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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Messaggi pubblicato da Leo

  1. <span style="color:red">24 minuti fa</span>, Diablero dice:

    COLPA TUA CHE TE NE ACCORGI!"   :laughing:

     

    Ma certo che è colpa tua! Sei un lettore scassamaroni all'ennesima potenza, non se ne può più delle tue argomentazioni iperdettagliate e spesso tendenziose! Non è modo di leggere il tuo, ogni tanto potresti pure leggere "a folle" e non sempre con la marcia innestata pronto ad investire il malcapitato forumista di turno :D 

     

    Comunque su questa storia non hai torto (su Anderville ce l'hai marcio), ripeto che io la leggo in relax e mi ci diverto, ma non nego la bontà di gran parte delle tue argomentazioni. Per me resta una grande storia. Sbagliata in molti suoi punti, ma sempre grande ;)

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  2. <span style="color:red">9 ore fa</span>, Diablero dice:

     

     

     

    Oh, non farla così drammatica...  :rolleyes:

     

    L'hai detto tu che questa storia è DIVERTENTE. E io concordo. Si ride parecchio. Questi erano ancora i tempi in cui Nizzi aveva i "tempi comici" e il ritmo per una storia brillante. Non le lagne noiose che scrisse in seguito dopo la crisi.

     

    La maniera in cui Tex e Carson le SBAGLIANO TUTTE (cadono in ogni agguato e in ogni trappola: persino quando vanno "quatti quatti" nella tana della Tigre Nera si fanno beccare... dalla Tigre Nera alla finestra. Cioè, non da una sentinella nascosta nell'ombra. No. I due fresconi si avvicinano, convinti di essere invisibili... E INVECE DALLE FINESTRE SI VEDONO BENISSIMO! Non fa ridere? Ovvio che fa ridere! Come dopo, quando CADONO IN OGNI TRAPPOLA, cascano in TUTTE...  ma ogni volta la trappola "funziona male", nel senso che le "frecce mortali" mancano clamorosamente Tex (in maniera umoristica) e si limitano a prendere la camicia di Carson (camicia che si rompe anche in seguito proseguendo la gag).

     

    La Tigre Nera è dietro un tubo a dirgli "adesso la trappola mortale vi ucciderà... no? Allora la prossima trappola non vi lascerà scampo... come sarebbe a dire che vi ha mancati? Allora la prossima..." sembra Wile E. Coyote alle prese con le trappole della ACME, mentre i pard cadono in TUTTE le trappole e si lamentano che "hanno rovinato la camicia di Carson"...:laughing:

     

    Questa è una storia BUFFA e COMICA, E molto divertente. Questo stiamo facendo, semplicemente: sottolineiamo le battute. Le cose che ci fanno ridere. Di una storia che VOLEVA far ridere (chi metterebbe mai la scena di Carson a teatro a vedere l'Amleto se non volesse far ridere? Andiamo..)

     

    Piuttosto è la reazione oltraggiata e offesa ad essere esagerata. Come se toccassimo un santino, qualcosa di sacro (e il Sacro, si sa NON DEVE MAI FAR RIDERE! Come insegna Umberto Eco nel Nome Della Rosa, la risata è il nemico del Sacro!) Come se andiamo a vedere "Per favore non toccate le vecchiette", all'uscita iniziamo a parlare della scena tot quanto ci ha fatto ridere... e salta su uno a dire offesissimo "come osate! Questa storia è divertente! Quindi non potete riderne! E nemmeno citare le scene!" :blink:

     

    Ma no, nessun dramma Diablero. Anzi, per una volta che ti piace una storia di Nizzi :D ;)

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  3. Il 7/1/2024 at 23:08, Diablero dice:

    vista la rappresentazione CARICATURALE che ne dà Villa in diverse pagine direi che la storia fa pensare alla seconda ipotesi, e che sia una SATIRA dei vari "capi della setta del Drago" che si sono visti prima in Tex, ma sarà stato intenzionale o no? Boh...

     

    Quindi non solo Nizzi, ma anche Villa fa dei disegni parodia... e lo farebbe, forse, intenzionalmente. Sono provocazioni, che stavolta coinvolgono pure l'incolpevole Villa, ma non colgono nel segno.

     

    Lo zelo con cui tu e Letizia state distruggendo questa storia meriterebbe miglior causa: come detto, la storia è semplicistica in alcune trovate, i movimenti della setta non sono da "genio del male" (ma era necessario che lo fosse? Nemmeno l'autore forse voleva raccontare un genio del male, ma solo un perfido pazzoide assassino con le turbe mentali per quanto accaduto in patria) e Tex in alcune circostanze poteva fare scelte più furbe. Non è un capolavoro, La Tigre Nera (i capolavori di Nizzi sono altri, perché ce ne sono, anche se ad alcune orecchie la cosa suonerà eretica), ma una onesta e avvincente storia, che può divertire molti e può infastidirne altri, come accade per tutte le storie, di Tex e no. 

