Vai al contenuto
TWF - Tex Willer Forum

pecos

Sceriffi
  • Contatore Interventi Texiani

    1027
  • Iscritto

  • Ultima attività

  • Giorni con riconoscenze

    39

Tutto il contenuto pubblicato da pecos

  1. pecos

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Vengo infine a commentare anche la storia ideata da Boselli, dopo essermi soffermato in un post precedente sul lavoro di Carnevale ed aver risposto ad alcune critiche su presunte incongruenze. Ovviamente ci sono SPOILER in tutto quello che segue. Questa è anzitutto una storia d’atmosfera. Regnano ad ogni pagina sensazioni di inquietudine e di paura: il terrore negli occhi di Dorado, le premonizioni di Madame Zara (una dama di picche tra le sue carte è decisamente evocativa per noi lettori texiani). E soprattutto il buio delle anime dei maggiorenti della città - l’oscurità è oscurita della coscienza e della ragione; le “ombre” che accompagnano l’Indian Carnival diventano una raffigurazione delle tenebre dell’ignoranza in cui vivono i cittadini di Cedar Grove, legati al loro orticello e chiusi, impauriti di fronte all’altro, al diverso della cultura indiana. Mi ripeto, onore al merito di Carnevale perché il lavoro che ha fatto nel riprodurre quell’atmosfera per immagini è strepitoso. Al di là della sceneggiatura coinvolgente, ricca di colpi di scena e di trovate ad effetto (momenti memorabili: Tex sul letto avvolto dai serpenti; la cattura di Kit e di Tiger, il duello inedito con i pard che non si reggono in piedi), vorrei soffermarmi un attimo sugli aspetti più “fantastici” della storia. Qui l’elemento fantastico è gestito con parsimonia - non siamo di fronte ad una storia del filone di Mefisto, o a una stirpe dell’abisso per rimanere ad una delle storie più recenti; qui gli elementi soprannaturali sono dosati e non sappiamo quanto siano solo frutto di suggestione, o se ci sia qualcosa di davvero magico e misterioso in ciò che accade. L’unico episodio davvero al limite, in fondo, è il fenomeno dell’ipnosi collettiva finale, che ho trovato un po’ estremo; ma, di nuovo, non può anche questo essere spiegato razionalmente? Oltre ai poteri ipnotici (che in un fumetto vanno accettati!), non possiamo pensare che il pubblico sia rimasto scioccato e paralizzato nel vedere fianco a fianco una donna bellissima e una orribile vecchia megera? Infine, cosa sono le ombre che vediamo stagliarsi nel cielo in varie circostanze? Sono un trucco di Shado, un gioco di luci, o sono davvero gli spiriti dei Kedaghe portati dal vento d’autunno? Lo sceneggiatore lascia il lettore con il dubbio se quello che ha visto sia davvero frutto di eventi soprannaturali. È una “cattiva medicina” che rimanda evidentemente ad un’altra delle storie recenti più riuscite di Boselli, Luna Insanguinata (e non è un caso forse che le due storie abbiano in comune anche la presenza di Silent Foot, che diventa così una sorta di personaggio-chiave nelle storie che coinvolgono aspetti legati allo spiritualismo indiano). E come in Luna insanguinata, il punto non è tanto la realtà dei presunti fenomeni soprannaturali, quanto la reazione davanti ad essi dei personaggi, che dividerei in due gruppi: - da un lato ci sono quelli che hanno familiarità con la cultura indiana (Silent Foot ed il vecchio Wahayo), o chi comunque appartiene a una cultura emarginata (madame Zara): questi ne hanno un rispetto quasi reverenziale, sanno solo che bisogna starne alla larga; - dall’altro lato ci sono i bianchi, che dall’alto della loro cultura “”superiore” sono comunque preda dell’ignoranza e superstizione, che li porta alla follia: la follia suicida di Dorado, la follia omicida dei pezzi grossi della città. Infine, alcuni personaggi da ricordare: 1) Come Leo, ho trovato straniante ed inaspettata la scelta di far fuori subito il cacciatore di taglie, che sembrava dover diventare il classico comprimario boselliano, un po’ grigio ma alla fine non cattivo. Così ci è stato presentato, conoscendo Borden avrei scommesso che alla fine si sarebbe alleato con Tex, e invece… 2) Madame Zara: gran bel personaggio, che non mi dispiacerebbe rivedere in qualche comparsata futura. Un punto che non ho capito della trama è però come sia finita per unirsi all’Indian Carnival: sbaglio o non è spiegato? 3) Sui pezzi grossi della cittadina mi sono già dilungato in altri post, ma ribadisco come diano una rappresentazione impietosa e perfetta di una cultura ed un modo di pensare che, anche oggi, devono far riflettere. Per me questo è un texone da 9 (fors’anche 9 e mezzo). Ah, ora cerco di recuperare anche Bradbury!
  2. pecos

