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TWF - Tex Willer Forum

[203/207] I Ribelli Del Canada


ymalpas
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Non sono d' accordo.:) Per me il personaggio  una sua coerenza  narrativa la mantiene. Non mi sembra che venga  mai mostrato del tutto cattivo. Il motivo sarebbe il massacro al forte? Cosa c'e  di strano se cerca di uccidere i suoi nemici in una guerra, tra l' altro con un tranello molto probabilmente non di sua iniziativa?

Non mi sembra che questo lo renda all' improvviso  negativo.

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E' un massacro efferato di cui lui è co-autore, per nulla in linea con il suo improvviso rigurgito di coscienza successivo. Non la rileggo da tanti anni, proprio per l'odiosità del personaggio di Donovan. Magari, ad una seconda lettura, potrei rivedere il mio giudizio ma non credo. Ne ho talmente un cattivo ricordo che non sono per nulla spinto a riprendere gli albi in mano. Quando succederà, ti farò sapere...

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51 minuti fa, Leo dice:

(l'unico errore in questo senso di Boselli è quello del Tenente Parkman alla sua seconda apparizione), sennò è un personaggio sprecato. Come per me lo è Donovan.

Su Parkman sono stra d accordo, idem su Donovan... Donovan è un traditore, un sognatore e un' idiota...fa scappare con gusto dagli Uroni le giubbe Rosse di Fort Brooks!!! 

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<span style="color:red;">5 minuti fa</span>, Barbanera dice:

.fa scappare con gusto dagli Uroni le giubbe Rosse di Fort Brooks!!! 

E chi ha detto che lo fa con piacere?

 

<span style="color:red;">11 minuti fa</span>, Leo dice:

E' un massacro efferato di cui lui è co-autore, per nulla in linea con il suo improvviso rigurgito di coscienza successivo.

Premesso che, cone già  detto, non è  detto che lo faccia  volentieri, il rigurgito di coscienza  sarebbe quello di liberare Brandon e Tex? Secondo me non lo avrebbe fatto se al posto di Brandon ci fosse stata qualsiasi altra Giubba Rossa.

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On 28/4/2012 at 00:44, Leo dice:

Ma la figura per me meno riuscita è proprio quella del sergente Donovan: "la regina Vittoria non può chiedermi di puntare le armi contro la mia stessa gente", dice. D'accordo, sacrosanto, condivisibile. Peccato che non abbia alcuna remora a puntarle contro i suoi ex colleghi, macchiandosi di un atroce massacro!Il suo orrore per i mounties torturati è sincero. Peccato che poi consenta che anche Brandon e Tex vengano torturati. Una cosa è essere un personaggio contraddittorio, complesso, sfaccettato, una cosa è essere completamente "dissociato" come è questo Donovan: i suoi comportamenti sono troppo incoerenti, è un caso patologico di sdoppiamento della personalit?. Uno che ha servito tanti anni, e con orgoglio, a suo dire, nella polizia di sua Maest? Britannica poi non può associare il proprio nome alle imprese di un Big Bear e degli altri che addirittura sono entusiasti quando gli indiani scalpano dei mounties. Certi gesti dovrebbero essere intollerabili, per un rivoluzionario idealista, e se lui li tollera evidentemente è solo una canaglia. Salvo riscattarsi nel finale: che artificio!

 

Mi auto-quoto per ricordarmi perché non rileggerò più questa storia :D 

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Mah, visto che su 31 voti nel sondaggio in alto sulla storia ben 26 la giudicano da 8 o più e 9 addirittura danno un voto di 10 vuol dire che tanto scarsa questa storia dopotutto non è.

  • +1 1
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<span style="color:red;">5 ore fa</span>, gilas2 dice:

Mah, visto che su 31 voti nel sondaggio in alto sulla storia ben 26 la giudicano da 8 o più e 9 addirittura danno un voto di 10 vuol dire che tanto scarsa questa storia dopotutto non è.

