzi, erede del compianto Gianluigi Bonelli, non godeva allora di un consenso unanime tra i lettori di Tex. Già gravato dal difficoltoso compito di raccogliere l’ingombrante eredità e mai pienamente accettato dai texiani d’antica data, sull’ultimo Nizzi pesava un progressivo scadere di forma che aveva portato ad un indebolimento delle trame, ma anche una sensazione in qualche modo diffusa che dinanzi ad un contemporaneo rilancio del personaggio, il vecchio sceneggiatore rappresentasse in qualche modo “il passato”. E così “Mefisto!”, malgrado la presenza di Villa, non piacque e alimentò la disaffezione per Nizzi, che di lì a qualche anno smise di occuparsi del Tex. Lasciando queste critiche al loro tempo, si cercherà qui di fornire alcuni spunti per riflessione più pacata, ma anche più profonda, di quella che è stata finora data.

 

Per apprezzare “Mefisto!” bisogna innanzitutto restituirgli il senso e il valore di summa antologica, opera globale in cui si riannodano i fili e dove, accanto ai protagonisti di sempre, personaggi dimenticati acquistano rinnovato vigore. C’è la bella Lily Dickart, finita in una prigione degli Stati Uniti ai tempi del primo scontro di Tex col diabolico illusionista. E da giovane e acerba gatta qual era, pronta a mordere e scalciare, è riapparsa per l’occasione con lo sguardo sinistro e il fascino maturo d’una personalità dominante, pronta ad escogitare piani criminosi con sorprendente freddezza. Presenza saggia e capace, incita e sostiene un fratello il cui atavico odio per Willer ha sorprendentemente ridotto a maschera balbettante. Cosicché, quando l’avventura ha fine e Lily si consegna alla giustizia senza opporre resistenza è la consumata giocatrice di poker che, sapendo di aver perso la partita, prepara già la prossima rivincita. C’è la “mambo” Loa, sacerdotessa del voodoo e Figlia dei Serpenti, tornata nell’oscura bettola del Black Baron, dopo essere sfuggita ai flutti del mare nella tempesta che aveva squassato il veliero maledetto di Yama. E’ ancora viva e più bella che mai nell’emozionante faccia a faccia con Lily. Il bianco e il nero, per una volta alleati. Seguono altri personaggi di minor peso ma non di minor spessore, come il conte Boris Leonov, curiosa figura di aristocratico russo-francese, che accompagna la perfida coniuge con il raffinato stile del gambler; come il negromante Narbas, costretto suo malgrado a subire l’infinita crudeltà di Mefisto; come Nuvola Rossa, lo stregone navajo che preannuncia a Tex il ritorno in scena dello spirito maligno. E accanto a questi, Carson, Tiger e Kit Willer, i tre pards catturati e destinati alla più atroce delle vendette.

Tuttavia “Mefisto!” è soprattutto e non poteva essere diversamente l’ennesimo duello tra il Bene e il Male, tra Tex e Mefisto. Nizzi e Villa raffigurano Tex per quello che è, uomo dalla tempra d’acciaio e dalla serenità a tratti glaciale. Attento ragionatore, è chiamato ad affrontare una mortale partita a scacchi che impongono passi fermi e sicuri. Quando Mefisto gli si appare, non si scompone. Quando Mefisto lo attacca, fa fronte all’inferno di immagini proiettate nella sua mente considerandole nient’altro che un diabolico inganno. Allontanate le visioni grazie al potente bracciale indiano, Tex con un colpo di genio degno di Ulisse si finge vinto e colto da pazzia. Inizia a ridere sconsideratamente, offrendo al rivale un’illusione che si rivela ben più fatale delle sue. E’ ciò che Mefisto, nella sua vanagloria, sperava. Il Grande Mefisto, senza più forze e ridotto ad un manichino di sudore, non si accerta come dovrebbe delle condizioni del nemico perché ha intimamente bisogno di crederlo vinto, annientato, scacciato via. Il Mefisto di Nizzi è un pazzo crudele e vendicativo, che ha un punto debole in quell’instabilità emotiva che allarma subito la più fredda e calcolatrice sorella. Questa ritrovata complementarietà tra i fratelli Dickart è uno dei punti a favore dell’opera nizziana. Senza sminuire Mefisto, Nizzi ha voluto sottolinearne una debolezza interiore messa a contrasto con la fermezza d’animo di Tex, in quella che si può considerare non tanto una storia di Mefisto, quanto una storia su Mefisto. Guardato nel profondo per svelarne ogni bassezza, ogni piccineria, alfine di mostrare come a lato del terribile Genio del Male alberghi ancora lo spirito d’un patetico incantatore da circo itinerante. Cosicché il primo Mefisto trionfante è soltanto l’altra faccia del secondo Mefisto, vanaglorioso e sconfitto.

