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Condor senza meta

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Tutto il contenuto pubblicato da Condor senza meta

  1. Credo che Letizia stavolta non fosse ironica e realmente attenda con ansia l'uscita del Color Storie brevi, visto che uno di questi conterrà la storia col suo soggetto. Come ammesso da Mauro, non avremo la certezza di quale sia, visto che la nostra pard desidera non firmarla, ma suppongo che ci abbia dato un indizio e presumibilmente sarà Ruju a sceneggiare il suo soggetto. Se anche dovessi sbagliarmi, torno in topic, dicendo che sono molto restio a comprare il color estivo stavolta, ma so già che finirò per cedere alla tentazione dell'acquisto come ogni anno
  2. Come foliazione e possibilità di una realizzazione in tempi ragionevoli mi trovi d'accordo Carlo, tuttavia un artista come Sicomoro è meglio "assaporarlo" nel classico B/N. La colorazione, per quanto ottimale di un cartonato, rischierebbe di "imbrigliare" i suoi notevoli chioroscuri. Ti dirò di più, fosse per me, studierei ad hoc uno speciale su cui pubblicare una sua storia solo ed escusivamente a matita, senza inchiostrazione. Bruno è un asso con la grafite. Le sue illustrazioni sono strabilianti.
  3. Condor senza meta

    [Tex Willer N.56/57] Comstock Lode

    Storia che assolve in pieno il compito con cui è stata commissionata. In una serie molto particolare come "Tex Willer" in cui l'ambizione compositiva del creatore e l'interessante continuity rappresentano il nucleo del successo, gli episodi filler (minori e slegati dalla cronologia per permetterne il libero posizionamento nella saga alla bisogna) ci stanno e servono pure per "spezzare un po' il ritmo" e far tirare il fiato ai lettori. Episodio breve, dalla trama lineare e poco complessa, ma piacevole nella sua dinamica leggerezza. Rauch, a mio avviso, si riconferma un autore preparato e molto utile alla causa. Trovo le sue sceneggiature calibrate e scorrevoli e una media realizzativa finora dignitosa, tutto grasso che cola per Borden che può disporre di materiale valido per alternare le sue corpose opere e coprire il numero sempre più ampio di tavole annuali inedite da dover pubblicare. Mi piacerebbe poter vedere Jacopo all'opera anche su storie più ambiziose e di punta, ma suppongo che al momento il suo impegno su Zagor non glielo permetta. Le carte in regola per farlo non gli mancano. Noi lettori siamo sempre molto esigenti (come è pur giusto che sia), ma scrivere Tex non è certo una bazzeccola e non va sminuito il valore di una buona routine. Mica è così scontata mantenere un'accettabile media qualitativa!
  4. Condor senza meta

    [Texone N. 16] I Predatori Del Deserto

    Nel mio caso si tratterebbe dell'ennesima rilettura. Ma un simile capolavoro merita sempre "l'ennesima lettura + 1".
  5. Ancora è presto per esprimere un giudizio complessivo sulla storia, mi toccherà attendere almeno la lettura del secondo numero, comunque credo fin da adesso che rimarrò particolarmente legato a questo albo: non capita tutti i giorni di trovarsi la dedica dell'autore sul frontespizio. E' stato davvero un piacere incontrare Pasquale, un autore gentile e molto disponibile.
  6. Condor senza meta

    [Texone N.39] Per l'onore del Texas

    Grazie Loriano In effetti le similitudini ci sono. Un tocco di sana leggerezza che ben sta in mezzo a una trama così tesa e drammatica.