 

Dipende sempre secondo me dal modo di leggere. Se si ritiene il fumetto una lettura d'evasione, il cui scopo principale è intrattenere, allora I ribelli del Canada può essere una lettura piacevole: il grande Nord, Gros-Jean, Tex in estrema difficoltà, un personaggio indecifrabile come Donovan, la rivolta, il capo dei ribelli che sembra un hippie degli anni 60, ecc.ecc. 

Io da Tex cerco un intrattenimento che in qualche modo mi lasci anche qualcosa. Un personaggio di spessore e credibile me lo porto dietro per tutta la vita, non solo per il tempo (limitato) della lettura. Un Ray Clemmons, un John Walcott, uno Shane, entrano nel mio personale Pantheon di emozioni, diventando quasi persone a cui, alle volte, penso emozionandomi nuovamente. Quando commento con mio padre, o con voi, provo quasi una fierezza personale a parlare di Colorado Belle, o del Colonnello Watson. Li sento miei. Mi hanno dato qualcosa,  e per me anche quel qualcosa è importante. 

Ebbene, lo schizofrenico, non credibile, sballato Donovan non solo non può darmi tutto questo (è un personaggio costruito davvero male), ma anzi da lui mi sento defraudato. Defraudato del tempo occorso per stargli dietro, per leggere una storia senza capo né coda, defraudato del tempo che ci ho messo per detestarne la totale mancanza di senso. È lo stesso sentimento provato per Il ragazzo rapito di Faraci o per Cuore Apache di Ruju: se di fronte non ho buoni.personaggi, ma solo sciocche marionette occorrenti per fare andare avanti la storia, mi sento preso in giro. Una lettura del genere, lungi dall'intrattenermi, mi indispettisce. 

Ritornando all'inizio del mio post, dipende tutto dal modo di leggere e da cosa ci si aspetta da un fumetto. Io mi aspetto di non essere preso in giro. Mi aspetto un minimo di credibilità e di verosimiglianza. Un minimo sindacale. 

 

Se non volete fidarvi di me, fidatevi di Glb, che l'ha definita una porcata. Non è un caso, credo 

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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Leo dice:

 

Dipende sempre secondo me dal modo di leggere. Se si ritiene il fumetto una lettura d'evasione, il cui scopo principale è intrattenere, allora I ribelli del Canada può essere una lettura piacevole: il grande Nord, Gros-Jean, Tex in estrema difficoltà, un personaggio indecifrabile come Donovan, la rivolta, il capo dei ribelli che sembra un hippie degli anni 60, ecc.ecc. 

Io da Tex cerco un intrattenimento che in qualche modo mi lasci anche qualcosa. Un personaggio di spessore e credibile me lo porto dietro per tutta la vita, non solo per il tempo (limitato) della lettura. Un Ray Clemmons, un John Walcott, uno Shane, entrano nel mio personale Pantheon di emozioni, diventando quasi persone a cui, alle volte, penso emozionandomi nuovamente. Quando commento con mio padre, o con voi, provo quasi una fierezza personale a parlare di Colorado Belle, o del Colonnello Watson. Li sento miei. Mi hanno dato qualcosa,  e per me anche quel qualcosa è importante. 

Ebbene, lo schizofrenico, non credibile, sballato Donovan non solo non può darmi tutto questo (è un personaggio costruito davvero male), ma anzi da lui mi sento defraudato. Defraudato del tempo occorso per stargli dietro, per leggere una storia senza capo né coda, defraudato del tempo che ci ho messo per detestarne la totale mancanza di senso. È lo stesso sentimento provato per Il ragazzo rapito di Faraci o per Cuore Apache di Ruju: se di fronte non ho buoni.personaggi, ma solo sciocche marionette occorrenti per fare andare avanti la storia, mi sento preso in giro. Una lettura del genere, lungi dall'intrattenermi, mi indispettisce. 

