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TWF - Tex Willer Forum

[106/108] Gilas!


Guest Wasted Years
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Voto alla storia  

34 utenti hanno votato

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Guest Wasted Years

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Soggetto e sceneggiatura: Gianluigi Bonelli
Disegni: Erio Nicolò

Periodicità mensile: Agosto / Ottobre 1969

 

 

Barba incolta e una benda nera sull'occhio sinistro: così camuffato e sotto il falso nome di Gilas, Willer riesce a penetrare a Robber City, recondito e imprendibile covo dell'infernale cricca di Johnny Lingo, e a guadagnarsi. con i suoi spicci modi da duro, le simpatie del boss. Organizzata una falsa rapina a Dennison, Tex segnala a Kit Carson e a Tiger Jack la posizione della tana dei fuorilegge e poi fomenta dissidi all'interno della gang, fingendo di volersi tenere il bottino. L'arrivo a Robber City di Carson e Tiger Jack, in testa ai volontari di Dennison, cala una pietra tombale sulla marmaglia di Johnny Lingo, già compromessa da risse intestine e dagli incendi appiccati da Tex al loro covo.

 

 

 

© Sergio Bonelli Editore

 

 

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A proposito di travestimenti di Tex, ecco uno semplicissimo: Da bandito orbo.

La storia è affascinante, ma IMHO non è delle più mitiche. Sarà che a me non fa impazzire Nicolò.
In ogni modo scorre bene, ed è sempre un piacere rileggerla, magari se fatta da Ticci... :inch: .. ma i gusti restano gusti.
Tex lontano dai pards, che organizza una finta rapina, che si spaccia per bandito, che fa l'infiltrato ma duro e rissoso. Appare quasi in cattività... controllato a vista.
L'ho riletta a colori e devo dire che questi ultimi le giovano.
A voi la parola...

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Guest Colonnello_Jim_Brandon

Secondo me è da annoverare tra le migliori storie scritte da GLB ! :inch::inch::inch: !! Anche a me Nicol' non è mai piaciuto molto, ma questa storia sono riuscito a godermela comunque. E' una storia che ci mostra un Tex cupo e cinico, in grado di architettare una rapina perfetta!!! Bellissima l'idea ( ai tempi originale ancora praticabile per il nostro ranger ) di spacciarsi per un bandito per agguantare quel maledetto serpentaccio di Jonny Lingo!!! Ricordo che quando la lessi per la prima volta ( vi parlo di circa 10 anni fa ) rimasi col fiato sospeso per tutti e tre gli albi!!! Peccato che Tiger e Carson siano poco più di un "contorno"... Voto complessivo : 8

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Guest Kerzhakov 91

Non tra le migliori in assoluto di GLB, ma comunque parecchio godibile, affascinante l'idea di vedere Tex nei panni di un bandito, per certi versi mi ha ricordato un p? quando Clint Eastwood fece lo stesso in "Per qualche dollaro in più" :D

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  • 8 mesi dopo...

:aquila: per me una grande storia dove ha fatto un po di tenerezza la perdita di Juan Ortega nel finale. il capo dei banditi Lingo non mi sembrava un grande avversario però l'atmosfera dove si svolge l'azione -la città di Robber City- è molto suggestiva. gli altri pards sono marginali e Tex agisce da solo; duro e con la faccia ben messa da bandito mi pare che abbia fatto un bel caos nella comunit? dei Banditi. La partita a carte è abbastanza originale ma ho visto altre scene al tavolo da poker che hanno fatto più colpo di questa. ho dato 9 a questa bellissima avventura di Tex e mi sono piaciuti molto anche i disegni di Nicol': noi qui a casa abbiamo una tavola originale della storia ed è ben migliore di come viene in stampa. :aquila:

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  • 2 mesi dopo...

