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TWF - Tex Willer Forum

[530/533] Athabasca Lake


ymalpas
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L'ultima prova di Fusco è l'almanacco "La banda dei Messicani", quello con Kit Willer che continua a dormire, mangiare e fare domande idiote... perciò sì, indubbiamente meglio ricordarlo con questa storia, tutt'altro che eccezionale, ma almeno decente.

Tra l'altro io trovo che Fusco abbia avuto un calo decisamente poco visibile a causa della sua vecchiaia: "La banda dei Messicani" era ancora disegnata molto bene, così come questa lunghissima "Athabasca Lake".

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A essere sinceri, la storia dell'almanacco non la conosco, grazie per la dritta @virgin. Ammetto che la collana Almanacchi è stata la prima a cadere sotto la falce del "mancato acquisto in edicola": presi solo pochi numeri. In quanto al poco marcato calo stilistico di Fusco, sono perfettamente d'accordo; fino alle ultime tavole si è sempre mostrato ad eccellenti livelli. 

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<span style="color:red;">3 ore fa</span>, virgin dice:

L'ultima prova di Fusco è l'almanacco "La banda dei Messicani", quello con Kit Willer che continua a dormire, mangiare e fare domande idiote... perciò sì, indubbiamente meglio ricordarlo con questa storia, tutt'altro che eccezionale, ma almeno decente.

Tra l'altro io trovo che Fusco abbia avuto un calo decisamente poco visibile a causa della sua vecchiaia: "La banda dei Messicani" era ancora disegnata molto bene, così come questa lunghissima "Athabasca Lake".

 

<span style="color:red;">55 minuti fa</span>, Condor senza meta dice:

 @virginIn quanto al poco marcato calo stilistico di Fusco, sono perfettamente d'accordo; fino alle ultime tavole si è sempre mostrato ad eccellenti livelli. 

Sono perfettamente d'accordo con entrambi. Fusco un grande artista.

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A me invece non e' mai piacuto, sopratutto nelle prime storie, e se alcune non mi sono piacute e' stato proprio a causa dei disegni. Non so cosa avrei dato  perche  fossero state disegnate da Ticci. (Tutta questione di gusti) Solo dopo  il numero 400 i suoi disegni hanno cominciato a piacermi i. po di piu.🙌

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Da ragazzino nemmeno a me piaceva molto, o meglio, preferivo di gran lunga il tratto di altri disegnatori, forse per via anche di quella tendenza al "grottesco" con cui spesso tratteggiava i suoi personaggi o la stazza sproporzionata di alcune anatomie. Pian piano crescendo ho rivalutato alla grande il suo stile caldo, dinamico e personalissimo, e rimpiango molto le sue mitiche ambientazioni nordiche o le fattezze inimitabili con cui rappresentava i brutti ceffi. Non so come spiegarlo, sfogliando gli albi con i suoi disegni sentivo aria di casa, una presenza confortevole per il lettore. 

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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Piombo Caldo dice:

A me invece non e' mai piacuto, sopratutto nelle prime storie, e se alcune non mi sono piacute e' stato proprio a causa dei disegni. Non so cosa avrei dato  perche  fossero state disegnate da Ticci. (Tutta questione di gusti) Solo dopo  il numero 400 i suoi disegni hanno cominciato a piacermi i. po di piu.🙌

A me l'esatto contrario. Il primo albo di Fusco che ho letto era "Caccia all'uomo" e per quanto la storia fosse "strana" (poi ho

saputo chi l'aveva scritta) la figura dinamica di quel nuovo Tex non mi dispiaceva. Poi è iniziata una metamorfosi che mi

è sempre stata più che indigesta. Ma gli riconosco un'ottima resa dei paesaggi.

Ho intravisto un pochino di Fusco nell'ultima storia di Prisco, soprattutto in qualche vignetta raffigurante gli evasi.

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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Condor senza meta dice:

Da ragazzino nemmeno a me piaceva molto, o meglio, preferivo di gran lunga il tratto di altri disegnatori, forse per via anche di quella tendenza al "grottesco" con cui spesso tratteggiava i suoi personaggi o la stazza sproporzionata di alcune anatomie. Pian piano crescendo ho rivalutato alla grande il suo stile caldo, dinamico e personalissimo, e rimpiango molto le sue mitiche ambientazioni nordiche o le fattezze inimitabili con cui rappresentava i brutti ceffi. Non so come spiegarlo, sfogliando gli albi con i suoi disegni sentivo aria di casa, una presenza confortevole per il lettore. 