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Beh non voglio convincerti @Leo Però mi piace discutere con te perché sei uno che tiene il punto e argomenta sempre con concretezza e ragionevolezza. E anche questa volta hai messo in luce un aspetto a cui non avevo prestato attenzione alla prima lettura, che mi ha portato ad approfondire alcuni punti chiave della trama. Ma, più ci penso, più mi convinco che la sceneggiatura (riguardo a questo aspetto) stia in piedi alla grande È chiaro che innanzi tutto abbiamo a volte un atteggiamento un po' diverso davanti alle storie; io sono più "di bocca buona", mi faccio andare bene situazioni al limite mentre tu sei molto più attento alla verosimiglianza. Però per dire, mentre trovo coerente questa storia, ho fatto più fatica a digerire l'albo Netdahe, dove Questo è il punto, per me sono ancora più marci di prima, proprio perché hanno paura che qualcuno di estraneo possa distruggere il giardino dorato che si sono costruiti (con il sangue innocente). Non sono lacerati dal rimorso; lo sarebbero se fossero pentiti di ciò che hanno fatto, ma sono invece convinti di aver agito per il bene. È questo che li rende odiosi, più odiosi di Shado ed il suo circo. Questo l'ho trovato estremamente attuale. Lo farei leggere nelle scuole. Come dice Leo, nessuna forzatura in questo. In fondo, i famosi maggiorenti sono ormai un gruppetto sparuto: lo sceriffo, il banchiere, il dottore, il proprietario dell'emporio... La metà degli uomini lanciati all'assalto del circo proviene da un ranch vicino - il cui proprietario è un altro dei partecipanti al vecchio massacro - quindi anche qui nessuno della città avrebbe potuto accorgersene... Anche qui, l'azione del veleno dipenderà da quanto il serpente ne ha iniettato nella vittima, per quanto tempo uno è stato morso... Lo stesso Carson si salva perché il serpente che lo ha morso aveva già svuotato la sua riserva di veleno... Vedi sopra. Colpevole? Lui è colpevole solo della vendetta verso gli autori del massacro, non partecipa al piano criminale di sterminare tutti i cittadini, anzi prende parte attiva per impedirlo. Un po' come nell'altro texone "La cavalcata del morto". Beh insomma... non direi che Shado prima fosse sano di mente. Ma perché poi pazzia?
  3. pecos

