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TWF - Tex Willer Forum

Leo

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Messaggi pubblicato da Leo

  1. Una lettura seriale prima o poi stanca. Ci si stanca delle solite scene, delle solite situazioni, sembra tutto un d'j? "lu". A me, come a tanti che hanno commentato prima, è capitato di allontanarmi da Tex, proprio perchè non mi dava più quelle emozioni che cercavo. Io credo comunque che gli elementi che tu cerchi secondo me Tex ce li ha dati, in alcuni suoi capolavori. Ma non si possono scrivere sempre capolavori. L'ultimo, lo hai detto anche tu, è Mondego il killer (non credo si possa definire canonico) e risale a sole tre-quattro storie fa, anche se in termini di tempo è già passato un anno... L'unica è riaprire quei libri ammuffiti, come hanno già suggerito gli altri pards e staccare un attimo da Tex. Prima o poi, la voglia torner?...

  2. Stavolta non voglio soffermarmi tanto sul soggetto, comunque interessante e molto buono

    naturalmente la dottoressa non convince neanche me, e sarebbe una sorpresa sapere invece che è una brava ragazza! Anch'io ho pensato subito alla nizziana Il Villaggio Assediato: l'unica cosa che mi suona strana è che la ragazza è arrivata in città da qualche mese: mi sembra un po' troppo tempo per far da basista per un colpo...
    .


    Mi soffermo invece sui particolari gratuiti di questa storia.

    1. nella scena iniziale, Corvo Giallo, presentendo la morte, vuole oltrepassare il fiume. Ciò consente al vecchio traghettatore di parlare per ben due pagine di fila nel tentativo di convincere Corvo Giallo a desistere. Questa scena è totalmente gratuita e del tutto ininfluente per il prosieguo della storia. Ci fa conoscere, ovviamente in maniera superficiale, un vecchietto simpatico e molto autentico, che pure non avrà (almeno credo) alcun ruolo in seguito. Una scena che poteva tranquillamente non esserci, e tuttavia simpatica, ed anzi bella anche per il concretizzarsi della profezia di Corvo Giallo. Insomma, questa scena, inutile nell'economia della storia, mi è comunque piaciuta per l'autenticit? dei suoi personaggi, per la simpatia che il vecchio trasmette e per l'epica e disperata rassegnazione dell'indiano che, colto dalla consapevolezza del tutto irrazionale di stare per morire, si siede per terra attendendo una morte per lui ormai certa.


    2. durante la storia, i tre pards incontrano tre sceriffi. A due di essi, Boselli è molto bravo a far recitare delle parti che, pur nella loro estrema brevit?, li rendono comunque simpatici e non anonimi. Anche qui, mi pare di trovarmi di fronte a delle persone in carne ed ossa, nella loro quotidianit?, e non di fronte a personaggi di carta: lo sceriffo di Cottonwood si mette in risalto per quella sua bottiglia di whiskey nascosta ai mormoni (tanto che, quando qualcuno lo viene a chiamare, lui non lo fa entrare fino a che non ha nascosto la bottiglia :D ); lo sceriffo di Green City è fortissimo quando dice a Kit che una cena e un caff? gli toglieranno dalla testa la bella dottoressa. Le battute dello sceriffo sono molto più efficaci degli stessi sfott? successivi di Tex e Carson perchè questi ultimi hanno ascoltato il racconto di Kit e hanno potuto così rendersi conto dell'invaghimento del giovane; lo sceriffo invece ha solo guardato Kit negli occhi, nient'altro, e già così ha intuito il suo turbamento, da uomo, bonario e navigato, che sa cosa sono i giovani ardori.

    Scene gratuite, come detto, ma molto efficaci e piacevoli che, pur non aggiungendo nulla alla trama, rendono la storia più autentica e generano una sensazione di "complicità" tra i personaggi e il lettore.

  3. "Alla riuscita dell'albo contribuisce anche Josè Ortiz, con il suo consolidato segno sporco, dinamico e polveroso, adatto soprattutto ad ambientazioni come questa, in esterni, tra deserti e mesas popolate da bandoleros messicani e ribelli Apache. Certo, l'età ormai si fa sentire e il tratto non è più preciso e curato come una volta, ma le facce da galera di Ortiz rimangono tra le migliori del nutrito parco disegnatori texiano, e non v'? dubbio che una buona parte di merito della riuscita della storia sia attribuibile all'interpretazione intensa e coinvolgente del disegnatore spagnolo, che ormai è una vecchia conoscenza per i lettori della testata."


