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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 02/07/2022 in tutte le sezioni

  1. (in realtà non avevo finito, ma ho preferito dividere il post per rischiare di meno di perdere tutto cliccando il tasto sbagliato) -fine parte uno - inizio parte 2: dove vado dal generale alle risposte ai messaggi precedenti: ...che in gran parte vendono meno dei Bonelli. E se fosse solo questione dei video su You Tube, ce ne sono tantissimi anche dedicati ai fumetti Bonelli, mi sa che ci sono serie che hanno più video su you tube che lettori... L'approccio "facciamone parlare su You Tube, così vende di più" ha avuto un sostenitore alla Bonelli, che l'ha messa in atto: Recchioni su Dylan Dog. "far parlare di Dylan Dog" è stata dall'inizio la sua strategia, e ha funzionato benissimo... nel far PARLARE di Dylan Dog. Non si è mai parlato tanto di Dylan Dog come adesso. (ai tempi delle 500.000 copie non esisteva ancora il web). Solo che, come hanno scoperto alla Bonelli, far PARLARE non corrisponde direttamente a FAR VENDERE... Alla fine, "le parole stanno a zero", il punto è... quel fumetto PIACE? Se piace, la gente ne parlerà da sola, senza bisogno di fare polemiche in cerca di pubblicità... se NON PIACE, se ne parlerà comunque male, e crei solo pubblicità negativa. La Francia è un mercato diverso da sempre. Non so perchè. Hanno sterminato per tempo tutti i pedagoghi? Chissà, ma in generale, in Francia leggono di più. Punto. In Italia abbiamo percentuali di analfabeti funzionali terrificanti, e culturalmente da sempre c'è l'idea che chi legge è un fesso, che va deriso (secondo un monologo televisivo di Saviano, in Campania "leggere molti libri" sarebbe considerato segno di essere "ricchione". Non so se è vero, io non sono campano, lui sì. Qui al nord hanno fatto più danni i pedagoghi spandendo le loro farneticazioni sui fumetti, se ti vedono leggere in un autobus la Divina Commedia pensano sei un professore o qualcuno che, poveretto, lo deve fare per lavoro, se ti vedono leggere Dampyr o Maus pensano che sei un bambinone. E questa è l'opera della scuola e dei pedagoghi, che ti devono insegnare che leggere è uno schifo faticoso che devi fare solo per trovare lavoro tramite una laurea, e che i fumetti sono solo per i bambini meno intelligenti perchè non ti servono per prendere il pezzo di carta) È vero che si citano oggi spesso numeri trionfanti sulla quantità dei libri per bambini venduti (sempre una miserie rispetto a quelli venduti in Francia), ma il fatto che questo si associa all'aumento continuo degli analfabeti funzionali mi fa sospettare che ai libri VENDUTI (magari ai genitori) magari non corrispondono libri LETTI. E il fatto che molti di questi libri sembrano fatti sulle indicazioni "formative" di pedagoghi garantisce che chi li leggerà odierà in breve tempo anche solo l'idea di leggere un libro. (sarei molto, molto più ottimista sul futuro della lettura in Italia se mi dicessero che i libri consigliati dai pedagoghi non vendono più un tubo mentre sta aumentando il numero di pornazzi letti da minorenni: abbiamo bisogno di più lettori entusiasti e soddisfatti e di meno pedagoghi...) Ma insomma, il riassunto è: in Italia si venera l'ignoranza, l'analfabetismo è un vanto, la scuola deve servire da parcheggio dove pescare schiavi obbligati a lavorare gratis, e poi ci si meraviglia che in Francia leggano di più? Sui cinecomics, il loro paradosso dimostra un fatto semplicissimo: il film di qualcosa non basta a far vendere quella cosa. Il film di Thor incassa oltre un miliardo di dollari (sono oltre cento milioni di spettatori...) e il suo fumetto non aumenta le vendite, anzi calano ancora, meno di uno spettatore ogni mille probabilmente compra Thor. Perchè? Perché il fatto che qualcuno abbia voglia di andare al cinema non vuol dire che solo per questo abbia voglia di leggere fumetti. I casi di fumetti che hanno avuto un boom di vendite dopo un film sono legati a STORIE (il Corvo, Watchmen - che comunque aveva già superato due milioni di copie senza il film - Scott Pilgrim, Sin City etc.) mentre i film legati ai PERSONAGGI non ne hanno in genere alcun beneficio (e qui si vede un possibile motivo per cui invece gli anime avvantaggino spesso i manga: di solito si tratta appunto di storie, con un inizio e