     

    Non c'è solo la singola scena, da analizzare al microscopio. C'è anche l'effetto complessivo, che in questo caso sa essere gradevole, divertente, a differenza di altre storie perfettamente texiane ma che sono magari molto più noiose.

    • Grazie (+1) 1
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  4. <span style="color:red">51 minuti fa</span>, Diablero dice:

    Leo dice che questa storia funziona comunque, ma senza dire COME, come se fosse una cosa inessenziale.

     

    Per me una storia di Tex deve funzionare in due maniere, contemporaneamente: deve essere una buona storia, e deve essere una buona storia di Tex.

     

    Questa è una buona storia. Ma non è una buona storia di Tex.

     

    Perché è una buona storia nel senso in cui La Pantera Rosa è una buona storia. Ma Tex non dovrebbe essere rappresentato come l'Ispettore Clouseau...

     

    Funziona perché è appassionante, è adrenalinica. Perché Tex alla fine la spunta, sia pure con fatica. Perché Tex è in fin dei conti Tex, sia pure con qualche sbavatura. Tu stesso dici che è una buona storia. Le tue maglie per definirla anche una storia di Tex sono molto strette, le mie sono un po' più lasche. Per me Tex non è ridicolizzato, anche se alcune situazioni potevano essere rese meglio. 

  5. La Tigre Nera non è, non vuole e non può essere un giallo sopraffino. È una storia d'azione che spesso sconfina nel registro della commedia brillante e con un cattivo affascinante perché esotico. 

    Anche quel suo megacastello nero con l'ingresso a forma di fauci di tigre, tutti i trabocchetti di cui è disseminato il percorso, quei due gigantoni malesi sono poco credibili a ben guardare. Letta sotto queste lenti, la storia si demolisce facilmente. È un'altra l'ottica con cui va guardata la storia: va letta a briglia sciolta, in relax, a gustarsi eventi e disegni. 

     

    Su Fuga da Anderville Diablero ha tentato la stessa opera distruttrice: analizzando le singole sequenze di quell'avventura, le ha trovato zeppe di magagne. Una storia insalvabile, a suo dire, pessima, da buttare. Lì non mi convinse nessuna sua critica, molti di noi ribatterono punto su punto, per poi restare ciascuno della propria opinione. Ricordo un tentativo di Diablero di coinvolgere Borden nella bocciatura, che però fu rispedito al mittente. Nonostante le critiche circostanziate di Diablero e le altrettanto dettagliate risposte di altri, ciascuno rimase della sua opinione non per partito preso o per non guastare i ricordi di infanzia, ma perché molte delle scene che Diablero pretendeva oggettive erano in realtà interpretabili, e si scoprì che ognuno ne poteva dare un'interpretazione diversa (Diablero ovviamente dissentira' pretendendo di essere nel giusto più assoluto sulla base di una logica ferrea, la sua ;) ).

     

    La Tigre Nera no. Questa la demolisci più facilmente. Alcuni possono anche fare delle obiezioni più o meno centrate (come le repliche puntuali di Grande Tex), ma vista col lanternino del giallista questa storia non ne esce bene. Dipende quindi dal lanternino. Dalla luce che utilizzi per leggerla.

     

    Il fatto che questa storia sia apprezzatissima, qui nel forum, su Facebook, dalla stessa casa editrice che l'ha ripubblicata sulle grandi storie bonelli, dovrebbe far capire che non c'è un pubblico di idioti che apprezza la cacca da una parte e Diablero e una minoranza illuminata come lui dall'altra. C'è un pubblico variegato, che sa apprezzare una storia per quel che è e per quel che propone, nonostante e a prescindere dai suoi punti deboli. 

    • Grazie (+1) 1
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  6. <span style="color:red">10 minuti fa</span>, Mister P dice:

    Aiuto, nel 2006 ero talmente entusiasta della storia da definirla capolavoro immortale :wacko:.

    Addirittura dicevo che la scena con i giganti cinesi non era una nizzata antelitteram :o.

    Mi sa che ricordo male e la rilettura dove ho notato le magagne è più recente...

     

    Nel 2006 avevi diciotto anni di meno, sia anagraficamente che di forum alle spalle (soprattutto, non avevi alcun anno di Diablero alle spalle :D ). 

     

    Ci sta cambiare idea, crescere, maturare, diventare adulto anche come lettore, più consapevole. Ci sta accorgersi che i giudizi entusiastici di ieri ci appaiano ingenui oggi. 

     

    Ad una lettura più adulta, più ponderata, la Tigre mostra diverse lacune. Tex è a volte ingenuo, e lo è solo per far filare la storia più velocemente, senza indugi. La mia rilettura di qualche mese fa mi aveva già svelato ciò che Diablero oggi ha messo nero su bianco. E credevo che, per il lettore che sono diventato oggi, mi sarei risentito di simili scorciatoie. Invece, è possibile che rispetto a qualche anno fa stia facendo un percorso inverso? E cioè che, stavolta consapevolmente, stia tornando a quel mio modo di leggere più naif così da godermi maggiormente le letture mettendo in secondo piano alcune superficialità delle sceneggiature?

