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TWF - Tex Willer Forum

[523/525] I Lupi Rossi


FITZGERALD
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Voto alla storia  

54 utenti hanno votato

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Leggendo questa storia, devo dire che a tratti mi sono emozionato. Tex non è il protagonista assoluto della vicenda, ma comunque nei momenti che contano la sua presenza è fondamentale e determinante. Sul finale sono un po' perplesso perchè come sempre accade, è tirato via in maniera troppo rapida, sarebbero state necessarie un'altra trentina di tavole per dargli il giusto respiro. Questo che purtroppo non è un dettaglio trascurabile, m'impedisce di dargli il massimo della valutazione. I disegni di Font sono eccellenti relativamente alla resa degli scorci cittadini, ottimi riguardo la rappresentazione paesaggistica, e discreta in quella dei personaggi che non sempre hanno un'anatomia coerente.

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penso proprio che dovr? rileggermerla... ricordo una storia molto ben narrata con ricchi flashback. I disegni di Font sono da otto. Il punto sulla centralit? di Tex è stato discusso in tanti topic però penso che questo modo di scrivere, molto personale di Boselli, ci porti a una non disgregazione del personaggio. Purtroppo sappiamo bene cosa succede quando un autore ripercorre sempre gli stessi schemi (vedi l'ultimo Nizzi) e ripetere lo stile di GLB è impossibile (ma neanche dovuto) quindi ben vengano storie come queste che rendono la serie ancora interessante e non un florilegio di vecchi schemi e storie fotocopia. Poi questa è una storia fra le migliori del periodo 500-600.

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  • 8 mesi dopo...

mah ho faticato a finirla troppi dialoghi forse, la sceneggiatura ha delle potenzialità ma l'ho trovata anche un p? forzata e quasi inverosimile soprattutto nel leitmotiv degli incontri-scontri tra colpo coraggioso e cavallo bianco. Certamente Boselli è sempre efficace nel delineare la psicologia dei personaggi e nel farli amare anche utilizzando i flashback, qui però non mi ha conquistato in pieno colpa anche dei disegni di font poco adatti secondo me, il miglior interprete delle trame di Boselli è certamente Marcello che lascia un vuoto incolmabile.. Racchiudendo i pro e i ontro in un voto dico 6.

Ho trovato in questa storia alcune caratteristiche che non mi sono piaciute e che mi hanno reso indigeste altre storie del passato. Il primo albo è una rievocazione della quale fatico a capire il fine e nella quale (peccato riscontrato in "A sud del Rio Grande") sono tutti bravi, coraggiosi, leali, speciali, particolari. Un'esaltazione che ho trovato un po' forzata, attendendo l'arrivo di Tex e Carson come una liberazione e un indizio per capirne di più. Ottima la seconda parte dopo un momento di raccordo un po' macchinoso (ho persino pensato all'intervento di un'altra mano, lo ammetto) la storia esplode in un turbine di azioni e la trama è degna del miglior Boselli. Strano e frettoloso il finale, con un inatteso atteggiamento di Colpo Coraggioso e una chiusura un po' di corsa. Font... eh,Marcello era un'altra cosa...
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  • 9 mesi dopo...

Personalmente cerco nelle mie letture che mi diano svago, che mi suscitino emozioni, che mi facciano imparare qualcosa o che mi stimolino ad approfondire gli argomenti trattati. Per questo adoro Dago ed il suo creatore di cui indegnamente uso il nome. Commento per la prima volta una storia di Tex, perchè in questi tre albi Boselli mi ha fatto emozionare e commuovere (con gli incontri-scontri tra Cavallo Bianco e Colpo Coraggioso) e mi ha fatto trepidare per la sorte che avrebbe scritto per loro; mi ha dato svago ("costringendomi" a leggere di seguito i tre albi, anche con in braccio i miei figli di 1 e 3 anni); mi ha insegnato qualcosa sul rapporto tra le varie tribù indiane; mi ha stimolato a cercare ulteriori notizie sui Pawnee e sui Dog soldiers. Cosa posso chiedere di più ad una storia a fumetti? ai miei bimbi questa sarà una delle prime storie che farò leggere, perchè oltretutto ci sono spiegati benissimo i valori dell'amicizia, dell'onore, del rispetto per le persone al di là della nazione di appartenenza o del colore della pelle. Tutto questo considerato, che importanza dare alla centralità di Tex piuttosto che ai disegni di Font (a me piacevano poco anche quando lo leggevo su Lanciostory....)? Per me molto poco, visto quello che questi tre albi sono stati capaci di darmi.