una fine...) Ma qualunque si la causa... i film Marvel sono stabili al top degli incassi, ma i fumetti Marvel non vendono un tubo (fanno eccezione i fumetti classici ristampati come allegati con un certo successo, ma lì scatta la nostalgia per fumetti che all'epoca vendevano molto di più). Con gli Anime c'è un aumento di vendite, ma partendo da cifre piccole, a parte pochi casi eclatanti di grandissimi successi internazionali spinti da film , serie TV, videogiochi, etc (investimenti totalmente fuori dalla portata della Bonelli) rimangono comunque cifre piccole. E SEMPRE anche nel caso dei giapponesi, PRIMA una serie a fumetti ha un grandissimo successo (che da quelle parti può voler dire milioni di copie, lì vale lo stesso discorso della Francia, tutti i pedagoghi saranno stati costretti a fare harakiri dopo i loro primi spettacolari fallimenti), POI si investe in film, videogiochi, etc. Insomma, con il tempo, "i soldi veri" hanno capito che non ha alcun senso sperare di promuovere le vendite di un fumetto con un film o una serie, avrebbe lo stesso senso del costruire a debito una portaerei sperando di vendergli poi un portacenere. Con le vendite dei fumetti un film non te lo paghi, stop, basta sognare. Quello che funziona invece è guardare i fumetti che GIÀ vendono, perchè significa che la storia piace, e quindi ha senso farci un film, ma PER GUADAGNARCI CON IL FILM, non certo con il fumetto... Un boom molto gonfiato. Prendi le cifre (giustamente trionfali) che pubblica la BAO sulle loro vendite. E guarda le cifre che pubblica sulle vendite di Zerocalcare. Togli alle vendite sbandierate di "tutta la Bao" le vendite sbandierate del solo Zerocalcare (che ormai vende duecentomila copie di ogni nuovo libro e continua a vendere anche i vecchi, quindi la cifra è in continuo aumento). La differenza dividila per il numero dei volumi NON di Zerocalcare, e guarda quanto vendono, IN MEDIA (quindi, molti vendono meno) gli altri. il risultato che ottieni è "o è una ristampa che hanno pagato pochissimo, e quindi forse qualcosina hanno guadagnato, o l'autore ci prende meno che se fosse andato a raccogliere pomodori in nero" (e qui forse intuite come mai i disegni delle graphic novel sono via via sempre più stilizzati: necessità artistiche? No, necessità che l'autore se vuole campare deve andare di corsa a fare un altro lavoro e quindi disegna in fretta nei ritagli di tempo fra la consegna di una pizza e l'altra...) Non esiste nessun boom delle graphic novel in Italia. Esistono invece due fenomeni che vengono raccontati come "boom delle graphic novel" dai giornalisti che fanno marchette pubblicitarie: 1) Un boom, stratosferico, di Zerocalcare, e solo di Zerocalcare. (associati a piccoli successi di altri autori come Gipi, ma molto inferiori, e sono anche questi pochissimi) 2) Molti editori si sono accorti che se pubblicano "a graphic novel" possono (1) prendere i diritti all'estero pagandoli ancora meno (un singolo volume costa meno di una serie) o (2) scaricare le scarse vendite sull'autore, pagandolo molto meno (a percentuale), guadagnandoci qualcosina anche da un libro che venda pochissimo. Se ne pubblichi 200 senza spendere praticamente un soldo per la promozione ci paghi tutte le spese della casa editrice... Si era già visto, con il boom delle "scuole di fumetto", che in Italia in tanti sono disposti a pagare loro nella speranza di diventare un giorno un "autore di fumetti" (ma pensano di riuscirci seguendo gli insegnamenti di qualcuno che nel settore non lavora più perchè non vende e quindi insegna, piuttosto che studiarsi i pochi fumetti che possono ancora offrire lavoro). di gente disposta a fare "graphic novel" praticamente gratis se ne troverà sempre... Ecco, qui finalmente per me tocchi il punto dolente. Lasciamo stare il paragone con manga e supereroi (ristampare non è produrre), lasciamo stare voli pindarici sui film (i film fanno storia a parte), lasciamo stare il boom delle Graphic Novel (che non esiste), la cosa davvero assurda è questa: Hai, in un momento in cui praticamente NIENTE vende, alcuni casi di grandi successi. Nel caso di Zerocalcare, un successo che non si era mai visto in Italia, e... il mondo del fumetto "popolare" chiude gli occhi e strilla "la la là non sento, non sento, non mi riguarda!"