     

    Dopo il lettore bambino e quello adulto, sto diventando nuovamente un lettore -  consapevolmente - bambino? E se anche fosse? Avercene, di Tigri Nere ;)

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  7. 34 minuti fa, Mister P dice:

    storia non la rileggo da eoni e comunque l'ultima volta che la ripresi, forse vent'anni fa, notai delle magagne che mi erano sfuggite quando ero bambino)

     

    Io l'ho riletta recentemente e di magagne ce ne sono. Ho trovato tuttavia che la storia nel complesso funziona alla grande, e non me la sono fatta sminuire dalla maggiore attenzione con cui leggo oggi rispetto al passato. 

     

    Mi sono accorto che dopo il forum non leggo più le storie, ma le analizzo nei minimi dettagli. So già quale situazione si presterà alle critiche di chi, e guardo le singole sequenze quasi con l'occhio di un inquisitore. È un riflesso condizionato da anni di processi, pardon analisi approfondite, qui sul forum. Mi accorgo pure che tale riflesso mi guasta la lettura, ma ormai sono questo tipo di lettore, non posso smettere di esserlo come si smette un abito. 

     

    La Tigre Nera non fa eccezione ed è ampiamente criticabile, me ne sono accorto non piu tardi di qualche mese fa. Tuttavia, a me Carson con l'Amleto semplicemente fa ridere. Rido di cuore. Tex fa diversi errori e ingenuità ma la storia fila che è un piacere, appassiona, è avvincente, ha un gran bel nemico.

     

    In questo caso, non ho smesso di essere il lettore che - ahimè, maledetto forum e maledetta età adulta - sono diventato; ma la storia mi ha divertito talmente tanto che ha spuntato le mie cesoie, ha fatto cadere ogni mia censura. "E divertiti!" e' come se mi avesse detto. "Ma io non mi diverto con storie che non funzionano, non sono un lettore a buon mercato", ho risposto di rimando. Ma niente, non c'è stato verso, pur protestando verso me stesso,verso quella mia perniciosa arrendevolezza e indolenza, continuavo a divertirmi. La storia filava, mi appagava.

     

    Nizzi mi ha fatto fesso un'altra volta. 

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  8. <span style="color:red">10 ore fa</span>, PapeSatan dice:

    quanto a definire Nizzi fuoriclasse ci andrei cauto: da quanto si legge, allorquando è stato arruolato si è studiato a tavolino tutti gli arretrati di Tex per arrivare dapprima a tentare di ricalcare lo stile di GLB per non far percepire il distacco dal maestro (tanto è vero che inizialmente Nizzi non veniva nemmeno citato nei credits), poi realizzando qualche ottima storia laddove il guizzo di un'idea lo ha assecondato, ma finendo però per scrivere, per la maggior parte delle sue storie, con il pilota automatico e con un certo senso di svogliatezza.

     

    Un commento molto ingeneroso. Il guizzo di un'idea, come se fosse isolato, qualche ottima storia (almeno un decennio, di ottime storie), per poi definire la maggior parte delle sue storie scritte col pilota automatico... è una narrazione parziale che personalmente trovo ingiusta. Ma non è il momento né il luogo per polemizzare su questo, è natale ed è un topic che con Nizzi non c'entra. Io lo avevo tirato in ballo solo per dire che non si può sempre pensare all'humus glbonelliano che altri autori non sanno rendere. Perché non è vero. Bonelli non scrive da 40 anni e per ora gli sceneggiatori che si sono cimentati dopo di lui hanno fatto bene. Nizzi per un decennio ha fatto benissimo, e se non è un fuoriclasse alla Alan Moore e Frank Miller ha comunque sfoderato prestazioni da campione, e lo ha fatto con grande continuità per un periodo importante. Nessuno poi nega il disastro successivo. Ma Nizzi ha saputo scrivere Tex, come lo hanno saputo fare i suoi successori, tra i quali includo anche Berardi, che nella sua unica storia fuse Berardi e Glb dando vita a un capolavoro. 

     

    In conclusione, non credo si tratti di humus glbonelliano (guarda Ruju, da professionista qual è è riuscito a calarsi perfettamente nel personaggio), ma di penuria di sceneggiatori bravi tout court che abbiano voglia di studiarsi Tex e di entrare nelle sue logiche. Ciò costringe Boselli a una iperproduzione che lo sta penalizzando in termini di resa, ma l'eccezione del TexWiller e del Texone dovrebbero far riflettere: lì non c'è alcun calo, perché Boselli vuole, fortemente vuole, scrivere quelle storie. Ci sguazza, e lo fa alla grande. Il suo appannamento sulla regolare forse nasce da una certa stanchezza per il Tex classico, forse semplicemente ha già dato (tanto, tantissimo) e sarebbe giusto farlo rifiatare. 

    La strada dei soggettisti non professionisti può essere un tentativo (Nizzi con Traversa non fece poi male) ma per ora è deludente: anch'essa ha comportato ritorni (troppi) di personaggi poi che non avevano nemmeno bucato lo schermo nelle prime apparizioni: scelte opinabili che a Boselli, bontà sua, sono sembrate buone. Ma anche quando ci si è messo lui ha avuto esiti infelici, come il ritorno di Mefisto o quello, tremendo, di Lupe (primo albo meraviglioso, secondo pessimo).

