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TWF - Tex Willer Forum

[211/213] Tucson!


ymalpas
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  • Sceriffi

Storia che non riprendevo da tantissimo tempo e che avevo quasi dimenticato, se non fosse per l'aura mitica che evoca l'indimenticabile "ring" di Tucson.

Gran bella storia, molto riuscita soprattutto nella prima parte: nel primo albo ci troviamo di fronte a una classica storia "cittadina", ma chiaramente ambiziosa vista la portata dell'intrigo messo in piedi dai faccendieri del ring. Qui troviamo il Tex nel puro stile GLB, un vero ciclone, irruente e sopra le righe. Il ritmo cala un po' nei successivi albi, che diventano piuttosto verbosi (forse eccessivamente, anche per me che non sono uno che disdegna qualche parola in più nei fumetti), ma con continui cambi di scena e di ambiente: da una storia cittadina si trasforma in una classica avventura tra indiani e trafficanti, per poi spostarsi di nuovo fino a Washington, fino all'epilogo nella città morta. Ed entrano in gioco due pezzi da novanta come Cochise ed Ely Parker. Anche il finale è un gran classico di GLB, con la mano del destino che si abbatte sui principali antagonisti togliendo dalle mani di Tex la giusta punizione. Non siamo al livello dei grandi classici del centinaio d'oro, ma rimane una delle storie memorabili del terzo centinaio.

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Tex che ammazza per sbaglio il cattivo scagliandolo giù dalla finestra mentre lo pesta e poi con un fiammante sorriso giura allo sceriffo di non c'entrare niente: questa scena basterebbe per fare di "Tucson" una delle più grandi storie della saga anche se il resto delle 330 tavole fosse costituito da macchie di inchiostro spalmate a caso sul foglio. Figurarsi così! :D

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  • 6 mesi dopo...

Ottima storia della collaudata ditta GL Bonelli/Letteri (quest'ultimo ancora in grandissima forma), una delle migliori del terzo centinaio (200-300), una delle preferite di Boselli (come ha dichiarato).

Tre albi che descrivono meravigliosamente il “ring” di Tucson, l’associazione segreta che cercava di provocare incidenti per far sì che l’esercito cacciasse via gli Apaches, lasciando così la regione aperta alla speculazione terriera. Una vicenda che GL Bonelli narra nei minimi dettagli, ricostruendo ogni anello della catena criminale, dai trafficanti di armi e whisky ai notabili di Tucson (affaristi, proprietari di alberghi e saloon, giornalisti, ecc.), su su fino a portare i Nostri a Washington a smascherare le complicità politiche al Dipartimento degli Affari indiani (dove incontrano per la prima volta Ely Parker).

 

Un esempio perfetto di “realismo” bonelliano, con dialoghi molto curati, pieni di considerazioni a volte un po’ prolisse ma non gratuite, che hanno appunto lo scopo di descrivere ogni protagonista, anche secondario, e ogni aspetto della complessa vicenda.

 

Ottima storia ma non un capolavoro, secondo me. Per due motivi: il primo è che molte situazioni sono già state viste in altri albi famosi e, sebbene riprese abilmente da GL, sanno di non troppo originale (per es. i due pards che si introducono nottetempo nella casa del pezzo grosso e poi lo malmenano, scena ripresa da “Sulle piste del Nord” e “La notte degli assassini; oppure il finale coi due criminali uccisi, per ironia della sorte, dagli Apaches che volevano sobillare, ripresa da “I cacciatori di scalpi”, ecc.).

Il secondo motivo è che, per quanto molto bella, la storia non ha sequenze particolarmente memorabili. Gli scontri a fuoco in città o nella prateria, l’agguato alla stazione nel finale o altre scene d’azione non hanno guizzi particolari di originalità, sono tutte ben costruite, per carità, ma prive di momenti speciali che ti restano impressi. E infatti, anche nei commenti qui sopra, la maggior parte dei lettori dopo tanti anni ricorda soprattutto - oltre alla trama generale - la girandola di pestaggi nel primo albo.

 

Insomma, dopo 30 anni esatti da "Il totem misterioso" (“Tucson “ è del 1978), GL Bonelli ci regala soprattutto una storia che è un po’ una summa di Tex, un punto d'arrivo, una specie di riassunto - efficace e perfettamente narrato - del suo mondo, della sua filosofia di vita, del suo rapporto con gli indiani, del suo disprezzo per gli intrallazzatori di ogni tipo, del suo concetto di giustizia.

 

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  • 1 mese dopo...