Ritornando all'inizio del mio post, dipende tutto dal modo di leggere e da cosa ci si aspetta da un fumetto. Io mi aspetto di non essere preso in giro. Mi aspetto un minimo di credibilità e di verosimiglianza. Un minimo sindacale. 

 

Se non volete fidarvi di me, fidatevi di Glb, che l'ha definita una porcata. Non è un caso, credo 

 

Una porcata che a tanti lettori di Tex piace, però, e parecchio pure.

Questo è un fatto.

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4 minuti fa, gilas2 dice:

 

Una porcata che a tanti lettori di Tex piace, però, e parecchio pure.

Questo è un fatto.

 

Certo che è un fatto. Ribadisco: dipende dal modo di leggere un fumetto. Se lo leggi con l'occhio tecnico di un Glb, o con l'occhio non tecnico ma esigente di un lettore con le mie stesse aspettative, forse ti pare una porcata. Se lo leggi per puro divertimento (come è legittimo che si legga un fumetto, intendiamoci), la storia ti può pure piacere. Dipende da che tipo di lettore sei. Sarebbe bello conoscere il parere di @bordenBorden bordenBordenn al riguardo: magari può smentirmi. Quale "occhio tecnico" migliore del suo? 

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Storia sbagliata. Tex legato a un palo per quasi un albo intero, non risolutore, alla mercé dei cattivi. Se poi non vi  piacciono i miei cattivi a metà, beccatevi quelli di Sergio! :lol:  Non ho mai trovato la forza di rileggerla.

 

Cheyenne Club, invece, ottima.

Modificato da borden
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Beh, Leo, consentimi di dire che GLB non era certo infallibile e che la sua opinione non è la mia che considero questa tra le migliori storie di Tex ed è tra le storie che rileggo spesso e volentieri.

Non è una porcata sia dal punto di vista tecnico che da quello del comune lettore che cerca divertimento e svago

Anzi, dal punto di vista tecnico è una sceneggiatura impeccabile che andrebbe studiata visto come riesce a costruire un albo interessante pur vedendo il protagonista legato per quasi tutte le 110 pagine che lo costituiscono (spiacente Mauro, stavolta non siamo d'accordo :laugh:)

Presenta bei personaggi ottimamente caratterizzati come capita sempre a Nolitta e sempre com'è nello stile di Nolitta ricchi di sfumature, compreso il tanto da te detestato Donovan il cui travaglio interiore e la fine sono, al contrario, attentamente preparate dall'autore. Donovan ha fatto una scelta che gli permette di accettare molte cose in nome della causa, cosa decisamente normale in molti rivoluzionar idealisti, ma c'è un limite a quanto può sopportare e quando Roger Goudret lo supera gli si rivolta contro.

La cosa interessante da notare è che lo spunto di partenza di questa storia è lo stesso de "Il tranello" ovvero la rivolta dei Metis del Saskatchewan del 1885 ma qui sia pure con i nomi cambiati e molte licenze sui fatti è forse più aderente alla realtà storica.

Louis Goudret è ispirato a Louis Riel, leader della rivolta, figura controversa, considerato quasi un profeta e comunque un eroe ed patriota dai suoi seguaci ed ancor oggi dalla comunità Metis ed un pericoloso sovversivo e rivoltoso dalle autorità canadesi tanto che fu fucilato. In tempi recenti la sua figura è stata rivalutata.

Altra cosa da notare è che contemporanea all'insurrezione di Riel vi  fu quella, del tutto indipendente, dei Cree guidati dal capo Big Bear a cui indubbiamente Nolitta si è ispirato per il soprannome del vero cattivo della storia.

Nota negativa: Nolitta sembra confondere i militari con la Polizia a Cavallo ma pur avendo entrambi la giubba rossa sono due cose distinte.

