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Interviste Agli Autori


ymalpas
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Mi permetto di commentare questa intervista a Civitelli per sottolineare una cosa straordinaria:Civitelli dice che i suoi caratteristici puntini non sono ottenuti tramite il computer, ma sono fatti a mano!!Tutto questo è straordinario!.. ci pensate quanta cura, quanto impiego di tempo richiede una cosa del genere?... eppure Civitelli è uno dei più veloci!.. come ci riesce??Ripeto:straordinario!!

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  • 3 settimane dopo...
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Ecco il segreto del mio Tex eroe senza fine


Stefano Feltri su la Gazzetta di Modena del 23 gennaio 2005. ?




Claudio Nizzi non è e non si sente Tex Willer è Lo scrive da quasi 25 anni e non si immedesima nel ranger come faceva il suo creatore Gianluigi Bonelli?

Tex è troppo diverso da me, è un decisionista, sempre sicuro di sè. Ma dopo tanti anni, come sceneggiatore, nelle sue storie scivolo con facilit?.

Domanda sull'attualit?. Tex continuerà a Fumare?

Tex deve continuare a fumare! L'editore ci ha detto solo ?che fumi un po' meno?. Ma siccome il pregiudizio sul fumo è cosa recente, trovo normale che un personaggio dell'80 fumi. Ma io ho smesso.

Tex ha sempre avuto problemi con il politicamente corretto. E? ancora così?

Oggi più che mai. Ti frena da matti. Certe espressioni che Tex usava nella maniera più affettuosa, come ?palla di neve? a un nero, oggi non le puoi più usare. O se spara a un giaguaro bisogna essere sicuri che sia una questione di vita o di morte.

Come fa il successo di Tex a durare negli anni? Anche Dylan Dog ha avuto il suo momento di gloria e poi è declinato.

Rispetto a Dylan Dog, che aveva un pubblico di adolescenti che crescevano e abbandonavano il personaggio, ha una base di lettori più resistente. Un pubblico più stagionato. E le caratteristiche psicologiche di Tex sono fatte per durare. Il lettore medio che è mortificato dalle cose della vita, impotente davanti a tanti autoritarismi, dal capoufficio al vigile urbano, è affascinato da Tex. Un personaggio che rovescia le scrivanie, che ha un senso della giustizia assoluto e lo mette in pratica. Il lettore ha un senso di appagamento da un Tex senza paura e senza incertezze. Non si spiega altrimenti il suo successo. Il western oggi, a parte a Tex, è scomparso.

Che rapporto ha con il suo pubblico? A che lettore pensa quando scrive?

Io scrivo Tex per il lettore popolare. Li conosco di persona, molti mi mandano cartoline. A Fiumalbo (dove Nizzi passa l'estate, ndr) ne conosco almeno una ventina, la loro cultura fumettistica si limita a Tex, non avrebbe senso quindi scrivere storie intellettualistiche piene di citazioni.

Con oltre 500 numeri alle spalle, non c'è il rischio di raccontare qualcosa di già sentito?

Non ho ancora capito fino a che punto la cosiddetta ?ripetitivit?? di Tex sia un difetto o un pregio. Anche perchè il lettore ama sentirsi raccontare sempre la stessa favola. Ma spetta alla bravura dello sceneggiatore non ripetersi. Basta pensare a Diabolik: sono 40 anni che racconta la stessissima storia, ma è quello che il pubblico desidera. E in confronto a Diabolik, Tex è un monumento alla varietà.

Il suo Tex è diverso da quello un po' ?western-spaghetti? di G. L. Bonelli. Lei ha introdotto personaggi storici come il gen. Custer.

S?, ma bisogna stare attenti. Si può mettere un po' di storia, ma così si rischia di datare terribilmente Tex. Troppo storicismo lo strozzerebbe.

Oltre a Tex, su cosa sta lavorando adesso?

Nelle edizioni If di Gianni Bono, stanno per uscire delle nuove storie con cadenza trimestrale di Nick Raider che affiancheranno la ristampa delle vecchie. Poi uscir? il secondo numero di ?Leo Pulp?, che i fan tenaci hanno continuato a chiedere per quattro anni, disegnato dal modenese Massimo Bonfatti. Il primo era stato un buon successo, con oltre 42000 copie.

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Il mio Tex? Un vero duro!



Intervista a lucio filippucci tratta da Il Resto del Carlino del 18 Novembre 2008.



Nato il 30 settembre 1948 dal genio di Sergio Bonelli e di Aurelio Galleppini, il ranger texano pronto a violare la legge purch? la giustizia trionfi, è adesso protagonista del 22° degli albi speciali da cui è costellata la sua storia.

Ci ho lavorato per tre anni, ed è stato un impegno molto duro. Questo è il mio primo Tex, e innanzitutto ho dovuto impossessarmi dello strumentario del Far West, imparare a disegnare con precisione i cavalli, le pistole. Poi, naturalmente, ho cercato di sposare le regole consacrate della serie con il mio stile.

Oggi alle 19 Filippucci ripercorrer? la propria impresa alla Cineteca (Sala Cervi), nell'ambito di una serie di incontri sul fumetto.

Io vengo da esprienze lontane da Tex, sono più legato alla fantasy, alla fantascienza, a un segno più leggero. Dagli anni ?90 disegno stabilmente per Bonelli, l'editore di Tex, e quando mi è stato chiesto di abbandonare Martin Myst?re per la nuova sfida ho accettato.

E il risultato è stato talmente buono, che dopo le 240 pagine dell'albo gigante Filippucci sta preparando un albo normale è 220 pagine è dal titolo provvisorio ?Inferno bianco?, sceneggiatore Claudio Nizzi.

Martin Myst?re non lo lascio. Ma continuerà anche ad approfondire le caratteristiche del mio Tex, che ho cercato di rendere più duro, più vissuto, come conviene per un uomo di 45 anni che cavalca non solo in mezzo a pellirosse di cui ha grande rispetto, ma anche in mezzo a traditori e burocrati corrotti, come nel maxi albo.

Un Tex alla Clint Eastwood, un giustiziere dagli occhi di ghiaccioè

Il paragone è forse eccessivo, ma è vero che se Tex, alle origini, richiama i film di John Ford, ho impresso alle tavole un ritmo più vicino al western degli anni ?70. Cercando, in più, di variare le inquadrature, cinematograficamente, e di non rinunciare al mio gusto per il dettaglio, nell'intento di far venir voglia al lettore di tornare indietro a una scena da cui è già passato.

L'incontro sarà anche buono per ragionare della scarsa attenzione che il fumetto riceve in Italia.

E? il suo linguaggio in sè che qui viene ritenuto di serie B. E? positivo che da qualche anno Bologna organizzi un festival, ma è una manifestazione di ?lite, che punta su una nicchia di autori e di pubblico, non sulla produzione più popolare, che pure ha molti aspetti di qualità.