? Ora, i grandi Editori del passato erano soprattutto grandi fiutatori di qualsiasi moda o novità che potesse vendere. Poi la copiavano, magari in maniera cialtrona, ma a volte no. Il Piccolo Sceriffo vende? La Bonelli lancia subito una nuova serie in quel formato (forse la conoscete, si chiama Tex), usando il "genere" che vende di più in quel periodo, il western. Nasce Diabolik? Subito partono Kriminal, Satanik, Zakimort. E il più grande successo degli anni 80 per l'ediperiodici probabilmente è stato "il paninaro". Non dico che dovrebbero scopiazzare Zerocalcare, creando serie con personaggio romani che parlano a vari animali invisibili. Sarebbe ridicolo e anche patetico. No. Quello che dovrebbero fare è analizzare il successo di Zerocalcare, per vedere se può dargli informazioni su quello che cerca quel pubblico. Oppure, meglio ancora... poteva pubblicarlo direttamente la Bonelli. Zerocalcare si autopubblicava. La Bao ha avuto le antenne pronte e quando ha saputo di questo nuovo autore, l'ha cercato e gli ha proposto di pubblicare le sue opere. Avrebbe potuto anche essere la Bonelli. Se qualcuno alla Bonelli avesse guardato qualcosa fuori dalla Bonelli. Mentre invece mentre Zerocalcare aveva già passato le centomila copie a volume e veniva intervistato in TV, la maggior parte degli autori Bonelli o cadeva dalle nuvole ("Zerocalcare chi?") o minimizzava ("è una moda, fra cinque anni non se lo ricorda nessuno" - in realtà cinque anni dopo è a 200.000 a volume e ha prodotto la serie Netflix italiana di maggior successo, e sta venendo pubblicato in Francia e negli USA), o peggio ancora sparava le solite quattro fregnacce marcie sul "fumetto d'autore" ("noi non facciamo fumetto d'autore, facciamo fumetto popolare" - ma che vi siete fumati, Giuda ballerino? Pubblicate roba che non se la fila nessuno e pensate di essere "popolari"? Zerocalcare, LUI è "popolare" e vende "al popolo", voi fate roba che se la leggono al massimo al circolino dei fanzinari amici vostri. Chi sarebbe "popolare" qui?) Autoreferenzialità, incapacità di vedere cosa c'è fuori, disinteresse verso le tendenze del pubblico (e in generale per il pubblico)... boh, mi sembra la descrizione di un impiego statale. E se alla Bonelli si vedono come impiegati statali, non mi meraviglia l'ostilità di tanti verso Zerocalcare: se hai un impiego statale non te ne importa tanto della soddisfazione del pubblico, ti importa soprattutto che non arrivino altri magari più bravi di te che non ti portino via la promozione... TUTTE le idee sono VECCHIE! Le idee sono ad un soldo la dozzina. Non valgono niente. Pensi che se ti veniva l'idea "faccio un fumetto con protagonista un romano lamentone che parla con un animale invisibile" avresti venduto tanto quanto Zerocalcare? (e poi, per me la vera grande idea geniale di Zerocalcare è l'Amico Cinghiale. Quello per me sono in tanti a mordersi le mani per non averlo inventato. E il bello è che Zero insiste che esiste veramente...) E poi... "animale immaginario parlante" sarebbe un'idea nuova e innovativa? Calvin & Hobbes? Francis? Pinocchio? Le idee sono ad un soldo la dozzina. Tutti ne hanno centinaia, gratis. Se ti pare originale ce l'hanno avuta già in mille. E se è anche una BUONA idea, vuol dire che è vecchia perchè avrà funzionato anche in passato. "filmarmi su you tube mentre faccio a testate contro un intercity in corsa" è un idea innovativa (anche se comunque non originale, per me qualcuno l'ha già fatto), nessuno l'ha avuta prima che inventassero gli intercity. "esprimo la mia visione del mondo facendo finta di parlare con esseri invisibili" è un idea vecchissima che ha già dato vita a moltissimi best-seller (e anche a diverse religioni) In genere, se un idea è buona, è vecchia. Quindi la ricerca di "idee innovative" non ha senso. Pensi che certi autori siano scarsi perchè non sono stati forniti di adeguate "idee innovative"? No, sono scarsi perchè sono scarsi. Puoi dargli l'idea che ti pare, il livello del risultato non cambia. Mentre se un autore è bravo ti tira fuori una bella storia da idee vecchissime. Il problema non sono le idee, è la bravura di chi le dovrebbe mettere in pratica. E se hai autori che rovinano qualunque idea, producendo roba noiosa, finisce che ti allevi un pubblico che pensa che la colpa di quelle ciofeche sia delle idee, e non degli autori che le hanno realizzate...