  7. Condor senza meta

    [Texone N.39] Per l'onore del Texas

    L'attesa è stata il punto cardine di questo notevole texone. Già le firme (e l'innata qualità) dei due autori all'opera, contribuivano a stuzzicare la curiosità dei lettori. Attesa resa ancora più viva grazie all'anteprima della copertina di Dotti, molto bella ed efficace: ulteriore conferma del valore dell'artista nei panni di copertinista, già mostrato in crescendo sulla serie Tex Willer. Per il sottoscritto la pazienza è stata ancor maggiore, visto che ho dovuto attendere quasi una settimana per trovare l'albo in edicola e un'altra per poter trovare lo spiraglio giusto di tempo per potermelo leggere e goderlo adeguatamente. Come se non bastasse, il lungo black out del forum, occorso nei giorni scorsi, mi ha costretto a un'attesa aggiuntiva, per poterlo commentare in questo topic. Dopo una simile premessa, la domanda che sorge spontanea è la seguente: tutta questa attesa è stata ripagata? Assolutamente sì, e dopo la lettura di questo valevole volume è cresciuto pure il rimpianto per aver mancato di un soffio (un solo giorno!) l'incontro a Etnacomics con Dotti, autore che albo dopo albo è entrato nella lista dei disegnatori da me stimati, e non aver potuto inoltre incontrare nemmeno Borden, che purtroppo ha dovuto declinare l'invito alla fiera. Prendendo spunto da un fatto storico avvenuto in Texas durante la guerra civile, Mauro è riuscito a tirar fuori una storia molto bella e coinvolgente, facendo leva su una sceneggiatura ben calibrata e una trama complessa ma tutto sommato scorrevole e con un'ottima opera di rifinitura, che ha permesso all'autore di annodare tutti i fili dell'intricata matassa con i giusti tempi narrativi e con sequenze molto ben scritte e dal sapore aulico. Anche stavolta Tex narrerà al figlio (e a noi lettori) un episodio della sua gioventù, ma stavolta il racconto sarà a due voci, visto che anche Carson parteciperà alla stesura verbale dei ricordi, creando un'originale e ben riuscita trovata di sceneggiatura. Il bell'episodio che riguarda la rocambolesca azione dei nostri per salvare un gruppo di immigrati tedeschi texani fedeli all'unione, si fa apprezzare per ritmo, azione e la consueta ricchezza di comprimari e comparse. Mauro come sua attitudine pone sulla scacchiera ottimi personaggi e mischia con molta bravura fantasia e storia propriamente detta, e lo fa così bene che una sola lettura non permette di godere appieno il valore del complesso intreccio. Una seconda lettura è doverosa e, personalmente mi ha impressionato come, quasi per incanto, tutte le tessere del puzzle sono andate al suo posto ed eventuali punti meno chiari si sono appianati mostrando il valore di una grande opera. Si è parlato molto del record raggiunto da Mauro con il presente albo, ma visto la freschezza e l'ottima fattura del texone, sorprende che un autore riesca ancora a mantenere così alta la sua qualità dopo il numero enorme di 50.000 tavole in carriera. Oltre al talento indiscutibile, è la passione per il fumetto (e Tex in particolare) il carburante che spinge il nostro inossidabile Borden a tenere così alto il suo livello, appunto per questo, come scrivevo di recente in un altro topic, sarà davvero proibitivo per la Bonelli un domani (il più lontano possibile!) sostituire un artista di questo calibro. Tornando alla storia, la presenza di personaggi come Damned Dick e Kate Warne rende ancora più stuzzicante l'appetitosa pietanza e oscura alcuni dialoghi un po' verbosi in alcune sequenze (già individuati ed esposti da alcuni forumisti prima di me), davvero piccole inezie in un complesso molto corposo e funzionale di un texone bello, che meritava alla grande le attese. I disegni di Dotti sono perfetti per la storia: secchi, espressivi, ben bilanciati e molto validi in termini di narrativa di immagini. Oltre a una costante e possente miglioria stilistica dell'artista e ben palese l'assoluta affinità con lo sceneggiatore e non è un caso che ogni collaborazione fra i due, porti a risultati memorabili. A tratti mi viene da pensare che con Dotti, Mauro abbia trovato il degno sostituto del compianto Marcello per creare il magico tandem, alla base di ottime storie e piccoli capolavori della saga. Piccole curiosità che mi è parso di notare: Damned Dick in alcune espressioni mi ricorda proprio Dotti: che abbia preso spunto da se stesso per la caratterizzazione del pard creato decenni fa da Gianluigi Bonelli? L'abitudine di Tex e l'amico Konrad di "salutarsi" a suon di sganassoni mi ha lievemente ricordato la medesima originalità usata da Zagor e il trapper Rojas a ogni loro incontro. Un caso? L'attesa è stata lunga per molti aspetti, ma se l'esito è sempre così, ben venga. Un texone da ricordare a lungo. Il mio voto finale è 9
  8. Più che un soggetto, quella postata da Letizia è la sinossi del suo romanzo fanfiction "L'urlo del Falco". Un'opera interessante, che ho riletto di recente, e che consiglio vivamente.