La trovo una delle storie migliori, con disegni di un Nicol' IMHO in forma smagliante. Mi sono sempre chiesta se siano davvero esistite città totalmente abitate da fuorilegge, come Robber City, ma GLB è riuscito a renderla comunque vera e viva; il nostro eroe si trova davvero a suo agio nei panni dell'infiltrato, è incredibile come una barba incolta e una benda schiaffata sull'occhio possano trasformare una fisionomia (certo, con l'aiuto dell'espressione da duro che a Tex è comunque congeniale). Spiacevole l'epilogo per quanto riguarda la fine del simpatico Ortega. Voto: 10

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Come è stato ripetutamente sottolineato, il Tex di quest'avventura è davvero molto atipico, visto che "recita" da fuorilegge per tre quarti dell'intera vicenda e, più ancora, lo fa in maniera molto convincente, mettendo al servizio dell'( apparente ) illegalit? tutte le sue doti di stratega, uomo d'azione e capo carismatico e imponendosi nel difficile ambiente di Robber City ( perfino i banditi che lo vedono maggiormente di malocchio devono riconoscere la sua abilità ). Anche così, comunque, Tex si trova sempre in una situazione di estrema difficolt? ( cosa che conferisce pathos alla vicenda e spiega anche una piccola "piccionata"

quando, mentre sta minacciando Clem, uno dei luogotenenti del "grande capo" Johny Lingo, volge le spalle a Red Aspen, che aveva precedentemente "spazzolato", facendosi stendere da costui con una bottigliata in testa
), per uscire dalla quale gli è necessario non soltanto l'intervento dei suoi pards alla testa delle forze della Legge ( curiosità: uno dei due gruppi con cui attaccano Robber City è guidato da Tiger, e nessuno ci trova nulla da ridire, malgrado tutta la diffusa avversione per gli indiani ), ma anche di Juan Ortega, simpatica e patetica figura di "buon diavolo" che la sfortuna ( unita ai pregiudizi antimessicani ) ha portato in mezzo a questo gruppo di fuorilegge, e che diventarapidamente amico dell'unica persona che, oltre a mostrare abilità e carisma, non lo tratta come un cane. I rimanenti fuorilegge non sono quel che si dice troppo pittoreschi, ma vengono presentati in maniera convincente nelle loro meschine rivalit? e discordie, che il loro capo Lingo, pur tutt'altro che dotato di carisma, riesce tuttavia a tenere a freno con indubbia abilità di "amministratore", almeno finch? la venuta di "Gilas" non interviene a compromettere le dinamiche interne della piccola comunit? di fuorilegge. Carson e Tiger, per esigenze di sceneggiatura, hanno a disposizione uno spazio relativamente limitato; pure GLB è riuscito a riservare loro un "momento di gloria" nelle battute iniziali della vicenda, evitando di confinarli ad una funzione puramente decorativa. I disegni di Erio Nicol', anche nella versione "colorata" di Repubblica in cui ho letto la storia, mi sono apparsi di buon livello, sebbene ( dato anche che si tratta della prima storia completa realizzata dal disegnatore fiorentino ) il suo Tex paia spesso nelle prime vignette ( in cui IMHO sono forse pure presenti alcuni ritocchi redazionali che tendono ad accostare al massimo il volto del nostro eroe al modello di Galep ) un po' troppo giovanile e riveli la sua derivazione dal personaggio di Jimmy Laramy, realizzato precedentemente da Nicol' ( proprio come il Tex del primissimo Fusco ricorda un po' il suo Lone Wolf ). In sintesi, IMHO:soggetto 9sceneggiatura 8disegni 8 +.
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  • 5 mesi dopo...
  • Rangers

Questa storia mi è sempre piaciuta, fin dalla prima volta che la lessi una decina di anni fa ormai. Piccola curiosità: dopo la storia Il Giuramento, per qualche altra seguente vi è una sorta di continuity, infatti c'è scritto dopo qualche tempo dall'ultima avventura..... come se GLB volesse riportare un p? quell'atmosfera degli inizi quando una storia era praticamente legata alla successiva. Nella storia manca il giovane Willer, mentre Carson e Tiger, attivissimi all'inizio fanno come già detto prima di me quasi da contorno. Il vero protagonista qui è proprio Tex, raffigurato con barba e benda sull'occhio, sembra davvero un bandito. Si infiltra così nel nascostissimo covo di Johnny Lingo e da l' la storia per me acquista ancora più fascino. Vediamo Tex addirittura rapinare una banca, anche se rimangono in lui i soliti valori, non esita infatti nell'aiutare Juan Ortega. Un Tex che mantiene tutta la sua caratteristica grinta, il suo carattere duro, la sua abilità nell'uso del cervello e delle armi. Il tratto di Nicol' personalmente mi è sempre piaciuto, sia nella raffigurazione dei vari pards e personaggi, sia nell'ambientazione tipicamente Western. Da ricordare che la storia (come detto molte volte) è stata usata da Nizzi per l'ispirazione di Morte di un Amico, molto più avanti. Voto alla storia: per quanto mi riguarda è 9. :D

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  • 1 anno dopo...

