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TWF - Tex Willer Forum

NuvolaRossa75

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Tutto il contenuto pubblicato da NuvolaRossa75

  1. NuvolaRossa75

    Jos? Ortiz

    Mi dispiace moltissimo per l'artista, uno dei miei preferiti, e per la famiglia che deve affrontare questa perdita proprio durante le festivit? natalizie.
  2. NuvolaRossa75

    Orrende Bestiacce

    Esiste però almeno una categoria di "bestiacce immonde" che ha fatto da alleata a Tex... i ratti giganti che hanno divorato Mefisto Non mi risulta però che Tex abbia mai pianificato stragi di topi. Scherzi a parte, credo che con le stragi di "orrende bestiacce" (a proposito, c'è pure la strage di alligatori presente in "Nelle paludi della Lousiana") lo staff di autori Bonelli abbia rappresentato il timore e la ripugnanza atavica per le creature associate in un modo o nell'altro con la morte (animali predatori di carogne ma anche animali che strisciano, e quindi a contatto con la terra/gli inferi).
  3. NuvolaRossa75

    Tito Faraci

    Non so se è il posto giusto per segnalarlo, ma è uscito il mese scorso per i loghi Piemme il romanzo di TIto Faraci "Oltre la soglia"http://www.edizpiemme.it/libri/oltre-la-sogliaOggi alle 18, per chi è a Milano, c'è la presentazione alla FNAC con l'autore e Sandrone Dazieri:http://www.sandronedazieri.it/aggiornamenti-milanesi/
  4. NuvolaRossa75