  9. Visto che ci ho preso gusto, rispondo al sondaggio stilando le medie dei miei voti alle singole annate. La spuntano come da tabella: 2010, 2013, 2016 Per il decennio in corso la media più alta è il 2020
  10. Condor senza meta

    [Texone N.39] Per l'onore del Texas

    Non entro in merito nelle questioni, non avendo ancora letto l'albo, ma tuttavia fai benissimo a non rimettere l'avatar di Kate (che peraltro sia De Angelis che Dotti hanno abbellito di non poco rispetto alle foto storiche ), visto che il tuo profilo photoshoppato è molto più carino ed espressivo. A dire il vero la nostra cara Letizia è sempre avvolta nel mistero (nome, firma su soggetti, date di nascita ecc.), ma se stavolta non bleffa, c'è da dire che è una "bedda figghiola", come diciamo noi siculi. P.s. Sto facendo una fatica non comune a evitare il post, non avendo ancora potuto leggere l'albo, purtroppo gli impegni lavorativi (e non) mi costringono sempre a recuperare le letture in mostruoso ritardo. Mannaggia a me e quando non sono nato ricco!
  11. Mi chiedo se il topic non sia il caso di correggerlo in "La regina dei fuorilegge", titolo effettivo del primo albetto a striscia, evitando così la ripetizione ravvicinata di un riferimento alla carta da gioco, presente pure nella storia successiva. Episodio da poter definire un "filler", scollegato con l'abozzata continuity del periodo (vedi la scena in cui Tex mostra il distintivo presentandosi ancora come un ranger). Lo sviluppo della trama risente parecchio della brevità e il soggetto non viene affatto valorizzato, da una sceneggiatura troppo accelerata e poco incisiva. Peccato! Con maggior spazio a disposizione si poteva sfruttare meglio l'idea del racket e rendere più interessante la figura di Lily Bent, qui solamente abbozzata. Da notare come Bonelli voglia aggiungere un po' di pepe facendoci capire che la villain sia attratta da Tex, lo ribadisce anche con un po' di invidia un suo sgherro parlando con il nostro eroe, che però finge di cascare dal pero. E' successo qualcosa tra i due nella settimana in cui si è infiltrato nella banda per attirarsi le sue grazie? Non lo sapremo mai. Finale rocambolesco e troppo veloce per lasciare il segno, così come tutto l'episodio che si legge in fretta e finisce subito nel dimenticatoio. Troppo poco per meritare la sufficienza. Stavolta i disegni sono tutti opera di Gamba e, nonostante l'autore se la cavicchia (interessanti alcune inquadrature e le fattezze di Tex, un po' meno la rappresentazione dei fucili) il gap con il talento di Galep è molto marcato. Gamba si è sempre rivelato un buon artigiano del pennino, duttile e molto utile, con uno stile personale e pulito, ma ovviamente l'arte di Galep è di tutt'altro livello. Il mio voto finale è 5
  12. Da amante delle statistiche, mi son passato il tempo recuperando le votazioni alle storie che ho dato via via durante le recensioni in questi anni e ho stilato le relative medie annuali. Sebbene abbia votato di getto al sondaggio, mi accorgo che le mie preferenze accordate collimano con le medie calcolate. Solo un ex equo fra il 2005 e il 2006, però la presenza di Athabaska Lake e Colorado Belle su due piedi mi hanno indotto a prediligere il 2005.