Storia davvero difficile da dimenticare, in quanto punto di partenza per un vero e proprio filone che vede i pards infiltrati in una banda criminale, affrontato sia da Nizzi che da Boselli sempre strizzando l'occhio a questa storia. Nonostante non sia certamente una delle migliori creazioni GLBonelliane, si fa ricordare con grande piacere, non foss'altro per le frasi a effetto che Tex spara a raffica quando si trova nei panni di Gilas. Se paragoniamo il carattere del ranger con la caratterizzazione da omuncolo lamentoso vista in "Fort Sahara"... ecco, credo possiamo fare a meno di un lungo discorso, ch? ricordare le sventure recenti non è mai piacevole. Il personaggio che meglio si fa ricordare, di tutta la schiera di delinquenti, è il simpatico Juan Ortega, personaggio molto prosaico e per nulla eroico nel quale è facile identificarsi: un uomo capitato nella propria situazione quasi per caso e senza realmente volerlo. Non c'è alcun tipo di psicologia, tutto è molto semplice e piano, il che significa discreto divertimento, ma anche ben poco pathos e potenziali scene drammatiche non sfruttate, come ad esempio

la morte di Juan
: subito dopo mi sono un po' riguardato "Il cavaliere solitario", e non ci sono storie, Nizzi ha fatto un lavoro di gran lunga migliore, rendendo drammatico anche il pestaggio di un personaggio secondario, grazie all'ausilio dei disegni straordinari di Kubert. L'unica caratteristica di GLB che non mi ha mai convinto a pieno è proprio questa: grande avventura, ma in molte storie l'emozione non c'è proprio. E quando c'è, ha un non so che di compassato. Poi forse è soltanto colpa del fatto che ricordo male: non ricordo a memoria tutte le storie di Bonelli (come invece ricordo quasi tutte quelle di Nizzi e tutte quelle di Boselli), e potrei anche sbagliarmi... in ogni caso, la sensazione che ho addosso è questa. Sui disegni, be'... Nicol' non era ancora il maestro che sarebbe arrivato di l' a poco, ma la differenza sta tutta nelle espressioni e nella finezza del tratteggio. In ogni caso, la grinta di Gilas è davvero indimenticabile! Ogni tanto c'è qualche arma con una prospettiva balorda, ma rispetto agli strafalcioni offertici recentemente dalla premiata ditta Mastantuono siamo miglia avanti... Come voto globale, direi VII. Non tanto perchè la storia sia epocale (per questo le darei VI, non di più), quanto per il segno lasciato nella serie. E nei miei sogni di bambino, anche.
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  • 1 anno dopo...

Ho appena riletto questa storia che per la prima volta lessi circa quindici anni fa. La ricordavo come una storia emozionante, con un Tex strepitoso nei panni sempre avvincenti dell'infiltrato. Ma devo ammettere che oggi mi sono un p? annoiato. Tex è in forma strepitosa, intendiamoci, e le sue battute sono gustosissime. Ma la trama è poca cosa, Lingo è un cattivo per niente convincente, i dialoghi alla lunga mi sembrano un p? ripetitivi. E' straordinario come la percezione di una storia possa cambiare a seconda del momento (e forse della maturit??) in cui la leggi.

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Beh, sul fatto che Lingo non sia poi un gran nemico sono d'accordo. Ma come sempre, questo per me non è un gran problema- e credo che Bonelli, almeno in questo caso, abbia voluto puntare più sulla quantit? dei nemici che sulla loro qualità. Non rileggo questa storia da tanto tempo, però almeno una cosa di molto positivo la ricordo: il rapporto che si instaura tra Tex e Ortega, personaggio "sfigato" e proprio per questo simpatico, che reputo davvero moderno- ovvero, mi ricorda le storie di Boselli.

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Non rileggo questa storia da tanto tempo, però almeno una cosa di molto positivo la ricordo: il rapporto che si instaura tra Tex e Ortega, personaggio "sfigato" e proprio per questo simpatico, che reputo davvero moderno- ovvero, mi ricorda le storie di Boselli.