 

Esatto, non saprei dirlo meglio di te, Condor. I disegni di Fusco sono... epici. Epica la stazza di Tex, un armadio a quattro ante che fa volare in aria i nemici a sganassoni, epica la sua grinta e quella di tutti gli altri pards, epiche le ambientazioni, che siano deserti o foreste del Nord. Semplicemente meravigliosi. Tutte le volte che sfoglio un albo di Fusco, subito la mia mente viaggia nell'avventura.

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  • 1 mese dopo...
On 7/4/2020 at 21:32, Condor senza meta dice:

Può darsi che l’episodio fiume ambientato nelle amate lande canadesi, sia davvero il “canto del cigno” di Nizzi sulla saga. Da lì al suo primo congedo, storie di pari livello non ne compose più e del suo recente ritorno, ancora è troppo prematuro prevedere se il vecchio sceneggiatore potrà nuovamente avvicinarsi a una tale cifra qualitativa. Di certo “Athabasca Lake” non tiene il confronto con “Le rapide del Red River” uno dei fiori all’occhiello nel curriculum dell’autore, ma rimane comunque una più che discreta prova, concepita peraltro in un momento molto difficile dal punto di vista prettamente artistico. Dopo tanti anni fu pubblicata una vera maratona narrativa su quattro albi, ma l’ottimo soggetto e una degna sceneggiatura (non esente da lievi pecche, ma in fondo veniali) garantirono una piacevole lettura. Molto bello l’incipit, con l’ingiusta degradazione di Jim Brandon per un presunto tradimento, inventato ad hoc per toglierlo di mezzo e non intralciare una congiura di alto rango. L’arrivo dei nostri in Canada, sarà costellato da un agguato dietro l’alto; scene piacevoli ma che sanno un po’ di revival con situazioni simili del passato. Pian piano che si macinano le numerose tavole, la storia entra nel vivo, con il congiungersi di Tex e pards con Jim e “l’odissea canadese” per laghi e fiumi necessaria per l’arrivo a Ottawa, meta in cui poter smascherare i pezzi grossi alle redini della congiura e dimostrare l’innocenza del colonnello. Molto avvincente il trucchetto dell’equipaggio adottato sul lago e l’elusione dei controlli grazie al doppiofondo della barca dell’amico di Larouche. Proprio il predone fluviale convertito, rappresenta un bel personaggio, molto simpatico e funzionale nell’economia della storia. E’ vero che salta troppo presto la barricata per soldi, ma alla fine si rivela prezioso grazie ai suoi consigli e la folta schiera di amici (forse anche troppi!) che nei momenti cardine del piano aiutano moltissimo i nostri. Di contraltare alcuni avversari non vengono sfruttati e caratterizzati come si deve (vedi Larkin, attivissimo nel primo albo e poi ridotto a un fardello da trasportare su e giù per la regione) e anche Grossjean si riduce a una comparsa. Tex, Carson e Jim agiscono bene, un po’ defilati ma utili Kit e Tiger, il navajo per proferire la prima parola bisogna attendere quasi 70 pagine all’inizio. Il finale meritava più spazio e appare alquanto veloce, ma tutto sommato non inficia la prova. Ho solo trovato la soffiata del sergente Ross un po’ forzata per rivitalizzare la trama nella fase finale: che l’individuo per soldi spifferi ai villain i piani dei nostri è plausibile, ma che Tex e soci lo lascino libero di farlo dopo averglieli fatti conoscere è un’ingenuità colossale. I disegni di Fusco, giunto, mi pare, alla sua ultima prova sulla saga prima del pensionamento, si mantengono efficaci e confermano la sua grande dimestichezza negli scenari nordici della serie. Ovviamente il fisiologico calo grafico è palese ma l’esito finale è comunque di degna fattura, e conferma il grande professionismo dell’indimenticato artista ligure. Il mio voto finale è 8

 

Quoto tutto. Oggi, dopo essermi fatto il bagno stamattina nelle Rapide del Red River, ho voluto fare, già che ero da queste parti, una gita lacustre sull'Athabaska Lake. Ciò che mi ha più impressionato è che questa lunga storia (ben 4 albi!) venga poco dopo I Fratelli Donegan: cioè dopo un picco così basso Nizzi poté riscattarsi con un'avventura delle sue. Non c'è da esagerare: questa è soprattutto una storia di mestiere, con poca ispirazione, ma mestiere ce n'è talmente tanto da doversi proprio togliere il cappello in segno di omaggio. C'è poco da fare: nel grande Nord, Nizzi si è sempre divertito e di conseguenza ha fatto divertire noi lettori. Penso che continuerò con altre storie nordiche, anche se le conosco e le ricordo tutte piuttosto bene. Per me, Nizzi ha dato un robusto contributo nel proporre questo tipo di storie, anche se alla fine è toccato a Boselli scrivere quella che io reputo la migliore tra esse, con I Territori del Nordovest, che personalmente preferisco anche a Sulle piste del Nord. Curiosamente, secondo me Boselli ha scritto anche la più brutta di esse, sono indeciso per la verità tra Winnipeg e Alaska, quasi che volesse racchiudere, con i due estremi, il meglio e il peggio di un contenitore gravido di suggestioni qual è quello del grande Nord nella saga texiana.

