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TWF - Tex Willer Forum

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  1. Ultima ora
  2. ggaaco

    [Tex Willer N.67/69] El Diablo

    Appena confermato da Borden che il soggetto de "Il Diablo" sarà di GLB/Boselli. Ottima notizia, non sarà un semplice remake.
  3. https://en.m.wikipedia.org/wiki/Sachem Sachem era un termine in uso quasi esclusivo degli indiani di etnia Algonchina delle regioni nordamericane (Canada, zone limitrofe ai grandi laghi). Il termine é stato storpiato in sakem che stranamente é di origine ebraica.
  4. Today
  5. Oppure quelli di James Oliver Curwood, scrittore a inizio '900 molto in voga e che era pubblicato nella Romantica Sonzogno (anche Hugo Pratt lo mette tra i suoi maggiori ispiratori). Adesso purtroppo è abbastanza dimenticato...
  6. Per quanto riguarda una certa terminologia come Sakem, Manito ecc. le fonti erano sicuramente i romanzi di James Fenimore Cooper in cui protagonisti erano gli indiani del Nord Est di etnia algonchina. Boselli sa Benissimo che questi termini sono fuori luogo, anzi decisamente sbagliati, se applicati agli indiani del Sud Ovest o delle Grandi Pianure, ma ha scelto di rispettare la tradizione. Non sia mai che una certa fascia di lettori sia sconvolta nel vedere termini come: nantan, Usen e così via. Allo stesso modo si continua ad usare sceriffo per indicare sia lo sceriffo propriamente detto, che aveva giurisdizione su un'intera contea ed era eletto dai suoi cittadini, che il Town Marshall che era scelto e nominato dall'equivalente del nostro consiglio comunale per mantenere l'ordine nei confini della sua cittadina.
  7. frank_one

    [Tex Willer N.67/69] El Diablo

    L'ho scurita leggermente. Nelle copertine non è che fosse proprio rossa, spesso era amaranto.
  8. cuervojones

    [Tex Willer N.67/69] El Diablo

    è rosa questa... se facciamo i pignoli facciamolo bene
  9. frank_one

    [Tex Willer N.67/69] El Diablo

    Intanto in un universo alternativo..
  10. Certamente, in generale le fonti di GL Bonelli erano all'inizio soltanto fumetti precedenti e letteratura popolare (Dumas, Salgari, Moselli, Boussenard, ecc.). Poi, qualche film americano che arrivava nelle sale cinematografiche italiane. Molte storie dei primordi Disney derivano dalle strisce anni Venti e Trenta di Wash Tubbs, primo vero fumetto d'avventura americano. E queste strisce prendevano spunto anche dalla letteratura. Quindi anche fonti di terza mano. Le fonti di GL Bonelli potevano essere al massimo di ... seconda mano. Oggi, tutti copiano tutti ... con poche eccezioni come @borden che perfino nel revival delle storie classiche di Tex, si ispira a GL Bonelli più che riadattarlo.
  11. Poe

    [583/584] Missouri!