    D'accordissimo con Loi su tutto, e in particolare sulla frase su riportata. Anche secondo me Ortiz contribuisce alla riuscita della storia: Guillermo Blanco è anche suo.

  4. L'ho conosciuto solo attraverso le sue texiane L'Uomo di Klaatu e Uomini Crudeli, ma devo essergli grato per tutto il lavoro dietro le quinte e comunque imprescindibile che ha reso la Bonelli, la nostra macchina dei sogni, quella che oggi ?. Ciao e grazie, Decio

  5. Storia con tante trovate, un ottimo Jim Brandon, un'eccellente figura quale è il capitano. Tuttavia, le preferisco Le rapide del Red River, altrettanto ben congegnata quanto a situazioni ma con dialoghi più coinvolgenti. Lo stesso Fusco è inevitabilmente invecchiato rispetto alla precedente saga del Nord. Comunque una buona storia, anche se non magnifica come mi aspettavo dopo aver letto il libro di Guarino su Nizzi...

  6. Secondo me, però, con il passare degli anni gli sceneggiatori hanno trascurato tre elementi di grande importanza che G. L. Bonelli aveva proposto:1 ) la creazione di una trama semplice, ma allo stesso tempo avvincente e senza un attimo di tregua, nella quale Tex era sicuramente meno disposto a scendere a compromessi e un po più sicuro di sè; :generaleN: 2) I risvolti ironici e le famose "battute" che avevano accompagnato il personaggio nelle sue prime apparizioniEsempio: "Non vi muovete, idiota, o vi concio come un crivello!" oppure "Il discorso valeva anche per te, sacco di lardo! Niente pistole!!", :lol2: laughing esclamazioni che non mancavano di fare un certo effetto al lettore; :trapper: 3) Il personaggio di Kit Carson, per quanto riguarda il modo di essere. Credo, infatti, che Carson abbia con il tempo perso quelle caratteristiche che una volta lo identificavano, cioè l'audacia, l'essere tosto ne più ne meno di Tex (nonostante la sua veneranda età), la determinazione; caratteristiche che vengono espresse, ad esempio, nella storia "Luna comanche", negli albi n. 295-296, dove il vecchio cammello si butta senza esitazione sulle tracce di Red Piggot, raggiungendolo e affrontandolo in una sorta di duello. :colt: ? evidente che gli sceneggiatori si sono limitati a rendere Carson brontolone, pessimista e un pochino scansafatiche, forse rendendolo più simpatico, ma facendogli perdere gran parte delle sue abilità e delle sue doti di un tempo. Tiratene voi le conclusioni. :indianovestito:

