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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Messaggi pubblicato da Leo

  1. Mi indichi esattamente quando e come (e, soprattutto, in forza di quale "evoluzione") il personaggio-Tex diventa più riflessivo, affievolisce i toni, e smette di compiere frequentemente "smargiassate"?
    Confondi l'evoluzione "editoriale" con l'evoluzione in sè del personaggio, ma in una saga come Tex, per come è strutturata, i personaggi non devono evolversi. Pu? cambiare lo scenario, il modo di sceneggiare, può essere aggiunto il colore...... ma non si possono modificare le caratteristiche intrinseche dei protagonisti.

    Quando Tex ha cominciato a cambiare? Non è un mistero, il suo linguaggio e le sue smargiassate cambiano (diminuiscono o sono meno esplosive) soprattutto con Boselli. I personaggi, dici, non devono evolvere e devono mantenere le loro caratteristiche intrinseche. Secondo me, come anche secondo Paco, le caratteristiche intrinseche sono rispettate. Quello che manca è una certa esplosivit? nel linguaggio e nelle spacconate? Siamo d'accordo anche su questo. Io stesso qualche post fa ho detto che probabilmente ai nuovi autori (Boselli in primis) questa caratteristica (eccellente in Nizzi) manca.


    Ciò su cui non siamo d'accordo è che Tex secondo voi sia addirittura stato snaturato (sono cambiate le caratteristiche intrinseche, non è più la succulenta margherita ma una più stravagante pizza alla nutella, una pietanza, come dice Cheyenne, che può andar bene una volta ma alla lunga nausea, ecc. ecc.). Ma questi sono gusti. Tex è sempre Tex. Ha perso una caratteristica, per quanto importante, ma questo non lo fa diventare altro. E' utopistico pensare che il personaggio non evolva. Sarebbe così se a scrivere fossero rimasti glB e Nizzi, ma se gli autori cambiano necessariamente il personaggio cambia. Secondo voi in peggio, alla stregua di una pizza alla nutella? De gustibus, secondo me molto in meglio, è una margherita con una saporitissima mozzarella di bufala :D.

    Qualche post fa Cheyenne ha detto che lo sguardo penetrante e indagatore di Tex de L'Ultima Diligenza può essere meno appagante e comunque è altro rispetto al Tex degli albori. Siamo d'accordo. Ma io questo "altro" lo apprezzo molto di più, è per questo "altro" che ancora leggo Tex, altrimenti avrei smesso tanti anni fa. Perchè la solita margherita non mi basta più. Se il personaggio evolve in questo senso, ben venga l'evoluzione. Boselli è questo, non è Nizzi e neanche GlB. Possiamo metterlo in discussione, possiamo avere nostalgia del Tex d'antan (anch'io ce 'ho), ma non possiamo cambiarlo perchè lo stile di un autore secondo me non si cambia. Nel rispetto del personaggio (e secondo me questo rispetto c'è tutto, perchè alcuni aspetti esteriori quali il linguaggio non stravolgono il personaggio) questo autore ha svecchiato Tex scrivendo capolavori inarrivabili. O meglio, io li reputo tali. Se per voi non è così è solo una questione di gusti.

    Ma pretendere che Boselli possa scrivere in maniera differente da come sa e vuole fare mi sembra irrealizzabile e ingiusto. Ingiusto, perchè è come se gli si chiedesse di scimmiottare i suoi precedessori, ma uno quelle caratteristiche ce le ha o non ce le ha. Se Nizzi è stato il miglior erede di GlB è perchè aveva nelle corde quello stile. Boselli non ce l'ha. Snatura il personaggio? No. Incontra i gusti dei lettori? Credo proprio di sè, ma, ovviamente, non di tutti, come quelli di Nizzi e GlB da tempo non incontravano più i miei.

  2. L'autore condivide con noi le sue passioni e le sue inclinazioni portando dentro Tex anche il suo mondo e il suo retroterra. E credo che non possa proprio farne a meno. E' lui che scrive Tex,  e porta qualcosa di sè, pur nel rispetto del personaggio, che non mi pare sia mai mancato.

    Va tutto bene, finch? un autore porta - per l'appunto - il suo mondo e il suo retroterra dentro Tex. Va meno bene, se porta Tex dentro il suo mondo ed il suo retroterra.

    Che è cosa ben diversa.
    Il VERO rispetto del personaggio consiste appunto in questo: rispettare quel che Tex è stato e - nell'ambito di tanto - non rinunciare a proporne una propria interpretazione. Non certo nel renderlo infallibile con la colt o nel fargli mangiare bistecche e patatine.... fosse così semplice, Tex saprebbero scriverlo tutti.

    Ma ragazzi, io non credo proprio che non si rispetti quel che Tex è stato. Il Tex di Boselli è sempre il più duro e il più forte, è sempre dalla parte dei deboli, è dotato di un profondo senso di giustizia. Io credo che il Tex boselliano (ed in generale il Tex dei giorni nostri) sia TEX. E' sempre lui, lo riconosco.


    I suoi toni si sono affievoliti, le sue smargiassate sono meno frequenti, ma questi sono aspetti esteriori: il personaggio è maturato, ieri era un giovanotto spaccone e spaccatutto, oggi, dopo tanti anni, riflette un po' di piu'. Ma non mi pare che non sia Tex. Tu dici: rispettare Tex non rinunciando a proporne una personale interpretazione: è proprio quello che fa Boselli. Non possiamo pretendere che il Tex di Borden parli il linguaggio di Nizzi: sono due autori diversissimi, molto lontani nei rispettivi stili, è ovvio che le interpretazioni sono dissimili.

