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Jim Brandon

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Tutto il contenuto pubblicato da Jim Brandon

  1. Leggo critiche davvero entusiastiche su questa storia: proverò appena riesco a rileggermi i 4 albi tutti insieme.
  2. A me l'impressione iniziale è rimasta. La caratterizzazione grafica dei due personaggi (a tratti sembrano due gemelle) sicuramente non aiuta.
  3. Ebbene sì... 😁 Tornando seri, un comprimario come il colonnello poteva incidere di più in questa storia, come avvenuto in altre passate, in cui è stato un vero coprotagonista.
  4. L'abbondanza di personaggi è un po' una caratteristica di Boselli: ad esempio, si ritrova anche nel recente crossover con Zagor. Personalmente, preferisco meno comprimari, ma più incisivi e meno "comparse". È vero che, in tema di verosimiglianza, in questa storia dobbiamo fare diversi sforzi, forse anche maggiori, ma a me la contemporanea presenza di Dawn e Dallas, indipendentemente dalla riuscita o meno di certe scene, suona proprio "forzata".
  5. Possibile spoiler Migliore storia del 2021 (anche se si conclude nel 2022), ma, visto il livello medio dell'anno passato (con l'eccezione di "Agente indiano", altra storia di Boseli) non era molto difficile. Alcuni spunti e situazioni interessanti, ma, per me, troppi personaggi (alcuni dei quali "inutili", come Mike) e sottotrame iniziali prima della riunione dei gruppi. Jim Brandon molto in tono minore rispetto ad altre apparizioni, secondo me proprio per la presenza di troppi comprimari. Dallas e Dawn praticamente due doppioni, anche graficamente poco distinguibili: io avrei evitato la presenza contemporanea delle due "bad girls". Oltretutto, già è molto poco credibile che una spedizione all'epoca si avvalesse di una guida donna, figuriamoci di due. Bello il personaggio di Tornuak, nello stile in "chiaroscuro" di Boseli. Finale dal tono lirico, con Tornuak ormai pacificato in attesa della fine, ma a mio avviso guastato dall'evitabile apparizione di Taqukag, che, a mio avviso, fa un po' finale da horror B movie. Disegni apprezzabili ma, come già rilevato da altri, senza molta personalità. Mi scuso con Boselli del doppio errore nel cognome all'interno del mio intervento, frutto delle imperscrutabili "logiche" del correttore del telefono. Non riesco purtroppo a correggere, ma solo ad aggiungere in coda questa nota.
  6. "Linciaggio" è di GLB, se non sbaglio da un'idea di Giorgio Bonelli. Personalmente trovo che alcune storie di Nolitta (es. El Muerto, I Ribelli del Canada, La strage di Red Hill) non siano male, anche se il suo Tex non è certo quello canonico ed il personaggio del ranger si discosta molto da quello cui siamo abituati. In questa storia, però, certe caratteristiche "nolittiane" di Tex sono particolarmente spiccate, tanto da renderlo irriconoscibile al lettore (sembra a tratti una parodia, con unTex in versione "imbranato") ed arrivare a situazioni imbarazzanti.
  7. Storia riletta a distanza di quasi 40 anni: un Tex davvero atipico, che cade in trappole/imboscate, si fa minacciare e cacciare malamente da un prepotente di turno, per la sua avventatezza permette il massacro della carovana dei mormoni e, per finire in bellezza, organizza una trappola in cui i figli di Boglum che facevano come esca, finiscono per lasciarci entrambi le penne. Fuori luogo, per me, anche la "santificazione" finale di Alwin Webb, con cui Tex finisce per solidarizzare malgrado i sanguinosi delitti di cui si è macchiato. Va bene il Tex "nolittiano", che perde le sue caratteristiche granitiche e infallibili, ma qui si esagera davvero: è un Tex che non ne azzecca una e, ad averlo dalla propria parte, c'è più che altro da preoccuparsi. Il soggetto in sé non era male (anche l'idea della resa dei conti finale nel cimitero), ma Nolitta si perde a mio avviso per strada: un'occasione sprecata. Capitolo disegni: un Galep già in fase calante, che alterna disegni a tratti ancora magnifici a primi piani in cui pare che Tex e gli altri personaggi si siano sottoposti a cure estetiche mal riuscite a base di botox.
  8. Jim Brandon

    Addio, Ulzana!

