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Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. "Cerebrali", "riflessive". Ecco, quando sento questi termini affibbiati alle storie nuove mi viene quasi il dubbio di essere più intelligente della media! :DPerchè io di "cerebrale" non ci vedo niente - ah certo, se poi storie giustamente complesse e per persone adulte con un sistema intellettivo maturo come "Deadwood" o "Mondego il killer" sono "cerebrali", boh, allora mi dispiace per voi. Linguaggio da dolce stil novo? Quel poveraccio di Cavalcanti si sta riboltando nella tomba! Paco, "cerebrale" l'ho usato per primo io e il buon Capelli ha solo ripreso la mia espressione. Quando dico "cerebrale" alludo ad alcuni passaggi di storie di Boselli che mi hanno colpito tantissimo e che sono a mio parere meno immediate di tante altre (penso ad alcune scene de L'Ultima Diligenza, di Colorado Belle, de I Territori del Nord Ovest, di Mondego il killer e altre pluricitate per le quali non voglio ripetermi). Non intendevo certo alludere a storie per intelligenze superiori (alla cui categoria senz'altro non appartengo ), o storie che possano confondere, che, come giustamente dici tu, neanch'io su Tex ho mai visto.
  2. Anche battute "formidabili e portentose", anche un certo modo di scrivere, per quanto divertente, alla lunga (65 anni sono lunghetti no?) stanca. A me è accaduto. Quel Tex "mi diverte un mondo", ma se tutte le storie fossero così probabilmente non mi divertirebbe più. Accanto a quello, ho bisogno di qualcosa di più "cerebrale", "riflessivo" (non mi è mai capitato di "confondermi"), che non significa (ma proprio no!) "aulico" e "da dolce stil novo".
  3. Dire che Tex campa di rendita significa a mio parere stravolgere totalmente la realtà. Se la scrittura di Tex non fosse cambiata, io (e probabilmente tanti come me) non avrei più acquistato il fumetto, altro che rendita. Siamo tutti d'accordo che Tex deve consentirci di passare una bella mezz'ora di intrattenimento. Il Clan dei Cubani, da me recentemente letta, è una storia paradigmatica del Tex GlBonelliano: duro, scattante, nervoso, estremamente ironico, pronto a pestare tutti. E' uno spettacolo, un grande intrattenimento, mi ha divertito moltissimo. Colorado Belle (su cui non mi dilungo perchè già a citarla sono ripetitivo), il cui stile di scrittura è obiettivamente molto diverso, mi emoziona nel profondo. Entrambe le storie mi hanno intrattenuto e divertito e mi hanno regalato emozioni diverse: più superficiali e immediate quelle datemi dal Clan dei Cubani, più cerebrali, e obiettivamente più profonde, quelle scaturenti da Colorado Belle. Il punto ?: Tex C'E' in entrambe le storie? Secondo me, assolutamente sè, anche se lo stile è palesemente diverso. La prima diverte un mondo, sono il primo a dirlo, ma davvero vogliamo che Tex sia sempre scritto così? Davvero vogliamo un personaggio immutabile e cristallizzato, a dispetto dello scorrere degli anni e delle storie? Davvero vogliamo leggere sempre quelle formidabili battute, quelle portentose frasi ad effetto? Io credo che ci piacciano proprio perchè ora si scrivono di meno; in caso contrario le avremmo probabilmente prese a noia e la "rendita" di Tex sarebbe andata a farsi benedire. Nizzi, nel bellissimo libro Tex secondo Nizzi, nel manifestare le sue perplessit? sullo stile di Boselli afferma: "So di cosa parlo. Tex viene letto con l'innocenza e l'incultura fumettistica con cui lo si leggeva nel 1948". Non credo proprio. IKE dice bene che non siamo più in quegli anni e che invece siamo bombardati da informazioni in tempo reale su qualsiasi cosa e da sollecitazioni di vario genere. Non siamo più (come dice Nizzi) "innocenti" n° tanto meno "incolti". Vogliamo di più, vogliamo qualcosa che vada al di l' della superficie, della pelle. Le storie di Boselli puntano dritte all'anima e credo che sia per questo che molti di noi acquistano ancora Tex. Altro che rendita. Tex vende ancora non per i fasti passati, che restano fasti (non mi sognerei mai di dire il contrario) ma che sono anche, irreversibilmente e inevitabilmente, passati.
  4. Leo