 

 

  • +1 1
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<span style="color:red;">11 minuti fa</span>, Carlo Monni dice:

Beh, Leo, consentimi di dire che GLB non era certo infallibile e che la sua opinione non è la mia che considero questa tra le migliori storie di Tex ed è tra le storie che rileggo spesso e volentieri.

Non è una porcata sia dal punto di vista tecnico che da quello del comune lettore che cerca divertimento e svago

Anzi, dal punto di vista tecnico è una sceneggiatura impeccabile che andrebbe studiata visto come riesce a costruire un albo interessante pur vedendo il protagonista legato per quasi tutte le 110 pagine che lo costituiscono (spiacente Mauro, stavolta non siamo d'accordo :laugh:)

Presenta bei personaggi ottimamente caratterizzati come capita sempre a Nolitta e sempre com'è nello stile di Nolitta ricchi di sfumature, compreso il tanto da te detestato Donovan il cui travaglio interiore e la fine sono, al contrario, attentamente preparate dall'autore. Donovan ha fatto una scelta che gli permette di accettare molte cose in nome della causa, cosa decisamente normale in molti rivoluzionar idealisti, ma c'è un limite a quanto può sopportare e quando Roger Goudret lo supera gli si rivolta contro.

 

 

 

Hallelujah :lol: che bello, finalmente qualcuno che  la pensa come me e che apprezza Donovan! Ormai credevo di essere strano.:D Anche io rileggo questa storia spessissimo  e la considero un capolavoro.

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<span style="color:red;">28 minuti fa</span>, borden dice:

Se poi non vi  piacciono i miei cattivi a metà, beccatevi quelli di Sergio! :lol:  Non ho mai trovato la forza di rileggerla.

 

Grazie per la risposta. Nemmeno io sono mai più riuscito a rileggerla, né credo che lo farò mai più.

 

<span style="color:red;">28 minuti fa</span>, borden dice:

Cheyenne Club, invece, ottima.

 

Per me, è il più grande capolavoro di Nolitta e una delle migliori storie della saga.

 

<span style="color:red;">12 minuti fa</span>, Carlo Monni dice:

Presenta bei personaggi ottimamente caratterizzati come capita sempre a Nolitta e sempre com'è nello stile di Nolitta ricchi di sfumature, compreso il tanto da te detestato Donovan il cui travaglio interiore e la fine sono, al contrario, attentamente preparate dall'autore.

 

I personaggi nolittiani mi piacciono, ma non Donovan. Come ho detto in un altro post, non è un personaggio grigio, ma un personaggio nero che poi diventa bianco per poi tornare nero per poi tornare bianco per poi... Donovan è la causa che, più di tutto, mi fa detestare questa storia. 

 

<span style="color:red;">15 minuti fa</span>, Carlo Monni dice:

Non è una porcata sia dal punto di vista tecnico che da quello del comune lettore che cerca divertimento e svago

 

Sul divertimento e lo svago mi sono pronunciato sopra: basta intendersi su cosa significhino per ciascuno di noi divertimento e svago. Per me ci sono entrambi solo quando ad essi si accompagna un quid in più. Altri hanno un modo di leggere diverso dal mio. Ma credo che una cosa è dire che la storia ti ha divertito, un'altra è dire che è valida. Per me non lo è. Anche se può svagare.

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A me ha divertito ed intrattenuto, quindi per me è valida eccome.

Come dicevo sopra, quel che mi è rimasto è il taglio 'cinematografico' dell'intera storia. Dei singoli personaggi me ne cale poco o nulla, e certo non mi metto a fare tante 'elucubrazioni' sul personaggio Donovan.

 

Non avere tante 'pretese' vuol dire anche farsi meno... 'dubbi' mentali ;) (e campare meglio)

  • Triste (0) 1
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Anche io sono tra coloro che hanno apprezzato molto questa storia, magari non particolarmente conforme ai classici canoni texiani (non a caso, Nolitta è sotto molti aspetti il meno texiano tra gli sceneggiatori di Tex), ma comunque sia una storia di tutto rispetto che ha il merito, almeno dal mio punto di vista, di manetenere costantemente elevate l'attenzione e le attese dei lettori che la leggono per la prima volta, e lascia poi la voglia di tornare ciclicamente a rileggerla di nuovo, come è successo a me più di una volta.