 

“Mefisto!” condivide con i numeri celebrativi dei centenari la sua valenza di avventura-simbolo, offrendosi come un lungo excursus lungo quel filone soprannaturale che tanta fortuna ha dato a Tex. Nizzi ha voluto offrire ai lettori un’avventura che non è l’ennesimo anello di una catena, ma insieme anello e catena, racchiudendo in essa passato, presente e sviluppi futuri. E’ una storia di atmosfere esotiche e familiari, una storia di ricordi e di rievocazione a più voci: quella di Mefisto, quella di Lily, quella di Loa, quella di Tex. C’è dentro tutto il Tex che abbiamo letto e amato nel corso di decenni. E tutto il Mefisto che abbiamo odiato e temuto, da Steve Dickart al Dottor Fiesmot/Parker. Ed è alla fine il modo migliore per congedarsi e ripartire. Ultima grande storia “classica” del Tex, rappresenta a suo modo la fine di un ciclo e l’inizio di un altro. Riletta oggi, a quindici anni di distanza, conserva inalterati i diversi pregi che la caratterizzarono all’esordio e presenta vari spunti da analizzare con un’attenzione scevra da pregiudizi.  Coadiuvato dalla prova-capolavoro di Villa ai disegni, “Mefisto!” è punto d’arrivo e punto d’inizio, chiave di volta d’una avventura che dai 500 numeri di allora veleggia oggi per i 700 e che per nostra fortuna sembra non dover finire mai e durare in eterno.

 

Antonio F.

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  • 2 anni dopo...
On 13/4/2017 at 15:02, Texan dice:

“Mefisto!”, quindici anni dopo

 

 

“Mefisto!” apparve nella collana del Tex nel luglio del 2002 accompagnato da enormi aspettative. Erano infatti trascorsi vent’anni esatti da quando il “pazzoide” arcinemico di Tex aveva fatto la sua ultima apparizione nella serie, agendo insieme al diabolico figlio in un’avventura firmata da un Gianluigi Bonelli e da un Aurelio Galleppini non più al top della forma. E poiché Yama non era riuscito a conquistarsi i favori del pubblico texiano, questo era rimasto in trepida attesa per il ritorno “in carne e ossa” del vecchio Mefisto. Il gran seguito ottenuto presso i lettori della saga “horror-western” di Tex ha fatto sì che da decenni i nuovi capitoli vengano dagli editori sapientemente dosati nel tempo, rappresentando ad ogni loro apparire un piccolo grande evento nell’ambiente del fumetto italiano. Con “Mefisto!” si aspettava poi anche il ritorno ai disegni dell’amato copertinista, l’ottimo Claudio Villa, il cui preciso e minuzioso tratto obbligava ad un’estenuante lavorazione che lasciava per anni gli ammiratori con il fiato in sospeso. Circa l’autore dei testi, invece, le aspettative non erano granché positive. A differenza di Villa, Claudio Nizzi, erede del compianto Gianluigi Bonelli, non godeva allora di un consenso unanime tra i lettori di Tex. Già gravato dal difficoltoso compito di raccogliere l’ingombrante eredità e mai pienamente accettato dai texiani d’antica data, sull’ultimo Nizzi pesava un progressivo scadere di forma che aveva portato ad un indebolimento delle trame, ma anche una sensazione in qualche modo diffusa che dinanzi ad un contemporaneo rilancio del personaggio, il vecchio sceneggiatore rappresentasse in qualche modo “il passato”. E così “Mefisto!”, malgrado la presenza di Villa, non piacque e alimentò la disaffezione per Nizzi, che di lì a qualche anno smise di occuparsi del Tex. Lasciando queste critiche al loro tempo, si cercherà qui di fornire alcuni spunti per riflessione più pacata, ma anche più profonda, di quella che è stata finora data.