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Tex, eroe western in canottiera



Intervista a Sergio Bonelli di Renato Pallavicini, da L'Unit?, 28 settembre 2008



C'è una geografia di Tex, che non è quella delle praterie, dei deserti e delle montagne attraversate dal ranger in sella al suo fido Dinamite. è una geografia tutta italiana che si stende tra Milano, dove stava la casa editrice Audace (guidata nell'immediato dopoguerra da Tea Bonelli, moglie di Gianluigi) e la Liguria (Genova e poi Varazze) dove Gianluigi Bonelli, separatosi dalla moglie, si era trasferito e aveva messo su una piccola attività editoriale e dove sfornava sceneggiature per fumetti. Da quelle centinaia di fogli scritti spunta fuori un pistolero dal nome Tex Killer che, di l' a poco, diventer? il più tranquilizzante Tex Willer a cui il disegnatore Aurelio Galleppini dar? le sembianze di un giovane Gary Cooper, ma in realtà di se stesso. Quando il 30 settembre 1948, per le edizioni Audace esce il primo numero della Collana del Tex , un albetto in formato striscia, Sergio Bonelli, figlio di Tea e Gianluigi, hapocomenodi sedici anni, ma già si d' da fare in casa editrice. Dal 1957, poi, ne assumer? la direzione e ancora oggi è saldamente al timone di una factory che ha lanciato fumetti come Zagor, Mister No, Martin Myst?re, Dylan Dog, Nathan Never, Julia, Magico Vento e tanti altri.

Insomma, Sergio Bonelli, Tex è un eroe del West o un eroe italiano? Quanto c'è
del nostro Paese nel suo sangue?

?Ce n°era molto, almeno all'inizio. E questo per mancanza di documentazioni e libri che ci spiegassero come davvero era fatto il West. In quegli anni, a Milano, non trovavi un libro o una rivista americana manco a pagarla un milione. Mi ricordo che, all'edicola di Piazza della Scala, arrivava soltanto una copia di True West e di qualche comic book: se le beccava sempre Rinaldo D'Ami (disegnatore e poi editore, ndr) che conosceva bene, l'inglese. Cosè, nei fumetti di Tex dell'epoca, ci sono fucili improbabili, disegnati da gente che non aveva mai visto da vicino un Winchester; ci sono panorami e paesaggi italiani, montagne un po' Grand Canyon e un po' Dolomiti, dove Galleppini andava in vacanza. Ci sono scorci della Sardegna, dove il disegnatore aveva vissuto per anni, ranch che sembrano casali toscani o dell'Agro Pontino. E poi c'è la canottiera che Tex sfoggia in qualche vignetta, mentre gli eroi dei film western di solito portano pesanti maglie-mutandoni: anche se dicono che è nata a Marsiglia, la canottiera è un po'
l'indumento-simbolo dell'italiano di allora?.

Nell'Italia del dopoguerra Tex potrebbe essere uno sbandato in cerca di un ruolo istituzionale nel quale riconoscersi, come poi gli accadr? nel fumetto: da fuorilegge a ranger?

?Soprattutto è uno che ha subito un torto e vuol farsi giustizia da solo. Del resto il nome Tex Killer piaceva di più a Gianluigi Bonelli. Mio padre amava il pugilato e le storie piene di azione, cazzotti, morti e feriti. Aveva una cotta
particolare per i duri alla Mike Spillane?.

Ma le radici di Tex e le fonti di Gianluigi Bonelli stanno più nella letteratura o nel cinema?

?Mio padre aveva letto di tutto, gli piacevano soprattutto i romanzi di cappa e spada, le avventure africane ma in realtà sceglieva il cinema perchè era più vicino al suo linguaggio, quello di sceneggiatore?.

Gli sarebbe piaciuto fare del cinema?

?Certamente: aveva anche abbozzato un copione dal titolo improbabile de I falchi volano sui monti e unaltro, su Cagliostro , era bello finito e rilegato, ma rimasero nel cassetto. Il mondo del cinema aveva un atteggiamento snob nei confronti del fumetto: disse di no al grande Hugo Pratt, figurati a Bonelli?.

Resiste ancora il mito del West?

?Nei giovani sempre meno, e poi la facilit? dei viaggi, più o meno organizzati, hanno fatto esaurire il fascino delle avventure western o di quelle esotiche tipo Legione Straniera. Tex è un po'un superstite, espressione di sentimenti semplici...?. Però vende ancora le sue buone 200.000 copie mensili, senza considerare gli albi speciali, i Texoni ecc. Dopo di lui non sono mancate riletture a fumetti dell'eroe western: da Ken Parker a Magico Vento, ma nessuna ha avuto un successo così duraturo e sostanzioso. Perchè??Perchè nessuno di questi personaggi, pur importanti e di grande qualità, ha la facilit? comunicativa di Tex?.

C?? qualcosa di inedito, di nuovo su Tex o Gianluigi Bonelli che non ha mai rivelato?

?Beh, praticamente è stato detto e scritto di tutto. Una cosa curiosa ve la devo dire però: a Gianluigi piaceva raccontare che lui, altri non era se non una specie di tramite, un medium di una seduta spiritica. Lui cominciava a scrivere la storia, ma poi erano i personaggi che gli dettavano come portarla avanti, come intrecciare le azioni. Forseunpo' ci credeva davvero, ma per certo era talmente convinto della sua capacità d'autore che non tracciava mai una scaletta e la storia gli veniva così, come se fosse stata già scritta?.

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?Ha la mia età, ma lui non invecchia?


Parla Sergio Cofferati, sindaco di Bologna, lettore bulimico sin da piccolo



Cavalcarono insieme: parliamo di Tex e di Sergio Cofferati, tutti e due sessantenni.
Cofferati, ex segretario della Cgil e oggi sindaco di Bologna, si sa, è un grande lettore e ammiratore del personaggio creato da Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini.

?Io e Tex siamo coetanei, come lui sono nato nel 1948, ma per lui il tempo non passa mai, ha il privilegio di restare quello che era. Kit Carson è invecchiato di più, il piccolo Kit è cresciuto, mentre anche Tiger Jack sembra sempre lo stesso?.

Quando ha cominciato a leggere Tex e perchè le piace così tanto?

?Sono stato un lettore bulimico fin da piccolo. Ovviamente leggevo molti fumetti, Il Corriere dei Piccoli e Tex , anzi prima guardavo solo le figure, nonero ancora in grado di leggere. Allora correva l'idea strampalata che se un bambino leggeva i
fumetti non avrebbe più letto i libri, ma non è così e devo dire che la mia famiglia non mi ostacol'. Oggi viaggio moltissimo e libri e fumetti sono straordinari compagni di viaggio, non parto mai senza. Del fumetto ho sempre apprezzato più
cose: come ovvio le storie e la grafica che è molto importante. In Tex le storie non sono mai sciatte, le ambientazioni accurate, i riferimenti storici, etno-antropologici molto rigorosi e questo d' la qualità?.

