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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 28/09/2022 in tutte le sezioni

  1. Temo che ormai sia diventata una questione "generazionale", fra i lettori che, soprattutto, fra gli autori. Il punto è: cosa è ammirevole? Cosa ti fa vedere un personaggio come larger-than-life, il migliore, quello che spicca fra tutti? All'epoca in cui è stato creato Tex, in genere, era l'abilità e l'intelligenza. Tex e Carson erano presentati come abili e coraggiosi, ma anche intelligenti. La parte di quello che si vanta e si gloria senza alcuna prudenza o piano era riservata per il comic relief, per lo sbruffone da deridere. E questo appunto non solo in Tex o altri personaggi dei fumetti, ma soprattutto nella letteratura, o nel cinema. C'è una vecchia storia di Conan ("Shadows in Zamboula" di Robert E. Howard) in cui, per tutta una notte, sembra che Conan si faccia manipolare e sfruttare da gente più sveglia di lui. Finché nelle ultimissime pagina il lettore si rende conto che invece è stato Conan a manipolare tutti, e se ne va con il bottino senza che nessuno lo sappia. "Closing the door behind him, Conan returned to his horse, mounted and turned westward, toward the open desert, swinging wide to skirt the sinister belt of palm groves. As he rode, he drew from his belt a ring in which gleamed a jewel that snared the starlight in a shimmering iridescence. He held it up to admire it, turning it this way and that. The compact bag of gold pieces clinked gently at his saddle-bow, like a promise of the greater riches to come. 'I wonder what she'd say if she knew I recognized her as Nafertari and him as Jungir Khan the instant I saw them,' he mused. 'I knew the Star of Khorala, too. There'll be a fine scene if she ever guesses that I slipped it off his finger while I was tying him with his sword-belt. But they'll never catch me, with the start I'm getting.' He glanced back at the shadowy palm groves, among which a red glare was mounting. A chanting rose to the night, vibrating with savage exultation. And another sound mingled with it, a mad, incoherent screaming, a frenzied gibbering in which no words could be distinguished. The noise followed Conan as he rode westward beneath the paling stars." Per l'epoca (e per i decenni successivi), Conan qui è esaltato come scaltro e intelligente, chissenefrega se ha dovuto fingere di farsi manipolare? Ha ottenuto quello che voleva. Per molti lettori attuali credo sarebbe un comportamento incomprensibile. Conan se ne va tranquillo con il tesoro senza vantarsi di fronte a tutti, senza scena madre in piazza mentre fa fuori i nemici a dozzine dicendo battutine alla Schwarzenegger, I suoi nemici credono di averlo fregato, e lui glielo lascia credere. Chi trovate oggi che scrive una scena simile? L'eroe oggi non deve essere scaltro o intelligente, deve essere maraglio e fare battute in favore di telecamera. Conan, non facendo battute in favore di telecamera, non si comporta "da eroe" Il cambio al cinema lo vedi negli anni 80 soprattutto (anche se si vedono film simili anche prima, è negli anni 80 che si impone il clichè). , e nei fumetti (sempre in ritardo) negli anni 90. I protagonisti diventano sempre più tamarri, cioè sempre più "protagonisti" perchè sparano battute maraglie in favore di telecamera, senza dimostrare mai particolare scaltrezza o intelligenza. Mi sa che è uno dei tantissimi motivi per cui oggi è difficilissimo trovare sceneggiatori capaci di scrivere Tex, o, in generale, storie di avventure non post-moderne, non decostruzioniste, non moralistiche e non tamarre: non è solo questione di saper scrivere un western, è cambiata proprio l'idea di eroe: essere scaltri e intelligenti non è più di moda, essere pomposi e maragli sì.
