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TWF - Tex Willer Forum

Interviste Agli Autori


ymalpas
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Messaggi consigliati/raccomandati

 

1 ora fa, ymalpas dice:

 

 

Documentata tra l'altro nel libro del 1979:

 

TEX-WILLER-ANALISI-SEMIS.jpg

 

 

 

Cita

 

 

A me le parti più interessanti sono risultate quelle quando parla del texone di Buzzelli e di quello di Magnus. Poi le spiegazioni che dà sul texone di Seijas. Per il resto e su Boselli in particolare, più diplomatico del solito.

 

 

 

Per forza, gli tocca lavorare per me! :lol:

Modificato da borden
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<span style="color:red">34 minuti fa</span>, borden dice:

 

 

 

 

 

Per forza, gli tocca lavorare per me! :lol:

Bos, lascia che dica, c'ha ottant'anni suonati e giustamente le sue convinzioni. Apprezza il fatto che sottostà alla tua "cura", a differenza di altri che su Tex sono zero e che hanno sbattuto porte e fatto le star di sta minchia.

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<span style="color:red">4 ore fa</span>, Barbanera dice:

non è vero. Se un autore è in gamba e si documenta BENE può trovare ancora MILIONI di spunti.Non servono solo i libri e i film, basta consultare la cartina geografica a volte...il Texas (la patria di Tex) offre una milionata di spunti da seguire, idem il Messico, il Canada...tante volte se pensi ad un paesaggio partricolare, ad una tribù indiana, ad un personaggio storico riesci a trovare  quello che io chiamo il "break point", il pitch...e costruisci intorno una storia. la fantasia è una miniera inesauribile, sconfinata...come la grandezza di Tex che non ha confini. 

gà solo il filone della Guerra Civile offre potenzialmente moltissimi spunti interessanti...filone poco sfruttato, per altro...

 

esatto... la grandezza eterna di GL è soprattutto nel dialogo...nessuno è più riuscito a replicarlo dopo al suo livello. questo rende magiche le sue storie. gli si possono  perdonare gli svarioni cronologici e le dimenticanze più o meno volute in alcune delle sue ultime opere (come quando, per esigenze di copione, "dimentica" personaggi ormai diventati superflui). Ma la genuina capacità di rendere parte della storia di Tex il lettore nessun altro autore è riuscito a ricrearla. GLB vive in prima persona l'avventura di Tex, e fa immedesimare il lettore...

ha una lingua tagliente...mannaggia.:lol::D...

mica è l'unico!:lol:

 

 

 

 

 

@Barbaneraspero che tu abbia ragione ed è per questo che continuo a seguire Tex. Poi ci sono  volte in cui sono pessimista e fortunatamente vengo smentito.:)

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<span style="color:red">10 minuti fa</span>, valerio dice:

Bos, lascia che dica, c'ha ottant'anni suonati e giustamente le sue convinzioni. Apprezza il fatto che sottostà alla tua "cura", a differenza di altri che su Tex sono zero e che hanno sbattuto porte e fatto le star di sta minchia.

 

 

Ma sicuro!

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<span style="color:red">5 ore fa</span>, Poe dice:

 

Be', nell'intervista Nizzi dice questa frase: "Oltre al dialogo studiai le trame, che avevano tutte lo stesso  schema, differenziandosi solo per l’ambientazione. "

E questa è una sciocchezza, perché se è vero che alcune storie (per esempio quelle cittadine) hanno a volte una trama simile (ma quasi sempre con variazioni decisive), è altrettanto vero che GL Bonelli nelle sue quasi 200 storie di Tex ha saputo variare notevolmente gli schemi narrativi cercando di rinnovarsi fino alla fine ("Il figlio di Mefisto" è diversa da "Diablero" che è diversa dal "Fiore della morte" che è diversa da "Le terre dell'abisso" che è diversa da "La gola della morte", che è diversa da "Il marchio di satana", per restare solo nel filone fantastico).

Semmai è Nizzi che ha studiato il Tex di GL Bonelli e ne ha in gran parte replicato pedissequamente alcuni schemi (quelli che gli erano più consoni) e il linguaggio.

 

Per quanto riguarda la visione di Tex come un "bagno tiepido in cui immergersi" e dei suoi lettori che "desiderano che quei sapori siano sempre gli stessi" a me non sembra una definizione molto lusinghiera. Certo, un lettore che legge una serie (non solo Tex) da anni e anni finisce per apprezzare anche i leitmotiv e certi cliché che inevitabilmente si ripetono, ma il motivo principale per cui un lettore continua è che vorrebbe trovarvi sempre nuove storie che lo appassionino, che lo facciano divertire, che lo stupiscano o lo emozionino.