    Sui primi due punti non sono d'accordo, Billy. Nel mio precedente post mi lascio andare ad una sperticata lode di Boselli, proprio perchè non confeziona storie semplici ma molto articolate e (oserei dire) complesse. La complessit? è dovuta proprio al venir meno del "texcentrismo" e al privilegiare personaggi in chiaroscuro, complessi nella psicologia e nel loro spesso torbido passato. Le stesse battute, che pure mi piacciono un mondo, è evidente che non appartengono granch? allo stile Boselli. GLB era un maestro, forse superato dal suo allievo Nizzi (che ha voluto e saputo riprendere lo stile GLB, unico stile Tex all'epoca, esaltandolo ulteriormente). Boselli è più moderato nel suo linguaggio, e lo stesso dicasi per i suoi colleghi Faraci e Ruju (che pure si sforzano, con esiti alterni, di far parlare Tex come in passato: vedi il post di Ymalpas di poco precedente a questo). Forse hanno ragione loro nel ritenere che questo linguaggio, ripetuto fino alla noia, possa alla fine generare stanchezza (vedi anche il moto di stanchezza di Jack65, dichiarato qualche post fa, anche se lui non si sofferma tanto sul linguaggio quanto su un certo modo, a suo dire troppo canonico, di scrivere Tex). Sull'ultimo punto, invece, non potrei essere più d'accordo, e purtroppo questo è un demerito di Nizzi, che ha fatto collezionare a Carson diverse brutte figure (e questo non l'ho mai sopportato: non rilegger? mai più Topeka proprio per questo motivo). E' anche vero che il suo Carson brontolone ci ha fatto assistere ai duetti più spassosi, nei quali l'autore modenese secondo me è inarrivabile. Boselli, in seguito, ha contribuito a ridarci l'immagine di un Carson valido quanto Tex (a prescindere da quell'apologia meravigliosa che è il Passato di Carson) e così si stanno muovendo gli altri autori: in "Le catene della colpa", ad esempio, Carson mette fuori combattimento, da solo, una decina di avversari, e l'unico demerito dello sceneggiatore qui è stato il non farci vedere la scena, che apprendiamo solo attraverso le parole del Vecchio Cammello. Ruju, se ci leggi, la prossima volta faccelo vedere Carson in azione, non limitarti a farne raccontare (piuttosto sterilmente) le gesta :indianovestito:
  7. Dopo averlo comprato la settimana scorsa, incuriosito da quanto avevo letto a suo tempo sul tuo articolo sull'almanacco dell'avventura dedicato a Sergio Bonelli, oggi ho trovato il tempo di leggere Dampyr "Terra di nessuno". Complimenti, Mauro, veramente tanti complimenti. E' una bella storia, credo che a Sergio Bonelli sarebbe piaciuta. Ottimi anche i disegni di Alessandro Bocci, con i tuoi testi e i suoi disegni sembra di stare nelle trincee della grande guerra insieme ai protagonisti.

    Sono un amante dei vampiri da sempre, ho amato molto il film Dracula di Francis Ford Coppola e Intervista col vampiro, Carmilla di Le Fanu, Rivelazioni in Nero, Un mistero della campagna romana, i Vurdalak, la Tomba di Sarah e altri ancora. Penso di aver letto tanto della letteratura vampirica ottocentesca, che è quella che prediligo perchè le atmosfere gotiche di questo periodo sono per me lo sfondo migliore per le storie di questi esseri in fin dei conti disperatamente romantici, condannati ad un'esistenza paradossale di sangue notte e immortalit?. Sono un lettore di Tex fanatico di Mauro Boselli, autore innovativo e geniale che meriter? un posto in tutte le antologie di letteratura di sempre, Il Passato di Carson, Gli Invincibili, Colorado Belle, La Grande Invasione e