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TWF - Tex Willer Forum

Doña Manuela

Cowboy
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Info su Doña Manuela

  • Compleanno 23/05/1985

Informazioni sul profilo

  • Sesso
    Femminile
  • Interessi
    Storia, scrittura, libri, fumetti, fantasy, musica...

Io e Tex

  • N° 1° Tex che ho letto
    93
  • Pard preferito
    Kit Willer
  • Personaggio favorito
    El Morisco

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Reputazione nella comunità

  1. Ieri mi sono fatta un regalo e ho preso il cartonato di "Pinkerton Lady" (per motivi di spazio non acquisto con regolarità gli albi della serie "Tex Willer" ma questa storia proprio non me la potevo perdere... ^^) L'ho divorata in un paio d'ore! Dal punto di vista dei disegni, ho apprezzato particolarmente l'attenzione al dettaglio (le tavole con la River Queen, ma anche le scene sul treno e nei bassifondi...) e la caratterizzazione dei personaggi (il giovane Lincoln e i fratelli Dickart in particolare). Veniamo alla storia, però. (SPOILER) La prima cosa che mi viene da dire è che, giunta all'ultima pagina, sono stata tentata di ricominciare da capo e rileggerla un'altra volta, da quanto mi è piaciuta. L'intreccio, a mio parere, è semplicemente superbo. 1) Cominciamo dal giovane Tex fuorilegge, una figura a cui ammetto di non essere abituata, non ci sono la presenza rassicurante dei 3 pards, la riserva Navajo, il ruolo di ranger, insomma tutte le sicurezze che contraddistinguono il Tex maturo; tutto ciò rende la storia (e la serie in cui è inserita) molto più imprevedibile. Troviamo dunque un Tex scanzonato, irruento e piuttosto abile a evitare i guai (il momento in cui lascia la nave quando gli viene riferito della faccenda dei borseggiatori), ma al contempo già dotato dell'ottimo fiuto e dell'acume che dimostrerà nel ruolo di ranger. A parte tutta una serie di elementi che già hanno commentato altri utenti prima di me, mi è piaciuto il modo in cui, più di una volta, smaschera Pinkerton finti oppure veri ma traditori da un puro dettaglio della loro conversazione, dimostrandosi svelto di mano ma anche di cervello! Altrettanto significativo è il modo in cui, nella prima parte, si guadagna la fiducia di Kate Warne, indovinando di fatto la sua identità di agente Pinkerton e dando una dimostrazione delle sue capacità, ma anche una bella lezione di umiltà, alla giovane agente che non si aspettava qualcosa del genere. L'ho trovato molto umano nella scena in cui, rinchiuso nella villa di Mason, si rammarica di aver scoperto poco o nulla e di essere poco utile all'indagine di Kate. 2) Kate Warne è un personaggio femminile molto brillante e abile, certo non infallibile (ma questo, in fondo, non lo sono neanche i pards: molti anni dopo Mefisto - certo più pericoloso e con maggiori poteri, ma pur sempre Mefisto - catturerà da solo Kit Willer nella storia "Incubo", sotto le mentite spoglie del dottor Fiesmot): Kate non ha a che fare con un avversario comune, tipo il malvivente che cerca di assalirla nei bassifondi e che si troverà a rimpiangere la sua trovata. Siamo comunque di fronte a una donna molto intelligente, sagace, coraggiosa e con un asso nella manica da tirare fuori nelle situazioni difficili (il coltello nel tacco mi ha mandato in sollucchero), insomma un'ottima pard per Tex in questa storia. Non mi dispiacerebbe rivedere un incontro fra i due a distanza di anni, magari sulla serie regolare, visto che Tex collabora con i Pinkerton. 3) Incontriamo un Mefisto in gran spolvero, accompagnato da una Lily non ancora del tutto trasformata nella crudele dark lady di "Fuorilegge" e, ovviamente, di "Mefisto!", ma che è ben avviata sulla strada del crimine. Ben delineato il rapporto fra i due fratelli (si conferma che l'unico vero affetto di Mefisto è e resterà Lily, e viceversa). Mefisto dimostra straordinarie capacità ipnotiche, con le quali può non solo condizionare la volontà, ma anche "far vedere" visioni inquietanti e addirittura uccidere (quando mostra il serpente a Kate spiega a Lily che quest'ultima soffocherebbe per pura suggestione... La faccenda mi ha ricordato la morte di Boris Leonov, anche se quest'ultimo naturalmente è ucciso da un'illusione a distanza e non ipnotizzato). Sono abilità probabilmente non del tutto coerenti con la storia "Fuorilegge!", ma chi se ne importa? Sono più coerenti con le capacità che Mefisto svilupperà in futuro e, potenzialmente, anche con i "diabolici esperimenti" che, in questa fase della sua vita, dovrebbe aver in parte già compiuto in compagnia di Myriam, magari abbandonandoli, come suggerito in questo topic da Boselli e Carlo Monni. Molto ben congegnato il meccanismo per cui i due futuri nemici non solo non si incontrano direttamente, ma non vengono neanche a sapere i reciproci nomi (Mefisto sente parlare di Tex come di "Ben Watts" e Tex esamina distrattamente il suo volantino e, in seguito, Kate gli parla solo di "un mago da strapazzo" ecc.). Infine, mi ha colpito la scelta di Mefisto di non uccidere Lincoln, probabilmente per un calcolo opportunistico, ma chissà, anche per una strana preveggenza che gli fa dire "credo che diventerete un uomo importante". Forse lo stesso sesto senso che gli fa capire istantaneamente che i suoi mandanti, sul treno, sono morti, unico elemento non spiegabile del tutto razionalmente e che fa pensare a qualche tipo, se non proprio di potere medianico, di sesto senso, di "talento mentale" che Mefisto svilupperà successivamente. 4) Indimenticabile Lincoln, da incorniciare le tavole finali ma... Solo io ho trovato geniale la scena del remo sulla chiatta? ^^
  2. Doña Manuela

