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TWF - Tex Willer Forum

[445/446] Bufera Sulle Montagne Rocciose


Guest Colonnello_Jim_Brandon
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voto alla storia  

57 utenti hanno votato

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  • 4 mesi dopo...

Autentico gioiellino questa storia, che pur non essendo priva di difetti( cattivi inconsistenti, specialmente Lennox totalmente incolore e l'apparizione degli indiani poco spiegata ( veri? fantasmi?)  si fa leggere sempre con grande piacere, grazie anche agli splendidi disegni di Marcello, che fa veramente sentire il gelo, il dolore al braccio di Tex, il calore del fuoco, e che come sempre caratterizza bene tutti i personaggi.

Davvero interessante il ricco Castleman che dopo tanti anni ritira fuori le unghie e si confronta con il suo passato( molto commovente la sua scena davanti alla tomba della moglie). Spettacolare la sequenza dello sbandamento del treno. 

Ottima la sceneggiatura ricca di tensione e di drammaticità allo stato puro, hai veramente l' impressione che non ci sia via d' uscita per i nostri eroi. Nota negativa: all' inizio Lennox dice che il bandito sul treno è suo fratello, ma poi si disinteressa completamente della sua sorte e nessuno lo nomina più.

Modificato da Grande Tex
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  • co fondatore

Una delle migliori del primo Boselli, coadiuvato dal fido "Raphael" ai disegni. La seconda parte è tutta d'antologia texiana. Tex eroico come poche volte nel post Bonelli.

 

TESTI: 9

DISEGNI: 9

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  • 6 mesi dopo...

Ho un ricordo che mi lega a questo episodio: saltai l’acquisto dell’albo n. 446 e dovetti attendere circa dieci anni per recuperarlo con la collana “Tuttotex” (siano lodate le ristampe!:)). Da ragazzino, l’incipit pubblicato in “appendice” al finale del ritorno della Tigre Nera mi rapì e il non poter conoscere l’evolversi dell’episodio, mi fece crucciare non poco. Trovai interessante l’idea di Boselli di presentare ai lettori i personaggi, saltando da un vagone all’altro con una sceneggiatura originale ed efficace. Mi piaceva immaginare come poteva svilupparsi l’episodio e come avrebbero agito i personaggi nel numero successivo, d’altronde l’autore si era già abbondantemente fatto apprezzare in quel periodo. Purtroppo, come già accennato, l’attesa per poter colmare la lacuna nella mia collezione, si fece attendere molto e mi capitò così un’esperienza singolare: l’episodio era il medesimo ovviamente, ma il sottoscritto lo lesse in due fasi diverse della sua esistenza! Una cosa è leggere un albo da teenager, un’altra a trent'anni suonati. Con gli anni mutano le capacità critiche, varia la sensibilità e l’esperienza ampia il punto di vista, tuttavia la storia, sebbene non trascendentale, non mi deluse e le aspettative di un decennio furono ampiamente premiate. Boselli riuscì a confezionare un episodio breve ma efficace e ogni tavola trasuda un’atmosfera particolare che colpisce l’attenzione. I villains sono poca cosa a dire il vero, ma il reale ostacolo che il nostro amato ranger deve affrontare, sono la furia della natura e il susseguirsi di sinistri avvenimenti (come la valanga dopo il deragliamento del treno) che lo mettono a dura prova. Altro aspetto che complica notevolmente le cose, l’infortunio al braccio che Tex subisce, che ovviamente gli crea non poche difficoltà nell’affrontare le sfide con i banditi nelle varie sequenze di sceneggiatura e ce lo mostra in uno stato più umano del solito. Non mancano le classiche personalizzazioni boselliane dei comprimari: mister Castlman e Shad sono due bei personaggi. Il primo avrebbe meritato più spazio rispetto a quello che l’esiguo numero di pagine a disposizione permise, anzi mi chiedo come mai l’autore non abbia ancora pensato a un suo ritorno. La scena dell’incontro con i guerrieri indiani guidati dal fratello della sua ex sposa, ha un non so di onirico e misterioso: il lettore ha il dubbio che gli indigeni siano fantasmi apparsi dalla coscienza dell’ingegnere pentito delle sue scelte passate, incontrati per imboccare un bivio esistenziale importante, ma questa plausibile interpretazione però, viene alquanto smontata dalla frase di Tex che asserisce di averli visti allontanare. Mi allineo al coro dei forumisti che trovano un po’ forzata la scena del crepaccio; ovviamente con un braccio rotto è impossibile che il nostro ranger abbia potuto superare in tal modo una simile situazione, al patto di non essere un uomo bionico, tuttavia una simile “leggerezza” non incide oltremodo nel giudizio finale. Il cammeo di Carson, che attende preoccupato il pard alla stazione, non mi dispiace e contribuisce a mostrare il grande affiatamento e rispetto fra i due, ideato originariamente da Bonelli, messo bene in evidenza da Nizzi nei suoi anni migliori e proseguito con maestria dall’attuale curatore della serie. Marcello ci mostra per l’ennesima volta la sua perfetta sintonia con lo sceneggiatore, sfornando tavole espressive e valevoli. Un binomio di assoluta qualità che arricchirà il centenario e che, ammetto, mi manca molto. Il mio voto finale è 7

  • +1 1
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Benché dal 1992 non abbia mai perso un albo della serie gigante di Tex, era da un po' di anni che non riprendevo in mano le vecchie storie. La frequentazione di questo forum, però, mi ha indotto a riscoprire il piacere di leggere nuovamente le vecchie storie di Tex. 