altre ancora sono state per me significative (e non ho paura di sembrare blasfemo) quanto I Miserabili, Novantatre, Il Mulino del Po, Delitto e Castigo. Boselli + Vampiri per me era il massimo, eppure con Dampyr l'alchimia non è scattata. Il problema è che io amo il personaggio del vampiro, che per il resto deve però muoversi in un contesto verosimile. L'unica eccezione alla verosimiglianza deve essere lui e solo lui, il vampiro appunto, nient'altro. Complicazioni come Mondi paralleli, agenti dell'inferno, spok da evocare per me sono troppo. Anche in Tex non amo le storie fantastiche (eccezion fatta per la già citata Colorada Belle, troppo bella) e non sarà affatto contento del tuo ritorno di Yama. Cosè, dopo un po', ho abbandonato Dampyr, con la morte nel cuore. Che sublime occasione che non riesco a cogliere, mi sono detto, per i miei forti limiti circa la pretesa della verosimiglianza (col vampiro unica anomalia: forse è contorto, ma è così e non posso farci nulla). Ieri ho acquistato, dopo il commento di West10, Terra di Nessuno. Senza parole. Nikolaus è un agente infernale? Non mi piace, ma ho cercato di scordarmene durante la storia. Pu? evocare degli spok? Vabb?, lascio passare anche questo. Però che spettacolo le scene nella Monaco ante guerra con il primo sesso a tre, la delicatissima lettera di un figlio alla propria madre sulla vita di trincea, lo scambio di battute e le canzoni insegnate tra ragazzi, posti dal destino su campi avversi ma pur sempre ragazzi; che bello il giro nel vecchio ghetto di Praga, che proprio grazie alle mie vituperate evocazioni si è potuto fare, ed infine un vampiro come Carmilla, vale a dire un vampiro romantico, che si nutre delle proprie donne senza intenti omicidi ma con amore, ultime barlume di umanit? di un essere ormai corrotto. Mi sono dilungato come sempre, ma volevo farti i miei complimenti. Dampyr resta per me, purtroppo, croce e delizia.
  8. Approfittando della quarta ristampa, ho acquistato questo mese Imboscata al Black Canyon, che mi mancava. Per tale motivo, non avevo mai letto il seguito della storia, Il Ragazzo Selvaggio, che invece già possedevo. Ebbene, chiuso il primo albo, non nascondo di aver provato un po' di stizza: mi aspettavo, dopo aver letto i vostri commenti qui, e dopo le parole di Guarino e Nizzi sul libro su Nizzi, di dovermi imbattere in una grande storia, ed invece, massima delusione, ecco le solite imboscate dei soliti ladroni avidi che non riescono a beccare Tex neanche nel migliore degli agguati. Mah. Dopo tanti anni di attesa, ho constatato che potevo tranquillamente fare a meno di leggere questo albo. Ho cominciato l'abo Il Ragazzo Selvaggio un po' sfiduciato, quindi, ed invece ecco che, man mano che la storia fluiva, riconoscevo l'ispirazione dello sceneggiatore che si faceva strada attraverso le vignette. Davvero avrei potuto leggere solo Il Ragazzo Selvaggio, e probabilmente così farà in futuro. Il resto è solo una insipida e troppo lunga premessa. La poesia e la storia si condensano tutte qui, in quest'albo ispirato fin dalla copertina. Nizzi e il grande Ticci ci raccontano una favola, neanche originale in fin dei conti, ma lo fanno con i momenti giusti e le parole giuste, e le sublimi inquadrature ticciane rendono al meglio il tocco felice e la delicatezza dello sceneggiatore. In sintesi, ai disegni da 10 si affianca un soggetto non originale (e quindi ingiudicabile) e una sceneggiatura che oscilla tra il 6 del primo albo e l'indiscutibile 10 del secondo.

