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TWF - Tex Willer Forum

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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 31/05/2023 in tutte le sezioni

  1. Pensa quanto gli rodeva che Tex continuava ad uscire. Ogni mese spendeva soldi per niente, e gli occupano posto! Per quello faceva commenti arrabbiati, magari sperava che alla Bonelli, leggendo che Pinco Pallino si era arrabbiato, decidevano di chiudere Tex anche se in attivo, e lui si risparmiava una barca di soldi! Infatti, era ovvio che Airoldi in persona le leggeva le sue lamentele! Le ha postate su Facebook! (è un dramma. Una volta per accedere a internet ti serviva un computer. Per usare un computer dovevi essere capace di accenderlo (oltre ad avare un motivo per averlo in casa). Questo già scremava il 90% dei vecchietti e dei tecnologically challenged. Poi è arrivata la solita Apple che è una piaga e ha fatto diventare gli smartphone un gingillo di massa, e adesso la gente posta senza avere la minima idea di cosa stanno facendo, se glielo chiedi ti dicono che loro su internet non ci vanno mica, postano solo su Facebook. E gli risponde direttamente Airoldi sulla pagina facebook di Tex, sono sicuri) A parte queste miserie, sono convinto che ci siano davvero tanti ex lettori che comprano Tex per abitudine. Perché tanto costava poco. Io stesso ho continuato per anni a prendere tutto perchè saltando le storie di Nizzi mi sarei risparmiato una ventina di euro all'anno, una cifra ridicola. E anche per questo lo "spremimento" attuale è molto, molto pericoloso, rischi di svegliare l'acquirente che dorme...
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  2. Nel preciso istante in cui i fumetti non saranno più realizzati dai disegnatori in carne e ossa e affidati alle AI, smetterò di leggerli e acquistarli. Ma ciò vale per ogni forma d'arte, poichè reputo che dietro ogni opera di un autore c'è immaginazione, emozione, passione coltivata con anni e anni di sacrifici, sogni, anima, un messaggio da veicolare ai simili. Tutta l'essenza degli esseri umani in pratica. Niente di tutto ciò può essere sostituito da una macchina, per quanto intelligente.
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  3. Ai primordi della sua carriera texiana, Boselli sforna spesso storie come questa, con degli elementi messi apposta, quasi una scorciatoia, per fare breccia nel cuore del lettore: crea comprimari forti e ben caratterizzati, ai quali il lettore si affeziona e trepida per la loro sorte, spesso questi comprimari sono grigi, nel senso che non sono né buoni né cattivi, oppure sono buoni ma stanno dalla parte del torto giuridicamente parlando (Torrence, Shane e gli Irlandesi) o sono cattivi ma compiono gesti nobili (Corbett, Ray Clemmons) oppure, ancora, sono cattivi traviati da un vissuto difficile (Mickey Finn). Nel processo di empatia che Boselli allestisce per fare "innamorare" i lettori dei suoi personaggi, non lesina mai particolari importanti sul loro passato, con flashback significativi: vale per Mickey Finn, ovviamente per Clemmons (tutta la sua storia è un flasback), per Shane più di tutti, e non trascura questo elemento anche solo per personaggi minori (si pensi al prete de I Sette Assassini), talché si può dire che l'altro protagonista sempre presente nelle storie del primo Borden è il PASSATO. Flashback, ricordi, suggestioni, rendono il passato sempre decisivo per l'azione del presente, lo rendono sempre PRESENTE appunto, una dimensione atemporale che grava perennemente sui destini dei personaggi. È la lezione di Faulkner: "il Passato non muore mai. Anzi, non è nemmeno passato". Insomma, Boselli va sul sicuro in queste sue prime apparizioni, utilizzando sempre un medesimo schema (a proposito di schemi ripetitivi) atto a rapire il lettore e a commuoverlo. Potrebbero parere questi espedienti a buon mercato, se dietro non ci fossero in realtà delle sceneggiature maiuscole, davvero poderose. I personaggi sono credibili e il loro vissuto non è messo lì tanto per generare la lacrima facile: ci sono sempre situazioni credibili e appassionanti, addirittura il passato di Shane è storicamente accaduto al vero capo degli Invincibili irlandesi. Boselli porta così su Tex non solo dei personaggi, ma quasi delle persone "in carne e ossa", e li rende