     

    In conclusione, e per tornare in topic: l'annata è stata ottima, se togliamo la regolare (non solo TexWiller e Texone, ma anche il Maxi LaramieCounty e la bellissima e poetica storia di Boselli sul magazine). Deludente, invece, dal punto di vista di quest'ultima. Forse il Bos dovrebbe concentrarsi su ciò che oggi gli riesce meglio (il giovane Tex) e lasciare maggiore spazio sulla regolare agli altri, a patto però di coltivare qualche altro sceneggiatore che rimpolpi l'anemico parco autori.

     

    Buon Natale a tutti! :)

    <span style="color:red">2 ore fa</span>, Diablero dice:

    La prima volta che l'ho letta mi ero pure emozionato. Nel 1971 (era l'Uomo Ragno e Zio Ben), poi nel 1972 mi era piaciura ancora (Daredevil con il padre pugile, e Silver Surfer con Shalla Bal catturata dal Diavolo anche se non era morta), e così via, anno dopo anno, sempre la stessa trama, decine decine di volte per decine di personaggi, trovarmela fotocopiata peri pari anche su Tex mi pare davvero troppo (anche se ormai mancava solo Tex, l'avevano già usata ovunque, da Zagor a Dylan Dog a Nathan Never...).

     

    Il tuo problema, serio, è la tua ipertrofica cultura fumettistica. Hai letto tutto, di tutto, con un'attenzione e una passione profonde. A me la storia del Magazine è piaciuta e ha emozionato. Nonostante la mia incultura fumettistica anch'io non l'ho trovata originale, ma mi ha commosso lo stesso. L'ho trovata poetica, preziosa. Tu l'hai già letta in tutte le salse, non ti si sorprende più. È un po' quello che dicevo sopra: gli attuali autori di Tex hanno 75 anni di temi western alle spalle, il loro compito è incomparabilmente più improbo di quello di Glb. Devono evitare il dejavu (magari è incredibile che stiano cercando di farlo facendo tornare tutti, quasi per mettere le mani avanti...).

    Ora si vede che non hanno sulle spalle solo i 75 anni di glb, nolitta, nizzi e boselli. Su di essi gravano anche i 90 anni di fumetto tout court, l'Uomo ragno, Daredevil, Nathan Never. Se trovi un lettore come me, poco colto e quindi "vergine" per molti aspetti, lo soddisfi. Ma è difficile parlare all'extra colto quale sei tu. 

     

    Questo non significa che anche tu non possa poi essere soddisfatto, Boselli di solito lo fa (Ruju no). Non ricordo chi disse che tutta la narrativa mondiale è solo una rivisitazione di ciò che già Omero aveva scritto nelle sue opere seminali: questo probabilmente vale anche per il fumetto. Quindi gli autori devono essere superlativi per oltrepassare la barriera del "già visto, già letto", ma quanto è difficile farlo nei confronti di un Diablero e in un' opera seriale qual è quella di Tex? ;)

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  9. <span style="color:red">37 minuti fa</span>, PapeSatan dice:

    abili mestieranti senza arte nè parte, anche nella sceneggiatura le nuove leve non sono cresciute con l'humus glbonelliano e forse alla difficoltà di trovare le idee si aggiunge uno stile probabilmente moderno ma non consono alla tradizione classica a cui GLB ci aveva per nostra fortuna abituato.

     

    Dissento. Chi scrive Tex è professionale, ha studiato, prova a scrivere un Tex riconoscibile ma inevitabilmente personale. Ruju lo sa fare, anche Rauch nelle poche storie sue che per ora sono uscite. Ma probabilmente sono pochi. E hanno 75 anni di storie sul groppone. Di deja vu da evitare, di topoi western già spremuti all'inverosimile. Con TexWiller è paradossalmente più facile, perché ci si "aggrappa" alla Storia con la S maiuscola, e là si innesta la componente di avventura. Certo, hai bisogno del fuoriclasse, e ce l'hai in Boselli. 

    Ma la regolare è un'altra cosa. Il barile probabilmente è stato già sfondato. Hai bisogno di un altro fuoriclasse, come fu Nizzi, come è Boselli, che dia sangue nuovo alla serie regolare e si alterni con chi già c'è. Con Glb come stella polare, ovvio. Ma con un proprio modo di scrivere, come accade ormai da più di 40 anni a questa parte...

    <span style="color:red">7 minuti fa</span>, Diablorojo82 dice:

    Concordo Leo...Giusfredi e Rauch sono le nostre speranze ad oggi.

     

    Ma devono avere più spazio.

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  10. Scrivere Tex oggi, scusate l'ovvieta', è tremendamente difficile. Lo è per chiunque, 75 anni di storie western sono troppe. Incredibile anzi che il nostro riesca ancora a mantenere certi standard. 