  13. Episodio scoppiettante. Un esempio lampante di come debba essere una storia per divertire e appassionare. Un incidente al fido Dinamite, costringe Tex a separarsi da Carson e Pat. Ma contrariamente a ciò che il nostro teme, il suo soggiorno a Fullertown è tutt'altro che tedioso. Fatta la conoscenza con l'arrogante Nora, nipote dei fratelli Brenton ovvero i "padreterni" del paese, Tex entra subito in rotta di collisione con coloro che, a detta del simpatico barman, hanno ridotto a un mucchio di rovine un vicino villaggio ormai ridotto a un fantasma. Proprio fra le disabitate costruzioni, il nostro eroe si trova a dover fronteggiare un agguato con degli sgherri dei Brenton, intenti a marchiare dei cavalli rubati. Ha così inizio la guerra fra Tex e la banda capeggiata dai due Brenton, che non disdegnano a rubare le mandrie del povero Prescott, utilizzando un fine trucco con i ferri da marchio. L'idea del marchio contraffatto ritornerà nella più celebre storia Sunset Ranch, così come è curioso che Nora scompaia ben presto dalla scena, eppure sembrava dall'inizio potesse avere un ruolo più importante nella trama. A tal proposito il predicozzo non del tutto femminista che le fa Tex dopo il loro scontro credo che al giorno d'oggi avrebbe attirato feroci critiche, ma bisogna pur comprendere che purtroppo all'epoca ancora la mentalità era un po' chiusa sotto questo aspetto e anche Bonelli, sempre attento a certe tematiche, finì col scivolare sulla proverbiale buccia di banana. Dopo un primo malinteso, Tex diverrà alleato di Prescott e la storia decollerà con scene memorabili quali la splendida roulette russa con tanto di bluff che farà vacillare il prepotente Brenton e la rapina con travestimento di Mormone che preparerà la trappola finale per incastrare i biechi ladroni, con la mandria marchiata sotto la criniera per scoprire il piano criminale dei fratelli in combutta con un corrotto sergente dell'esercito. Tex è davvero decisissimo e non si crea alcuna remora a violare ogni regolamento pur di ottenere la vera giustizia. Sceneggiatura anche molto calibrata, che riesce a non subire brusche accelerazioni nemmeno nel concitato finale. Una lettura davvero soddisfacente. Sotto l'aspetto grafico è ben visibile il contributo di Muzzi in ausilio di Galep. La divisione dei compiti fra matite e chine, a mio avviso diede un esito decente, decisamente migliore rispetto alle storie del centinaio d'oro, dove i disegni di Muzzi non riuscivano a eccellere in certe tematiche e venivano appesantiti dalla zavorra delle correzioni facciali di Galep, quasi sempre fuori proporzioni e con posture anatomiche molto brutte da vedere. Il mio voto finale è 8
  14. Un omaggio a Tex di Eugenio Sicomoro
  15. Decennio non idilliaco (per usare un eufemismo) con paurosi alti e bassi. Sono gli anni in cui Nizzi ha totalmente finito le cartucce e, al netto di qualche sporadica zampata, precipita qualitativamente. Di diverso livello l'andamento di Boselli, che confeziona ottime storie e mantiene una media qualitativa alta, sebbene alcune prove (Vendetta per Montales, Intrigo nel Klondike, Spedizione in Messico, Morte nella nebbia) siano a mio avviso meno ispirate. Debutta Faraci, ma dopo un avvio promettente, mostra subito la corda, mentre Manfredi continua a rivelarsi un autore preparato ma poco consono all'universo di Aquila della notte. Ecco le mie preferenze: 2000, 2005, 2008 Spareggio: 1985
  16. Che Galep si ispirasse a Cooper per il suo Tex alle origini è conclamato, così come è noto il ruolo di Giuliano Gemma nel controverso film di Duccio Tessari a metà anni 80. Quello che ignoravo e che ho appreso vedendo questo vecchio articolo su Tv Sorrisi e Canzoni del 1977 o giù di lì, che anche un giovane Andrea Giordana vestì i panni del nostro eroe per quel set fotografico. Un viso convincente per Tex? Bah...