D'accordo su Ortega: lui non è un fuorilegge, si trova a Robber City solo dopo una lunga serie di traversie che gli sono accadute e che l'hanno rovinato economicamente. Da messicano, gli altri fuorilegge non lo stimano granch?, e lo fanno partecipare solo a qualche razzia. E il suo sogno è quello di rifarsi un p? di dinero per riprovare ad avviare un ranch. Anch'io ricordavo bene Ortega, e l'ho ritrovato effettivamente come lo ricordavo: sfigato, simpatico, alla fine eroico: ricorda in effetti i personaggi di Boselli...
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Ho sempre ricordato con piacere "Gilas ! ", sia per la presenza di Erio Nicol', sia per l'atipicit? della storia che iniziava, un po' come "Gli schiavisti", con i tre pards già in piena azione intenti ad assediare tre bandidos in un canyon. E poi quel magnifico Tex con barba lunga(mai visto sino ad allora) e benda nera sull'occhio... sono quelle cose che ad un bambino di otto anni rimangono impresse nella memoria !Negli anni a venire mi dispiacque che Galep, nella copertina di "Inferno a Robber City, non avesse raffigurato Tex con benda e barba, come invece fui molto soddisfatto quando Kit Willer, in "I lupi del Colorado"(428), pagina 66, ricord' a suo padre l'espediente utilizzato per entrare nella banda di Lingo.

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  • 7 anni dopo...

Riletta di recente...storia che si ricorda soprattutto per un Tex "picaresco" (ma solo nell'aspetto,non nei modi) con una benda sull occhio e una barbetta incolta.Ecco, se la volontà di Glb di "modificare'"l aspetto del suo Eroe appare forse un po' forzata, d altronde questo espediente dà quel tocco di classe ed originalità ad una trama non particolarmente spumeggiante.il topos del Greaser "buono" (Ortega) folgorato sulla via di Damasco dal carisma del Nostro e che ne diventa alleato fedele, verrà ripreso con maggiori fortune in almeno altre due storie di Borden...

 

Disegni di Nicolò nella media.

Modificato da Barbanera
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  • 4 mesi dopo...

Una bella storia di...Claudio Nizzi.

 

All'inizio, un Tex piccione si fa sorprendere da un Ortega qualsiasi. E vale a poco dire che in fin dei conti Tex stava cercando un abboccamento con la banda, perché il ranger si fa realmente sorprendere, tanto che lui stesso pensa: "Peste! I guai sono cominciati troppo presto" ed è costretto ad alzare le mani, totalmente alla mercé del messicano. Tex piccione = Claudio Nizzi.

 

Ma c'è un'altra equazione che mi porta a pensare che questa storia l'abbia scritta Nizzi in un estemporaneo intervento una quindicina d'anni prima del suo ingresso nella casa editrice, e cioè Carson rincitrullito = Claudio Nizzi. Quando Carson resta da solo con Tiger, il vecchio cammello comincia a fare le solite domande stupide e a dipendere dalle decisioni del "Testa rossa" (come lo chiama nella storia), che diventa il leader della coppia. Posso a malapena sopportarlo per Tex, ma vederlo "subire" anche da Tiger no eh...

 

Detto ciò, quando lessi questa storia tanti anni fa ne rimasi entusiasta. La sua seconda rilettura mi lasciò invece freddo, tanto che in questo topic lasciai un commento non del tutto positivo,  ma non so che cosa non mi piacque allora. Oggi ho ritrovato invece una grande storia, con il consueto ritmo glbonelliano, scandito da dialoghi forti, bei cattivi e situazioni appassionanti, senz'altro agevolate dalla sempre avvincente figura dell'infiltrato.  Una storia, in definitiva, che si pone degnamente tra le grandi storie del centinaio d'oro.

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  • 8 mesi dopo...

Storia a cui sono particolarmente affezionato essendo la prima che ricordo distintamente di avere letto.

La ricordo fondamentalmente perché mi rimase impresso il Tex guercio che, a memoria, non ricordo più di aver visto.

Rileggendola oggi riesco a cogliere tante sfumature che in precedenza non avevo colto.

Innanzitutto i dialoghi, dove GLB è maestro nel dare quel sapore colorito e spumeggiante alle battute di Tex.

"Ehi non cominciamo con le domande! Vengo da una parte e vado dall'altra".

"Smettiamola di recitare la parte dei gentiluomini! Nessuno di noi lo è"

"Basta con le malinconie e cerchiamo di scoprire cosa c'è nel fondo di un altro paio di bottiglie"

La storia fila che è un piacere con Tex protagonista indiscusso mentre Kit e Tiger restano in secondo piano recitando la loro parte alla perfezione.