Buonissima storia, che trasuda atmosfere western da qualsiasi angolazione, ma che a causa di qualche carenza non può reggere il paragone con altre avventure di Tex. Il punto di forza, va da sé, è la lotta che Tex ed i pards intraprendono contro il "ring" di Tucson, accozzaglia di delinquenti in guanti bianchi che, forti del potere dei loro dollari e dei loro appoggi politici, fomentano tensioni tra apaches e coloni al fine di accumulare altro denaro ed altro potere profittando di uno stato di emergenza che essi vorrebbero rendere pressoché perenne. Una lotta giusta e senza quartiere, quella di Tex e company, contraddistinta, come del resto nei canoni glbonelliani, da sparatorie, scazzottate e metodi di indagine assai sbrigativi, oltre a tante battute di spirito, spesso e volentieri a "danno" dello sceriffo Tom Rupert, qui alla prima apparizione ed ancora comprensibilmente poco avvezzo ai modi dei quattro pards.

 

La grande delusione della storia, tale da pregiudicarne a mio avviso una riuscita ancora migliore, risiede invece nella scarsa consistenza di fondo dei membri del ring e dei loro sgherri bianchi o apaches, evidentemente più che adeguati per spadroneggiare sui deboli, ma decisamente inadeguati per contrastare gente pronta a tutto e forgiata da battaglie ben più ardue come Tex, Carson, Kit e Tiger.

 

Scroscianti applausi, invece, per Letteri, in grado di forgiare disegni di grandissima qualità che esaltano ulteriormente la trama.

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  • 4 mesi dopo...

Sostanzialmente un capolavoro nel primo albo, cittadino. Meravigliosi i pestaggi e gli epiteti, GLBonelliani al 100 per 100. Una vera goduria. La storia, però, perde quota nei restanti due albi, rimanendo buona, ma acquistando troppa verbosità e perdendo divertimento. Comunque, come sempre, i terribili sicari sparano come coscritti. Ci vuol sempre una grande sospensione della credulità per accettare questo, ma è evidente che i nostri eroi non possano morire. Certo che una intera banda di feroci sicari che spara a un gruppo di 5 persone da posizione comoda e senza essere attesa e faccia solo qualche buco sul braccio, è da non credere.

Una curiosità: Tex che dà del Nerone a Tiger, dimostrando una notevole cultura storica e umanistica.

Buoni i disegni di Letteri, specie nella parte cittadina.

GLB 7:50

Letteri: 7:50

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  • 8 mesi dopo...

Il primo albo "Tucson!" sarebbe da prendere a modello per come rende al meglio la figura del nostro Ranger: duro, prepotente e arrogante quanto basta, ironico, senza mezzi termini. Contro di lui i loschi e infidi figuri travestiti da rispettabili cittadini componenti del "ring" hanno vita durissima; anzi, come nel caso dello sfortunato Borman, la perdono proprio, in uno dei pestaggi più memorabili che io ricordi.

E' un albo che si legge tutto d'un fiato, non annoia nemmeno per un secondo, e in più occasioni fa nascere pure un sorriso difronte alle battute e alle provocazioni di Tex.

Va detto però che, nei seguenti due albi, la storia perde ritmo e diventa anche un po' troppo verbosa.

Resta comunque episodio notevole, se non altro per la complessità della trama e i tanti personaggi e ambientazioni che la compongono.

A tal proposito magistrale il lavoro di Guglielmo Letteri, per come riesce a rappresentare magnificamente l'ambiente cittadino di Tucson, spostandosi poi nei polverosi deserti, nella grande e tentacolare città di Washington (futuro teatro di altre memorabili storie) e infine nella tetra e spettrale ghost town.

Esemplare la rappresentazione di Ely Parker, vestito come un "politico bianco" ma con i tratti di un indiano fiero e dignitoso.

Un connubio autore-disegnatore di grandissima efficacia.

GL Bonelli è comunque autore che riesce sempre a dare un tocco poetico nelle sue storie, anche in episodi come questo dove di poesia ce n'é ben poca.

Nello scontro a fuoco inziale con gli apaches, Tex è chino su un guerriero morente e Carson esclama:

"Che io sia dannato se non sembra il mestizo che avevi salvato dalle mani dei rurales un anno fa"

"Proprio lui infatti" risponde Tex.

E il mestizo, conscio della sua imminente fine: "Un tempo tu mi hai ridato la vita ... e ora me la riprendi!"

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  • 4 mesi dopo...

A tratti lenta e satura di dialoghi, quest'avventura resta per me un piccolo capolavoro.

Merito anche dei disegni di Letteri, qui come in Oklahoma al suo apice.

