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TWF - Tex Willer Forum

[401/402] L'oro Di Klaatu


Guest Colonnello_Jim_Brandon
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54 utenti hanno votato

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Guest Colonnello_Jim_Brandon

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Soggetto e sceneggiatura: Decio Canzio
Disegni: Fernando Fusco
Inizia nel n. 401 e termina nel n. 403 a pag. 28




Keibab Plateau, Arizona. Il malvivente Paul Scofield viene ucciso da una freccia scagliata da un misterioso indiano durante una tempesta di neve. Il cane di Scofield, vedendo il padrone ferito, si mette alla ricerca di qualcuno che lo possa aiutare e così incappa nei due pards. Tex e Carson si mettono quindi alla ricerca dell'uomo, ma nell'arco di poche ore, vedendosi costretti a cercare un riparo per la notte, sono costretti a scontrarsi col "padreterno" del villaggio di Mike Creek, lo spietato Nick Guerrero detto " Calavera", e i suoi scagnozzi senza scrupoli. I due ranger ben presto scoprono che Paul Scofield, il padrone del cane, era un uomo di Nick "Calavera" e che quest'ultimo gli sta dando la caccia poich? Scofield gli aveva sottratto una mappa indiana che conduceva all'immenso giacimento aurifero di Klaatu.
Guerrero è convinto che Tex e Carson sappiano qualcosa in proposito. Attaccati da "Calavera" e dai suoi uomini, i rangers sgominano la cricca di tagliagole ma Guerrero è un osso duro e, per braccare i rangers, si allea con i desperados di El Tigre che in breve catturano Tex e Carson. Il nostro ranger si vede così costretto ad "allearsi" con Calavera e si mette alla ricerca dell'oro di Klaatu con lui.


 

 

© Sergio Bonelli Editore

 

 

 

 

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Una buona storia. Canzio ci propone, per la prima storia "dei quattrocento" un Tex in forma e un Carson brillante e dinamico. Molto bella a mio avviso è la figura di Nick "calavera" uno spietato tagliagole ma dotato di una sottile psicologia e di un "suo" codice d'onore che gli permette di vedere in Tex non tanto un nemico quanto un valente avversario da battere con ogni mezzo al solo scopo i dimostrare che è LUI il migliore.
Simpatica anche la figura del cane di Scofield, che Tex e Carson chiamano ironicamente "stracci" e a cui il buon vecchio Carson finisce per affezionarsi.
Un ritmo serrato e veloce con una buona dose di mistero legata soprattutto alla mappa e al guerriero indiano che protegge l'oro.
Come sempre un GRANDISSIMO FUSCO!!!!

Voto complessivo : 8

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Guest Wasted Years

Una storia fantastica, un grandISSIMO Fusco. Mi ci sono affezionato anche io, a "Stracci", come trovo molto azzeccato il "cattivo", il signor Guerrero detto Calavera, il quale diventa simpatico anche a Tex, che finisce per "piangerlo"

quando viene abbattutto da un misterioso indiano con una freccia vicino la misterioso tesoro dopo un tentativo di tradimento
. L'ho riletta spesso, mi piace la "neve" disegnata da Fusco e la mano dell'autore, che ha scritto una storia piuttosto tenera pur con tutta la violenza che vi si trova. Un classico, consigliatissimo, un bel 9!
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  • 3 mesi dopo...
  • Collaboratori