    Sergio Nelle Eterne Praterie

    E' tanto che non partecipo, ma, appresa la notizia, mi è venuto spontaneo passare qui. A parte il lutto umano, è una grossa perdita per la cultura popolare italiana.
  5. Una domanda: se questo svarione comparisse in una storia di quelle attuali (e quindi fosse impossibile contestualizzare per chiunque ), lo avresti recepito con la stessa naturalezza?
  6. Una cosa: nelle tribù indiane gli "uomini-medicina" erano persone che avevano poteri particolari (magici) che si esplicavano non solo nell'abilità taumaturgica, ma anche nell'abilità e nell'invulnerabilità come guerrieri. Geronimo, tanto per fare un esempio, per noi riusc? a opporre una resistenza eccezionale all'esercito USA grazie alle sue abilità strategiche, ma per il suo popolo, gli Apache, questo era frutto del suo essere "di-yin" (tradotto grossolanamente, stregone). Quindi il fatto che Tex sia praticamente invincibile in combattimento è già di per sè un titolo sufficiente per farne un uomo-medicina. Non è affatto un errore antropologico Per Kit Carson, mi pare che l'affermazione di West10 (ossia che nelle intenzioni di Bonelli il personaggio avesse in comune con il Kit Carson storico solo il nome) sia corretta. Nel caso della correzione del nome dei Modoc, c'è anche da considerare la volont? dell'autore: se Mauro Boselli - che spero torni a intervenire presto sul forum - lo vorr? correggere perchè interessato alla verosimiglianza storica nelle sue storie, nessuno potr? costringerlo a non farlo. Come nessuno potr? impedirgli di lasciare la storia così com'?, senza apportare correzioni di sorta. Un'ultima considerazione: nel suo primo messaggio West10 affermava che non lascerebbe correre svarioni tipo (cito): "se Tex impugnasse una beretta semiautomatica o in una didascalia lo sceneggiatore scrivesse che i 4 pard, lasciata la riserva dopo una giornata di cavallo, giungono in Baviera". Questo lascia trasparire che il lettore è portato a notare quegli errori che interessano la sua sfera di conoscenze. Quindi, se sono un esperto d'armi, noter? eventuali errori nei disegni e nella denominazione delle pistole che usa Tex (e nell'altro forum che frequento vi assicuro che ci sono molte persone che li notano eccome!), se mi interesso di nazioni amerindiane, noter? errori a riguard; o, se sono un naturalista o un geologo, magari farà caso all'accuratezza nella rappresentazione degli ecosistemi. L'errore della Baviera o della Beretta semiautomatica sono naturalmente iperboli e non credo che la Bonelli si servirebbe mai di sceneggiatori capaci di partorire "perle" simili , ma è anche vero che tanto più diversificata ed esperta è l'utenza a cui ci si rivolge, quanto maggiore sia l'attenzione che si faccia a questi particolari. L'"ingenuità" e l'immediatezza del Tex degli albori avevano la propria ragione d'essere in ragione dei tempi; anche l'evoluzione psicologica del personaggio stesso ne ha risentito, e ciò non è dovuto soltanto alla diverse mani che hanno trattato il personaggio (e qui torniamo al discorso che si faceva in "Integralismo e avanguardismo", perciò, per non andare fuori tema, mi fermo qui).
  7. Innanzitutto, grazie a Cheyenne per aver aperto questa discussione e aver spostato i messaggi. Premetto innanzitutto che, impostando il discorso sulla verosimiglianza storica in Tex, escludevo automaticamente dalla discussione le componenti magico-fantastiche; nel momento in cui accettiamo una componente completamente avulsa dalla realtà, non si cavilla poi su dettagli che a quel punto diventano trascurabili. Se Tex in una storia incontra gli alieni, non si cavilla sul fatto che vengano dal pianeta Zylyzon piuttosto che da Marte che effettivamente esiste. Le storie di Mefisto, citate da don Fabio, rientrano in questa categoria e perciò non le prendevo nemmeno in considerazione in merito a questo discorso (fermo restando che per alcuni - non io - la componente fantastico-sovrannaturale dovrebbe avere uno spazio ridottissimo o nullo in Tex, che è un fumetto con una precisa valenza storica, si veda la discussione "Il sovrannaturale in Tex"). Per quanto riguarda i dettagli inverosimili (sempre per citare don Fabio, il principe malese che spadroneggia negli States, il brujo egiziano che vive in mezzo al deserto messicano), sono appunto inverosimili, non impossibili o falsi. E' inverosimile anche che Tex in una rissa abbia da solo la meglio su venti avversari, che a lui o a Kit Carson non siano ancora scoppiate le coronarie con la dieta e la vita che fanno, ma tutto questo non è assolutamente impossibile. Con il discorso dei Modoc sulle Rockies, i Seminole nel Wyoming, i Choctaw vestiti da nativi dell'Amazzonia incontriamo invece un altro problema che è quello del falso storico. Abbiamo già detto che siamo in ambito fumettistico e nessuno, io per prima, pretende l'aderenza assoluta alla realtà storica. Detto questo, ribadisco che però ai giorni nostri buona parte del pubblico è molto più smaliziata rispetto ai tempi di Bonelli-Galep. Tornando a quanto dicevo prima, Tex è poi un fumetto inserito in un contesto preciso, che è quello storico della Frontiera americana tra il 1860 e il 1890. Il West classico (per usare un espressione tipica), fino più o meno ai primi due decenni del secondo dopoguerra era noto al grande pubblico principalmente attraverso prodotti di fantasia, come cinema (statunitense), narrativa (europea e statunitense) e fumetti. Il fatto che poi la conoscenza diretta degli USA fosse allora prerogativa di pochi faceva sè che il West fosse per l'immaginario collettivo un luogo di fantasia non dissimile da quello che era il Catai per i contemporanei di Marco Polo, un topos in cui la fantasia poteva spaziare liberamente sui binari di quelle poche informazioni che arrivavano. Con gli anni Settanta, e i movimenti dei Nativi americani, si è iniziato a vedere il West anche da un'altra prospettiva (ne parlavamo sempre con Anthony Steffen in un'altra discussione di cui ora però mi sfugge il nome) e a cercare di approfondire oggettivamente il discorso, sia da un punto di vista storico che antropologico. Anche Tex si è adeguato ai tempi, nel senso che gli autori non hanno potuto non tener conto di queste nuove conoscenze e della sensibilit? che queste costruivano. Inoltre, per una percentuale di lettori, si è rovesciata la prospettiva dell'avvicinamento al fumetto: non si hanno più solo lettori cui piace il West perchè leggono Tex, ma lettori appassionati di West che per questo leggono Tex. Autori come Nizzi e Boselli hanno dimostrato in genere molta serietà nella documentazione storica per un soggetto e troviamo anche disegnatori come il già citato Ticci che sanno costruire delle ambientazioni credibilissime. Autori come Fusco poi sono passati da ricostruzioni più o meno immaginarie ad altre molto verosimili: nella discussione su Tex e gli Shoshone si vede chiaramente un'evoluzione in questo senso da "La valle infuocata" al "Mercante francese". Tutto questo è segno evidente che, anche per gli