    [Texone N. 36] La vendetta delle ombre

    Molto in ritardo rispetto all'uscita e alla lettura (i miei ritmi lavorativi mi consentono ormai assai di rado di frequentare il forum), ma mi faceva piacere lasciare un mio piccolo commento su questo Texone. Io sono da sempre un'amante delle atmosfere gotico/fantastiche in Tex e quindi questa storia mi allettava tantissimo già in partenza. Alla fine della lettura... Mi ha davvero lasciato un piacevole sapore, storia avvincente e disegni stupendi. Alcune cose che ho particolarmente apprezzato: SPOILER (lo so, l'avete già letto tutti, ma metto l'avviso lo stesso ^^) - Il tema della vendetta e della storia di vent'anni prima che si scopre poco a poco, che contribuisce a tenere alta la tensione narrativa; - le difficoltà non indifferenti per l'intero quartetto dei Nostri, frutto dell'interazione di due diversi gruppi di antagonisti, i responsabili del massacro da una parte e il gruppo di Jack Shado dall'altra (non so voi ma le sequenze di Tex e Carson narcotizzati e ancora di più quelle di Tiger catturato dai ragni e di Kit nella sala degli specchi mi hanno fatto venire la pelle d'oca); - l'oscillazione continua tra soprannaturale/razionale che fa di questa storia un perfetto esempio di "fantastico" come lo definisce il buon Todorov, si sta per un bel po' a riflettere se gli eventi vadano a finire nel campo del "meraviglioso" o semplicemente in quello dello "strano"... - l'ambientazione, con quel vento che sembra portare con sé forze ancestrali e soprannaturali; - ho adorato il personaggio di Jack Shado. Mentre non si esita un solo istante a detestare i meschini e odiosi massacratori del villaggio, pronti dopo vent'anni a ripetere lo stesso tipo di delitto, Shado è molto più ambiguo e solo il suo odio verso tutti i bianchi, con la conseguente volontà di uccidere anche gli innocenti, lo mette nettamente dalla parte degli antagonisti (significativo il suo confronto con Kit).
  3. Doña Manuela

    [678/679] Jethro!