  • +1 1
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Personalmente cerco nelle mie letture che mi diano svago, che mi suscitino emozioni, che mi facciano imparare qualcosa o che mi stimolino ad approfondire gli argomenti trattati. Per questo adoro Dago ed il suo creatore di cui indegnamente uso il nome. Commento per la prima volta una storia di Tex, perchè in questi tre albi Boselli mi ha fatto emozionare e commuovere (con gli incontri-scontri tra Cavallo Bianco e Colpo Coraggioso) e mi ha fatto trepidare per la sorte che avrebbe scritto per loro; mi ha dato svago ("costringendomi" a leggere di seguito i tre albi, anche con in braccio i miei figli di 1 e 3 anni); mi ha insegnato qualcosa sul rapporto tra le varie tribù indiane; mi ha stimolato a cercare ulteriori notizie sui Pawnee e sui Dog soldiers. Cosa posso chiedere di più ad una storia a fumetti? ai miei bimbi questa sarà una delle prime storie che farò leggere, perchè oltretutto ci sono spiegati benissimo i valori dell'amicizia, dell'onore, del rispetto per le persone al di là della nazione di appartenenza o del colore della pelle. Tutto questo considerato, che importanza dare alla centralità di Tex piuttosto che ai disegni di Font (a me piacevano poco anche quando lo leggevo su Lanciostory....)? Per me molto poco, visto quello che questi tre albi sono stati capaci di darmi.

 

Hai sintetizzato benissimo il mio pensiero su questa storia, grazie. :D

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  • 5 mesi dopo...

Riletto dopo molti anni questo che considero un capolavoro assoluto di Boselli. La storia,suddivisa praticamente in due atti,risulta avvincente e commovente al tempo stesso,suscitando emozioni a non finire. Veramente un bel western,con personaggi recuperabili per un'avventura futura. Peccato per i disegni inguardabili di Font. Voto storia :10 , disegni : 3.

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  • 7 mesi dopo...

La storia parte lenta, con molti flashback... poi prende corpo e la trama diventa affascinante, non mancano i colpi di scena e l'azione, con un bel finale. I disegni di Font sono molto belli nei paesaggi meno precisi nei volti dei nostri pards... peccato perché il suo tratto è di livello (infatti successivamente il suo impatto con i pards migliorerà). I personaggi, come sempre nelle storie di Boselli, sono molto ben caratterizzati psicologicamente, in particolare mi è piaciuta la figura di Frank North, uomo tutto d'un pezzo, coraggioso, leale e umano. Voti: 10 soggetto 9 sceneggiatura 7 disegni.

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  • 2 anni dopo...

Boselli è una garanzia per la precisione e la capacità di sviluppare trame mai banali, curando in modo maniacale il quadro storico, in questo caso gli usi e i costumi delle tribù indiane 

 

Buona storia che ruota tutta intorno all'ostilità tra Pawnee e Cheyenne sintetizzata benissimo dal conflitto tra Colpo Coraggioso e Cavallo Bianco, che verrà ricomposto nel finale con un tocco di "buonismo" necessario anche se un po'  mieloso :D

 

Curiosità: Il "Pawnee battalion" del Maggiore North (delineato benissimo da Bos) è citato in un'altra storia di Nizzi: "Polizia Indiana".Qui Tex infatti afferma di conoscerne le gesta ma di non condividere l'utilizzo di poliziotti indiani da usare per controllarne altri di tribù diverse.

In realtà, i Pawnee vennero utilizzati più come scout che come poliziotti veri e propri...

"Divide et impera", e gli Indiani ci sono sempre cascati :rolleyes:

Modificato da Barbanera
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per quel che mi riguarda, questa è una delle migliori storie scritte da Boselli

 

Superiore anche sia agli Invincibili che al Passato di Carson , per dire.