    A questo punto è solo questione di gusti: Ted dice che Gli Invincibili e Colorado Belle sono come le pause di una melodia, che sono un momento di spicco ma non la melodia stessa (che addirittura verrebbe meno se le storie fossero tutte così). Io la penso esattamente all'opposto: con Boselli ho respirato, perchè il Tex di Nizzi, che pure mi ha fatto innamorare di Tex e che mai rinnegher?, non aveva davvero più nulla da dire, ed io mi sarei stancato a leggere canovacci sempre uguali, con Tex e Carson in fotocopia a svettare sull'avversario morituro di turno. Quindi parliamo solo di gusti, ma non cerchiamo di spacciarli per elementi oggettivi.

    Oggettivamente, Tex è rispettato (eccome) pur nella diversit? di interpretazione (che io nel mio piccolo preferisco)

  3. Per rispondere ancora a Leo: è vero che nel Tex Bonelliano era tutto chiaro e l'azione si svolgeva come da copione però che proprietà di linguaggio, che pathos, che stile aveva Pap? Bonelli!!! Non ne nascono più di autori così.

    Ma infatti nessuno lo mette in dubbio. In un precedente post, ho scritto che mi manca il linguaggio di GlB e soprattutto quello di Nizzi, che preferisco anche a quello del pap? di Tex. Certe scenette nizziane sono memorabili, e credo che in questo Nizzi svetti su tutti.


    Se è vero che mi manca quel linguaggio (che nessun autore successivo ha saputo o voluto replicare), è altrettanto vero che comunque preferisco il nuovo Tex. Che non ?, come lo ha definito Anthony, solo una "guest star". Nelle storie di Boselli Tex è sempre protagonista, con la differenza che è affiancato da altre figure umane di grande spessore. Boselli porta nuova umanit? e nuovi destini con cui confrontarsi. L'autore condivide con noi le sue passioni e le sue inclinazioni portando dentro Tex anche il suo mondo e il suo retroterra. E credo che non possa proprio farne a meno. E' lui che scrive Tex, e porta qualcosa di sè, pur nel rispetto del personaggio, che non mi pare sia mai mancato.

    Io credo che il Tex d'antan non torner? più perchè autori e tempi sono cambiati. Qualcun altro forse un giorno si riavviciner? a quello stile, ma solo perchè sarà il suo stile, così come quelli che abbiamo oggi scrivono con il loro. Credo che non ci si possa far nulla.

  4. Ma non possiamo accettare che Tex subisca la regressione di diventare collaterale e se ne perda la centralit?. Perchè così facendo non si perde solo la centralit? del protagonista. Si perde proprio il Dominus. Colui che è sopravvissuto per 65 anni a tanti cambiamenti, vicende, persone. Non mettiamo in pericolo e in gioco Tex. E non si tratta solo di avere un timore; è anche probabilmente una questione di onest? intellettuale, di correttezza professionale e deontologica. Infatti sarebbe troppo facile servirsi di uno strumento così conosciuto, diffuso e strutturato come Tex per scrivere altro che non sia Tex. La tentazione di farlo è certamente naturale, umana, ma cedergli può essere irreversibilmente deleterio, oltre che scorretto verso chi lo ha creato e verso chi lo ha accompagnato (pur nella diversit? di stile e di capacità) lo ha portato fino a noi oggi. Dunque avanti con le novità, ma nel rispetto da parte di tutti dell'elemento essenziale.

    IO credo che nessuno si serva del personaggio Tex per scrivere altro e assecondare il proprio personalismo (tesi peraltro che portava avanti lo stesso Nizzi). Credo invece che un autore abbia portato in Tex i temi a lui più cari, il proprio modo di scrivere, la propria "poetica" e così facendo, pur riducendo la centralit? di Tex (tanto che, come ben scrivi tu, se non ci fosse Tex la storia non ne risentirebbe), ha a mio parere dato maggior valore all'intera serie. Io non credo che la centralit? di Tex debba essere un dogma. Se anzi a Tex affianchi personaggi di forte caratterizzazione, non fai altro che arricchire la saga. A chi può interessare il Tex che malmena l'avversario di turno, avversario di cui peraltro si conoscono vita morte e miracoli e se ne conosce anche lo scontatissimo destino?Io vorrei leggere tutti i mesi storie come Gli Invincibili o Colorado Belle. Il reverendo preoccupato per la sorella che si mette in gioco nel West e si confronta con un mondo che non gli appartiene è una figura secondo me altissima: quale sarà il suo destino? Riuscir? a ritrovare sua sorella? Sopravviver?? E sua sorella, è ancora viva? Non mi ripeto poi su Shane, il comprimario più grande. Sono queste le domande che voglio pormi mentre leggo Tex. Voglio entrare in sintonia con un personaggio e stare in apprensione (ed essere curioso) per il suo destino, di cui non riesco ad immaginare nulla. Questa è la cifra di Boselli che più mi affascina. Che piega prender? la storia? Come andr? a finire per questo o quel personaggio? Che farà Glenn Corbett una volta fuggito? Avvertir? le autorit? o si infischier? dei propri compagni di sventura? Queste domande voglio pormi. Il Tex di Nizzi e GlB, divertenti quanto si vuole, queste domande non me le hanno mai fatte porre. La strada era segnata, il destino degli antagonisti pure. Preferisco il nuovo Tex.
  5. D'altronde l'avevi detto che non avresti trovato la condivisione di tutti ;)

    S?, ma non è che dovevi subito confermare! :_sigh Chi ti ha insegnatoa trattare così una debole donna? -_nono Le leggiadre fanciulle hanno sempre ragione -_-
    Chiedo venia, leggiadra fanciulla :DMi cospargo il capo di cenere e grido evviva al Tex imperfetto, ingenuo e verace dei tempi d'oro :trapper:
  6. Io, e capisco che questo possa non trovare la condivisione di tutti, tutto sommato preferisco una buona storia pienamente texiana che un capolavoro a texianit? limitata.

