Vai al contenuto
TWF - Tex Willer Forum

F80T

Allevatore
  • Contatore Interventi Texiani

    320
  • Iscritto

  • Ultima attività

  • Giorni con riconoscenze

    13

Tutto il contenuto pubblicato da F80T

  1. F80T

    [141/145] In Nome Della Legge

    Il primo Tex acquistato, a dodici anni, fu il n. 382, La Tigre Nera. Da allora, non ho mai perso un albo della serie gigante. Ma, pur avendone sempre avuto l'intenzione, non ho mai recuperato gli albi precedenti al mio primo acquisto. Possiedo i primi 10 numeri di TuttoTex e molti altri albi li ho letti attingendo dalla collezione di un mio zio. Mi rimangono, però, molti buchi e In nome della legge rientrava in uno di questi. Per tale ragione, ho approfittato della recente ristampa dell'intera storia per leggere questa pietra miliare della saga texiana. Si tratta, a mio giudizio, di un vero capolavoro. Il lettore viene scaraventato nel buio della prigione di Vicksburg insieme a Tex e da allora tenta, insieme a lui i riemergere. Ma Gian Luigi Bonelli ha allestito una trama complessa, in cui la situazione si ingarbuglia ogni volta che sembra esserci un barlume di luce. I tre pard di Tex, privi della loro guida, mostrano tutte le loro abilità. Mi è molto piaciuta, in particolare, l'autorevolezza mostrata da Piccolo Falco nel guidare la propria gente, evitando lo scontro con l'esercito che avrebbe portato alla rovina del Navajos. Gli avversari del nostro ranger sono tutti ben caratterizzati, fatta accezione per l'uomo di Flagstaff, che risulta un po' grigio. Notevole è anche l'uso narrativo dei numerosi amici di Tex, che, pur di fronte a elementi da cui emerge inequivocabilmente la colpevolezza del nostro eroe, non perdono la fiducia in lui e, soprattutto, l'umanità. Paradossale risulta che Tex si sia reso complice di un'evasione di massa. Ma se chi rappresenta la legge si comporta peggio di un bandito, allora il comportamento di Aquila ella Notte è del tutto naturale. Tradizionali, e per questo gradevoli, i disegni di Nicolò.
  2. F80T