 

Senza dubbio il Tex che giostra in questa avventura canadese è decisamente meno spaccamontagne di come siano stati abituati a vederlo, spesso e volentieri arriva secondo dietro i nemici di turno, ma per come la vedo io ci sta che, di tanto in tanto, il nostro possa apparire un po' più "umano": come tale, infatti, nemmeno Tex può, anzi DEVE, essere infallibile. Se, viceversa, si desidera leggere SEMPRE avventure in cui Tex si sbarazza di nemici "canonici" (vale a dire semplici banditi, pistoleri ed indiani, diversissimi da Mefisti, Tigri Nere e Maestri) con la medesima semplicità con la quale sbatte le palpebre, forse tanto varrebbe buttarsi a leggere esclusivamente avventure di supereroi della Marvel (con tutto il rispetto, sia chiaro ;)).

Tex meno infallibile del solito, dunque, ma anche meno rigido del solito, vuoi ad inizio della storia quando fa il guascone nel saloon, vuoi nei suoi dialoghi con Jim Brandon: per i miei gusti, grasso che cola.

 

Altrettanto vero che non mancano sbavature o punti deboli nella sceneggiatura. In riferimento alle prime, l'assenza di chiarezza circa i tempi di recupero di Brandon dopo essere rimasto ferito (la storia inizia ad agosto, il medico impone a Brandon dieci giorni di riposo per riprendersi dalla ferita, il calendario riporta ottobre: la lacuna mi pare evidente), quanto ai punti deboli della sceneggiatura personalmente ho avuto l'impressione che Nolitta, se da un lato ha dipinto un Tex meno spaccamontagne del solito e lo si può arrivare ad accettare, dall'altro mi è sembrato voler accentuare sin troppo l'incapacità dei mounties nell'opporsi adeguatamente ad una ribellione condotta da trappers ed indiani, ossia gente certamente pratica del posto ed esperta nell'arte della guerriglia, ma dipinta da Nolitta come una sorta di Invincibile Armata al cospetto di un'accozzaglia di imbelli soldatini.

 

Ho trovato invece ben caratterizzati i personaggi principali. Notevole la contrapposizione tra l'antagonista idealista Roger Goudret, che nella sua lucida follia appare come mosso comunque da un ideale, ed il cugino Pierre, sanguinario malvivente per il quale evidentemente la rivolta messa in atto dagli ideali di Roger altro non è che un pretesto per dare sfogo a quella che sembra la sua naturale inclinazione alla delinquenza (per usare un eufemismo). Ricca di sfumature la figura del sergente Donovan, sì traditore ma a suo modo ancora contraddistinto da un barlume di onore e buonsenso, tale da indurlo in fin di vita a fornire un aiuto decisivo a Tex e Brandon. Suscita infine indubbia simpatia il buon Soublette, apparente pacioccone ma nei fatti quanto mai risoluto.

 

Tutto sommato, insomma, una buonissima storia, illustrata da un Fusco ancora lontano dai livelli di eccellenza raggiunti negli anni successivi, ma comunque autore di disegni di grande livello.

  • +1 2
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Nella realtà storica i Metis ed i Cree sconfissero le forze combinate dei Mounties e della Milizia Canadesi in cinque distinte battaglie.

I Mounties erano gente in gamba ma erano pochi ed erano una forza di Polizia non reparti militari anche se informalmente usavano per gli ufficiali i gradi dell'Esercito. Durante la ribellione furono affiancati dalla Milizia, nome che fino al 1940 aveva quello che è oggi l'Esercito canadese. Non vi fu intervento dell'esercito regolare britannico che all'epoca si era quasi completamente ritirato dal Nord America e molti dei miliziani all'epoca erano sostanzialmente privi di esperienza di combattimento di quel genere.