La storia dell'oro di Klaatu inaugura nel mondo di Tex una nuova fase: il numero 401 avvia infatti il quinto centinaio all'insegna del cambiamento. Quando appare in edicola, nel marzo del 1994 l'albo si presenta innanzitutto nella nuova veste grafica della copertina di Claudio Villa, che succede a Galep, morto il 10 marzo di quell'anno a Chiavari. I testi sono di un altro esordiente, Decio Canzio. Nato a Milano il 27 ottobre 1930, ha svolto per lungo tempo il compito di Direttore generale della Sergio Bonelli Editore e curatore di Tex. Lavora nel mondo dell'editoria fin dagli anni sessanta, ma giunge al fumetto nel 1973, collaborando con la Casa editrice Altamira (una delle tante denominazioni che l'attuale Bonelli ha assunto nel corso degli anni) e scrivendo per Il Piccolo Ranger. è stato curatore editoriale della Collana America (Editoriale Cepim) e della serie Akim. Nel 1976, è al timone della collana "Un Uomo un'Avventura", serie cui collabora anche in veste di sceneggiatore; scrive infatti i testi di "L'Uomo del Nilo" e "L'Uomo del Messico", entrambe disegnate da Sergio Toppi. Canzio scrive anche qualche testo per Zagor. Negli anni della crisi creativa di Claudio Nizzi, gli viene richiesta la sceneggiatura di qualche albo di Tex, nasce così la storia oggetto di questa discussione, ma si deve alla sua penna anche quella del "Messaggio cifrato" ( n° 405 e 406 ). Convincente nell'insieme la caratterizzazione dei due pards. Nei momenti caldi, si fanno trovare al loro posto e le canne delle loro colt fumano più di un caminetto in inverno. Non mancano certe incongruenze nel racconto, personalmente ritengo che lo sceneggiatore avrebbe dovuto gestire meglio alcune scene, tipo quella della loro cattura da parte di El Tigre. I loro battibecchi seppur un poco ridondanti, restano comunque un'interessante tentativo di imitazione dello stile nizziano a cui apertamente si rifanno. I disegni di Fusco, briosi ed pieni di vita, rendono bene la suggestiva ambientazione ( nevosa ) del Kaibab Plateau, uno dei cinque grandi altipiani che costeggiano il versante nord del Grand Canyon, spazzato da una gelida e infernale bufera. Più fine è l'analisi psicologica di Nick Guerrero, il personaggio di maggior spessore della storia. Il giovane fuorilegge gentleman riscuote le nostre simpatie e quelle di Tex. Come dice lui stesso nelle pagine finali ( mentre si appresta per l'ennesima volta ad uccidere il ranger ), nella vita non esiste solo il bianco e il nero, c'è anche il grigio e tutta la sua esistenza è stata compresa in questa zona incolore. C'è del buono insomma in questo villain ben caratterizzato dalla penna di Canzio ( e meno da quella di Fusco ), non manchiamo in particolare di apprezzare il suo gesto, di una semplice e profonda umanit? quando vedendo i due pards in grave difficoltà, evita deliberatamente di sparare anche se questo sicuramente permetterà a Tex e Carson di raggiungere il pueblo. Tex nei suoi confronti è ambiguo, incerto e confuso come non lo è mai stato. Calavera è un uomo violento come i tanti che ha conosciuto, ma senza che questo sia espresso con chiarezza, ci rendiamo conto ancora una volta che Tex è un sopraffino conoscitore di anime, che vede in Calavera un uomo semplicemente accecato dalla prospettiva dell'oro. E forse la decisione dell'indiano che arco nella mano uccide Nick e risparmia Tex, facendo una distinzione netta e chiara sotto il segno della morte tra il bene e il male, serve proprio a mettere la parola fine a un rapporto che è quasi amichevole, se non ( oso dire ) fraterno, malgrado le continue minacce di morte e i colpi d'ascia, un rapporto che giustamente non può durare. La parte svolta da Carson, nonostante la menzione di "vecchietto più velenoso di un crotalo", non risulta pienamente convincente in molte parti della storia e in particolare quando Canzio decide di accantonarlo definitivamente nel pueblo. Una piccola menzione va a Stracci, nome balordo a parte, il cagnetto dongiovanni che simpaticamente si propone in questa storia come pard aggiunto. Nel pueblo del Kaibab non trova l'oro ma una compagnia ben più importante, quella di un esemplare femminile della sua razza, che segna inequivocabilmente anche il suo addio al mondo di Tex. C'è un po' di tristezza in fondo a questa storia, nel vedere Tex e Carson, con la morte che aleggia ormai intorno a loro come solitaria compagna, che spronano i loro cavalli alla volta di una nuova avventura.

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  • 4 settimane dopo...
Guest Wasted Years

Segnalo una probabile svista od incomprensione dello sceneggiatore con il disegnatore.

Ecco la scena in cui Guerrero colpisce Carson alla coscia...

55m7bn.jpg


E' chiaro che il vecchio Cammello è stato colpito in piena coscia, e che non è affatto una ferita da niente.
Ma Carson riesce a correre attraverso il fiume e a mettersi in salvo (sia pure con un occhio benevolo dell'avversario) e in seguito Tex sentenzia:  La pallottola ti ha portato via un prezioso lembo di coscia, vecchio mio, tutto qui.
Sinceramente l'immagine non collima con questa diagnosi...

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  • 2 anni dopo...

Ottima prova dei due debuttanti di questi due numeri, Claudio Villa alle copertine e Decio Canzio ai testi. Canzio scodella con "L'oro di Klaatu" un racconto abbastanza tradizionale ambientato nella neve con qualche piacevole novità come il terzo "pard" Stracci che accompagna i nostri eroi lungo tutto il racconto rendendolo più piacevole. Canzio infatti confeziona delle scene su misura per questo simpatico esponente del mondo canino e lo fa uscire di scena alla fine del racconto in modo abbastanza naturale per non lasciare il problema della sua gestione agli altri sceneggiatori. I disegni di Fusco sono buoni, non ottimi ma abbastanza gradevoli. La gestione dei due pard è anch'essa buona ed in sostanza non trovo stonature in tutto il racconto. Interessante la figura del cattivo di turno è un p? enigmatica quella dell'indiano a guardia dell'oro, come farà a decidere in lontananza che Tex non è interessato all'oro?Voto 9+ ... il segno + è per Stracci :trapper:

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  • 1 anno dopo...

Questa storia, come ben ha scritto Ymalpas, segna il cambiamento in Tex.

Cambiamento nelle copertine, con Claudio Villa che avvicenda il glorioso Galep. Svolta storica, dato che Galep aveva disegnato tutte le copertine di Tex, e quanto mai azzeccata, perchè Villa è secondo me il miglior biglietto da visita da esibire.