L'editore Sergio Bonelli dice che oggi il West non possiede più il fascino di un
tempo. Lei è d'accordo?

?S?, il West è stato molto ridimensionato, nel cinema e nelle arti visive, ma il fumetto di Tex resta un ambito nel quale si può ricostruire quel fascino: ha un valore di supplenza di alcuni miti?.

Quali sono i valori di Tex. Sono cambiati in questi sessant?anni?

?Ci sono, nelle storie, riferimenti temporali e socioculturali legati agli anni, casi di atteggiamenti "politicamente scorretti" e, d'altronde, chi scrive è figlio del proprio tempo. Ma una delle cose di cui dar merito a Tex è che tutte le sue avventure portano acqua al mulino del rispetto reciproco, della convivenza, dei rapporti corretti tra le persone. E poi c'è il pudore dei sentimenti, l'amicizia, l'affetto paterno che vengono presentati come valori positivi, solidi, mamai esibiti?.

Non è un mistero che qualcuno l'ha definito sceriffo per le sue prese di posizione decise contro l'illegalit?: si sente più sceriffo o ranger?

?Nel lessico quotidiano sceriffo aveva un riferimentopositivo, era colui che ombatteva banditi e criminali. Il fatto che oggi non venga più sentito così non è affatto bello e dovrebbe far riflettere molti. Io faccio il sindaco e chi svolge funzioni
istituzionali deve cercare di rappresentare e difendere comunit? complesse, di etnie diverse, come lo sono le città?.

Tex combatte il sopruso e la corruzione in ogni sua forma: razziatori di mandrie,
rapinatori di banche, indiani che tradiscono la loro cultura e si comportano come i loro persecutori bianchi. Ma se Tex fosse un sindaco di oggi con chi se la dovrebbe vedere?

?C?? una costante che vale nella realtà: la legge è fondamentale per i più deboli. Qualsiasi forma di criminalit?, in primo luogo, colpisce le persone più fragili. Si dice che caos e insicurezza riguardano tutti: è vero, ma non è sufficiente, perchè tutti
non sono forti allo stesso modo. E questo non vale soltanto per la microcriminalit?, vale anche per i grandi crimini economico finanziari che colpiscono in misura maggiore sempre i più deboli?.

Oltre a Tex, quali altri fumetti legge il sindaco Cofferati e quali preferisce?

?Come ho già detto sono un lettore bulimico e guardo un po' tutto quello che c'è in giro. Ma da un po'di tempo sono tornato a guardare autori di qualche decennio fa. Accade come per la letteratura che si ritorni a leggere i classici. Cosè mi sono
riletto Hugo Pratt e Dino Battaglia, soprattutto le loro prime cose, quelle argentine di Pratt e le storie di guerra disegnate da Battaglia per gli editori inglesi. Qualche sera fa, spostando carte e vecchi libri, ho ritrovato gli albi del Principe Valiant di
Harold Foster. Ho cominciato a rileggerlo e ho finito per andare a dormire molto tardi?.




Intervista rilasciata al quotidiano L'UNITA del settembre 2008

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  • 2 settimane dopo...
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?Il mio Tex in politica? No, troppo indipendente?


Pierluigi Biondi intervista Sergio Bonelli, dal Secolo d'Italia, edizione domenicale del 28 dicembre 2008.




La prima cosa che ti viene in mente dopo una conversazione con Sergio Bonelli è che il più importante editore italiano di fumetti pare si sia materializzato da una delle migliaia di tavole che ha mandato (e, fortunatamente, continua a mandare) in edicola. Innamorato del suo lavoro come lo è Tex della stella di latta che lo porta a rimediare alle ingiustizie che si consumano in giro per il vecchio West. Ironico come Mister No. Autentico come Nathan Never quando è circondato da un mondo iper-tecnoligico è si rifugia in casa con un buon libro e i dischi in vinile. Cortese come Kit Carson quando fa il baciamano a qualche bella tenutaria di saloon. Merito del suo carattere di galantuomo meneghino vecchio stampo che ha superato, indenne, la ?Milano da bere? sguaiata e presuntuosa.


Di strada ne avete dovuta far tanta: una volta il mondo delle nuvole parlanti era considerato alla stregua di materiale pornografico.

I giornalisti, i critici e gli educatori scolastici invitavano i giovani a stare alla larga dagli albi illustrati perchè distraevano da altre occupazioni più nobili e più utili alla formazione dell'individuo.

Se si clicca con il tasto destro del mouse sulla parola ?fumetto? alla ricerca di un sinonimo, viene fuori l'espressione ?storia banale?.

? per questo che mi ostino ad utilizzare carta e penna al posto di un ?banale? computer.

Nessuno meglio di lei può testimoniare le ostilit? subite dai fumetti prima che gli si riconoscesse di essere stato parte integrante di quella cultura popolare che, soprattutto nella seconda parte del Novecento, ha raccontato e accompagnato la trasformazione dell'Italia meglio di tanta politica e di tanta accademia.

? così. Quando ero ragazzo riuscivo a leggere negli sguardi dei genitori borghesi dei compagni di scuola il malcelato senso di disprezzo che provavano per il lavoro dei miei. Il primo segnale che i tempi, timidamente, stessero cambiando lo abbiamo avuto con il festival di Bordighera del 1965, che in seguito diventer? Lucca Comics. Da l' è iniziata la lenta scalata che ha portato il fumetto a recuperare la dignit? che merita nell'immaginario della società e anche, per certi versi, la sua funzione educativa.

Attualmente le cose sono diverse.

? caduto il giudizio morale che bollava il fumetto in quanto tale. Oggi un albo o una serie possono essere valutati belli o brutti nella loro specificit?, come accade per un qualsiasi romanzo o una qualsiasi canzone: è un bel passo in avanti.

E infatti possiamo incrociare gli Sturmtruppen, Zagor o Corto Maltese anche nelle librerie.

Ancora faccio fatica ad abituarmi all'idea. Quando passo davanti le vetrine delle librerie e vedo è accanto ai testi ?colti? è qualche volume illustrato che vede per protagonista un eroe dei fumetti, provo un senso di gioia quasi inattesa. è una soddisfazione non solo per me, ma per tutta la categoria.

Il 2008 è un anno importante per la storia del fumetto e per la sua casa editrice.

In genere sono poco attento agli anniversari, soprattutto ai miei (ride, ndr). Certo è una curiosa coincidenza: l'esordio del fumetto in Italia viene fatto risalire al 27 dicembre 1908, data in cui usc? il primo numero del Corriere dei piccoli, lo stesso anno di nascita di Bonelli padre (dice proprio così, non ?mio padre?: quasi a testimoniare, giustamente, che la figura di Gian Luigi Bonelli è un patrimonio comune, oltre che familiare, ndr).