    3 points
  2. i manga soprattutto sono UN SISTEMA. Che lavora in modo industriale. Ogni editore ha delle riviste (di solito economiche con un numero spropositato di pagine, ma anche è se il modello di rivista più famoso non è l'unico. Per semplicità parlerò solo del modello più comune) su cui c'è una continua rotazione di autori. Storie finiscono e devono essere sostituite da altre storie. Si fanno continui sondaggi fra i lettori (ogni numero c'è la cartolina pre-affrancata per votare le storie partecipando a concorsi a premi), se una serie non piace ai lettori e/o non vende quando viene ristampata in volume deve poter essere chiusa in tre volumi esatti, il lettore non deve mai trovare storie senza conclusione. Se un autore non vende abbastanza la sua carriera è finita, avanti un altro. La concorrenza è spietata, e se sei fra quelli che vende poi devi produrre una puntata a numero, contrattualmente (poi per riuscirci puoi pagare di tasca tua assistenti anonimi, stroncarti di anfetamine o più spesso entrambe le cose, diversi ci lasciano la pelle come l'autore di Berserk). Su cento autori che arrivano alle riviste (che già è un traguardo che screma gran parte degli aspiranti) solo 2-3 riescono a proseguire, gli altri 98 vengono "scartati" perchè non vendono abbastanza e devono cambiare mestiere. Secondo voi quanti autori bonelli farebbero ancora fumetti con un sistema del genere? Per loro fortuna, un sistema industriale come questo richiede una massa enorme di gente che ci lavora oltre agli autori, prezzi bassissimi ed efficienza, e per funzionare richiede davvero MILIONI di lettori: in Italia per i motivi già citati non c'è mai stato un numero di lettori nemmeno lontanamente sufficiente per instaurare un industria simile, anche se qualcuno avesse voluto. Insomma, non basta disegnare gli occhioni grandi e i fumetti che si leggono a rovescio: devi avere anche tutto il Giappone, i giapponesi e la cultura giapponese attorno. C'è un fumetto molto divertente, "Mamma questa è l'Italia", che mostra (anche se non è specificamente dedicato a quello) lo "shock culturale" di un autrice di manga giapponese di fronte alla totale diversità del lavoro del "fumettaro" in Italia, l'ha scritto la moglie (giapponese) di Andrea Venturi, quindi sì, parla anche di Tex, (vi tocca comprarlo ) , ecco una rece con titolo e informazioni (troppe per metterle qui): https://www.tomshw.it/culturapop/mamma-questa-e-litalia-recensione/ In breve quindi: i manga giapponesi che ci arrivano solo i più venduti e famosi fra quelli selezionati fra quel 2% che riesce a lavorare perchè vende più degli altri. Togli questo sistema industriale di selezione, e fai fare ad un autore Bonelli un "fumetto stile manga", e sarà appassionante e divertente esattamente quanto quelli che faceva prima. Non diventerà più bravo o più divertente perchè fa gli occhioni tondi. Ma avrà molti meno lettori perchè i lettori Bonelli non sono abituati alle scorciatoie usate nei manga. Il fumetto italiano è artigianale, non industriale. Si tira su selezionando bravi artigiani (se ne esistono ancora...)