Cambiamento negli sceneggiatori, anche se parziale, perchè Nizzi si alterner? sempre più spesso con altri autori, per l'appunto Canzio, Medda e ovviamente Boselli.

Ma cambiamento, a mio parere, anche nella filosofia: al mondo manicheo e tex-centrico di Nizzi subentrano le situazioni grige, indefinite, e fanno capolino sempre più spesso e in maniera sempre più incisiva i comprimari ruba-scena, a mio parere innesto di vera linfa vitale per Tex. Più umanit? di spessore i cui esiti non sono sempre e solo la vittoria e la sopravvivenza (come necessariamente deve essere per Tex e Carson), ma possono virare anche verso la sconfitta e la morte, ed ecco che il ventaglio di finali che abbiamo a disposizione improvvisamente si fa più ricco.
Simbolicamente, apripista di questa serie di personaggi ruba-scena è proprio Nick Calavera, che entra di diritto nel novero dei comprimari più felici dell'intera saga texiana. Parafrasando Lena ne Il Passato di Carson: "Che ne sarà di lui, quando questa storia sarà finita?" Non lo sappiamo, ed è questo che mette pepe a tutto, e impreziosisce la storia. E sempre più spesso, a partire da questa storia, vivremo queste situazioni, grazie a Boselli.

Al di l' di ciò che questa storia rappresenta, il cambiamento, appunto, la stessa è davvero una bella storia, avvincente, con un grande personaggio e con scenari altamente suggestivi (ma questo lo si deve anche al sempre ottimo Fusco).

Unica nota stonata, il trattamento riservato da Canzio a Carson: il Vecchio Cammello fa delle domande da vero idiota, tanto che a un certo punto Tex, esasperato, dice che il Signore ha dato tutto a lui il buon senso che ha negato a Carson. Ed è vero, Carson qui sembra un vecchio rimbambito a cui si deve spiegare tutto. Canzio riprende in questo modo ed esaspera un aspetto che in Nizzi non mi è mai piaciuto. Fortunatamente, in seguito, Boselli ha corretto il tiro, restituendoci il grande Carson che tutti conosciamo.

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  • 1 anno dopo...

Rileggo con estremo piacere quest'avventura"invernale" di Tex ed esprimo con estremo piacere che questa storia mi affascina sempre di più ogni volta che la rileggo. Ha un qualcosa di affascinante e misterioso, l'interpretazione della mappa è magnifica, ti tienne incollato alla pagine. La figura del guardiano delle montagne gemelle e misteriosa( non sai se è uno spirito o un indiano vero) e questo lascia quell'alone di mistero che affascina tanto. L'ingresso nella grotta e la visione do Klaatu è spettacolare. F. Fusco in piena forma descrive il tutto in modo eccellente. Forse la mia storia preferita dell'era Villa alle copertine

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  • 6 mesi dopo...

la mia storia preferita in assoluto assieme a "la prigioniera del faro" e precedenti. il cane "Stracci" è diventato per 13 anni il nome del mio gatto trovatello anche lui..... io poi adoro le storie ambientate in canada e con la neve..............

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  • 1 mese dopo...