Non a caso, qui nel forum i nizziani (e non solo) citano continuamente "Furia rossa" e "Fuga da Anderville", che sono tutto tranne che "un bagno tiepido" e sono forse le storie più originali scritte da Nizzi (diverse da quelle di GL Bonelli), oltre che quelle con meno bistecche e patatine e clichè vari... Se non ci fossero state storie simili - e non ci fossero tuttora -  a mio parere tantissimi lettori non avrebbero proseguito..

 

Interessante, semmai, quando Nizzi nell'intervista, tra i motivi del successo di Tex, cita anche "il forte senso di amicizia che lo lega ai pards, così totale da suscitare nei lettori un profondo senso d'invidia e di partecipazione".

Questo penso che sia vero e tutti gli sceneggiatori ne hanno sempre tenuto conto. Inconsciamente il legame inossidabile dei 4 pards è un punto di riferimento per tutti i lettori di ogni epoca.

 

L'altra cosa che mi ha divertito è questa: "Già nel 1981, al mio arrivo in Bonelli, Sergio commentava che con Tex si era ormai raschiato il fondo del barile, per dire che erano già stati sfruttati tutti gli spunti  possibili e per non ripetersi bisognava fare i salti mortali"

 

Sono passati 40 anni esatti e Sergio si è sbagliato clamorosamente! Altro che raschiato il fondo del barile, in questi 40 anni ci sono state alcune delle più belle storie di Tex in assoluto, tutti i Texoni, "Nueces Valley" e ancora la nuova serie "Tex Willer" che è appena all'inizio!

 

 

 

Quoto parola per parola. 

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, ymalpas dice:

 

Documentata tra l'altro nel libro del 1979:

 

Cioè è documentato il fatto che ha ragione Nizzi a parlare di ripetitività dello schema? Non ho capito...

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<span style="color:red">5 ore fa</span>, Poe dice:

 

Per quanto riguarda la visione di Tex come un "bagno tiepido in cui immergersi" e dei suoi lettori che "desiderano che quei sapori siano sempre gli stessi" a me non sembra una definizione molto lusinghiera.

Infatti. Ci ha scambiato per dei fan di Don Matteo. :old:

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<span style="color:red">1 ora fa</span>, Loriano Lorenzutti dice:

Infatti. Ci ha scambiato per dei fan di Don Matteo. :old:

ma non confondete " stessi sapori" con " cose tutti uguali" Ad essere uguale è l'atmosfera.Come ho già detto, quasi tutte le storie di Tex ben fatte hanno una determinata atmosfera,inesprimibile a parole, che è sempre la stessa( ci sono eccezioni come Luna Insaguinata, che ha un atmosfera molto diversa dal solito, ma sono appunto eccezioni) 

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2 hours ago, Grande Tex said:

ma non confondete " stessi sapori" con " cose tutti uguali" Ad essere uguale è l'atmosfera.Come ho già detto, quasi tutte le storie di Tex ben fatte hanno una determinata atmosfera,inesprimibile a parole, che è sempre la stessa(

 

Quelle è, molto banalmente, la caratterizzazione del personaggio e la continuità stilistica. Ce la dovrebbero avere TUTTI i personaggi. Se non ce l'hanno, sono scritti male.

 

In pratica Nizzi ha detto "le storie di GL Bonelli sono ripetitive, in tutte c'è sempre lo stesso ranger e prima o poi spara". È vero, non c'è una storia in cui Tex fa la lavandaia a Rovigo e l'avventura consiste nel farsi sposare dal figlio del farmacista.  Sono tutti western. Che ripetitività...   :lol:

 

4 hours ago, Leo said:
8 hours ago, ymalpas said:

Documentata tra l'altro nel libro del 1979:

 

Cioè è documentato il fatto che ha ragione Nizzi a parlare di ripetitività dello schema? Non ho capito...

 

Quel libro lo comprai e lessi all'epoca. Sono anni che non lo rileggo quindi mi baso su vaghi ricordi, ma è stato credo il primo a parlare di elementi tipici, in ossequio alle teorie letterarie dell'epoca (ben ridicolizzate nel film "l'attimo fuggente"), mettendosi a contare quante volte veniva usata la dinamite, quante volte l'avversario veniva ucciso, quante volte in una scena erano al ristorante, etc.