    [72/73] New Orleans

    Dopo Il Clan dei Cubani e Nelle paludi della Louisiana, eccomi di nuovo a stretto giro a New Orleans. La storia coinvolge e diverte, anche se accelera forse troppo sul finale. Segnalo una scena che mi ha aperto il cuore: dopo aver salvato Tex dalle acque del Mississippi, Carson spiega a Tex quali sono a suo parere le motivazioni dell'attentato, e fornisce una ricostruzione inappuntabile della losca trama in cui si trovano coinvolti. FINALMENTE: per una volta, è il Vecchio Cammello a salire in cattedra e a dimostrare acume, con Tex che sta l' ad ascoltarlo e a dargli ragione. In seguito, sarà sempre di Carson l'idea di liberare i due malviventi dalla prigione per seguirli e per ritrovare i Dawson. Non dico che vorrei che fosse sempre Carson l'elemento risolutore; dico solo che i due potrebbero dividersi i ruoli, e comunque che non c'è necessit? di far apparire il Vecchio Cammello come un idiota che deve sempre pendere dalle labbra di Tex. Certo, in questo scambio di ruoli GLB ha un po' ecceduto: nell'ultima vignetta di pag.85 dell'albo New Orleans Carson si rivolge a Tex chiamandolo Vecchio Cammello
  5. Leo

    [70/72] Pueblo Bonito

    Una buona storia, corale come dice Paco (anche se io non la paragonerei mai a Gli Invincibili :malediz... ), in cui spicca in particolare la figura di Sagua, un debole animato comunque da sentimenti nobili di lealt? e coraggio. Il lettore lo apprezza, e lo apprezza anche Tex che in fin dei conti accetta di buon grado di dividere il potere con lui (che peraltro è suo cognato, nonchè zio di suo figlio ). Bellissima la sequenza iniziale, con i segni nefasti interpretati da Ta-hu-na fino all'assassinio dello sciamano, e la parte finale, con Big Elk che si immola per salvare il suo amico Piccolo Falco e Sagua che non si lascia irretire dalla rabbia mantenendosi lucido dopo la morte della madre. In mezzo tanta (forse troppa) azione, e un abuso di comunicazioni via etere: tra segnali di fumo, rulli di tamburi e riflessi del sole nello specchio, si eccede forse nel rappresentare le possibilità di comunicazione dei tempi, che per come è resa sembra più efficiente della nostra stessa Telecom :fumo:
  6. Leo