 

Alcune, quelle che avevo gustato più di frequente, le ricordavo bene. Di altre, invece, avevo perso completamente memoria.

Per qualche ignoto motivo di Bufera sulle montagne rocciose non ricordavo nulla, per cui ho potuto ancora una volta gustare ogni sua pagina.

 

Come qualcuno ha già notato in questo topic, la storia soffre di alcuni errori: a) sul piano grafico, le carrozze ferroviarie appaiono esageratamente large; b) sul piano della sceneggiatura, la forza, la resistenza e l'abnegazione di Tex sono eccessive, tanto che - pur in stato di "sospensione dell'incredulità" - la vicenda appare un po' forzata.

 

Nonostante tali rilievi, la storia rimane estremamente gradevole. Certo, la coppia Boselli-Marcello ci ha regalato più di un capolavoro all'interno della saga e questa storia non è all'altezza di quelle altre. Però, come ho già osservato in un altro intervento, uno dei segreti della longevità di Tex sta nell'alta qualità delle storie ordinarie, che anche in questa occasione ci è stata assicurata. 

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  • 9 mesi dopo...

Oggi letta questa.

Comincio subito col dire che la storia mi è piaciuta e mi ha appassionato. Bel soggetto, bella ambientazione (la neve, bellissimo), mai un momento di tregua in tutta la storia.

Tuttavia non posso non notare le seguenti cose:

Tex è forse un essere sovrumano, per riuscire a reggersi su un masso a strapiombo sul burrone con un braccio rotto? Ed è un essere sovrumano per riuscire a sgominare praticamente da solo i nemici in una situazione di braccio rotto, febbre alta e semi assideramento? Davvero qui siamo ai limiti dell'incredibile, roba che nemmeno rambo che dice "non ho tempo di sanguinare".

Poi non ho capito affatto l'apparizione degli indiani. Erano fantasmi o cosa? Era una scena immaginata nel delirio o era reale? Non è chiaro.

Marcello lo vedo più a suo agio nel West ma fa il suo.

Boselli 6 (8 al soggetto e al fatto che la storia è davvero appassionante, 4 al Tex bionico che davvero non mi piace e non ha senso. Tex forte e superiore a tutti si, Tex incrocio tra Rambo e Gesù Cristo anche no).

Marcello 6

Modificato da valerio
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  • 8 mesi dopo...

Ispirato dalla neve caduta ieri dalle mie parti, ho deciso di andare a rileggermi questa storia riguardo la quale, prima d'ora, non mi ero mai espresso, pur avendola sempre ritenuta assai piacevole, sia nella trama curata da Boselli che nella parte grafica, affidata al tratto sempre suggestivo di Marcello. Premetto subito che, ad ogni rilettura, ricavo sempre la certezza che, non fosse per il braccio rotto nel disastro del treno, Tex non faticherebbe più di tanto a sventare l'attacco portato al treno deragliato dalla banda di Harry Lennox, gruppo di banditi abbastanza raccogliticcio, nessuno dei cui componenti sembra in grado di impensierire davvero Tex; di conseguenza, si può ben dire che il vero avversario del Ranger, in questa avventura tra le montagne innevate del Nevada, sia il deragliamento del treno innescato da Lennox e compari, che gli procura l'infortunio e lo costringe ad affrontare i banditi con un grave handicap fisico, che gli rende impossibile muoversi con la consueta disinvoltura, complice anche la morte in combattimento del bravo Shadrach (un peccato, a proposito, che sia uscito di scena quasi subito...).

 

Risulta al contrario più che provvidenziale, sia per le sorti di Tex che per quelle della storia, l'ingresso attivo in scena di John Castleman, ingegnere della ferrovia, che ha il doppio merito di distrarre dapprima i fuorilegge e poi di portare il Ranger in salvo nelle grotte circostanti. Figura interessante, l'ingegner Castleman, per il quale la disavventura del treno 809 costituisce in un certo senso anche una sorta di esame di coscienza, che culmina infine nell'espiazione: proprio lui, che anni addietro segnò il percorso che la ferrovia (il progresso) avrebbe dovuto seguire a discapito dei Nez Percé che risiedevano su quelle montagne, ha e coglie l'occasione di redimersi aiutando Tex coi banditi e, poi, impegnandosi a rimediare in parte ai passati errori.