    Da señora spietata e amante dei coccodrilli, io non ho versato molte lacrime sul commesso Sul ritorno di Glenn Corbett, anche in flash back, non avrei nulla in contrario perché è davvero un bel personaggio, però narrativamente mi pare che questo toglierebbe un po' di poesia al bellissimo finale di "Gli incappucciati del Klan". Quelle tavole suggeriscono un addio definitivo, o almeno a me così è parso.
  4. Doña Manuela

    [678/679] Jethro!

    Grazie ElyParker! Troppo buono, qualche pagina più su trovi recensioni molto più belle e approfondite della mia Sì, sono storica e archivista, anche se il mio periodo di specializzazione è il Medioevo, che con i sudisti e i nordisti c'entra poco Al massimo con i guelfi e i ghibellini!
  5. Doña Manuela

    [678/679] Jethro!

    Buongiorno a tutti! Eccomi col commento alla storia di Jethro. Do giudizio ottimo sia alla storia sia ai disegni: SPOILER 1) Ritmo della storia: si parte con l'inizio teso e drammatico, con la scena emotivamente forte del ritorno di Alex che rischia di finire nella trappola; poi il racconto di Jethro in flashback allenta un po' la tensione, che però rimane sotterranea (sappiamo che stanno per arrivare dei nemici); infine con l'arrivo di Crane e l'intervento di Tex e soci si ha di nuovo un aumento del ritmo narrativo, che si risolve poi nel finale. All'interno di questo ritmo si inserisce quello della storia ambientato nel passato, caratterizzata da continui pericoli, sparatorie, scontri. In particolare mi è piaciuta la sequenza di fuoco e pallottole nella casa di Stevens, pura adrenalina. 2) Ho molto apprezzato, nella sceneggiatura di Boselli, l'attenzione ai sentimenti senza cadere nello stucchevole: molto ben tratteggiato il tema dell'amicizia, dominante in entrambi gli albi, con la bella osservazione di Jethro nel finale del secondo albo che, notando il rapporto di complicità tra i pards, rievoca quello tra lui, Tex e Glenn; appare anche quello tra i padri e i figli, come è già stato notato; e poi, da donna, mi sono piaciuti davvero molto gli accenni al rapporto di Tex con Lilyth e con la "casa" Navajo (all'inizio e alla fine della storia) e il modo in cui è stato tratteggiato l'amore tra Jethro e Mary: sia nel presente (è toccante il modo in cui Jethro si rivolge alla moglie morta), sia nel passato (la nascita del loro rapporto è narrata con delicatezza). Davvero, complimenti, perché una tale raffinatezza nel trattare i sentimenti è rara (spesso si cade nel patetico), soprattutto in autori uomini. Grazie Boselli! 3) Nella storia ambientata nel passato, mi hanno affascinato le atmosfere cupe, piovose, violente, in cui si muovevano perfettamente gli spettrali cavalieri del Klan. Mi ha convinto la rappresentazione del Sud sconfitto, animoso e desideroso di rivincita, mi ha convinto profondamente (e lo dico da storica) il ritratto di un paese spaccato in due dove certo non si è passati da un giorno all'altro dalla schiavitù alla libertà e parità di bianchi e neri. Forse può apparire un po' calcato, questo ritratto, non per niente Glenn più di una volta chiede a Jethro perché mai voglia stare in un così brutto paese... In realtà c'è l'accenno di Tex a quei cittadini anonimi, poveri, che non amano Stevens e i cavalieri e che forniscono ai nostri delle utili informazioni (dunque non tutti i sudisti sono cattivi...). 4) Personaggi: Ho votato il dottore, ben tratteggiato nel suo fanatismo antitetico alla missione che dovrebbe svolgere. È stato un interessante contrappunto alla figura del "Doc", normalmente neutrale nelle storie di Tex, qui invece vero antagonista insieme a Landon Stevens. La sua fine non poteva in effetti essere diversa, un esempio di contrappasso perfetto: Dante docet. Il personaggio più amato però anche per me è Glenn Corbett, nella sua fisionomia di buono con qualche striatura di grigio: più violento di Tex, non si fa scrupoli ad uccidere un cavaliere del Klan ormai disarmato, vero colpo di genio di Boselli per farci capire, in una scena sola, la sua differenza da Tex, senza però rendercelo odioso (il lettore non piange poi molte lacrime su quel commesso, che stava per assassinare donne e bambini senza molti scrupoli). Molto interessante secondo me anche la figura dello sceriffo, a suo modo pragmatico e meno sgradevole di altri abitanti del paese (tipo il dottore o il pavido banchiere), che giunge persino a mostrare una certa solidarietà per Jethro (osservando come l'uccisione dei suoi sia stata una mascalzonata), ma al contempo gli consiglia di andarsene. 5) Infine, mi pare che Tex in questa storia sia Tex al 100%: si oppone all'ingiustizia, è "diplomatico" a modo suo, non lesina pallottole, assume il ruolo di guida dei suoi pards (smascherando l'inganno di Stevens e scatenando la rivolta, evitando però che si trasformi in un massacro, proprio come ha già spesso fatto nel caso di guerriglie indiane), spara con la precisione consueta (si veda sempre la scena di Stevens che ha Mary in ostaggio...) e parla proprio come Tex. Una parola sui disegni, infine: ho trovato Mastantuono bravissimo nel ritrarre pioggia, tuniche fantasmatiche, boscaglia, acquitrini, fiamme e linciaggi. 10 e lode per la vignetta dei neri che circondano il dottore nel finale, come se fossero tanti spettri (speculari agli "spettri" del Klan), gli spettri delle vittime uccise per mano del dottore. Basta, chiudo lo sproloquio!
  6. Doña Manuela