    [330/333] Nelle Paludi Della Louisiana

    Faccio mie le parole di Paco su New Orleans. Appena finito di leggere Il Clan dei Cubani, mi è venuta subito la voglia di tornare nella mefitica città, proprio per quell'atmosfera ben descritta da Paco. Ho ripreso quindi quest'altra storia, Nelle Paludi della Louisiana, che avevo letto più di vent'anni fa e che ricordavo poco. Non la ritengo un capolavoro. A mio parere, ci sono delle falle nella sceneggiatura che ne minano la bontà: 1) Sulla base di quali elementi Nat chiama Tex ad indagare, e Tex e pards accettano di farlo? Sulla base delle "farneticazioni" di Julien De La Rochelle! Il vecchio ha visto un alligatore parlante e delle orme nella soffitta, ma di fronte a questi elementi uno penserebbe (come d'altronde ha raccontato lo stesso Stingo) che anche Julien, come il più giovane fratello, sia colto da sintomi di pazzia. E invece, uno sceriffo di New Orleans e due ranger ritengono di dover indagare per le presumibili traveggole di un vecchio. Molto labile e forzato a mio avviso il pretesto per dare avvio alla storia. 2) Nelle paludi, il solito provvidenziale serpente mette sull'avviso i pards. E va bene! Ma dopo, investiti come sono da una pioggia fitta e incessante di lance e frecce, riescono comunque non dico a salvarsi, ma addirittura ad uscirne illesi!!! 3) Stingo cade in acqua, si finge morto e poi nuota placidamente fino a riva. E gli alligatori, sempre pronti a banchettare con le carcasse dei caduti, che fine hanno fatto gli alligatori??? 4) glisso sul vecchio che si trasforma: l'inverosimiglianza non mi piace, ma questa almeno è una scelta narrativa, inconsueta in Nizzi ma legittima e rispettabile; non è comunque una forzatura, un'incongruenza, come quelle che secondo me ho descritto sopra (la peggiore di tutte è quella di Stingo, perchè gli altri elementi non sono una novità in Tex e sono quindi in fin dei conti accettabili). La trama va avanti secondo me a suon di scossoni. Ma...che piacere leggere questa storia! Le incongruenze mi fanno storcere il naso, non riesco a lasciarmele indietro, ma la sceneggiatura di questa storia mi compensa ampiamente. Che sia il periodo d'oro di Nizzi lo si vede subito, dai dialoghi bellissimi, dai personaggi felicemente caratterizzati (i due De La Rochelle, ma anche il cinico Stingo e i perfidi neri, compreso il vecchio centenario), dalle situazioni al cardiopalma richiamate anche da Paco. Non c'è la girandola pirotecnica di battute del Clan dei Cubani ma quelle che ci sono non sono meno efficaci: bellissima la battuta in cui Tex dice a Carson che deve dare ascolto al pap? (cioè a Tex stesso) e Carson di rimando che risponde che è meglio essere trovatelli I disegni di Fusco, in questa storia, sono molto diversi da quelli del Clan dei Cubani: quasi non sembra trattarsi dello stesso disegnatore, tanto lo stile è cambiato nel corso degli anni. Il comun denominatore di entrambe le storie è che questi disegni, pur così diversi tra loro, quasi ti ammaliano, ti avviluppano in una spirale irresistibile. C'è qualcosa di magico, nel tratto di Giovanni Fusco.
  7. Leo

    [229-232] Il Clan Dei Cubani

    Non rileggevo questa storia da molti anni. Innanzitutto, mi colpisce un po' la disinvoltura di Gian Luigi Bonelli nel glissare su aspetti della trama non proprio marginali: perchè quelli del voodoo e i cubani sono alleati? Perchè il capo del clan porta una maschera di ferro anche con i suoi più fidi collaboratori? Come è possibile che neanche Hanubi riconosca che la voce (per quanto possa essere distorta dalla maschera) del suo capo è femminile? Perchè questa donnina domina su un nutritissimo stuolo di uomini? Perchè tutto questo ascendente? Sono molti gli interrogativi che la storia lascia appesi. Con uno sforzo di fantasia il lettore può anche immaginare quello che la storia non dice, e quindi alla fine anch'io glisso e mi godo lo spettacolo. Questa storia in effetti è GODURIA PURA. I dialoghi sono esplosivi e tutti conditi da un'ironia che qui è portata veramente all'estremo (c'è quasi in ogni vignetta), ed è valorizzata dallo stile scanzonato e irripetibile di Fusco, artista sublime nella commedia come nella tragedia. Le figure degli avversari sono opache, ma, come già avete detto, qui non c'è spazio proprio per nessuno. L'unico che si eleva è Nat, per quel suo tono lamentoso e per la disperazione che prova nel prendere coscienza di essersi rivolto a quattro pazzi, pazzi furiosi e scatenati. Abbiamo parlato tanto del Tex che ci manca. Io sono tra quelli a cui piace il nuovo Tex, e ritengo anzi che un Tex sempre così scatenato finirebbe per sfinirmi (nel senso che con la sua energia distruggerebbe anche me ), ma intanto fatemi dire: di fronte a questo spettacolo pirotecnico, che goduria...
  8. Storia con premesse eccezionali: i banditi tossicodipendenti, l'imprendibile castello, degli insospettabili capi; tutto (all'inizio) molto bello. Man mano che la storia prosegue, però, a mio parere tradisce le promesse degli esordi, ridiventando una normale storia d'azione, ciò che porta ad un notevole calo di interesse per le situazioni create sino a quel momento. L'azione pura mi dice francamente poco, e anche per questo non mi sento di dare un giudizio positivo a questa storia.
  9. Leo