    Per me invece è il contrario. Io spero sempre di incappare in un capolavoro, anche a costo di una modesta presenza di Tex. In effetti la mia predilezione per Borden nasce da quei personaggi che mi hanno affascinato, mettendo senz'altro in (temporanea) ombra Tex. Tex alla fine finisce per vincere, sempre, e la sua figura non è mai sminuita. A me piacciono i suoi compagni di strada, anche se gli sottraggono troppo spazio. Io porto nel cuore la storia di Shane O' Donnell: è quella storia che ricordo, i suoi dialoghi, le sue situazioni, il suo lirismo. Tex l' c'è poco, e quasi non c'è traccia del Tex spaccone: eppure non mi è mancato, perchè quella storia mi ha dato una soddisfazione indicibile. Questo per dire che preferisco il capolavoro a un Tex spaccone (e un po' sterile). D'altronde l'avevi detto che non avresti trovato la condivisione di tutti ;)
  7. E invece a me questa storia non ha esaltato. Troppo scontata. Non c'è mistero, perchè sappiamo tutto sin dall'inizio, non ci sono personaggi coinvolgenti (a meno che non reputiamo tali il cinese, il senatore e il suo tirapiedi, avversari totalmente inconsistenti da un punto di vista della caratterizzazione), di conseguenza non ci sono neanche dialoghi o sequenze memorabili. A metà della storia, capito il canovaccio, la trama non ha più nulla da dire. Lo si capisce subito che Tex farà fuori prima i falchi, poi gli ammaestratori e infine i mandanti. Non c'è possibilità di sbagliare. Stile eccessivamente telefonato, in cui spesso - anche nei suoi momenti migliori - Nizzi indulgeva, e che io ritengo tra i suoi peggiori difetti. Storia per me veramente piatta.

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  8. Assai interessante, questo topic. Riassumendo in modo molto spiccio, riguardo l'argomento di fondo del topic mi pare che finora si siano delineate grosso modotre posizioni:- C'è chi del vecchio Tex rimpiange tutto, ma proprio tutto ( dal linguaggio al carattere, dalla centralit? assoluta del personaggio alla scrittura, didascalie comprese ).- C'è chi rimpiange alcune cose ( nel caso del sottoscritto: una certa caratterizzazione del personaggio che è stata modificata, una maggior presenza dei pard, le storie lunghe e un tasso di ironia/umorismo sensibilmente diminuito ), ma accoglie con favore la maturazione in termini di scrittura, di disegno, riconoscendo che finora si è trattato di una evoluzione naturale, sempre contenutaentro i giusti limiti e mai spinta verso i confini della snaturazione.- C'è infine chi non rimpiange assolutamente nulla, o perchè preferisce il Tex moderno rispetto a quello vecchio, oppure perchè negli anni il suo approccio alla saga è cambiato di pari passo con l'evoluzione della stessa. Io rientro nel secondo dei casi classificati, ma anche se magari non condivido questa o quella argomentazione addotta a sostegno di qualche tesi, penso che tutti e tre gli approcci siano ugualmente validi. Perchè ognuno di noi ha in mente il proprio Tex, ama questo fumetto per determinate caratteristiche piuttosto che per altre, e di conseguenza ha la propria idea su come la saga dovrebbe essere portata avanti. Perciò trovo particolarmente interessante la discussione, e mi farebbe piacere che anche altri si aggiungessero.

    Come fanno ad aggiungersi altri, se già dici tutto tu? :indianovestito: Scherzi a parte, apprezzo e quoto il tuo intervento, che sintetizza le diverse istanze dei forumisti. Io, come te, mi colloco al secondo posto: rimpiango l'ironia e il linguaggio di Nizzi ma apprezzo molto di più la maturazione del personaggio, i suoi dialoghi più profondi e l'umanit? e il ben diverso spessore dei suoi personaggi.
  9. Sottoscrivo parola per parola quello che ha scritto West.

    Cheyenne Possibile che siano diventati così scarsi i clarinetti e i ferri da tiro? Che quelli che si affrontano non siano più candidati al camposanto a cui promettere una colletta per una corona di crisantemi? Che il politically correct abbia colpito al punto da non lasciargli più regalare un paio di dollari ad un "carboncino" sveglio e intelligente che gli ha dato una preziosa informazione?
    Va benissimo l'occhiata scrutatrice e penetrante per carit?, ma non sono sicura che un Tex che si limitasse a qualche sguardo indagatore e magari, in caso di necessit?, fulminante, avrebbe raggiunto i livelli che ha raggiunto questo.

    Lo sguardo indagatore de L'Ultima Diligenza è secondo me una scena altamente matura. Probabilmente scene simili non avrebbero consentito a Tex di diventare Tex, e su questo sono d'accordo con te, Cheyenne. Penso che Tex sia diventato tale col linguaggio glbonelliano prima e nizziano poi, ma penso altresè che Tex sia maturato molto con queste nuove interpretazioni. Il nuovo Tex è figlio del vecchio Tex, e se oggi Tex può ammaliarci con scene tipo quelle de L'Ultima Diligenza, è anche perchè il vecchio Tex ci ha piacevolmente stordito con il suo linguaggio esplosivo, coloritissimo e ridondante.