     

    Boselli ci prova ad arrestare il declino, chiede l'aiuto di sceneggiatori non texiani e cerca di coltivare nuove leve. 

     

    E così, ecco Burattini per la prima volta su Tex. Un ottimo sceneggiatore, rodato, importante. Ma è un flop che produce un esordio a dir poco deludente. 

     

    Poi c'è Redrock, un ritorno, non me ne voglia Barbanera, incomprensibile. Incomprensibile perché riprende una storia molto debole di Glb replicandola in peggio. 

     

    Poi un altro ritorno, quello di Wolfman, che almeno si salva, preceduto dalla bella storia sul patto di sangue tra i pards. Infine la Cavalcata, su cui non reitero i giudizi già fin troppo severi già espressi in altri lidi, e l'ennesimo ritorno, quello della Tigre, per me ingiudicabile perché non ho ancora letto la storia. 

     

    Regolare quindi che vivacchia sotto la sufficienza. Si dice che la scarsa riuscita delle storie dipenda dalle troppe uscite collaterali. Ne dubito e spiego perché. 

     

    La serie TexWiller non toglie energie a Boselli, anzi le rigenera. Con il giovane Tex, Boselli sta vivendo una seconda giovinezza. È evidente il brio, l'inventiva, il divertimento dell'autore quando affronta le vicende del giovane Tex. La cornice storica, invece di essere una pastoia limitante, paradossalmente sta esaltando la fantasia di Boselli, che attingendo dalla Storia trae ispirazioni nuove, riuscendo a mescolare la fiction con il realmente accaduto in modo davvero straordinario. Lo stesso accade col Texone, un capolavoro. Se non ci fossero state le serie collaterali siamo sicuri che Boselli avrebbe prodotto delle belle storie per la regolare, evitandoci Burattini e Redrock? E se invece il nostro avesse ormai dato quello che aveva sulla regolare? Se invece, come è una certa mia sensazione, non si divertisse più come un tempo? Perché è un fatto che ormai il Bos scriva grandi storie praticamente solo sulla Texwiller, al cui filone può ascriversi anche il Texone di quest'anno, essendo ambientato nel passato. Se così dovesse essere, allora sono le serie collaterali che stanno salvando il personaggio Tex, non il contrario. 

     

    In realtà, la crociata sulle troppe uscite la condivido anch'io. I bis, i magazine, i doppi maxi, i doppi color esauriscono le energie. Ma il problema, quello vero, è la penuria di sceneggiatori che sappiano e vogliano scrivere Tex. È l'arroccarsi sempre su Boselli e Ruju quando ormai anche altri dovrebbero scrivere di più. 

     

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  11. Il 10/12/2023 at 20:56, TuttoTex fan dice:

    Ruju per me si conferma una delle nuove leve da seguire con super attenzione...

     

    Nuove leve mo'... la prima storia di Ruju su Tex è del 2010, e da allora scrive regolarmente Tex... devi recuperare un po' di sue storie, credo ;) :)

  12. Dopo aver letto La Valle dell'ombra, ho un grande rammarico: il viaggio sarebbe potuto durare di più, e avrebbe dovuto omaggiare TUTTI gli sceneggiatori principali della saga. Perché si stanno omaggiando i 75 anni di Tex, e omaggiandoli si doveva celebrare chi li ha resi possibili. Perché limitarsi allora a Glb e a Sergio Bonelli, cancellando Nizzi? Questi è l'unico grande assente dell'albo (anche i disegnatori principali ci sono tutti, con l'articolo loro dedicato). Anzi, Nizzi c'è, ma in negativo, tramite la sconfessione della sua versione di Zhenda. 

     

    Sarebbe bastato che, nell'inquietante tragitto che Tex affronta, incontrasse magari John Walcott, anche solo per pochissime vignette. E perché no, anche Shane O'Donnell, per compendiare nel racconto non solo le epoche di Glb e di Nolitta, ma anche quelle, altrettanto significative e quindi almeno da menzionare, di Nizzi e Boselli. 

     

    Fatta questa tirata, senza intenzioni polemiche ma solo suscitata dal rammarico che la storia non sia stata più lunga (come avrebbe meritato e perché avrebbero meritato anche Nizzi e Boselli di essere almeno citati, dato il valore anche antologico dell'opera), passo ad alcune impressioni sulla storia. 

     

    Commovente e bellissima. Ripercorrerne le pagine, rivivere le esperienze passate di Tex è stato anche per noi lettori un ideale viaggio nel tempo, nella nostra esperienza di appassionati texiani. Un itinerario nei nostri ricordi, con i nostri sensi sollecitati da quei personaggi che tornavano "in vita" davanti a noi e da quei luoghi iconici come l'indimenticabile collina degli stivali. 

     

    Provavo, durante la lettura, una sensazione di amarezza: Tex sembrava aver perso il duello con Rafael Ordonez, sembrava morto e ormai nell'aldilà o comunque sospeso tra la vita e la morte, a seguito di quella che appariva la sua prima sconfitta. Tex sconfitto. Tex ferito mortalmente. Non potevo crederci, sapevo che le apparenze ingannavano ma ne ero comunque turbato.

