Finalmente sono riuscito a vedere tutto il video e devo ammettere che le picconate di Nizzi non mi hanno per niente stupito in quanto, facendo un parallelismo con il calcio, mi sembrava di sentire il vecchio campione, che per anni con i suoi gol ha tenuto a certi livelli la propria squadra facendole anche vincere qualche trofeo, sminuire il talento della giovane promessa chiamata ad aiutarlo in campo e che invece, piano, piano lo ha sostituito (anche nel cuore dei tifosi) relegandolo al ruolo di riserva e non più di titolare indiscusso, destabilizzandolo a tal punto da fargli prendere la decisione di ritirarsi dal calcio giocato. Ma la cosa che ha ferito davvero tanto nell’orgoglio Nizzi, e lo ha sottolineato nel suo intervento, è che quando è stato richiamato in squadra, tutto si aspettava tranne che, non solo non avrebbe ritrovato i dirigenti (Sergio Bonelli, Decio Canzio) che aveva lasciato a suo tempo ed ai quali era in un certo qual modo affezionato, ma che colui che considerava semplicemente un suo sostituto, non erede, ma soltanto un sostituto e neanche così bravo come pensano “altri” (ha avuto da ridire anche sul suo metodo di sceneggiare le storie), era diventato il suo allenatore e avrebbe deciso come, dove e quando farlo giocare. Credo sia questo il motivo che lo ha fatto “sbroccare” ed ha fatto traboccare il vaso del suo, probabilmente, enorme ego e a fargli prendere la decisione, dopo aver comunque provato a scrivere ancora Tex, di dire definitivamente basta e di togliersi qualche sassolino dalla scarpa alla prima occasione, che si è presentata con la partecipazione al festival del giallo, contesto, oltretutto dove Tex c’entra come il cavolo a merenda, e quello che dice è quello che in realtà ha sempre pensato. Che non vedesse l’ora di sputare un rospo bello grosso che si teneva nello stomaco da un bel po’ lo si capisce già all’inizio del suo intervento interrompendo bruscamente il suo interlocutore per parlare delle quattro fasi di Tex e dire quindi quello che pensava di Boselli, in particolare, ma anche di GLB col quale non è stato tanto tenero. Tutto questo non mi ha stupito e non mi ha scandalizzato sia perché quello che Nizzi pensava di Boselli non era uno dei tre segreti di Fatima e perché, ad una certa età (e le primavere di Nizzi sono ormai 84), spesso le persone si sentono autorizzate a dire tutto quello che gli transita per il cervello (Milazzo definito un lavativo che nasconde la sua scarsa voglia di lavorare facendola passare per dono della sintesi... meraviglioso!), perdendo totalmente tutti i freni inibitori ed i filtri della diplomazia e dell’umiltà (spesso finte e ostentate) che le frenavano in gioventù, quando avevano tutto da perdere, e per Nizzi, che ora non ha più niente da perdere, è arrivato il momento di dedicarsi ad altro e godersi la meritata pensione.