 

Non una storia memorabile, insomma, ma contraddistinta da un paio di elementi - Tex a mezzo servizio (si fa per dire!) ed il conflitto interiore di Castleman - che la rendono non banale ed anzi piacevole. Bravo Boselli, dunque, ed altrettanto bravo Marcello: gran prova la sua, secondo me, ed in particolare da brividi la sequenza del deragliamento del treno, che ha saputo raffigurare con un realismo forse un po' crudo, ma vivido e ricco di fascino.

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  • 2 mesi dopo...
Il 5/8/2019 at 18:30, F80T dice:

b) sul piano della sceneggiatura, la forza, la resistenza e l'abnegazione di Tex sono eccessive, tanto che - pur in stato di "sospensione dell'incredulità" - la vicenda appare un po' forzata.

 

La vicenda è forzata per la scena del crepaccio e per le condizioni proibitive che Tex è costretto ad affrontare con un braccio rotto. Inoltre, in questa storia, purtroppo, si vede la mano dell'autore che "spinge" la vicenda, aiutando i buoni a vincere. Parlo in particolare dell'intervento provvidenziale degli indiani Nez-Percé senza il quale l'ingegnere verrebbe ucciso e del cavallo di Tex che torna al momento giusto portando in regalo l'insperato fucile. Le coincidenze sono più accettabili nella realtà che nelle opere di finzione, perché in queste ultime sanno sempre di forzatura, di "aiuto" da parte di un invisibile deus ex machina che dà una spinta alla vicenda togliendole credibilità. Non c'è dubbio, insomma, che tra il superomismo di Tex e l'aiuto "divino" la storia perda parecchi punti.

 

Però è comunque una bellissima storia, davvero. La parte del disastro ferroviario è adrenalinica e tiene col fiato sospeso, e tra l'altro l'autore era stato già bravo a presentare i vari personaggi presenti nel treno di cui si segue il destino durante il disastro: il giovane con la ragazza, il vecchio nel vagone animale, ovviamente Castleman e il fido Shad. Tra questi ultimi c'è anche un discreto ma bello dialogo sul figlio della guardia del corpo. Insomma, in poche pagine Borden aveva già apparecchiato una tavola imbandita, le cui pietanze sono a un certo punto gettate rovinosamente qua e là dalla catastrofe. 

 

Comincia a questo punto una delle avventure più difficili per il nostro ranger, e quando a un certo punto un Tex delirante e madido di sudore fa per uscire dalla grotta non credevo ai miei occhi: Nolitta, esci dal corpo di Borden!, mi è venuto da pensare. Ma in realtà Tex ha un febbrone, circostanza che rende la scena credibile e che anzi aggiunge pepe all'intera vicenda, posto che poche volte il nostro si era trovato in una situazione così complicata, aggravata peraltro dal contesto meteorologico che è una sorta di protagonista aggiunto della vicenda, con tutto quel bianco e il silenzio di morte evocato dalle parole dei banditi che pare quasi di sentirlo dalle nostre comode poltrone. Un vero e proprio inferno (bello il pensiero del povero Shad) nel quale è costretto in un'ansiosa attesa anche il povero Carson, il cui cammeo è veramente ben fatto. La sequenza finale, in cui Carson contempla il disastro del treno mentre uno dei suoi occasionali compagni dice che i passeggeri saranno tutti morti, è particolarmente riuscita, così come credibile e "tenera" è la discesa del Vecchio Cammello roso dall'ansia sul pendio imbiancato.

 

Ancora una volta, a riprova della mia tesi che le storie innovative venivano affidate a Marcello, il disegnatore ligure illustra una storia con comprimari importanti, con un loro passato doloroso. Con questa storia siamo pienamente nel filone del Tex 2.0, e nonostante i difetti iniziali da me citati, essa ci sta benissimo e non sfigura. Fino ad ora nessun passo falso per il nuovo autore.

 

Ora, nella mia rilettura, dovrei andare dalle parti di Pilares, con Il Ritorno del Morisco, ma non mi ritrovo gli albi. E non li trovo perché non li ho mai avuti: è uno dei buchi della mia collezione, la prima storia di Juan Raza non ce l'ho e non l'ho mai letta. In attesa di recuperarla, dovrò fare un salto e recarmi "sulla pista di Fort Apache"     

Modificato da Leo
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  • Sceriffi

Questo è un piccolo gioiellino boselliano, che - mi azzardo a dire - scrive una delle poche avventure di Tex attenendosi alle canoniche unità aristoteliche di tempo, luogo e azione. @virgin

 