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18 minuti fa, gilas2 dice:

 

Superiore anche sia agli Invincibili 

Aaaargh:help::mazza::craniate::capoguerra::capoguerra:;););) a quel capolavoro?  Questa  è  indubbiamente  una storia  bella e ben disegnata( Font mi piace, anche se non alla follia)  con i bei personaggi di Colpo Coraggioso e Cavallo Bianco,  ma un decisamente troppo disomogenea tra la prima e la seconda  parte, per quanto  entrambe siano ben realizzate, in particolare  la prima è  ottima, la seconda invece è  un po' noiosa, anche se è  molto bella la scena dell' incendio.  Avrei preferito che Boselli  mantenesse il tono  della prima parte.Comunque, si fa indubbiamente  apprezzare, grazie  a un Tex ben reso ( ma non mi sembra  molto texiana la scena  in cui lui e i pards lasciano le pistole prima del processo) e ai soliti bei personaggi  boselliani, ben definiti psicologicamente. Voto 7.5

Modificato da Grande Tex
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29 minuti fa, gilas2 dice:

per quel che mi riguarda, questa è una delle migliori storie scritte da Boselli

 

Superiore anche sia agli Invincibili che al Passato di Carson , per dire.

ehm, mi sembra un tantinello esagerata  questa tua affermazione...:rolleyes:

Il "passato di Carson" ha inaugurato una nuova stagione di Tex e, se Boselli me lo concede, un nuovo modo di scrivere Tex (per me è un complimento, sia chiaro :ok:)

Un modo brillante, coinvolgente...complicato, certo,  meno lineare ma decisamente accattivante

Nel "Passato di Carson" Boselli non ha sbagliato NULLA!!!!

Su "Gli Invincibili" invece ho qualche perplessità in più, ma rimane certamente superiore a i "Lupi Rossi"

 

Modificato da Barbanera
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<span style="color:red;">8 minuti fa</span>, Barbanera dice:

Nel "Passato di Carson" Boselli non ha sbagliato NULLA!!!!

Su "Gli Invincibili" invece ho qualche perplessità 

Per me è  il contrario  , ma anche secondo me il passato di Carson è  superiore a questa.

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Come ho detto più volte, la grossa pecca - sempre per quel che mi riguarda, si badi - sia del passato di carson che de gli invincibili sono i disegni di marcello, che non ho mai digerito.

Ma entrambe sono anche due storie che a me, sempre personalmente, non hanno lasciato nulla.

I lupi rossi - ma anche Patagonia, Nueces Valley e il Magnifico Fuorilegge - invece si, ed allora ecco perchè le colloco al di sopra delle altre due, sebbene sia consciUo che la cosa non incontri il 'favore' di molti dei forumisti :)

  • Confuso (0) 1
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5 ore fa, gilas2 dice:

Come ho detto più volte, la grossa pecca - sempre per quel che mi riguarda, si badi - sia del passato di carson che de gli invincibili sono i disegni di marcello, che non ho mai digerito.Ma entrambe sono anche due storie che a me, sempre personalmente, non hanno lasciato nulla.

 

 

ARGH! Proporrò il tuo ban con effetto retroattivo.:P

 

Cita

I lupi rossi - ma anche Patagonia, Nueces Valley e il Magnifico Fuorilegge - invece si, ed allora ecco perchè le colloco al di sopra delle altre due, sebbene sia consciUo che la cosa non incontri il 'favore' di molti dei forumisti :)

 

Scherzi a parte, hai tutto il diritto di farti piacere chi ti pare e le storie che citi, in particolare le prime due, sono autentici capolavori.

Da parte mia, preferisco Marcello a Font, ma a prescindere da questo,come storie  "Il passato di Carson" e "Gli Invincibili" superano di gran lunga "I Lupi Rossi"

 

Una curiosità: Boselli ha affermato in più di un'occasione che tra gli autori che lo hanno influenzato c'è anche il grande Gino D'Antonio, ebbene in questa storia, come in "Missouri" e "Nueces Valley"  ques'inflen<>za si vede eccome. E sia chiaro che è un complimento.;)

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  • co fondatore
<span style="color:red;">23 ore fa</span>, gilas2 dice:

Come ho detto più volte, la grossa pecca - sempre per quel che mi riguarda, si badi - sia del passato di carson che de gli invincibili sono i disegni di marcello, che non ho mai digerito.