 

Boselli per me ha sbagliato pochissimi colpi nella sua lunga carriera, e tutti noi texiani dobbiamo essergli grati, tra le tante altre cose, per quell'autentico gioiello rappresentato dal suo primo maxi con grandi protagonisti Jim Brandon e Red Duck, ma poi il Nord non gli ha portato troppa fortuna, mentre Nizzi, a queste latitudini, anche nei momenti più bui ha sempre mantenuto un rendimento più che sufficiente, come conferma anche la storia attualmente in edicola La Rupe del Diavolo.

Modificato da Leo
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<span style="color:red;">56 minuti fa</span>, Leo dice:

Ciò che mi ha più impressionato è che questa lunga storia (ben 4 albi!) venga poco dopo I Fratelli Donegan: cioè dopo un picco così basso Nizzi poté riscattarsi con un'avventura delle sue. Non c'è da esagerare: questa è soprattutto una storia di mestiere, con poca ispirazione, ma mestiere ce n'è talmente tanto da doversi proprio togliere il cappello in segno di omaggio. C'è poco da fare: nel grande Nord, Nizzi si è sempre divertito e di conseguenza ha fatto divertire noi lettori.

Infatti, rileggendo gli albi di quel periodo ho notato anch'io la strana altalena qualitativa di Nizzi. La crisi artistica era latente e palese, con esiti a volte al limite del pubblicabile, ma in qualche caso tirava fuori un insospettabile colpo di coda con rari episodi decenti. Proprio ieri, in un mio recente commento, ho ipotizzato come possibile spiegazione di questo strano aspetto, che alcuni spunti di soggetto permettessero all'autore di ritrovare quel barlume di "divertimento creativo" smarrito da tempo. Pochi sprazzi di luce nelle tenebre di una pesante involuzione creativa. Chiudo, quotando in pieno il tuo giudizio su "I territori del Nordovest", poichè la reputo da sempre un lucente gioiellino boselliano.

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Storia che rimane a mio modesto parere una pietra miliare delle avventure nel Grande Nord di Tex.

Ci sono sicuramente dei piccoli errori, dovuti in larga misura alla lunghezza della storia.ma la bravura di Nizzi sta sicuramente nel gestire la trama con maestria,espandendola a paesaggi cittadini, rurali, lacustri...e poi, vogliamo mettere l avventurosa attraversata della baia di Hudson, con i guardacoste beffati?un trama fatta di tradimenti, sparatorie,colpi di scena e riabilitazione finale di Jim di fronte a un reggimento di Mounties schierato sulla piazza d'Armi!!!

Nizzi è molto bravo a gestire trame con a base congiure militari/politiche,sa il fatto suo e difficilmente prende cantonate a queste latitudini...

Se si nota, molte trame di Nizzi ambientate nel grande Nord hanno tra i protagonisti un marinaio farabutto al servizio di Tex.l avventura di Barbanera che di snoda fino in Canada,Tanakis in "le rapide del Red River" e Larouffe in questo episodio...Larouffe è un brigante che alla fine si rassegna alla perdita della sua ciurma per mettersi al servizio di Tex dietro pagamento.mano a mano viene conquistato anche dal carisma del Nostro,diventando un ingranaggio fondamentale della storia e il "grimaldello"con cui in almeno due occasioni i Nostri riescono a smantellare le trappole e a beffare i propri inseguitori.Fa un po' impressione vedere che Tex si scontra contro  praticamente tutte le forze dell'ordine canadesi (guardie carcerarie,guardiacoste, poliziotti) eccetto i Mounties! Nizzi tiene la Mounted Police in una sorta di "limbo",fatto sta che le Giubbe Rosse si vedono solo a inizio e fine storia.dalla polvere in cui viene gettato Jim all' altare della sua apoteosi.

 

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<span style="color:red;">24 minuti fa</span>, Condor senza meta dice:

Proprio ieri, in un mio recente commento, ho ipotizzato come possibile spiegazione di questo strano aspetto, che alcuni spunti di soggetto permettessero all'autore di ritrovare quel barlume di "divertimento creativo" smarrito da tempo.