    [478/479] La Miniera Del Fantasma

    La Miniera del fantasma si presta a due livelli di valutazione. La prima è quella emozionale. Fermandosi su questo piano, la storia risulta di elevato valore. Il lettore viene fin dall'inizio attratto tra le inospitali cime e le aride vallate dei monti Superstizione e, complici anche gli evocativi disegni di Ortiz, non molla la presa sino a che non abbia gustato l'ultima vignetta. A un più distaccato esame, e questo è il secondo livello di valutazione, la sceneggiatura presenta, tuttavia, alcune incongruità o forzature. 1) E' piuttosto chiaro che Kurt Weiser abbia approfittato dell'oro della miniera dei Peralta. Ma allora, perché a lui non è toccata la sanguinosa fine che i Figli del Tuono hanno riservato agli altri avventurieri? - 1a) Si potrebbe pensare che ciò sia avvenuto perché egli ha sposato una donna Apache e ha adottato Andres, meritando così la protezione dei Figli del Tuono. Ma, a giudicare dalle scene del passato che l'Autore ci mostra, ciò deve essere accaduto DOPO la scoperta della miniera, e dunque non può giustificare la grazia concessa al tedesco. - 1b) Si potrebbe pensare, invece, che i Figli del Tuono si siano insediati sui monti Superstizione dopo la scoperta della miniera da parte di Weiser e Stolz. Ma allora, in che contesto è avvenuta l'adozione di quest'ultimo da parte degli Apache? 2) E' noto che il sole non sorge e non tramonta tutti i giorni nello stesso punto dell'orizzonte. Ciò significa che il raggio di luce che al tramonto emerge dal cono d'ombra dell'ago del diavolo può indicare l'imbocco della miniera solo in alcuni periodi dell'anno. Anzi, probabilmente i raggi solari filtrano attraverso il foro posto alla sommità della formazione rocciosa solo in alcuni momenti dell'anno. E' piuttosto curioso che la spedizione di Sutton giunga casualmente sui luoghi proprio in coincidenza di questo fenomeno. 3) Nella stessa notte Stolz riacquista il senno; Manning lo perde; Andres ritrova la parola. Pur essendo ben disponibili a sospendere l'incredibilità, tale coincidenza appare ben eccessiva. 4) I Figli del Tuono conoscono Aquila della Notte e Capelli d'Argento e ne comprendono le intenzioni benevole. Allora, perché mai manifestano intenti sanguinari nei confronti di Carson, salvato solo dall'urlo di Andres? Insomma, mettendo insieme il giudizio positivo quanto all'aspetto emozionale e le riserve per la logica complessiva della storia, il mio giudizio conclusivo si condensa in un 7.
  3. Gli uomini che uccisero Lincoln non è un capolavoro. Ma rientra tra quelle tante ottime storie store che Gian Luigi Bonelli, Guido Nolitta, Claudio Nizzi, Mauro Boselli e gli altri autori ci hanno sempre assicurato, regalando a Tex oltre settanta anni di vita avventurosa. La storia, con le sue piccole incongruenze (mi sembra piuttosto improbabile che il Presidente si avveda del parapiglia che avviene nel giardino della casa Bianca e si affacci alla finestra giusto in tempo per far liberare i nostri amici) e con l'ormai mitica cantonata di Ortiz, si fa leggere molto volentieri. In contrasto con quanto successivamente avrebbe fatto, trasformando Carson in una specie di macchietta, in questa avventura Nizzi regala a Capelli d'Argento un tratto eroico, facendo di lui l'artefice sia della salvezza da una situazione che appariva senza uscita, sia del successo della delicata missione. Buoni i disegni di Ortiz, benché a mio giudizio le storie cittadine non siano l'ideale per il suo tratto. Rileggere la storia, però, ha rinfocolato un dubbio dentro di me. Se il Presidente del Stati Uniti deve la vita a Tex e Carson, e di ciò è loro riconoscente, perché mai i nostri eroi non hanno mai pensato di tentare di ricorrere a lui in alcune vicende in cui c'era il rischio che scoppiasse una guerra indiana e che tanto sangue venisse versato. Penso, ad esempio, a Le colline ei Sioux, storia che si svolge appena trenta albi dopo la conclusione di questa vicenda. Perché mai in quell'occasione Tex non tentò di richiedere al Presidente di intervenire a salvare molte vite umane?
  4. F80T

    [Color Tex N. 15] Un capestro per Kit Willer

    "Gli altri sceneggiatori della serie mensile che hanno mandato avanti Tex in questi otto anni lo hanno un po’ “ tradito”, magari convinti di svecchiarlo, di modernizzarlo, di renderlo più simile agli eroi cupi e “eccessivi” che vanno di moda nel cinema e nei fumetti americani di oggi. Il carattere di Tex è cambiato: non più ironico e goliardico, ma troppo serio. Il suo modo di parlare non è più quello pittoreso di G.L. Bonelli (che io mi sono sforzato di conservare), ma è un dialogo qualsiasi. In breve, i lettori non lo riconoscono più. Nella storia “Un capestro per Tex Willer” lo hanno ritrovato. Tutto qui". Penso che ogni Autore sia convinto che i propri lavori siano quanto di meglio è possibile creare. Ma le critiche di Nizzi agli altri autori di Tex, in primis Boselli, mi sembrano un pochettino ingenerose. E' vero che una parte dei frequentatori dei forum dedicati al nostro ranger (che a loro volta sono solo una piccola parte dei lettori delle avventure di Aquila della Notte) è critica nei confronti di Boselli; ma molti altri, invece, continuano a vedere nel Tex del 2019 il vero Tex, che invece non hanno più ritrovato in molte storie di Nizzi. Ho molto apprezzato Nizzi (come ho già scritto, ho iniziato a seguire il Tex inedito con alcune sue splendide storie: La Tigre Nera, Furia Rossa, Il testimone, La Ballata di Zeke Colter, Fiamme sull'Arizona); non mi è dispiaciuto nemmeno Un capestro per Kit Willer. Mi dispiace molto, però, che egli mostri animosità verso l'Autore che il nostro Tex lo manda avanti, e per il quale ha scritto diversi capolavori (su tutti Il passato di Carson, Gli invincibili, La grande invasione, Cercatori di piste).
  5. F80T