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    È Tex che li mette in relazione e con questo getta la pulce definitiva nell'orecchio dello sceriffo. La supposizione di Tex non è campata in aria, è arrivato al Dark Carnival seguendo una pista ben precisa (il biglietto trovato da Madame Zara, l'incontro con Wahayo...). Per Tex è chiaro che gli omicidi hanno a che fare con il Dark Carnival, e dopo la cavalcata lo è anche per lo sceriffo. Ci sono tre elementi che, a mio avviso, rendono questo aspetto verosimile (in un fumetto ovviamente: parliamo sempre di situazioni al limite, c'è comunque una buona dose di esagerazione, ma credo sia naturale in una storia di avventura): Primo: i due ranchers sono stati uccisi in quella che sembra, a tutti gli effetti, una vendetta indiana. Gli altri maggiorenti hanno la coscienza sporca e iniziano a cagarsi sotto. Secondo: l'omicidio dei due rangers è direttamente collegato al Dark Carnival, Tex ne dà una conferma allo sceriffo. Terzo: questa gente aveva già una volta massacrato una tribù innocente. Per quale motivo? Cito lo sceriffo: "Non c'era stato un vero motivo per scatenare tutto ciò... tanti piccoli incidenti... La diversità tra noi e loro... La verità, alla fine, è che noi volevamo essere padroni a casa nostra e che quella ci sembrò la soluzione migliore." E, nonostante il rimorso, rimangono convinti di essere nel giusto e di aver agito per il bene della comunità. Ora si trovano su una crisi di nervi (l'omicidio dei due ranchers ha riportato a galla la vecchia storia), si sentono di nuovo minacciati da un mondo, quello della cultura indiana, che nella loro ignoranza vedono solo come estraneo, come un pericolo per la pace della loro comunità. Se già una volta di fronte a tutto ciò non hanno esitato a massacrare donne e bambini, cosa gli impedirebbe di rifarlo con i freaks del carnival?
  4. pecos

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Ma no! È una gran storia!
  5. pecos

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Forse il motivo per cui Leo ha percepito un'incongruenza è che, quando i maggiorenti della città decidono di attaccare l'indian carnival, noi lettori ANCORA NON SAPPIAMO (anche se lo sospettiamo) cosa avevano fatto i due ranchers e perché temono così tanto l'arrivo del circo... quindi può sembrare a una prima lettura una reazione spropositata quella di attaccare in massa il carnival.
  6. pecos

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Il punto sollevato da Leo è, in effetti, un po’ forzato. Devo ammettere che durante la lettura non ci avevo fatto caso - quando una storia mi prende, fatico ad accorgermi di possibili “buchi” come questo, che invece mi sono evidenti quando le sceneggiature sono mediocri. Forse è un mio limite o un modo diverso di approcciarmi alla lettura da quello di Leo, che invece è sempre molto attento a questi aspetti. Ma ora che mi ci fai riflettere… sì, è forzato, ma a mio avviso ci può stare, non è poi così inverosimile. Non dimenticare che siamo di fronte ad una comunità profondamente razzista e chiusa, che guarda con sospetto e paura la cultura indiana. Poco tempo prima due membri della comunità erano stati assassinati con segni che rimandavano evidentemente alle tradizioni dei nativi (il feticcio, e le “ombre” viste dai sopravvissuti). Mi pare evidente che i membri della comunità non abbiano potuto fare a meno di mettere in relazione questo evento al massacro di tanti anni prima, di pensare che qualcuno sia tornato in cerca di vendetta… certamente i loro nervi erano già piuttosto scossi. L’arrivo di un carnival degli odiati nemici - un carnival così inquietante - li ha esasperati. La cavalcata con Tex e Carson, in cui lo sceriffo viene a sapere che anche loro avevano trovato un feticcio di fianco a un cadavere, che anche loro sospettavano che qualcosa di losco si celasse tra i carri di Shado, non ha fatto altro che confermare i suoi sospetti (è solo DOPO la cavalcata che lui e i maggiorenti della città decidono per il secondo massacro). Questa è gente che già una volta si è resa colpevole di un eccidio sanguinoso ed insensato, che odia a morte gli indiani perché, fondamentalmente, ne ha paura: ha paura delle loro tradizioni, ha paura che possano “contaminarli”, che possano introdurre qualcosa di diverso nella loro comunità. Nella loro ignoranza, sono convinti di meritare quello che hanno costruito (il loro “sogno”) e di doverlo difendere da un nemico che è prima di tutto un fantasma, un’ombra della loro coscienza. Le parole dello sceriffo sono chiare: è tormentato da quello che ha fatto, ma allo stesso tempo non c’è pentimento, rimane convinto di essere nel giusto. A mio avviso Borden è stato bravissimo nel dipingere il pensiero di questa gente. Comunque devo ancora scrivere il mio commento dettagliato alla storia, ma devo trovarne il tempo!
  7. pecos