  17. Come sostengo da sempre, il limite delle discussioni virtuali (che siano sui social o sui forum) è quello di non poter accompagnare ai commenti, le inflessioni della voce o le espressioni facciali e ciò, spesso può dare adito ai fraintendimenti. A maggior ragione bisogna prestare più attenzione a ciò che si scrive e quantomeno accompagnare con le emoticons alcuni concetti per specificare meglio le intenzioni. Perchè dico questo? Frasi come "Capisco che l'idea di una persona che si strugge d'amore per anni tipo Cyrano de Bergerac sia romantica, ma allora leggetevi un harmony!", in risposta a un punto di vista altrui, potrebbe essere interpretata come un secco e poco velato modo per dire: "Stupido sentimentale non hai mai capito nulla di Tex, leggi i romanzetti rosa e non disturbare"; a tal che, se uno dovesse rispondere di pancia verrebbe naturale ribadire: "Se io devo leggere un Harmony, tu dovresti studiare un intero prontuario di netiquette e bon ton" Siccome sono una persona che crede sempre nelle buona fede dei miei interlocutori, son certo che ho interpretato male il senso della frase, riferita a un mio commento (e sopratutto scrivo sui forum solo per il piacere di scambiare opinioni e altro sul fumetto che amo e non certo per litigare a destra e a manca). Che Carson possa amare ancora Lena è un pensiero soggettivo, non vi è certezza nè da un verso nè dall'altro. Tutto può essere interpretato a seconda della sensibilità (dinanzi a uno splendido tramonto c'è chi si emoziona e chi pragmaticamente sostiene che è solo un naturale fenomeno dovuto al movimento di rotazione della terra). Potrebbe dire la sua Mauro, che ha creato la storia, ma se l'autore scrivendo vuole raggiungere un punto x e dei lettori, fluendo della sua opera, si emozionano lo stesso arrivando a interpretare un punto y, devono riternersi degli ingenui e cospargersi il capo di cenere? L'arte non è un'equazione matematica in cui il risultato esatto è uno solo, tutto può essere interpretato con mille sfaccettature. E pensandoci bene il bello è proprio questo. Il fatto che Carson possa ancora amare Lena, non me lo dicono le sue parole, ma l'espressione dei suoi occhi (magica!) con cui lo rappresenta Marcello quando la rivede. Me lo suggerisce la decisione con cui si mobilita per salvare Donna e l'alone di malinconia e tenerezza con cui rievoca i vecchi tempi di Bannock o con cui canticchia la canzoncina preferita che lo riporta a quei giorni. D'altronde a volte l'amore è come una fiammella che cova sotto la cenere e basta poco per farla tornare a divampare. Il Carson che ho sempre apprezzato è sì un avventuriero che preferisce la libertà al matrimonio, ma non un cuor di granito, e di certo non mi va dipingerlo come un puttaniere o cascamorto qualsiasi. Preferisco vederlo come uno di quei cavalieri erranti descritti nei poemi epici, che frappongono una loro missione ai sentimenti, ma non per questo ne sono privi. Poi non essendo un Harmony, su Tex non si può incentrare tutto sul sentimentalismo, ma voler togliere del tutto la vena romantica di Borden, (che è un maestro nel saper donare queste sfaccettature ai suoi personaggi, che rendono epiche e indimenticabili alcune sue storie) può equivalere a depotenziare parzialmente i suoi capolavori. Specifico che è un mio punto di vista, opinabile ovviamente, ma che mi sento libero di esprimere, anche a costo di essere tacciato per "uno stupido sentimentale" P.s. Come correttamente fatto notare da Laramie, forse è il caso di chiudere l'Ot, anzi mi scuso per averlo alimentato con questo ulteriore commento.
  18. Si accusano i lettori di oggi di voler eccessivo "spiegazionismo", rispetto ai tempi di Gian Luigi Bonelli che parecchie cose li lasciava taciute o alla discrezione del lettore. In fondo potrebbe anche benissimo essere che in uno dei tanti viaggi Carson sia già stato informato da Lena e non ci è stato mostrato. D'altronde il Vecchio Cammello l'impegno di badare alle due donne lo aveva preso con Clemmons in punto di morte, in un certo senso aveva già "adottato" Donna. Poi, a mio avviso, sotto sotto Carson ancora ama Lena, ma il suo spirito libero gli impedisce di mettere radici e la sua amata, sapendolo, non vuole certo incatenarlo, d'altronde è una donna forte ed emancipata e riesce tranquillamente a badare a se stessa.
  19. Por todos los diablos, mi son dimenticato di votare nell'apposita sezione. Sto proprio perdendo colpi . Provvedo subito. @MacParland, @Testa di Vitellograzie per la segnalazione.
