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TWF - Tex Willer Forum

Condor senza meta

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Condor senza meta

  1. Condor senza meta

    Interviste Agli Autori

    Sarò libero di esprimere il mio pensiero? Sul fatto che tu voglia difendere o meno Nizzi, con tutto il rispetto, mi importa poco; in fondo non era una risposta accusatrice al tuo commento, ma un mio punto di vista.
  2. Condor senza meta

    Interviste Agli Autori

    C'è poco da difendere, trovo che sia stata di una bassezza inaudita una simile intervista, a maggior ragione considerato che si accusa e si offende un collega senza che costui abbia possibilità di contraddittorio. Da notare di quanto Mauro, avendone ben donde dopo anni di frecciate a lui rivolte, sul forum si è sempre astenuto da criticare il suo accusatore, anzi, per esigenza, ha pure deciso di riconvocarlo. Professionalità da un lato a cui fa eco un'arrogante ed egocentrica ineleganza.
  3. Condor senza meta

    Interviste Agli Autori

    Senza queste storie "pessime" non sarei ancora qui a comprare e leggere Tex. E badate bene, lo dico da un vecchio fan di Nizzi, ma onestamente simili esternazioni sono ingenerose e indifendibili. Nessuna attenuante, tanta acredine pubblica nei confronti di un collega è patetica e antipatica. Risparmio pure il tempo di visionare il video, mi basta ciò che ho finora letto nel post. E' evidente che "l'ha fatta fuori dall'orinale" come si suol dire. Evidentemente la senilità ha tolto i freni a Nizzi, ma a tutto c'è un limite. "Un silenzio vale più di mille inutili parole"
  4. In effetti non ci vedrei proprio nulla di strano nell'alternanza delle colorazioni delle camicie in copertina. Non trovo che un simile fattore possa "snaturare" il personaggio. A maggior ragione del fatto, che, come fatto notare da Diablero, agli albori capitava spesso nelle cover classiche di Galep. Trovo molto più grave, ricollegandoci alla copertina dell'albo in questione, l'impietoso paragone fra gli effetti del panneggio realizzati nell'originale di Villa e la colorazione piatta digitale che finisce in edicola. Un vero peccato sprecare così, gli ottimi dettagli grafici dell'impareggiabile Claudio.
  5. Forse la camicia rossa Tex l'avrà bruciata stirandola. La dura vita dei single! (o vedovi nel caso specifico)
  6. Essendo sulla regolare e seguendo di fatto altre due ottime storie apparse sul mensile negli ultimissimi mesi, non vedo perchè non si debbano considerare in una eventuale valutazione della media. Potresti obiettare, con ragione, che tutte le tre storie, da me prese in considerazione sono scritte da Mauro, difatti nel mio commento ho pure considerato questo punto (Ruju purtroppo sta faticando a tenere il passo), ma nelle valutazioni dei mesi scorsi anche alcune prove del curatore sono state aspramente criticate (su tutte il ritorno di Manuela Montoya e in parte anche quella dei Nethade, anche se nel secondo caso, a mio avviso, l'esito non era affatto malvagio) di contro, perchè non evidenziare questo netto cambio di passo? Sul sopraffollamento di uscite e pubblicazioni ne abbiamo parlato fino alla nausea e sai bene che sono perfettamente d'accordo con te, Diablero. E' ovvio che un ritmo lavorativo serrato e pieno di scadenze non aiuta minimamente un autore a mantenere un livello altissimo nel tempo; nessuno sostiene il contrario e d'altronde come darti torto. Tuttavia le scelte redazionali non dipendono dai consigli di pochi utenti, per quanto appassionati e preparati di un forum (che rappresentano comunque una percentuale risibile fra gli acquirenti della testata), ma dal mercato e se purtroppo la situazione di vendita costringe l'editore a incrementare le uscite per tenere botta, a chi la pensa come noi non resta che prenderne atto e fare le dovute scelte. Richiedere al giorno d'oggi una riduzione di uscite per preservare la qualità