    2 points
  2. Non conosco così bene il fumetto al di fuori di Tex per sapere quando e se è iniziata la trasformazione di cui parli e che si rileva senza dubbio nelle storie recenti. In Tex semmai gli anni '80 e '90 sono stati caratterizzati dal contrario. Non un personaggio tamarro, ma fatto fesso da tutti e perdente - con Nolitta - e addirittura infingardo e vincente solo in base a botte di fortuna (per non dire peggio) con il peggior Nizzi. Quindi quello che più m'era mancato era l'eroismo e solo con le grandi storie di Boselli finalmente si era tornati a respirare. Il tamarrismo è imho comparso con autori recenti. Faraci su tutti anche perché ne ha scritte fin troppe. Venendo a Giusfedi. La storia nel complesso è gradevole. Viene raccontata come una favola che ha per protagonista Tex, assistito da Carson. Già solo questo nel 2022 è quasi un miracolo, se si tiene a mente che ormai il titolare della testata è spesso in second'ordine. Il racconto ha uno svolgimento chiaro e prevedibile, ma non è banale e la chiusura è buona. Il linguaggio è texiano, nel senso che non fa venire - almeno a me - attacchi d'ulcera, il nemico è un pessimo elemento che merita d'essere spazzato via. Accanto a questo ci sono un paio di scene che trovo forzate. Questi è un errore, ed è qui che non concordo con te, che un autore alle "prime armi" - non mi sembra che Giusfredi sia già affermato come Faraci, Rrobe o Ruju quando sono arrivati su Tex - può commettere, perché sta impratichendosi con un personaggio iconico. Se tutto il resto fosse altrettanto fuori fase la vedrei alla stessa maniera, però credo sia giusto concedere la possibilità di crescere anche facendo errori, fintantoché questi ultimi non siano imperdonabili e non mi sembra questo il caso. Vorrei anch'io solo leggere nuove storie di GLB e di nessun altro, non essendo possibile meglio un giovane con qualche goccia di talento, che autori affermati che vogliono solo integrare un curriculum.
    1 point
  3. @Angelo1961 Dipende, alcuni italiani disegnano e scrivono per glenat, con risultati più che ottimi.
    1 point
  4. Stavo per rispondere, poi ho letto il testo di LedZepp e onestamente non saprei che dire di diverso. (solo una cosetta su Nolitta: secondo me, consapevolmente o inconsapevolmente Tex lui lo odiava. Problemi col padre, presumo: Tex era costruito a immagine e somiglianza di GLB, e credo che come per tutti i figli di padri troppo prorompenti Sergio Bonelli facesse fatica a confrontarsi- e forse non gli ha mai perdonato la separazione da Tea Bonelli. Come editore, non poteva strozzare la gallina dalle uova d'oro; ma se putacaso Mister No si fosse messo a vendere tanto da sostituire Tex... Salverei di suo "El Muerto", quello sì: un Tex crepuscolare, diverso dal solito, magari un po' troppo piccione. Ma quando la lessi da bambino mi piacque molto quel Tex più malinconico e non imbattibile (i difetti della storia ho cominciato a vederli da un po' più grande, ma le sensazioni del bambino restano tutta la vita). Fosse rimasta un unicum, come storia, sarebbe stata perfetta. Ma poi Nolitta prese a darci dentro...
    1 point
  5. Proviamo a farlo con i voti Bonelli padre (non si può dare un voto) Ha creato Tex e questo basterebbe perché questo personaggio ha regalato emozioni a generazioni intere di persone. Ma non ha fatto solo questo. Ha scritto grandi capolavori, ha fatto la storia del fumetto in Italia, credo di dire senza torto, in un modo difficile da replicare anche per i suoi successori. E il suo Tex è uno dei miei preferiti insieme a quello di Borden. Duro, giusto, leale, intelligente, fallibile se serve ma con gran stile, che è ciò che lo rende davvero diverso e migliore rispetto al Tex di Nizzi, per esempio, fallibile ma senza stile. Non tutte le sue storie sono perfette, e ci mancherebbe, e nel non dare un voto esprimo semplicemente l'incapacità di classificare chi ha creato qualcosa. Si può forse dare un voto al creatore e al suo giardino dell'Eden? No. Ma possiamo votare chi ha messo piede in quel giardino dopo di lui. Leggendario Nizzi (voto 7) Scindiamo lo sceneggiatore dalla persona (che non conosco ma che in alcune sue dichiarazioni non ha dato gran prova di simpatia e ci sta possa suscitare emozioni contrastanti). Nizzi è un ottimo sceneggiatore, ha scritto Tex dopo ed in contemporanea con il creatore del personaggio, una roba da far tremare i polsi e ha traghettato Tex con migliaia di tavole e storie sicuramente meritevoli, ma tanti bassi dopo gli alti. Ammetto che Nizzi è l'autore che ho letto meno in proporzione tra i fantastici 4 citati nel topic (ma di Nolitta ci