 

Cioè una visione "quantitativa" del fumetto in cui si considerava rilevante il fatto che in un fumetto western, chissà come mai, sparavano in ogni albo...  :rolleyes:

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Quel libro è stato il primo, almeno credo, a tentare di trovare una formula delle trame di Tex che è poi quellio che ha fatto Nizzi e che è il rimprovero ch muovo a pressoche tutte le sue storie anche le migliori. Il cosiddetto manierismo.

Che poi se alla fine del salmo quello che dici è che ogni storia si può suddividere in tre momenti:c introduzione conflitto, risoluzione, io dico: Grazie tante, non ci sarei mai arrivato da solo.:laugh:

Qualunque storia si voglia narrare, di qualunque genere sia, deve contenere questi elementi anche se non è necessasrio che ci siano nell'ordine che ho citato ma in qualunque ordine si ritiene più consono a ciò che si vuole narrare. Una storia può perfino cominciare dal finale e poi andare a ritroso perspiegare come ci si è arrivati.

Ci sono indubbiamente elementi comuni a tutte le storie di GLB ma questo perché facevano parte del suo stile, del suo modo di narrare non per altro motivo. Li trovate su Judok come su El Kid o Rio Kid perché quello era il suo modo di narrare una storia, una qualunque storia non solo Tex.

E a proposito di stile, non dimentichiamo che il modo di narrare era anche influenzato dal formato. Quando gli albi a striscia avevano solo 32 pagine era praticamente d'obbligo che Tex fosse in scena dal principio e l'azione era più serrata, molti eventi minori erano riassunti nelle didascalie, i finali erano più secchi e rapidi di quelli che oggi tanti contestano. Ma anche lì, almeno una volta, con "La tredicesima mummia" GLB si concesse un prologo abbastanza lungo ispirato ai classici film horror degli anni 30. Con il passaggio alle 80 pagine già la musica cambia. In "La banda dei Mormoni" Tex non  compare quasi per l'intero albo ed in "Pony Express"  non c'è proprio, lo vediamo solo per un paio di pagine nell'albo successivo e non entra realmente in azione che nel quarto episodio della storia, il resto della scena è appannaggio di Kit.  Con il passaggio alle 110 pagine di grande formato il ritmo della narrazione cambia di nuovo. 

E le storie in sé variano. A volte iniziano con la classica scena al comando o in un forte dove a Tex viene assegnata una missione, altre volte si comincia in medias res, in altre ancora c'è un prologo più o meno lungo. Quale sarebbe la famosa formula dunque?

Del resto, è facile fare la prova:  prendete la prima storia di Yuma Kid versione 1952 e versione 1974 pubblicate entrambe nel Magazine Avventura e confrontatale. La prima occupa, se non sbaglio, 64 pagine, la seconda 108. Stesso autore, stessa storia ma con più di una differenza. Alcune sequenze sono più sviluppate, alcuni dialoghi rivisti (per esempio eliminando alcune espressioni forti verso gli indiani che evidentemente al Bonelli del 1974 apparivano fuori luogo), alcune ingenuità del passato corrette (per esempio:i Piute della prima versione sostituiti dai, più consoni alla zona, Kiowa). 

Insomma: stessa trama, stesso autore ma non proprio stessa storia.

E poi ditemi ancora che Bonelli era ripetitivo.:lol:

 

  • +1 4
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Comunque come dissi una volta è un gran peccato che Nizzi non vada sui social e non lo si possa avere qui qualche volta, sarebbe davvero interessante un confronto, anche sulle sue stesse idee Texiane, dal vivo. Ma tant'è.

 

P.S. Tex lavandaia a Rovigo è bellissimo. Bos, facci un pensierino.

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21 minutes ago, valerio said:

Comunque come dissi una volta è un gran peccato che Nizzi non vada sui social e non lo si possa avere qui qualche volta, sarebbe davvero interessante un confronto, anche sulle sue stesse idee Texiane, dal vivo. Ma tant'è.

 

Ma basterebbe che fosse intervistato una volta da qualcuno che un po' meno supino, meno in adorazione, che gli facesse vere domande e gli contestasse certe affermazioni: che assumesse davvero il ruolo di un intervistatore, e non di uno scrivano o di un apostolo che scrive i vangeli sotto dettatura...

 

(non capita solo con lui comunque, ormai purtroppo gran parte delle interviste ai fumettisti sono così....)

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<span style="color:red">3 minuti fa</span>, Diablero dice:

 

Ma basterebbe che fosse intervistato una volta da qualcuno che un po' meno supino, meno in adorazione, che gli facesse vere domande e gli contestasse certe affermazioni: che assumesse davvero il ruolo di un intervistatore, e non di uno scrivano o di un apostolo che scrive i vangeli sotto dettatura...