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Grazie, non lo sapevo. Ovviamente mi farà grande piacere rivedere Carnevale su Tex. Ritengo però che, se la prossima storia (o le future) avranno un'ambientazione più classicamente western e a tinte meno horror, dovrà modificare un po' il suo stile e renderlo meno "cupo". Non che non ne sia capace: ne sono una prova ad esempio le tavole dello scontro con Dorado nel pueblo. Ma, appunto, nel texone le tavole di questo tipo sono davvero poche.
  8. pecos

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Un texone, a mio avviso, di grande livello, che conferma come questa collana sia quella che sta dando maggiori soddisfazioni ai lettori. Giusto per limitarci agli ultimi anni, abbiamo avuto una infilata di storie a cui non esito a dare almeno 9 come voto medio - Rotundo, Andreucci, Majo, Zuccheri, e infine, al culmine, Villa (lascio fuori dall’elenco il solo texone di Faraci e Breccia, negli ultimi anni l’unico per me mediocre sia dal punto di vista dei testi che dei disegni). Oggi la serie continua con questa nuova fatica di Boselli, qui affiancato da un Carnevale maestoso. Voglio partire in questo primo post proprio a commentare i disegni, che ancora una volta colgono in pieno lo “spirito” dei texoni, quello di vedere artisti esterni allo staff cimentarsi con un’avventura del nostro ranger. Qui la storia è tagliata su misura per lo stile del disegnatore, un artista horror per una volta in trasferta nel vecchio West; e il disegnatore, a sua volta, fa un lavoro incredibile nel visualizzare l’atmosfera immaginata da Boselli: le praterie sconfinate e desolate del Kansas, battute da un vento implacabile… la lenta fila dei carri del Dark Carnival che le attraversano… l’inquietudine delle “ombre” che si riflettono nel cielo… ma anche tutte le scene notturne, dallo scontro nel trading post abbandonato alla lunga notte che occupa buona parte della seconda parte del racconto. Alcune vignette mi hanno colpito molto per il taglio “cinematografico” e le inquadrature con cui ha giocato Carnevale: penso alla scena dei due ragazzini che trovano il volantino dell’Indian Carnival, o alla scena nel labirinto degli specchi (un classico, ma realizzato magnificamente). E ancora: la follia negli occhi di Dorado, la recitazione dei personaggi nei (pochi) momenti più rilassati (Tex che si arrotola una sigaretta… a proposito, ne fuma diverse in questa storia). Non so a cosa si stia dedicando ora Carnevale, non credo che sia stato arruolato nello staff di Tex dopo questa prova - e mi sorprenderebbe se lo fosse: per quanto autore di una prova di così alto livello, il suo tratto è stato valorizzato da una storia a tinte horror, gotica, notturna; una storia su misura per una guest star prestata per una volta al western, ma che non vedrei bene ad illustrare storie più classiche (come era accaduto per Roi, ai tempi del suo texone). Io mi metto nei panni di Borden; mi immagino di aver ideato la storia, scritto la sceneggiatura prefigurandomi le varie scene come immagini nella mia mente… e poi avere in mano le tavole di Carnevale. Penso che sia emozionante per uno scrittore vedere le proprie idee prendere vita dalle mani di un artista. Ci risentiamo più tardi per un commento anche alla storia.
  9. pecos

    [146/149] Terra Promessa

    e non è nemmeno una storiellina di poche pagine...
  10. pecos

    [146/149] Terra Promessa

    Bel post, @Leo! Ma “In nome della legge” l’hai saltata?!?
  11. Gran bel Tex, bravo! @Letizia, qual è il senso del tuo post? Quello è il Tex di Manara, se si posta un disegno sarebbe bene riportarne anche l'autore.
  12. pecos