Cita

La vicenda è forzata per la scena del crepaccio e per le condizioni proibitive che Tex è costretto ad affrontare con un braccio rotto. Inoltre, in questa storia, purtroppo, si vede la mano dell'autore che "spinge" la vicenda, aiutando i buoni a vincere. Parlo in particolare dell'intervento provvidenziale degli indiani Nez-Percé

 

Invece, a mio avviso questa è una bella scena (mentre sono d'accordo con te sulla forzatura della scena del crepaccio). La vallata sperduta e innevata, dove i pochi sopravvissuti sono ridotti allo stremo delle forze e impegnati in una lotta all'ultimo sangue fra di loro e contro le forze della natura, diventa quasi un luogo magico (impressione rafforzata anche dalla "mummia" dello sciamano ritrovata nella grotta). I Nez-Percé sembrano (sono?) fantasmi usciti dal passato di Castelman, un'apparizione misteriosa e quasi soprannaturale. Forse è solo una mia impressione, ma l'effetto creato dalla scelta narrativa di cui parlavo sopra (unità di tempo, luogo e azione) è quello di trasportarci in un luogo "altro", estremo, dove tutto può succedere e l'uomo deve combattere contro le forze della Natura con tutte le sue forze.

 

Il tutto si fonde con un altro tema presente nella storia, che è quello dell'avanzata della civiltà - simboleggiata, come sempre nel West, dal treno - che distrugge un mondo nel nome del progresso. È il mondo avventuroso, romantico e incontaminato dei trappers che se ne va, di cui gli indiani sono appunto gli ultimi sopravvissuti destinati a scomparire e appunto appaiono come spettri, silenziosi e quasi evanescenti, quasi su un altro piano di realtà - Tex li vede, ma sembra che i suoi richiami non giungano a loro...

 

Questa è una storia più ricca e profonda di quanto la sua brevità possa lasciar pensare.

 

 

Cita

Però è comunque una bellissima storia, davvero. La parte del disastro ferroviario è adrenalinica e tiene col fiato sospeso, e tra l'altro l'autore era stato già bravo a presentare i vari personaggi presenti nel treno di cui si segue il destino durante il disastro: il giovane con la ragazza, il vecchio nel vagone animale, ovviamente Castleman e il fido Shad. Tra questi ultimi c'è anche un discreto ma bello dialogo sul figlio della guardia del corpo. Insomma, in poche pagine Borden aveva già apparecchiato una tavola imbandita, le cui pietanze sono a un certo punto gettate rovinosamente qua e là dalla catastrofe. 

 

Tutta la scena iniziale, il modo in cui vengono presentati i personaggi, fino al deragliamento e al disastro, ti tiene incollato alle pagine. Spettacolare.

 

Cita

Ora, nella mia rilettura, dovrei andare dalle parti di Pilares, con Il Ritorno del Morisco, ma non mi ritrovo gli albi. E non li trovo perché non li ho mai avuti: è uno dei buchi della mia collezione, la prima storia di Juan Raza non ce l'ho e non l'ho mai letta.

 

:blink: incredibile! devi porre rimedio!

Quella del ritorno del Morisco è una storia che ha diviso il pubblico, da molti criticata anche duramente. A me è piaciuta molto, anche se non la rileggo da diversi anni. Forse non è il tuo genere vista la presenza di elementi soprannaturali, ma per altri aspetti credo ti piacerà: qui Borden ci porta per la prima volta nel passato del Morisco...

 

  • +1 2
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<span style="color:red">16 minuti fa</span>, pecos dice:

Invece, a mio avviso questa è una bella scena (mentre sono d'accordo con te sulla forzatura della scena del crepaccio). La vallata sperduta e innevata, dove i pochi sopravvissuti sono ridotti allo stremo delle forze e impegnati in una lotta all'ultimo sangue fra di loro e contro le forze della natura, diventa quasi un luogo magico (impressione rafforzata anche dalla "mummia" dello sciamano ritrovata nella grotta). I Nez-Percé sembrano (sono?) fantasmi usciti dal passato di Castelman, un'apparizione misteriosa e quasi soprannaturale. Forse è solo una mia impressione, ma l'effetto creato dalla scelta narrativa di cui parlavo sopra (unità di tempo, luogo e azione) è quello di trasportarci in un luogo "altro", estremo, dove tutto può succedere e l'uomo deve combattere contro le forze della Natura con tutte le sue forze.

 

Il tutto si fonde con un altro tema presente nella storia, che è quello dell'avanzata della civiltà - simboleggiata, come sempre nel West, dal treno - che distrugge un mondo nel nome del progresso. È il mondo avventuroso, romantico e incontaminato dei trappers che se ne va, di cui gli indiani sono appunto gli ultimi sopravvissuti destinati a scomparire e appunto appaiono come spettri, silenziosi e quasi evanescenti, quasi su un altro piano di realtà - Tex li vede, ma sembra che i suoi richiami non giungano a loro...