Novità in vista?

Stiamo lavorando a due-tre nuovi personaggi, la casa editrice è sempre alla frenetica ricerca di idee per consentire ai nostri duecento e oltre disegnatori sparsi per il paese di non risentire della crisi del settore e del calo delle vendite. Questo è il mio maggiore cruccio: mai come ora, infatti, avevo visto in giro tanti giovani talenti che, ahimè, forse non troveranno sbocchi lavorativi.

Per finire: Tex avrebbe mai lanciato un suo stivale a un governante?

Il mio ranger, quando è stato necessario, non si è tirato indietro dal dare una strigliata a qualche ?alto papavero? di Washington, però non è mai tornato a casa scalzo.

Inadatto, quindi, per la politica?

Tex è un indipendente e, notoriamente, scarseggia in diplomazia. E, poi, non sopporterebbe il fatto di stare seduto troppo a lungo dietro una scrivania. Il suo posto è all'aria aperta e il suo destino è il viaggio.

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[scusate se lascio un piccolo commento, cancellatelo pure se viene considerato uno spam]Molto bella questa intervista a Sergio Bonelli, fa ben comprendere come il mestiere dell'editore sia molto più complesso e delicato di quanto si possa immaginare. E poi, diamine, c'è una frase da incorniciare: "Se si clicca con il tasto destro del mouse sulla parola ?fumetto? alla ricerca di un sinonimo, viene fuori l'espressione ?storia banale?."? per questo che mi ostino ad utilizzare carta e penna al posto di un ?banale? computer. haha grandissimo Sergione! :generaleS:

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Sergio Bonelli: ?Tex era quello che mio padre avrebbe voluto essere?


?Avevo scritto una sequenza in cui l' eroe picchiava l' amico Kit: non la fece uscire?


Intervista di Licari Fabio del 20 gennaio 2010 apparsa su La Gazzetta dello Sport




?Il segreto di Tex? Essere uscito al momento giusto con gli autori giusti: un' alchimia mai più ripetuta in seguito. E poi Tex non si discute?.

Scherza ma non troppo Sergio Bonelli, 77 anni, figlio di Gian Luigi che nel 1948 cre? il ranger del Texas. Editore anche di Zagor, Dylan Dog, Julia, Nathan Never, Martyn Mist?re, Caravan, Sergio Bonelli ha sceneggiato alcune storie di Tex. Ricorda quando suo padre scriveva i soggetti?

?Ne parlavamo tanto. Lui per esempio aveva una cartina del Texas, ormai logora, sulla quale segnava spostamenti e luoghi degli agguati, fissava fiumi e montagne: i lettori apprezzavano questo realismo. E anche il linguaggio: diverso da ogni altro fumetto dell' epoca?.

Com' era il linguaggio?

?Duro, forte, non adatto ai bambini: era il modo di parlare di mio padre che andava tanto al cinema e leggeva letteratura popolare anglosassone, Zane Grey, Conrad, anche feuilleton francesi?.

Come scriveva le storie?

?Aveva un metodo che ho seguito anch' io: metà con la macchina per scrivere, metà con la penna. Soprattutto indicava il contenuto delle vignette con schizzi che rendevano non necessaria una spiegazione scritta al disegnatore?.

?Oklahoma!? è una storia particolare: il west di Giancarlo Berardi, l' autore, è molto diverso da quello di Tex.

?Berardi è un grande sceneggiatore, ma confesso di essermi un po' preoccupato nel ' 91: c' era molto minimalismo, azione suggerita e non esplosa, e poco slancio avventuroso di cui mio padre andava orgoglioso. Perchè Tex era quello che lui avrebbe voluto essere?.

Non avrebbe approvato?

?Certe sequenze non le avrebbe ammesse. Ma non approvava qualcosa anche del "mio" Tex: una volta tolse una sequenza, di cui ero fiero, in cui facevo picchiare Kit Carson da Tex. Era soltanto per calmare la febbre dell' amico, un pugno molto cinematografico. Quelle pagine le ho appese nella mia stanza, copertina compresa. Mai uscite?.

Un aneddoto?

?Pap? amava Tex ma anche Buffalo Bill: gli proposi di farli incontrare, lui risolse la sfida in parit?. Non ebbe il coraggio - ma erano altri tempi - di dire che Buffalo Bill era anche un po' cialtrone, come ha fatto oggi Altman°.

Quante volte le hanno chiesto se Tex è di destra o di sinistra?

?Troppe. Era l' ultimo dei problemi che si poneva mio padre scrivendo Tex?.

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Pasquale Del Vecchio, il sipontino disegnatore di Tex


di Agostino del Vecchio, pubblicato il 4 gennaio, 2010, tratto dal sito StatoQuotidiano.


PER tanti giovani, o meno giovani, come il sottoscritto, cresciuti con ?pane e fumetti? della Bonelli come Tex, Dylan Dog, Zagor e Magico Vento, è davvero un piacere scoprire l'esistenza di un disegnatore di Manfredonia, Pasquale Del Vecchio, che collabora da tempo con la casa editrice milanese. Pasquale è nato a Manfredonia il 17 marzo del 1965, e può vantare già, nel campo, una carriera di tutto rispetto. Già dopo la maturit? scientifica, Pasquale inizia a muovere i suoi primi passi ?da professionista? con la pubblicazione, sulla rivista ?1984″, di alcune storie brevi. Nel tempo, Pasquale collabora con ?Il Giornalino? e realizza una storia sulle avventure in Africa di Walter Bonatti, di pugno dello stesso esploratore, pubblicata da Baldini. Nel 1991 disegna con Davide Toffolo ?Memphis Blue?, scritta da Daniele Brolli e pubblicata su ?Cyborg?. Pochi anni dopo, il contatto con la Bonelli, che lo coinvolger? nell'universo poliziesco di Nick Raider, sebbene la sua prima prova per la Casa editrice di via Buonarroti sia stata spesa per un episodio di Zona X mai pubblicato. Il vero e proprio esordio bonelliano di Del Vecchio, dunque, è da far risalire al 1993, con l'avventura del detective newyorchese ?Duri a morire?, scritta da Gino D'Antonio, anche se due anni dopo si imbatter? nuovamente in Zona X, con un episodio firmato da Pier Carpi. Il disegnatore è entrato prima a far parte della squadra di Napoleone e, attualmente, in quella di Tex.



Quali fumetti ha iniziato a leggere da piccolo e quale, in particolar modo, l'ha spinta a diventare un disegnatore?