    È una delle mie storie preferite di Boselli (voto: 9), piena di azione e di personaggi memorabili e complessi, come Jude West, guerrigliero fanatico senza scrupoli, dotato di carisma e astuzia, una canaglia ma anche un combattente - a suo modo - per un ideale, un abile capitano amato dai suoi uomini e a lui sempre fedeli. Come dice lo stesso Tex, passati gli anni, svaniti gli ideali, alla fine gli resterà soltanto l’animo da bandito e il rancore per i nemici del passato che l’hanno sconfitto. Non meriterà che una misera fine ingloriosa. Lo schema narrativo tipico di Boselli di riportarci, dopo un lungo flashback, al presente (i classici “vent’anni dopo”, più o meno), qui funziona molto bene (pur col finale accelerato), con i vecchi amici che si ritrovano a combattere ancora una volta rinnovando il loro antico legame (Tex, Damned Dick, Stacy Robbins, Hawkins il direttore del giornale) per sconfiggere definitivamente i due ex-guerriglieri, che prima militavano su fronti opposti e ora si ritrovano uniti dal desiderio di arricchirsi con le colt e dalla sete di vendetta. In realtà Rhett Corrigan, il bushwacker, sembra interessato solo ai soldi, per lui “il passato è passato”, “il passato è sepolto”, dice; mentre per Jude West, il jayhawker, il passato è ancora una ferita aperta: nel finale quando rivede Tex esclama: “Non riesco a crederci! È il mio passato che ritorna” e Tex gli risponde: “Non era quello che volevi?”. Insomma, mentre Rhett Corrigan cerca di dimenticare, per Jude West sembra che il tempo non sia passato e lui sia ancora lì a rimuginare sui suoi fantasmi, tanto che all’inizio della storia, quando rivede la cittadina di Glendale quasi si stupisce che sia diversa, cambiata, come se si aspettasse di ritrovarla uguale. Per il resto, la storia mette in scena tutte le miserie e le violenze della guerra, fatta di scorrerie, saccheggi e uccisioni compiute da entrambe le parti soprattutto nei confronti della popolazione civile, sia nelle campagne che nella città di Glendale. Mastantuono è il disegnatore giusto - come anche in "Jethro" - per evocare tutte le ombre che gravano su questa vicenda. E sottoscrivo: Chissà che non sia proprio questa storia il Tex Willer Extra (in 3 parti) di questa estate...
  12. Piombo Caldo

    [Texone N. 14] L'ultimo Ribelle

    Lo prenderei subito. 🙋‍♂️ Se le tavole le avesse Wilson dovrebbero pagarghele tutte di nuovo.🤐
  13. Magic Wind

    [Texone N. 14] L'ultimo Ribelle

    Da quello che vedo le modifiche non sono state fatte sulle tavoli originali quindi tecnicamente la cosa sarebbe fattibile (bisognerebbe recuperare tutte le tavole originali, o perlomeno quelle modificate, però). Le tavole originali, peraltro, hanno già il lettering in italiano quindi deve essersi trattato di una modifica fatta all'ultimo momento. Comunque anche in Francia L'ultimo ribelle è stato pubblicato con i "braghettoni" di Monti, quindi una versione originale di Wilson di fatto non esiste.
  14. Leo

    [Texone N. 14] L'ultimo Ribelle

    A me questa storia di Nizzi piacque molto, come tutte le sue della guerra civile (anche l'altro Texone, L'uomo di Atlanta, è molto bello, per non parlare di Anderville, ovviamente). Ma sui disegni è semplicemente aberrante ciò che è stato fatto, contravvenendo lo spirito di questa pubblicazione e offendendo un grande artista quale Wilson è. Peraltro senza nemmeno motivazioni valide, perché le tavole postate sopra da Magic Wind (che ringrazio perché non le avevo mai viste) dimostrano che non c'era davvero nulla che non andasse nella caratterizzazione di Tex. Molto più eretici i Tex di Breccia e Kubert, ad esempio (il primo l'ho trovato insopportabile, con quel naso adunco a me indigesto), ma mai avrei voluto che venissero sostituiti con un'operazione di taglia e cuci di pessimo gusto. La Bonelli alle volte era davvero inscusabile...
  15. Piombo Caldo

    [Texone N. 14] L'ultimo Ribelle

    Scendiamo in piazza perché pubblichino il Texone con i volti di Wilson
  16. Magic Wind

    [Texone N. 14] L'ultimo Ribelle

    La faccenda del viso di Tex è gravissima, altrochè. Se non gli garbava come Wilson faceva Tex (gli avranno fatto fare delle prove, suppongo) il Texone allora lo fai disegnare in toto da Monti, senza fare quello scempio. Tra l'altro, come si vede da queste tavole originali, il Tex di Wilson era perfetto...
  17. Secondo me più che al Kit Carson "storico" GL Bonelli faceva riferimento al Kit Carson di Rino Albertarelli e forse anche a quello coevo dei comics USA...
  18. Oltretutto, fu un acerrimo nemico dei Navajos, tra i promotori della cosiddetta "Lunga Marcia", ossia lo spostamento di massa forzato della tribù dai territori natii (l'attuale riserva) alla riserva di Bosque Redondo nel New Mexico.
  19. cuervojones