Ma entrambe sono anche due storie che a me, sempre personalmente, non hanno lasciato nulla.

:blink:

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  • 2 settimane dopo...

Un Tex d'annata si potrebbe definire, visto che con questa storia Boselli "salva" il 2004, così come con “A sud del Rio Grande” e l'Almanacco aveva salvato l'anno precedente.
Un pò poco per un personaggio come il ranger, abituato a fior di storie ma che, in questo periodo, complice l'enorme quantità di storie sceneggiate da Nizzi, non sembra imbroccarne una.
Ovviamente dovevano ancora uscire il Maxi ed Il diadema indiano, sempre di Boselli, per giudicare l'annata.
Tornando alla storia in oggetto, Boselli mette in campo tanti bei personaggi e, per un albo/un albo e mezzo, non sembra neanche una storia di Tex, ma un'avventura dedicata ai due ragazzi indiani che la fanno da padrone sulle nostre pagine.
Poi arriva Tex, e bisogna ammettere che è una goduria.

Sempre risolutivo, carismatico, perfino sornione, appoggiato da degli ottimi pards, ognuno dei quali fa la sua buona e giusta parte
Insomma, un'ottima storia che conferma, ancora una volta di più, la genialità dell'Autore, cui tutti noi dobbiamo molto. E soprattutto lo dovevamo in quel periodo buio.
Voto alla storia: 8,5
Voto ai disegni: 7,8

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  • 9 mesi dopo...

Riletta tra domenica ed oggi per l'ennesima volta, una delle migliori storie della fascia 500-600, ben disegnata da Font (al debutto sulle pagine di Tex), nella quale Boselli è stato in grado di mescolare sapientemente Storia del West, avventura, colpi di scena ed anche, aggiungerei, una vena di crepuscolarità, percepibile a partire dalla seconda metà del secondo albo. Ho molto apprezzato la scelta, già altre volte sperimentata in diverse storie di Tex, di far svolgere gli eventi in bilico tra il "passato" ed il "presente", seppure stavolta demarcati l'uno dall'altro in maniera abbastanza netta, e destinatari ciascuno di spazio più o meno eguale: nel corso del primo albo e mezzo la narrazione di Tiger illustra al giovane Kit una passata esperienza da lui vissuta col padre, nel bel mezzo dell'epopea della colonizzazione dell'Ovest, nel successivo albo e mezzo gli eventi si svolgono "in tempo reale", in una parte frontiera - il Nebraska - ormai pressoché pienamente incamminata sulla via della (cosiddetta) civilizzazione, in cui le terre ancora appartenenti degli Skidi Pawnee sembra rappresentare quasi un romantico anacronismo, almeno agli occhi dei disonesti avversari di turno che, neanche troppo nascostamente, tramano per impossessarsene.

 

Personalmente, non ho preclusioni a prescindere per quelle che alcuni dei pards del TWF definiscono "storie con Tex, ma non di Tex": questa almeno per metà potrebbe essere definita tale, considerando che di fatto l'attenzione nella prima parte è focalizzata sul rapporto di rispetto reciproco tra lo skidi Cavallo Bianco ed il cheyenne Colpo Coraggioso, ma l'approfondimento del loro rapporto, e soprattutto la contestualizzazione dello stesso, col senno di poi rivestono a mio parere un ruolo pressoché indispensabile nell'economia narrativa, oltre a risultare assai affascinante. Molto ben caratterizzate anche le figure dell'agente indiano dei Pawnee al tempo della guerriglia coi Cheyenne, Ben Lushbaugh, e soprattutto di Frank North, ex comandante degli scout Pawnee, degni comprimari di Tex nella vicenda, parimenti non banali nemmeno le figure dei nemici di turno, dal nuovo agente indiano Quayle, al mercante Dutronc, al corrotto sceriffo Bolton. Stesso discorso per il giovane Volpe Ardita, fratello minore di Cavallo Bianco imputato per l'omicidio di un poco di buono bianco, poco più che comparse, ma comunque simpatici, i componenti della famiglia Dolan. Tutti personaggi, comunque, ben contestualizzati in una storia dal tipico sapore di Frontiera, imperniata sul classico tòpos della cricca di delinquenti che spadroneggia in una cittadina e, complice della lontananza delle autorità federali, fa di tutto per impossessarsi di qualcosa che appartiene ad altri.