    [518] Pioggia

    Tex affronta uno per uno i banditi e dà loro la giusta paga. E' vero, forse questi banditi non erano grandi rivali, ma il Tex inesorabile e micidiale, la cui opera ritmata di giustizia suscita in Sheldon - il capo della banda - la visione dei fantasmi del passato, a me è piaciuto. Qualche perplessità morale suscita in partenza il pretesto con cui Nizzi fa partire la storia: la richiesta che il vecchio collega fa al nostro eroe di salvare il figlio, coinvolto da un'amicizia sbagliata in una tragica e sanguinosa vicenda. Ma ben presto scopriamo che il ragazzo non era del tutto cosciente delle conseguenze delle proprie scelte di vita, sicché è in fondo corretto che possa avere un'altra chance nella vita. Buoni i disegni.
  6. F80T

    [Texone N. 31] Capitan Jack

    Ho appeno finito di rileggere il divisivo Texone di Faraci-Breccia. In effetti, anche i miei sentimenti rispetto a quest'opera si rivelano contrastanti. Iniziamo dal comparto grafico. Sappiamo tutti benissimo che non esiste un solo Tex. Infatti, dopo l'inimitabile (e infatti assai raramente imitato) Tex di Galep, il nostro eroe ha avuto rappresentazioni visive assai mutevoli: abbiamo il Tex dal volto bonario di Letteri, quello con lo sguardo tagliente di Ticci, il Tex cinematografico di Villa, il massiccio Tex di Fusco, e molti altri. Ma sicuramente non è Tex quell'armadio con lo sguardo truce che pure così si fa chiamare nel Texone n. 31. Allo stesso modo, non riconosco affatto Carson in quella maschera di carnevale con baffi e pizzetto impomatati. A parte tale aspetto, che però non è di secondo piano, le tavole di Capitan Jack sono un vero capolavoro grafico. Splendido l'uso dei grigi, anche mediante una sapiente distribuzione delle retinature. Mi è piaciuta anche la gestione un po' più libera della gabbia bonelliana. Venendo alla scrittura, il soggetto è interessante, ma la sceneggiatura mi lascia combattuto. Da un lato, essa si pone lodevolmente al servizio delle qualità del disegnatore, valorizzandone la potenza evocativa. Non mi disturba, poi, la lunga sequenza di sparatorie, che trovo funzionale alla descrizione (sia pure da un particolare punto di vista) della battaglia dei Lava Beds. Dall'altro lato, lo sceneggiatore non mi pare in sintonia con il personaggio Tex laddove consente, sia pure per ragioni di adattamento della storia alla Storia, che Hooker Jim sfugga alla punizione. Non si può cambiare il corso degli eventi, ma allora forse si sarebbe potuto far sì che responsabile dell'eccidio della famiglia del ranger Foster fosse un diverso guerriero Modoc, magari di fantasia. Infine, ho fatto una rapida ricerca e ho scoperto che la guerra Modoc è avvenuta negli anni 1872 e 1873, quindi all'incirca un decennio prima della contemporaneità texiana. Di ciò, però, nell'albo non c'è alcuna traccia, sicché un lettore sprovveduto - quale io stesso sono - è indotto a pensare che gli avvenimenti trattati si siano svolti negli ani '80 del XIX secolo.
  7. F80T

    [Tex Willer N. 10 / 13] Pinkerton Lady

    Ho un dubbio cronologico e non ricordo se già se ne è parlato: Pinkerton Lady si svolge prima o dopo La mano rossa?
  8. F80T

    [690] Le schiave del Messico

    Dopo aver impegnato qualche serata a leggere una storia emotivamente impegnativa come Il testimone, sono passato a un'avventura fresca, rapida, ariosa come Le schiave del Messico. Buona prova, ancora una volta, per Ruju. Bellissima la scena in cui Carson si finge uno sprovveduto viandante e memorabile la battuta, già evidenziata da Johnny Colt nel primo post, per cui solo una persona può dare del vecchio a Kit senza correre il rischio di ingoiarsi i denti, ed è proprio dietro i finti rurales. Ho trovato il finale un po' confusionario. Ma, tutto sommato, penso che sia un effetto voluto, visto che Tex e Carson si trovano in mezzo a uno scontro tra bande rivali con abbondante uso di dinamite. Buono il comparto disegni, soprattutto nel dipingere la notevole bellezza della sconosciuta cantante.
  9. F80T