    2 points
  3. Buongiorno! In qualità di quasi-ex-giovane (compirò 32 anni a ottobre) e di quasi-ex-lettore di manga (quando One Piece sarà finito lo diventerò ufficialmente), mi sento di dire la mia in merito agli ultimi commenti e magari dare un piccolo contributo. (chiedo scusa se parte il pippone) La mia biografia fumettistica è la seguente: ho iniziato leggendo letteralmente di tutto come Topolino, Zagor, Il comandante Mark, qualche Tex sparso (che da bambino mi piaceva poco) e qualche manga come Dragon Ball. Nell'età dell'adolescenza le letture erano fondamentalmente divise in due: vari manga e qualche Bonelli. Pian piano, i Bonelli e qualche altro autore come Pratt, Manara e Crepax hanno preso il sopravvento al punto che oggi di manga leggo solo One Piece, cioè una volta ogni tre mesi circa, per il resto solo roba nostrana o francese. I manga che leggevo una volta o sono finiti o si sono interrotti da anni, mentre i nuovi non mi interessano. Da quasi-ex-lettore di manga (One Piece, L'attacco dei giganti, Berserk, Alita, Vagabond fra i principali) posso dire che quello che mi attirava inizialmente erano sì le trame avvincenti e le ambientazioni fantasiose, ma ciò che affascinava me e, per testimonianza diretta, i miei coetanei del periodo e ci convinceva a continuare a leggere quei fumetti era il fatto che i protagonisti fossero spesso degli adolescenti che crescevano e maturavano nel tempo man mano che proseguiva la storia e facevano esperienze di vita. Esattamente come accadeva a noi a 15/16 anni. Gatsu di Berserk è un ragazzo chiuso, scontroso e incarognito con il mondo, poi l'inserimento in un gruppo di compagni lo porta a crescere e a sentirsi parte di una comunità (ho semplificato scandalosamente, andatevi a leggere il fumetto); Mikasa de L'attacco dei giganti all'inizio è chiusa e repressa emotivamente a causa di un trauma infantile, poi lo supera e si apre alle altre persone; Usop di One Piece è un bugiardo fifone con complessi di inferiorità che, spronato dai compagni, trova le proprie qualità, le coltiva e le fa crescere. Sono questi personaggi imperfetti, acerbi e in divenire che popolano i manga e sono personaggi che crescono e cambiano, pur rimanendo sempre loro, esattamente come fanno gli adolescenti ed è per questo che risultano così affascinanti per quel target. Poi iniziano le esperienze di vita vera ed è il lettore stesso che cresce e matura e pian piano abbandona certe letture perché è andato avanti. A volte le abbandona del tutto, e io conosco gente che ha riempito la casa di manga per anni e adesso si legge al massimo la fattura del commercialista, oppure passa ad altro. Tex, ma in generale tutta la Bonelli, non offre personaggi di questo tipo: o meglio, quelli che cambiano e si evolvono sono casomai i comprimari della singola storia. Tex e i pards sono così, hanno il loro carattere e non cambiano più. Il che, per me, VA BENISSIMO, io non voglio che Tex cambi personalità e parta per un viaggio in montagna in cerca di se stesso, voglio che rimanga così com'è. Nei limiti del possibile dettati dalla rotazione degli autore, ma che non diventi un bounty killer! Però i manga hanno quest'arma in più: propongono dei protagonisti che sono in qualche misura uguali a loro e li inseriscono in un contesto fantasioso e non convenzionale. I lettori vengono attratti dal contesto del fumetto, e ci sta, ma se rimangono per 10, 50, 100 numeri, è per i personaggi. Ergo, i lettori di 15/16 anni in larga parte non leggono Tex perché non gliene frega niente: io stesso ricordo che da ragazzo provai a convincere alcuni amici (lettori di manga) a leggere Tex dicendo che era disegnato benissimo e che aveva storie avvincenti. Il tenore dei commenti fu il seguente: "Indiani e cowboy? Bah!" Da lì ho capito che quella del venditore non sarebbe stata la mia strada, ma ho capito anche che la percezione (che sia del tasso di criminalità, del clima o dei fumetti Bonelli) è il male del mondo e che per cambiare la percezione dei lettori o, più in generale, dei consumatori ce ne vuole. Significa investire una barca di soldi in marketing e comunicazione senza avere la certezza di un ritorno economico, roba che in tempi come questi ci vuole un gran coraggio a fare. Che poi, a ben vedere, la Bonelli a intercettare il pubblico degli adolescenti ci ha provato con Dragonero Adventures, 4Hoods e Creepy Past. Sono passati anni, ma secondo me in redazione ancora piangono al pensiero dei soldi che hanno buttato dalla finestra.
    2 points
  4. A causa di alcune vicissitudini sono in po' in ritardo con la lettura, inizio ora la storia con Lylith. Io me le sto godendo, con calma,e mi sento anche appagato dal piccolo formato che è una curiosa novità per me. Sicuramente proseguirò fino alle preventivate 66 uscite. La voce di corridoio del prolungamento (tra l'altro se ricordo bene non si trattava di poche uscite, ma di triplicare la lunghezza) mi ha lasciato un po' spiazzato. La spesa non è indifferente se si vuole completare la raccolta già così, e un prolungamento sarebbe abbastanza oneroso. Inoltre anche io ho iniziato usando i tanto vituperati raccoglitori (e lasciatemelo dire, occupano spazio è vero, ma da sfogliare quando c'è da prendere una striscia sono un piacere e usa di un sistema a doppia busta proteggo tutto dalla polvere). È chiaro che in caso di prolungamento la soluzione potrebbe diventare non più gestibile. Per questo potrei decidere di completare le prime 4 serie e poi fermarmi (un pot a malincuore). Tuttavia aspettiamo di arrivare alla 66ma uscita e si vedrà
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  5. Ieri quando sono tornato a casa, sono stato sorpreso da una busta spessa proveniente della Casa Editrice… Dentro è arrivato un dono inestimabile... il miglior regalo che potessi mai ricevere... La sceneggiatura completa e originale della storia del ritorno del machiavellico Mefisto, disegnata dai fratelli Cestaro… Non ho abbastanza parole per ringraze, Mauro. Mi ha reso un texiano davvero felice... è un altro tesoro per il Tex Museum che voglio aprire un giorno ad Anadia… *GRAZIE MILLE, CARISSIMO MAESTRO, MAS SOPRATTUTTO GRANDISSIMO AMICO MAURO!!!