    Boselli è interprete di un Tex più maturo e meno esplosivo. Capisco la tua nostalgia per il Tex d'antan, e sono anzi d'accordo con te. Quello che voglio dire è che non possiamo chiedere a Boselli di essere quello che non ?, e quindi di far parlare Tex in un modo che non gli appartiene. Boselli è altro, ha altri pregi, e come ho scritto prima, se anche al "nuovo" Tex manca qualcosa, in compenso c'è qualcos'altro che lo rende più maturo e attuale e che mi consente di leggerlo ancora oggi.

    Ci voleva GlB e poi Nizzi per arrivare a Boselli. Senza i primi due non ci sarebbe stato il terzo, ma il terzo è colui che ancora oggi mi consente di leggere Tex senza stancarmene; e se non me ne stanco è proprio perchè il terzo è completamente diverso dagli altri due, pur nel rispetto del personaggio. Il terzo ha innovato, è colui che, mettendo al centro della propria narrazione altri elementi, totalmente dissimili da quelli dei suoi predecessori, ha scritto i più grandi (per me) capolavori texiani, veri momenti di grandezza per la saga nonostante vedessero un Tex oggettivamente molto più opaco nei toni di quanto non fosse il Tex nizziano e GlBonelliano.

  10. Sono d'accordo con te, John. Anche a me manca un Nizzi (il Nizzi prima maniera); su questo punto sono assolutamente d'accordo con con Cheyenne e Capelli d'argento. Il problema è che un altro Nizzi evidentemente non è nato, e di certo non è ravvisabile in Faraci, Ruju o Manfredi (e ovviamente tanto meno in Boselli). Ciò che volevo dire io è che bisogna tenerci il buono degli attuali autori, non pretendendo da loro uno stile che era proprio di GlB e di Nizzi e che evidentemente non è il loro. Quindi mi manca Nizzi, non credo e non pretendo che tra gli attuali autori si nasconda un novello Nizzi (cosa difficilissima), ma credo che gli attuali autori siano comunque validi ed anzi sotto molti aspetti mi soddisfano più di Nizzi. Consapevole che Nizzi non c'è più, mi tengo quel che abbiamo che francamente non mi pare poco.

  11. Io non amo le storie fantastiche, ma devo ammettere che questa mi è piaciuta. Certo, il contributo dei disegni è determinante (Villa come al solito superlativo) ma anche i dialoghi sono freschi e ben costruiti e le situazioni che si vengono a creare sono avvincenti. Ottime anche le figure di contorno, da Lily a suo marito, al negromante iniziale. Che dire? Non cambio idea sulle storie fantasy, ma almeno mi sono divertito, più di quanto mi sarei aspettato...

  12. Attenzione: con questo non voglio dire che gli attuali autori siano meno bravi, o siano incapaci di far parlare Tex in un certo modo; dico solo che semplicemente non lo vogliono, perchè non gli appartiene.

    Non lo vogliono, non gli appartiene è Complimenti, se è così. _thia-

    D'altronde è piu' che un sospetto.... :old:
    Nizzi ( a lui apparteneva il Personaggio ?! )si era sforzato di entrare in sintonia con Tex e ci riusc? per almeno un quindicennio, da solo, lo ripeto. Quando, poi, per varie vicissitudini ampiamente risapute, ha provato scivere alla Nizzi si son visti i risultati. :malediz...
    E qui con tutti sti autori non ce n'? uno in grado di provare ad avvicinarsi a quel modo di scrivere simile al Grande Bonelli ?
    Forse Nizzi era GLB? Non credo... :old:
    Boselli, affermi, ha un modo di scrivere piu' misurato. Che c'entra è Si sforzi di "mimettizzarlo" con quello originale. Non è un valido professionista, ritenuto tale da tutti, me compreso è Non riesce, quindi, a scrivere due battute decenti alla GLB utilizzando certe tipiche espressioni anzich? "filosofeggiare" con dialoghi alla Berardi è Non ce la fa a farci leggere due, dico due pagine ogni tanto di scazzottate old Style in coppia con Carson è Per non parlare degli altri sceneggiatori.
    Mah.... -_nono

    Nizzi non era GLB, ma dai suoi esiti si capisce che il personaggio e i suoi dialoghi gli erano del tutto congeniali.


    Boselli scrive in maniera totalmente differente: privilegia altri aspetti, quelli che ho sottolineato nel mio precedente post, e magari dirada le scazzottate e i siparietti comici. Su questi, io non credo che in Boselli siano totalmente assenti. Credo, questo sè, che siano meno presenti di un tempo e che le pantomime tra Tex e Carson siano meno gustose di un tempo. Ma se in vent'anni che Boselli scrive Tex questi elementi li abbiamo visti di meno (e comunque li abbiamo visti) significa semplicemente che non gli appartengono.