    [65/67] Dramma Al Circo

    Come nella storia precedente (Mexico) ho messo in luce la presenza di elementi che sono considerati comunemente un marchio di fabbrica di Boselli, così dopo la rilettura di questa storia non posso non segnalare la presenza di due origlioni, soluzione narrativa per cui il buon Nizzi è stato più e più volte crocifisso. Anche in questo caso, credo che un'attenta rilettura delle storie di GLB metta in luce come l'uso di questo espediente di sceneggiatura non fosse per nulla raro nelle sue storie (è però questa, lo ammetto, una sensazione, non ho dati a disposizione; chissà se qualcuno ha mai fatto una statistica?). Ed è appunto una scelta narrativa che ho sempre mal sopportato, perché la percepisco come una scorciatoia per lo sceneggiatore per far proseguire la trama, senza star troppo a pensare a soluzioni differenti e creative. Poi, di nuovo, si tratta anche di considerare le storie nella loro globalità, senza focalizzarsi solo sui singoli episodi: questo "Dramma al circo" è davvero una signora storia, una delle storie mitiche della fascia 1-100! Di fronte ad una sceneggiatura così ricca e vivace, atipica per certi versi, anche le origliate passano in secondo piano. Ma, di nuovo, era lo stesso con Nizzi: gli origlioni nizziani ci sono sempre stati, sono ubiqui nella sua produzione, ma di fronte alle sue grandi sceneggiature del primo periodo passano in secondo piano; diventano invece rilevanti quando si sommano alla carenza di idee generale del suo ultimo periodo; quando le sceneggiature si fanno sempre più piatte e banali la presenza di soluzioni come le origliate non fa che affossarle ulteriormente. Rileggendo questa storia, non posso fare a meno di evidenziarne anche il legame con la nizziana "Oppio!", che è accomunata a questa dalla presenza della compagnia itinerante (là teatranti, qua circensi), dalle beghe interne tra i personaggi della compagnia, e... dagli origlioni! Sì, perché Nizzi, in quella storia, ne mette addirittura cinque, forse il suo record personale! Il confronto tra le due storie è impietoso: come è insulsa quella di Nizzi, questa invece merita un 8 pieno. Mi rendo conto che in questa recensione non ho parlato che di origlioni e di confronti con Nizzi... Per concludere, anche questa è una storia legata al periodo in cui è stata scritta, "ingenua" in alcuni passaggi, ma credo molto godibile anche per un lettore abituato ad un modo di narrare più moderno.
  13. pecos

    [64/65] Mexico

    Confermo la presenza di Dinamite in questa storia, nominato però soltanto nelle prime pagine, cosa che confermerebbe i sospetti di Diablero. (Leggendo il nome di Dinamite sono quasi sobbalzato sulla sedia... ma che ci fa in questa storia?? ). Però non so dirti altro. Aspettiamo @Carlo Monni
  14. pecos