autori, è impossibile ignorare questa maggiore accortezza da parte di alcuni lettori. Per quanto riguarda la parte di pubblico non culturalmente smaliziata, è vero anche (e penso soprattutto ai lettori più giovani) che Tex può essere un punto d'inizio per conoscere una realtà storica e culturale che per molti di loro ha ancora contorni molto fumosi. In questo senso rappresentare correttamente un manufatto nativo o citare un personaggio storico nel contesto geografico e temporale giusto è anche un'operazione educativa. Detto questo, chiarisco che: a. Proprio per un discorso di verosimiglianza storica, anch'io sono contraria agli eccessi di politically correct in Tex che, nel suo ambiente storico, non avrebbe mai parlato di "afro-americani" o "nativi americani", ma di "negri" e "indiani" (con le migliori intenzioni, si sa che il nostro ranger è un buono ). b. Per correttezza filologica e proprio per rispetto per gli autori e i tempi in cui vivevano, trovo anch'io "scorretto" correggere una storia come "Mano Gialla" che, oltre a essere un fumetto, era anche una testimonianza della cultura e della sensibilit? dei tempi. Però, per "Faccia di Cuoio" che è stata pubblicata nel XXI secolo, lo svarione lo vedrei bene corretto. c. Resta ferma la mia convinzione che, per fare una bella storia a fumetti, la cosa essenziale è avere un buon soggetto, una buona sceneggiatura e dei bei disegni. Per me, ad esempio, "Morte di un soldato" che presenta molte inesattezze a livello storico è un'ottima storia, mentre "Missouri", molto più corretta storicamente, per la mia sensibilit? e gusto è un'opera molto debole. L'attenzione al particolare storico è qualcosa che accresce il valore di una storia, ma non può fare la storia da sola. @Don Fabio: non sono un'antropologa, ma sono appassionata di nativi e tramite forum e aree di discussione ho avuto modo di parlare con alcuni di loro e ho tradotto un'opera di saggistica di un autore Lakota Sicangu. Attualmente poi sono in contatto con due Lakota Oglala, un Lakota Hunkpapa e una ragazza Crow. Confermo che anche il termine "pellerossa" è considerato offensivo e che in questo senso la sensibilit? dei nativi, come del resto quella degli afro-americani, è molto acuta.
  8. "Nativi americani" è il modo con cui desideano esser chiamati e personalmente sto bene attenta a usare questo e non "indiani" (che pure uso informalmente) quando mi rapporto a uno di loro. Se leggi quello che ho scritto oggi e quello che avevo scritto a suo tempo, ti accorgerai che la mia posizione non differisce nella sostanza dalla tua. Quello che ho voluto segnalare è stato principalmente un errore fattuale che poteva essere comodamente evitato (una tribù collocata nel posto sbagliato - che ci voleva a controllare o metterne un'altra?), anche contanto che Boselli è un autore che fa in genere molta attenzione all'ambientazione delle sue storie. Se per te non è importante la verosimiglianza in questo senso, certo il discorso non ti può interessare, ma tu non sei l'unico lettore di Tex e c'è anche chi fa attenzione a particolari come questo. Ho anche detto che i disegni di Torricelli mi piacciono, ma il fatto che un autore come Ticci abbia (nella storia "Congiura contro Custer") fatto evidentemente un grosso lavoro di ricerca iconografica per rappresentare situazioni e personaggi storici in modo verosimile me lo fa apprezzare ancora di più. Rispetto i tuoi gusti e i parametri che adoperi per giudicare una storia, ma - se permetti - io ne ho di diversi e li applico non meno legittimamente di te.
  9. Torniamo però a quanto avevo detto nel messaggio precedente: le risorse informative, ai tempi di Galep, erano difficilmente accessibili. E che il pubblico di oggi sia più smaliziato rispetto a quello del buon tempo andato lo ha indirettamente riconosciuto anche la Bonelli che, nella versione a colori di "Mano Gialla", ha trasformato i Seminole originali in più credibili Arapaho ( http://texwiller.forumfree.org/index.php?&showtopic=1178Confermo anche quello che dicevo nella discussione a cui rimando sopra, ossia che nei fumetti la realtà storica non può vincere sulla creativit? narrativa; però in questo caso basterebbe cambiare il nome della tribù esattamente come si è fatto in "Mano Gialla", senza sacrificare ln alcun modo l'impianto narrativo della storia. Anche questo conferma direttamente che si è trattato di uno "scivolone" non intenzionale.
  10. Posso chiedere in cosa trovavi diversi i Navajo storici da quelli di Galep? Dal punto di vista della rappresentazione dei costumi, a parte qualche inevitabile imprecisione, non sono lontanissimi dalla realtà; se si parla invece del fisico dei singoli individui (certo, Manuelito era piuttosto bolso se paragonato a Tiger Jack), questo fa parte della dimensione eroica assegnata agli indiani nel fumetto . Rappresentare un guerriero o capo eroico come un omaccione stacciuto fa inevitabilmente crollare le aspettative del lettore (l'eroico Gall di Little Big Horn era più largo che lungo). Le inesattezze storiche, geografiche e figurative dei tempi di Bonelli-Galep erano poi giustificate dalla difficolt? di accesso a risorse informative, difficolt? che ai nostri giorni non esiste più, cosa che porta anche i lettori ad essere più scaltri e attenti. Tornando all'errore segnalato in "Faccia di Cuoio", a mio parere (forse Boselli o Torricelli possono confermare o smentire), francamente non credo sia stato intenzionale, ma nell'ipotesi che lo sia, troverei questa "naivetà" strategica piuttosto stucchevole.
  11. A questo punto tralascio il fatto che i "Modoc" sono abbigliati come Apache o Navajo (niente penne e bisonti , siamo del sud -_nono - ); e prima che mi diate della iperpignola, faccio presente che, commentando questa storia, nel forum di farwest. it praticamente tutti hanno notato le incongruenze di cui sopra. A proposito, se qualcuno si vuol togliere lo sfizio di vedere com'erano davvero i Modoc, può rifarsi a questa immagine conservata allo Smithsonian :http://sirismm. si. edu/naa/baegn/gn_03053.jpg(in ogni caso, complimenti a Torricelli, i disegni sono praticamente l'unico motivazione per leggere quest'albo)Però, se si voleva tornare all'epopea del West de noantri a tutti i costi, almeno un "Gran Manito" ce lo potevano servire.
  12. A proposito di errori, volevo segnalare qualcosa anch'io. Dopo mesi trascorsi senza leggere un albo di Tex, oggi ho preso in mano questo "Faccia di cuoio" (condivido le perplessit? sul titolo, a me ha fatto subito pensare a "Non aprite quella porta") e a pagina 3 sono rimasta basita come una triglia galvanizzata: dopo aver letto che l'ambientazione sono le "Montagne Rocciose", vedo un gruppo di trapper che afferma che "Senza i Modoc non avremmo mai trovato la vena d'oro". I Modoc nelle Montagne Rocciose?!?!?! I Modoc erano stanziati in California e nell'Oregon meridionale, quindi parecchio lontani dalle Rockies. Siamo tornati al bel tempo andato di "Mano Gialla", quando trovavamo i Seminole nel Wyoming?
  13. NuvolaRossa75