     

    Ma il sole sorge, e Tex ne sente il calore. Che strana dimensione era, quella, allora? Le parole, bellissime, di Mah-shai in merito al legame tra lei e Tex, legame che giustifica il suo intervento in favore del ranger, fanno scorgere la via. Per Tex si apre una sorta di Odissea, da percorrere prima del ritorno a casa, o quel viaggio nell'inferno dantesco stupendamente richiamato da @Poe

     

    Ma attento Tex, non ti devi guardare solo dai nemici... e già qui, comincia a montare l'emozione per l'incontro che verrà, un incontro che richiama anche il mito di Orfeo e che è destinato a concludersi con altrettanta amarezza...

     

    Poi il dio anaconda, e Ruby Scott, stavolta sconfitto e poi alleato, destinato proprio come un personaggio dell'inferno a ripetere ogni giorno i suoi misfatti, a "vivere" per sempre in uno squallido saloon e ad affrontare instancabilmente sterili duelli tra morti. Tex ne resta turbato, intimorito quasi, preferisce scappare via da quel paese arcano. E lì, in quella circostanza, il nostro capisce ciò che il lettore già sapeva, e cioè che il cavallo con cui viaggia è davvero il suo Dinamite. Struggente, quella vignetta in alto a pag.111, quando il cavallo comincia a girare in tondo e a nitrire, per l'ultimo saluto prima di correre via per sempre, verso l'orizzonte. Addio Dinamite, superbo personaggio delle nostre letture giovanili (che comunque stiamo rivivendo grazie a TexWiller). 

     

    Poco dopo, l'incontro con Lilyth. La Mesa del Sole, il Pueblo del Sole. Quanto è debole, qui, Tex. Crede di poter sconfiggere la morte, di poter riportare Lilyth a casa. Quella forza d'animo, che sempre durante la sua vita lo ha portato a non arrendersi anche in condizioni disperate, qui gli ottenebra la mente. Non capisce, il nostro, che la possibilità di un ritorno a casa vale solo per lui. Non se ne rassegna, per lui sono solo "sciocchezze". Troverà il modo. Quante volte lo hai detto, che troverai il modo, e poi lo hai sempre trovato. Ma stavolta no, Tex. Stavolta no. 

     

    Ci mette un po' a capire. Quindi, decide di restare. Non esiste più suo figlio Kit, non il Vecchio Cammello, e nemmeno il suo fratello di sangue Tiger. Tex resta lì, al Pueblo del Sole. Ma qui Lilyth diventa "madre" e non più moglie (grazie, @Betta 53, splendida analogia), coccola suo marito/figlio, lo inganna a fin di bene. Torna a casa, Tex.

     

    Come dice Nuvola Rossa, è grazie a quel sogno che il cuore del ranger è tornato a battere; è Lilyth che, letteralmente novella madre, ha ridato vita a Tex una seconda volta, lo ha fatto "rinascere". Perché il suo posto è in Arizona, tra i suoi Navajos. È nelle edicole, tra i suoi lettori. È tra le pareti di Via Buonarroti, a soffiare nel fuoco della fantasia dei suoi autori. Perché abbiamo tutti ancora bisogno di lui.

     

    Grazie, Lilyth. Grazie, Mauro Boselli.

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  13. 8,90 euro liquidati in poco più di mezz'ora... non so se il prezzo del biglietto sia equo, forse no. Forse è una sorta di tassa che, volontariamente, paghiamo per rimpolpare le entrate della casa editrice. 

     

    Le storie di Ruju le ho apprezzate entrambe, per me l'autore sardo è una garanzia. Complimenti anche a Letizia, il suo è un buon esordio, anche se non so a quale delle due storie abbia contribuito. Ho un lieve apprezzamento per Mesa Blanca, quindi spero sia quella :)

     

    Non mi ha particolarmente appassionato quella della Contu, mentre quella di Boselli è decisamente meglio costruita, anche se anch'io reputo un errore l'idea del ragazzino messo a far da sentinella dallo sceriffo suo padre.

     

    L'ultima storia di Russo, col dramma familiare, mi è piaciuta, in particolare la melodrammatica ma non per questo poco riuscita scena finale. 

     

    In fin dei conti, un prodotto onesto. 

  14. Solo tre albi, ma magnifici. Pedro Raza, anche grazie a un Gomez semplicemente divino, "buca lo schermo", è un cattivo magnetico, carismatico, ed entusiasmante è anche questo suo duello a distanza con Jesse, di cui speriamo di vedere presto altre manches.

     

    Mi è piaciuto molto anche come è stato trattato il caso "Felix Ward", con il ragazzino destinato a diventare davvero un guerriero apache.

     

    Menzione speciale per la conclusione, con Tex tiranneggiato dalla suora, una situazione che ha accresciuto il mio senso di appagamento, già ampio dopo aver letto questo trittico e aver gustato la meraviglia dei disegni di questo genio dei pennelli che è Gomez.  