    [395/397] Il Testimone

    Prima di rileggere questa storia mi sono chiesto se davvero mi andava di farlo. Ricordavo, infatti, che le scene iniziali, quella in cui i due nativi sono costretti a salire sul carro bestiame e quella in cui, ormai intrappolati, vanno incontro allo loro triste sorte, mi hanno sempre provocato disgusto, rabbia e impotenza. Lo so: di ingiustizie è pregna l'intera saga di Tex. Ma, forse per i disegni evocati i del mai troppo rimpianto Vincenzo Monti, la vicenda raccontata ne Il testimone mi ha toccato particolarmente. Alla fine ho preso in mano i tre albi e ho riletto, assaporando nuovamente il fiele di quei tre sentimenti. Li ho sentiti ancora più forti, giacché a 40 anni ho la consapevolezza, che da adolescente forse ancora mi mancava, che i pregiudizi razziali sono ben radicati anche nella società in cui viviamo e che lo sviluppo economico si nutre sempre del sangue dei più deboli. A parte le riflessioni sociologiche, la sceneggiatura è pienamente nizziana: Tex è poliziotto, più che giustiziare, e l'azione cede il passo ai ragionamenti e all'analisi. Eppure la scrittura è potente ed è valorizzata dagli splendidi disegni. Come è stato scritto già prima, Billing è il personaggio centrale della narrazione. In lui possiamo riconoscere l'uomo debole, indotto - come purtroppo nella vita può capitare a chiunque - a perseguire il male e incapace, pur pieno di rimorsi, di redimersi. Gli antagonisti ci fanno schifo. Eppure, sappiamo benissimo che la civiltà in cui viviamo passa anche attraverso tanti, troppi episodi storici non troppo diversi dal massacro degli indiani, che tanto ci ripugna. Alla fine, Tex e Carson fanno giustizia. Ma il villaggio del Pawnee è stato ormai cancellato, Nachite e Labbro Tagliato sono morti, Ke-tah si è vendicata, ma ha perso comunque l'uomo della sua vita. Al fumetto assegno il voto 9, ma lo ripongo in libreria e non so se avrò mai voglia di rileggerlo nuovamente.
  10. F80T

    [Tex Willer N. 10 / 13] Pinkerton Lady

    Anche a me ha divertito parecchio. Mi piace immaginare che, benché non lo dia a vedere, Tex abbia trovato interessante il panorama. E che a Kate non dispiaccia troppo di essere stata vista da quell'affascinante fuorilegge.
  11. F80T

    [625/626] Le Catene Della Colpa

    Padre Clemente/Guillermo Blanco è un personaggio molto interessante, dotato di una psicologia assai complesso, come forse non ci si aspetterebbe di trovare in un fumetto. Convertitosi, si è abbandonato a Dio; eppure, benché fiducioso nella misericordia di Questi, si mostra tormentato dal male fatto in passato. La lotta interiore tra fiducia e rimorso viene poi attualizzata dalla ricomparsa dei fantasmi del passato. Riuscirà padre Clemente a essere fedele alla sua nuova vita? Oppure la tentazione del potere, che deriva dal valente uso delle pistole, perderà nuovamente Guillermo Blanco? Questa domanda traghetta il lettore dal primo al secondo albo della storia e si risolve nel drammatico finale. E Tex? Benché l'indubbio protagonista della storia sia il santo/bandito, sospeso tra cielo e inferno, il nostro eroe si presenta ai nostri occhi in tutto il suo splendore. Duro e giusto, profondo conoscitore di uomini, invincibile, anzi indistruttibile. Altrettanto scatenato è il suo anziano pard, a un certo punto della storia lasciato a sconfiggere da solo dieci, anzi nove banditi. La prova di Ruju, lo si sarà compreso da quanto sin qui scritto, è, a mio avviso, ampiamente positiva. Non è facile scrivere una storia di Tex senza che Tex sia protagonista eppure senza perdere un etto di texianità; ma quando ci si riesce ci si ritrova in "zona capolavoro" (Il passato di Carson, Gli Invincibili). Le catene della colpa non è un capolavoro, ma è comunque un'ottima storia, anche grazie alla sapiente gestione, da parte dello sceneggiatore, delle comparse: i due bambini, le sorelle, il gruppo di giovani Apache. Passando ai disegni, Ortiz non è tra i miei artisti preferiti. Il suo stile risulta, ai miei occhi, caricaturale, giacché suole accentuare alcuni tratti somatici di molti personaggi per renderli riconoscibili o per comunicare al lettore un loro tratto caratteriale. Però, non si può dire che le sue tavole non siano efficaci, soprattutto, come è stato già sottolineato, nelle ambientazioni messicane. Ad una valutazione complessiva dei due albi, il giudizio non può che essere positivo.
  12. F80T