delle stesse, sebbene rappresenti una soluzione valida per la qualità del prodotto, sembra una crociata contro i mulini a vento. Così come è ormai inutile rivangare continuamente i tempi d'oro del passato: le dinamiche cambiano, così come gli usi e i consumi. Se negli anni 60-70' si poteva benissimo sopravvivere con 12 uscite l'anno per via di una valanga di copie vendute, oggi non è più possibile, né lontanamente immaginabile. Lo ammetto è triste, ma è così. Anch'io mi sono innamorato dell'indimenticabile Milan degli olandesi, ma adesso come potrei pretendere che tornasse, dopo quasi quarant'anni, arco di tempo in cui anche le dinamiche del calcio e del mercato sono cambiate? Piaccia o no, indietro non si può tornare. Comunque, siccome siamo in O.T., forse è meglio tornare a parlare della storia in questione.
  7. Di recente sul forum abbiamo abbondantemente discusso sul fatto che la qualità della regolare sia "pericolosamente" scesa; si è riempito un post fra commenti pessimistici, eventuali cause e medie matematiche dei voti, ma di fatto, dopo la convincente prova dell'Agente Indiano, il gioiellino ambientato nell'Artico alla ricerca dell'Erebus e l'ottimo prologo, di questa lunga avventura, che si preannuncia un autentico Kolossal texiano, Mauro ci ha prontamente risposto sul campo. Trovo che l'autore sia in un'ottima fase d'ispirazione, peccato solo che Ruju non stia altrettanto tenendo il passo. Un incipit di notevole spessore, ben scritto e coinvolgente. Mefisto tornato a essere il villain freddo e temibile (per ciò che se ne dica, la rappresentazione nizziana era alquanto improponibile a mio modo di vedere). Ho letteralmente divorato l'albo e ni sono immerso completamente nell'atmosfera asfittica e cupa, perfettamente creata dall'autore. Complimenti a Borden pure per la scelta azzeccatissima dei Cestaro Bros: il tratto nervoso e sporco dei due talentuosi gemelli campani è perfetto per creare quell'alone di mistero che si sposa perfettamente con la fervida fantasia dello sceneggiatore. Gli scorci di San Francisco emanano una indefinita sensazione di ansia, i cieli foschi fanno da sfondo alla tensione narrativa, ben rese le temibili espressioni di Mefisto, ed eccezionale l'esito della scena del ristorante, col povero banchiere "schiacciato" dal peso opprimente di decine di occhi malvagi e minacciosi. Sarà che il sottoscritto ha da sempre un debole per la narrativa gotica, ma ammetto di essere totalmente entusiasta di questo primo albo; un antipasto sfizioso che preannuncia un lauto pasto. D'altronde se Mauro è riuscito a mantenere questo livello altissimo nel proseguo, con ancora una folta schiera di personaggi e ritorni pronti a essere schierati sulla scacchiera, credo proprio che il divertimento è assicurato e questi sette mesi rischiano di marchiare a fuoco la storia della saga.
  8. Può un fumetto ambientato nell'800 americano esimersi dal trattare la "Guerra di secessione"? Verosimilmente la risposta è no, di conseguenza pare ovvio che anche la celebre saga del nostro amato ranger non poteva sfuggire alla regola, di fatto i maggiori sceneggiatori alle prese con Tex, almeno una volta si sono cimentati su questa spinosa piaga della nazione stelle e strisce: da Nizzi a Boselli, passando pure da Segura in un suo maxi. Ma prima di loro, già il grande Bonelli aveva scelto come spunto lo scenario della guerra civile americana, sia agli albori della sua creazione, che in seguito, negli anni della maturità artistica. Sul pasticcio cronologico, che rende incongruenti le due storie, se ne è parlato abbastanza, ma evidentemente al patriarca del fumetto italiano poco importava la continuity (dubito infatti che si sia trattato di svista o dimenticanza, piuttosto menefreghismo). Effettivamente la prima prova, che trattava l'argomento dopo le gesta della Guzman, non era degna per uno spunto storico così importante, di conseguenza, appena avuta