     

    Ennesima storia superlativa di questa collana. La serie "TexWiller" dovrebbe diventare Patrimonio dell'Unesco!!! :D 

  15. Storia che assolve al suo compito, senza particolari squilli. Per ora ho sempre apprezzato Rauch, confido molto nel suo futuro ruolo di autore di Tex, e in fin dei conti anche questa storia, palesemente senza ambizioni e di "pausa" nella continuity, conferma il mio giudizio iniziale. 

  16. Sotto la neve, nel caldo di un tepee dove arde un bel fuoco, Cochise è in vena di ricordi. Racconta per tutto l'albo, il capo apache, fino al massacro di Galeana, fatto storico anche se dai contorni indefiniti, ad opera di Don Santiago Querquer e dei suoi alleati indiani dell'Est, gli "scalphunters". 

     

    Buona parte del secondo albo è dedicata allo scontro tra questi ultimi e Tex. In tale frangente, il futuro ranger è talmente in gamba da accattivarsi la simpatia dei cacciatori di scalpi, arrivando ad infiltrarsi nella loro banda. Qui non mi convince troppo il legame che, sulla base del valore dimostrato dal nostro, gli indiani instaurano con lui. Più tardi, gli stessi diranno che chiunque si avvicini a loro muore, perché la loro presenza in quei luoghi deve restare segreta. Se è così, come si spiegano la presenza di Tex, che "ha sentito parlare di tipi come loro" e che vuole entrare a far parte della loro banda? Possibile che i tre, ed anche gli altri, non subodorino subito che il giovane è una spia, da eliminare immediatamente? Non mi convince ma tant'è, questo accade, Tex si fa benvolere da pendagli da forca privi di scrupoli che, per come sono stati caratterizzati, avrebbero dovuto solo sparargli alle spalle a tradimento, e si reca con loro nel rifugio del boss, mentre Cochise si appresta ad entrare in una guerra feroce in seguito al famigerato, e ben ricostruito, caso Bascom.

     

    In questa guerra, Boselli non edulcora nulla: Cochise è spietato, Geronimo pure. Bellissima la comparsa di Lilyth: la guerra divampa ovunque, nessuno è al sicuro. E' una tempesta che sconvolge le vite di ognuno, e in quel lembo di terra e in quell'epoca non c'è solo Tex, Cochise, i messicani. In quel tempo, in quegli anni c'è ancora Lilyth, è ancora viva, e se per GLB la donna fu fondamentalmente un pretesto per una storia ed un figlio, essa non lo è per gli appassionati del ranger, non lo è per Boselli, che ama la ragazza per ciò che rappresenta per Tex, e che per questo la vuole viva, la vuole vera, vuole farcela conoscere, lei, l'unica donna che Tex abbia mai amato. Poche vignette, ma suggestive perché fanno vedere che lei c'è, in questo universo della serie TexWiller lei ha voce, è presenza, è carne e sangue e cuore. Un giorno, le dice Suor Patricia al commiato, tornerai qui con tuo marito e i tuoi figli, e si stringe il cuore a pensare che il destino non le consentirà di avere figli, al plurale. Non farà in tempo. Ma nel 1860 c'è, c'è ancora, e bene fa Boselli a farcela vivere un po'.

     

    Nel frattempo, nel covo di Don Santiago, vanno in scena sequenze appassionanti, con protagonisti Tex nei panni dell'infiltrato e Delkay e Tazhay nella loro ricerca di Felix Ward. Più tardi, quando Tex sarà costretto a gettare la maschera e sarà torturato, lo vedremo rannicchiato in posizione fetale, che pare rivolgersi forse a sua madre (anche se non è specificato), in una situazione di grande vulnerabilità che umanizza il giovane Tex e colpisce il lettore, non avvezzo a vedere Tex in preda dell'avversario.

     

    Alla fine, Cochise incontrerà faccia a faccia Don Santiago, l'assassino di suo padre. Lo abbiamo conosciuto bene, Cochise, in questa storia: determinato, valoroso, ma soprattutto feroce e spietato. Un capo apache del XIX secolo. E' un condottiero di guerra in uno stato di guerra, e si comporta come tale. Uccide inermi prigionieri, non ha pietà. E lo stesso farà con Don Santiago, e Tex non può fare nulla, perché Cochise ha diritto alla sua vendetta, con i suoi modi. "Adios, Don Santiago", dice Tex a malincuore, ma è giusto così.     

     

    Una eccezionale saga western, che si aggiunge alle altre. Il caso Bascom, la guerriglia di Cortina, la guerra dei Seminoles, Lincoln, i tedeschi simpatizzanti per il Nord, la scorreria dei Comanche: Boselli sta scrivendo una sua personale Storia del West, in salsa texiana. E diavolo se lo sta facendo bene! Ogni storia è un gioiello, ha il respiro di un'epopea, dissemina l'universo texiano di personaggi di caratura superiore. O per meglio dire, di persone, con le loro ombre, senza sconti, senza infingimenti. Come stavolta per Cochise, come la volta scorsa per Cortina, come nel Texone con Kate che da spia uccide un uomo. Sono opere destinate a restare, preconizzo loro un destino di grandi classici del fumetto, di pietre miliari di questo medium. Sono capolavori, se lo meritano.