    Gli appartiene invece un'attenzione ai personaggi, ai caratteri, alla vita passata (con i flashbacks) dei propri personaggi: tu questo lo chiami "filosofeggiare alla Berardi"? E' vero, anch'io lo chiamerei così, ma io, a differenza di te, in questo non vedo nulla di negativo ed anzi è proprio questo che mi ha fatto innamorare di Boselli. Lo stesso Mauro afferma che quando ha letto Oklahoma ha esclamato che "allora si può scrivere un Tex così!" implicitamente affermando di apprezzare più il modo di scrivere berardiano che le vecchie storie old style (sia di Nizzi che di GlB). In un'altra intervista (di Virgin al nostro TWM, se non erro), Boselli ammette ancora di essere più attratto dal modo di scrivere, più intimistico e umanizzante, di D'Antonio che di GlB. Queste affermazioni vorranno pur dire qualcosa, no? E vogliono dire, a mio parere, che nelle sue corde c'è qualcos'altro, qualcosa che lo accomuna più a D'Antonio e a Berardi che a GlB e a Nizzi. Contemporaneamente, però, apprezza sia GlB che Nizzi e fornisce versioni di un Tex suo, personalissimo, che si discosta dal Tex del duo anzidetto ma senza stravolgerlo o mancargli di rispetto.

    Per me Boselli ha modernizzato Tex. In questa modernizzazione il personaggio ci ha perso qualcosina, ma ci ha guadagnato molto di più. E io sono contento così. :generaleN:

  13. Caro Paco, io qui sopra, per la verità, a oggi vedo sei voti negativi (sotto il 6) e quattordici positivi. A ogni modo, da un punto di vista concreto e pratico - senza rinnegare nulla, sia chiaro!  - questa storia fa parte di un ciclo per me già chiuso da tempo. Le storie che sto scrivendo oggi hanno altre strutture, altro respiro. è normale. E guai se non capitasse. Spero, quindi, in un futuro non troppo lontano, di soddisfare anche te, Paco. Saluti, a tutti. Scusatemi per quella che io continuo a ritenere un'intromissione. Non voglio, con la mia presenza qui, alterare la serenit? del vostro giudizio. Vamos! Suerte!Tito Faraci

    Come ho scritto nel topic dedicato alle tue storie, per me il bilancio delle tue storie è positivo, e tale resterebbe se le storie mantenessero questi standard. Ho anche auspicato che arrivino presto storie di altro respiro (Starker era una di queste), e sono contento che stai già scrivendo in tal senso. Quanto alla serenit? di giudizio, non credo ci siano pericoli: vedere per credere il topic dedicato a Gli Schiavisti, con noi forumisti che attacchiamo (con la nostra verve polemica, ma sempre civilmente), Borden che non si fa pregare e spara bordate anche violente (ma sempre civili) e noi che rispondiamo con i cannoni :D ). Quindi, credo di rispecchiare il pensiero di tutti se dico che i tuoi interventi in questa sede sono graditissimi. Quelli con Borden, quand'anche non proprio amichevoli, consentono scambi di battute anche forti e chiarimenti delle reciproche idee (anche se poi fondamentalmente ognuno resta sulle sue posizioni).
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  14. Anch'io trovo che Faraci sia molto "misurato". Le sue storie non hanno mai superato i due albi, rinunciando con ciò in partenza a quell'ampio respiro di cui secondo me una storia ha bisogno se vuole ambire ad essere un Capolavoro. Sono storie lineari, semplici e scorrevoli: ciò è un bene, ma queste qualità, ottime nel breve periodo, naturalmente non possono bastare alla distanza. Sono d'accordo con Ym quando dice che l'autore ora dovrebbe osare di più. Il suo andamento è altalenante. Io ho trovato molto buone Evasione, Lo Sceriffo Indiano e La legge di Starker: queste tre storie secondo me hanno tre ottimi personaggi, tre bei comprimari che me le fanno ricordare sempre con un gran piacere. Se una storia è ricordata positivamente, allora ha centrato l'obiettivo. Un pelino sotto, ma comunque belle, sono Sotto Scorta e L'Uomo di Baltimora, mentre trovo pessima Braccato. Su sette storie (sei della serie regolare + il Maxi su Starker, mentre le altre non le ho lette), il mio giudizio è ampiamente positivo su tre, buono su due, sufficiente su una (L'Inseguimento) e solo su una (Braccato) insufficiente. Segno, questo, che Faraci mi piace. Certo, non ha ancora scritto la storia che ti toglie il fiato (e non è detto che la scriver? mai) ma il suo standard qualitativo non è male e se anche restasse così (sperando però di non incappare in una novella Braccato) io non me ne lamenterei. Mi auguro comunque che anche lui possa presto contribuire al mito con una storia epica e indimenticabile.

  15. Sinceramente non capisco perchè il linguaggio texiano originale non sia più utilizzabile. D'accordo, ognuno ha il suo stile e non è soddisfacente limitarsi a scimmiottare altri, ma credo che sulla scia dei classici "insigne babbuino vestito a festa" o "sottospecie di verme in attesa di essere assunto da padron Satanasso" si possano costruire espressioni che soddisferebbero i lettori più esigenti senza - e questo mi è sempre piaciuto - scadere in quel turpiloquio che a volte mi sembra assurto a livello di arte.