    [393/395] Intrigo A Santa Fe

    Ti cito allora due storie recenti di Ruju: Le catene della colpa e Le schiave del Messico. In entrambe Carson rimane decisamente in secondo piano, rispetto a Tex. Ma nel primo caso viene lasciato da Tex ad affrontare da solo (e sconfiggere) nove banditi. Nel secondo caso dapprima si offre di fingersi un vagabondo di passaggio per distrarre i banditi travestiti da rurales e consentire a Tex di aggirarli; poi fa fuori da solo un manipolo di manigoldi che minacciavano le donne rapite. In entrambi i casi, Kit è il "complice" del nostro beniamino e non il partner un po' appannato. So bene che in altre storie, soprattutto nizziane, Carson è ben poco brillante. Ma a me queste avventure piacciono un po' di meno. Non sono infatti capace di dimenticare che il nostro Kit Carson è una vera leggenda del West, che il giovane Tex ammirava profondamente.
  13. F80T

    [Tex Willer N. 10 / 13] Pinkerton Lady

    Le due grandi vignette con cui De Angelis rappresenta il battello in navigazione valgono, a mio avviso, il prezzo dell'albo. Così come i tratti delle tre donne che, insieme a Tex, che animano la storia. La trama mi è risultata avvincente e la scena del Tex baro non mi ha disturbato. In qualche modo il nostro fuorilegge doveva pur campare... È bello, poi, poter rivedere Tex che si infiltra nelle organizzazioni criminali; purtoppo alla leggenda del West della serie regolare non può farlo più. Quanto manca alla prossima uscita di Tex Willer? Troppo...
  14. F80T

    [393/395] Intrigo A Santa Fe

    Vero che le osservazioni di Carson sono risolutive. Ma leggendo le pagg. 87-89 di Una pallottola per il presidente si percepisce la sua inconsapevolezza circa l'importanza rilievi da cui Tex capisce invece come sono andate le cose. Per tutta la storia non fa altro che andare a rimorchio di Tex, senza alcun guizzo. Tanto per fare un paragone, Carson ha ben altro spessore nell'ultimo Texone, Doc, o ne La mano del morto
  15. F80T

    [393/395] Intrigo A Santa Fe

    Il primo incontro con le tavole di Civitelli non si dimentica mai. Ero un ragazzino e passavo ore a ricopiare le tavole di quest'avventura e a cercare di riprodurre la linea pulita del disegnatore. All'epoca, la storia mi piacque moltissimo. Riletta oggi, mi è parsa ancora avvincente e ben congegnata. Un voto in meno perché già in questa vicenda Carson inizia a fare la figura del babbeo. Non prende mai l'iniziativa, dipende completamente da Tex, fa domande sciocche. Insomma, sembra un peso morto, piuttosto che il ranger formidabile che tutti amiamo.
  16. F80T

    [705/707] La maschera di Cera

    Anche io, sa analizzo criticamente la storia, soffro un po' per gli elementi narrativi segnalati da Leo. Però mi sono divertito molto a leggere l'avventura sviluppata da Boselli e attendo con ansia il prossimo albo, di cui già ho avuto modo di apprezzare la copertina. Chi sarà la figlia di Satania? I miei sospetti si addensano sulla domestica malese di Fischer.
  17. F80T

    [01] [Almanacco 1994] La Ballata Di Zeke Colter

    Commentando il Color Tex n.15 ho citato La ballata di Zeke Colter tra le storie che mi hanno fatto molto apprezzare Claudio Nizzi. L'hi ripresa in mano e, caspita!, è proprio un gioiellino. L'incipit è intimistico, con Tex che parla col suo cavallo e si scusa per la pista scelta. Il finale, invece, è pirotecnico In mezzo, due personaggi splendidi: il vecchio trapper, pacificato ormai con la natura e restio ai moderni costumi delle pianure; e Anatra Zoppa, un po' toccata, brutta da far paura, ma a cui Zeke - si vede! - vuole molto bene. I disegni sono molto cinematografici, ma il Tex di Calegari mi lascia un po' perplesso.
  18. F80T