E' un Tex in forma smagliante: duro, smargiasso, provocatore quanto basta per essere credibile come bandito e infiltrarsi a Robber City (nome geniale!).

E fa capire subito al malcapitato Red che è meglio non pestargli i piedi sbattendolo come un tappeto.

Non c'è che dire, GLB riesce a caratterizzare questo bandito con un occhio solo come meglio non si potrebbe e lo rende assolutamente credibile.

E per finire c'è Juan Ortega, il povero campesino finito poco volontariamente a far parte della banda di Lingo.

Figura che potrebbe sembrare marginale ma, in realtà, perfettamente funzionale alla storia.

Lui porta Tex a Robber City, lui lo mette in guardia da Lingo al quale rischia di fargli ombra, lui lo ospita nella sua baracca per evitargli le ritorsioni di Red e soci.

Insomma risulta essere il miglior alleato possibile per il nostro ranger.

E non è solo simpatico ma, quando chiamato in causa, si dimostra anche valido e coraggioso.

Ma queste figure il più delle volte sono destinate a fare una brutta fine e il povero Ortega non sfugge a questa triste sorte.

E qui è bravissimo GLB a farlo accomiatare da noi lettori senza inutili piagnistei, senza facile retorica o patetici epitaffi.

No, basta un dialogo scarno ma essenziale:

"Coraggio Juan" (Tex guarda lo sfortunato amico colpito gravemente)

"Gilas... niente più campi... di Nogales" (Ortega sa che è alla fine e da addio al suo sogno di tornare a Nogales per comprare un appezzamento di terra)

"Te la caverai! Ora tutto è finito" (Tex mente soprattutto a se stesso)

"Sì, tutto finito. Adios Gilas"

Ortega muore tra le braccia di quello strano bandito di nome Gilas che, non a caso, finirà anch'egli la sua esistenza poco dopo, togliendosi la benda e ridiventando Tex.

Anche per scene come questa considero GLB un mito inarrivabile.

 

Modificato da Juan Ortega
sintassi
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Una gran bella storia che a me ha sempre ricordato i film western degli anni '50, come atmosfera e come personaggi, ma anche per la sceneggiatura sobria ed equilibrata, come nei film di una volta. Un Tex indimenticabile, duro come non mai nei modi e nei dialoghi, un infiltrato perfetto nel covo dei banditi (che infatti non lo scopriranno). Una trama lineare ma scorrevole, ben orchestrata, senza sbavature, "classica".

 

E poi sì, un insolito pard, un compagno che diventa quasi amico e che piano piano assume il ruolo di coprotagonista, il contadino messicano Juan Ortega, diventato bandito un po' per sfortuna, un po' per ingiustizia sociale, visto che il suo tentativo di uscire dalla povertà e fare soldi in città viene vanificato dal contesto sociale ("Secondo molta gente un messicano è solo buono a coltivare campi o a fare il servo", dice a Tex).

 

Un personaggio nolittiano o boselliano ante litteram, in cerca di una redenzione che la morte gli impedisce, tratteggiato con pochi ma efficaci dialoghi ("Io non sono che un messicano senza speranze che vive alla giornata", dice) e che vede in Tex l'unico "amigo" che lo rispetta, in un mondo di banditi prepotenti verso di lui, in modo non molto diverso, probabilmente, dalla società "normale" che l'ha respinto. Così che il lettore non può che affezionarsi a lui e dispiacersi per la sua fine.

 

<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Juan Ortega dice:

E qui è bravissimo GLB a farlo accomiatare da noi lettori senza inutili piagnistei, senza facile retorica o patetici epitaffi.

No, basta un dialogo scarno ma essenziale

 

Già, un po' come in certi film western con John Wayne o James Stewart o Glenn Ford, GL Bonelli trasmetteva emozioni senza calcare la mano, senza frasi melense, senza primi piani caricati. Così che alla fine il lettore, nonostante la solita vittoria del nostro, chiude l'albo con l'amaro in bocca, quasi come se Tex in fondo avesse fallito.

 

 

 

 

 

 

 

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<span style="color:red;">9 ore fa</span>, Poe dice:

Già, un po' come in certi film western con John Wayne o James Stewart o Glenn Ford, GL Bonelli trasmetteva emozioni senza calcare la mano, senza frasi melense, senza primi piani caricati. Così che alla fine il lettore, nonostante la solita vittoria del nostro, chiude l'albo con l'amaro in bocca, quasi come se Tex in fondo avesse fallito.