    [98/99] La Sconfitta

    Nessun dubbio, Cheyenne. E' solo che, da buon fan di Carson, ogni tanto spero che il Vecchio Cammello assurga a protagonista e riesca anche laddove non è riuscito Tex.
  10. Leo

    [Texone N. 12] Gli Assassini

    Questo splendido Texone è di Boselli, Juan
  11. Leo

    [98/99] La Sconfitta

    Trovo corretto quello che dici su Carson. Anche a me aveva fatto storcere un po' il naso la passivit?, quasi ignavia, di Carson nel finale. E' vero che avrebbe rubato la scena a Tex se fosse intervenuto, ma è anche vero che così è stridente la "non-scena" di Carson.
  12. Leo

    [631/632] L'oro Dei Monti San Juan

    Lo ha ammesso lui stesso nel libro di Guarino, purtroppo... Comunque mai dire mai...
  13. Leo

    [98/99] La Sconfitta

    Un applauso per il bellissimo commento, Ulzana ::evvai:: Vibrante, commovente e incisivo. Chapeau. Sto cominciando la rilettura delle storie più datate, anche se, caro Havasu , non ce le ho tutte...
  14. Leo

    [312/314 ] Gli Strangolatori

    Non sono un amante delle storie dall'ambientazione esotica, ma devo dire che questa è veramente avvincente. Ha un gran bel ritmo, ottime scene e ottimi comprimari e antagonisti (dallo sceriffo di Galveston al vecchio marinaio Waco, da Raymangan al gran farabutto del capitano McMurdo) e propone scene di altissima suspense, dalla casa che brucia a Galveston all'inseguimento della nave nell'oscurit? della West Bay, dalla bellissima scena della cattura dei pards da parte dei Thugs alla "fraterna" sequenza del Vecchio Cammello che salva Tex dall'affogare nella caverna. I dialoghi sono freschissimi e divertentissimi e, per quanto io sia un fan di Carson, non sono comunque stato infastidito dai continui brontolii del Vecchio Camello e dalle reprimende di Tex nei suoi confronti: è il solito gioco delle parti con Carson pessimista e realista e Tex ottimista quasi irrazionale. Mi danno molto fastidio le scene in cui il Carson di Nizzi deve farsi spiegare tutto per filo e per segno dalla mamma Tex, cui rivolge spesso e volentieri domande idiote; le pantomime presenti in questa storia, con il gioco delle parti suddetto, le trovo invece felicissime in sè e ben innestate nella storia ad alleggerire certi passaggi di tensione (tensione e suspense che indubbiamente non fanno difetto alla storia costituendone anzi uno dei punti di forza). Sui disegni invece non concordo. Straordinari nella resa grafica dell'ambiente circostante (dalla foresta alle navi alla stessa città di Galveston), sono a volte inguardabili per le figure umane. In alcune scene in cui i pard sono a torso nudo, le loro gambe sono sproporzionatamente piccole rispetto al resto del corpo, per non parlare dei volti, spesso brutti (il volto di Kit Willer, come ben sottolineato anche dal Tenente Cordoba, è reso con espressioni quasi scimmiesche). Nel complesso però i disegni di Galep sono sempre suggestivi, quasi avessero una sorta di magia, di atmosfera che porta a perdonare i vistosi difetti (e che difetti!) delle singole vignette.
  15. MI piace il commento di Ulzana che mi trae dall'impaccio di dover commentare questa storia che, a parte i già bellissimi (ma ancora imperfetti nei volti dei pards) disegni dell'esordiente Villa, non ha molto da dire.
  16. Leo

    [309/310] La Minaccia Invisibile

    Storia felicissima e avvincente, mescola come già detto varie atmosfere dando vita a un cocktail molto gustoso. La scena della Shangay Lady, con l'equipaggio che man mano si ammala e muore, descritta dal capitano della nave mi ha ricordato tantissimo un'analoga scena presente nel romanzo Dracula: anche qui c'è un capitano che scrive un diario spaventoso, in cui si narra di come i membri dell'equipaggio vengano colti da una strana pestilenza (che in realtà sono ovviamente i morsi del vampiro) che li lascia esangui fino ad ucciderli. Anche l' i marinai credono che la peste sia veicolata da qualcosa o qualcuno che c'è a bordo, e anche l' il Capitano termina le sue ultime parole con un "che Dio ci aiuti". Chiedo a Borden, se si trova a passare da queste parti, se ci ho visto giusto.
  17. Leo