  9. Se fosse stata contemplata nel 2012, I Sabotatori avrebbe battuto anche qui, credo, tutte le altre storie, e di tante lunghezze (per me è una delle migliori storie di SEMPRE, non solo del 2012, e non tanto per Mondego, quanto per l'indimenticabile figura di Bethanie e per la resa grafica di Leomacs). Ma questa storia per 2/3 è stata edita nel 2011, quindi è stata considerata dell'anno scorso...

  10. Due storie, questa e quella di Makua, formalmente perfette o quasi, ma potrei dirlo per altre più o meno recenti, la cui narrazione ?classica? sento ora come non mai come un limite, un grosso limite, mentre vorrei più attenzione verso altri aspetti, a volte certo presenti, ma quasi sempre lasciati ai margini, tipo l'aspetto psicologico e una narrazione più corale delle vicende. Questo di certo non sarebbe più il solito Tex, ma a me interesserebbe molto di più.

    Cominci a stancarti di Tex, Jack... con una serie può succedere, anche a me è accaduto, con Dylan Dog e con lo stesso Tex (che comunque non ho mai abbandonato del tutto nei miei momenti di crisi). Premetto che io sono sostanzialmente soddisfatto di Tex, anche se ho definito l'annata 2012 come "discreta" perchè spesso le storie di quest'anno non mi hanno appagato. Tuttavia, capisco le tue esigenze: una narrazione corale e più attenzione ai risvolti psicologici. Non è cosa semplice. Io credo che l'unico autore che sia riuscito a dare ciò a Tex è Boselli: a parte la pluricitata Il Passato di Carson, io parlo, riparlo e straparlo de Gli Invincibili: quale vicenda è più corale di questa? Quale vicenda è più intimista e più attenta alla psicologia dei personaggi di questa: i flashback con il passato tormentato di Shane, l'apparente cinismo degli irlandesi sotto il quale si cela un mai sopito amore infantile e romantico per la propria terra nat?a... Poi penso a Glenn Corbett e alla sua "chain gang", alla sua natura malvagia che si riscatta nel finale quando non abbandona i suoi compagni di sventure. Forse l'apice tra tutte le storie intime (anche se meno corale) è Colorado Belle, con questo reverendo piedidolci sperduto nell'Ovest selvaggio alla ricerca senza speranza di sua sorella: il protagonista della storia è lui, il reverendo, i pensieri più significativi sono i suoi, la scena madre (l'indiano rinnegato che lo guarda negli occhi sorridendo malignamente per fargli capire che la sorella ha fatto una brutta fine) è sua. Chi sono i protagonisti di queste storie? il reverendo, Glenn Corbett, Shane 'O Donnell, Mitch de Gli Assassini, e tutto un coro di personaggi di contorno che arricchiscono di umanit? le vicende narrate. Per me questi sono tra gli esiti più alti della storia ultrasessantennale di Tex, sono realmente letteratura disegnata, eppure quante volte Borden è stato criticato perchè non fa più parlare Tex in un certo modo, perchè spesso Tex non è il protagonista delle storie, perchè tante volte la scena gli è rubata da personaggi più "pesanti" di lui? Io amo queste storie di Boselli, e però le stesse non sono universalmente accettate, e alcuni possono trovarle addirittura cervellotiche, o barocche: lo stesso Nizzi, nel suo libro intervista, dice di conoscere uno ad uno i cittadini di Fiumalbo e di sapere quale Tex vogliono: un Tex onnipresente, semplice e diretto. Un Tex che deve divertire e intrattenere, senza complicazioni psicologiche e senza farsi rubare la scena. Quale conclusione trarre? Quella che Tex DEVE essere eterogeneo, accontentare (o scontentare) un p? tutti a seconda dei casi. Io spero in un grande ritorno di Borden, dopo alcune sue storie non proprio soddisfacenti, eppure non tutti la pensano come me. Alla SBE hanno il dovere di sintetizzare le rispettive inclinazioni per non scontentare il gusto di chi, a differenza di noi, vuole un Tex semplice e diretto, un Tex che spari veloce e usi le sue espressioni colorite. Perchè con Tex (e qui rubo un'espressione di Don Fabio che mi piacque tantissimo) uno vuole anche sentirsi a casa, respirare atmosfere familiari, senza troppe complicazioni... Per concludere, anch'io non sono sempre contento di Tex, ma lo acquisto comunque perchè mi fa sentire a casa. Se poi mi imbatto nel capolavoro, come quelli sopra citati (e per me i capolavori sono le storie corali in cui Tex è alleggerito a vantaggio di comprimari protagonisti), sarà ancora più felice (tra i recentissimi, I Sabotatori è una storia corale e sfaccettata, che mi ha molto preso e che in qualche modo dovrebbe aver soddisfatto le tue esigenze di una storia corale e "psicologica", credo...). Per tornare sulla storia in Topic, invece, credo che qui Ruju ce l'abbia messa tutta per soddisfare le tue (e mie) esigenze: c'è una certa coralità e un personaggio sfaccettato: l'esito non è stato forse perfetto, ma la storia a mio parere funziona bene: tu la reputi formalmente perfetta, ma questa espressione, molto fredda, non rende bene il calore umano che invece a mio parere ha saputo trasmettere Padre Clemente. Credo che, continuando su questa strada, magari aggiustando il tiro proprio sui punti da te sottolineati, Ruju possa darci molte soddisfazioni.
  11. Francamente anch'io credevo che facessero solo rumore, per questo mi sono stupito che Boselli sia stato sfiorato dalla pallottola. E poi Borden ha aggiunto un commento (che ora non ricordo con precisione) definendo questa pistoletta un'esperienza... Borden, chiediamo lumi :indianovestito:

  12. S?, sei molto chiaro anche sul fatto che siano solo ipotesi, che Civitelli è lontano dalle teorie scientifiche di Seurat, e lo stesso accostamento con Una domenica d'estate alla Grande Jatte lo definisci prudentemente un esperimento. Ma, ai miei occhi di profano, è un esperimento riuscito, perchè l'opera impressionista ricorda non poco in effetti i disegni civitelliani.