Esattamente ciò che intendevo dire. ESATTAMENTE!

<span style="color:red;">9 ore fa</span>, Poe dice:

Un personaggio nolittiano o boselliano ante litteram, in cerca di una redenzione che la morte gli impedisce, tratteggiato con pochi ma efficaci dialoghi ("Io non sono che un messicano senza speranze che vive alla giornata", dice) e che vede in Tex l'unico "amigo" che lo rispetta, in un mondo di banditi prepotenti verso di lui, in modo non molto diverso, probabilmente, dalla società "normale" che l'ha respinto. Così che il lettore non può che affezionarsi a lui e dispiacersi per la sua fine.

Visto da un punto di vista sociologico è una raffigurazione di come a volte, per strani disegni del destino, per singoli episodi della vita oppure semplicemente perché le cose dovevano andare così ci ritroviamo in situazioni strane, che non ci appartengono ma dalle quali non riusciamo a liberarci.

Il personaggio di Ortega, traslato dal suo contesto letterario, assume un senso metaforico, una parabola in cui credo un pò a tutti sia capitato di ritrovarsi.

E questo è uno dei  motivi per cui ci sono così affezionato.

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Sempre a proposito di Juan Ortega, il suo viso mi ricordava un vecchio personaggio visto in qualche western, così ho fatto una ricerca su internet e ho scoperto che, probabilmente, Nicolò si è ispirato all'attore Noah Beery Jr, interprete di secondo piano di numerosi film western, tra cui "Il fiume rosso" e "Decisione al tramonto".

Almeno credo...

Risultato immagini per noah beery jr

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  • 1 mese dopo...

Se tre indizi equivalgono a una prova, i tre colpi grossi sparati da Bonelli a inizio centinaio sono il fulgido esempio di quanto l'autore fosse in quel periodo in stato di grazia. Gilas, sebbene un gradino più basso rispetto a gioielli narrativi del calibro del Giuramento o Il signore dell'abisso, è comunque una prova eccellente, di impostazione classica e con i giusti ritmi narrativi. Il soggetto è semplice ma efficace e Tex, torna a vestire i panni del fuorilegge per introdursi nel covo della banda dei banditi comandata dal bieco Lingo, nel villaggio di Robber City. Memorabile a tal proposito, il look piratesco ben reso da Nicolò, con il ranger con tanto di benda sull'occhio e folta barba. Ma non è solo il look a colpire, bensì la determinazione con cui il nostro eroe agisce e il carisma che sfodera, ritagliandosi subito un ruolo di spicco nella banda. Molto scoppiettanti i suoi dialoghi e non manca nemmeno il piano per una finta rapina, condotta comunque con polso fermo e in maniera convincente. Non mancheranno i dissapori con alcuni "colleghi", come Clem, che lo vedono col fumo negli occhi e faranno di tutto per seppellirlo non riuscendoci ovviamente, ma Bonelli riesce a rendere più appetitosa la portata con l'inserimento di Juan Ortega. Il messicano, un uomo comune finito a suo malgrado nella banda, si lega subito a Tex e sebbene non sia un eroe, col proseguo della trama accattiva il lettore. La sua morte è alquanto scontata a dire il vero, ma arreca lo stesso un tocco di dispiacere, sebbene l’autore evita scene stucchevoli e strappa lacrime. Comunque è indubbio che anche Tex è rapito dalla semplicità del messicano, lo battezza subito come compagno nella sua impresa e vorrebbe portarlo fuori da Robber City e permettergli di esaudire il suo sogno di un pezzo di terra nei dintorni di Nogales, purtroppo il destino ha un piano diverso per lui e il povero Ortega raggiunge la fine della pista contro una pallottola sparata dagli ex complici, senza che il ranger riesca a evitarlo. Un personaggio minore, volendo, ma che si fa ricordare. Il finale è pirotecnico e pieno di polvere da sparo. In fondo Lingo non si dimostra un villain di eccessivo spessore e addirittura non scoprirà nemmeno la vera identità di Gilas, forse l'epilogo è un po' tirato via e Carson e Tiger rimangono troppo sullo sfondo, tuttavia l'episodio si fa apprezzare, è questa in fondo l'unica cosa che conta. Consueta pulizia di tratto del compianto Nicolò'. Stile classico ed elegante, che sebbene non adattissimo col genere western che di solito si sposa meglio con mani “più sporche”, si fa comunque ammirare e poi, come già accennato dinanzi, la sua rappresentazione di Tex bandito rimane nella memoria del lettore. Piccole curiosità in chiusura di commento: da notare la continuity abbozzata da Bonelli con la prima didascalia, che ci specifica che è passato un tot di tempo dall'ultima avventura; passaggi molto usati nei primi albi a striscia dove spesso le avventure erano collegate una con l’altra, poi un po' trascurati dall'autore nel corso degli anni e infine il refuso a pag. 56 dell’albo “Gilas”, in cui il capo banda, in una vignetta fuori campo che immortala il saloon, viene chiamato Ringo. Un errore può sfuggire ovviamente, ma avendolo riscontrato nella lettura della collana TuttoTex, si desume che il suddetto refuso sia sfuggito ai revisori tre volte, o forse solo nel lettering specifico della ristampa, visto che i ballons per le ristampe mi par di ricordare che sono stati rimodulati. Magari se qualche pards possiede l’albo originale può verificare se la mia deduzione è corretta o meno. Il mio voto finale è 8