 

Due piccoli dettagli, invece, mi hanno lasciato un po' perplesso. Nel secondo albo, lo scout Ombra confida a Cavallo Bianco la sua perplessità circa il capitano North, e lo fa con North che precede i due di pochi metri: possibile che il comandante non sentisse i loro discorsi, e soprattutto che non li capisse, dato che conosceva perfettamente la lingua degli Skidi? E' ragionevole pensare che si sia trattato di una piccola sbavatura di Font nell'illustrare l'episodio? Nel terzo ed ultimo albo, invece, ho notato che si fa spesso riferimento a Des Moines quale principale centro di una certa importanza nella regione: il problema è che Des Moines si trova nell'Iowa, ossia in un altro stato, per cui forse a mio avviso sarebbe stato più opportuno indicare Lincoln o Omaha, rispettivamente già allora capitale e città più grande del Nebraska (nel 1880, Omaha aveva inoltre circa 30.000 abitanti, Des Moines meno della metà), quali punti di riferimento politico per la piccola Loup Fork.

 

In conclusione, piccola curiosità su Ben Lushbaugh: ho fatto qualche piccola ricerca su internet ed ho appurato che, nel 1862, vi è stato effettivamente un agente indiano della riserva Pawnee che si chiamava Benjamin Franklin Lushbaugh. Difficile pensare ad una coincidenza, per cui conferisco una mia aggiuntiva nota di merito a Boselli.

 

Screenshot-2019-11-03-19-57-48.png

 

20191105-150224-1.jpg

 

Inoltre, e qui devo un attimo sconfinare nell'universo di Magico Vento, se si guarda bene l'elenco degli agenti indiani dei Pawnee si può leggere che nel 1869 assunse tale incarico Jacob Troth, ripreso nella storia I lupi blu, nella quale Ned Ellis è appunto alle prese con gli Skidi.

 

20191105-150550-1.jpg

Modificato da juanraza85
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  • 1 mese dopo...

Il racconto del legame tra Cavallo Bianco e Colpo Coraggioso è molto coinvolgente. Tex entra poi prepotentemente nella storia, riacquistando, a mio giudizio, quella centralità il cui difetto molti hanno invece lamentato.

 

Splendide le caratterizzazione dei vari comprimari: Ombra, il capitano North, Ben Lushbaught non sono figure anonime, ma personaggi vividi.

 

Anche i disegni di Font sono evocativi.

 

Cosa manca perché I lupi rossi sia considerata un capolavoro? A parer mio, manca un finale all'altezza.

 

Quello ideato da Boselli mi appare eccessivamente precipitoso, con la scelta inaspettata e non del tutto ben illustrata di Colpo Coraggioso.

 

In ogni caso, la storia merita un 8 pieno.

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9 ore fa, F80T dice:

 

 

Cosa manca perché I lupi rossi sia considerata un capolavoro?

 

Per me, nulla. Nel complesso, io la trovo migliore di altre storie di Boselli sulla serie regolare mooooooolto più 'celebrate'. 

Modificato da gilas2
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  • 2 mesi dopo...