l'idea giusta, Bonelli non ci pensò due volte a bypassare il precedente e tirò su, l'episodio che mi appresto a commentare. Dopo la pirotecnica rissa iniziale, Tex racconta a beneficio dei pards un aneddoto del passato, relativo agli anni della sanguinosa guerra. Non capitava tanto spesso che l'autore optasse per narrare in flashback le vicende del suo eroe ma ogni volta l'esito era destinato a lasciare il segno. Indubbiamente anche al cospetto di questa storia fu così. Ammetto che la prima parte del lungo episodio non riscuote il mio assoluto gradimento; Bonelli come di par suo, monta una sceneggiatura serrata e carica d'azione, però si avverte la sensazione che sia più l'istinto narrativo, che un'idea complessiva, a dettare i tempi. Separatasi troppo presto dall'amico Rod Vergil, che si sente in dovere di arruolarsi tra le giacche grigie, Tex e il fido Damned Dick si ritrovano solo per caso coinvolti nell'occhio del ciclone. Un po' forzata la motivazione della parola data che li induce a schierarsi come esploratori per le truppe dell'Unione ai comandi del generale Dark, ma è più che altro la serie "segmentata" di vicende che si susseguono in questa fase (l'affondamento del battello, l'azione di Tex per rallentare il convoglio confederato su rotaie, l'attacco al forte), seppur piacevoli da leggere, a dare l'impressione di una scarsa amalgama di sceneggiatura. Verosimilmente, in preda alla verve creativa, Bonelli si fece prendere la mano dalla sua fantasia, rischiando spesso di appesantire l'idea di base. L'azione non manca, ma la guerra sembra rimanere alquanto sullo sfondo e fa capolino nella mente il sospetto che anche stavolta si rischia l'occasione mancata. Ma di colpo il vecchio leone cambia registro e ci dona un fase finale con i fiocchi, che risolleva alla grande le sorti della prova. Molto melodrammatica e commovente la scena dell'addio al povero Rod, trovato sul campo di battaglia in fin di vita. Non meno epica e coinvolgente la descrizione della sanguinosissima battaglia di Shiloh Church, resa magistralmente dai pennini di Galep e che induce i nostri a prendere le distanze da questo orrore fratricida e dedicarsi a mansioni neutre per non partecipare oltre alle assurdità del conflitto. Trovo sia un peccato che Bonelli non si sia soffermato troppo a caratterizzare i personaggi, fra i quali Dick che risulta una fotocopia di Carson, con tanta di camicia frange. Ancor più strano che non lo abbia più considerato in altri episodi e solo durante la gestione Boselli, il personaggio sia stato recuperato, cercando di sfruttarne le potenzialità non espresse al suo esordio. Anche Vergil è solo usato in previsione della sua drammatica morte, ma bisogna ammettere che la scena è davvero straordinaria e dimostra quanto Bonelli sapesse creare pathos nelle sue opere. Nel complesso storia iconica e notevole che però, non rientra nel cerchio delle mie preferite di Bonelli. Galep letteralmente strepitoso. Giunto all'apice della maturità artistica, il compianto disegnatore ci dona una prova perfetta. Ogni segno è al posto giusto, splendide le difficili scene di battaglia, da ammirare gli sfondi e la dinamicità dei suoi cavalli. Espressività ed eleganza a gogo, unico neo forse la rappresentazione "poco giovanile" di Tex nel flashback, ma ai tempi una cosa del genere non veniva affatto notata dai lettori. Concordo con il pard @Juan Ortegain merito al grande contributo che Galep fornisce nella sequenza clou della morte di Rod; i raggi infuocati del tramonto, che accarezzano il corpo morente dello sfortunato soldato, mentre Tex e Dick, in preda alla commozione, cercano di fornirgli conforto, sono un tocco di classe, così come lascia il segno il fucile spezzato a mo' di croce, per sottolineare le forti parole di condanna usate da Tex nei confronti della guerra. Parole che purtroppo, son sempre molto attuali Il mio voto finale è 8
  9. Condor senza meta