  20. Infatti sono davvero rari i casi.
  21. Le mie preferenze: 1990 - 1992 - 1999 P.s. E' dura lasciare fuori storie come il "Passato di Carson" "Gli invincibili" "L'uomo senza passato" "L'uomo con la frusta" o "Cercatori di piste" tuttavia si deve valutare il lotto nel suo complessivo,quindi ho finito per optare per altre annate.
  22. Ieri sera, contrariamente a ciò che hanno fatto milioni di telespettatori, invece di sintonizzarmi per vedere la finale di Instabul alla tv, ho preferito sprofondare sul divano e recuperare la lettura dell'albo autoconclusivo di questo mese. Paradossalmente il caso ha voluto che l'autore della sceneggiatura è legato ai colori della squadra che è uscita sconfitta nella sfida e spero che non se l'abbia a male col sottoscritto se dovesse leggere il mio commento. E' stato il karma a punirlo per aver voluto dare le sembianze di Barella ad Arkansas Joe in una recente storia di Tex Willer? Dopo l'orripilante errore di Lukaku che ha tolto il sonno a molti tifosi, ce lo ritroveremo nei panni di un futuro villain nella saga? Chiusa la premessa ironica (velata di O.T calcistico di cui mi scuso), torniamo alla storia che è decisamente meglio. Episodio anomalo ma intrigante, con una prima parte indipendente che vede Kit e un giovane amico alle prese con un gruppo di scalcinati ladri di manzi. Purtroppo Piccolo Falco è davvero sfortunato con i giovani amici, visto che anche questa volta se lo vede uccidere sotto gli occhi. Porzione breve, non originalissima ma che si fa apprezzare per via del patto di sangue che Kit stipula con il morente amico e l'interessantissima sequenza della sepoltura navajo, che dà un tocco di epicità. La seconda parte che vede Tex narrare al figlio l'episodio del passato, mi ha preso di meno, vuoi per la ripetitività di alcune trovate di soggetto (carovane fuorviate da guide fuorilegge, assalti di indiani complici dei banditi e via dicendo) ma nonostante ciò Giusfredi riesce comunque a tirar fuori alcuni spunti particolari, come la forte vignetta della giovane donna trafitta dalla freccia, l'intervento di Tiger che riesce a salvarla, ma è soprattutto il rapporto del pard Navajo con colei che definisce "Capelli di sole" che mi ha colpito: di solito Tiger è freddo e irreprensibile, ma stavolta imho la giovane Ingrid non gli è indifferente. L'autore lascia tutto sfumato, come è giusto che sia, ma per me è evidente che fra i due si instaura qualcosa di più forte di una semplice riconoscenza per essere stata salvata. Anche quando l'eroe indiano la consegna alle cure del fidanzato, la freddezza di Capelli di Sole verso il suo coetaneo è palese e Tiger pare uno di quei paladini romantici che si sacrifica facendosi da parte. Sulle pagini finali e il patto di sangue fra Tex, Tiger e Carson se n'è già parlato abbastanza. Provo comunque a dire la mia. Trovo sia stata una scelta giusta quella di non dilungarsi troppo nella sequenza, si sarebbe rischiato di divenire stucchevoli, tuttavia la scena non è riuscita a coinvolgermi come avrei voluto, forse a causa di come è stata preparata e concepita. La sfida che Tex chiede al capo Osage Cervo Forte è un po' forzata, così come è ovvio che il capo indiano non rispetterà la parola. In fondo la precauzione della pistola è indice che lo stesso Tex è convinto della mancanza di lealtà dell'avversario, quindi è quasi un suicidio una simile scelta. D'altronde senza l'intervento di Carson e Tiger prima e dei Pawnee dopo, la sua sorte sarebbe segnata. Una scelta coraggiosa o del tutto folle? Ognuno formulerà la sua risposta in merito. Anche la scelta del giovane Pawnee di rinunciare alla sua vendetta per "sportività" è buona per fungere da assist a un suo ritorno, ma convince poco. Proprio questi aspetti, a mio avviso poco convincenti, hanno depotenziato il lirismo della tavola finale per me, Giusfredi è un autore bravo e promettente, ha un ottimo maestro come riferimento, ma proprio da lui deve carpire meglio i segreti di come creare davvero sequenze epiche e memorabili (di