    Gli Amici A Confronto

    Gli scossoni repentini livello di psicologia e personalit? sarebbero una politica commerciale e narrativa suicida (a meno che non facciano parte della strategia autoriale, vedi i casi di Jeckyll e del Gorilla), ma il fatto stesso che esistano "il Tex di Bonelli" , il "Tex di Nolitta", il "Carson di Nizzi", il "Kit di Boselli" dimostra che i personaggi non sono rimasti graniticamente invariati nei decenni. Con Montales, il Morisco, Jim Brandon si è osato di più con Pat e la figura è rimasta irrimediabilmente nel bozzolo di siparietto comico in cui era stata generata. Come avevo detto, non entro nel discorso delle preferenze soggettive perchè accetto tranquillamente che Pat possa risultare divertente; rimane comunque una macchietta, perchè non ha quella forza interna che permette di diventare una maschera (come era Tot? nella maggior parte dei suoi film - per le eccezioni, tipo "I soliti ignoti" o "Uccellacci e Uccellini" si dovrebbe fare un discorso a parte), o persino un archetipo. Con Pat, più che a Tot?, siamo a Bud Spencer nei western spaghetti-fagioli (che però, a differenza di Pat, qualche risata me l'ha strappata). Quelle che nel tuo ultimo messaggio hai presentato come evoluzioni del personaggio di Pat, a me sembrano piuttosto un tentativo di rendere il personaggio più accattivante presentando nuovi luoghi comuni con effetto macchia-su-macchia (come per esempio quello del gigante buono che gioca coi bimbi, che parte da San Cristoforo in senso iconografico passando per Oscar Wilde e finendo con il già citato Bud Spencer). Sull'evoluzione/variazione dei personaggi, penso valga il discorso precedente sulla comicit?: è qualcosa di totalmente soggettivo e come tale va rispettato.
  14. NuvolaRossa75