 

(non capita solo con lui comunque, ormai purtroppo gran parte delle interviste ai fumettisti sono così....)

Si, ma mica intendevo che bisogna fargli un terzo grado, volevo dire che come si fa col Bos, sarebbe bello dialogare, critiche comprese, ovviamente. Si parla pur sempre dell'autore più prolifico di Tex (o non so se ora il Bos lo ha superato), ed è un peccato non averlo mai in viva voce.

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Il 9/4/2021 at 00:05, Poe dice:

La frase di Nizzi nell'intervista che, però, lascia perplessi è questa:

 

"La texianità ... [è il] ripetersi identico delle situazioni: le bevuta al saloon, la mangiata al ristorante (con un menu  molto monotono), le  cavalcate, il guado, la sosta notturna attorno al fuoco del bivacco, il rito del caffé, le lunghe chiacchierate, sempre con le stesse parole, con le stesse esclamazioni. La  texianità è un bagno tiepido in cui il lettore si immerge ogni mese quando apre il  nuovo albo, sperando di trovarci quei sapori che ben conosce e che desidera siano sempre gli stessi."

 

Non so quanti lettori di Tex si riconosco in questa immagine. Io sinceramente no...

 

 

Il 9/4/2021 at 08:38, valerio dice:

Mah, la cosa del bagno tiepido ecetera eccetera non è certo la prima volta che la dice, e credo abbia in gran parte ragione.

 

Il 9/4/2021 at 09:29, Diablero dice:

Ma io non sto contestando il fatto che a tanti lettori piaccia rileggere sempre le stesse cose, come dice Nizzi, farsi cullare in una specie di sonno, in cui non devono trovare nulla di nuovo, nulla che richieda un ragionamento o una certa soglia di attenzione. (e qui, mi pare strano che Nizzi è "senza peli sulla lingua" e "politicamente scorretto" PARLANDO DEI SUOI LETTORI, e dandone quella descrizione ben poco lusinghiera... e viene lodato per questo proprio dai suoi lettori! Forse per loro è lusinghiera, boh...)

 

21 ore fa, Grande Tex dice:

non ha detto che le storie sono tutte uguali: togliti i prosciutti dagli occhi, neanche l' uomo con la frusta è uguale alla tigre nera

Dice solo che ci sono le stesse atmosfere, ed ha ragione, perchè in qualsiasi storia di Tex scritta bene, e non troppo atipica, dal Grande Re alla Terra Promessa a Manhattan, ci sono le stesse atmosfere

 

20 ore fa, Poe dice:

Be', nell'intervista Nizzi dice questa frase: "Oltre al dialogo studiai le trame, che avevano tutte lo stesso  schema, differenziandosi solo per l’ambientazione. "

E questa è una sciocchezza

 

Come al solito, Nizzi fa discutere. Poe dice che quella del bagno caldo è una sciocchezza, Diablero e Carlo Monni contestano la frase sulla ripetitività di GLB. Diablero parla di lettori che vogliono essere cullati nel sonno, Loriano Lorenzutti che Nizzi ci prende per telespettatori di Don Matteo ( :D ). 

 

Ma secondo me bisogna intendersi sul concetto di schema usato da Nizzi: è quello che considera "ripetitivo", non già le trame o le storie. La duttilità di GLB non è in discussione ma non è un caso se anche il grande vecchio, tra il serio e il faceto, smontando l'intervistatore una volta disse che lo schema è che "arriva Tex e le suona a tutti". E non è nemmeno un caso che un libro documenti - o tenti di documentare - questo (libro che non ho letto, mi rifaccio alle vostre parole).

L'intento polemico di Nizzi quando parla di schema ripetitivo e bagno caldo (quest'ultima è una dichiarazione di "Poetica": può piacere o non piacere, ma è così) ha un obiettivo e un bersaglio dichiarato, ed è il Tex 2.0 di Mauro Boselli. Il suo intento, parlando di bagno caldo, è quello di dire che Boselli sbaglia a far perdere a Tex di centralità, a mettere troppi personaggi "ruba-scena", a rendere protagonisti altri personaggi e non Tex. In questo senso, egli difende la purezza del suo Tex rispetto a quello del creatore, denunciando la componente "eretica" di chi è venuto dopo. Questo è il senso ultimo delle parole di Nizzi.