    [Color Tex N. 15] Un capestro per Kit Willer

    I Color Tex non mi hanno mai attirato e mai li avevo comprati. Scelta sbagliata, forse. Ma mi ha sempre accompagnato l'idea che Tex debba essere in bianco e nero, così come l'ho conosciuto, salvi i numeri celebrativi. Ma il Color Tex n. 15 vedeva il ritorno di Claudio Nizzi alla regia di una storia non breve e quindi mi sono recato in edicola a comprarlo, come tributo a tale Autore. Lo so, nella sua ultima fase Nizzi ci ha propinato storie illeggibili. Ma per me rimane lo sceneggiatore delle prime avventure inedite di Tex che ho comprato: La tigre nera, Furia rossa, Fiamme sull'Arizona, La Ballata di Zeke Colter. Sono dunque a dire la mia su quest'avventura. Parto dalla copertina, che a mio giudizio è - a dispetto della bravura di Claudio Villa - brutta. La posizione di Tex è innaturale, i colori improbabili, i volti dei due Kit irriconoscibili. I disegn di Torti, benché ispirati al tratto di Ticci, risultano "strani" per gli standard di Tex. Ma, tutto sommato, non sono sgradevoli. La storia è piuttosto semplice e lineare: grandi sparatorie, poco spazio per l'introspezione psicologia, nessun personaggio grigio, la tendenza - in qualche modo tenuta a freno - di dare un accento caricaturale a Carson. A differenza del Texone, di complessa (ma gradevolissima) lettura, questo Color Tex scorre via in pochi minuti, sotto l'ombrellone, tra un tuffo per rinfrescarsi e un castello di sabbia con i bimbi. Però non si può dire che sia una brutta lettura. Anzi, è abbondantemente sopra la sufficienza.
  19. A me piace interloquire con Giosafatte e rispondere alle sue osservazioni, che pure possono sembrarci un po' naïf. In questo modo ho l'occasione di riflettere sull'eroe che tutti amiamo. Giosafatte si chiede perché Tex non avverta il peso delle morti da lui provocate. Nella realtà, infatti, l'esperienza dell'uccidere provoca spesso forti disagi psicologici, e non è raro che poliziotti e militari rimangano segnati da una sola, giustificata uccisione. Io però osservo che Tex non si sbaglia mai nel valutare gli uomini, ha una mira infallibile, guarisce prestissimo dalle ferite ( anche quelle alla testa), riesce a sopportare sforzi sovrumani, parla inglese, spagnolo, forse francese, navajo e tante altre lingue native americane, ha illimitate risorse economiche, non ingrassa pur mangiando sempre bistecche e patatine... Il personaggio Tex non è realistico. Non è Nick Rider. Ma a generazioni di lettori è piaciuto così. Perché cambiare e farlo diventare un uomo tormentato dal suo ruolo di giustiziere?
  20. F80T