    Mi associo alle condoglianze, mi spiace molto.
  9. Una scena che ricorda molto da vicino quella finale del film "Butch Cassidy", del 1969, con l'accoppiata Redford/Newman.
  10. Storia per me solo sufficiente: i disegni di Spada (che non avevo mai visto su Tex) sono sicuramente la cosa migliore, anche se il suo modo di rendere il volto di Tex non mi convince del tutto. Se Nizzi avesse inserito in una trama delle leggerezze dei pards come il lasciare i cavalli ai rurales (chi potrebbe mai sospettare, infatti, che in una caserma vi sia un'armeria con fucili di riserva?) o il farsi sorprendere di Tex e Carson, salvati solo all'ultimo minuto, sicuramente si sarebbe gridato al Tex "piccione". Non si sa poi, nel prosieguo, dove siano finiti i cannoni vantati dal capitano ubriacone (pecca comunque minore) Insomma, tra le storie di Boselli, non è sicuramente la mia preferita, per quanto si lasci leggere in modo scorrevole, pur se dopo un avvio alquanto fiacco e verboso.
  11. Non a caso ho scritto nel mio intervento che "ognuno ha i suoi gusti e le sue preferenze." E ci mancherebbe. Non per questo però non posso domandarmi quale vespaio si sarebbe alzato se Nizzi avesse scritto una storia come, chessò, "Il pistolero voodo". Che Nizzi sia un autore "divisivo", lungi dall'ipotizzare complotti di sorta, mi pare un fatto, constatabile leggendo i vari thread. Forse il motivo è che, avendo rappresentato per lungo tempo l'autore principale (e, per un periodo, pressoché unico) della testata, l'aspettativa sulle sue storie è sempre stata conseguentemente alta. Personalmente, se mi limitassi a liquidare, ad esempio, "Netdahe!" come un polpettone confuso, noioso e indigesto (ad arrivare a parlare di "ciofeche" proprio non riuscirei), mi sentirei però quantomeno ingeneroso nei confronti di un autore che, accanto a storie che possono essere meno riuscite (come è normale capitino a tutti), ne ha scritte altre che per me sono dei veri e propri capisaldi della storia texiana e che costituiscono, in questo senso, dei "capolavori". Io credo che ne abbia scritti anche Nizzi. Per concludere e tornare in topic, questa è per me una storia sicuramente in tono minore (molto aiutata dai disegni di Civitelli), ma non una "ciofeca". Sono curioso, a questo punto di leggere alla prima occasione "I fratelli Donegan", che costituisce, a detta di molti, l'apoteosi della "ciofeca nizziana".
  12. Letta oggi questa storia: se questo è, come ha scritto qualcuno, il "fondo" toccato da Nizzi, sinceramente pensavo peggio, visti i giudizi così severi sul suo lungo periodo di crisi. Intendiamoci, la storia, a parte qualche aspetto (la figura del vecchio sceriffo, ad esempio, non mi è dispiaciuta) è in sé alquanto banale nel suo svolgimento, ma Nizzi la porta avanti con indubbio mestiere, sorretto, bisogna dirlo, dai magnifici disegni di un Civitelli in stato di grazia. Nulla mi memorabile, sicuramente, ma nemmeno una storia da stracciarsi le vesti per l'indignazione. È vero: il coinvolgimento di Anderson era "telefonatissimo" ed evidente fin dall'inizio. Ma era forse meno "telefonato" dell'identità segreta del Siats, di cui abbiamo letto nel recente "Il mostro del gran lago salato"? A mio avviso no, eppure per una storia che, onestamente, per mediocrità se la gioca, a mio avviso, con questa (e non è nemmeno sorretta dal "mestiere"), non ho letto tanti giudizi così "tranchant" sulla sceneggiatura (anzi, proprio sullo sceneggiatore). Insomma, mi sto facendo l'idea che, in quache modo, le storie peggio riuscite di Nizzi vengano giudicate da molti, quasi a priori, in maniera più severa rispetto alle storie meno riuscite di altri sceneggiatori, per alcuni dei quali sembra esserci invece addirittura un "pregiudizio positivo". Non entro maggiormente nel merito per non sollevare polemiche, anche perché, essendo stato lontano per decenni dal mondo di Tex, non mi sento legato a priori a questo o a quello sceneggiatore, se non, per ragioni "sentimentali" al grande GLB. Mi ritengo insomma neutrale nel giudicare, non sentendomi parte di nessuna "tifoseria". Poi, chiaramente, ognuno ha i suoi gusti e le sue preferenze. Certo è che Nizzi, tra tutti gli autori di Tex, mi sembra quello che maggiormente divide i giudizi tra estimatori e detrattori.
  13. Storia letta oggi, a conclusione del "weekend lungo", dedicato anche alle letture texiane. La cosa che colpisce maggiormente di questa storia è sicuramente il tono "bonelliano", con un Tex spietato vendicatore e con svariati omaggi a Bonelli, come l'elenco dei killers preso di peso da "La Mano Rossa", la tetra figura nel cielo con la falce nel finale, che ci riporta a "Una campana per Lucero" e anche un richiamo (vado a memoria) a "il tesoro di Victorio", con la perdita del senno da parte di uno dei killers. Detto questo, la storia in sé è piuttosto esile e poteva occupare, a mio avviso, meno di due albi, considerata anche la pochezza estrema degli antagonisti, veri e propri rubagalline di paese, che mai impensieriscono lontanamente Tex e Carson. In definitiva, questa storia mi sembra più che altro un "divertissement" di Boselli, che ha voluto omaggiare il suo vecchio maestro. La domanda finale di Stevens a Tex (se valesse la pena di distruggere così tante vite per vendicare la morte di un solo indiano), in cui la risposta di Tex dovrebbe essere una "summa" della filosofia texiana secondo GLB, si potrebbe mutare chiedendosi se valesse la pena di "investire" due albi per una storia così. Personalmente mi resta il dubbio.
  14. Jim Brandon