  13. Checch? ne pensi Paco (che definisce una fesseria il ritenere che Civitelli non sia un disegnatore western), per tanti anni ho considerato il tratto del disegnatore aretino troppo pulito per il West. Gli preferivo di gran lunga Ticci, Fusco o Ortiz, più sintetici, sporchi e dinamici, in una parola più western. Poi Civitelli si è evoluto, e ha raggiunto vette altissime, tanto che, in un mio precedente intervento, avevo affermato che noi lettori texiani siamo fortunati, ad avere Civitelli. Le sue sono autentiche opere d'arte: Il Presagio, La Grande Sete, Anasazi, fino all'ultima, l'immensa La Cavalcata del morto. I miei erano e sono giudizi superficiali, a pelle, di un fruitore fondamentalmente grezzo che non capisce granch? di arte e che non sempre riesce a stimare il valore di quello che ha sotto gli occhi, potendo al più dare un suo personalissimo parere personale fondato sul proprio particolare gusto. Proprio per questo, ho letto con vero piacere la tua lunga dissertazione su Civitelli: è come se mi avessi dato degli strumenti che prima non avevo, per valutare con maggiore attenzione le storie del disegnatore aretino. Non avrei mai pensato che lo stile di Civitelli (che io avrei semplicemente e semplicisticamente definito "realistico") potesse invece accostarsi al neo-classicismo; n°, da grande ignorante che sono, avrei saputo dire che la sua apprezzatissima tecnica del puntinismo (che ricordavo vagamente dai miei ormai lontani studi liceali) fosse in qualche modo mutuata dagli impressionisti. Il risultato è che in lui convivono una base saldamente classica e innesti potentemente evocativi di impressionismo. Io non sapevo tutte queste cose, ce le avevo sotto gli occhi, ma non sapevo dargli un nome. Adesso so che il Civitelli prima maniera in fondo mi piaceva di meno proprio per l'estremo ordine delle sue vignette, per il rigore classico, per il fatto che, come affermi tu in maniera eccellente, "il patetismo di una scena convulsa è dunque risolto nella stasi". In una scena convulsa ci vuole movimento e sudore, non la freddezza laoocontiana e misurata del primo Civitelli. Poi arriva il dinamismo, che non sta nelle semplici linee cinetiche ma in veri e propri effetti speciali di sfondo, quindi le luci e le ombre (quando all'inizio vi erano soprattutto luci, altro elemento non pienamente western), ed infine il puntinismo simil-impressionista (tecnica che rende le vignette di Civitelli un vero spettacolo per gli occhi), il tutto fuso in maniera armoniosa con quel classicismo-realismo di base che adesso, proprio perchè solo di base, riesco ad apprezzare appieno. Parafrasando la tua frase conclusiva, con me puoi ritenerti appagato, perchè ora, leggendo Civitelli, lo stupore fanciullesco che si prova davanti a quelle vignette potr? convivere con una maggiore e più adulta consapevolezza di ciò che si sta ammirando. Naturalmente, sono e resto - ahimè - un asino patentato per tutto quello che concerne l'arte.

  14. Beh, Waco, il discorso potrebbe valere per tanti nostri contemporanei che potrebbero ritirarsi a vita privata con tutti i quattrini accumulati ed invece vogliono di più, di più e di più. E' la natura umana, è il desiderio di prestigio e di potere. Chi ha poco, pensa che se avesse di più penserebbe solo a godersi la vita. Ma evidentemente non è così. Chi ha già tanto, pensa sempre ad ottenere di più, perchè il "di più" sembra a portata di mano. Perchè accontentarsi di una casa, quando si può avere una villa? perchè di una villa, quando si può avere un castello? perchè di una barca, quando si può avere un mega yatch? La verità è che i bisogni secondari dell'uomo sono potenzialmente illimitati... La realtà supera spesso la fantasia. E nello scegliere tale tipologia di antagonisti, gli autori di Tex non fanno alcuna forzatura: basta guardarsi attorno ancora oggi...

  15. Ciao Mauro, non so se la Coniglio editore sia ancora in attività, avevo letto più di un anno fa che chiudeva, e con essa anche la possibilità per noi lettori di acquistare quei bei libri monografici sugli autori e disegnatori, l'ultimo dei quali era stato dedicato a Nolitta. Dopo questa premessa, vorrei chiederti se stai valutando la possibilità di dare alle stampe un libro come quello di Guarino e Nizzi che ripercorra la tua vita, con Tex, alla Bonelli. Grazie.