 

Per apprezzare “Mefisto!” bisogna innanzitutto restituirgli il senso e il valore di summa antologica, opera globale in cui si riannodano i fili e dove, accanto ai protagonisti di sempre, personaggi dimenticati acquistano rinnovato vigore. C’è la bella Lily Dickart, finita in una prigione degli Stati Uniti ai tempi del primo scontro di Tex col diabolico illusionista. E da giovane e acerba gatta qual era, pronta a mordere e scalciare, è riapparsa per l’occasione con lo sguardo sinistro e il fascino maturo d’una personalità dominante, pronta ad escogitare piani criminosi con sorprendente freddezza. Presenza saggia e capace, incita e sostiene un fratello il cui atavico odio per Willer ha sorprendentemente ridotto a maschera balbettante. Cosicché, quando l’avventura ha fine e Lily si consegna alla giustizia senza opporre resistenza è la consumata giocatrice di poker che, sapendo di aver perso la partita, prepara già la prossima rivincita. C’è la “mambo” Loa, sacerdotessa del voodoo e Figlia dei Serpenti, tornata nell’oscura bettola del Black Baron, dopo essere sfuggita ai flutti del mare nella tempesta che aveva squassato il veliero maledetto di Yama. E’ ancora viva e più bella che mai nell’emozionante faccia a faccia con Lily. Il bianco e il nero, per una volta alleati. Seguono altri personaggi di minor peso ma non di minor spessore, come il conte Boris Leonov, curiosa figura di aristocratico russo-francese, che accompagna la perfida coniuge con il raffinato stile del gambler; come il negromante Narbas, costretto suo malgrado a subire l’infinita crudeltà di Mefisto; come Nuvola Rossa, lo stregone navajo che preannuncia a Tex il ritorno in scena dello spirito maligno. E accanto a questi, Carson, Tiger e Kit Willer, i tre pards catturati e destinati alla più atroce delle vendette.

Tuttavia “Mefisto!” è soprattutto e non poteva essere diversamente l’ennesimo duello tra il Bene e il Male, tra Tex e Mefisto. Nizzi e Villa raffigurano Tex per quello che è, uomo dalla tempra d’acciaio e dalla serenità a tratti glaciale. Attento ragionatore, è chiamato ad affrontare una mortale partita a scacchi che impongono passi fermi e sicuri. Quando Mefisto gli si appare, non si scompone. Quando Mefisto lo attacca, fa fronte all’inferno di immagini proiettate nella sua mente considerandole nient’altro che un diabolico inganno. Allontanate le visioni grazie al potente bracciale indiano, Tex con un colpo di genio degno di Ulisse si finge vinto e colto da pazzia. Inizia a ridere sconsideratamente, offrendo al rivale un’illusione che si rivela ben più fatale delle sue. E’ ciò che Mefisto, nella sua vanagloria, sperava. Il Grande Mefisto, senza più forze e ridotto ad un manichino di sudore, non si accerta come dovrebbe delle condizioni del nemico perché ha intimamente bisogno di crederlo vinto, annientato, scacciato via. Il Mefisto di Nizzi è un pazzo crudele e vendicativo, che ha un punto debole in quell’instabilità emotiva che allarma subito la più fredda e calcolatrice sorella. Questa ritrovata complementarietà tra i fratelli Dickart è uno dei punti a favore dell’opera nizziana. Senza sminuire Mefisto, Nizzi ha voluto sottolinearne una debolezza interiore messa a contrasto con la fermezza d’animo di Tex, in quella che si può considerare non tanto una storia di Mefisto, quanto una storia su Mefisto. Guardato nel profondo per svelarne ogni bassezza, ogni piccineria, alfine di mostrare come a lato del terribile Genio del Male alberghi ancora lo spirito d’un patetico incantatore da circo itinerante. Cosicché il primo Mefisto trionfante è soltanto l’altra faccia del secondo Mefisto, vanaglorioso e sconfitto.

 

“Mefisto!” condivide con i numeri celebrativi dei centenari la sua valenza di avventura-simbolo, offrendosi come un lungo excursus lungo quel filone soprannaturale che tanta fortuna ha dato a Tex. Nizzi ha voluto offrire ai lettori un’avventura che non è l’ennesimo anello di una catena, ma insieme anello e catena, racchiudendo in essa passato, presente e sviluppi futuri. E’ una storia di atmosfere esotiche e familiari, una storia di ricordi e di rievocazione a più voci: quella di Mefisto, quella di Lily, quella di Loa, quella di Tex. C’è dentro tutto il Tex che abbiamo letto e amato nel corso di decenni. E tutto il Mefisto che abbiamo odiato e temuto, da Steve Dickart al Dottor Fiesmot/Parker. Ed è alla fine il modo migliore per congedarsi e ripartire. Ultima grande storia “classica” del Tex, rappresenta a suo modo la fine di un ciclo e l’inizio di un altro. Riletta oggi, a quindici anni di distanza, conserva inalterati i diversi pregi che la caratterizzarono all’esordio e presenta vari spunti da analizzare con un’attenzione scevra da pregiudizi.  Coadiuvato dalla prova-capolavoro di Villa ai disegni, “Mefisto!” è punto d’arrivo e punto d’inizio, chiave di volta d’una avventura che dai 500 numeri di allora veleggia oggi per i 700 e che per nostra fortuna sembra non dover finire mai e durare in eterno.