 

E non lo fa per animosità verso Boselli (sennò non ci lavorerebbe insieme) né, spero, per invidia nei confronti di quest'ultimo, ma semplicemente perché la pensa così, e da persona onesta che non ha peli sulla lingua dà il suo giudizio. Non parla di ripetitività di GLB, utilizza il concetto piuttosto vago di schema, asserendo che quello di GLB si fondasse su un Tex sempre al centro, su una sceneggiatura zeppa di dialoghi esplosivi, su certi "tormentoni" o cliché che dir si voglia che cullano il lettore. E in questo senso, a mio parere, non ha torto.

 

Quando ho letto La rupe del diavolo, con le scene ai ristoranti, ho avuto la sensazione di aver ritrovato un vecchio amico. Di esser seduto là, con loro, a prendere in giro bonariamente Carson, a farmi due risate con gli amici di una vita. Ed io sono un fanzinaro, cioè mi ritengo un lettore esigente. Poi ci sono anche i fan alla "Don Matteo" (copyright @Loriano Lorenzutti), che esistono, e chissà che non siano la maggioranza (chi può saperlo?), che accanto a un buon western vogliono essere cullati, accarezzati, coccolati. Non c'è nulla di sbagliato da parte di Nizzi a pensarla in questo modo, né di offensivo.

 

E fin qui ho fatto un discorso puramente spassionato, spero oggettivo (nel senso che ho guardato la situazione dall'esterno). Se invece devo esprimermi col mio punto di vista, senza pretesa che sia quello giusto o che sia quello imperante là fuori, dico che va bene il bagno caldo, ma che poi non bisogna abusarne. In un articolo che scrissi anni fa per il Magazine di questo Forum a commento di Fuga da Anderville, rimproverai a Nizzi il fatto che, per le sue intime convinzioni, non abbia mai voluto accantonare un attimo Tex per scrivere vicende più belle, cosa che invece avrebbe dovuto fare, in primis perché sapeva farlo (vedi Fuga da Anderville, appunto, o L'Ultima Frontiera) e poi perché scrivendo trame ariose e con altri personaggi, non faceva che arricchire la saga di belle storie e grandi comprimari. Fuga da Anderville, dove protagonisti sono una famiglia e un Paese lacerati, l'ho sempre ritenuta un capolavoro e non è un caso che sia la storia più "eretica" di Nizzi, quella cioè in cui viene meno al suo credo.

 

Nizzi ha sempre ritenuto rischioso far perdere di centralità a Tex, aveva paura che ci si giocasse il personaggio, e questo lo ha contestato a Boselli in svariate circostanze, soprattutto negli anni '90 e nei primi 2000. Per me (per il punto di vista di Leo) Nizzi aveva - e ha - torto, e meno male che è venuto Boselli a dare aria a una casa che stava diventando asfittica, ma è altrettanto vero che forse tanti altri già all'epoca non vedevano di buon occhio i tanti personaggi ruba-scena di Boselli o la complessità di alcune trame. Chi ha ragione? Non lo so. So solo che, a sensazione, Nizzi è più vicino a GLB di quanto non lo sia Boselli (o almeno il Boselli prima maniera). Con quest'ultimo ho immediatamente letto qualcosa di nuovo, un Tex più moderno, diverso; con Nizzi non ho mai avuto la sensazione che ci fosse una vera soluzione di continuità rispetto a GLB: il Nizzi "manierista" di cui parla Carlo Monni c'è stato davvero, ha voluto esserlo ed è riuscito a esserlo (anche nell'ironia, rimasta a mio parere al vertice nei suoi anni migliori).

 

Non possiamo contestare un credo, una "Poetica", o definire sciocchezze certe affermazioni. Possiamo non essere d'accordo, per quelli che sono i nostri gusti o le nostre esigenze.   

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, Leo dice:

 

 

 

 

 

Come al solito, Nizzi fa discutere. Poe dice che quella del bagno caldo è una sciocchezza, Diablero e Carlo Monni contestano la frase sulla ripetitività di GLB. Diablero parla di lettori che vogliono essere cullati nel sonno, Loriano Lorenzutti che Nizzi ci prende per telespettatori di Don Matteo ( :D ). 

 

Ma secondo me bisogna intendersi sul concetto di schema usato da Nizzi: è quello che considera "ripetitivo", non già le trame o le storie. La duttilità di GLB non è in discussione ma non è un caso se anche il grande vecchio, tra il serio e il faceto, smontando l'intervistatore una volta disse che lo schema è che "arriva Tex e le suona a tutti". E non è nemmeno un caso che un libro documenti - o tenti di documentare - questo (libro che non ho letto, mi rifaccio alle vostre parole).