Credo di aver cominciato proprio con un albo di Tex, che mio padre mi compr? perchè dovevo essere operato di tonsille. Mi sono subito appassionato a questo mezzo di comunicazione ed ero sempre in prossimit? di qualche edicola a spulciare tutto ciò che veniva pubblicato. Mi ricordo, oltre a Tex, albi di Tarzan (disegnati da Russ Manning e Joe Kubert), Zagor (uno dei miei favoriti durante la mia infanzia), Capitan Miki e così via. Mi ricordo che comunque ciò che mi ha fatto scattare la passione e la voglia di disegnare fumetti sono state forse le copertine di Zagor, disegnate da Gallieno Ferri. E subito dopo le splendide tavole di Tex disegnate da Giovanni Ticci.

Preferisce più Napoleone o Tex e quanta libertà ha nel disegnarli?

Difficile scegliere fra i due. Sono due personaggi così diversi. Napoleone lo trovo molto originale, secondo me uno dei personaggi più interessanti usciti in Italia negli ultimi anni. Tex è un totem, il fumetto italiano per antonomasia, l'intramontabile western classico alla John Ford. Naturalmente disegnare un'icona cristallizzata come Tex comporta una maggiore difficolt?, perchè ci sono più regole da seguire, una tradizione molto più lunga alla quale rifarsi .

Quali sono i racconti di Tex che ha disegnato finora ed a quali sta lavorando?

Finora ho realizzato due avventure , per un totale di 4 albi ( Tex 561-562 e 589-590). Adesso sono al lavoro su una nuova storia, che si sviluppa sempre in due albi, che verr? stampata presumibilmente tra un paio d'anni.

Quanto tempo impiega per disegnare una storia e come procede?

La realizzazione di un albo di Tex richiede dai sei agli otto mesi. E? un lavoro abbastanza lungo ed impegnativo.

Quali altri personaggi della Bonelli le piacerebbe disegnare?

Mi piace molto Dylan Dog. Non sarebbe male realizzarne una storia.

E? più legato ai disegni tradizionali o apprezza anche certi ?effetti speciali? presenti soprattutto nei fumetti made in Usa?

Sono un curioso abbastanza aperto alle novità ed a scoprire nuovi autori. E ce ne sono tanti di interessanti, non solo sul mercato americano, ma anche in quello francese e giapponese. Non amo però particolarmente quelli che esagerano troppo con gli ?effetti speciali?, se non strettamente pertinenti con le esigenze della storia. Il disegno nei fumetti dev?essere al servizio della storia ed a volte una eccessiva ridondanza non rende un buon servizio a ciò che si vuole raccontare.

Ho letto che il suo lavoro è molto apprezzato anche in Portogallo e Brasile. E che è stato intervistato anche da alcune Tv?

Non so se è molto apprezzato, comunque è conosciuto in quei paesi per la semplice ragione che Tex viene stampato anche in Brasile e Portogallo, dove credo abbia un discreto seguito. Ho pubblicato anche dei libri a fumetti in Francia, dove ho fatto una serie di tre albi di un personaggio che si chiama Russell Chase per Les Humano?des Associòs. Qualche intervista in Tv era sempre in merito al personaggio di Tex.

Al nord ci sono spesso convegni sui fumetti, si potrebbe organizzare qualcosa anche da queste parti?

Non sarebbe male!

Quali altri disegnatori della Bonelli apprezza particolarmente?

Mi piacciono particolarmente Stano, Casertano, Ambrosini, Dall'Agnol, Milazzo, Bacilieri e Ticci.

Ho letto che disegna un personaggio di nome Mary Diane, cosa ci può dire a riguardo?

Mary Diane è un personaggio che è comparso mensilmente sulla rivista Meridiani per tutto il 2008. E? stato successivamente raccolto in volume dall'editore Claire de Lune in Francia.

I suoi prossimi progetti?

Proseguire a disegnare Tex e nel tempo libero realizzare una nuova serie per il mercato francese.

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Ho letto che il suo lavoro è molto apprezzato anche in Portogallo e Brasile. E che è stato intervistato anche da alcune Tv?

Non so se è molto apprezzato, comunque è conosciuto in quei paesi per la semplice ragione che Tex viene stampato anche in Brasile e Portogallo, dove credo abbia un discreto seguito.

Posso garantire che Pasquale Del Vecchio è molto apprezzato in Portogallo :indianovestito:
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Tex ?La grande sete?: Interviste esclusive con gli autori Gianfranco MANFREDI e Fabio CIVITELLI nel blog portoghese di Tex

http://texwillerblog.com/wordpress/?p=10227

GIANFRANCO MANFREDI:
Ho trattato un tema storico che ha dei risvolti attuali, ma non ho voluto dare una versione ?politica? di Tex. L'acqua è un bene di tutti. Questo concetto elementare di giustizia e di equit? è stato espresso da mille film western. In Magico Vento mi sono occupato di temi ben più controversi, ma senza suscitare altrettanto clamore. Su Tex invece qualunque cosa si racconti provoca, sempre, fin dai tempi di Gianluigi Bonelli, la domanda: ma Tex è di destra o di sinistra? Ora, Tex ha fatto un'infinit? di cose nelle sue storie, ma non lo si è mai visto votare alle elezioni, che io mi ricordi. Dunque se per politica si intende uno schieramento politico, Tex non si è mai schierato, se invece per politica si intendono le questioni della comunit?, allora Tex se ne è sempre occupato, agendo sulla base del suo carattere, del suo senso di giustizia e delle occasioni che gli si presentavano, mai per partito preso ideologico. Nella mia storia, se ci si sta attenti, Tex prima vede con i suoi occhi quale sia la situazione, e solo dopo giudica e interviene. Fate caso a quanto sia cauto nei suoi rapporti con il governatore. Perchè? Perchè quando annusa aria di ?politica? (in senso istituzionale) Tex storce il naso. L'espressione ?politicanti? (con connotazione dispregiativa) in Italia è diventata popolare grazie al Tex di Gianluigi Bonelli. Però Tex si schiera sempre dalla parte della gente comune e degli indifesi? e questa è ?politica? in senso buono. Senza questo genere di ?politica? il genere western non esiste. Gli Sceriffi, i Ranger, i pistoleri solitari, i Magnifici sette, nel western non salvano le donzelle indifese, ma le comunit? aggredite dai prepotenti. E? questa la differenza fondamentale dal normale racconto ?cavalleresco?.

FABIO CIVITELLI:
Manfredi si è calato con grande umilt? nell'universo texiano e non ha certo creato un Magico Vento in camicia gialla e fazzoletto nero. ?La grande sete? è stata apprezzata dai lettori più smaliziati, e fortunatamente anche da quella maggioranza silenziosa che ogni mese va in edicola per ritrovare il ranger che ama fin dall'infanzia. Questo è forse il suo più grande merito: un Tex duro e deciso, nel solco della tradizione bonelliana, un Carson ironico ma anche uomo d'azione, lontano dal vecchietto brontolone e un po' babbeo che a volte ci è capitato di leggere. Naturalmente, si possono notare delle differenze sia con G. L. Bonelli che con Nizzi, per esempio nel lato ?politico? e di denuncia, piuttosto raro nella serie.