  17. Buonissima storia questa di Rauch, che contrappone al nostro un padre dolente (ma gran carogna) e un bandito simpatico come Lagrange. In mezzo rapimenti, torture, sparatorie, tanta azione con annesso un buon livello di divertimento. 

    Riuscito il personaggio di Lagrange, efficace anche il cattivo della storia.

     

    Da rivedere alcune vignette o tavole di Atzori, che in qualche circostanza sembra andare di fretta, anche se complessivamente anche la sua è una buona prova. 

  18. Storia molto bella, per l'azione continua che richiama - nello stile della collana - il Tex d'antan e per i tanti personaggi che animano questa avventura. Come spesso accade con Boselli, abbiamo a che fare non con personaggi tagliati con l'accetta, ma con esseri umani, con le loro contraddizioni. E così, di Cortina non vengono taciute le sanguinose rappresaglie dopo la morte dell'amico Cabrera, per quanto vengano solo narrate in via mediata e non fatte vivere in presa diretta (così che Cortina resta, agli occhi del lettore, quella figura cavalleresca che si vede per i primi due albi), mentre i ranger cospiratori, pur macchiatisi di colpe imperdonabili, sanno riscattarsi nel momento della loro morte. L'unico personaggio che non si riscatta, e che si copre di ridicolo, è il Capitano Mcculloch, troppo ingenuo e senza spina dorsale, chiede perdono ma non sembra voler pagare dazio. 

     

    Nella fase finale, Cortina si vede molto poco, lasciando spazio alla vicenda degli indiani, e forse è questo l'unico aspetto che un po' mi è dispiaciuto, avendo trovato la parte di Fort Phantom sì bella ma troppo lontana dagli esordi della vicenda, incentrati su Cortina, Faver e sull'avvincente congiura contro Callahan.

     

    I disegni di Brindisi sono eccellenti.   

  19. Io invece non sono più d'accordo con il me stesso stanco di 10 anni fa. Molte storie di Glb non le ricordavo, e le stavo rileggendo la sera, distrutto da orari lavorativi all'epoca particolarmente impegnativi. 

     

    Nel 2020 ho affrontato una rilettura di Glb, e oggi davvero non potrei ripetere quelle mie parole dell'epoca. ;)

    • +1 1
  20. <span style="color:red">40 minuti fa</span>, Sam Stone dice:

    Veramente c'è da farsi venire una crisi di nervi a star dietro a certe sparate!

     

    Concordo. Pur riconoscendo a utenti come Dix l'assoluta buona fede, non si può al contempo non rimproverare un'ostinazione del tutto fuori luogo. 

     

    Siamo al cospetto di un evento straordinario: una nuova storia di Gian Luigi Bonelli, a distanza di 40 dall'ultima volta in cui abbiamo potuto leggere un suo inedito. Il disegnatore è un colosso del calibro di Tarquinio, che mai avevamo potuto vedere su Tex. 

    La storia non è pubblicabile sulla serie regolare per un errore di continuity, e a parte tutto l'evento merita di essere celebrato con un albo speciale, con quella che può essere una stupenda strenna natalizia per tanti appassionati.

     

    Invece di gioire, qui cosa si fa? Ci si erge a paladini (ripeto, in buona fede, ma questo non cancella le pagine e pagine di polemica NOIOSA e SURREALE che abbiamo dovuto sorbirci nel frattempo) dei nonnetti che, poverini, non leggerebbero la storia, non pensando invece che i veri appassionati già hanno l'acquolina in bocca proprio per la specialità di questo albo, ed anche per il suo formato di pregio. E se i nonnini non sono in grado di distinguere un tutto tex da un inedito, ebbene questa disattenzione non basta a giustificare pretese ASSURDE su dove questa storia debba essere pubblicata.

     

    E ci credo che Boselli sbatte la porta: quando è troppo è troppo. Le vostre paladinate dovreste riservarle a cause migliori e ben più importanti.

     

    Poi, non credo che la colpa sia solo di Dix. Se Boselli ne ha parlato con "molti" amici e colleghi non lo avrà fatto solo negli ultimi giorni. E il fatto che il Bos definisca con questi amici il nostro un ambiente tossico non è imputabile al solo Dix (che ci ha messo del suo, sono sfinito io, figuriamoci Boselli); non è facile confrontarsi con una manica di appassionati patologici quali siamo, e la recente bocciatura dei tanti ritorni che inevitabilmente sfocia nella critica, anche aspra, al lavoro dell'autore e poi a quello del curatore non può generare benessere in quest' ultimo. C'è da dire però che qui siamo sempre in buona fede, e se è vero che con La Cavalcata del Destino probabilmente abbiamo saturato il Bos di negatività, non si devono dimenticare i toni da fans club in sollucchero manifestati in altre circostanze, ad esempio per il Texone di quest'anno o per TexWiller. Quindi, tossici sì, a volte, ma altre volte spero e credo anche balsamici ;)

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