    [64/65] Mexico

    Prendo una storia a caso di GLB, una di quelle del primo centinaio, che forse non ho mai più riletto dopo la prima volta, e... guarda un po'! C'è un personaggio "grigio", un ladro di bestiame col senso dell'onore! E Tex si allea con lui! Aspetta, aspetta... nell'ultima parte della storia questo ladrone, Cisco, diventa addirittura il protagonista, conduce le danze dell'assedio al ranch di Don Romero, sì, proprio così... ruba la scena a Tex! Ma dai... allora non le ha inventate Boselli queste cose, allora c'erano anche prima! Prendo una storia a caso, e ci ritrovo tutti quegli elementi che solitamente sono considerati il marchio di fabbrica della scrittura di Boselli. Leggete il post di Paco prima del mio, che analizza in grande dettaglio questo aspetto e mette in luce come questa storia sia paradigmatica della presenza di questi elementi anche in GLB. Trovo che tante discussioni che facciamo sul forum spesso si basano su cliché, su luoghi comuni che si sono radicati nella nostra percezione da anni e anni di discussioni, ma che alla resa dei conti non sono altro, appunto, che cliché: è vero che Boselli, nel suo approccio a Tex, ha sviluppato molto di più alcuni elementi, ma sbaglia chi nega che in GLB fossero sporadiche eccezioni, sono invece più presenti di quanto si tenda a pensare comunemente. Poi, ovviamente, questo non vuol dire che l'approccio dei due autori sia lo stesso, anzi le differenze sono profondissime, anche nella frequenza con cui certe situazioni sono proposte. Borden ci costruisce una storia attorno a un personaggio tormentato, le storie di GLB sono invece pura azione, in cui i personaggi si ritagliano uno spazio e sono sempre definiti da ciò che fanno (lo stesso Cisco di questa storia non ha lo spessore psicologico dei personaggi boselliani). Beh, per concludere con un commento a questa storia, ci sono senza dubbio alcuni elementi di interesse, come quelli appena menzionati, e scene decisamente gustose come da tradizione del grande GLB. Al di là di questo è una lettura piacevole, anche se quel modo di narrare - tipico delle storie del primo centinaio - risulta sempre un po' datato.
  15. In effetti, pur essendo uno dei disegnatori "storici" di Tex insieme a Galep, Letteri, Ticci e Nicolò, e nonostante il suo contributo direi fondamentale alla storia di Tex, Muzzi è poco ricordato dai lettori. Il suo tratto, benché puramente western, non è così apprezzato, e forse ha contribuito anche il fatto che gli sono sempre state affidato storie "minori", tra cui comunque alcune si fanno ricordare: "La dama di picche" e, soprattutto, la mitica "Canyon Diablo".
  16. pecos

    [403/404] Bande Rivali

    Sì, è vero che Medda mette tanta carne al fuoco e introduce delle sottotrame che alla fine rimangono solo accennate ed in parte inespresse... L'intrigo politico e gli intrallazzi tra O'Bannion, il governatore Addison e il senatore col sigaro si sgonfiano immediatamente con l'uscita di scena del corpulento agente Pinkerton (uscita di scena piuttosto sbrigativa, tra l'altro, per un personaggio di quello spessore). In effetti anche la scena nella miniera con ma' Chase è piuttosto estrema ed inusuale, ma senza dubbio ad effetto...
  17. pecos

    [125/128] Il Figlio Di Mefisto

    Eh vabè, se la metti così allora io posso confessare che mi piacciono "Caccia l'uomo" e "I ribelli del Canada", così ci bannano in due
  18. pecos

    [403/404] Bande Rivali

    Una piccola precisazione: da quello che leggo nei post precedenti, le perplessità di Sergio Bonelli, e di parte dei lettori, erano in realtà maggiormente legate alle scene "off-limits", come quelle nel bordello: ecco, ci tengo a sottolineare che per me quelle scene non presentano nessun problema. Quello che trovo un po' stonata è l'atmosfera cupa e crepuscolare che permea questa storia: ecco, sono ben lieto di leggere anche storie di questo tipo su Tex (infatti anche per me Medda rimane un rimpianto), ma allo stesso tempo credo che vadano proposte solo sporadicamente, senza continuità.
  19. pecos

    [125/128] Il Figlio Di Mefisto

    Forse non nelle mie prime dieci, ma senza dubbio nelle mie prime venti. Credo di non averla mai riletta dopo la sua uscita, o forse una sola volta, il che la dice tutta su quanto mi sia piaciuta. "Il figlio di Mefisto" e "Black Baron" - che per me sono le due migliori della saga di Mefisto e Yama - le so quasi a memoria. E Galep qui è al top, a me in queste due storie piace anche di più che ne "Gli sterminatori". Approvo il giro di chiglia per Leo ps: a parte gli scherzi, capisco come questo tipo di storie possano non piacere a Leo. Lui è un lettore che non ama il fantastico, a cui piacciono le storie realistiche in cui ogni passaggio di sceneggiatura ha giustificazioni ben delineate, senza troppi voli di fantasia... non c'è nulla di male
  20. pecos