recente da me citate in un altro trhead). Riassumendo una storia non male, ma neanche indimenticabile. Dopo le recenti prove non convincenti di Burattini e Ruju, e questa breve alquanto lineare, comincia a pesare l'assenza di Mauro sulla regolare. Font si conferma un autore spacca platee. Parecchi lettori non lo digeriscono, altri gli riconoscono una buona capacità narrativa. Come sempre il sottoscritto si attesta a metà fra le categorie appena citate, comunque forse per l'età che avanza o la fretta di realizzazione, un lieve calo l'ho riscontrato anch'io. Sullo stile sui generis e alquanto caricaturale, sappiamo fin dal suo esordio sulla saga che fa parte del suo bagaglio personale, tuttavia rispetto al passato, mi hanno convinto davvero meno gli sfondi, alquanto vuoti e tirati via, quasi del tutto privati di quei bei tratteggi incrociati che arricchivano parecchio i paesaggi soprattutto notturni o in tempesta. Davvero sgraziate le ultime due vignette di pagina 17, con Kit che assume posizioni troppo innaturali e anatomicamente non ideali. Anche parecchi primi piani dei nostri sono troppo ridotti all'osso e quasi tirati via. Dimenticavo: fa un particolare effetto vedere Carson brezzolato ma non ancora del tutto imbiancato . Il mio voto finale è 7
  23. Proprio mentre leggevo la tua frase mi è venuta in mente la foro postata da Pasquale Del Vecchio su facebook qualche giorno fa, in cui, purtroppo, sfoggiava una corposa ingessatura al braccio destro dopo un incidente, che verosimilmente lo terrà lontano dal tavolo da disegno per il tempo della convalescenza. Tipico esempio di imprevisto che nè un autore, nè tantomeno la redazione può prevedere. In effetti gestire la programmazione di una testata come Tex non è mica una bazzeccola: fra ritardi di consegna e variabili impreviste c'è da perdere il sonno per garantire le uscite degli albi in edicola. Non oso immaginare in passato, quando i tempi erano ancora più stretti.
  24. Storia non trascendentale ma molto divertente. Sfruttando lo spunto di soggetto della guerra fra compagnie ferroviarie, con sabotaggi, piani criminosi ai danni della società rivale (con l'ausilio di bande di indiani assoldati con una manciata di fucili e fiumi di whisky), Bonelli sfodera una sceneggiatura molto ritmata e interessante. Tex, Kit e Pat si trovano di fronte una coppia particolare di avversari; Gordon e Stella di fatto sono il riferimento per i cospiratori (il presunto Colter che sentiremo solo nominare fra le pagine) per destabilizzare i cantieri della società ferroviaria rivale e indurre alla sospensione definitiva dei lavori del tracciato. Gordon mostra un discreto acume e anche la bella complice (non sapremo mai se è la sua donna) è capace di tenergli testa, anzi a tratti Bonelli sembra volerci far credere che possa essere capace di tradire il proprietario del saloon per prendere le redini del comando. Ai loro ordini il bieco Laredo e gli indiani agli ordini di Volpe Rossa. Dopo mille peripezie, scoppiettanti sparatorie e persino una lettera di dimissioni dal comando dei ranger per poter risolvere la faccenda senza essere troppo imbrigliato da regole e vincoli regolamentari, i nostri la spunteranno e riusciranno a strappare una confessione allo sconfitto Gordon, chiudendo di fatto una storia discreta e molto divertente. Sotto l'aspetto grafico, Galep (che apprendo leggendo il commento di Carlo Monni aiutato da Muzzi alle chine) si mostra in forma superba per ben tre quarti dell'episodio, mostrando solo una calo qualitativo sul finale, presumibilmente per la fretta di consegna. Da notare quanta cura e perizia impiega il compianto artista nel rappresentare l'elegante abbigliamento della coppia di villain; ogni vignetta un nuovo "outfit" con abiti chic e di alta moda. A memoria stento a ricordare personaggi più eleganti di Gordon e Stella, o quanto meno che sfogggiano un così ricco e variegato guardaroba, nemmeno nelle storie ambientate all'est. Il mio voto finale è 7
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