    Gli Amici A Confronto

    Il bello delle macchiette è proprio questo: fanno piegare in due alcuni dalle risate mentre ad altri escono eritemi solo a pensarle. Quello che non condivido -sempre in tutta amicizia - nella tua ultima frase è definire Pat personaggio; il personaggio, anche quando è comico, deve essere inserito in una varietà di contesti e situazioni che facciano emergere novità e permettano sviluppi. Per citare un esempio passato di nuovo da poco sul piccolo schermo, pensiamo ai film di Fantozzi (che è un personaggio-maschera, ossia una caratterizzazione di certi tratti personali è sociali): il successo dei primi film dipendeva dal fatto che ce lo presentavano in contesti e atteggiamenti diversificati. Ci si poteva fare un film, mentre sarebbe stato impensabile imperniare una storia su Filini o la signorina Silvani. Poi, quando il personaggio è stato irrimediabilmente macchiettizzato, anche il pubblico ha perso interesse e gli ultimi film sono francamente da dimenticare. Stesso discorso per Pat: immagineresti una storia imperniata su Pat con la caratterizzazione attuale del personaggio? Impossibile, come impossibile fare un film sul ragionier Filini. Con altri comprimari di Tex è stato possibile, con lui non lo sarebbe. Come macchietta, ha fatto il suo tempo (magari poteva risultare divertente quando era una novità nelle storie - sul fatto che il senso del comico sia sogggettivo non discuto, ma per me incarna solo una serie di stereotipi datati e stucchevoli) e forse andava bene negli anni di Bonelli; il fatto poi che un autore (anche GLB) abbia un debole per il personaggio per me non è garanzia di qualità. Come ultima cosa, permettimi di dissentire sul fatto che Tex e i pard siano sempre e comunque uguali a se stessi: proprio in questo forum ci sono state discussioni anche abbastanza animate su come un autore o un altro abbiano presentato i diversi elementi del quartetto. Sono personaggi da fumetto e devono quindi avere una caratterizzazione di base che ne permetta il riconoscimento immediato (Tex non potr? mai diventare un dongiovanni o Carson vegetariano), ma fossero stati davvero sempre uguali oggi "Tex" non lo leggerebbe nessuno. Non è detto poi che un eventuale approfondimento di Pat mi soddisferebbe - potrei trovarlo antipatico come personaggio (come trovo antipatico Kit Willer), ma almeno lo considererei tale.
  15. NuvolaRossa75