 

Anche @Condor senza meta ha parlato di scena onirica, e di bella è molto bella, concordo con te. Mi piace anche la tua lettura sulla contrapposizione tra gli indiani stremati e alla fine, rappresentati infatti simbolicamente in un cimitero, e la civiltà che avanza, rappresentata dall'incedere possente e minaccioso del treno. 

Quando parlo di forzatura intendo che in poche pagine leggiamo due coincidenze provvidenziali (anzi tre, se pensiamo che questi indiani che salvano Castleman l'ingegnere addirittura li conosceva già ed erano parenti della sua ex moglie), ma è vero che il tutto potrebbe essere visto come appartenente ad una dimensione altra, a "un altro piano della realtà", come dici tu. Io non ho pensato a questo, perché gli indiani molto concretamente ammazzano il bandito Nez Percé e poi sono visti da Tex, ma una lettura "soprannaturale" in una storia che ha comunque una forte valenza simbolica ci può stare. Bella lettura :)    

<span style="color:red">24 minuti fa</span>, pecos dice:

:blink: incredibile! devi porre rimedio!

Quella del ritorno del Morisco è una storia che ha diviso il pubblico, da molti criticata anche duramente. A me è piaciuta molto, anche se non la rileggo da diversi anni. Forse non è il tuo genere vista la presenza di elementi soprannaturali, ma per altri aspetti credo ti piacerà: qui Borden ci porta per la prima volta nel passato del Morisco...

 

Davvero ha diviso il pubblico? Non lo sapevo. In realtà penso di sapere perché non ho questa storia. All'epoca non compravo Tex tutti i mesi (ad esempio, molti Nizzi li saltavo) perché da studente doveva fare delle economie, e posso pensare che la trama sovrannaturale mi abbia tenuto lontano dalla storia del Morisco. E' andata sicuramente così, perché un'altra storia che non ho mai letto e di cui non ho nemmeno gli albi è quella di Nolitta sugli Uomini Giaguaro, guarda caso sempre con El Brujo di Pilares. E anche la prima del Morisco (n.101), non l'ho mai più riletta sempre per la stessa ragione. Le uniche storie del Morisco che conosco bene sono praticamente quelle del Fiore della Morte e quella di Hapikern.

 

Comunque oggi stesso ordino gli arretrati a questo punto... non pensavo né sapevo che avesse addirittura diviso il pubblico, sono molto curioso. 

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  • Sceriffi

Sì, secondo me la presenza dei Nez-Percé è volutamente ambigua - è vero che Tex li vede, ma è anche vero che loro non rispondono ai suoi richiami, ne sono indifferenti, quasi come se se ne fossero già andati, come se fossero già ritornati al loro altrove... Simboleggiano proprio quel mondo che se ne è andato, ormai appartengono al passato, la loro presenza nel presente è solo temporanea.

Io ci ho visto questa suggestione, poi se vuole Borden potrà confermare che era proprio questa la sua intenzione... ma in ogni caso, non è forse vero che ogni opera di letteratura poi diventa indipendente dalle intenzioni dell'autore, ed il bello non è forse che ogni lettore ci può leggere, in fondo, quello che vuole?

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<span style="color:red">3 minuti fa</span>, pecos dice:

Sì, secondo me la presenza dei Nez-Percé è volutamente ambigua - è vero che Tex li vede, ma è anche vero che loro non rispondono ai suoi richiami, ne sono indifferenti, quasi come se se ne fossero già andati, come se fossero già ritornati al loro altrove... Simboleggiano proprio quel mondo che se ne è andato, ormai appartengono al passato, la loro presenza nel presente è solo temporanea.

Io ci ho visto questa suggestione, poi se vuole Borden potrà confermare che era proprio questa la sua intenzione... ma in ogni caso, non è forse vero che ogni opera di letteratura poi diventa indipendente dalle intenzioni dell'autore, ed il bello non è forse che ogni lettore ci può leggere, in fondo, quello che vuole?

 

Bellissima lettura, confermo. Mi hai davvero convinto.

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  • Sceriffi
<span style="color:red">16 minuti fa</span>, Leo dice:

Davvero ha diviso il pubblico? Non lo sapevo. In realtà penso di sapere perché non ho questa storia. All'epoca non compravo Tex tutti i mesi (ad esempio, molti Nizzi li saltavo) perché da studente doveva fare delle economie, e posso pensare che la trama sovrannaturale mi abbia tenuto lontano dalla storia del Morisco. E' andata sicuramente così, perché un'altra storia che non ho mai letto e di cui non ho nemmeno gli albi è quella di Nolitta sugli Uomini Giaguaro, guarda caso sempre con El Brujo di Pilares. E anche la prima del Morisco (n.101), non l'ho mai più riletta sempre per la stessa ragione. Le uniche storie del Morisco che conosco bene sono praticamente quelle del Fiore della Morte e quella di Hapikern.