    [538/539] Colorado Belle

    Non amo le storie in cui Tex si confronta con il soprannaturale. Le avventure in cui ci sono Mefisto e Yama, tanto per fare qualche esempio, non mi piacciono, benché sia consapevole che la mia posizione sul punto sia del tutto eterodossa. In alcuni casi, però, il soprannaturale viene inserito delle storie di Tex con estrema delicatezza e la sua presenza, a dispetto delle mie idiosincrasie, non mi disturba affatto. E' il caso della visione che Nuvola Rossa ebbe ne Il presagio; è il caso di Colorado Belle, di cui non sapremo mai se è effettivamente uno spirito in cerca della sua pace o solo una suggestione indotta da una ghost town assai evocativa. La storia, riletta di recente, è molto bella. Tex si colloca ben al centro della trama e, attorno a lui, si muovono comprinari e avversari ben delineati, a dispetto della relativa brevità della storia. Una menzione particolare per Kit Willer, che mostra le proprie qualità e una decisa visione della propria vita. I disegni di Font, sporchi come al solito, restituiscono perfettamente al lettore la polvere e la desolazione del selvaggio West e delle sue città abbandonate.
  21. Le storie della serie gigante di Tex sono ambientate negli anni '80 del XIX Secolo. All'epoca, nel neonato Regno d'Italia era ancora in vigore la pena di morte, che verrà abolita con il codice penale Zanardelli del 1989 e poi ripristinata durante il ventennio fascista. Anche negli altri Paesi d'Europa i crimini più gravi erano puniti con la pena capitale (l'ultima esecuzione capitale nel Regno Unito risale al 1964; in Francia al 1977). Persino lo Stato Pontificio aveva continuato a decapitare i responsabili dei crimini più violenti sino all'annessione di Roma al Regno d'Italia nel 1970. In sostanza, nella pur evoluta Europa, che aveva potuto ascoltare la lezione di Beccaria, la reazione delle pubbliche autorità al crimine era improntata al criterio squisitamente retributivo: il male e la sofferenza debbono essere ripagati con altro male e sofferenza. Non si può pensare che nel selvaggio e violento Ovest americano ci fossero molte persone con idee più progressiste circa la reazione ai crimini. Il personaggio Tex è un uomo di legge e pratica la giustizia. Ma è pur sempre figlio dei suoi tempi, e sarebbe scorretto pretendere che si discosti dall'ideologia per cui il sangue si paga con il sangue. Ecco perché Tex uccide. Però, essendo un profondo conoscitore di uomini, egli concede ad alcune persone che si sono macchiate di delitti anche gravi, un seconda chance, quando vede in loro la possibilità di redimersi. E' il caso di Bowen, tanto per rimanere ancorati a una delle ultime avventure che abbiamo potuto leggere (Il ragazzo rapito, nn. 676-677 e La seconda vita di Bowen, nn. 703-704). A mio giudizio, allora, non è condivisibile la tua idea per cui Tex dovrebbe uccidere meno o comunque dovrebbe farsi carico delle conseguenze che la morte di un criminale comporta per i suoi congiunti. Si finirebbe per caricare il personaggio Tex di sfumature sociologiche estranee al contesto in cui egli opera. Consentimi, infine, una provocazione: non sei soddisfatto del rapporto di Tex e degli altri pards con le donne; auspichi un'evoluzione caratteriale di Tex; lo vorresti un po' meno presente nelle storie; dovrebbe uccidere di meno, visto che il suo approccio con i criminali fa sì che non possa essere considerata una brava persona; ma sei proprio sicuro che il fumetto Tex ti piaccia?
  22. Benché dal 1992 non abbia mai perso un albo della serie gigante di Tex, era da un po' di anni che non riprendevo in mano le vecchie storie. La frequentazione di questo forum, però, mi ha indotto a riscoprire il piacere di leggere nuovamente le vecchie storie di Tex. Alcune, quelle che avevo gustato più di frequente, le ricordavo bene. Di altre, invece, avevo perso completamente memoria. Per qualche ignoto motivo di Bufera sulle montagne rocciose non ricordavo nulla, per cui ho potuto ancora una volta gustare ogni sua pagina. Come qualcuno ha già notato in questo topic, la storia soffre di alcuni errori: a) sul piano grafico, le carrozze ferroviarie appaiono esageratamente large; b) sul piano della sceneggiatura, la forza, la resistenza e l'abnegazione di Tex sono eccessive, tanto che - pur in stato di "sospensione dell'incredulità" - la vicenda appare un po' forzata. Nonostante tali rilievi, la storia rimane estremamente gradevole. Certo, la coppia Boselli-Marcello ci ha regalato più di un capolavoro all'interno della saga e questa storia non è all'altezza di quelle altre. Però, come ho già osservato in un altro intervento, uno dei segreti della longevità di Tex sta nell'alta qualità delle storie ordinarie, che anche in questa occasione ci è stata assicurata.
  23. F80T