L'intento polemico di Nizzi quando parla di schema ripetitivo e bagno caldo (quest'ultima è una dichiarazione di "Poetica": può piacere o non piacere, ma è così) ha un obiettivo e un bersaglio dichiarato, ed è il Tex 2.0 di Mauro Boselli. Il suo intento, parlando di bagno caldo, è quello di dire che Boselli sbaglia a far perdere a Tex di centralità, a mettere troppi personaggi "ruba-scena", a rendere protagonisti altri personaggi e non Tex. In questo senso, egli difende la purezza del suo Tex rispetto a quello del creatore, denunciando la componente "eretica" di chi è venuto dopo. Questo è il senso ultimo delle parole di Nizzi.

 

E non lo fa per animosità verso Boselli (sennò non ci lavorerebbe insieme) né, spero, per invidia nei confronti di quest'ultimo, ma semplicemente perché la pensa così, e da persona onesta che non ha peli sulla lingua dà il suo giudizio. Non parla di ripetitività di GLB, utilizza il concetto piuttosto vago di schema, asserendo che quello di GLB si fondasse su un Tex sempre al centro, su una sceneggiatura zeppa di dialoghi esplosivi, su certi "tormentoni" o cliché che dir si voglia che cullano il lettore. E in questo senso, a mio parere, non ha torto.

 

Quando ho letto La rupe del diavolo, con le scene ai ristoranti, ho avuto la sensazione di aver ritrovato un vecchio amico. Di esser seduto là, con loro, a prendere in giro bonariamente Carson, a farmi due risate con gli amici di una vita. Ed io sono un fanzinaro, cioè mi ritengo un lettore esigente. Poi ci sono anche i fan alla "Don Matteo" (copyright @Loriano Lorenzutti), che esistono, e chissà che non siano la maggioranza (chi può saperlo?), che accanto a un buon western vogliono essere cullati, accarezzati, coccolati. Non c'è nulla di sbagliato da parte di Nizzi a pensarla in questo modo, né di offensivo.

 

E fin qui ho fatto un discorso puramente spassionato, spero oggettivo (nel senso che ho guardato la situazione dall'esterno). Se invece devo esprimermi col mio punto di vista, senza pretesa che sia quello giusto o che sia quello imperante là fuori, dico che va bene il bagno caldo, ma che poi non bisogna abusarne. In un articolo che scrissi anni fa per il Magazine di questo Forum a commento di Fuga da Anderville, rimproverai a Nizzi il fatto che, per le sue intime convinzioni, non abbia mai voluto accantonare un attimo Tex per scrivere vicende più belle, cosa che invece avrebbe dovuto fare, in primis perché sapeva farlo (vedi Fuga da Anderville, appunto, o L'Ultima Frontiera) e poi perché scrivendo trame ariose e con altri personaggi, non faceva che arricchire la saga di belle storie e grandi comprimari. Fuga da Anderville, dove protagonisti sono una famiglia e un Paese lacerati, l'ho sempre ritenuta un capolavoro e non è un caso che sia la storia più "eretica" di Nizzi, quella cioè in cui viene meno al suo credo.

 

Nizzi ha sempre ritenuto rischioso far perdere di centralità a Tex, aveva paura che ci si giocasse il personaggio, e questo lo ha contestato a Boselli in svariate circostanze, soprattutto negli anni '90 e nei primi 2000. Per me (per il punto di vista di Leo) Nizzi aveva - e ha - torto, e meno male che è venuto Boselli a dare aria a una casa che stava diventando asfittica, ma è altrettanto vero che forse tanti altri già all'epoca non vedevano di buon occhio i tanti personaggi ruba-scena di Boselli o la complessità di alcune trame. Chi ha ragione? Non lo so. So solo che, a sensazione, Nizzi è più vicino a GLB di quanto non lo sia Boselli (o almeno il Boselli prima maniera). Con quest'ultimo ho immediatamente letto qualcosa di nuovo, un Tex più moderno, diverso; con Nizzi non ho mai avuto la sensazione che ci fosse una vera soluzione di continuità rispetto a GLB: il Nizzi "manierista" di cui parla Carlo Monni c'è stato davvero, ha voluto esserlo ed è riuscito a esserlo (anche nell'ironia, rimasta a mio parere al vertice nei suoi anni migliori).

 

Non possiamo contestare un credo, una "Poetica", o definire sciocchezze certe affermazioni. Possiamo non essere d'accordo, per quelli che sono i nostri gusti o le nostre esigenze.   

Bellissimo. Bravo.