    Gli Amici A Confronto

    Rispolvero questa vecchia discussione per parlare di Pat l'Irlandese, riportato all'attenzione dei lettori dalla ristampa a colori di "Golden Pass". Chiacchierando nella shoutbox della mia - già nota ai vecchi lettori del forum - antipatia per il personaggio, mi sono ritrovata a riflettere in modo ordinato sulle motivazioni. Perchè taglierei la testa di Pat con la motosega? La comicit? di Pat è dovuta in pratica a una serie ben azzeccata di luoghi comuni e anti-luoghi comuni: il suo essere tutto-muscoli-niente-cervello, l'astensione totale dall'alcol da parte di un irlandese, il creare o cacciarsi in putiferi infernali nonostante la bontà e il candore (chiamiamolo così) di fondo. Come già rilevava qualcuno, questi tratti sono sufficienti per un "comic relief" di pochi minuti o qualche vignetta (come faceva giustamente Shakespeare con i suoi clowns), ma diventano pesanti e fastidiosi a lungo andare, specie considerando come nelle prime cento storie Pat compaia cinque o sei volte, non rivelando tratti interessanti o inattesi della sua personalit? o del suo passato e risultando quindi alla fine prevedibile fino allo stucchevole. Eppure Pat in questo senso potrebbe fornire diversi spunti agli attuali sceneggiatori di Tex, ad esempio presentando meglio i drammi degli emigranti negli Stati Uniti al di l' di quello che può essere il semplice cotillon di lavoretti temporanei collezionati da Pat (e che, allo stato attuale delle cose, potrebbero essere semplicemente dovuti alla carenza di celluline grige del nostro); meglio ancora, il dramma dell'emigrazione irlandese a seguito della grande carestia che sconvolse l'Irlanda nella seconda metà dell'Ottocento). Se invece si volesse restare nell'ambito del personale/psicologico, di spunti se ne potrebbero trovare a mestoli: per citarne uno soltanto, perchè non qualcosa di analogo a quella che secondo me è stata la vera fonte d'ispirazione di GLB e Galeppini: "Un uomo tranquillo" (The Quiet Man) in cui John Wayne impersonava un ex-pugile irlandese dalle mani di piombo e dal cuore d'oro. Per chi fosse interessato, basta confrontare Pat e John Wayne: Credo quindi che, a differenza di un altro personaggio che detesto, la caratterizzazione di Pat potrebbe ancora avere occasioni di riscatto; mi dispiacerebbe invece un utilizzo all'insegna della filosofia della "minestra riscaldata" che alla serie farebbe bene quanto un barilotto di whisky il 15 agosto in mezzo al deserto dell'Arizona.
  16. Supplisco all'assenza di mio fratello Pedro (in vacanza, beato lui) e inserisco la copertina dell'albo della collezione storica a colori n.185 in edicola con "La Repubblica" da oggi con il titolo "Rocky Mountains". La prima parte vede finire "I sette assassini", mentre con la seconda si inizia "Golden Pass" (immagine riferita alla parte iniziale di quest'ultima storia che per inciso mi piace molto) ? Sergio Bonelli Editore
  17. NuvolaRossa75

    [596/597] Oltre Il Fiume

    Un motivo per non citare Fiore di Luna e il suo babbo in realtà c'è: gli Ute meridionali, citati da Carlo Monni nel suo messaggio, hanno diversi tab? sui morti e uno e quello di non menzionare mai i defunti (di cui, a seguito del decesso, distruggevano tutte le proprietà, suppellettili e abitazioni comprese - fonte "The Native American Encyclopedia"). Evidentemente, Tex e famiglia lo sanno Potevano invece a suo tempo gli Ute di Naso Piatto sapere di Cane Giallo, anche se appartenevano a gruppi di Ute distinti (all'epoca c'erano circa 16 bande)? Potevano, perchè il fatto di essere socialmente indipendenti l'una dall'altra non escludeva i contatti tra l'una e l'altra divisione. Sarebbe stato comunque inopportuno, in una conversazione con un ospite, andare a nominare lo sfigatissimo testa calda di cui evidentemente la tribù aveva ben poco di che vantarsi... Precisazioni antropologiche a parte, una delle comodit? editoriali e commerciali di Tex è la relativa indipendenza narrativa tra una storia e l'altra e, come Paco Ordonez, non vedo il motivo di fare eccezioni in questo caso; allo stesso modo non avrei nulla da eccepire se, in una storia di ambientazione Lakota non venisse nominato Nuvola Bianca.
  18. NuvolaRossa75