sono meno storie che degli altri), perché mi piace meno come stile e non mi entusiasma quasi mai. Ma da quel che ho letto ad oggi, sono più le storie di Nizzi poco riuscite, con un Tex poco fedele all'originale, quasi ridicolizzato e ridotto a commedia western. Da amante di Carson, non perdono a Nizzi l'averlo ridotto a macchietta troppe volte e no, non riesco ad affrontare la lettura di Tex come un diversivo senza troppe pretese, perché in molti casi il Tex Nizziano è questo, un passatempo disimpegnato. Il voto è più per la riconoscenza di essersi fatto carico di una gran mole di lavoro (pagata eh) e di aver provato ad emulare GLB, ma ahimè senza migliorare il personaggio, anzi impoverendolo. Non condivido le accuse di chi afferma che Nizzi abbia intenzionalmente ridicolizzato il personaggio, credo sia avvenuto per mancanza di idee, forse perdita di passione e ispirazione, ma non credo che alcun artista ami fare un lavoro di bassa qualità. Tra le storie da lui scritte, la mia preferita resta quella sul primo Texone, con un Tex esplosivo e violento. Fa strano sentir dire a Nizzi che il suo Tex era quello più bilanciato, che non menava le mani se non strettamente necessario, rispetto al Tex di GLB. Il miglior Nizzi è proprio quello che porta in scena un Tex rustico ed efficace. "Può la perpetua felicità del Giardino dell'Eden essere diventata tanto noiosa che mangiare la mela fu un atto giustificato?" Boselli (voto 9.5) A lui il voto lo do. Nel giardino dell'Eden ci è finito e non si è limitato a rinverdire un prato ingiallito, ma ha anche messo giù qualche nuova specie di fiore (penso a Tex Willer ma in generale alla freschezza che si respira su Tex). Non sono d'accordo con Nizzi, Boselli scrive un Tex diverso da GLB, si, ma nello stile e non nell'essenza del personaggio. Boselli da l'impressione di essere un uomo d'azienda se paragonato a Nizzi, ma la sensazione è che il suo vero atto di fedeltà sia verso Tex e il suo creatore. E poi, il Carson di Boselli è davvero un piacere da leggere per chi ama il personaggio e direi che tra i lettori di Tex siano pochi a non amare in modo viscerale il buon vecchio Kit. Grande scrittore, soggetti freschi e mai banali, ma a suo agio anche con il classico. Capace di gestire trame lunghe con tanti personaggi, ottimo anche su storie brevi e classiche (l'Agente Indiano per citarne una recente), qualche volta un po' verboso, ma in fondo le storie meno riuscite di Boselli sono proprio queste, quelle un po' pesanti nei dialoghi. Direi che se questo è il peggio che può capitargli, Tex è in una botte di ferro. Talento ce n'è a volontà e quando mancano l'ispirazione o la ciambella ha un buco un po' storto, l'amore e la passione per Tex permettono a Boselli comunque di portare a casa storie che si salvano e che meritano la sufficienza e in una collana seriale che esce da 70 anni ogni mese, non è una cosa da poco, ma un mezzo capolavoro. Il voto è anche per questo. Siede alla destra del [Bonelli] padre. Nolitta (senza voto) Senza voto per l'enorme rispetto verso un grande editore e sceneggiatore (ma non di Tex) che per il suo lavoro sia di editore che di sceneggiatore merita solo un grazie enorme. Fatico a dir qualcosa, o a giudicare Nolitta su Tex, perché Nolitta Tex non lo ha mai scritto o compreso (e fa strano perché è stato personaggio di punta della sua casa editrice), ha forse scritto storie sul cugino di Tex, un pistolero pavido e isterico, e un po' sborone. Ammetto che di lui ho letto tutto tranne "El Muerto". Potrebbe ribaltare il mio giudizio? Ha anche scritto meno degli altri e forse lo ha fatto solo per assicurare la continuità della serie e dar mano forte a Nizzi. Trovo anche ingeneroso impuntarsi troppo contro il suo Tex, è in fondo un qualcosa di particolare e a parte. Non lo considererei nemmeno tra gli sceneggiatori principali di Tex ad averne fatto la storia, al pari dei tre sopra citati. E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito". Poi piegò le ginocchia e gridò forte [ultime parole]: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì. ( dagli Atti degli Apostoli)
    1 point