Come è stato detto in diversi interventi precedenti, "L'oro di Klaatu" segna diversi cambiamenti nella saga texiana: nuovi sceneggiatori ( per la famosa crisi creativa di Claudio Nizzi ), un nuovo copertinista e, soprattutto, la ricerca di nuove tonalità espressive.
A mio parere infatti, una delle innovazioni più significative introdotte da Decio Canzio nella saga è l'attenzione all'evocazione ambientale, anche indipendentemente dalle caratteristiche e dalla consistenza dei personaggi, laddove in GLB, Nolitta o Nizzi essa, anche quando era più marcata ( si pensi per esempio all'elemento horror ne "Il figlio di Mefisto" ) contribuiva semplicemente ad enfatizzare l'urto tra Tex e i suoi antagonisti; in questo caso, invece, la realtà nevosa, malinconica e misteriosa del Kaibab Plateau, con il suo contorno di miti indiani e di natura generalmente ostile, ma aperta ad inopinati tocchi sentimentali ( il ruolo da simpatica "mascotte" del cane "Stracci" ), si impone ai personaggi e al lettore ( anche grazie agli splendidi disegni di Fusco, beneinteso ), conferendo alla vicenda un'aura crepuscolare nettamente individuata e personale.
Il fascino dell'ambientazione ha IMHO portato molti lettori ad accogliere con entusiasmo anche la miscela di elementi tradizionali ed innovativi che Canzio ci propone nella presentazione di Tex e Carson e nel loro rapporto con il principale loro antagonista nella vicenda, Nick Guerrero "Calavera" . Per quanto riguarda il primo aspetto, Canzio ha ripreso i battibecchi a base di reciproche frecciatine tra Tex ed il suo vecchio pard della tradizione di GLB e Nizzi, rendendoli divertenti, ma talora così esagerati da rischiare ( anche più di Nizzi, a cui questa menda è comunemente associata ) di ridurre Carson a una macchietta un po' stupida, tanto poco il vecchio Kit riesce a seguire i ragionamenti di Tex; in compenso, però Canzio gli concede uno zuccherino nel n. 401. facendogli pestare uno degli sgherri di Guerrero, mentre, negli scontri a fuoco, sia lui che Tex hanno i loro bravi momenti di gloria. Sul piano strategico - tattico, invece, i due pards mostrano IMHO più di una incertezza, e ciò soprattutto per il modo in cui si pongono nei confronti di Guerrero. A mio avviso ( magari anche perchè Canzio, che doveva amare abbastanza questa sua creatura, voleva renderla il più possibile simpatica; un tratto, questo, che, come diversi altri , avrebbe contagiato la nuova ondata di sceneggiatori texiani [ Medda con la continua proposta ai lettori del giornalista Addison e Boselli coi ritorni di Lena, Donna, Juan Raza, Bronco Lane, Laredo, Durango e Kid Rodelo]) i pards ( come del resto parecchi lettori ) hanno preso un po' troppo per oro colato la sua autoproclamazione di essere un personaggio "grigio"; di grigio, infatti, mi pare che Guerrero ( a differenza di un Andy Wilson o di un Lucero ) abbia ben poco, e sarebbe semmai più opportuno definirlo un "gangster intellettuale", che ricopre la sua natura di leader criminale ( ha o non ha imposto il "pizzo" a tutte le attività di Mine Creek, da quella mineraria alla prostituzione? ) con una patina di cortesia, buone maniere e ..... "filosofia da strapazzo" ( come finisce per chiamarla persino il fin troppo ingenuo Tex di questa storia ). Quando entra in contatto con i nostri eroi, Guerrero si trova in una poco lieta congiuntura: dato l'esaurimento delle miniere e il calo della popolazione dell'"allegra metropoli" su cui regna con pugno di ferro, il suo principale obiettivo per mantenere potere e ricchezza ( oltre che il controllo dei suoi sgherri, che mostrano la tendenza a rispettare molto meno di prima la sua autorit?, come ci fa vedere lo scontro tra lui e Scofield ) è di trovare l'oro di Klaatu ad ogni costo. Perciò, non appena qualche parola smozzicata di Carson gli fa pensare che lui e Tex sappiano qualcosa di Scofield e della mappa indiana che lui gli ha sottratto, cerca di far loro sputare il rospo mandandogli contro un paio di sgherri per pestarli a dovere. L'esito infelice del tentativo lo induce a usare la cortesia e le buone maniere, cosa che d' inizio ad una serie di lodi e dichiarazioni di ammirazione nei confronti dei due pards, che percorrerà come un filo rosso tutta la vicenda.... insieme però ai tentativi di liquidarli che Guerrero effettuerà ricorrendo prima ai suoi sgherri, poi alla banda di desperados di El Tigre e infine alle sue capacità di simulatore, mescolando però il tutto con una enorme quantità di buone parole, in specie per Tex. Mentre la strategia a base di piombo caldo non incontra un grandissimo successo, le parole mielate di "Calavera" producono un frutto notevole: Tex ( e in parte anche Carson ) per quanto si lascino ogni tanto sfuggire qualche espressione poco carina nei suoi confronti, finiscono per convincersi che un uomo che professa per loro tanta ammirazione abbia in sè "del buono" ( si vede proprio che l'incenso è il più pericoloso dei gas venefici :indianovestito: ; di nuovo, ritroveremo qualcosa del genere nel futuro della saga, coi tanti personaggi boselliani che tessono le lodi di Tex e dei pards, talora, come il boss di New Orleans Gaston Lagrange di "Omicidio in Bourbon Street", allo scopo di poterli fregare meglio, più o meno come Nick Guerrero ) e questo fa loro tenere la guardia anche troppo abbassata in almeno un paio di occasioni. La prima è la scena della loro cattura ad opera della banda di El Tigre; anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una scena che precorre il futuro, ovvero le non poche occasioni in cui, nel successivo sviluppo della saga texiana, Tex e Carson saranno costretti a ....."slacciarsi i cinturoni" ( a gran furore dei lettori, massime di quelli "tradizionalisti" e massime contro Nizzi ); mi sento però di dire che la scena non solo avrebbe potuto essere "gestita meglio" ( come dice Ymalpas ), ma che è stata gestita piuttosto male, giacchè i due pards gettano le loro pistole di fronte a una mezza dozzina di bandidos posizionati un po' più in alto ( quando invece avebbero potuto senz'altro provare a combattere, magari facendosi scudo di Guerrero che era davanti a loro e a portata di mano ); tanta remissività sarebbe IMHO inspiegabile se non si ammettesse che Tex e Carson non vogliono ammazzare Guerrero ( viceversa, quando Tex, sfuggito per l'inopinato intervento del barcaiolo Murphy al tentativo di Guerrero di liquidarlo, tornerà a liberare Carson in ostaggio dei bandidos, non avrà alcuna remora a sparare, persino quando El Tigre si farà scudo col corpo del suo vecchio pard ). Anche la scena dell'agguato al guado, che a molti lettori è parsa la dimostrazione della natura ambivalente di Guerrero ( che smette di sparare dopo aver colpito Carson alla coscia ) può essere IMHO spiegata nella stessa chiave machiavellica del suo comportamento precedente: Guerrero ( che non è riuscito a trovare l'oro ) è scoraggiato e risente della ferita alla spalla destra infertagli da Tex; sa perciò che difficilmente potrà liquidare ambedue i pards - e liquidandone uno non potrà che ottenere una comoda dimora sotto un metro di terra fresca ad opera dell'altro -, ma che sarà essenziale per lui indebolirli ferendone almeno uno, cosa che gli permetterà di arrendersi con la fama di avversario cavalleresco e di aspettare che gli si presenti una chance per rovesciare la situazione, come in effetti avverrà quando il curioso Tex lo avrà portato a contemplare il tanto bramato oro; stavolta sarà invece l'indiano custode dell'oro a salvare la buccia di Tex.... e a portare finalmente Nick Guerrero alla fine della pista, provocando anche un commosso, ancorch? breve, compianto funebre del nostro ranger nei suoi confronti ( piuttosto incongruo visti tutti i tentativi di Guerrero di fare la pelle a lui e Carson ).
Una vicenda insomma, che presenta un notevolissimo fascino nei suoi elementi di sfondo e di contorno, ma un Tex e un Carson, che pur centrali come in passato ( malgrado il rilievo che Canzio dà al "suo" Nick Guerrero, questi non è IMHO ancora un "personaggio ruba -scena" alla maniera in cui lo sono, tanto per fare un paio di esempi, Juan Raza o Raphael Tenebres; del resto, Canzio segue l'esempio nolittiano nell'impostazione della sceneggiatura, mantenendo Tex e Carson sempre in scena, a parte che nel prologo della vicenda, in cui ci viene mostrata la fine di Scofield ), improntano la loro azione ad una incertezza ed erraticità davvero inusuali per i tempi in cui fu pubblicata la vicenda.
In sintesi, IMHO:
soggetto 6,5
sceneggiatura 6 - -
disegni 8,5