    [596/597] Oltre Il Fiume

    Guarda, mi sembra di aver letto di un caso di rivalit? tra stregoni Crow in cui uno privava prima della vista e poi uccideva l'altro soltanto lanciando una maledizione (quindi con la sola voce) - se interessa, cerco la fonte specifica. Non so dove voglia andare a parare Nizzi e se abbia optato per la spiegazione razionale, ma credenze su poteri del genere sono diffuse tra alcune etnie nativo-americane. Tutto sta nell'accettare il patto narrativo con l'autore: se abbiamo accettato la magia da Mefisto, Yama, Padma, Zhenda e compagnia bella, non vedo perchè non la potremmo accettare in questo caso. Che poi la storia funzioni o meno, è un discorso totalmente diverso.
  19. Mah... tutto sommato delle tre opzioni la più sensata è la numero tre; infatti, più che del "buono" o del "cattivo", Clemmons presenta i tratti tipici del "malvagio pentito" del romanzo (specie feullieton) ottocentesco, cui nel 99% dei casi viene applicata la logica "niente-redenzione-senza-punizione" e che quindi alla fine ha sempre da mor? (tipo Le Chouriner nei "Misteri di Parigi", le Bond Girls mandate dalla Spectre per far la pelle a 007 e che finiscono sempre per innamorarsi dell'eroe e dar la pelle per lui ecc.). Quindi, anche se l'autore avesse contemplato un possible pentimento per Clemmons, la catarsi sarebbe restata irraggiungibile senza il sacrificio finale. Nota sulla cattiveria del personaggio: si tratta in ogni caso anche di una strategia narrativa, in quanto Clemmons serve anche a fare il lavoro sporco ma utile che risulterebbe invece azione vilissima e ignobile se fatta dai pards (come dicevano certi politicanti anglofoni "he may be a son of a b..., but he's our son of a b...")
  20. Se vogliamo esaminare il problema nel contesto più specifico del fumetto, allora Bonelli sicuramente è stato un innovatore, visto che negli stessi anni il problema degli indiani negli altri fumetti western più popolari (il Comandante Mark, Capitan Miki, il Grande Blek - che inoltre operano in un contesto cronologico leggermente diverso, mentre qui forse è meglio lasciar fuori Cocco Bill e i suoi Ciriuacchi haha haha ) non era in fondo realmente trattato i. e. non era uno dei filoni principali, anche se i protagonisti avevano indubbiamente un rapporto simpatetico con il "popolo rosso" (e questo comunque è una conferma indiretta del fatto che l'atteggiamento di Bonelli non fosse squisitamente personale, ma frutto di precise influenze culturali). Per la natura stessa del personaggio è in ogni caso da escludersi un'adesione totale al mondo indiano, quale si è vista per esempio nella cinematografia post-Soldato Blu (o post-Wounded Knee 1973, se preferite): in altre parole, credo che non avremo mai un Tex Piccolo Grande Uomo, John Dunbar o Grey Owl (se si pone in toto dalla parte degli indiani, lo fa sempre fuori dai confini statunitensi, come in "La strage di Red Hill" o "Patagonia" - correggetemi se trovate esempi che smentiscono). Come detto prima, Tex è un "uomo per tutte le stagioni" e quindi deve avere sempre la possibilità di muoversi al di fuori dell'universo Navajo. Se la carta vincente del successo di Tex fosse stata la causa indiana, non credo sarebbe durato molto più di Blek. L'interrogativo che la discussione poneva era questo, giusto?
  21. Personalmente, non parlerei di "intuizione geniale": G. L. Bonelli infatti si è rifatto a una tradizione letteraria molto antecedente che parte da The Last of the Mohicans (L'ultimo dei Mohicani) di Fenimore Cooper (1826), passando per i vari Red Cloud The Solitary Sioux (Nuvola Rossa, il Sioux solitario) di C. B. Butler (1892) e la narrazione romanzata della morte di Toro Seduto e la Ghost Dance di W. Fletcher Johnson Life of Sitting Bull (Vita di Toro Seduto) (1891) per arrivare ai romanzi storici (o storie romanzate, se si preferisce) di Mari Sandoz Crazy Horse, the Strange Man of the Oglalas (Cavallo Pazzo, lo strano uomo degli Oglala) (1942) e Cheyenne Autumn (Autunno Cheyenne, che poi sarà adattato per il grande schermo da John Ford e distribuito in Italia con il titolo "Il grande sentiero"). In questi scritti, specie in quelli apparsi tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX, si avvertono forti influssi dei vari movimenti per l'emancipazione degli indiani d'America sviluppatosi nell'ultimo trentennio dell'Ottocento negli Stati Orientali degli USA - da una parte il benevolo incoraggiamento paterno/paternalistico nei confronti dei nativi adattatasi a vivere nelle riserve e d'altra parte, il riconoscimento del valore dei nemici "irriducibili" e della loro resistenza, atteggiamenti che, guarda caso, ritroviamo nel Tex di G. L. Bonelli, che può averli ricalcati o direttamente sui modelli americani, oppure su traduzioni e filtri letterari (ad es. il ciclo del Far West con le storie di Minnehaha di Salgari); contiamo pure che l'immagine dell'"eroico e nobile selvaggio" si era formata in Italia anche grazie alle tourn°e di inizio Novecento del Wild West di Buffalo Bill e tramite certa propaganda fascista che, per puro spirito anti-statunitense, esaltava la causa indiana (attenzione! Non sto dicendo che Bonelli fosse fascista, ma, avendo vissuto quegli anni, indubbiamente deve aver assorbito certe influenze). Il "revisionismo nei confronti della causa indiana" di cui si parlava nel primo messaggio della discussione nasce alla fine degli anni Sessanta e coinvolge in modo dirompente la cinematografia ("Soldato Blu", del 1970, ne è l'esempio più evidente) in primo luogo, ma anche la storiografia (Seppellite il mio cuore a Wounded Knee di Dee Brown e Custer died for your sins ["Custer è morto per i vostri peccati&quot] di Vine Deloria, entrambi del 1970) come "parabola di condanna" nei confronti della guerra del Vietnam; questa adesione totale alla causa indiana favorisce la nascita dell'American Indian Movement e negli Stati Uniti il problema acquista rilievo nazionale con l'occupazione di Wounded Knee del 1973. Storie come "Il segno di Cruzado", che è del 1981, vanno quindi inserite in questo contesto culturale. Per quanto riguarda il filone naturalista/new-age, che si sviluppa a partire della fine degli anni Ottanta, non mi sembra che Tex ne abbia risentito particolarmente (per fortuna, se posso aggiungere un parere personale :capoInguerra: ) Non credo insomma che la simpatia di Tex per i nativi sia stato l'elemento chiave del successo del fumetto; semmai il merito va dato agli autori (Bonelli, Nolitta, Nizzi e Boselli - non cito altri, perchè sono questi quelli che hanno scritto di più per la serie e lasciato una certa "impronta") che hanno saputo diversificare i personaggio rendendolo un eroe per tutte le stagioni (e la fasce, generazionali e culturali, di lettori), ma questo è un problema da affrontare in altra sede. Anpetu lila waste!
  22. NuvolaRossa75