    [678/679] Jethro!

    Urca, resto un mesetto lontana dal forum e guarda che cosa mi perdo... Comincio col dire che "Jethro!" è una storia che mi è piaciuta molto, per il ritmo serrato, gli splendidi disegni e l'atmosfera cupa conferita dalla presenza degli uomini del Klan. Prima del commento completo voglio però recuperare tutti i commenti persi...
  7. Doña Manuela

    Tex Classic

    Effettivamente, data la dicitura "Classic", sarebbe stato bello rivedere le strisce non censurate, così come sono uscite. Perché no, pure con le originarie incongruenze. Sarebbe stata un'occasione, ad esempio per i lettori più giovani come la sottoscritta, di rivedere com'era Tex nel 1948, quando è apparso per la prima volta in edicola Nell'esempio postato da NK, a parte le questioni di cm di pelle coperta o scoperta ("omnia munda mundis", diceva fra Cristoforo ...), trovo che la modifica del dialogo abbia diminuito profondamente l'incisività dell'originale: la vignetta non censurata mostra bene l'abiezione di un Coffin non solo avido, ma pure laido: una sfumatura di caratterizzazione del personaggio che si perde inevitabilmente nel più neutro "la perquisirò io stesso". Capisco la censura nei pruriginosi anni Cinquanta-Sessanta, ma ormai... diamine!
  8. Doña Manuela