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io poi adoro le storie ambientate in canada e con la neve..............

Il Kaibab Plateau non è in Canada ma in Arizona, a meno che fosse un riferimento generale. Storia davvero bella che mi ha colpito e che ricordo con affetto. Si sente la ventata di novità a partire dalla copertina, che ritengo splendida. Non sono completamente d'accordo con Pedro su Nick Guerrero: secondo me è davvero un personaggio grigio e prendo spunto proprio da quanto citato, all'alternanza di momenti di efferata crudeltà con momenti di umanità. Vera o presunta che sia questa umanità siamo ben lontani dalla bestialità del Tigre, tanto per stare nella stessa storia. Lo stesso Tex riconosce "lo stile di Nick" durante la sparatoria al pueblo.

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Per quanto riguarda la sparatoria al pueblo, va anche notato che Guerrero spara da una distanza parecchio elevata per un Winchester ( che era preciso fino a circa 250 metri ), dato che, dopo che i due pards hanno bene o male guadato il fiume, restano loro da percorrere ancora 300 metri; insomma ( a meno che Canzio non abbia attribuito al fucile una precisione assai superiore a quella reale ) non è che "Calavera" avesse tutte queste possibilità di spazzare via sia Tex che Carson. Sempre per quanto riguarda le anticipazioni del futuro della saga texiana, va segnalata anche la maniera in cui Guerrero gabba Tex nel loro ultimo confronto: è esattamente la stessa con cui il ranger verrà turlupinato da Ma' Chase ( che però, almeno, è una donna, che Tex non potrebbe sbatacchiare come un bandito anche se la sua anima fosse più nera della pece ) in "Bande rivali", la storia immediatamente successiva a "L'oro di Klaatu".

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io poi adoro le storie ambientate in canada e con la neve....


Il Kaibab Plateau non è in Canada ma in Arizona, a meno che fosse un riferimento generale.

 

 

Si era un riferimento in generale. canada, alaska, ovunque.... ma con la neve :  ;)

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  • 4 mesi dopo...
  • Sceriffi

L'oro di Klaatu e' una delle storie a cui sono maggiormente legato: e' stato il primo Tex che ho comprato (dopo la lettura di alcuni vecchi albi posseduti da mio padre), e da allora non ho piu' smesso :) Il mio giudizio sulla storia, che reputo ottima, e' quindi magari un po' falsato dal legame affettivo, ma leggendo i commenti precedenti mi rendo conto che c'e' un apprezzamento abbastanza trasversale , che mi fa grande piacere.

Decio Canzio, alla sua prima sceneggiatura texiana, porta negli anni della crisi di Nizzi una ventata d'aria fresca, che proseguira' per qualche mese con l'alternanza di nuove penne - Canzio stesso, Medda, e Boselli con il suo memorabile esordio. La storia, come dicevo, e' molto bella e anche con diverse trovate originali, nonostante qualche sbavatura qua e la' legata soprattutto al ruolo di Carson che non si rivela particolarmente brillante e viene tolto di mezzo nei momenti principali. Ho sempre trovato notevole l'abilita' di Canzio nei dialoghi e soprattutto nell'umorismo abbondantemente presente.