 

Antonio F.

Magnifica recensione: condivido!

 

Da quanto ho sentito, nel prossimo ritorno di Mefisto Tex sarà messo in difficoltà dai poteri del negromante. Mi chiedo se ci sarà una specie di alleanza fra Padma e lo spirito di Narbas nella lotta contro i Dickart.

Chissà quante tavole saranno ambientate in Tibet? Mi sembra di aver capito che la parte assegnata a Civitella comincerà proprio in Asia.

Modificato da ElyParker
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Mefisto è e rimane uno dei personaggi più interessanti con cui Tex ha avuto (e, a quanto pare, avrà) da confrontarsi. Apprezzo molto dell'analisi dell'utente Texan. Però devo anche aggiungere un mio rilievo: la storia è stata costruita in modo da generare un forte coinvolgimento nel lettore (specialmente quello già a conoscenza delle precedenti malefatte di Mefisto) e  con lo sviluppo di una tensione rilevante in tutto l'episodio.

Ma la sua conclusione, fin dalla prima lettura, mi ha deluso profondamente. Non tanto per la simulata pazzia di Tex, cui in effetti Mefisto crede con un po' troppa facilità, ma proprio per quel che accade nel momento in cui l'inganno di Tex viene esplicitamente rivelato per la simulazione che è. Qui è di certo apprezzabile la solidarietà di Lily per il fratello, ma che uno stregone così potente da poter (con grande sospensione dell'incredulità - ma ci può stare) ritornare dal mondo dei morti ed assumere un nuovo corpo ora fugga precipitosamente con la coda fra le gambe, senza abbozzare il benché minimo tentativo di reazione, mi è parso una caduta di tono notevole. Mefisto cerca solo di vendicarsi blandamente, liberando inutilmente grossi topacci contro i tre pards prigionieri, ma non li usa come preziosi ostaggi, non tenta neppure di compiere una magia evocando le forze del male cui è tanto devoto per far vedere di che pasta è fatto.

No, appare solo come un povero pazzoide (elemento accentuato dai disegni di Villa, che per tutta la storia lo raffigura con occhi quanto mai bozzenti e con dei baffetti impomatati alla Dalì) che, constatata la beffa ordita ai suoi danni, cerca solo di scappare in fretta - come un "comune mortale" che lui NON è - questa storia ce lo ha fatto capire...

E poi pensa solamente a camuffarsi da lebbroso per farsi vedere dai quattro pards riuniti e beffarli a sua volta, ma in maniera del tutto innocua. Ma come, persino il primo Yama aveva tentato di uccidere direttamente Tex presentandosi (in una notte di luna piena, essendosi debitamente preparato, è vero, ma era ancora un "novellino" alle prime armi con la magia nera) sotto forma di scimmione che poi protende delle mani serpentiformi per afferrare alla gola Tex (provvidenzialmente bloccato dai bracciali di Nuvola Rossa)? Almeno lui ci aveva provato e, sottolineo, agendo di persona pur se da grande distanza. Come farà poi proiettando ancora a lungo raggio la bella Loa per fargli cogliere la sua vendetta su Yampas. Qui, nulla.

Ho trovato davvero troppo strumentale questo passaggio finale, chiaramente proiettato verso una ripresa del personaggio, preannunciata alzando letteralmente un gran polverone, con uno stile un po' pacchiano (della serie "tornerai, tornerò...", come diceva un'ormai vecchia canzone).Tutta qui la sua magia?? L'unico aspetto per cui quell'uscita di scena non mi è completamente dispiaciuta è la franchezza del proposito, ossia quella di permettere di far rientrare in scena Mefisto in una successiva serie di albi senza dover ricorrere all'espediente di una sua morte apparente in realtà non tale. Ma mi pare poco, rispetto alle attese che un personaggio del genere crea (e alle potenzialità negative, - forse le maggiori che un antagonista di Tex abbia mai espresso).

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Una capacità che abbiamo visto in Mefisto e mai in Yama è l'applicazione della medicina. Già come dottor Anatas, dottor Fiesmot, di cui è mostrato brevemente il laboratorio, e infine dottor Parker. Chissà come si chiamerà in qualità di direttore del manicomio?