    Il linguaggio GlBonelliano era colorito e aveva espressioni divertentissime ma che oggi forse potrebbero apparire ingenue... leggere una storia di GlB poteva essere anche stancante, alle volte, per eccesso di verbosit?. Credo che il linguaggio GlBonelliano in chiave moderna l'abbia reso alla perfezione Nizzi, che sapeva rievocare il vecchio GlB limandone tutte le ridondanze. Credo che quel linguaggio sia irreplicabile oggi perchè non è nelle corde degli attuali autori. Attenzione: con questo non voglio dire che gli attuali autori siano meno bravi, o siano incapaci di far parlare Tex in un certo modo; dico solo che semplicemente non lo vogliono, perchè non gli appartiene. Boselli ha un modo di scrivere i dialoghi più misurato. Tenta di colpire il lettore (riuscendoci spesso e bene) con personaggi complessi e sfaccettati. I suoi dialoghi (quelli seri) sono quanto di meglio si sia mai letto in Tex: confronti veri, tanto più veri perchè recitati da personaggi di grande spessore. Uno su tutti (per non ripetermi e citare sempre i suoi capolavori) penso al confronto tra Tex e il proprietario delle diligenza de L'Ultima Diligenza. Tex, guardando negli occhi l'uomo, scava nel suo animo alla ricerca di tracce di colpevolezza, e l'altro, uomo tutto d'un pezzo, non riesce a reprimere un brivido davanti allo sguardo freddo e penetrante del ranger. Oppure penso all'indiano che ride in faccia al reverendo fratello di Colorado Belle, confermando con il suo ghigno maligno che la ragazza ha fatto una brutta fine... E allora, se anche Boselli non fa parlare Tex come Nizzi, non me ne cale: in cambio ho questi dialoghi, questi confronti, questo spettacolo!Lo stesso dicasi per Manfredi. I suoi Verso l'Oregon e La Grande Sete sono avventure straordinarie, fatte di sguardi, scene, sentimenti, miserie: fatti di umanit?. Anche in questo caso, Manfredi ha uno stile più pacato e credo che sarebbe per lui una violenza verso sè stesso far parlare Tex alla sua vecchia maniera. Anche Faraci e Ruju hanno il loro stile, anche qui meno scoppiettante e più riflessivo. E' vero che gli autori devono rispettare il personaggio-Tex, ma devono farlo non violentando il proprio personalissimo stile.
  16. Nel post a commento del primo albo, avevo definito la storia fino a quel momento eccellente. Non pensavo che Stanton stesse tornando dalla sua banda e ritenevo che i contadini lo stessero inseguendo per la stessa ragione per cui Mitch invece lo voleva morto. Avevo immaginato che Stanton avesse fregato i suoi ex complici portandosi a casa un ingente bottino e che i contadini in qualche modo lo sapessero e per questo lo inseguissero. Peraltro Faraci era stato ben attento a non scoprire le sue carte, gestendo la storia in maniera perfetta e lasciando il lettore in preda alle domande e alla curiosità: ribadisco che il primo è stato davvero un ottimo albo. Purtroppo il secondo a mio parere tradisce le attese. Le motivazioni per cui i contadini si sono messi sulle tracce di Stanton sono oggettivamente improbabili, ed è sorprendente vedere Stanton tornare dai suoi vecchi sodali quando invece potrebbe scappare col denaro: quest'ultima, in particolare, è un'incongruenza bella e buona, che invalida la bontà della trama. Un'incongruenza (il ritorno di Stanton dai suoi complici) e una forzatura (le motivazioni dei contadini) rendono la storia troppo zoppicante perchè possa mantenere il giudizio positivo del primo albo, quando ancora non si sapeva nulla e tutto poteva andare diversamente da come poi è stato. La cosa più bella dell'ultimo albo è senza dubbio l'ultima scena, con Tex che piomba alle spalle di un ormai sicuro Stanton: un'ottima trovata. In sostanza, all'8 pieno che avevo dato al primo albo segue un 6 per il secondo: l'aritmetica vorrebbe che alla storia assegni un 7 complessivo, ma poich? la conclusione e la coerenza della trama sono più importanti di tutto il resto, non vado oltre il 6,5. Disegni di Mastantuono: capisco che i suo stile "estremo" e glaciale possa dividere: a me piace tantissimo.

  17. Bella domanda, Cheyenne...

    anche a me, come ad Anthony, mancano innanzitutto le storie in più albi. Abbiamo un bel dire che una storia se è valida può essere contenuta anche in soli due albi, e che non dobbiamo farne una questione di lunghezza ma di qualità, ma la verità è che tre o più albi danno obiettivamente un respiro diverso alla storia. Riprova ne è che quasi tutte le storie più belle IMHO superano i due albi: mi manca una bella scorpacciata tipo Sulla Pista di Fort Apache, Le Rapide del Red River, La Leggenda della Vecchia Missione, La Congiura (per non parlare dei Capolavori con la C maiuscola, come Il Passato di Carson, Gli Invincibili, Fuga da Anderville, L'Uomo senza passato, La Grande Invasione, ecc. ecc.). Ho trovato valide anche storie in due albi, ma nessuna di esse è un vero Capolavoro. L'ultima storia in più di due albi, Mondego il Killer, se non è un Capolavoro ci si avvicina molto, a ulteriore conferma di quanto sopra detto.

    Poi mi mancano i flashbacks, di cui Borden è insuperabile maestro, e i siparietti comici, il cui più grande autore è stato invece Nizzi (il cui linguaggio IMHO resta insuperato).

    Anche a me come a Josey non mancano le storie "misteriose" n° vecchi amici o nemici (mi bastano Tex e Carson, che preferisco anche più del quartetto...)