 

Comunque oggi stesso ordino gli arretrati a questo punto... non pensavo né sapevo che avesse addirittura diviso il pubblico, sono molto curioso. 

 

Mah, mi pare di ricordare che i commenti dei lettori fossero in parte negativi riguardo a "Il ritorno del Morisco", soprattutto ne avevano criticato i soliti "luoghi comuni" della scrittura boselliana - la trama forse eccessivamente intricata, il buonismo, il personaggio grigio Juan Raza... A me era piaciuta e secondo me è una storia da recuperare, anche se ovviamente non è del tutto nelle tue corde come gusti personali.

 

<span style="color:red">5 minuti fa</span>, Leo dice:

Bellissima lettura, confermo. Mi hai davvero convinto.

 

:lol:

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<span style="color:red">30 minuti fa</span>, pecos dice:

Mah, mi pare di ricordare che i commenti dei lettori fossero in parte negativi riguardo a "Il ritorno del Morisco", soprattutto ne avevano criticato i soliti "luoghi comuni" della scrittura boselliana - la trama forse eccessivamente intricata, il buonismo, il personaggio grigio Juan Raza... A me era piaciuta e secondo me è una storia da recuperare, anche se ovviamente non è del tutto nelle tue corde come gusti personali.

 

Ho ordinato gli arretrati. Se non mi piaceranno, te ne chiederò il rimborso :D 

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, Leo dice:

Insomma, in poche pagine Borden aveva già apparecchiato una tavola imbandita, le cui pietanze sono a un certo punto gettate rovinosamente qua e là dalla catastrofe. 

quella prima sequenza sul treno,precedente all'incidente,con tanti i personaggi presentati con poche battute,è veramente super- berardiana

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<span style="color:red">2 minuti fa</span>, Grande Tex dice:

quella prima sequenza sul treno,precedente all'incidente,con tanti i personaggi presentati con poche battute,è veramente super- berardiana

 

È molto bella, è vero. Berardiana.

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, Leo dice:

La sequenza finale, in cui Carson contempla il disastro del treno mentre uno dei suoi occasionali compagni dice che i passeggeri saranno tutti morti, è particolarmente riuscita, così come credibile e "tenera" è la discesa del Vecchio Cammello roso dall'ansia sul pendio imbiancato.

" Cosa strilli vecchio gufo? Qui c' è gente che dorme." :lol2:Se qualcuno mi chiede perchè Tex è il mio preferito...è per questo

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In effetti, così come scritto nel mio commento e fatto notare da @Leo, la scena dei Nez-Percé, fin dalla prima lettura, l'ho trovata onirica, quasi metafisica. La chiave di lettura di @pecosè molto intensa e mi affascina. Credo che l'intenzione di Borden, durante la composizione, fosse proprio quella di lasciare libera pista alle varie interpretazioni dei lettori, visto che è funzionale da entrambi i punti di vista. Nel mio commento specificavo un aneddoto personale, ovvero che il secondo albo riuscii a leggerlo solo dopo una decina d'anni con la ristampa; son certo che la stessa scena se l'avessi letta in diretta da teenager, mi avrebbe portato a propendere verso una spiegazione più razionale, fisica, mentre all'occhio di un lettore ormai quasi trentenne, si è mostrata sotto una sfaccettatura molto più profonda, nostalgica e metafisica. Nella letteratura si sa, l'autore indica la direzione, ma poi tocca al lettore scegliere quale sentiero seguire per giungere alla meta e non è detto che quest'ultima collimi con quella pensata dal compositore.   

Modificato da Condor senza meta
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Storia in cui c'è tutto il western.

Treno con le paghe dell'esercito, detective portavalori,cowboys e ballerina da saloon, vagabondo old Timer saggio, banditi e...Castleman.

Castleman, personaggio border line... passato avventuroso da trapper, moglie indiana... "made self man" divenuto pezzo grosso della ferrovia.uomo tormentato dal rimorso di aver abbandonato una vita avventurosa per il progresso,la ferrovia, passato sulla "pelle"dei Nez Perces e dei coloni cui è stata comprata la terra per due spiccioli... è un uomo di frontiera,il prototipo del sogno americano...si riscatta salvando Tex.

L arrivo dei Nez Perces è volutamente avvolto nell ambiguità:sogno o realtà? entrambi!

La bramosia dell'oro è l escamotage che muove l assalto folle dei banditi da strapazzo al treno,fatto deragliare.

La posse è formata da un capobanda piuttosto anonimo,ma i membri sono interessanti...un negro probabilmente disertore del decimo cavalleggeri (indossa i pantaloni da cavalleggero)un rinnegato Nez Perces,un ex grattaterra arrabbiato che è diventato fuorilegge per colpa di Castleman...

Tex monumentale,con un braccio solo fa fuori i Banditi uno ad uno.. grazie anche a Castelman.peccato per la morte del povero Shade,la guardia del corpo di Castleman.