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  6. @Diablero Mi hai parlato di Recchioni come esempio malfunzionante di ciò che dicevo circa la sponsorizzazione. Perchè non ha funzionato del tutto? Per il fumetto proposto ERA PESSIMO! Siamo onesti, Recchioni ha voluto vendere in quel modo perchè sennò NESSUNO, neppure tra i giovani lettori di Dyd, avrebbe scommesso su un soft reboot così raffazzonato e neppure così tanto soft! Io parlo di creare una macchina digitale che consideri gli inediti leggibili da tablet, la copertura del mercato con serie smaccatamente mature o bambinesche, la multisettorialità, l'utilizzo di internet come una azienda simile dovrebbe fare nel 2022, l'utilizzo dei social e delle piattaforme come Twitch, la sposorizzazione dei propri prodotti con figure o prodotti simili. Parlo di una rivoluzione dell'intera struttura organizzativa che la Bonelli non vuole fare perchè ancorata ad una tradizione che in passato ha funzionato ma che oggi la porta ad arrancare e piangere miseria in 2^ di copertina. Poi vende più di chiunque altro? Chapeau, visto il suo passato sarebbe il colpo il contrario, ma diciamo le cose come sono: le vendite sono in calo, ogni tre per due si giustifica per x motivi, fa iniziative che palesemente non hanno una direzione univoca e sta scontentando con tutto ciò una parte di zoccolo duro (che di fatto si tratta del solo loro pubblico). I giovani in tutto ciò non esistono. Poi mi si chiede perchè i manga vendono... Perchè banalmente sono pubblicizzati bene e hanno una costruzione attorno che SERGIO BONELLI non ha voluto fare negli anni '90 e negli anni 2000! Sono il primo a dare meriti al buon Sergione ma la sua gestione finale è stata estremamente conservatrice. Vuoi avvicinarti con gli euromanga? Proponimi una selezione di tuoi prodotti in quello stile ma differenziati dalle classiche testate... Vuoi avere un taglio più maturo? Mi va benissimo la sottoetichetta (che poi non è mai stata davvero ma amen) Audace ma devi supportarmela per un tot di tempo e devi permettere al lettore di affezionarcisi. Vuoi crearmi i Bonelli Kidz e prodotti più infantili? Benissimo ma non farmi saltare il progetto l'anno dopo... In tutto ciò noto troppa confusione e poca vera intenzionalità ad estendersi per target, alla fine chi ci rimette è il pubblico che si stava avvicinando alle nuove iniziative editoriali... La Francia è un mercato diverso perchè da sempre i fumetti sono associati ai libri veri e propri e vengono venduti non per forza come oggetto di consumo usa e getta. Questa cosa ha fatto sì che in Francia si creasse una cultura del fumetto popolare (penso a un Tintin o ad un Asterix) molto più vicino al fumetto d'autore mentre in Italia l'utilizzo delle edicole come veicolo principale di diffusione del fumetto ha creato fin da subito una dicotomia tra letture usa e getta alla Tex o alla Diabolik e l'aulicità quasi sacra di un Andrea Pazienza o di un Guido Crepax. Questa è la mia riflessione sull'argomento, sicuramente manca di elementi ma la vera differenza tra Italia e Francia sta proprio nella percezione differente creata da una scelta distributiva differente. A ben guardare anche il Giappone ha seguito un ragionamento abbastanza simile alla Francia, la distribuzione dei volumi "popolari" avviene in vere e proprie fumetterie in cui copresenziano tanto i classici Dragon Ball quanto i vari Asano... In più abbiamo le famose riviste che vengono vendute in edicola come carta straccia usa e getta e le cui storie vengono valorizzate soltanto col passaggio ai tankobon... Sui cinecomics sarò breve perchè il mio parere già l'ho espresso più volte. Le vendite degli albi interessano se fai soltanto fumetti. Nel 2022 è