    Storia dei Maxi Tex

    Molto interessanti e dettagliati gli interventi di @ymalpas; è stato davvero un piacere leggere tutti i retroscena che ruotano attorno alla collana Maxi. Quanto sono preziosi per il forum utenti di questa risma! Non possiamo che ringraziarlo per la cura e la passione profusa. Il maxi è una collana molto controversa che, a mio avviso, andrebbe nuovamente riportata a cadenza annuale, ma campa cavallo che l'erba cresce...
  10. Condor senza meta

    [Maxi Tex N. 22] La grande corsa

    Ruju sforna una storia notevole, partendo da uno spunto originale e facendo leva su una sceneggiatura con i tempi giusti e piacevole. L'idea della Grande Corsa organizzata dal giornale di Sam Brennan (chi si rivede!) pone le basi a una trama simpatica che intrattiene e si fa leggere volentieri. Personalmente mi ha coinvolto molto e non sempre mi capita con le prove dell'autore, soprattutto nell'ultimo periodo. Non manca l'azione, né un parco di personaggi funzionali. Tex si ritrova per forza di cose "costretto" a partecipare, divenendo ben presto la guida per i concorrenti lungo un percorso pericoloso e irto di ostacoli. Particolare il rapporto che s'instaura con la coraggiosa Alma; a tratti sembrerebbe di attrazione reciproca ma l'autore lascia sfumato il concetto e più che altro il nostro ranger sembra dedicarle cure paterne. La trama nella trama, ovvero il giallo degli omicidi durante la competizione, innesca ulteriore dinamite narrativa nella prova e arricchisce la trama, con un Carson in grande spolvero in indagine solitaria. L'autore gestisce abbastanza bene il giallo, seminando indizi che via vai inducono a sospettare a turno dei componenti della competizione e anche la risoluzione, sebbene a tratti prevedibile, non è banale. Come già accennato, buoni i ritmi e idonei i dialoghi, che contraddistinguono una prova ben riuscita e di noia stavolta nemmeno l'ombra. In un colpo solo rivediamo, oltre a Sam Brennan, anche Devlin e Rupert; solo semplici apparizioni a dire il vero, ma fa piacere di tanto in tanto rincontrare questi vecchi amici. Strano solo che Tex stavolta a Tucson tradisca "Paco" e non si rechi a cenare al Vejia Sevilla, forse era chiuso per ferie. Battute a parte, uno dei migliori maxi non boselliani degli ultimi anni, purtroppo penalizzato da un Diso in evidente difficoltà. Nulla togliendo all'artista romano, una autentica colonna della casa editrice con il suo iconico Mister No, ma purtroppo Tex non è mai stato nelle sue corde e non a caso non è mai approdato sulla regolare, nonostante la sua celerità d'esecuzione. Il tutto viene ulteriormente peggiorato poi da un evidente calo qualitativo dovuto all'inesorabile legge del tempo, che si palesa in ogni tavola della sua lunga fatica sul maxi. Vignette tirate via, figure abbozzate, sfondi quasi del tutto assenti, un'inchiostrazione disordinata con tratti grossolani e disomogenei, scarsa somiglianza dei personaggi da una vignetta e l'altra e un'interpretazione dei due pard, a mio avviso, non del tutto idonea. Carson a tratti è irriconoscibile. Anche la rappresentazione della fauna e dei cavalli, vera e propria peculiarità dell'artista, stavolta si mostra alquanto incerta e stentata. Spiace dirlo, ma l'esito grafico è ai limiti del livello di guardia che delimita la pubblicabilità di un'opera e ciò incide molto a penalizzare una sceneggiatura che meritava un esito diverso. Il mio voto finale è 7
  11. Condor senza meta

    Storia dei Maxi Tex

    In fondo si è costretti a seguire più disegnatori contemporaneamente, per impedire che rimangano artisti fermi o senza tavole da realizzare, come credo sia ovvio che ogni storia in cantiere abbia una minima idea di base da seguire, tuttavia ritengo che un buon margine di "improvvisazione" sia alla base del mestiere dello sceneggiatore. Se durante lo svolgimento ti viene un'idea geniale, che fai la accantoni per seguire uno schema rigido? E' arte non una contabilità edile! Poi capita spesso che per esigenze redazionali una sceneggiatura debba essere sforbiciata o ampliata a secondo i casi, quindi anche in questo caso lo sceneggiatore deve essere elastico per trovare la via più adatta per giungere alla meta. Sia chiaro: Alaska non la difendo (obbiettivamente è una storia non riuscita), ma bisogna riconoscere che le basi di soggetto per far bene c'erano, a mio avviso, ma il livello grafico impubblicabile di buoni due terzi di albo, farebbe cascare le braccia a chiunque. Forse era meglio lasciarla nei cassetti, ma evidentemente bisognava rientrare dalle spese, visto che Fernandez avrà preteso un cachet da artista internazionale, per poi delegare garzoni di bottega "offensivi" per una saga storica come Tex.
  12. Condor senza meta