    [403/404] Bande Rivali

    Una storia che non ho mai amato, per quanto ne riconosca gli indiscutibili pregi. Medda inserisce nella sceneggiatura davvero tanti elementi diversi e ben amalgamati: gli intrighi politici, il ruolo del giornalismo, i carpetbagger, la rappresentazione del Sud degli Stati Uniti (per quanto la collocazione geografica in questa storia sia sballata). È per questo motivo una storia complessa, un esordio che davvero non può passare inosservato. È però anche un western crepuscolare, cupo, violento, molto lontano dalle atmosfere classiche del Tex di GLB e dei primi quattro centinai; d'altra parte, lo stesso Medda fa dire ad uno dei suoi personaggi che "Le cose stanno cambiando, Tex... La frontiera è stata raggiunta, gli indini sono quasi tutti chiusi nelle riserve... Il West non è più quello che conoscevamo... si sta trasformando", parole che suonano quasi come una dichiarazione d'intenti da parte dell'autore sardo. Cupezza dell'atmosfera portata all'estremo dai disegni di Blasco, carichi di neri, sporchi, certamente adattissimi per questo tipo di storia. Sugli episodi "incriminati", di cui si parla sempre quando si cita questa storia, non ho molto da dire se non che non li ho trovati per nulla stonati o "inaccettabili", come vorrebbe qualche purista del verbo texiano; tuttavia, se sono stato contento di vedere una volta tanto Tex in difficoltà nello scontro con O'Bannion, quello su cui ho da ridire è il modo in cui ne esce, ovvero con un colpo basso: questa è la vera criticità di quella scena, perché Tex può essere messo in difficoltà, ne deve sempre uscire vincitore, ma ancor più deve vincere lealmente. Il colpo basso è allo stesso livello della sabbia gettata negli occhi dagli avversari di mezza tacca che Tex si ritrova ad affrontare una storia sì ed una no. Vederlo vincere così, perché gioca sporco, fa rabbia. Come dicevo all'inizio, è una bella storia, che però non sono mai riuscito ad amare (forse, di nuovo, perché anche questa è tra le prime che ho letto da bambino, avendo iniziato ad acquistare Tex dal 401: e tutto si può dire, ma non che sia una storia che possa piacere a un bambino di 9 anni... può darsi che io continui a portarmi dietro questa sensazione avuta alla prima lettura). Ho sempre amato maggiormente la seconda prova di Medda, "Orrore!", per quanto anche quella molto cupa (ma i disegni di Letteri, per quanto in declino, mi sono più congeniali di quelli di Blasco). Ecco, a proposito di Medda: io, alla luce delle sue due storie, non lo ritengo un autore "da Tex", a meno di un netto cambio di registro e di una supervisione di un curatore che ne corregga gli "errori" dovuti alla sua scarsa conoscenza di Tex: e non tanto per le singole scene (il bordello, il pestaggio...), quanto per l'atmosfera generale. Queste sono storie che possono comparire di tanto in tanto nella serie, ma sono lontanissime dall'atmosfera classica di Tex. Avere avuto Medda in pianta stabile - questo Medda, questo western cupo e crepuscolare - avrebbe significato portare la collana molto lontano dalle sue caratteristiche. Per quanto, senza dubbio, ci siamo persi altre storie molto belle che avrebbe potuto scrivere. Curiosa la fine riservata a Chase Clayton, che si congeda dicendo "Ci sarà una rivincita. Da un penitenziario posso sempre uscire... e non dalla porta principale. Nel caso, sarai il primo a saperlo". Leggendo queste parole non posso fare a meno di pensare che Medda già progettasse un ritorno del suo cattivo, e che poi questo non sia stato mai realizzato per le scelte della casa editrice. Che sia il momento buono?
  21. No, non intendo interventi in questo senso, diciamo "a posteriori", ma "in corso d'opera"... Come dici tu, lo scrittore mentre scrive la storia si regola in base al numero di pagine a disposizione; dico semplicemente che questo mette qualche vincolo in più all'autore (ma se l'autore è bravo, il vincolo è come se non ci fosse). Non pensavo assolutamente ad interventi "a posteriori", mi sono espresso male. L'unica cosa che contestavo del tuo discorso è che per un autore possa essere indifferente avere un numero fissato di pagine da riempire oppure no. Che non sia un grosso problema, siamo d'accordo. In alcuni - rari - casi, ho avuto l'impressione che ci fossero scene scritte apposta per raggiungere le canoniche 220 pagine (è un'impressione mia alla lettura, magari sbagliata). In una delle ultime storie di Faraci, ad esempio: non ricordo quale, ma ricordo di una scena, in mezzo alla storia, del tutto avulsa dalla trama che mi ha dato alla lettura esattamente l'impressione di essere stata scritta giusto per raggiungere la fine del secondo albo. Un altro esempio: non mancano le storie recenti di Borden che terminano a metà albo: ad esempio, quella del Supremo. Come mai? Era previsto fin dall'inizio, oppure Borden in corso d'opera si è accorto che, per quello che aveva in mente di raccontare, tre albi non erano sufficienti e quattro erano troppi? In questo caso, se avesse avuto il vincolo di rimanere nei tre albi, forse non avrebbe potuto sviluppare tutte le idee che aveva in mente per quella storia - questo intendo quando parlo di "vincolo". Ma in quel caso, presto fatto: basta scrivere una seconda storia che sia complementare alla prima...
  22. pecos