Storia che non è un capolavoro,ma ha il merito di presentare diversi personaggi interessanti e, soprattutto, l ambiguità del progresso... Castleman è proprio la anello di congiunzione tra passato e presente,e ne porta il peso...

Modificato da Barbanera
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17 ore fa, pecos dice:

Questo è un piccolo gioiellino boselliano, che - mi azzardo a dire - scrive una delle poche avventure di Tex attenendosi alle canoniche unità aristoteliche di tempo, luogo e azione. (Ma forse non dovrei avventurarmi in affermazioni di questo tipo, temo che @virgin arrivi a smentirmi :lol:).

 

Nessun trattato di poetica del Cinquecento nominò "Bufera sulle Montagne Rocciose" per non commettere un imperdonabile anacronismo. Ma se l'avessero nominata, l'avrebbero certo apprezzata. :D

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  • 2 settimane dopo...
Il 17/4/2021 at 14:52, Leo dice:

 

La vicenda è forzata per la scena del crepaccio e per le condizioni proibitive che Tex è costretto ad affrontare con un braccio rotto. Inoltre, in questa storia, purtroppo, si vede la mano dell'autore che "spinge" la vicenda, aiutando i buoni a vincere. Parlo in particolare dell'intervento provvidenziale degli indiani Nez-Percé senza il quale l'ingegnere verrebbe ucciso e del cavallo di Tex che torna al momento giusto portando in regalo l'insperato fucile. Le coincidenze sono più accettabili nella realtà che nelle opere di finzione, perché in queste ultime sanno sempre di forzatura, di "aiuto" da parte di un invisibile deus ex machina che dà una spinta alla vicenda togliendole credibilità. Non c'è dubbio, insomma, che tra il superomismo di Tex e l'aiuto "divino" la storia perda parecchi punti.

 

Però è comunque una bellissima storia, davvero. La parte del disastro ferroviario è adrenalinica e tiene col fiato sospeso, e tra l'altro l'autore era stato già bravo a presentare i vari personaggi presenti nel treno di cui si segue il destino durante il disastro: il giovane con la ragazza, il vecchio nel vagone animale, ovviamente Castleman e il fido Shad. Tra questi ultimi c'è anche un discreto ma bello dialogo sul figlio della guardia del corpo. Insomma, in poche pagine Borden aveva già apparecchiato una tavola imbandita, le cui pietanze sono a un certo punto gettate rovinosamente qua e là dalla catastrofe. 

 

Comincia a questo punto una delle avventure più difficili per il nostro ranger, e quando a un certo punto un Tex delirante e madido di sudore fa per uscire dalla grotta non credevo ai miei occhi: Nolitta, esci dal corpo di Borden!, mi è venuto da pensare. Ma in realtà Tex ha un febbrone, circostanza che rende la scena credibile e che anzi aggiunge pepe all'intera vicenda, posto che poche volte il nostro si era trovato in una situazione così complicata, aggravata peraltro dal contesto meteorologico che è una sorta di protagonista aggiunto della vicenda, con tutto quel bianco e il silenzio di morte evocato dalle parole dei banditi che pare quasi di sentirlo dalle nostre comode poltrone. Un vero e proprio inferno (bello il pensiero del povero Shad) nel quale è costretto in un'ansiosa attesa anche il povero Carson, il cui cammeo è veramente ben fatto. La sequenza finale, in cui Carson contempla il disastro del treno mentre uno dei suoi occasionali compagni dice che i passeggeri saranno tutti morti, è particolarmente riuscita, così come credibile e "tenera" è la discesa del Vecchio Cammello roso dall'ansia sul pendio imbiancato.

 

Ancora una volta, a riprova della mia tesi che le storie innovative venivano affidate a Marcello, il disegnatore ligure illustra una storia con comprimari importanti, con un loro passato doloroso. Con questa storia siamo pienamente nel filone del Tex 2.0, e nonostante i difetti iniziali da me citati, essa ci sta benissimo e non sfigura. Fino ad ora nessun passo falso per il nuovo autore.

 

Ora, nella mia rilettura, dovrei andare dalle parti di Pilares, con Il Ritorno del Morisco, ma non mi ritrovo gli albi. E non li trovo perché non li ho mai avuti: è uno dei buchi della mia collezione, la prima storia di Juan Raza non ce l'ho e non l'ho mai letta. In attesa di recuperarla, dovrò fare un salto e recarmi "sulla pista di Fort Apache"     

Allora...Stavo già per consigliarti la rilettura dopo aver visto il tuo primo post. :)

Poi ho letto gli altri...Ti sei "salvato".