Una parentesi boselliana dopo più di un anno di assenza sulla serie, ci volle come una boccata d’aria in seguito a una lunga permanenza in una stanza chiusa. Purtroppo il livello qualitativo di Nizzi in quel biennio 2003-04 cominciò a dare preoccupanti segnali d’allarme e storie come “Lupi rossi” vennero da me accolte con molto favore. Sconoscevo il fatto che la sceneggiatura fosse in principio pensata per un maxi, tuttavia il dirottamento della stessa su una tripla nella regolare, fu comunque un bene per la serie mensile, un po’ impantanatasi nel limbo del “con poca infamia e senza lode” vigente in quei mesi. Premetto che, sebbene ammirando molto la prova in questione, non trovo sia al livello dei capisaldi di Borden pubblicati nella sua quasi trentennale opera su Tex. Il soggetto è bello e con molte punte di originalità, cesellato ottimamente dall’autore con una sceneggiatura alquanto coinvolgente e con la consueta e ottima caratterizzazione dei personaggi, puro marchio di fabbrica della produzione boselliana. Si parte con un interessante flashback che narra le vicende dei due protagonisti della storia: il cheyenne Colpo Fortunato e il suo antagonista, il pawnee Cavallo Bianco. L’idea di impostare la storia su varie frazioni temporali, per poi proseguirla nel presente con un teso finale, non è nuova per Boselli, ma stavolta aggiunge un tocco in più, narrando a più voci i ricordi (Tiger, Tex e Cavallo Bianco stesso) e preparando perfettamente il terreno per lo svolgimento vero e proprio della trama. Molto intenso e a tratti poetico il rapporto che unisce i due nemici-amici Colpo Fortunato e Cavallo Bianco. Nei vari aneddoti del passato è chiaro che, sebbene su due fronti opposti della barricata, fra di loro sia presente un forte senso di rispetto e stima reciproca, che porterà, come ovvio all’alleanza finale. Un epilogo accolto favorevolmente dal lettore, che per tutta la durata dei tre albi non desidera altrimenti. Ma la grande maestria di Borden è sempre quella di farci amare tutti i personaggi che si muovono fra le sue sceneggiature. Come non citare la notevole caratterizzazione di un personaggio storico come Frank North, ma pure le comparse del calibro dei Nolan o Volpe Ardita non sono lasciate al caso e si rivelano perfette pedine sulla ricca scacchiera imbastita dal narratore. Forse stavolta non brillano eccessivamente i villain, o meglio a differenza di precedenti celebri come “Il passato di Carson” i vari Quayle, Dutronc e lo sceriffo Bolton, non lasciano il segno che il lettore si aspetta in una epica storia di questo calibro. Un’attenta valutazione porterebbe a notare che il parco attori di contorno un po’ toglie la centralità ai nostri, ma a mio parere non infastidisce tanto se l’esito finale è una storia ben fatta; Tex, Carson, Tiger e Kit, non sono relegati completamente ai margini, anzi nei momenti cardine della narrazione si mostrano risolutivi e decisivi come è giusto che sia. Ho trovato spesso più indigesto il leitmotiv del Nizzi post 500 con i nostri in balia degli eventi e degli aiuti esterni, al centro della trama ma spesso “spettatori non paganti” dei piani del fortunoso fato. Ritornando alla storia in questione, ho ritenuto fin dalla mia prima lettura, un po’ debole il finale; serrato ma un po’ affrettato e meno coinvolgente rispetto ad altri epiloghi che nel corso degli anni Boselli ci ha donato per chiudere le sue avvincenti prove. Il colpo di scena dell’alleanza dei due indiani lo riscatta un po’, sebbene fosse già nell’aria, per il resto forse un po’ di stanchezza ha impedito di chiudere al meglio la notevole tripla. Alfonso Font, dopo uno splendido texone, un maxi (capolavoro!) e un almanacco (mi pare da ricordare!) debutta sulla regolare. Il suo stile latino ha da sempre diviso i lettori: indubbiamente il mestiere lo conosce e come, tuttavia la tendenza un po’ caricaturale dei suoi personaggi, coglie un po’ alla sprovvista il fan abituato a tratti più realistici sulla saga. Di certo, sebbene anche il sottoscritto spesso reputi delle anatomie corporee e primi piani al limite del grottesco, non si può non apprezzare l’ottimo lavoro svolto sugli sfondi paesaggistici, con retinature classiche ma d’impatto e buoni studi prospettici con altrettanti soddisfacenti rese di vignette interne. Dopo il primo impatto visivo ci si abitua al suo stile, pur sempre abbastanza dinamico e il suo estro artistico ha più volte valorizzato le sceneggiature del nostro Borden. Volendo usare una similitudine calcistica, sebbene Marcello riuscisse a finalizzare con miglior bellezza estetica gli ottimi “assist” della mezzala Boselli (rigorosamente con la maglia n. 10 s’intende😅), anche Font tramuta in rete gli ottimi spunti servitogli, magari in maniera non così virtuosa da farti spellare le mani dagli applausi ma quel tanto che basta per segnare il punto decisivo per vincere la partita. Il mio voto finale è 8

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Pardon Virgin, hai ragione da vendere, scusate il refuso :ops:. La cosa che più mi sconcerta è che la storia l'ho riletta da poco e ho scritto un nome errato convinto di aver citato quello corretto. La senilità incalza. :D 

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  • 2 mesi dopo...