Tuttavia, trovo che la cifra distintiva dello stile di Canzio sia quella di aver portato un po' di "sentimento" sulle pagine di Tex: questo grazie alla presenza del cane Stracci, che strappa sempre qualche sorriso, e a un antagonista memorabile come Nick Guerrero, che merita qualche parola in piu'. A differenza di altri che hanno commentato, non lo ritengo un personaggio "grigio", in bilico tra il bene e il male, ma un cattivo vero e proprio, un'anima nera, con pero' un suo codice d'onore: la bravura di Canzio e' soprattutto quella di farci apprezzare Nick "Calavera", di farci sperare fino alla fine in una sua "salvezza" o "redenzione", di commuoverci per la sua fine. Ecco cosa intendo quando parlo di "sentimento" nelle storie di Canzio: c'e' piu' umanita', ci sentiamo maggiormente coinvolti nel destino dei personaggi.

 

Infine, menzione speciale per l'ambientazione innevata, magnificamente ritratta dal Maestro Fusco, a per le copertine di Villa, che inaugura il nuovo corso raccogliendo il testimone da Galep con due ottimi lavori - specialmente la copertina del numero 401, estremamente evocativa.

  • +1 1
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  • 1 mese dopo...
  • 3 anni dopo...

Una bella storia.Ma Calavera  è TROPPO ambiguo, un po' buono un po' cattivo.Probabilmente il buon Canzio si è ispirato a Colorado per questo personaggio,il cattivo dell oro di Mckemna.i villain di Nick sono scalcinati,ma l avventura è davvero intrigante e abbastanza originale.Come notato già da altri pard,Tex è molto dubbioso su Nick e non ne comprende l animo fino alla fine.

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  • 2 mesi dopo...

Prima delle due storie scritte da Decio Canzio per Tex e giudizio nettamente positivo.
Lo sceneggiatore riesce ad imbastire una bella trama fitta di misteri e ci aggiunge un villain atipico, sicuramente rimasto nel cuore di parecchi texiani.
La scrittura di Canzio - che io, nella sua lenta scorrevolezza, assimilo a quella di Nolitta - mi ricorda tantissimo quella che ho ammirato ed amato leggendo Il Piccolo Ranger.
Vi si trovano le stesse caratteristiche, gli stessi passaggi e, a volte - nonostante l'Autore si sforzi, riuscendoci, di assomigliare maggiormente possibile a Bonelli senior - anche gli stessi dialoghi.
In alcuni casi mi é sembrato di rivedere un Kit Teller ormai quarantenne, che si appresta a risolvere il mistero (e lo risolve brillantemente), offrirci dei deliziosi siparietti con Frankie Bellevan nelle vesti di Kit Carson.
Ma è ovviamente solo una mia impressione che non troverà sicuramente credito presso altri lettori.
Chiaramente l'ispirazione per Canzio é GLB e non Il Piccolo Ranger - del quale però aveva scritto così tanto da essergli rimasto nel cuore - così da fargli assimilare, forse inconsapevolmente, alcuni schemi adottati su quella testata.
Voglio riportare un paio di esempi: quando Tex spiega a Carson la soluzione del mistero, scherzosamente gli dice che madre natura, a differenza del suo pard, lo ha dotato di un intelletto che gli consente di arrivare a tali soluzioni. Lì é Kit Teller che parla con Frankie Bellevan.
In un'altra occasione Tex punta la pistola contro Calavera dicendogli testualmente "ti dichiaro in arresto". Anche quello é Kit Teller. Tex non lo avrebbe mai detto.
Detto questo la storia è molto fluida e, oltre ad offrirci degli scenari di incomparabile bellezza, presenta innumerevoli situazioni che consentono a Tex e Carson di mettersi in mostra secondo i più tipici canoni della texianità. Una per tutte, la scena del saloon nella quale mettono a terra i due picchiatori di Guerrero.
Ultime piccole chicche: il nome del cane, Stracci, é lo stesso utilizzato da Canzio come soprannome per un nemico del Piccolo Ranger. Anche Nick Calavera era un pistolero affrontato da Kit Teller, ma in questo caso la sceneggiatura era di Lavezzolo.
Voto alla storia: 8
Voto ai disegni: 7,5

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A mio avviso una gran bella storia, da ricordare insomma non solo perché la prima parte sia contenuta nel primo albo la cui copertina è stata disegnata - ottimamente - da Claudio Villa. Si tratta di una vicenda ben articolata, dalla trama apparentemente semplice cui però gli autori pongono saggiamente come contraltare un antagonista con i controfiocchi quale Nick Guerrero, forse il primo autentico esempio di personaggio ambiguo che abbiamo potuto trovare in una storia di Tex.

 

Cervello di prim'ordine, disposto a tutto pur di raggiungere i propri scopi, con la sua imprevedibilità Guerrero crea non pochi grattacapi a Tex, instaurando con lui un ambiguo rapporto fatto di fastidio ed ammirazione, ed andando assai vicino ad ucciderlo, non fosse per una provvidenziale freccia scagliata dal guardiano dell'oro (per quanto, l'opera del guardiano viene forse facilitata da un attimo di improvvisa - ma forse non troppo inattesa - indecisione di Guerrero).