    Per me ce ne vorrebbe uno per ciascuno dei principali autori di Tex. Peccato che sia difficile farlo con le prime storie di G. L. Bonelli, visto che credo non ci siano più testimonianze su come siano nate. Al limite, proprio Borden potrebbe fornire notizie a partire da quando divenne il suo segretario. Quanto ad un libro in cui il buon Boselli ripercorre i retroscena delle sue storie di Tex, per me sarebbe interessantissimo. Mi chiedo se in questo caso lui sarebbe diplomatico con i disegnatori ancora in attività con cui ha collaborato o sarebbe fin troppo franco. Comunque, Mauro, pensaci.
    Premesso che un libro del genere per me sarebbe il massimo, perchè consentirebbe di scoprire la genesi di pagine di letteratura (sia pure disegnata) per me molto significative, credo che in questo momento Boselli non possa dare alle stampe un'opera siffatta. E' il curatore di Tex, e non può permettersi commenti in libertà sui collaboratori come invece ha potuto fare Nizzi, ormai privo di alcun tipo di vincolo. Se il libro uscisse oggi, sarebbe a mio parere necessariamente un po' troppo "diplomatico", e noi lettori ci perderemmo qualcosa. Non è ancora il momento, secondo me, e lo dice uno che vorrebbe avere un libro del genere già tra le mani. L'alternativa è che Boselli parli solo della sua opera, senza dare giudizi sui collaboratori. Forse questo si può fare... poi, tra cent'anni, già con un altro libro, a parlare delle prossime mille storie ancora inedite e dei rapporti con i collaboratori... Tu che dici, Borden, almeno questo si può fare?
  16. Ho riletto questa storia nel fine settimana, e l'ho trovata davvero bella. Dialoghi felici e personaggi azzeccati, pards in forma (a parte la figuraccia di Carson che ha dato fastidio anche a me) e già bellissimi disegni. Lo sceriffo, gentiluomo attempato e prudente (Tex gli rimprovera la massima "vivi e lascia vivere") è delineato in maniera perfetta, sia dallo sceneggiatore che dal disegnatore. Le sue espressioni sono quanto di meglio ci possa essere, quando se la ride sotto i baffi nell'apprendere il piano della "visita" notturna di Tex al notaio o quando è sinceramente mortificato per l'irruzione ingiustificata in casa del notaio cui Tex lo ha costretto. Civitelli è molto bravo nel renderne la psicologia, che è quella di un personaggio molto ricorrente in Nizzi, il gentiluomo appunto che, dovendoci vivere nel luogo in cui vive, cerca tutto sommato di non farsi troppi nemici e di tenere calme le acque, senza pestare troppi piedi. Un uomo che, tuttavia, non è sul libro paga di nessuno, e che preferisce pagarsi i whiskey di tasca propria. Figura molto autentica, questa di Nizzi, che per i suoi comprimari immagino che peschi molto dal suo vissuto. La storia si snoda benissimo e diverte fino alla fine. Nizzi davvero in forma smagliante.

    • +1 1
  17. . Dico solo che, poich? la stessa c'entrava poco con la storia (al di l' dell'aiuto, in verità molto labile, dato dagli indiani), l'autore poteva (poteva, non doveva) non inserirla, solo perchè poteva così dare maggior spazio a Guillermo.

    Questo tipo di scene, "che non c'entrano niente", Ruju le ha già inserite: quella, sempre con gli indiani, nella "Prova del fuoco".

    Ma, a parte il fatto che sono ben raccontate, queste scene si ricollegano alla storia e, soprattutto, a mio avviso sono un omaggio allo stile bonelliano: lui spesso inseriva intermezzi avulsi dalla trama principale, spesso per mettere un p? d'azione nell'albo (per esempio "Una campana per Lucero").
    Quindi per me vanno benissimo :trapper:

    S?, Paco, in effetti sono molto glbonelliane. Ma GLB aveva una scrittura impetuosa, meno pianificata, privilegiava l'azione alla coerenza della trama. Raramente Nizzi e Boselli si sono concessi queste digressioni.


    A me non è piaciuta troppo, ma ciò non toglie nulla a questa comunque bellissima storia.

  18. Quanto al fatto che Blanco, colpito da due pallottole in pancia ed alla schiena, lo si ritrovi ancora vivo dopo alcuni giorni ed in seguito ad una lunga cavalcata che lo riporta a casa , beh non lo considero, visto che avrebbe potuto passare da un medico a farsi curare e comunque subito dopo muore.