assurdo che in Italia non esista una multisettorialità che in TUTTI gli altri principali bacini della nona arte c'è. I cinecomics vendono ma i fumetti no? La Marvel SE NE FREGA, chissene se una cosa vende e l'altra no... l'importante è il brand, il marchio, la riconoscibilità. La Marvel è il più grande franchise cinematografico della storia, ha riconoscibilità in tutto il mondo, è un incasso assicurato, apre attrazioni nei vari Disneyland di tutto il mondo, vende merch a pacchi... Davvero ha senso continuare a perpetrare la provincialotta retorica del "i comics non vendono"? I Francesi hanno applicato questo assunto a proprio modo, i giappo da decenni usano i manga come storyboard per anime e videogiochi e l'Italia? Cara grazia che sia uscito recentemente il film su Diabolik (che strano, dell'Astorina ) perchè saremmo rimasti fermi a Giuliano Gemma in camicia rosa!!! Ma comunque siamo anni indietro anche solo ai nostri cugini transalpini... Il problema sta proprio nel volersi ossessivamente crogilare sulle copie vendute, nel voler ragionare in maniera fintamente moderna utilizzando assiomatiche tesi vecchie di 60 anni. Nel 2022 una azienda di intrattenimento si deve occupare di vendere l'intero pacchetto e non di porsi il problema se Mercurio Loi riuscirà a vendere come One Piece... La cosa può non piacere ai più tradizionalisti ma questo è, dimostrato da fin troppe aziende dell'intrattenimento e che vede in Italia una Bonelli riluttante verso quasivoglia innovazione o cambio di rotta. E' triste... Mi trovi d'accordo sul fatto che non sia un boom autentico ma a livello di hype comunque ritengo che uno ZeroCalcare a Netflix e un Gipi su La7 fanno tantissimo all'intero mercato. E' un discorso molto più complesso che ho voluto semplificare in "boom" ma condivido con la maggior parte delle tue tesi al riguardo... Una azienda come Bonelli avrebbe dovuto prendere il successo di Zero e renderlo proprio, sono pressochè d'accordo con te e rincaro la dose dicendo che la casa milanese potrebbe uscire dalla sua etichetta di fumetto "popolare" (inteso per il popolo) per rivendersi in qualche modo come editrice "popolare" (che piace, che vende) nella sponsorizzazione degli autori stile ZeroCalcare o Gipi. Insomma, la Bonelli potrebbe un po' avvicinarsi all'idea francese di fumetto da libreria e rivendersi magari come sottoeticchetta in stile Coconino. Si potrebbe adirittura trovare un predecessore a quello che dico: "Un uomo un'avventura" ... e ho detto tutto... Per la questione idee vecchie si può discutere. Io personalmente credo che la dicotomia sia tra idee tradizionaliste/conservatrici Vs. idee applicabili ad un mondo digitale e globalizzato. La Bonelli ha tantissime menti alle sue spalle, menti che meriterebbero molto di più (molta più celebrazione e molto più riconoscimento) e che non per forza di cose procedono a idee vecchie... Semplicemente secondo me la gestione di queste idee è talvolta disfunzionale e arretrata, ancora una volta è un problema di menagement... La Bonelli potrebbe vendere tantissimo tra i giovani e mai come ora (parlo degli ultimi due decenni) il mercato è favorevole, continuo a sostenere che la casa editrice preferisca non muoversi dalla propria posizione acquisita. Per me simili discorsi sono fallimentari anche solo per le premesse. Banalmente credo che non ci abbiano creduto abbastanza esattamente come non hanno creduto a Le Storie, alla fantasmagorica nascita della Audace o ai Bonelli Kidz... Adesso la Bonelli sta facendo progetti random tipo Daryl Zed o la serie sugli zombie che boh, a me lasciano basito... La Bonelli da tempo procede a tentoni lanciando la pastura e sperando che salti fuori il nuovo Tex da un giorno all'altro...