 

La penso come te: qui ha voluto andare sul sicuro. Visto che sto mostrando la corda - si sarà detto, perché ne era assolutamente consapevole - fammi tornare tra i laghi e le foreste canadesi, che lì mi muovo come fossi a casa mia.

 

<span style="color:red;">10 minuti fa</span>, Barbanera dice:

Ci sono sicuramente dei piccoli errori, dovuti in larga misura alla lunghezza della storia.ma la bravura di Nizzi sta sicuramente nel gestire la trama con maestria,espandendola a paesaggi cittadini, rurali, lacustri...e poi, vogliamo mettere l avventurosa attraversata della baia di Hudson, con i guardacoste beffati?un trama fatta di tradimenti, sparatorie,colpi di scena e riabilitazione finale di Jim di fronte a un reggimento di Mounties schierato sulla piazza d'Armi!!!

Nizzi è molto bravo a gestire trame con a base congiure militari/politiche,sa il fatto suo e difficilmente prende cantonate a queste latitudini...

Se si nota, molte trame di Nizzi ambientate nel grande Nord hanno tra i protagonisti un marinaio farabutto al servizio di Tex.l avventura di Barbanera che di snoda fino in Canada,Tanakis in "le rapide del Red River" e Larouffe in questo episodio...Larouffe è un brigante che alla fine si rassegna alla perdita della sua ciurma per mettersi al servizio di Tex dietro pagamento.mano a mano viene conquistato anche dal carisma del Nostro,diventando un ingranaggio fondamentale della storia e il "grimaldello"con cui in almeno due occasioni i Nostri riescono a smantellare le trappole e a beffare i propri inseguitori.

 

Nizzi in questo tipo di storie è imbattibile. Quando ci sono di mezzo politicanti e militari si diverte un mondo.

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  • Collaboratori
19 ore fa, Leo dice:

La penso come te: qui ha voluto andare sul sicuro. Visto che sto mostrando la corda - si sarà detto, perché ne era assolutamente consapevole - fammi tornare tra i laghi e le foreste canadesi, che lì mi muovo come fossi a casa mia.

 

Assolutamente no, la tua conclusione è IMO errata.

 

Nizzi ha scritto questa storia per Fusco nei primi mesi del 2001(inverno), poco mesi prima di "Guerra nel deserto" (per Repetto) e "Uomini in fuga" (il n. 500 per Ticci). Dopo l'estate ha poi iniziato a sceneggiare "Il lungo viaggio" per Ortiz.

 

Ovvero siamo nella fase di poco precedente al "disastro", le cui avvisaglie è pur vero iniziano a farsi timidamente sentire già nell'anno 2000.

 

L'unica storia scritta male, "La foresta dell'Oregon", che è scritta nell'autunno del 2000 per Venturi, ha un buon primo albo e un secondo albo che con un finale diverso sarebbe stato più accettabile, sappiamo che è la redazione che glielo fece cambiare, resta comunque una storia brutta. L'altra storia di quell'anno  che fa discutere è il texone di Seijas che non è male, soffre soprattutto nella prima parte dei "cinturoni slacciati davanti a uno sceriffo da quattro soldi). Ci sono poi gli interventi censorei del Sergione che la penalizzano parecchio.

 

Perciò il principio dello sfacelo possiamo farlo risalire veramente solo agli anni 2002 e 2003, dove accanto a storie che già "mostrano la coda" , ma restano ancora dignitose, come "Kiowas" o "Puerta del Diablo, Nizzi inizia a  produrre anche  storie da brividi, come "I fratelli Donegan" o "Fratello bianco".

 

Se nel 2004 (nell'ordine Canyon Dorado, Soldi sporchi, Il veleno del cobra, Il villaggio assediato, Mescalero station, Dieci anni dopo) le storie sono mediocri ma senza evidenti scivolate, il peggio si ha  con le storie che inizia a sceneggiare dall'anno 2005. Qui mostra veramente la corda.

 

  • +1 1
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Ovviamente non ero a conoscenza della cronologia della redazione delle storie e anzi faresti opera meritoria se la pubblicassi sul forum. Tuttavia, mi piace pensare che Nizzi, non nello sfacelo ma magari un po' in difficoltà, abbia pensato al Grande Nord vedendolo come un suo personale porto sicuro, un approdo a cui aggrapparsi per sfornare, dopo anni di storie così e cosi, qualcosa di nuovamente ambizioso.