    [120/121] Dugan, Il Bandito

    Sì sì, li recuperò mio padre da un suo vecchio scatolone in cantina per farmeli leggere - c'erano diversi Tex in ordine sparso, ma quelli dal 117 al 121 c'erano tutti, e iniziai proprio da lì in modo da leggere storie complete. Contemporaneamente iniziammo a comprare l'inedito in edicola, "L'oro di Klaatu", era il lontano '94 ed io avevo quasi 9 anni
  23. pecos

    [120/121] Dugan, Il Bandito

    Così come, nel mio caso, una certa nostalgia data dal fatto che queste sono state le mie prime storie di Tex ha certamente influenzato il mio giudizio Mi sembra decisamente un buon modo per passare la domenica!
  24. Beh, insomma, anche questo mi sembra un luogo comune . Nizzi è quello delle patatine e del Tex piccione, Boselli è quello dei personaggi grigi, Faraci è quello del Tex-Rambo... Questo generalizzare e ridurre ogni autore ai soliti 3-4 stereotipi mi sembra avvilente. Nel caso in questione, parlare di "buonismo boselliano" o cattivi che non lo sono mai fino in fondo è una generalizzazione che trovo poco aderente alla realtà. È chiaro che ci sono storie, come questa, con personaggi in bilico tra bene e male, ma la storia lo richiede! Non ci si può lamentare della presenza di questo elemento, se è quello su cui la storia è costruita. Boselli nelle sue storie ha una varietà di soggetti, temi, atmosfere che lo rendono irriducibile a pochi stereotipi, che però alcuni lettori continuano a ripetere instancabilmente. C'è un personaggio "grigio"? Ah, il solito Boselli, mai una volta che ci metta un cattivo vero (e poi di dimenticano di Jack Thunder, del Maestro, di Charvez...)
×
×
  • Crea nuovo...

Informazione importante

Termini d'utilizzo - Politica di riservatezza - Questo sito salva i cookies sui vostri PC/Tablet/smartphone/... al fine da migliorarsi continuamente. Puoi regolare i parametri dei cookies o, altrimenti, accettarli integralmente cliccando "Accetto" per continuare.