    1 point
  7. Scusate ma sarà la millesima volta che sento di questi paragone fra Manga e Bonelli. Una volta da parte di chi esalta i manga che dice che sono più moderni, una volta da chi dice che sono roba per cerebrolesi e i Bonelli sono meglio (nota importante: sto semplificando ed estremizzando per farmi capire, non sto dicendo che gli ultimi due post siano arrivati a queste affermazioni). Quello che pare sfuggire, è che è un confronto fra mele e pere. O fra cavoli e merende. O, per fare un esempio più calzante: è come guardare il prezzo industriale di un chicco di caffè, fare due conti, e chiedere di pagare il caffè al bar 5 centesimi. E poi discutere per anni se il caffè al bar deve costare più di un euro perchè è più buono di quello che si compra a sacchi o se costa di più perchè non lo beve nessuno... mentre la VERA differenza che aumenta il costo è IL BARISTA CHE TE LO FA E VORREBBE MAGARI CAMPARE CON IL SUO LAVORO. In realtà questi discorsi non è vero che si fanno sul caffè al bar, perchè lì il barista LO VEDI, ti sta lì davanti, la capisci la differenza fra un sacco di caffè ancora in chicchi, e un caffè fatto da una persona davanti a te. Il problema del fumetto è che il barista, non lo vedi. Vedi un manga stampato su una pagina e un Tex e dici "sono uguali, sono righe su una pagina!", ma non vedi il barista. Tex è stato sceneggiato da un autore che si fa pagare, altrimenti farebbe un altro mestiere, ed è disegnato da un'altra persona che per campare facendo quel mestiere deve prendere una cifra adeguata. I manga non li fai. Non li fa nessuno in Italia. I manga li COPI. Paghi (se sei in regola) una cifra in proporzione molto piccola a chi li ha fatti in Giappone per avere il permesso di copiarli, e poi paghi qualcuno per tradurre e per cambiare il lettering (anni fa si pagava anche l'adattamento grafico, oggi spesso non fanno manco quello per risparmiare...) Un albo di Tex può costare, PRIMA di venire stampato, oltre 100.000 Euro per pagare redazione, sceneggiatori, disegnatori, letteristi, etc. I diritti per RISTAMPARE un Manga in Italia costano molto meno. Ma davvero molto, molto, molto meno. Le cifre esatte sono segretissime e non si divulgano, e dipendono dalla serie (ovvio che One Piece costa molto più di una singola graphic novel di un autore sconosciuto), e dipendono anche dal tipo di "pacchetto" si fa (normalmente una casa editrice italiana compra un tot di serie tutte insieme, contrattando magari prezzi più scontati, anche se magari alcune di quelle serie deciderà di non pubblicarle nemmeno). Non mi meraviglierebbe scoprire che i diritti di un albo di una serie di non grande successo presa "a pacchetto" gli costino un centinaio di Euro. Sì, parlo di MILLE VOLTE DI MENO. E anche se i prezzi fossero molto superiori, quanto arrivano, a cento volte meno? È comunque un costo irrisorio rispetto al produrre albi nuovi. Quindi la famosa domanda su cui li lambiccano in tanti, "come mai escono tanti manga?", giungendo magari a deduzioni strampalate ("si vede che vendono più dei Bonelli") ha una risposta semplicissima: si pubblicano tanti manga perchè pubblicarli non costa un cazzo. Pubblicando RISTAMPE è una cosa per cui bastano vendite bassissime per andare in pari e anche un tizio che vive con i genitori e come magazzino usa il suo garage può farlo con relativamente pochi soldi , mentre PRODURRE fumetti ha costi altissimi e richiede un investimento iniziale di milioni di Euro. In Italia di produttori di fumetti che ne sono pochissimi (Bonelli, la sezione Disney della Panini, la Bao e la Coconino per pochissimi autori Italiani anche se gran parte del loro catalogo è fatto di ristampe, e molto più in piccolo Astorina e la famiglia Secchi, e pochissimi altri), la maggior parte degli editori RISTAMPA fumetti, e sarebbero da confrontare più con "le storie Cult" che con Tex... State tranquilli che se i manga dovessero DISEGNARLI in Italia, il 99% chiude domani. Resterebbero forse Naruto, One Piece e pochi altri, soprattutto per il traino delle serie animate. Senza il traino delle serie animate probabilmente non sopravviverebbe un singolo manga. Idem per fumetti americani (quelli chiuderebbero tutti subito) e francesi. [Le graphic novel italiane fanno storia a parte perchè lì l'editore paga a percentuale, quindi molto campano sul fatto che chi realizza i fumetti guadagna meno che se avesse passato quel tempo a raccogliere pomodori in nero...) Sono industrie diverse e prodotti diversi. Non si può dire "ma perchè la Bonelli non fa manga?" perchè per pubblicare Manga, la Bonelli dovrebbe spedire l'autore in Giappone, farlo pubblicare lì da un giapponese, poi comprare i diritti per un tozzo di pane, solo così potrebbe sopravvivere con le tirature dei manga (a proposito, la trafila dell'autore spedito in Giappone non è campata per aria, esiste davvero in versione francese: da decenni le case editrici italiane dicono agli autori italiani, anche famosi come Giardino, Pratt o Manara, di andare a pubblicare in francia così possono poi ristamparli in Italia spendendo meno. Non potrebbero permettersi di pagarli per produrre fumetti, ma solo per ristamparli...
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