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Complimenti @Leo, ottimo spunto di riflessione, che mi sento di condividere in larghissima parte.

L'unica cosa su cui non posso esprimermi è sulle osservazioni che Nizzi muove a Boselli, in quanto di quest'ultimo ho letto solo una minima parte della sua produzione "texiana".

Diciamo che, in generale e per mia sensibilità personale, non trovo mai elegantissimo criticare un collega, non per politically correct quanto per una questione di stile.

Nizzi, al di là del suo modo di scrivere, lo giudico soprattutto per la qualità delle sue storie (criterio che vale comunque per ogni autore); se è incontestabile che nell'ultimo periodo precedente al suo ritorno abbia spesso deluso, ci ha anche regalato storie indimenticabili, che entrano di diritto nella storia di Tex.

Ma, come scrivi giustamente tu, Nizzi continua a far discutere.

Citando Oscar Wilde:

"C’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di sé, ed è il non far parlare di sé".

 

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<span style="color:red">3 minuti fa</span>, Juan Ortega dice:

L'unica cosa su cui non posso esprimermi è sulle osservazioni che Nizzi muove a Boselli, in quanto di quest'ultimo ho letto solo una minima parte della sua produzione "texiana".

 

Le osservazioni di Nizzi su Boselli non sono campate in aria, solo che lui vede dei difetti in elementi che per altri (me incluso) sono pregi: in questo senso, a mio parere Nizzi ha torto, perché è troppo ancorato al vecchio e non aperto al nuovo. 

 

<span style="color:red">5 minuti fa</span>, Juan Ortega dice:

Diciamo che, in generale e per mia sensibilità personale, non trovo mai elegantissimo criticare un collega, non per politically correct quanto per una questione di stile.

 

Qui Nizzi ha torto due volte, anche se c'è da apprezzarne l'onestà.

 

<span style="color:red">6 minuti fa</span>, Juan Ortega dice:

Nizzi, al di là del suo modo di scrivere, lo giudico soprattutto per la qualità delle sue storie (criterio che vale comunque per ogni autore); se è incontestabile che nell'ultimo periodo precedente al suo ritorno abbia spesso deluso, ci ha anche regalato storie indimenticabili, che entrano di diritto nella storia di Tex.

 

Questo è indubbio :)  

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  • Collaboratori
19 ore fa, Carlo Monni dice:

Quel libro è stato il primo, almeno credo, a tentare di trovare una formula delle trame di Tex che è poi quellio che ha fatto Nizzi e che è il rimprovero ch muovo a pressoche tutte le sue storie anche le migliori. Il cosiddetto manierismo.

Che poi se alla fine del salmo quello che dici è che ogni storia si può suddividere in tre momenti:c introduzione conflitto, risoluzione, io dico: Grazie tante, non ci sarei mai arrivato da solo.:laugh:

 

Il libro fu scritto da due universitari tirati su per dirla in sardo... a pani et casu ( con pane e formaggio), cioè con in braccio le opere di Propp, Greimas, Genette, Todorov ecc, che non risolvono facilmente la questione in tre momenti come fai tu da profano. il manierismo è una tua fissazione, ma sta alla base di tutte le opere letterarie (non è solo una prerogativa di Nizzi). Il libro di cui ho postato sopra la copertina ovviamente non si riduce solo a contare quante pallottole ha sparato Tex e altre amenità simili (come fa negli anni novanta il libro di Paglieri, attenti a non confondere) ma è un di tentativo di analisi strutturale "semiserio" ( i due autori erano consapevoli di applicare a un "fumetto" dei modelli che in realtà si applicano, come ho già detto, a qualsiasi tipo di produzione letteraria). Crediamo di essere originali ma in realtà non facciamo che rifare quanto hanno già fatto e rifatto prima di noi centinaia di altri scrittori.

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@ymalpasTi informo che io il libro di Bargioni e Lucotti l'ho letto da cima o fondo e più di una volta anche se adesso, purtroppo, è andato perso durante un trasloco. Di Propp, poi, ne so anche abbastanza. Il mio era semplicemente un tentativo di fare dell'ironia e mi spiace che tu non l'abbia colto.

Quanto al manierismo (che è nato come corrente pittorica innanzitutto, potrebbe valere la pena di ricordarlo, in cui, semplificando molto, forse troppo, in cui invece di ispirarsi direttamente alla realtà ci si voleva  rifare a come era nelle opere dei maestri del passato. Non l'arte che imita la vita ma l'arte che imita l'arte che imita la vita),  arà anche una mia fissazione come dici, ma tu non confonderlo con le fonti di ispirazione che sono ben altra cosa.