 

Bellissima e densa di significati, inoltre, la scena successiva alla morte del malvivente, con il guardiano che si ferma per alcuni attimi a fissare Tex con sguardo granitico ed enigmatico, per sparire subito dopo nelle viscere della montagna.

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  • 6 mesi dopo...

Dopo un centenario di tranquilla navigazione con al timone un solido Nizzi, abilissimo a traghettare la testata fuori dalle insidie dovute all'abbandono del grande "Ammiraglio" Bonelli, la saga  si trovò a varcare le fatidiche Colonne d'Ercole, facendo rotta verso un futuro alquanto incerto. Il numero 401 segnò in primis l'epocale avvicendamento alle copertine tra Galep e Villa; un evento di straordinaria importanza, che porterà nuova linfa e qualità nelle cover, visto che il giovane disegnatore subentrante, dimostrerà fin dall'inizio di essere abbondantemente all'altezza del compito affidatogli, anzi credo che una tale scelta, considerando il tracollo grafico del  papà di Tex, malato da tempo, andava fatta qualche annetto prima. Un ulteriore fattore che gettò un po' di apprensione e perplessità sulla rotta futura, fu la crisi creativa che investì Nizzi in quel periodo. Un blocco totale all'inizio, che costringerà Sergio Bonelli a provare altri sceneggiatori sulla saga per garantire l'uscita degli albi in edicola, e anche quando l'autore modenese recupererà quel tanto di ispirazione per tornare in sella, diverrà evidente che nulla sarà più come prima e una lenta e costante involuzione narrativa si paleserà fra le sue storie. Col senno di poi, potremo dire che l'editore tirerà fuori il jolly Boselli dal mazzo e un così provvidenziale innesto nella serie sarà fondamentale per la continuity, ma suppongo che in quei lunghi mesi la tensione nella casa editrice si tagliasse a fette. Proprio in questa fase interlocutoria, avvenne il debutto di Decio Canzio ai testi. L'allora Direttore generale, vera e propria colonna portante all'interno della casa editrice, si cimentò la prima volta sulle pagine del famoso ranger, dopo aver avuto all'attivo alcune sceneggiature su Zagor; su due piedi mi viene in mente quella con il presunto discendente di Don Chishotte, seminatore di guai tra le contrade di Darkwood :). Fra un impegno e un altro (arrivò pure a gestire la corrispondenza con i lettori, tanto e vero che alcune risposte alle mie lettere portano la sua firma), l'infaticabile Decio compose una storia adeguata, che può essere tranquillamente collocata nel girone delle prove abbondantemente sufficienti. Il soggetto sebbene non del tutto originale, viene sviluppato in maniera funzionale e l'esito finale sembra una via di mezzo fra l'opera di Nolitta e quella più tradizionale di Nizzi. Il ritmo non è trascendentale, alcune scene risultano un po' forzate, ma tutto sommato il buon Decio se la cava egregiamente. Non posso tuttavia esimermi dal notare la figura barbina che fa Carson, ridotto a pura macchietta e delegato ai margini nei momenti chiave. Nolitta lo escludeva, ma se l'esito deve essere questo, poteva benissimo farlo pure Canzio. Il cagnolino "Stracci" alla fin dei conti risulta più centrale nella scena e questo è già tutto un dire. Pure la figura del villain Guerrero mi convince poco. So che andrò un po' controcorrente rispetto a parecchi giudizi positivi di chi mi ha preceduto, ma trovo un po' troppo altalenante la caratterizzazione. L'autore fa di tutto per renderlo simpatico al lettore, ma a tratti esagera: in fondo Nick "Calavera" rimane sempre un boss locale immischiato in vari crimini e accecato dall'oro, detto questo stupisce come Tex possa arrivare a intenerirsi così tanto, a costo di abbassare la guardia e rischiare di farsi fregare giunto sul luogo del tesoro. Al sottoscritto piacciono i personaggi "grigi" ma gestirli in una saga come quella di "Aquila della Notte" non è semplice. In questo caso, a mio avviso, Canzio esce dal seminato e nel suo attaccamento al villain creato, danneggia un po' la figura di Tex. Anche la scena del presunto gesto magnanimo durante la sparatoria, a pensarci bene risulta un'incongruenza: sarebbe stato un atto di lealtà cessare il fuoco in quel contesto durante un duello ravvicinato e a pari condizioni, ma si dà il caso che Nick si apposti in agguato e spari inizialmente a tradimento, quindi che senso ha non completare l'opera? Qualcuno potrebbe obiettare dicendo che non avesse intenzione di liquidare i due pards, ma allora perchè sparargli addosso? A me suona come una lieve forzatura per rendere ancora più pulita l'immagine del villain "cattivo ma buono". Boselli simili personaggi li gestisce meglio, ma questa è una mia personale considerazione che poco influisce nella recensione. Sempre una sicurezza i pennelli di Fusco, magistrale autore sugli scenari innevati. Forse non è la sua storia migliore come resa grafica, tuttavia il suo tratto è sempre un valore aggiunto. Il mio voto finale è 6

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  • co fondatore
<span style="color:red;">14 ore fa</span>, Condor senza meta dice:

dopo aver avuto all'attivo alcune sceneggiature su Zagor

E quasi tutte le storie del Piccolo Ranger tra il '73 e il '78.