    Storia dei Maxi Tex

    Sai Mac, se Mauro avesse scritto tutta l'intera sceneggiatura prima di affidarla al "Circo" Fernandez, era un conto ma si dà il caso che l'autore componga un blocco di tavole per volta, e in alcuni casi passano anche lunghi intervalli fra un blocco e l'altro. Quando ti arrivano in redazione tavole orrende e disomogenee come quelle che costituiscono il famigerato maxi, sfido io a conservare la concentrazione adatta e la voglia per chiudere la prova. Anche la trovata finale (oggettivamente discutibile) del mostro sui trampoli può essere figlia di una palese disaffezione per una storia iniziata male (neanche tanto in fondo, perchè in effetti la prima parte è alquanto dignitosa) e conclusa peggio. In quanto a Nizzi, da te citato, ti sei mai chiesto per quale motivo, durante la sua leadership, pretendeva di scegliere i disegnatori con cui collaborare?
  13. Condor senza meta

    Storia dei Maxi Tex

    Fu proprio così e lo stesso Mauro lo ha ammesso sul forum. D'altronde come biasimarlo? Ti prepari un soggetto e un ambientazione ambiziosa, recuperi un personaggio ben riuscito come Dawn e metti in cantiere un stuolo di comprimari interessanti e poi ti ritrovi al cospetto di tavole "amatoriali" per usare un eufemismo. Dover continuare una collaborazione con un esito simile, suppongo sia stato una tortura e non mi stupisce che il proseguo della sceneggiatura sia stato completato solo per dovere contrattuale e senza un briciolo d'ispirazione. Rimango dell'idea che, se l'opera fosse stata assegnata a un artista degno di apparire sulle pagine Bonelli, il risultato finale sarebbe stato decisamente diverso e oggi staremmo qui a parlare di un'altra storia. Per assurdo, gran parte delle tavole apparse su quel maxi quasi sarei riuscite a farle meglio io che non sono un professionista. Lito Fernandez fu alquanto scorretto con la casa editrice e il blasone di Tex e Sergio fu un signore a non portarlo in tribunale.
  14. Condor senza meta

    Storia dei Maxi Tex

    La serie "Tex Willer" è l'ultima idea brillante da parecchi anni a questa parte (e le vendite sembrano ribadirlo) ma è indubbio che il merito sia tutto di Mauro, che portando estremo rispetto al personaggio creato da G.L. Bonelli, ha reso valido uno spunto sbilenco (e sciagurato!) suggeritogli dall'alto. Se l'idea fosse rimasta quella originale di Ayroldi, non credo si sarebbe superato il decimo numero. P.s. Mi stupisce come i "piani alti" non si stiano pensando a varare il "Maxi Tex Willer" o il "Color Tex Willer". Si dovrà pur arrivare alle cinquanta uscite annuali citate da @Diablero!
  15. Condor senza meta

    Storia dei Maxi Tex

    Hai perfettamente ragione pard: "Boccaccia mia statti zitta!" Non sia mai che venga preso in parola e oltre al maxi trimestrale, ci ritroviamo pure il cartonato bimestrale, l'albo tris a Natale e la raccolta punti sugli albi per vincere il modellino della diligenza.
  16. Condor senza meta