    [98/99] La Sconfitta

    Ma io, nel caso specifico, ho letto tanto di GlB, anche se ammetto che ho molti buchi nel primo centinaio. Il problema, Havasu, è che anche storie che hanno fatto tanto per caratterizzare il personaggio (una tra tante, La Legge del più forte), le amo appunto perchè hanno contribuito a delineare la figura di Tex, ma non le amo troppo come storie in quanto tali. Le trovo a volte verbose, a volte inutilmente allungate (tipo La Cella della morte, o Terra Promessa); insomma, preferisco più una bella storia con un Tex moderato che una storia che mi piace di meno con un Super Tex. Forse non posso definirmi texiano (non ne ho la pretesa); sono un appassionato del Tex che, come giustamente ha detto Cheyenne, ho conosciuto io (da fine anni '80 in poi).
  18. Leo

    [Maxi Tex N. 03] L'oro Del Sud

    Dovrei rileggerla, ma anch'io ne ho un ottimo ricordo. Segura, il cui Tex spesso non era Tex, tanto estraneo era il suo stile a quello del nostro ranger, è riuscito comunque a lasciare il segno con questa storia e con Il Cacciatore di fossili.
  19. Leo

    [245/247] Il Figlio Di Cochise

    La penso allo stesso modo. Storia di una piattezza disarmante. A un certo punto ho smesso di leggere i baloons e ho guardato le sole vignette (giusto per arrivare alla fine), tanto grande era a mio parere la scontatezza della trama e la noia nel leggerne i testi.
  20. Leo

    [98/99] La Sconfitta

    @Cheyenne: l'indiano che hai postato con l'intento di colpirmi non mi pare, a prima vista, un'aquila e quindi confido che non abbia una buona mira: in questo ci vedo desiderio di vendetta da parte tua mitigato da una indubbia benevolenza nei miei confronti @Havasu: oggi ne ho letta un'altra, che proprio non mi è piaciuta (Il figlio di Cochise). Che rispondere alla tua affermazione? Credi che per questo io non sia texiano? Ok, non lo sono
  21. Dir? di più... Prendo in prestito un concetto espresso qualche pagina fa - da Cheyenne, credo - che si presta magnificamente a sintetizzare la situazione così come la vedo io: "Non si tratta di volere questo o quello, ma questo e quello". E infatti, per quanto mi riguarda, il migliore dei mondi texiani possibili sarebbe quello narrato da un "dream team" Boselli-Nizzi ( Nizzi dei tempi d'oro, claro ). Con l'alternanza di questi due signori ai testi e la compresenza dei loro stili differenti, forse sarebbero soddisfatti un po' tutti. Io certamente lo sarei. Avrei tutto quello che cerco in Tex. Più propriamente, diciamo che manca un erede dello stile nizziano, stile che io non ritengo affatto demod'. Se in squadra ci fosse anche un elemento del genere, sarebbe la quadratura del cerchio. Allo stato attuale infatti la serie mi appare arricchita per molti versi, ma contemporaneamente anche depauperata di alcune caratteristiche che mi piacevano un sacco. Come al solito non posso fare a meno di quotarti, Josey. D'altronde, era proprio ciò che volevo sintetizzare con la mia frase da te quotata. Trovare un erede di Nizzi mi pare però cosa molto ardua perchè l'autore di Fiumalbo si è rivelato un fuoriclasse come pochi. Non è eccessivo, è anzi legittimo, ma c'è chi su Tex vuole altro, e lo vuole proprio per l'evasione. Per me evasione significa soddisfazione, ed un Tex eccessivamente "semplice" (passatemi il termine) non mi soddisferebbe e quindi non mi procurerebbe piacere ed evasione. Il top sarebbe questo e quello, come dicevate tu e Josey: speriamo intanto, come ho detto qualche post fa, nella prossima storia nizziana...
  22. Su questo siamo perfettamente d'accordo. I discorsi sui distinguo sono legati alle differenze di stile e temi. Se non ne parliamo in un forum su Tex, dove dovremmo parlarne?
  23. "Ora gli si vuole dare una connotazione che non è la sua"? Mi pare di aver portato esempi, nel mio precedente post, di storie che non sono proprio di "ora", cioè degli ultimi tempi. Ed erano quasi tutte storie di Nizzi! A queste ne aggiungo un'altra (del '97, ben 16 anni fa!), L'Ultima Frontiera, di Goran Parlov. Quello che segue è il commento di Josey Wales su questa storia, che quoto in pieno perchè mi trovo sulla stessa lunghezza d'ona: E, ripeto, parliamo di una storia del '97, non di "ora", e parliamo di una storia di Nizzi... Su Nolitta sono ancora meno d'accordo. Amavo il Tex di Nolitta, che era lontanissimo dal Tex paterno. Tex è cambiato da un po'. Per anni però Nizzi ha rappresentato la tradizione, Boselli l'innovazione. Credo fosse un giusto compromesso, volto a soddisfare alternativamente le "vecchie mummie" e i "papoose". Questo mese uscir? l'ultima di Nizzi, speriamo di trovarci tutti d'accordo...
  24. Leo