    Tex Classic

    La cover variant n. 3, con Tex a cavallo, mi piace moltissimo. Non saprei spiegare esattamente perché, forse è l'idea di una copertina in bianco e nero, che esalta le linee del disegno... Anche le copertine non colorate degli Albi d'Oro mi affascinano molto, infatti... in ogni caso la trovo bellissima.
  9. Buongiorno! Con un po' di ritardo commento l'albo (non la storia, che ha già il topic apposito) con doverose parole di apprezzamento. A parte il tuffo nel passato molto gradito ad una nostalgica di Galep come me, è stato davvero bello vedere queste tavole nel formato per cui erano state originariamente pensate (cosa che tra l'altro non sapevo, e che ho scoperto leggendo la postfazione di Graziano Frediani). Una menzione anche per la colorazione, molto migliore di quella della CSAC: sfumature, ombre e colori danno il meglio, a mio parere, negli effetti di luminosità del sole al tramonto o all'alba, nel guizzare delle fiamme e nella polvere sollevata da cavalli e bisonti in corsa. Un particolare piacere è stato anche quello di rileggere l'indimenticabile linguaggio di GLB nella scena della "ripassata" ai due loschi figuri: "A terra, capo!" "Ce lo butto io, idioti.."
  10. Ho riletto questa storia ieri sera... E l'aggettivo giusto per definirla è "favolosa" (in tutti i sensi). Attenzione, il commento contiene SPOILER Si parte con la storia dello stregone dei Sabinas e dei Cani Rossi, che fa da prologo a quella della Città d'Oro e introduce nell'atmosfera di mistero e leggenda che pervade tutta la vicenda. Le profezie sono il fil rouge che percorre tutta la storia. Giunti nella Città d'Oro, la vicenda si trasforma in una grandiosa avventura di cappa e spada con tanto di nobili, intrighi, rivolte, esecuzioni pubbliche per decapitazione, congiure... Straordinari i personaggi del buffone di corte Angel e del veggente Nostradamus, ma anche dell'eterno traditore Goyas. L'azione tiene il fiato sospeso fino al drammatico finale. L'avvicinamento alla mitica città, tra miraggi, scheletri, rovine, è un po' un misto tra un'avventura alla Indiana Jones e l'immersione in un sogno. Alla fine il risveglio e l'incontro con i fidi Carson e Kit riporta alla solida realtà del presente Due cose sulla storia: 1) Peccato non aver scoperto chi fosse l'anonimo amico dei congiurati che invia la lettera a Don Carlos. Avevo pensato a Nostradamus o ad Angel, ma direi che i miei sospetti erano errati. 2) I due accenni, fatti rispettivamente da Angel e da Nostradamus, alla morte del vecchio Duca di Medina, fanno pensare che la sua morte non sia stata naturale, e che il Principe Nero fosse un suo cortigiano onorato di troppa fiducia... (così si ipotizza, almeno, leggendo tra le parole di Angel sul marchese Herreira). Anche su questo, però, non si scopre di più. Io ho il pallino della soluzione degli enigmi, scusate... Una menzione a parte per gli splendidi disegni di Galep, davvero ispiratissimo nel ritrarre castelli, armature, armi e dettagliatissimi costumi rinascimentali con le loro pieghe e ricami. Chapeau e... permettetemi un'osservazione donnesca... un gran peccato che al fianco del Principe Nero, o a quello dei suoi avversari, non ci fosse (più) una gran dama... sarebbe stata una goduria vedere anche un costume femminile da nobildonna, con pizzi e merletti (nella storia vediamo solo quelli delle popolane). Sempre a proposito di disegni... e di fisiognomica, non ricordavo la storia e quindi non ricordavo che Goyas fosse un traditore. Però, leggendo la scena della sua liberazione, mi sono trovata a pensare tra me: "Con quella faccia, scommetto che è un furfante... sta a vedere che tradirà i pards!" E Goyas, disegnato da Galep con la faccia da furfante, ha lombrosianamente confermato la sua natura!!!
  11. Doña Manuela