Io parto prevenuto con Boselli/Marcello perché è il mio duo preferito. È la terza volta che leggo questa storia a distanza di ogni decade più o meno. La trovo sempre bella, coinvolgente e ricca. I difetti restano (scena del crepaccio e cattivi così così  ) ma sono poca roba rispetto ai pregi. L'ambientazione, il modo in cui sono presentati i personaggi, il clima, la figura di Castleman (da sfruttare in un'altra storia ), i comprimari (a partire da Shad) fino ad arrivare agli indiani Nez Perces. Un piccolo gioiello.

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  • 2 settimane dopo...

Ottima storia di Boselli (e del grande Marcello) che in un albo e mezzo concentra tutte le caratteristiche tipiche delle sue sceneggiature: tanta azione sapientemente orchestrata, personaggi complessi resi con pochi tratti, molta atmosfera (in questo caso invernale) che aumenta il fascino della vicenda, un Tex determinato e in gran forma (un po’ troppo supereroe, unico difetto della storia), sequenze mozzafiato ben costruite, ma non basta…

 

In questa storia prevalentemente d’azione Boselli riesce a inserire anche la sua poetica sul tempo. E lo fa attraverso Castelman, tipico suo personaggio che non ha risolto i conti col passato, che ha cambiato la propria vita da trapper a ingegnere delle ferrovie, ma con insoddisfazione e rimpianti (“Nel tuo cuore tu sei morto Castleman”, gli dice "il fantasma" di Corvo Giallo), e che però nel finale si ripromette di tornare sulla “giusta strada”.

Una sorta di Scrooge di Dickens/Carl Barks dal cuore indurito e peggiorato rispetto al se stesso di una volta, che viene visitato dai fantasmi del tempo passato (in questo caso dai fantasmi dei Nez-Percé) e dai ricordi della moglie indiana Daino selvaggio che ha abbandonato e dimenticato, l’ennesimo personaggio boselliano che ha lasciato dietro di sé un amore non vissuto (Daino selvaggio come Doretta Doremì?). In entrambi i casi per desiderio di ricchezza o maggior benessere.

 

Ma oltre al conflitto personale di Castelman, in questa storia c’è di più, c’è come dice Pecos più sopra, il tema di una civiltà moderna che distrugge quella passata (Il treno che annienta gli indiani).

Il 17/4/2021 at 15:48, pecos dice:

Il tutto si fonde con un altro tema presente nella storia, che è quello dell'avanzata della civiltà - simboleggiata, come sempre nel West, dal treno - che distrugge un mondo nel nome del progresso. È il mondo avventuroso, romantico e incontaminato dei trappers che se ne va, di cui gli indiani sono appunto gli ultimi sopravvissuti destinati a scomparire e appunto appaiono come spettri, silenziosi e quasi evanescenti, quasi su un altro piano di realtà - Tex li vede, ma sembra che i suoi richiami non giungano a loro...

 

Questa è una storia più ricca e profonda di quanto la sua brevità possa lasciar pensare.

Sono d'accordo. La vicenda personale e sentimentale di Castelman si intreccia con quello della storia del West e della civiltà. In entrambi i casi qualcuno viene sacrificato e lasciato indietro, alle proprie spalle, dimenticato, e il passato viene sepolto. (“Io ho fatto del male alla gente che abitava queste terre… ho portato qui la ferrovia e la civiltà”, confessa Castelman a Tex).

 

Solo che se “il passato è passato, e non ritorna”, come ci ripetono spesso i personaggi di Boselli in varie storie, è anche vero che i fantasmi (i ricordi) inquieti prima o poi si riaffacciano, bussano al presente, riaffiorano quando meno te lo aspetti. E a quel punto sta ai vari personaggi decidere se cancellarlo del tutto, il passato, in nome della modernità, del cambiamento o dell’avidità, oppure farne tesoro e trarne insegnamento, non per tornare indietro, ma per costruire un futuro diverso.

 

E in questo caso non è solo un cambiamento interiore, ma un cambiamento di vita in favore degli indiani: “Credete che potrei fare qualcosa per aiutarli?... Tornerò in primavera… e dirò che sono tornato sulla vecchia pista” , conclude Castelman (che speriamo tanto di rivedere prima o poi anche noi!)

In questa storia l'ex trapper capisce il suo errore e cerca di rimediare confrontandosi con i suoi fantasmi (come Scrooge nel Canto di Natale). Non così tanti altri personaggi di Boselli, che di fronte al ritorno del passato decidono di continuare a essere quello che sono sempre stati o che sono diventati (dagli Innocenti alle canaglie di Colorado Belle a Mickey Finn di fronte a Tex, l’uomo che gli aveva salvato la vita da giovane).

 

Insomma un piccolo racconto morale che Boselli incastona in una storia d’azione, di sparatorie e di bufere di neve che appassiona il lettore fino alla fine, lasciandolo divertito e soddisfatto per la bella conclusione, con lo stesso entusiasmo di Carson che festeggia il ritorno di Tex.

 

 

Modificato da Poe
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