    Storia dei Maxi Tex

    Ma per quanto tempo ancora potrà durare? Anche Tex, senza adeguati ricambi generazionali tra gli autori, non potrà resistere in eterno; finora la presenza di Borden, come autore e curatore, è stata una garanzia, ma un domani? Se non si imbecca una scelta vincente alternativa (vedi Dylan Dog anni 80) sarà un continuo navigare a vista, ma si è più in grado di trovarla un'idea vincente in mezzo a gadget e bollini? C'è più interesse a rischiare quando si può contare ancora sul tranquillizzante bacino di acquirenti sicuri di Tex? Per tornare in topic, molto interessanti, come di consueto, gli interventi di @ymalpas relativi ai vari retroscena sui maxi. Personalmente ritengo che sia scellerata la programmazione semestrale di un tale formato, ma ormai la quantità ha preso il sopravvento su tutto e non mi stupirebbe che qualcuno in redazione lo rendesse addirittura trimestrale.
  17. Per quanto una cover band possa eccellere tecnicamente e reinterpretare ad altissimi livelli i pezzi storici, non potrà mai essere paragonata alla band storica di riferimento: i brani sono gli stessi ma la magia originale non si supera. In par modo, per quanto adori Villa e lo consideri un riferimento grafico assoluto, le copertine di Galep fanno storia a se. Tex e Galep sono un binomio indissolubile.
  18. Scelta difficile, visto che al momento in cui focalizzi un nome da scrivere, te ne vengono in mente almeno un'altra decina. Tuttavia votando di getto, ho selezionato "Altro" attribuendo la mia preferenza a Lucero.
  19. Storia destinata a essere ricordata solo per trovarsi in mezzo a due "kolossal" boselliani. Ruju ci offre un'ennesima prova senza infamia e senza gloria, che rientra benissimo nella sua media (la cosiddetta "zona Ruju" come da me battezzata) ma che faticheremo a ricordare fra qualche mese. Ormai come consuetudine mi ritrovo a commentare l'episodio in notevole ritardo, o quantomeno, dopo una lunghissima sfilza di commenti sul topic, ma anche stavolta provo a dire la mia, cercando di non farmi influenzare dalle varie interpretazioni già fornite dagli utenti prima di me. Spoiler Ultimamente noto che Ruju fatica nel trovare soggetti adatti da sviluppare su Tex, non a caso l'ho trovato più spigliato sugli spunti fornitagli dai nostri pards Carlo Monni e Barbanera. Preciso che l'idea di un irriducibile comanche che per vendetta si rimette in pista, superando il dolore della perdita dell'amata, non è male ma l'autore casca in alcune "trappole" che lo inducono a sciupare l'intuizione. L'incipit è a effetto, d'altronde lo sceneggiatore ci ha abituato a scene cariche di lirismo e atmosfera, ma di colpo si ripresenta una sequenza già apparsa di recente in un suo episodio (il ritorno di Makua se non ricordo male), ovvero il massacro della tribù d'appartenenza col comprimario assente. Quercia Rossa mette da parte la depressione e torna in tutto e per tutto un guerriero con i fiocchi, anche troppo forse visto la sua veneranda età. Particolare la sua abitudine di strappare le frecce dei nemici e rispedirle al mittente per vendicarsi, ma trovo stucchevole che Tex possa individuare la sua presenza solo per un simile gesto (che memoria visto che lo ha incontrato solo poche volte in mezzo a miriade di avventure, amici, avversari e pallottole) ma stona ancor più che l'operandi del vecchio capo venga continuamente ribattuto in molti dialoghi durante la storia. Chogan mi ricorda il famigerato "Guerriero immortale" e in parte Ruju ce lo presenta così, visto il flashback del salto miracoloso e come ipnotizza con la presenza i giovani nativi, Lono prima e Kimi dopo. Superfluo a mio avviso la parentesi del suo passato da bullizzato, così come appare un po' marcato il suo piano di crescere giovani leve di guerrieri sotto la sua guida, dopo avergli sterminato le famiglie. Più che altro però, trovo davvero deludente la sua fine, infatti come il guerriero immortale prima citato, anche lui alla resa dei conti si rivela un grande vile. Sceneggiatura che fila via con qualche inciampo (davvero brutta la scena in cui Tex appare dal nulla senza essere avvistato dai nemici in piena prateria senza ripari) e che non riesce mai ad appassionare del tutto, forse anche a causa di una certa prevedibilità. Quercia Rossa stupisce con la sua fisicità e risolutezza mentre i nostri rimangono un po' ai margini e purtroppo anche stavolta mi associo a chi ritiene che l'episodio senza l'innesto dei nostri avrebbe comunque funzionato e ciò non è affatto un buon segno per un soggetto di Tex. Epilogo accelerato e non eccessivamente