    I Vip Che Leggono Tex

    Che gli piaccia non è certo, ma di sicuro Niccol' Ammaniti conosce Tex: nel suo ultimo romanzo, Che la festa cominci, un personaggio è descritto come "identico a Mefisto, il nemico storico di Tex".
  23. O forse Kit era talmente bravo da sapere che un buon musulmano non parla mai del Profeta Maometto senza aggiungere "sia benedetto il suo nome" o "su di lui le benedizioni e la pace divine".... Scherzi a parte ed escludendo (io personalmente non lo escluderei vista la stima che ho del personaggio, ma cercher? di essere obiettiva :asf: ) che Kit Willer avesse messo il cervello in folle, probabilmente si tratta solo di una delle piccole defaillances del buon Tex bonelliano del tempo che fu e che sono come quelle piccole smagliature dei prodotti artigianali: ne accrescono il valore, perchè dimostrano che l'oggetto è fatto a mano.
  24. NuvolaRossa75

    Galleria Di Fabio Civitelli

    Dal sito www.littlenemo. it , una tavola originale di Civitelli ispirata alla Tigre Nera e presentata al Lucca Comics and Games 2008 (non mi pare sia stata pubblicata ancora qui, se è presente da qualche parte prego di cancellare il post)
  25. NuvolaRossa75

    Tex Eroe Positivo?

    @Jim Davis: forse gli esempi cinematografici fatti nel mio primo post non erano adeguati, essendo legati al tema della vendetta che, pur presente, non è dominante in "Tex". Un paragone più calzante può essere invece l'ispettore Callahan (o Callaghan che dir si voglia), che analogamente a Tex (come ricordava Wasted) esce dalla legalit? per ottenere giustizia. @Ferruccio: più che di una "vera" cultura texiana (molti lettori si sono formati su un certo modello di Tex che ha finito per prevalere, quindi il fatto che esista rende questa cultura autentica quanto l'originale bonelliana) forse si può parlare di un "Tex filologico", inteso come l'eroe immaginato originariamente da Gian Luigi Bonelli. Un po' com'? successo per la musica barocca: è stata eseguita in chiave romantica, poi in chiave verista e oggi si tenta faticosamente di riportare l'esecuzione al modello originale. Ciò non toglie che anche i primi due modelli ci abbiano regalato delle interpretazioni memorabili.
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