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  • 3 settimane dopo...

A seguito del simpatico topic lanciato prima di Natale da Ymalpas,  sono andato a rivedere questa sezione è non ho potuto non notare che, benché ricordassi il contrario, non avevo mai rilasciato una mia recensione sul ritorno di Mefisto. Premetto subito che, essendosi trattato del ritorno dell'Arcinemico per eccellenza di Tex, sarebbe stato più che lecito aspettarsi qualcosa di più, tuttavia nel complesso l'ho trovata una storia di buonissimo livello, per larghi tratti molto ben gestita, pur non esente qua e là da elementi di debolezza.

 

Il primo albo, eminentemente introduttivo al nuovo incontro/scontro tra Tex e Mefisto, è forse il migliore è più calzante esempio di "storia con Tex, ma NON DI Tex", il che secondo me ci può ben stare, data la statura del nemico di turno e, soprattutto, la sua condizione di trapassato (almeno dal punto di vista materiale). A maggior ragione ci può ben stare, essendo Mefisto un adepto della magia nera, un suo ritorno dall'aldilà: per un personaggio col suo curriculum, l'espediente benché "forte" ha avuto a mio avviso una sua ragione d'essere (lo stesso non direi, ad esempio, se lo stesso espediente dovesse essere utilizzato per ripescare altri arcinemici storici dati per morti di prossima riproposizione). Il primo albo, oltre che preparare il non facile ritorno di Mefisto nel mondo dei più, ha inoltre assolto la parallela funzione di introdurre ed illustrare le figure dei suoi alleati di turno, il cognato Boris e, soprattutto, la degna sorella Lily, la cui personalità diabolica non era probabilmente del tutto emersa nella precedente remota apparizione.

 

Nel seguito della vicenda, Nizzi ha molto ben raffigurato e gestito l'affiatamento tra i due fratelli Dickart, capaci di consegnare un piano tanto contorto quanto efficace, che prevede di far morire i quattro pards nel medesimo modo in cui era morto anni prima Mefisto, un piano che solo la strenua resistenza di Tex ha impedito ai due di portare a compimento. Ben valorizzata anche la figura di Boris, testafiba senza scrupoli ma, in rapporto alla moglie ed a Mefisto, anello debole del gruppo di antagonisti e, fatalmente, il solo dei tre ad uscire di scena. 

 

Proprio nella morte di Boris, a mio parere, risiede uno dei principali punti deboli della vicenda, che ha impedito al ritorno di Mefisto di "spaccare" davvero come forse ci si sarebbe aspettato. Tutti noi ricordavamo bene, e lui stesso lo ha affermato, che il Vecchio Negromante non può colpire a distanza, ed invece di fatto riesce in questo nel momento in cui fa credere a Boris di essere avvolto dalle spire di un serpente che lo soffoca.  Di cosa parliamo, se non di colpire a distanza? Nizzi avrebbe forse potuto gestire meglio tale frangente, magari facendo morire il conte Leonov per un malore in conseguenza di una visione orrorifica provocata dal cognato. Di contro, ho trovato significativo come, in tale frangente, Lily si sia di fatto dimostrata sotto certi aspetti ancor più spietata dello stesso Mefisto, chiedendogli senza esitazioni di uccidere il marito affinché non ceda alle minacce di Tex, stante l'esitazione - incredibile a dirsi! - del fratello.

 

Altro aspetto che non ho molto gradito, la mancatariproposizione dello sceriffo Patterson, che forse avrebbe permesso a Tex di agire con mano più libera e, dunque, a beneficio dell'azione e dei colpi di scena: con tutto il rispetto per lo sceriffo Brannon,  comunque un galantuomo, era evidente che tra lui Tex non ci fosse grande affiatamento, conseguenza del fatto che, da quanto si evince, i due non si conoscessero. Mi è parso poco accorto, in una sorta di "continuity", proporre Patterson ne La miniera del fantasma, sostituirlo con Brannon in Mefisto! e, successivamente, renderlo un comprimario fisso in tutte le storie ambientate a Phoenix  (tranne l'infelice La grande sete di Manfredi).

 

In conclusione, pur non potendo certo essere inserita tra i capolavori texiani, ho trovato Mefisto! una degnissima occasione di riproposizione del più temibile tra gli Arcinemici, nella fondata speranza che la prossima apparizione già in programma sia una storia memorabile. Ed un po' mi spiace, per con tutto il rispetto per due bravissimi professionisti come i Cestaro, che la prossima avventura con Mefisto non sarà illustrata da Villa, magistrale nel disegnare la storia qui recensita.