    [Tex Willer N.67/69] El Diablo

    ma che ce frega della camicia...
  20. Ottima questa storia in 3 numeri che ci ha proposto il buon Boselli. La serie Tex Willer prosegue la sua marcia mantenendosi fedele al SUO stile e senza mancare di rispetto alla serie originale. Direi che si sta facendo un ottimo lavoro e sicuramente per i giovani lettori partire da qui, piuttosto che dalle prime storie di GL Bonelli sarà più facile, visto che sono scritte con linguaggio più moderno e fluido. Nulla poi vieta a nessun nuovo lettore di recuperare anche le trame originali dopotutto... Molti belli anche i disegni di Ghion.
  21. Ieri
  22. Grande Tex

    [Texone N. 14] L'ultimo Ribelle

    Mi sorprende che non ti sia piaciuto neanche questo Texone per i testi,visto che per me é uno dei più Bonelliani di Nizzi. La faccenda del viso di Tex é giusta fino a un certo punto.Se a Wilson veniva antipatica, non mi sembrava la pena di rinunciare a tutta la sua magnifica opera solo per il volto.Lo si poteva lasciare come lo aveva fatto lui,ma forse molti lettori avrebbero protestato( tra l altro Monti é stato anche abbastanza bravo ad imitarlo)
  23. Diablero

    [Tex Willer N.67/69] El Diablo

    La casa editrice Scarabeo l'ha fatto per la prima, ora sto aspettando con ansia che mi facciano altri volumi... (spero tanto che ne facciano tanti di questi volumi, glieli prendo tutti! Ma per adesso si stanno concentrando su Diabolik...)
  24. Una bella camicia di lino fresca e con fantasia hawayana, ideale contro la calura dei deserti del sud-ovest e anche il problema del "sudore" è risolto!
  25. Letizia

    [Tex Willer N.67/69] El Diablo

    Ma se le tavole sono in BN! Io farei in BN anche la copertina, così ciascuno si immagina la camicia del colore che vuole.
  26. Diablero

    [Texone N. 14] L'ultimo Ribelle

    Sui testi di Nizzi non dico nulla perchè ad un certo punto uno si stufa di dire le stesse cose (e scatenare le solite polemiche), ma anche senza di quelli, questo texone per me è stato un passo falso e un vero e proprio "tradimento" alla ragion d'essere della serie. Per anni e anni abbiamo (giustamente) stigmatizzato le cose da "peracottari di provincia" che anche la Bonelli faceva con obbrobri tipo le faccine di Galep appiccicate sui disegni di Muzzi, giustificandole con "vabbè, erano altri tempi, non si dava alcun valore al fumetto", e poi lo vanno a rifare anche nel XXI secolo? Fai una collana in cui ti vanti di prendere le maggiori firme del fumetto mondiale per dare la loro interpretazione di Tex (e Wilson è uno che in Francia ha fatto Blueberry dopo Moebius, mica pizza e fichi...), e poi... GLI FAI RIDISEGNARE LE FACCE DA MONTI? Una presa in giro del lettore (io) che pensava di pagare un fumetti di Wilson, non di Monti (oltretutto non accreditato, quindi inganni pure il lettore), e spaventoso passo falso della Bonelli, che se voleva accreditarsi anche all'estero come editore serio per trovare disegnatori per i Texoni, diciamo che gli conviene che non si sappia in giro che fa di queste cose...
  27. Condor senza meta