    Credo (o almeno mi piace pensarla così) che Guillermo non abbia neanche tentato di salvarsi (andando ad esempio da un dottore) perchè affranto per aver di nuovo ucciso, cosa che, nonostante si sia trattato di un atto di giustizia, lo ha prostrato profondamente (significativo è il dialogo interiore che ha con sè stesso nel trading post). Sul fatto chesopravvive per così tanto tempo, sono d'accordo con te, ma poi penso al precedente di Cheyenne, di C'era una volta il West, e mi metto il cuore in pace.
    • +1 1
  19. Poi scrivi che la scena degli indiani è inutile e che Tex pesta ( addirittura.. >:azz:? ) un ragazzotto. Ma se vuol fargli la pelle: che doveva fare? Dialogare con lui in modo politicamente corretto è Ma hai letto GLB, anche solo il primo GLB è Con il tuo metro il mitico pap? di Tex l'avresti stroncato... :malediz...? doubt? >:azz:

    Il problema non è "che cosa doveva fare" Tex. Il problema ?: che senso hanno queste pagine nell'economia della storia? Anch'io sono d'accordo sul fatto che siano totalmente inutili. Hanno allungato un brodo fino a quel momento buonissimo, e buono lo sarà anche dopo: ma perchè quest'intermezzo? Se rimani nella storia, senza svicolare, puoi usare quelle pagine in modo migliore... concordo quindi assolutamente con l'Ammiraglio.
    Questa volta non mi trovi d'accordo Leo. Una storia per essere bella non deve essere concentrata tutta sul filone narrativo principale. Nella vita comune di tutti anche se si è impegnati a fare qualcosa di importante capita sovente di dover dipanare altre questioni e se lo sceneggiatore di turno riesce a raccontare anche questo senza andare fuori tema per me la cosa si può fare.

    Ocorre inoltre ricordare che Ruju alla fine del duello ha messo anche un raccordo al filone narrativo, infatti gli indiani sono utili a Tex nell'indicare la direzione che hanno preso i banditi.

    La scena in questione a me è pure piaciuta, intendiamoci. Niente di nuovo, ma ben intercalato. Non contesto la scena in sè, che ripeto è scritta anche in maniera felice. Dico solo che, poich? la stessa c'entrava poco con la storia (al di l' dell'aiuto, in verità molto labile, dato dagli indiani), l'autore poteva (poteva, non doveva) non inserirla, solo perchè poteva così dare maggior spazio a Guillermo.


    Guillermo è la star della storia. Recuperare un po' di spazio per Tex puo' andar bene , ma questa scena mi è parsa un po' staccata dal resto, quasi un pretesto per dare a Tex quel momento di protagonismo che fin a quel momento quasi gli era mancato. Io ne avrei fatto a meno: non dico che sia una scena brutta, o sbagliata, dico solo che avrei preferito che quello spazio fosse stato impiegato per il bel personaggio protagonista della storia. Per arricchire Blanco. Che Tex possa battere ( e abbastanza facilmente) un giovane testa calda è cosa strarisaputa: cosa aggiunge alla trama? Tex è splendidamente protagonista dopo, dall'arrivo della diligenza in poi. Meno Tex (in un scena trita e ritrita) e più Guillermo Blanco, questo mi sarebbe piaciuto di più.

    detto questo, ribadisco quanto ho scritto nel post dedicato alle storie 2012: ritengo questa la miglior storia dell'anno della serie regolare,.

  20. Poi scrivi che la scena degli indiani è inutile e che Tex pesta ( addirittura.. >:azz: ) un ragazzotto. Ma se vuol fargli la pelle: che doveva fare? Dialogare con lui in modo politicamente corretto è Ma hai letto GLB, anche solo il primo GLB è Con il tuo metro il mitico pap? di Tex l'avresti stroncato... :malediz... doubt >:azz:

    Il problema non è "che cosa doveva fare" Tex. Il problema ?: che senso hanno queste pagine nell'economia della storia? Anch'io sono d'accordo sul fatto che siano totalmente inutili. Hanno allungato un brodo fino a quel momento buonissimo, e buono lo sarà anche dopo: ma perchè quest'intermezzo? Se rimani nella storia, senza svicolare, puoi usare quelle pagine in modo migliore... concordo quindi assolutamente con l'Ammiraglio.
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