coinvolgente con troppe scorciatoie narrative, ad esempio la fortunosa via di fuga nel torrentello sotterraneo noto solo a Quercia Rossa, Carson che si ricongiunge a Tex dopo aver consultato la sfera di cristallo (solo così poteva indovinare che il pard potesse sbucare dal torrente sommerso) e il provvidenziale arrivo di Lono che non si capisce come abbia potuto coprire una distanza così grande appiedato com'era. Anche l'arrivo dei guerrieri a dar manforte ai nostri suona come una variazione dell'arrivo provvidenziale della solita cavalleria, non certo il massimo per porre fine a una storia, o almeno in questo contesto. Non siamo ovviamente ai livelli del "Pistolero vudù", qui almeno una stiracchiata sufficienza sento di assegnarla, ma da Ruju, visto il valore, mi aspetterei ben altro, anche se ultimante l'astina tende sempre un po' ad abbassarsi e ciò mi preoccupa: una involuzione che denota un appannamento creativo dovuto forse alla stanchezza di dover cimentarsi con una serie difficile come Tex. Riuscirà a risalire la china e dare finalmente quella zampata che noi lettori aspettiamo da tempo? Prisco personalmente non mi ha convinto nemmeno stavolta. Erroneamente nelle anteprime avevo creduto che si fosse ispirato a Mastantuono, ma leggendo le duecentoventi tavole mi sono accorto che non è così, o meglio, le ispirazioni sono multiple e portano a una non adeguata uniformità di tratto che a me disturba. E' opinione diffusa che il tratto sporco e nervoso si presti bene alla narrativa western e posso anche essere d'accordo, però a tratti l'artista sembra un po' esagerare e molte vignette appaiono poco curate e dalla ostica leggibilità. L'occhio durante la lettura di un fumetto deve scorrere fluido e non deve avere ostacoli, non è bene che necessiti di soffermarsi troppo su alcune vignette per coglierne il "frutto". In questa storia spesso mi è capitato di faticare a focalizzare alcuni punti salienti dell'inquadratura e ciò influisce nella mia valutazione. Bruttissimi i copricapi e da rivedere alcune sembianze, soprattutto in Carson, ma di contro, mi piacciono le onomatopee che Prisco abbozza, che mi riportano al passato, in un'epoca in cui questo aspetto viene un po' troppo trascurato dai disegnatori attuali. Il mio voto finale è 6
  20. Ci credo Mauro, anzi ci avrei scommesso che c'era il tuo zampino dietro una simile scelta. Oltre agli indiscussi meriti come autore, noi lettori dobbiamo esserti grati per la tua preziosa opera di curatore. Visto l'aria che tira, in cui il marketing a tutti i costi sta fagocitando quello splendido rapporto di complicità fra lettori ed editore, molto caro a Sergio, mi chiedo che ne sarebbe stato della saga senza le tue piccole/grandi battaglie. Grazie.
  21. Vero, ma senza le vignette d'anteprima che hanno sempre il loro fascino. Ammetto sono un irriducibile nostalgico! Meno male che sulla collana Tex Willer questa "vecchia abitudine" è rimasta.
  22. In effetti a essere corretti, con l'attuale albo è tornata l'anticipazione del numero successivo in quarta di copertina, con tanto di "antipasto" di vignette. Era ora, aggiungerei: in effetti l'anteprima "mignon" in seconda di copertina metteva tristezza anche a me. Spero non sia solo una scelta temporanea dovuta all'eccezionalità dell'uscita. Poi anche la combinazione cromatica è gradita e spero sia di buon auspicio calcisticamente. P.s. In quanto alla cara lista degli arretrati, ho spesso espresso il mio parere (che coincide con quello di Ymalpas) purtroppo temo sia più difficile rivederla ormai.
  23. Sarà pure una scelta razionale, ma su una testata storica, che ha fatto del classicismo la sua forza, a mio avviso stona. In ogni modo, al sottoscritto poco importa il marketing, quindi mi astengo di aggiungere altri giudizi.
  24. "Gente" che non supporta a dovere iniziative interessanti come "Le grandi storie Bonelli", però opta per inserire patacche inutili sulle copertine e insulsi gadget da un euro al quintale. Ripeto: mancano solo le copertine adesive stile "Cioè" è siamo apposto.
  25. Galep è letteralmente irraggiungibile sulle storie a tematica gotico-esoterica che riguarda le apparizioni di Mefisto e figlio. Seppur stimando svisceratamente sia Villa che Civitelli, entrambi, sebbene ottenendo risultati straordinari, non riescono a pareggiare gli esiti "magici" del compianto papà di Tex. Ennesima prova di quanto fosse grande il suo talento grafico e narrativo e quanto stoni che al giorno d'oggi venga valutato al ribasso dalle giovani leve di lettori.
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