 

 

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  • 4 settimane dopo...

“Molto rumore per nulla” mi verrebbe da dire in merito all’episodio, parafrasando la celebre commedia shakespeariana (ambientata peraltro nelle mie zone). La lunga attesa per il ritorno di Mefisto, da tempo sbandierato e pubblicizzato dalla casa editrice come evento cardine della saga, creò un’aspettativa alta che, col senno di poi, fu totalmente disattesa da una prova scialba e alquanto incolore. Mi scuso in anticipo con i forumisti se sarò poco conciso col mio commento, tuttavia, così come un amante tradito sfoga il suo dolore scrivendo versi tristi e misantropici, al par modo il ricordo della mia forte delusione di allora mi spinge a buttare nero su bianco le mie impressioni, su quella che a mio avviso fu una vera e propria occasione mancata. A differenza di molti lettori, se non totalmente estasiato dalle ambientazioni paranormali sulla saga, le puntate con Mefisto e Yama le ho sempre lette con assoluto piacere, eccezion fatta per gli ultimi due ritorni di quest’ultimo, prove che accusavano una certa stanchezza di idee di Gianluigi Bonelli. L’indimenticato papà di Tex era un asso a imbastire le sue trame esoteriche, ricche di colpi di scena, effetti speciali e un campionario di formule magiche ed evocazioni da oscar del paranormale. Ho sempre pensato che la scelta di far morire Mefisto nei sotterranei del castello in Florida, se da un verso diede l’incipit al grande capolavoro del debutto di Yama, alla lunga si rivelò vincolante per il proseguo della lotta fra i due acerrimi nemici. Ben presto i ritorni del figlio dello stregone non furono all’altezza degli albori e forse lo stesso Sergio Bonelli, conscio del mezzo pastrocchio scritto dal padre all’inizio anni ’80, preferì far cadere nell’oblio sfere magiche, demoni, amuleti e tutte le circostanze che caratterizzavano il misterioso e fantasioso universo delle forze del male su Tex. Per ben vent’anni gli occhi spiritati di padre e figlio stregone sparirono dalle tavole della regolare, per poi tornare inattesamente in auge all’inizio del centenario 500. I motivi che indussero Sergio ad avallare il ritorno di Mefisto direttamente dall’aldilà, li ignoro, di certo però fece i suoi conti senza l’oste, visto che non essendoci più il padre, la sua scelta fu alquanto azzardata. Ogni sceneggiatore ha il suo stile e le sue attitudini narrative e non è un mistero di quanto Nizzi, a cui fu assegnata la storia, vadano poco a genio i soggetti con la magia e il paranormale come base. Aggiungendoci poi che lo stesso autore fosse da tempo in crisi d’ispirazione e il dado è tratto. Il prologo non è scritto male, il primo albo vola via che è un piacere e l’autore riesce a ricreare con buon esito alcune atmosfere care a Bonelli senior e mantenere un discreto ritmo. Personalmente però la resurrezione di Mefisto non mi ha mai molto convinto. L’espediente crea suspence e denota molta fantasia lo ammetto, ma è proprio l’idea che lo spirito dello stregone possa ritornare sulla terra recuperando le vecchie spoglie mortali che digerisco poco. Il fumetto è fantasia e come tale alcune licenze poetiche ci stanno, ma una trovata simile è più da Dylan Dog che da Tex. Anche ammettendo che si volesse tentare il tutto per tutto per recuperare il vecchio nemico, forse troppo presto seppellito da Bonelli, un suo ritorno doveva garantire una storia epica e altisonante; in tal caso la forzatura sarebbe stata giustificata, ma al cospetto della tediosa e scontata storiellina sciorinata da Nizzi, stride ancor più. La trama ricavata non riesce nemmeno minimamente a rievocare il pathos e l’atmosfera del grande