Nizzi non si ispirava ma imitava direttamente  lo stile di G.L. Bonelli replicando spesso brani già scritti da GLB.

Guarda l'inizio de "Gli strangolatori"  che è sostanzialmente identico a quello di "Terrore sulla savana" solo con la foresta di Brazoria al posto delle paludi della Florida ed i thugs al posto dei seguaci del voodoo. E che dire delle sequenze della storia dell'Uomo Serpente riprese pari pari dalla storia dell'alieno? Questo è manierismo.

Boselli ha uno stile che è chiaramente molto debitore di GLB, di Berardi, D'Antonio ed altri ancora con un occhio alle atmosfere di John Ford ed altri classici western ma amalgamati in uno stile che è inconfondibilmente suo, non imita, non è manierista, è personale.

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<span style="color:red">6 minuti fa</span>, Carlo Monni dice:

Boselli ha uno stile che è chiaramente molto debitore di GLB, di Berardi, D'Antonio ed altri ancora con un occhio alle atmosfere di John Ford ed altri classici western ma amalgamati in uno stile che è inconfondibilmente suo, non imita, non è manierista, è personale.

 

C'è da dire che a Nizzi è stato chiesto proprio questo, nei primi tempi. E lui è riuscito a fare questo, quello che gli chiedeva l'editore, con esiti molto alti, per non dire egregi, nei primi dieci anni della sua carriera texiana. 

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<span style="color:red">3 minuti fa</span>, valerio dice:

Manierismo...gli è stato chiesto esplicitamente di imitare GLB, al punto da non permettergli per anni di firmarsi.

 E Nizzi è stato talmente professionale da studiarsi tutto Glb per replicarne lo stile e non far trapelare l'avvenuto passaggio di consegne, come richiestogli dal datore di lavoro. Poi lui si è talmente convinto della bontà della formula bonelliana (intesa come Texcentrismo, dialoghi esplosivi, ecc.) da non volerla modificare e rimanendole anzi fedele anche in seguito. 

Boselli invece sin da subito si è staccato dal suo mentore Glb, proponendo uno stile più personale, però erano già altri tempi, tanto che lui poteva firmare le proprie storie e non aveva l'obbligo di celare la propria identità. 

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Ma sempre manierismo rimane. Dal suo libro intervista traspare quanto la cosa gli sia pesata e lo abbia condizionato. Il fatto che alla fine si sia autoconvinto che è così che Tex andava scritto non cambia la questione.

Non è un caso che le sue storie meglio riuscite, quelle che tutti, me compreso, citano continuamente e ricordano con piacere sono quelle in cui non imita ma è se stesso. Non è la copia di GL Bonelli ma è NIzzi

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<span style="color:red">13 minuti fa</span>, Carlo Monni dice:

Boselli ha uno stile che è chiaramente molto debitore di GLB, di Berardi, D'Antonio ed altri ancora con un occhio alle atmosfere di John Ford ed altri classici western ma amalgamati in uno stile che è inconfondibilmente suo, non imita, non è manierista, è personale.

Concordo pienamente. Aggiungo che in questo suo essere così personale, e allo stesso tempo rispettoso del personaggio, Boselli riesce a essere più vicino allo spirito del Tex di GL Bonelli più di quanto lo sia quello di Nizzi, che solo apparentemente - secondo me - è più simile a quello di GL, pur imitandolo, ma in realtà nel profondo è molto diverso dal personaggio originale (e questo al di là di ogni giudizio di valore).

 

Insomma Boselli reinterpreta Tex, facendolo suo e rendendolo più moderno, e così facendo però ne preserva l'essenza originaria e più vera.

Nizzi invece lo imita e ne fa una versione manierista - come detto sopra - che però alla lunga finisce per "tradire" il personaggio, che è simile in superficie, diverso nel profondo. (Questo - lo ripeto a scanso di equivoci - al di là del giudizio sulle singole storie che ognuno può apprezzare o meno).

 

E' come quando un cantante deve fare la cover di una canzone non sua: deve reinterpretarla e farla sua per renderla vera, attuale, conforme all'originale, non imitarla pedissequamente, altrimenti rischia l'effetto karaoke.

 

<span style="color:red">1 minuto fa</span>, Carlo Monni dice:

Non è un caso che le sue storie meglio riuscite, quelle che tutti, me compreso, citano continuamente e ricordano con piacere sono quelle in cui non imita ma è se stesso. Non è la copia di GL Bonelli ma è NIzzi

 

D'accordo anche in questo.

 

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