    [362/363] Desperados

    Come avete già detto, si tratta di un riempitivo gradevole da leggere. Il personaggio del vecchio è ben costruito, ma i punti di forza della storia sono soprattutto l'ambientazione esotica e i perfetti e suggestivi disegni di un Monti più in forma che mai. La trama presenta falle non da poco, in primis l'origliatore (e non è perchè sia un critico nizziano, come dice Pedro: qui l'origliatore è davvero forzato) e poi la scena sottolineata da West10: Mi dispiace soprattutto per i disegni di Monti, che sono troppo belli per una storia non all'altezza come questa.
  25. Non avevo mai letto questa simpatica intervista, che peraltro non fa che confermare quella filosofia di GlB così evidente nelle sue storie. Credo però che il fumetto (e quindi non solo Tex) si sia nel frattempo evoluto, e da semplice mezzo di evasione si è trasformato in qualcos'altro. Io sono cresciuto con Dylan Dog, Tex e Ken Parker, fumetti diversissimi tra loro che erano insieme mezzo d'evasione ma anche arricchimento culturale. In contemporanea sono sempre stato un buon lettore di libri, ma le emozioni provate nel leggere un grande libro e quelle nel leggere una grande storia a fumetti per me sono identiche. Di fronte a una storia ben costruita, epica o drammatica e che sappia emozionare, la mia reazione è sempre stata di entusiasmo, e non fa differenza se il mezzo per quella storia è un'opera di narrativa o un fumetto. Io ne sono emozionato, e tanto mi basta per sperare sempre nel capolavoro, qualsiasi cosa io stia leggendo! Ho cominciato a leggere Tex nell'89 e una delle prime storie che ho letto è stata Fuga da Anderville. In seguito mi sono emozionato tantissimo nella lettura di Oklahoma, nel '91, e di Fiamme sull'Arizona, del '92, dove Nizzi fa una disamina impeccabile del problema apache e della politica e dei politicanti che credono nella necessit? di annientamento di quel popolo. Non passa molto tempo che vengo investito dalla commozione per Furia Rossa, dallo splendido bandito de La Grande Rapina (vero protagonista della storia, quanto e più di Tex) e dalla poesia de La Ballata di Zeke Colter. Poi è la volta di Nick Calavera (personaggio caratterizzato psicologicamente) ed infine arriva (dopo una breve ma significativa comparsata di Medda con Bande Rivali) Boselli, e qui mi fermo per non ripetermi. E allora, qual è il mio Tex? Il Tex che ho conosciuto io, e che mi ha soddisfatto tantissimo, non è un semplice fumetto d'evasione. In alcuni casi è un vero e proprio capolavoro, una grandissima opera d'arte. E lo era già alla fine degli anni '80, cioè da quando io mi sono approcciato al personaggio. E' lo stesso Tex di quegli anni (e degli anni che seguiranno) che sconfessa il buon GlB e quanti ancora ritengono che Tex sia solo quello del suo creatore...
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