Bonelli. I pittoreschi antri che Mefisto sceglieva come base operativa erano tutta un’altra cosa rispetto al buio sotterraneo di un affollato saloon; i vecchi alleati del vudù anni luce distanti da quatto scalcinati vaccari. A tratti si ha l’impressione di leggere una storia ordinaria con villain comuni e la verbosità di alcune scene annoia. Buona l’idea di recuperare Lily Dickart ma la diabolica sorellina finisce presto con l’oscurare il fratello, è innegabile infatti che per buoni tratti le redini del comando siano in mano sua. Proprio la caratterizzazione nizziana del malvagio stregone è una nota dolente: si ha l’impressione col proseguo della trama che Mefisto prenda le sembianze di una macchietta, che in preda all’emotività della cattura dei pards necessiti la balia della sorella per non perdere lucidità. Un Mefisto poco incisivo, insicuro forse più del figlio Yama di fronte le difficoltà, quasi un vecchio pazzo sulla soglia della pensione che partecipa a un gioco più grosso di lui. Anche la scena discreta che vede la lotta diretta con Tex non lo riabilita visto che è assurdo che un negromante della sua risma si faccia prendere per i fondelli dal nemico in quella maniera. Unica abilità mostrata, la fuga, che ricorda molto quelle della Tigre Nera, ma in fin dei conti, valeva la pena farlo ritornare dall’inferno per vederlo così? Nessuna attenuante: l’episodio merita la bocciatura. Non si può toppare così un ritorno di arcinemico seriale! E’ palese di quanto Nizzi si sia trovato in difficoltà nel gestire un simile personaggio, poi, purtroppo, di suo ci mette altre sbavature di trama e snodi forzati che fanno piovere sul bagnato. Il modo come Kit prima e Tiger dopo, si fanno fregare è da pivelli. Carson sparisce troppo presto dall’azione e lo stesso Tex non brilla nelle indagini. Il fortunoso bandolo gli viene fornito stavolta dal nome di Boris urlato da uno dei vaccari in agguato, trovata narrativa labile come un grissino soggetto a carico di punta. Situazione alquanto simile che aiuta Tiger ad apprendere il luogo dove sono tenuti prigionieri i pards. Ma la sequenza di errori non finisce qui: la stessa Lily è poco plausibile che rischi di sciupare (come ovviamente avviene!) il suo piano facendosi riconoscere da Tex. Capisco che il tempo passi e si invecchi, ma a qual pro mostrarsi direttamente al nemico senza minimamente temere che questi ti possa riconoscere? Capitolo amuleti: strana svista di Nizzi che miracolosamente fa apparire il quarto nel polso di Tiger, ma non gli era stato sottratto e bruciato da Yama nell’episodio dello Yukatan? Evidentemente Nuvola Rossa lo avrà sostituito direte, ma non era il caso specificarlo in qualche dialogo? Poi visto l’efficacia dei quattro braccialetti che ogni volta limitano e quasi umiliano i poteri enormi dei due avversari, lo sciamano navajo basterebbe e avanzerebbe a sconfiggerli. A parte l’ironia, l’episodio a mio avviso delude su tutta la linea e sciupa l’immane lavoro di uno stratosferico Villa. Per una volta scinderò la votazione dei disegni da quella finale, visto che mentre la storia è insufficiente, le sue tavole meritano il 10 pieno. Stupenda la resa e l’espressività dei volti, alcuni primi piani di Tex sembrano fotografia. Eccellente la rappresentazione di Mefisto che supera pure quella di Galep, come si presentano superbe le scene con demoni e mostriciattoli simili. Una prova da antologia che mostra, se ancora ce ne fosse bisogno, di quanto Villa sia un fuoriclasse. Che manchi da quasi due decenni sulle tavole di Tex, è un “piaga dolente” che presto si avrà modo di rimarginare, visto che il sospirato Febbraio è giunto.  Il mio voto finale è 4