    [Texone N. 26] Le Iene Di Lamont

    Nel gennaio del 1994 fu pubblicata, sul n. 399 di Tex, una breve storia senza pretese di Nizzi, disegnata da Fernando Fusco: La lettera Bruciata. Ebbene, nelle 65 tavole di quell’avventura si addensano, a mio avviso, molte più emozioni di quante ve ne siano nelle 224, lunghe, noiose pagine di Le iene di Lamont. C’è da non credere che l’autore sia lo stesso! Ma la noia che suscita è, tutto sommato, il difetto meno grave di questo Texone, che vede: a) un bel personaggio, il vice sceriffo, malamente sprecato, posto che viene dimenticato dopo la prima metà della storia; b) Tex e i suoi pard sottoposti a un arresto che non è in alcun modo funzionale rispetto alla trama; c) l’odioso razzista proprietario del ristorante risarcito di tutti i danni derivatigli dalla rissa; certo, come è stato correttamente notato la legge era dalla sua parte; ma Tex, è noto anche ai sassi, è dalla parte della giustizia, anche a costo di porsi conto la legge, se necessario; d) gli antagonisti vanno inspiegabilmente in confusione e, in pratica, si autodistruggono, senza quasi che Tex e compagni facciano altro che andare a zonzo per le strade di Lamont. Si è tanto fantasticato sulle ragioni che avevano indotto Sergio Bonelli a riporre nel cassetto il Texone. Forse lo aveva semplicemente trovato brutto!
  24. A mio giudizio, 100.00 tavole di Tex ci consegnano elementi abbastanza numerosi per ricostruire la personalità (anche sessuale) di Tex e dei suoi pard, senza dover fantasticare troppo. Il matrimonio di Tex con Lilith non fu d’amore, ma questo non significa che i due non si siano amati. Anzi, il dolore dimostrato dal nostro eroe alla morte della moglie, l’implacabilità con cui ha perseguito la vendetta, anche nei confronti di chi ne ha profanato la tomba, dimostrano il forte sentimento provato da Tex per la propria compagna. E, quando in Furia rossa Tex racconterà del passato di Tiger, ricorderà come anche lui avrebbe vissuto un dolore - la morte della moglie - forte come quello che aveva colpito il pard indiano. Ed in effetti, nel corso di settanta anni abbiamo potuto conoscere – in una delle più belle storie di Nizzi – anche Tiger innamorato di Taniah, assetato di sangue dopo averne scoperto il rapimento e la morte, distrutto dal lutto, fedele alla memoria della sua donna. Così come Tex, si dimostrerà sempre distaccato dalle donne, per quanto dimostri una notevole sensibilità circa i loro sentimenti (ricordate come interpretò subito i pensieri della vedova Allison ne il Presagio, versione originale?). Kit Carson è, invece, un donnaiolo impenitente, che ha lasciato dietro di sé una scia di “amiche” affezionate (Mamie Smith di Golden Pass; Abbie di Golden Queen) e la figlia(-occia) avuta da Lena Parker. Quanto a Kit Willer, beh… alla sua giovane età è stato fidanzato con Manuela Montoya, ha avuto in sposa (così la qualifica Donna Parker ne I sette assassini) Fiore di Luna, ha flirtato con innumerevoli ragazze, tra cui proprio Donna Parker. Se ci basiamo su tali dati, e teniamo conto che non c’è nessun elemento a indirizzarsi verso l’omosessualità di Tex, direi che la tua tesi appare improbabile.
  25. F80T

    [Texone N. 27] La Cavalcata Del Morto

    Quando hai la fortuna di avere un Fabio Civitelli alle matite e alle chine, puoi affidare la sceneggiatura di Tex anche a un bimbo di 5 anni. Comunque ne verrà fuori un capolavoro grafico. Ma Boselli non è un bambino di 5 anni: è un autore esperto e ispirato, che ha messo a disposizione del disegnatore una sceneggiatura che, a mio modesto avviso, non è una delle sue migliori (d'altra parte ha scritto così tante belle storie!), ma che funziona. Belle sia la scena della Fiesta, in cui Kit Willer viene lasciato dagli altri pard agli svaghi della gioventù; sia la scena della "morte" di Eusebio. Mi è piaciuta anche la parte iniziale della storia. Il resto è ordinaria amministrazione. Con l'avvertimento che Boselli ci garantisce un'ordinaria amministrazione di elevatissima qualità. Sono dunque contento di aver ripreso in mano questo texone, che mi ha tenuto ottima compagnia per un paio di calde notti estive.
×
×
  • Crea nuovo...

Informazione importante

Termini d'utilizzo - Politica di riservatezza - Questo sito salva i cookies sui vostri PC/Tablet/smartphone/... al fine da migliorarsi continuamente. Puoi regolare i parametri dei cookies o, altrimenti, accettarli integralmente cliccando "Accetto" per continuare.