Storia che mi suscita sensazioni opposte.

Grande ammirazione per una sceneggiatura semplicemente perfetta, personaggi tratteggiati non meno che magistralmente (stupendi tutti, a partire dai due indiani), una trama che pur intricata non si perde mai, un magistero totale e un totale controllo della materia.

Dall'altra parte, però, ci sono tutte le cose che, alla lunga, mi infastidiscono. E' il Borden a 360 gradi quello di questa storia, coi suoi pregi e i suoi, non dico difetti, ma clichè.

Intanto Tex, per quasi due albi, quasi non c'è. A un certo punto mi sono chiesto se stessi leggendo Tex o un altro bellissimo fumetto western. Ogni tanto appariva en passant e temevo di non vederlo quasi più fino alla fine della storia, invece, per fortuna, nel terzo arriva e fa i fuochi artificiali. Meno male.

Poi i personaggi sono davvero sovrabbondanti. Tratteggiati benissimo e finanche appassionanti, ma quanti sono??? In mezzo a tutta questa enorme messe di personaggi Boselli non perde mai la traccia (e anche qui sta il suo grande talento), ma i nostri pard per lunga parte della storia non timbrano il cartellino.

Infine c'è il classico finale Boselliano con i fuochi d'artificio, fulmini e saette, con un Tex addirittura passato indenne in mezzo al fuoco, con i vestiti stracciati e, scatenato nella sua statura di super eroe.

Da ultimo c'è il prevedibile, Boselliano, finalissimo con i due nemici/amici che diventano amiconi per la pelle (si capiva dalle prime vignette essendo Boselli l'autore), non avevamo dubbi.

Mi viene difficile dare un voto. La storia è praticamente da 9, ma queste letture ripetute che sto facendo di tutto lo scibile Texiano stanno cominciando a mettere a dura prova la mia sopportazione dei clichè straripetuti dei vari autori, che poi finiscono per essere sempre troppo uguali a se stessi e quindi prevedibili.

 

I disegni li ho trovati buoni per quanto riguarda oggetti e panorami, ma molto brutti per quanto riguarda i volti, almeno a mio gusto.

I pard sono della parodie. Carson pare un vecchietto rinsecchito di 100 anni. Tex, anche lui rinsecchito, pare rachitico. Bah...

 

Boselli 7

Font 5

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  • 7 mesi dopo...

Ottima storia di Mauro Boselli, anche se, secondo me, non un capolavoro; non so, manca qualcosina per farla diventare un capolavoro, ma rimane comunque una storia bellissima.
Molto bello il flashback che narra la storia dei due ragazzi indiani: il cheyenne Colpo Coraggioso e il pawnee Cavallo Bianco. Ottimo il retroscena storico della vicenda. Ben ricostruite anche le culture delle tribù indiane (a parte il guerriero lakota che parla di "Manito":furiosi75:). I due ragazzi indiani sono caratterizzati in modo eccelso, e, anche se io simpatizzi di più per i "Dog soldiers" e gli Cheyennes, anche il pawnee è un ottimo personaggio che mi è piaciuto. Fantastico il rapporto di rispetto che è presente tra i due nemici.
Per quanto concerne la storia nel presente, ordinaria amministrazione per il ranger e i suoi pards. Azione e colpi di scena si susseguono rendendo assai avvincente la lettura. Bella la scena del processo-farsa e ottimo il finale. Ho apprezzato moltissimo anche come Boselli concluda la vicenda legata a Colpo Coraggioso e Cavallo Bianco. Quindi, ottima storia, ben sceneggiata da Boselli.
Riguardo ai disegni, i volti di Font non mi convincono, come al solito. Non male, però, le ambientazioni, i paesaggi e le scene d'azione.
Ottime le copertine di Villa.

 

Soggetto/Sceneggiatura: 9
Disegni: 7,5

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