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  • 4 mesi dopo...
Il 16/4/2012 at 00:24, Leo dice:

Ho appena riletto questa storia che per la prima volta lessi circa quindici anni fa. La ricordavo come una storia emozionante, con un Tex strepitoso nei panni sempre avvincenti dell'infiltrato. Ma devo ammettere che oggi mi sono un p? annoiato. Tex è in forma strepitosa, intendiamoci, e le sue battute sono gustosissime. Ma la trama è poca cosa, Lingo è un cattivo per niente convincente, i dialoghi alla lunga mi sembrano un p? ripetitivi. E' straordinario come la percezione di una storia possa cambiare a seconda del momento (e forse della maturit??) in cui la leggi.

Concordo Leo e anche "quando" è uscita. Di questa storia ed in generale di GLB apprezzo molto i dialoghi ed il linguaggio. Diretto ed asciutto. Per il resto, pur riconoscendo la grandiosità di GLB essendo il creatore di Tex, non riesco mai ad apprezzare al 100% le sue storie. Forse dipende dal fatto di aver letto nel 2021 storie degli anni '60? Non ne ho idea. Idem per Nicolò (o Galep). Preferisco altri disegnatori. Comunque storia sicuramente valida.

 

P.S.

Facendo un paragone musicale... Io adoro i Pearl Jam e Bruce Springsteen ma sono consapevole che senza i Who e Bob Dylan/Elvis(che mi piacciono poco) loro non sarebbero quello che sono.

Il 7/2/2021 at 23:39, Poe dice:

Una gran bella storia che a me ha sempre ricordato i film western degli anni '50, come atmosfera e come personaggi, ma anche per la sceneggiatura sobria ed equilibrata, come nei film di una volta. Un Tex indimenticabile, duro come non mai nei modi e nei dialoghi, un infiltrato perfetto nel covo dei banditi (che infatti non lo scopriranno). Una trama lineare ma scorrevole, ben orchestrata, senza sbavature, "classica".

 

E poi sì, un insolito pard, un compagno che diventa quasi amico e che piano piano assume il ruolo di coprotagonista, il contadino messicano Juan Ortega, diventato bandito un po' per sfortuna, un po' per ingiustizia sociale, visto che il suo tentativo di uscire dalla povertà e fare soldi in città viene vanificato dal contesto sociale ("Secondo molta gente un messicano è solo buono a coltivare campi o a fare il servo", dice a Tex).

 

Un personaggio nolittiano o boselliano ante litteram, in cerca di una redenzione che la morte gli impedisce, tratteggiato con pochi ma efficaci dialoghi ("Io non sono che un messicano senza speranze che vive alla giornata", dice) e che vede in Tex l'unico "amigo" che lo rispetta, in un mondo di banditi prepotenti verso di lui, in modo non molto diverso, probabilmente, dalla società "normale" che l'ha respinto. Così che il lettore non può che affezionarsi a lui e dispiacersi per la sua fine.

 

 

Già, un po' come in certi film western con John Wayne o James Stewart o Glenn Ford, GL Bonelli trasmetteva emozioni senza calcare la mano, senza frasi melense, senza primi piani caricati. Così che alla fine il lettore, nonostante la solita vittoria del nostro, chiude l'albo con l'amaro in bocca, quasi come se Tex in fondo avesse fallito.

 

 

 

 

 

 

 

Sì... Ortega sarà ricordato.

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