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  • Rangers

Interessantissima quest'intervista.
Manfredi ci assicur? che torner? sicuramente a scrivere ancora per Tex!! :inch:

Mi hanno colpito particolarmente queste parole:


E poi , suppongo l'anno prossimo, uscir? il Texone che ho scritto per Gomez e di cui vado molto fiero. La tavole disegnate da Gomez mi hanno esaltato. Le prime erano così belle che mentre scrivevo il seguito mettevo in scena cose sempre più spettacolari, azioni molto difficili da disegnare, scene di massa, continui cambi climatici, insomma mi sono concesso di tutto. E Gomez ha fatto anche di più di quello che chiedevo. Il risultato ogni volta mi sorprendeva.

Non vedo l'ora che esca questo Texone, Gomez non l'ho mai visto all'opera, a parte quelle poche tavole che si trovano anche su questo forum. :trapper:
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Sam Stone ha detto bene. Il Texone di Manfredi & Gomez si preannuncia molto interessante, sia per la sceneggiatura e sia per la parte grafica.

Ma secondo me una frase da quotare di Manfredi e' proprio questa:

Mi piace scrivere Tex e se il rapporto con i lettori continuerà ad essere stimolante come è accaduto dopo questo primo episodio sulla serie normale, avrà un motivo in più per scrivere altre storie.

Il grande Manfredi si e' dimostrato sempre molto disponible con i lettori di Tex(anche per questo forum)e sicuramente quando un autore dimostra un tale apertura con i propri fans, il rapporto con loro non puo' che essere di reciproco rispetto e a questo punto sperare di dare quello stimolo in piu' per scrivere altre storie del ranger come "La grande sete".
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Ritengo Manfredi un grandissimo autore, un'autore che ci ha regalato una storia di Tex straordianria!Inoltre, come anche si evince da questa intervista,Manfredi è uno che ci sa fare con la teoria:mai un'affermazione fuori posto, chiarezza di pensiero stupefacente, umilt?-da sottoscrivere il suo discorso, fatto spesso da lui, sul fatto che l'autore che scrive Tex deve mettere necessariamente da parte il suo egocentrismo per servire unicamente l'Eroe!C'è solo una cosa che non mi convince:il suo riferirsi a John Wayne, alle "storie alla John Wayne". Ci vede dei paralleli,Manfredi, tra Tex e il tipico personaggio incarnato da John Wayne?.. o vede dei paralleli tra il modo di narrare di Bonelli e quello dei western classici "alla John Wayne"?In ogni caso, se Manfredi continua a scrivere grandi cose come "La grande sete", non sarà di certo io a storcere il naso!

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  • 3 settimane dopo...

Amici, ecco per vostra conoscenza:

Intervista esclusiva al grandissimo MAESTRO MASSIMILIANO LEONARDO (LEOMACS) nel blog portoghese di Tex!

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Con tre tavole in anteprima della sua storia (inedita) di Tex che sta realizzando!!!!

Versione italiana - http://texwillerblog.com/wordpress/?p=10755

Versione portoghese - http://texwillerblog.com/wordpress/?p=10801

Non credo si possa semplicemente dire che il mercato è in crisi. Le cose stanno semplicemente cambiando (e pure piuttosto in fretta). Cambia il linguaggio e quindi cambia pure il fumetto (che è un linguaggio esso stesso). Cambia la maniera di pensarlo, di proporlo, di distribuirlo, di venderlo e di conseguenza, anche di consumarlo. Il media fumetto ha oramai raggiunto in tutte le sue fasi di produzione altissimi livelli qualitativi ed è oramai considerato universalmente un linguaggio maturo e moderno almeno quanto il cinema e la letteratura (i videogiochi meriterebbero un discorso a parte), per cui ogni paragone con epoche passate mi sembra poco calzante. Anche il fumetto si ?, fortunatamente e nel senso buono, globalizzato. Non è più possibile concepirlo come un media ?chiuso? e prevalentemente ?nazionale?, impermeabile al mutare dei ?linguaggià di segni e parole. Non è concepibile ed è oltretutto deleterio. Il ?nostalgismo? è un brutto male che assale più gli autori che i lettori. Sono quei (pochi) autori che hanno smesso di entusiasmarsi, annoiati da qualsiasi cosa che non sia la propria arte, ad impoverire il fumetto. I lettori sanno, più e meglio, accettare la diversit? delle cose e il cambiamento che ne consegue. Il fumettista più di ogni altra cosa dovrebbe cercare di non essere noioso. Oggigiorno non basta più saper fare bene, bisogna pure sforzarsi di guardare oltre la punta del proprio naso. La Bonelli continua a rimanere un punto fermo perchè, pur rimanendo pienamente nella propria tradizione, sa cogliere questi cambiamenti con l'accortezza, l'onest? e la prudenza che si addicono ad un editore di riferimento.

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  • 2 settimane dopo...

Guglielmo LETTERI - l'uomo e il padre

Amici,
Ecco per vostra conoscenza:

GRANDISSIMA Intervista esclusiva con VIRGINIA LETTERI CASTELBRANCO (figlia del MAESTRO GUGLIELMO LETTERI), nel blog portoghese di Tex

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Da bambina pensavo che Tex fosse un fratello più anziano che viveva da qualche parte, che noi non vedevamo mai di persona e per questo pap? passava la vita a disegnarlo.
In qualche modo ancora oggi Tex fa parte della famiglia: non è un personaggio dei fumetti, ma una persona molto vicina e familiare.

Certamente la musica, molto più del fumetto, è stata la passione di mio padre. Penso che la musica sia stata, davvero, l'unica cosa che riusciva a penetrare questa personalit? chiusa. Quando ero bambina a volte sentivo mio padre suonare jazz (chitarra) durante qualche intervallo. Oggi mi accorgo che era un momento di instrospezione, di sicuro un momento che egli privilegiava. Carletto Loffredo ha suonato, fra gli altri, con Romano Mussolini, figlio di Benito, e con Pepito Pignatelli.
Ma Umberto Cesari, particolarmente, è stato un capitolo specialissimo della vita di mio padre.

I miei genitori adoravano il Portogallo. Negli anni 60 hanno vissuto a Lisbona, vicino al Jardim Amoreiras. Più tardi, quando già risiedevamo a Roma, abbiamo passato una o due estati qui, in una casa nella Marginale, zona Estoril.
Penso che ciò che mio padre amava di più in Portogallo fosse la serenit? del suo popolo ed un certo ambiente vagamente tropicale e sereno che ha affascinato anche me quando negli anni 80 vi sono ritornata da adulta. Negli anni seguenti fu lui che approfittava del fatto che io vivevo all'Estoril per venire fino in Portogallo per abbattere la nostalgia? ci trascinava per ristoranti della zona a mangiare pesce, che adorava e sèintratteneva a giocare con i nipotini.