  18. E' nella Top 5 dei miei episodi favoriti. Come storia, la ritengo il punto più alto mai raggiunto in tutta la serie, insieme a "Fuga da Anderville" e "Gli invincibili". Davvero, a questi livelli non vedo proprio quale altro episodio possa competere. Che posso aggiungere, che è una di quelle storie che non ti stanchi mai di rileggere è E' troppo poco... Non solo non ti stanchi mai di rileggerla, ma non ti stanchi neppure di pensarci, perchè anche il solo richiamarla alla memoria ti scatena sensazioni forti. E' bellissima, esaltante. Marcello è un interprete in perfetta sintonia con le atmosfere della vincenda. Magari sarà tecnicamente meno agguerrito rispetto ad alcuni disegnatori di generazione più recente, ma che suggestioni riescono ad evocare le sue tavole... "Il passato di Carson" è fuori concorso. Inserisco il voto nel sondaggio giusto per formalit?.

    Josey, di solito i tuoi interventi mi piacciono molto... e qui non mi smentisci. Sottoscrivo parola per parola. Il Passato di Carson fuori concorso, e le altre due subito a seguire. Oltre a queste storie, nella mia top five ci sono Oklahoma e L'Uomo senza Passato...
  19. Per quanto riguarda "La sconfitta", io tenderei a ridimensionare il ruolo di Nolitta. Nel senso che, se non ricordo male, a Nolitta si deve l'idea della sconfitta in duello, ma tutto il resto, compreso lo scavo psicologico dei personaggi e il dramma familiare che si consuma, è tutta farina del sacco di Bonelli. Per questo ribadisco quanto tu stesso hai riportato di quel mio articolo. E ti dico, leggiti "Una campana per Lucero": quella dovrebbe proprio piacerti!  ::evvai::

    Ma infatti, Paco, è proprio quello che ho detto: questa storia mi smentisce proprio con i personaggi di Keno, Sahuara e Baker padre, che, come ho scritto, sono interamente GlBonelliani. Stiamo dicendo la stessa cosa, quindi: Nolitta si è limitato a suggerire la sconfitta, mentre GLB fa il resto, crea comprimari caratterizzati psicologicamente, e per questo mi smentisce. In effetti la mia conclusione è che la domanda che avevi posto nel tuo articolo può avere una risposta affermativa, come hai fatto tu. Su La Sconfitta siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Non sul resto delle storie GlBonelliane, che, ripeto, sto facendo fatica a digerire, ma su La Sconfitta sè. Su Lucero: non sono mai riuscito a trovare l'albo che mi consentisse di completare quella storia, e per questo non l'ho mai letta. So che anche qui c'è un personaggio molto tormentato: cercher? di completare la storia e non mancher? di commentarla :trapper:
  20. Non avevo mai letto questa storia, ma molta era la curiosità dopo aver letto l'appassionato articolo di Paco nel TWM del giugno scorso.

    Riporto per intero la domanda che Paco pone e si pone all'inizio del suo articolo:

    Pu? il Tex di Gian Luigi Bonelli, per definizione fumetto granitico e spacca tutto, che condensa nelle sue avventure azione a gog?, pestaggi, scazzottate e sparatorie a ripetizione, essere un qualcosa di ulteriore, diverso, più ?profondo??
    Pu? quel Tex presentare storie in cui la psicologia dei personaggi, lo scavo nella loro personalit?, il dramma psicologico, risultano importanti quanto e più della componente avventurosa?
    Pu?, insomma, quel Tex, non aver niente da invidiare ai fumetti più moderni e ?autoriali??
    Indubbiamente la risposta è si!

    Sto rileggendo, sia pure la sera e sia pure a fatica (per il sonno), le vecchie storie di GlB, e per ora posso dire che non ce n'? nessuna che mi abbia soddisfatto appieno. Il suo Tex "granitico e spaccatutto" mi diverte, ma (e qui mi aspetto strali) mi rendo conto che non mi appassiona davvero. Anche storie che mi avevano appassionato da ragazzino, oggi le trovo non più soddisfacenti come una volta (una su tutte, Gilas, ma anche pietre miliari come La cella della morte, Terra Promessa, ecc). Il mio non è un giudizio definitivo, ed anzi vorrei rileggere quelle storie, magari in un momento in cui la mia attenzione possa essere più alta di quella che posso prestare la sera a letto già annebbiato dal sonno e dalle fatiche quotidiane. Vero è che rileggere I Giustizieri di Vegas o Colorado Belle mi d' immensamente più piacere che rileggere la Cella della morte, che trovo insopportabilmente allungata. E non ne faccio neanche una questione di "datazione" della storia: Caccia all'Uomo o El Muerto sono altrettanto datate, eppure le adoro. Lo stile di Nolitta mi è molto congeniale, quel Tex più umano (i cui esiti sono meno scontati quindi di quelli di GlB) mi intriga e mi incuriosisce di più, lo sento più vicino. In questo non posso non dirmi d'accordo con l'intervento di Pippo scritto qualche post fa su questo stesso topic, e probabilmente Zagor come eroe mi sarebbe forse più gradito se solo non sconfinasse così spesso nell'inverosimile e addirittura nella fantascienza.

    Questa lunga premessa per dire che La Sconfitta conferma e smentisce al contempo le mie sensazioni, e quindi già per questo è molto particolare: storia al solito divertente nel linguaggio (ma questo tipo di divertimento non mi basta più), si eleva di molto nel finale.

    La conferma sta nel fatto che la storia si eleva con l'intervento di Nolitta, e con il suo suggerimento sulla sconfitta di Tex.

    La smentita sta nel fatto che i personaggi (interamente GlBonelliani) di Keno (che è splendido nelle sue remore morali), Sahuara (personaggio epico) e del vecchio Baker (una mente già probabilmente malata colta da delirio di onnipotenza nel più tragico momento che possa vivere un padre) sono, pur nell'estrema sintesi e asciuttezza delle loro parole e dei loro pensieri, caratterizzati psicologicamente in maniera perfetta, drammaticamente perfetta, e qui non posso non essere d'accordo con Carlo Monni quando parla di psicologie ben scavate e azzarda un paragone con Shakespeare.