protagonisti di situazioni appassionanti, con un corredo di dialoghi molto diversi da quello del suo predecessore (meno scoppiettanti) ma spesso più profondi, drammatici, intimi. Ricordo che, ormai stanco (e lo sarei stato sempre di più col tempo) di un Nizzi sfibrato, guardavo con ansia il tamburino di ogni nuova storia nella speranza che il nome dell'autore cominciasse con la B, e quando ciò accadeva potevo star certo che avrei letto una cosa diversa, più bella, più appagante. Cercatori di Piste rientra nello schema che ho per grandi linee tratteggiato sopra: grandi comprimari, personaggi grigi, un passato che incombe su ciò che si è nel presente, un finale amaro e commovente. Ma oltre a questo, c'è molto di più: dialoghi, avventura e western a profusione, per quello che fin da subito si potrebbe ribattezzare il Tex 2.0, un nuovo modo (ma senza tradire il personaggio) di narrare le vicende del ranger che ha accompagnato il nostro alla fine del secolo scorso e lo ha traghettato felicemente nel terzo millennio. Insomma, Cercatori di Piste, riletta per l'ennesima volta, ha colpito ancora... Ai primordi della sua carriera texiana, Boselli sforna spesso storie come questa, con degli elementi messi apposta, quasi una scorciatoia, per fare breccia nel cuore del lettore: crea comprimari forti e ben caratterizzati, ai quali il lettore si affeziona e trepida per la loro sorte, spesso questi comprimari sono grigi, nel senso che non sono né buoni né cattivi, oppure sono buoni ma stanno dalla parte del torto giuridicamente parlando (Torrence, Shane e gli Irlandesi) o sono cattivi ma compiono gesti nobili (Corbett, Ray Clemmons) oppure, ancora, sono cattivi traviati da un vissuto difficile (Mickey Finn). Nel processo di empatia che Boselli allestisce per fare "innamorare" i lettori dei suoi personaggi, non lesina mai particolari importanti sul loro passato, con flashback significativi: vale per Mickey Finn, ovviamente per Clemmons (tutta la sua storia è un flasback), per Shane più di tutti, e non trascura questo elemento anche solo per personaggi minori (si pensi al prete de I Sette Assassini), talché si può dire che l'altro protagonista sempre presente nelle storie del primo Borden è il PASSATO. Flashback, ricordi, suggestioni, rendono il passato sempre decisivo per l'azione del presente, lo rendono sempre PRESENTE appunto, una dimensione atemporale che grava perennemente sui destini dei personaggi. È la lezione di Faulkner: "il Passato non muore mai. Anzi, non è nemmeno passato". Insomma, Boselli va sul sicuro in queste sue prime apparizioni, utilizzando sempre un medesimo schema (a proposito di schemi ripetitivi) atto a rapire il lettore e a commuoverlo. Potrebbero parere questi espedienti a buon mercato, se dietro non ci fossero in realtà delle sceneggiature maiuscole, davvero poderose. I personaggi sono credibili e il loro vissuto non è messo lì tanto per generare la lacrima facile: ci sono sempre situazioni credibili e appassionanti, addirittura il passato di Shane è storicamente accaduto al vero capo degli Invincibili irlandesi. Boselli porta così su Tex non solo dei personaggi, ma quasi delle persone "in carne e ossa", e li rende protagonisti di situazioni appassionanti, con un corredo di dialoghi molto diversi da quello del suo predecessore (meno scoppiettanti) ma spesso più profondi, drammatici, intimi. Ricordo che, ormai stanco (e lo sarei stato sempre di più col tempo) di un Nizzi sfibrato, guardavo con ansia il tamburino di ogni nuova storia nella speranza che il nome dell'autore cominciasse con la B, e quando ciò accadeva potevo star certo che avrei letto una cosa diversa, più bella, più appagante. Cercatori di Piste rientra nello schema che ho per grandi linee tratteggiato sopra: grandi comprimari, personaggi grigi, un passato che incombe su ciò che si è nel presente, un finale amaro e commovente. Ma oltre a questo, c'è molto di più: dialoghi, avventura e western a profusione, per quello che fin da subito si potrebbe ribattezzare il Tex 2.0, un nuovo modo (ma senza tradire il personaggio) di narrare le vicende del ranger che ha accompagnato il nostro alla fine del secolo scorso e lo ha traghettato felicemente nel terzo millennio. Insomma, Cercatori di Piste, riletta per l'ennesima volta, ha colpito ancora...
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