  6. Beh, ovvio che è quasi d'obbligo indicare il creatore del personaggio come il migliore. In fondo ciò che Tex e gli altri sono lo ha deciso lui. Ma GLB è anche figlio del suo tempo. Le trame erano spesso lineari, poi quasi basilari verso fine carriera. A volte erano invece già sorprendentemente variegate. Ma la gran parte era lineare. GLB era un grande narratore di pancia, di istinto. Quasi sempre azzeccava la cosa giusta. Un Boselli è molto più tecnico a mio parere, ma GLB aveva "l'istinto teatrale". Il Tex tagliato un pò con l'accetta di GLB, visto oggi da un novellino della lettura, potrebbe apparire eccessivo e terribilmente fuori tempo. Un ranger che agisce spesso contro la legge, con i suoi metodi, che tortura, picchia, incendia, distrugge, insulta oggi ha necessitato di un restiling e infatti i vari "limoncino" "palla di neve" et similia o non ci sono più o sono molto limitati. Le torture quasi scomparse, i cazzotti sempre meno, non si vede più Tex entrare in un saloon e in un nanosecondo mettersi a menare chi lo guarda di traverso. Non so bene quanto per il carattere dei nuovi sceneggiatori e quanto per i tempi che cambiano, ma insomma è così. In questo senso ha ragione Grande Tex (col quale concordo abbastanza raramente, è troppo estremo con Nizzi, così come altri lo sono allo stesso modo ma nel verso opposto) dicendo che in un certo periodo l'unico a seguire abbastanza questa strada fu Nizzi. Parlo soprattutto del periodo inoltrato del centinaio 300 (e dei relativi speciali da lui scritti in quel periodo). Il Nizzi iniziale era lontano...troppo investigativo e caratteriale quel Tex, e quello poi del declino diventa una sorta di Nolitta 2, ma il Nizzi del periodo Sioux-Leggenda vecchia missione-Uomo con la frusta-Furia Rossa e simili è quanto di più vicino alla tradizione di qualità ci è stato proposto dopo GLB. Boselli ha una capacità di sviluppo delle vicende superiore agli altri due. Nessuno può stargli dietro quanto a intreccio, controllo, modernità, idee. Non è un autore classico, il suo Tex somiglia pochissimo a quello originale, non tanto per i caratteri dei personaggi, sostanzialmente rispettati anche se è completamente sparito tutto l'armamentario guascone che dicevo più sopra (e anche l'ironia, che invece Nizzi ha magistralmente ripreso da GLB finendo pure per esagerare, dandoci al meglio il Carson più bello e divertente e poi invece più brutto e ridicolo della storia della serie), quanto per tutto l'impianto delle sue storie. La linearità sostanziale diventa intreccio a volte complicatissimo (per quanto di solito magistralmente gestito con enorme talento), la centralità di Tex diventa marginalità, il bianco e il nero diventano grigio, i cattivi un pò buoni, i buoni un pò cattivi, il numero di personaggi in scena esplode tipo le Aide di Zeffirelli dove non si trova più un buco libero in palcoscenico e Aida fatichi ad individuarla. Ma è un Tex molto moderno, dove puoi apprezzare vicende degne di romanzi di avventura e un talento non comune di scrittura e gestione delle storie, che francamente non era così sviluppato nei due autori precedenti. Non che Boselli non sappia scrivere classico (vedi alcune storie minori dei 400 e 500 o vedi il Texone di Villa), ma centellina questa cosa come se si vergognasse di essere semplice e diretto, cosa che è al contempo il suo forte e il suo limite secondo me. In conclusione, è difficilissimo dire chi sia il migliore, come già dicevo darei sempre la palma a GLB, anche se a volte lo trovo troppo antico, troppo diretto, troppo violento (amo i pestaggi e gli incendi, ma talvolta letto oggi siamo ben oltre la ragionevolezza), e non riesco a rileggere le sue prime storie fino al numero 80 circa e dopo il 200 se non poca roba. Quello che però ha tirato fuori nel centinaio 100 basta e avanza per perpetuarne il Mito. Gli altri due li metto al secondo posto alla pari, ognuno con le sue caratteristiche, i loro pregi, i loro limiti. Sul terzo gradino, staccato, c'è Nolitta, che pur non azzeccando minimamente il personaggio era un ottimo narratore e di riffa o di raffa ha indovinato un paio almeno di quasi capolavori, cosa che i vari Ruju, Manfredi, Faraci e gli altri manco ci sono mai andati vicini in anni e anni ormai di onorata carriera Texiana.
    1 point
  7. Comunque non sottovalutiamo un aspetto molto importante: una cosa è abbozzare un soggetto anche funzionale, tutt'altra storia comporre una sceneggiatura. Gestire i tempi, distribuire le sequenze di azione e intervallarle con le giuste pause, scegliere il taglio "visivo" delle scene, regolare i dialoghi per non intasare le vignette e donare le giuste indicazioni per il disegnatore non è affatto semplice. In fondo lo sceneggiatore è soggettista, montatore e regista allo stesso tempo. Esperienza e mestiere sono fondamentali pen non cascare in banali errori o snodi non convincenti. In fondo anche il soggetto migliore se non sviluppato con una degna sceneggiatura può divenire banale o noioso. Ci andrei piano a definire semplice scrivere un fumetto (non solo Tex!).
    1 point
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