Ho cercato di dare un'immagine di mio padre che riconosco essere inedita, ma che riflette sfaccettature diverse da quella del disegnatore. Per noi figli Tex è stato il sottofondo di una vita imperniata sulla musica, della famiglia, e, più tardi, dei nipoti.

Versione italiana - http://texwillerblog.com/wordpress/?p=11051

Versione portoghese - http://texwillerblog.com/wordpress/?p=11014

Spero che più questa nostra intervista (davvero speciale) del blog portoghese di Tex, vi piaccia!

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Leggendo l'intervista ho avuto la sensazione che Guglielmo fosse sul serio una persona speciale, con qualcosa di diverso e "misterioso" rispetto a tutti gli altri... E' bello leggere questa sua descrizione da parte di qualcuno che gli è stato così vicino come la figlia; con lui se n'? andato un pezzo di storia del fumetto.

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  • 2 settimane dopo...

Amici, ecco per vostra conoscenza:

Intervista esclusiva al grandissimo MAESTRO PASQUALE RUJU nel blog portoghese di Tex!

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Versione italiana - http://texwillerblog.com/wordpress/?p=11553

Versione portoghese - http://texwillerblog.com/wordpress/?p=11521

Ho cominciato ora a scrivere una nuova storia, che coinvolger? gli Apache Mescalero, e sarà disegnata dal grande Font.

Il mio nuovo personaggio, che debutter? l'8 maggio 2010, si chiamer? Cassidy. La serie sarà un hard boiled, ambientato nel 1977/78. La storia di un rapinatore di banche che ha 18 mesi di vita, raccontata in tempo reale (18 albi, 18 mesi). Avrà perciò una continuity serrata, e sarà ambientata nei luoghi ?texiani? per eccellenza (Arizona, Nevada e California, con qualche incursione in Messico). Si tratter?, insomma...

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  • Collaboratori

Sergio Bonelli: dura Lex sed Tex



INTERVISTA DEL 01/02/2010 tratta dalla rivista ioAcqua&Sapone



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?Dimenticatevi di Tex, lo dico sempre ai miei: la sua forza, il suo successo sfugge a tutti i metri di giudizio, ha regole misteriose e incomprensibili anche per noi?. Sergio Bonelli ce lo dice con quel suo tono paterno, gentile e un po' severo, saggio e allo stesso tempo sobriamente entusiasta. Un uomo serio che non si prende troppo sul serio, uno che ha saputo compiere miracoli, dal suo Mister No al fenomeno Dylan Dog, a Nathan Never, da Napoleone a Julia, da Dampyr a Demian, molti sono gli eroi bonelliani (aggettivo che va oltre la casa editrice, divenuto un concentrato di valori e qualità) che amiamo da anni. Per intervistare quest'uomo eccezionale abbiamo affrontato in macchina un epico viaggio Roma- Milano. Giusto, visto che lui, il padre e i suoi disegnatori e sceneggiatori hanno alimentato e continuano a nutrire i nostri sogni. Alla fine ci mostrer? il ?muro delle meraviglie?, la parete del corridoio della sede Bonelli in cui sono incorniciate le tavole dei maestri: da Corto Maltese a Andy Capp, non manca nessuno. Da togliere il fiato, come i suoi racconti. Volevamo partire dagli ultimi figli di casa Bonelli, le miniserie Caravan e Greystorm, finiamo a parlare di tutto. Per un pomeriggio intero.

Iniziamo con una provocazione. è passato dai personaggi eterni alle miniserie. Il mercato ha piegato persino Bonelli?

?Ti stupir?, ma non è così: sono gli autori a frenare, non io. La miniserie è meno rischiosa per me, certo, ma spesso la trovo un alibi: se hai tra le mani un personaggio ?a tempo indeterminato?, che fai, ti risparmi? Io lavoro qui dal 1957, accetto le scommesse. Dicono che non sbaglio mai, la verità è che quando lo faccio nessuno dice niente: il mio mestiere è prendere dei rischi, e non addossarli a chi lavora per me. Però sono anche un pigro: quando azzecco il personaggio giusto, mi piacerebbe adagiarmi. Cosè invece lo stress è continuo, ma se l'autore non è convinto, posso mai spingere io sull'acceleratore? Questa prudenza, però, la capisco: in questo paese ci sono pochi editori e disegnatori e autori sono sempre più bravi, la società dell'immagine li cresce in fretta e sono molto capaci anche quelli che escono dalle scuole di fumetto. Non dobbiamo più girare il mondo per cercare artisti, li troviamo sulla nostra scrivania. E purtroppo spesso non possiamo prenderli?.

Da Demian a Volto nascosto, questo modello ha rinvigorito il fumetto.

?Volto nascosto lo amo molto: parla di guerre dimenticate e di serie B, di vicende coloniali ignorate dagli italiani, perchè confuse e non belle da ricordare. Qui la Storia, con le sue date, impedisce di andare avanti all'infinito. Ma, per esempio, i francesi non sono andati avanti con Jean Gabin per anni? Forse anche il nostro marsigliese Demian poteva farlo. Lo speciale non è lo stesso, noi lettori di fumetti amiamo la delizia-stillicidio della periodicità precisa: persino la bimestralit? ci fa soffrire. Io sono il primo lettore, non mi sento mai l'editore onnisciente. E tanti risultati felici, per fortuna, ci permettono di sopportare qualche bel flop. Odiamo l' ?usa e getta?, preferiamo accettare i fallimenti?.

Spesso gli albi Bonelli sono stati molto politici. E molto strumentalizzati. Tex icona della destra, Nathan Never e Dylan Dog della sinistra.

?Una cosa inevitabile: se ora ci chiudiamo nel mio ufficio e sfogliamo tutti i Tex, a ogni pagina tu dirai destra e io sinistra, o viceversa. E un altro centro. è così da almeno 30 anni, noi facciamo storie, non politica: pap? se faceva un banchiere ladro, era perchè gli serviva. Ricordo una storia di Tex in Canada in cui alcuni vedevano nei ribelli le Brigate Rosse, altri i poliziotti, spesso dipende da chi legge e non da scrivere. E dalla ripetitivit? della Storia. Le guerre hanno la pessima abitudine di somigliarsi tutte, così come le dinamiche sociali e politiche. Ma, detto fra noi, leggendo Nathan Never o le nostre altre serie, non ho mai scoperto per chi votano i nostri autori. Vero è che in tutti c'è un sentire comune pacifista?.

Vedo albi di tutti i tipi in ufficio. Leggete tutto, anche il fumetto indipendente?