    [673/675] Il segno di Yama

    Hai ragione San Antonio, Boselli ha lavorato molto di cesello sul rapporto tra padre e figlio in questa storia. Yama nelle pagine iniziali è avvilito per aver sempre deluso il padre, durante il viaggio nei mondi oscuri chiede di lui, alla fine ne cerca ancora l'approvazione ("Mi ritieni finalmente degno di te?") e non può celare la stizza all'udire le critiche di Mefisto, cacciandolo con irritazione e anche un po' di superbia... Mefisto dal canto suo esce dal limitato ruolo, avuto sinora, dello "zione che dà dell'incapace al nipotastro" e, se è vero che ammonisce Yama contestando le sue scelte, lo fa con un certo tono (e una certa faccia) da padre preoccupato che finora non gli avevamo visto (impagabile il momento in cui gli dice "aspetta" e Yama lo scaccia... mi ha fatto persin pena, il vecchietto! ); e alla fine salva il figlio, apparentemente indifferente ai suoi insulti (nonostante il suo caratterino, qui appare quantomeno ragionevole e pacato...)
  12. Buongiorno a tutti! Finito ieri sera di leggere tutto quanto. Belli gli articoli, in particolare quelli su Buffalo Bill e quello su Kit Willer e sui figli degli eroi (da vecchia fan salgariana ho apprezzato molto la citazione di Salgari e del ciclo dei corsari... ) Per quanto riguarda le storie trovo che si lascino leggere, certo non presentano grandi picchi, ma in fondo si tratta di sceneggiatori esordienti su Tex, quindi condivido tutto ciò che già avete osservato. Aggiungo solo un paio di impressioni mie su alcuni dettagli: (SPOILER SPOILER SPOILER) - in "Freedom ranch" lo schema classico della guerra sui pascoli tra grande proprietario e piccolo ranch indipendente è variato dalla natura del piccolo ranch indipendente: una sorta di comunità dove trovano libertà, realizzazione e riscatto neri, indiani, ex carcerati che hanno ricominciato da capo; e pare che sia questa natura anticonformistica ed egualitaria ad attirare l'odio di Blisset, più ancora che il desiderio di avere quelle terre (come succede di solito). Il tema dei grandi ideali percorre un po' tutta la storia: all'inizio il coraggio e la devozione nei riguardi del proprio superiore, ricambiati dalla riconoscenza; poi il valore del lavoro e del benessere costruiti mattone per mattone e tutti insieme (il ranch); la libertà delle minoranze e il rispetto (le frasi di Lawrence sugli indiani); l'eguaglianza (le vignette finali e la battuta - molto carina! - di Carson). - sempre in "Freedom ranch", mi pare di aver notato alcune strizzate d'occhio ai western all'italiana: il personaggio di Tanner, con quello spolverino e il volto segnato dalle rughe, mi ha fatto pensare al Cheyenne di "C'era una volta il west", così come il suo arrivo in città insieme alla sua banda, ritratta tutta insieme in una vignetta. Pura associazione spontanea, ovviamente, perché è da un po' che non vedo quel film... - per quanto riguarda "Terrore fra i boschi", mi pare che il personaggio meglio riuscito (e sono d'accordo con NK) sia Otis, ben delineato nonostante la brevità della storia. Kit non mi convince troppo, è un po' passivo in effetti. Bella invece la figura dello "svedese"... Ma tra l'altro qualcuno ha capito che cosa dice??? Ecco, una cosa che mi ha colpito è questo uso della lingua straniera "incorporata" nel testo, in una sorta di iperrealismo per cui gli Zuni parlano in (supposto) dialetto indiano e lo svedese parla in (supposto) svedese... Sono stata incuriosita da questa scelta. Non conosco Chuck Dixon come sceneggiatore, qualcuno sa se sia una sua cifra caratteristica? Per quanto riguarda i disegni, Venturi mi è piaciuto molto nei paesaggi (c'è in particolare una vignetta montana, molto bella... anche se mi ha ricordato le Dolomiti più che il West!), meno nelle figure umane che a tratti sembrano un po' rigide; con l'eccezione di Tanner, che ho trovato assai ben caratterizzato. Nella seconda storia, decisamente gradevoli le dettagliate tavole di Rubini.
  13. Che meraviglia queste colorazioni con queste sfumature ... Ma... fulmini!?! Non mi ero neanche resa conto che oggi è già il 25!!!
  14. Divertente questa discussione modaiola... Scherzi a parte, ho votato per la rossa, che non mi dispiacerebbe rivedere in qualche copertina, alternandosi a quella gialla che resta certamente quella ormai canonica in base all'iconografia consolidata. La camicia gialla sfumata di Villa la vedrei molto volentieri in copertina, sarebbe un po' più realistica. Invece non amo moltissimo la camicia giallo-rossa di Kit Willer, infatti non mi dispiaceva il rosa-rossastro scelto da Villa in un paio di occasioni. Anzi, per Kit ci vedrei anche un bel blu, ogni tanto almeno!
  15. Anch'io ricordavo di aver letto di queste poesie nel libro citato da Ulzana, e anche a me era piaciuta tantissimo la poesia sopra riportata. Penso che nella poesia si esprima il lato più nascosto, intimo e malinconico di un autore, un mondo in cui bisogna addentrarsi in punta di piedi... forse è per questo che non si è mai parlato troppo di questo libro.
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