  • +1 2
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  • 2 mesi dopo...

E' stato il turno della rilettura anche di questo discusso Mefisto. All'epoca le aspettative erano altissime e quindi le reazioni furono parecchio esagitate da una parte e dall'altra.

Dico subito che, rispetto all'ultima rilettura, la storia è stata al di sotto di ciò che mi ricordavo.

Per intenderci, la considero una buona storia, la storia in sè non è affatto male, ma è al di sotto delle aspettative. Il primo albo è spettacolare, a dire il vero. La sorella di Mefisto, lo stregone asiatico, il richiamo dei morti, tutto molto bello. Poi, dopo la "resurrezione" spettacolare di Mefisto la storia diventa un pò piatta. Catture troppo semplici (specie quella di Tiger), situazioni un pò interlocutorie. Bella la scena della finta pazzia di Tex, belli altri particolari, ma nel complesso la storia resta al di sotto dell'eccellenza che ci si sarebbe potuta aspettare da un simile ritorno. Un Nizzi che non va oltre la sufficienza piena, quindi.

Villa, invece, assolutamente spettacolare. Una delle sue prove migliori in assoluto, siamo di fronte a un autentico capolavoro fumettistico. Applausi e standing ovation.

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  • 1 mese dopo...

Come ho già scritto altre volte su questo forum, non amo le storie di Tex in cui prevalga l'elemento della magia o dell'orrore.

Mi rendo conto che sono pienamente canoniche, ma non le digerisco più di tanto.

 

Forse per questa ragione, non ho mai riletto, dopo la sua pubblicazione, la storia Mefisto!

Ricordavo solo che non mi aveva appassionato particolarmente e che i giudizi che l'avevano accompagnata erano piuttosto negativi.

 

Mi sono, dunque, tuffato nell'avventura immaginata da Nizzi come se fosse la prima volta.

 

Ciò che mi è balzato agli occhi è il livello eccelso dei disegni di Villa. Se è vero che il suo Texone è sontuoso, non si può dire che il suo stile sia migliorato nel corso degli ultimi 20 anni. C'era ben poco, infatti, da migliorare. Riuscitissime, per esempio, sono le vignette in cui Tex finge di aver perso il senno; molto coinvolgenti anche le ambientazioni parigine e palustri.

 

E poi, le donne: che donne ha disegnato Villa!

Loa, bella e discinta come una dea; Lily, perfida, matura e fascinosa!

A proposito di quest'ultima, ho trovato molto stuzzicante la scena in cui, giunti finalmente in Florida, Boris e Lily si rilassano nell'intimità della camera d'albergo, e la donna si spoglia sino a rimanere in corsetto. Si tratta di una scena tutto sommato "hot" per gli standard del Tex di Sergio Bonelli, anche se molto pudica se raffrontata con la simile scena che vede come protagonisti Bud Lowett e Marie Gold...

 

La sceneggiatura è nettamente bipartita. La prima parte comprende i primi due albi e buona parte del terzo; la seconda, più breve, parte dall'apparizione di Mefisto a Tex.

 

Ebbene, nella sua prima parte la sceneggiatura è particolarmente invitante: tutta la preparazione alla "risurrezione" di Mefisto è ben congegnata, sebbene Tex non si veda molto. Boris e Lily sono molto ben caratterizzati. Il ritmo rallenta quando Tex arriva a Phoniex e le sue indagini stentano a decollare. Però, tutto sommato, la sceneggiatura continua a "tenere".

 

Di colpo, però, tutto cambia, e lo sviluppo della storia ci presenta il volto svogliato di Nizzi.

 

Dopo l'apparizione di Mefisto, vi è subito una plateale incongruenza: lo sceriffo e il suo vice si sono mostrati, sino a quel momento, giustamente scettici rispetto ai racconti del nostro ranger; di colpo, pur non avendo assistito all'apparizione del negromante, accolgono senza troppe domande le spiegazioni di Tex e si precipitano con lui alla Belle France.

 

Arrivati al locale, tutta l'impalcatura della sceneggiatura crolla rovinosamente.

 

Mefisto, mago così potente da tornare nel mondo dei vivi, scappa vigliaccamente e in preda al panico da Tex, senza cercare in alcun modo di colpirlo; poi, travestito da lebbroso, va incontro ai pards, ma solo per poter loro apparire in seguito vantandosi (in maniera piuttosto vanagloriosa) di averli beffati. Un po' poco per il personaggio che incarna la Nemesi di Tex.

 

Una lunga preparazione allo scontro finale, che però si risolve in un niente...

 

Ometto di dare un voto alla storia. Una valutazione negativa sarebbe offensiva per il disegnatore. Un voto positivo non sarebbe giustificato, posto che la storia è rimasta a metà.

 

 

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Non so se è stata sollevata la questione negli scorsi anni circa l'altro ritorno di Mefisto, pubblicato su ubc. Mi ricordo che lo lessi nella primavera 2005, per poi ricordarmene l'altro giorno, grazie a una serie di eventi. In questa vicenda ci sono elementi che possono suscitare qualche stupore come la presenza di forze di origine non terrestre e lo stregone Xogla. Tuttavia anche dopo una seconda rilettura la storia non mi ha pienamente convinto. Voi cosa ne pensate? 

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Lo ricordo bene... ma la cosa più inquietante di quel soggetto alternativo non era la storia, bensì l'autore, che qualche anno dopo si rese protagonista di un tragico fatto di cronaca.

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<span style="color:red;">8 minuti fa</span>, virgin dice:

Lo ricordo bene... ma la cosa più inquietante di quel soggetto alternativo non era la storia, bensì l'autore, che qualche anno dopo si rese protagonista di un tragico fatto di cronaca.

Cioè? 

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