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  • 9 mesi dopo...

Custodito in una valigetta a casa dei miei genitori, ho ancora conservato il foglio A4 su cui avevo ricopiato, il più fedelmente possibile per un ragazzino che non aveva alcuna preparazione artistica, la splendida copertina del n. 401 di Tex.

Certo, Galep era il papà di Tex e la copertina del n. 400 era stata struggente, ma questa di Villa era qualcosa di diverso, con una cura del dettaglio che mi lasciava esterrefatto.

 

Prima di riprendere in mano quest'albo e i due successivi, in cui tante volte mi ero già perso, ho voluto leggere le recensioni del forum.

 

Si parla di Nick Calavera come di un personaggio grigio. Ma, benché lui si sia descritto in questo modo, forse per autoassolversi, secondo me è un personaggio integralmente negativo.

Il fatto che, per un vago senso dell'onore, non spari sui rangers in difficoltà non ne cancella il profilo di crudele criminale, così come, per fare un parallelo con realtà più vicine a noi, la devozione  ai santi non rende meno schifosi i mafiosi.

Stona, dunque, la benevolenza che Tex e Carson hanno nei suoi confronti.

 

E' questo, a mio giudizio, il vero errore nella sceneggiatura di Canzio, che pure presenta aspetti apprezzabili, quali - perché no! - la presenza di Stracci. Tenuto conto di qualche altra piccola caduta (come è stato osservato, Tex non dice: Ti dichiaro in arresto), e del ruolo marginale assegnato a Carson, la sceneggiatura risulta discreta, ma niente di più.

 

Splendidi, invece, i disegni di Fusco: le sua tavole comunicano il freddo del Keibab Plateau.

 

Il voto complessivo è 7,5.

 

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  • 9 mesi dopo...

Ho letto solo ieri questa storia, uscita nel lungo periodo della mia "pausa texiana".  Mi ha colpito l'evoluzione dei disegni di Fusco, uno tra i miei disegnatori preferiti, sempre a suo agio negli scenari nevosi e invernali. Ho trovato il suo Tex, rispetto agli esordi negli anni '70, più "ticciano" nelle espressioni. Un Tex anche più maturo rispetto a quello de "I  ribelli del Canada", dove veniva raffigurato come uno spavaldo e prestante giovanotto, decisamente al di fuori dei canoni cui eravamo abituati. Sicuramente, in questa avventura, troviamo un Tex più aderente a quello della nuova "iconografia" ispirata da Ticci, ma che perde un po' di personalità. Disegni che restano comunque apprezzabilissimi.

Storia sufficiente, con alcune buone trovate, come quella del cane che accompagna i pards nelle loro avventure, o quella della suggestiva figura del silenzioso indiano custode del tesoro, che sa leggere nell'animo umano. Pollice verso,  invece, per Nick Calavera, che, come già qualcuno ha osservato, al di là delle sue giustificazioni puerili su "bianco, nero e grigio", si rivela un vero e proprio furfante, che non suscita alcuna empatia nel lettore. Ben diverso ad esempio, dal boselliano Ray Clemmons, che non tenta di giustificare le proprie azioni, ma è capace di riscattarsi realmente, non a parole, immolandosi generosamente nella main street di Bannock e suscitando, anche con le sue ultime parole a Carson, la "pietas" e il rammarico del lettore per la sua fine.

Incomprensibile quindi la simpatia di Tex (che tenta di uccidere a freddo per due volte) e forse ancor più quella di Carson, che avendo anche trascorso poco tempo con Calavera, non si capisce nemmeno come abbia potuto svilupparla. 

Mi ha ricordato un po' la benevolenza fuori luogo di Tex per Capitan Jack, uno dei personaggi più insulsi e irresoluti dell'universo texiano, con cui Tex solidarizza malgrado si sia macchiato di un'uccisione a sangue freddo davvero spregevole,  frastornando il lettore. 

Insomma, Calavera è un personaggio per me decisamente non riuscito: idea anche buona, ma andava sviluppata diversamente. 

 

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  • 4 settimane dopo...

Avrei una curiosità, per la quale vorrei girare una domanda ad eventuali bene informati. Donde proviene il nome del leggendario guardiano Klaatu? Al tempo gli autori attinsero ad una leggenda indiana, presero spunto da altro, oppure ancora si trattò di un nome del tutto inventato?

 

La domanda mi è sorta dopo aver visto trasmettere sere fa in tv Ultimatum alla Terra, film in cui Keanu Reeves interpreta un personaggio il cui nome è appunto Klaatu. Essendo il film del 2008 e questa storia del 1994, è facile dedurre che il nome del guerriero Kaibab non abbia certo potuto trarre origine dal personaggio interpretato da Reeves, ma al contempo presumo anche che difficilmente gli sceneggiatori del film abbiano tratto spunto dalla storia di Medda. O mi sbaglio?

Modificato da juanraza85
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