?Certo, noi andavamo alle fiere - senza comprare nulla perchè producevamo tutto qua - per curiosità, per fiutare l'aria. E ora compriamo tutto quello che esce, ci piace vedere cosa fanno gli altri anche per imparare eventualmente. Enoch, che ora scrive per noi, l'ho scoperto su Sprayliz, splendido. (interviene il braccio destro - e sinistro - Marcheselli "Guardiamo soprattutto quelli che vengono definiti i ?bonellidi?. Bravi sono anche Bartoli, Recchioni e Carnevale con John Doe. Diverso da noi e forse inompatibile, ma si impara e si migliora guardando gli altri")?.

Il segreto del vostro successo?

?Io sono riconoscente al destino che mi ha aiutato anche nei momenti difficili e a quel pubblico che ci ha voluto bene. Anche ora che sono un terzo o un quarto rispetto a prima, rimangono una buona trincea che non ci ha fatto subire il tracollo francese o spagnolo. Non è solo merito nostro, quindi, ma anche dei nostri lettori. E della nostra bottega che sa essere industria?.

E ora cosa ci aspetta?

?Cosa farà da grande? (ride, è un coriaceo e vivace classe 1932 - ndr). Io sono un editore che scommette come al casin°, senza però mai mettere in pericolo l'esistenza della casa editrice o la mia. Punto sui giovani e su chi lavora con me da tanto e proficuamente, magari gli do una seconda possibilità: e così dopo Caravan, arriver? Greystorm di Antonio Serra, tra i pap? di Nathan Never ma anche del fiasco Gregory Hunter, così come Ambrosini l'ha avuta con Jan Dix. Se avessi dovuto fare i conti bene, il suo Napoleone? Ma mi piaceva e facevo finta di niente. Poi ci sarà la seconda stagione di Volto nascosto, ai tempi della Rivolta dei Boxer in Cina, nel 1900. E Ruju farà 18 numeri di un'altra miniserie ambientata nell'America degli anni ?60 e ?70?.

Ha ragione chi dice che il fumetto non è più cultura di serie B?

?Era meglio prima, quando nessuno parlava di noi, quando mia mamma un po' si vergognava del nostro lavoro, si vendeva molto di più. Ora mi venite a intervistare, tutti parlano di noi, ma va peggio. Nessuno ci recensisce seriamente, al 90% veniamo considerati ancora... folkloristici. Lo sdoganamento, la rivalutazione è avvenuta con poca convinzione, e così lo snobismo è rimasto. Ma almeno ora non ci accusano di istigare all'omicidio o di essere degli ignoranti!?.

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  • 2 settimane dopo...
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INTERVISTA A CIVITELLI ( NOVEMBRE 2008 )



Puoi leggere la versione integrale in... questo sito



... Devo dire che molti lettori hanno una percezione falsata della filosofia della Casa Editrice: Sergio Bonelli in particolare, da persona veramente amante del fumetto, non disprezza affatto le innovazioni grafiche, l'importante è che arricchiscano la narrazione e non siano soltanto degli sterili esercizi di bravura. Ad esempio nel numero 537, Anasazi, per dare un senso di vertigine mentre Tex si cala con una fune da una parete scoscesa ho disegnato una vignetta verticale lunga tutta la tavola. Quasi sicuramente una vignetta standard non avrebbe funzionato. Nel numero precedente, Tumak l'inesorabile invece c'è una sequenza in mezza tinta realizzata ad acquarello. Una tecnica non utilizzata a caso... che senso avrebbe avuto? Si tratta di un incubo di Tex e quindi era giusto distinguerlo anche visivamente dalle pagine precedenti.

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  • 2 settimane dopo...
  • Collaboratori

Mini intervista a Sergio Bonelli pubblicata sul Corriere della Sera il 7 aprile 2010...


Quando Tex si chiamava Killer



Il primo cognome di Tex era Killer, non Willer. Mia madre Tea si oppose: lo considerava violento. E così l'iniziale cambi?. L'ho ricordato, mentre giravo, ma non so se sia stato salvato in montaggio? sorprender? anche me rivedere tutto. Ho voluto registrare buona parte di memorie all'ombra del monumento di Butti a Giuseppe Verdi, qui in Buonarroti: è un po' il testimone muto e immobile del mio lavoro, volato a velocit? massima in mezzo secolo di storia trascorso nel frattempo...

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Letta l'intervista a Bonelli. Quello che mi ha sorpreso è che, pur elencando come al solito i problemi attuali del mercato fumettistico, conclude l'intervista con considerazioni ottimistiche e piene di speranza per il futuro del fumetto. La cosa, dato il pessimismo di cui Bonelli fa sfoggio in ogni intervista, mi ha stupito molto:piacevolmente!:-)

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  • 2 settimane dopo...
  • Collaboratori

INTERVISTA A DANTE SPADA ( 2007 )


Articolo apparso nel maggio 2007 sul n. 19 di Gioia News con il titolo "Dante Spada: a chi interessa che disegni Tex Willer?"


Puoi leggere la versione integrale in... questo sito



... Questa cavalcata con Tex, durata ben 220 tavole, mi ha lasciato addosso un stanchezza! Sarà franco: tempo addietro, già prima di terminare la storia, manifestai allo sceneggiatore Boselli la mia stanchezza nel disegnare questo personaggio. D'altronde in redazione, a Milano, non forzano i disegnatori a lavorare su un determinato personaggio poich? partono dall'assunto che uno da il meglio di sè se sta bene con quello che fa. Di Tex ho avvertito il peso di quasi sessantenni di vita editoriale, ho ripensato alle generazioni di disegnatori che mi hanno preceduto. Questo parlando del duraturo successo editoriale del personaggio. Sul piano umano poi? Tex, lui proprio, è un duro. Io che sono abituato a lavorare sulle espressioni, mi piace ?sgangherare? i volti, renderli grotteschi, proprio con Tex non ho potuto farlo, perchè lui è un duro. Quando sorride devi stare attento a quanto sorride. Lui non lascia trasparire le emozioni. Dato che è veramente una roccia, sia che abbia a che fare con i buoni o con i cattivi, resta sempre sulle sue. Magari con Kit Carson puoi aprirli un po' di più ma Tex resta monolitico!

Sembra quasi che Tex sia un tuo vicino di casa. Ne parli come una persona realmente esistente?

Tieni conto che ho passato 4 anni di frequentazione giornaliera con quest?uomo qui! Magari inconsciamente qualcosa di mio è passato nel personaggio anche se Tex ha delle caratteristiche molto rigide. Guardando le prove del 2003, se potessi le rifarei subito. Molte cose non mi piacciono e solo poche ne salverei. Sai, disegnando Tex, Boselli, lo sceneggiatore, mi ha fustigato parecchio! Lui voleva delle cose precise.

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