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<span style="color:red;">48 minuti fa</span>, Leo dice:

Ovviamente non ero a conoscenza della cronologia della redazione delle storie e anzi faresti opera meritoria se la pubblicassi sul forum. Tuttavia, mi piace pensare che Nizzi, non nello sfacelo ma magari un po' in difficoltà, abbia pensato al Grande Nord vedendolo come un suo personale porto sicuro, un approdo a cui aggrapparsi per sfornare, dopo anni di storie così e cosi, qualcosa di nuovamente ambizioso.

Leo, la penso esattamente come te.

  • Grazie (+1) 2
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  • 4 mesi dopo...
On 13/12/2018 at 13:03, Mister P dice:

L'ultima storia lunga di Nizzi degna della sufficienza (l'ultima in assoluto è Mescalero Station nell'Almanacco del 2006). Pregna di magagne quanto volete, ma la lunghezza dell'episodio permette di sviluppare la trama in maniera consona e di mostrare qua e là gli alcuni degli ultimi sprazzi di mestiere dell'autore di Fiumalbo. Bello il secondo albo coi pirati del fiume, forse il migliore dell'intera storia.

Fusco cominciava a mostrare la corda, ma rimaneva una sicurezzaa.

 

TESTI: 6

DISEGNI: 6,5

Concordo con te. L'unica cosa che cambierei sono i voti. Nizzi 7 e Fusco 7.5

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  • 2 anni dopo...

Continua la mia lettura de novo o rilettura in alcuni casi di tutte le storie di  Nizzi in mio possesso.

Se fino ad oggi il bilancio era abbastanza negativo e non ho lesinato critiche anche aspre a diverse sue storie (ma non a tutte), qui devo dire di essere rimasto piacevolmente colpito dalla storia. 

Non una storia epocale, l'impressione è che manchi qualcosa, ma una storia davvero eccellente, perché gli ingredienti ci sono e sono di qualità:

-Il quartetto e Gross Jean, lavorano bene.

-Carson non è una macchietta, fa da spalla e fa risaltare Tex nelle decisioni, ma il modo in cui ciò avviene non è fastidioso e il vecchio pard non viene fatto passare per un povero scemo.

-Jim Brandon ha un ovviamente un discreto ruolo e spazio. La storia non è soltanto su di lui, ma con lui.

-La storia è di ampio respiro, una lunga traversata, storie così mi piacciono per natura

-Dialoghi asciutti, mai noiosi, scambi e battute sempre ben dosati. 

-Bistecche e patatine tenute a freno e l'aspetto abbuffate gestito in modo ottimale

- Non mi risultano piccionate o comportamenti completamente fuori di logica. Forse i pards commettono degli errori comprensibili, ma quello poteva avvenire anche con GLB. Tex non è infallibile, ma non è un idiota neanche per un secondo.

-Trama e soggetto sicuramente ben riusciti e pensati

-Espedienti narrativi non banali (la scena dello scambio di navi è per me scritta in modo magistrale). Una goduria leggerla.

-Il tutto condito da bei disegni ed un'ambientazione sicuramente tra le più amate e suggestive (il Nord).

 

Ci sono poi tanti personaggi secondari e quasi comprimari. Forse i cattivi sembrano un po' sfocati e in una storia di 4 albi qualcosa in più su di loro lo si poteva vedere. 

Infatti, tra le altre cose, il finale è un po' frettoloso. Avrei voluto vedere nel finale il maggiore Fielding al cospetto di Jim Brandon, essendo questi forse il peggior traditore della storia. Ma così è andata, forse era giusto che il finale fosse solo di Jim Brandon.

 

Larouche personaggio top della storia, mi chiedo se sia mai stato fatto tornare su Tex e se si dove.

 

Dando dei voti:

Soggetto 7.5

Sceneggiatura 8.5

Disegni: 8

 

Villa alle copertine fa un ottimo lavoro, come sempre. Quella dell'albo i predoni del fiume per me la più suggestiva

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  • 11 mesi dopo...

Letta questa lunga storia di Nizzi e mi è piaciuta molto.

 

Trama ben strutturata; tanta azione, ambientazione affascinante e disegni ad hoc.

 

Tanti dei nostri personaggi favoriti in scena; un ottimo comprimario come Larouche; dei cattivi potenti e tante insidie da fronteggiare.

 

Bella la parte in cui i nostri devono arrivare alla prigione e si salvano più volte da vari attentati; come pure la fuga in battello per raggiungere Ottawa nel finale.

 

Unica pecca proprio la parte finale della storia che è un pò troppo accelerata diciamo.

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