    [44/45] Contrabbando

    Altro episodio con soggetto classicamente western, breve e senza eccessive pretese. Una sorta di riempitivo, affidato peraltro all'esordio di Muzzi, nei panni di disegnatore completo e autonomo (compreso i volti di Tex, cosa che diverrà rara nel proseguo). Bonelli riesce a colmare la debolezza dello spunto iniziale, con mestiere e maestria. Buoni i tempi di sceneggiatura, interessante la figura del tenente Corbett, così come si fanno apprezzare alcune sequenze particolari e ardite, come la "corsa della morte" per far parlare Floyd o l'eroica fine del navajo che pur di non tradire la sua presenza e mettere a rischio il piano di Tex, si lascia morire dopo il morso di crotalo evitando di accendere il fuoco per curare la ferita. Il contrabbando con i Comanches viene abilmente smantellato dall'opera di Tex e i suoi pard, in una sequela di eventi e azione che accompagna piacevolmente il lettore ma non lascia la sensazione di aver assistito a una trama memorabile. Muzzi a mio avviso se la cava meglio di Gamba in termini di resa e realismo, ma paga il confronto con l'immenso talento di Galep, davvero irrangiungibile per le sue capacità grafiche. Personalmente ho fatto spesso fatica a distinguere i personaggi, sia Tiger dagli altri navajos ma pure gli avversari barbuti, aspetto che anche in seguito caratterizzerà l'opera del disegnatore, poco incline a creare fisionomie del tutto originali. Comunque l'autore milanese, fra alti e bassi, fornirà il suo contributo per svariati anni e arriverà a far comunque parte nel ristretto staff di disegnatori attivi nel periodo d'oro della testata, fornendo i suoi pennelli a storie comunque importanti. Il mio voto finale è 6
  28. Hellingen

    [Texone N. 14] L'ultimo Ribelle

    Tra gli albi speciali del primo periodo , questo è per uno dei più belli e coinvolgenti, a tratti il migliore in assoluto. La storia parte in modo misterioso, nell' accettare e svolgere la missione affidatagli dal generale Davis Tex e Carson (Carson in realtà recita un ruolo apparentemente marginale in questa storia ma non poco importante ai fini della narrazione) si dimostrano dall' inizio alla fine determinati ma fatalisti nel modo più umano possibile. Il Tex che agisce in carcere si prende la scena (pur potendo contare sull'aiuto del direttore e di un secondino) ed è tra i migliori che si possano desiderare. Lega e fraternizza in un certo senso con i detenuti, ne comprende le fragilità; rimane consapevole del suo ruolo e della fortuna necessaria al buon esito del suo compito ma lascia trasparire i dubbi in merito alla sottile immoralità del suo comportamento, anche se necessario per uno scopo più importante, cioè evitare lo spargimento di sangue il più possibile. Come per tutte le grandi storie, riusciamo da lettori a immedesimarci fino in fondo al dramma dei vinti (i soldati e la gente del Sud) senza esserne soltanto giudici. Non solo Fremont si rivela un grande personaggio, ma con le sue decisioni mette in risalto anche tutti i caratteri dello stato maggiore del generale Jackson (un chiaro omaggio sembrerebbe anche dalla fisionomia al noto generale Stonewall Jackson, morto durante la guerra). Nizzi ancora una volta mette in risalto l'influenza negativa che il denaro esercita sulla mente umana nella celebre scena della caduta nel burrone del sacco di soldi e di chi cerca di salvarlo dimenticando se stesso. Forse l'unica parte un po' debole di questa storia è la fuga dal carcere, un po' troppo semplice, di Tex e Fremont, e la scomparsa repentina di alcuni personaggi della prigione che avrebbero meritato magari qualche pagina in più. I disegni sono molto adatti a questa storia perché sono a mio parere molto leggibili e mettono in risalto i tratti importanti dei personaggi, anche se non li rivedrei bene in altre storie ambientate ad esempio in delle foreste o in paesaggi dove è in risalto l' ambiente naturale. Inoltre sarebbe stato un po' più azzeccato per una questione di verosimiglianza non rappresentare i carcerati in modo così "civile" come è stato fatto, almeno negli abiti. Qui non so se la responsabilità sia stata più di Nizzi o di Wilson, forse è stata una scelta voluta, per attribuire maggiore carisma ai detenuti e sottolineare come in ogni prigione ci siano delle regole diverse. Nonostante queste piccole cose che si sarebbero potute magari aggiustare, "L' ultimo ribelle" è una storia indimenticabile, una di quelle che rimangono nella mente anche a distanza di molti anni, e che rileggerò sempre volentieri.
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