    Credo che GlB abbia avuto il grandissimo e insuperabile merito di aver creato il personaggio e il suo mondo, ma credo che le storie più belle non siano state scritte da lui. Amo lo stile di suo figlio, di Nizzi (pur così vicino al suo), ovviamente di Boselli (per il quale ho una predilezione assoluta). Lo stile di Bonelli padre, oggi, mi appassiona poco. Ma storie come La Sconfitta mi fanno ricredere. Mi smentiscono. E, ovviamente, non posso che esserne felice.

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  21. Io mi chiedo a che pro introdurre un personaggio interessante come Zanna Bianca, un bianco a capo degli indiani, se poi deve fare poco più che la comparsa in un finale peraltro buttato via davvero malamente. Storia che io, a differenza di Sam, non rivaluterei. In questa storia a mio parere è ben visibile (come in tante altre) quanto afferma Nizzi in Tex secondo Nizzi: quando parla di GlB, afferma che i soggetti di Bonelli padre qualche volta avevano delle falle, aggiungendo che la cosa può capitare in un narratore fluviale come lui, che non scriveva soggetti ben definiti ed anzi, come lo stesso GlB ammetteva, erano i personaggi nel corso della storia a dirgli dove andare e cosa fare. In questa storia il soggetto era buono, ma Zanna Bianca è stato buttato via in una sceneggiatura che brucia e si brucia troppo rapidamente. Una scena però mi è rimasta impressa: Tex chiede ad un fuorilegge impaurito se voglia una sigaretta. Quello, un p? rassicurato (perchè ha paura che Tex lo meni), l'accetta e se l'accende, ma non ha fatto la prima tirata che già un formidabile pugno di Tex lo mette al tappeto facendogli ovviamente cadere anche la sigaretta. :DRiguardo a Letteri, era in un periodo il cui stile non mi è particolarmente gradito. Il Letteri Grande e Definitivo sarebbe venuto dopo.

    • +1 1
  22. Vedete quanto questa storia ispiri e quanto fa pensare, come rimane dentro dalla cena iniziale con i Walcott alla sfuriata finale di Tex con Howard Walcott (Quello che avete fatto è un abominio!). Ciò che rimane a Tex alla fine è solo il desiderio di abbandonare un posto che  lo stesso servo dei Walcott, Nathan, indica come "non più come una volta"; sono anche queste le cicatrici della guerra.
    La presenza di Kit Carson come accompagnatore è comunque significativa perchè indirettamente si legge di come lui negli anni sia sempre l'amico fraterno di Tex, il cui legame rimane intatto attraverso gli anni ( a differenza di quello tragico con John Walcott). Sarà lui infatti a far compagnia a Tex in "un bar luccicante e pieno di specchi in cui berci un bicchiere sopra".

    D'accordissimo con te, John. Questa storia fa pensare e ti lascia dentro tanta amarezza. Sono d'accordo anche sulla significativit? della presenza del Vecchio Cammello, sia pure in veste di accompagnatore. La vignetta finale, dove i due pards cavalcano tra i campi di cotone del Sud e Tex cerca di mandar già il boccone amaro con il vento tra i capelli e la compagnia del suo amico fraterno, è forse la vignetta più bella e più intrisa di significato di tutta la saga.
  23. La storia a me è piaciuta, ovviamente non è da catalogare fra i capolavori ma fa la sua degna figura. Anche a me non dispiace il fatto che a volte Nolitta partisse da tutt'altre scene per poi incanalare la storia su altri binari. Non trovo questo metodo un "allungare il brodo". Da rilevare la bella performance di Tiger e la presenza di scene da saloon con adeguata presenza di fanciulle che recitano ruoli non da belle statuine ma perfettamente integrate e con un senso ben preciso nell'evolversi degli avvenimenti. Secondo me non guasta neanche il finale che vede Tex dover scendere a patti. Non trovo che esca sconfitto su tutta la linea in quanto la missione principale viene comunque portata a termine. Voto 8.

    Io direi degnissima: la storia è bella, ha un grande ritmo e continui colpi di scena. E' proprio quello che cerco in Tex: non sentieri "telefonati" ma accidentati e ricchi di situazioni e coups de theatre. Anche i dialoghi sono ottimi e i personaggi, dagli ufficiali messicani a Morrow, ben gestiti. Il finale: spesso Tex nelle storie di Nolitta è "irrilevante" (vd I Ribelli del Canada) o è sconfitto (vd Caccia all'uomo, La strage di Red Hill, Giungla Crudele). Il Tex di Nolitta è un Tex più realistico, che può anche non incidere sulle sorti di una grande compagnia dell'Est che abbia appoggi politici influenti, e che può anche essere costretto ad arrendersi ad un delinquente di mezza tacca come Pedroza se la situazione è realmente disperata. Sam dice che ha avuto una sensazione di incompiutezza: sono d'accordo, ma penso che l'intento di Nolitta fosse proprio quello. Io adoro le storie di Nolitta (anche se non tutte), e soprattutto adoro il suo stile, preferendolo anche a quello di suo padre. Sui disegni, posso solo dire che Ticci è immenso: non ci sono altri aggettivi per questo Maestro; forse dovremmo inventare un neologismo: Ticci è "ticciano".
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