 

 

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All' ottima analisi di Carlo, aggiungo che  il Bef (British Empire Force),la forza di Pronto intervento dell impero britannico,la migliore forza militare al mondo per addestramento e capacità combattiva,era esiguo numericamente ed era per giunta sovra impegnato in Africa e Pakistan negli anni '80 del 1800...

Gli inglesi in Canada optarono per forze esigue e milizia.Noj solo per la scarsa importanza dello scacchiere canadese m anche per evitare che gli Usa avessero scuse per militarizzare il confine...

 

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In più giocava anche un ruolo la tradizione anglosassone di non avere un esercito permanente ma di mantenere solo un nucleo reclutato esclusivamente su base volontaria da integrare in caso di bisogno con una consistente riserva e solo in casi eccezionali con la leva.

Terminate le guerre l'esercito veniva semplicemente smobilitato.

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@Carlo Monni e @Barbanera vi ringrazio delle esaurienti e preziose spiegazioni, che indubbiamente contestualizzano ed illustrano meglio le sfumature di questa storia e le scelte di sceneggiatura ;)

Modificato da juanraza85
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<span style="color:red;">8 ore fa</span>, gilas2 dice:

Dei singoli personaggi me ne cale poco o nulla, e certo non mi metto a fare tante 'elucubrazioni' sul personaggio Donovan.

 

E' come dicevo io: dipende da come si leggono le storie. Per me i personaggi sono fondamentali.

 

<span style="color:red;">8 ore fa</span>, gilas2 dice:

Non avere tante 'pretese' vuol dire anche farsi meno... 'dubbi' mentali ;) (e campare meglio)

 

Qui ti devo nuovamente contraddire. Io non campo affatto male per così poco. Quando leggo Fuga da Anderville, o Colorado Belle, o Cheyenne Club, provo un appagamento senza eguali: sono davvero un bambino nel paese dei balocchi, la persona più entusiasta del mondo. Tanto sono entusiasta di un certo tipo di storie, tanto riesco a farmi stare indigesta una storia come I Ribelli del Canada: esigere e pretendere un certo tipo di trame, o una certa qualità da parte dello sceneggiatore, non è una sega mentale, ma fa parte del piacere di leggere. E se una lettura la ritengo una non buona lettura, per le tante ragioni esaminate sopra, non è una mia sega mentale, ma è una lettura che non mi piace. Si può leggere in maniera approssimativa o approfondita, senza troppe pretese o confidando nello sceneggiatore, in cerca di un'oretta di svago o in cerca di un appagamento più duraturo (qual è quello che mi danno Shane, Glenn Corbett, Andy, ecc.). Non si tratta di seghe mentali né di campare meglio o peggio, ma di come si è abituati a considerare la lettura. 

 

Diverso è il discorso di Carlo o di Juan Raza, che non si trincerano dietro la noncuranza per i personaggi (ma allora perché si legge, di grazia?) ma spiegano perché secondo loro quel personaggio è riuscito, nonostante le tante incoerenze. E' una risposta che mi piace di più, ma che contesto fortemente nel merito :D;) 

 

Le risposte poi che mi piacciono più di tutte sono quelle di GLB e di Borden, non proprio due novellini. Ma alla fine, se la storia Vi piace a prescindere da tutto, buon per Voi, che avrete un bel malloppone da rileggere quando lo vorrete. Io ne ho altri, e su queste trecento e passa pagine non posso contare...

  • +1 2
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<span style="color:red;">27 minuti fa</span>, Grande Tex dice:

Scusa, ma Andy chi? :huh:

 

Andy Wilson, co-protagonista di Mingo il Ribelle, quella sì una grande storia, tra l'altro proprio dell'accoppiata Nolitta-Fusco.

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