La storia si può dividere facilmente in tre parti: il prologo fulminante nella città di Tucson, con Tex assoluto protagonista, violento e irriverente; la parte centrale molto classica dove il ritmo rallenta seguendo pedissequamente le tracce dei trafficanti d'armi nel deserto; l'ottimo finale che si trasforma in un racconto corale, con Ely Parker, lo sceriffo Rupert, i due affaristi Winter e Stone con i loro sicari, divenendo quasi un noir (Washington, l'agguato alla stazione, la fuga nella città morta).

Si è detto molto soprattutto del primo albo "Tucson", che ricordo con piacere, in quanto è stata una delle mie prime storie lette (in versione tuttotex) e a distanza di anni mi accorgo ora che le considerazioni contro il razzismo, l'atteggiamento inflessibile e insofferente all'ipocrisia e alle menzogne dei potenti, al limite di un'irriverenza anarchica, presente in questa storia hanno influenzato molto il mio carattere e la mia visione del mondo.

 

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Rileggendo questa storia, si notano per me alcuni segni del decadimento di GLBonelli rispetto al "periodo d'oro": non sono stato a ricontrollare tutto, ma ho l'impressione che a volte dica due volte le stesse cose allo sceriffo (e queste ripetizioni e dimenticanze accadranno sempre più spesso in futuro, facendomi pensare che fra i vari problemi fisici che costringeranno GL Bonelli a smettere di scrivere, ci siano anche problemi di memoria), e la trama ad un certo punto sembra allungarsi troppo prima di arrivare al finale.

 

Tutto passa in secondo piano però rispetto al grande pregio per me di questa storia: è la "summa" di come si dovrebbe comportare Tex, di chi è Tex, del suo rapporto con la legge, la giustizia, i criminali (quanti ne lascia andare dei pesci piccoli, e quanto è spietato invece con i pezzi grossi?), e persino con la prudenza e con la pianificazione. Fa capire che Tex non è un tamarro (anzi, è uno "spudorato mentitore" che inganna i suoi avversari e pure lo sceriffo, una persona astuta che prevede le mosse degli avversari, ma non è infallibile), non è uno "sbirro", non è uno che fa discorsoni isterici interrotti da botte in testa, non è un poliziotto "ligio alla legge", etc.

 

Quante volte in questa storia se ne frega della legge, compiendo vari reati (fra cui un vero e proprio omicidio)?

 

Non la migliore storia di GL Bonelli, ma la storia che sarebbe da far imparare a memoria a chiunque voglia scrivere le avventure di Tex!

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<span style="color:red">16 ore fa</span>, Diablero dice:

 

 

Non la migliore storia di GL Bonelli, ma la storia che sarebbe da far imparare a memoria a chiunque voglia scrivere le avventure di Tex!

 

 

Puro Vangelo!

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  • 1 anno dopo...

Storia che riassume bene il carattere e il pensiero del Tex di GLB.

 

Quando Tex teme che scoppi una nuova guerra indiana, lo sceriffo Tom Rupert gli chiede: "Che altro potrebbero fare per riportare la legge e l'ordine nel territorio?"

Risposta: "E' mai venuto in mente a nessuno che trattando con giustizia gli indiani si otterrebbe da loro una buona collaborazione e la fine di ogni ostilità?"

"Scherzate?", dice stupito lo sceriffo, che non riesce a concepire niente di diverso da quello che è.

 

"Ti è mai venuto in mente che tanto noi come gli indiani potremmo convivere pacificamente, restando ciascuno sul proprio territorio?", dice Tex poco dopo a Stone, il proprietario del saloon. "Nel mio territorio vivono tutti senza scannarsi a vicenda".

"...Qui non potrà mai succedere perché è stato versato troppo sangue", risponde Stone, che guarda caso è uno dei membri del ring che cerca di far scoppiare la guerra per migliorare i suoi affari, insieme a Stark, il direttore del giornale locale che infiamma l'opinione pubblica contro gli indiani (e il direttore Stark è un razzista che a Tex e Carson dice "voi non sapete chi sono io!", prima di venir pestato per bene :lol:).

 

Ancora Tex allo sceriffo: "Le leggi?... Quelle che vengono osservate solo dalla brava gente, o quelle che vengono sfruttate dai furbastri per derubare impunemente i poveri diavoli?" "Non siete un po' troppo pessimista?", commenta lo sceriffo. "Affatto", risponde Tex poco prima di dare un'altra ripassatina al direttore del giornale, dicendo a Carson: "Di pezzi grossi del genere di solito sono piene le fogne, vecchio mio!" :lol:

 

Un grande Tex, che sa usare le mani e le pistole, ma soprattutto il cervello e il cuore, e che, cercando giustizia fino a Washington, sa distinguere tra responsabilità dei capi e quelle dei sottoposti, come ha sempre fatto fin dai tempi de "L'eroe del Messico".

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