    [01] [Almanacco 1994] La Ballata Di Zeke Colter

    Ho recuperato oggi in un mercatino questo Almanacco 1994 e devo dire che questa storia breve di Nizzi è stata davvero una piacevole sorpresa, sia per la trama che per gli ottimi disegni, che richiamano un'atmosfera (inconsueta per Nizzi) in qualche modo "kenparkeriana", evocata anche dalla poetica comunanza con la natura nella quale vive il burbero protagonista. La metto tra le migliori 10 di Nizzi che ho letto, in barba a chi lo descrive capace solo di scrivere storie a base di bistecche e patatine, vecchi cammelli, origlioni e cinturoni slacciati. L'autore di Fiumalbo ha fatto a pieno titolo la storia di Tex, malgrado il lungo periodo di crisi e le storie in tono minore, che, abbiamo potuto constatare nell'ultimo periodo sulla regolare, capitano però a tutti gli sceneggiatori.
  15. Bella storia di Nizzi, pur con qualche "topos" già visto, come la setta vodoo, con l'unica pecca (ma non di poco conto) della scena degli zombi, che sembra presa di peso da un film horror di serie Z, in cui anche i disegni di Civitelli sono poco convinti nel rappresentarli (e come dargli torto...). Post finale riuscito, inaspettato e ad effetto, con la spietata vendetta di Homoro. Spero ardentemente che nel prossimo capitolo, in cui, da quanto ho letto da un intervento di Borden, il vecchio stregone verrà riproposto, ci vengano stavolta risparmiati gli zombie. Meritano una menzione particolare i disegni di Civitelli, come sempre di altissimo livello, anche se la sua rappresentazione del viso di Tex non mi ha mai convinto appieno.
  16. Jim Brandon

    [521/ 522 ] Kiowas

    Storia di Nizzi non certo delle migliori. L'idea di base non sarebbe malvagia, per quanto non originalissima, ma far catturare Tex prima dai Cheyenne e poi dai Kiowas due volte nel giro di poche pagine, come già fatto rilevare negli interventi precedenti, mi sembra davvero troppo. Se non ci fosse stata questa grossa pecca, la storia sarebbe stata anche sufficiente (per quanto anche il maldestro intervento di Carson che causa la morte del vanesio colonnello non sia certo un'idea brillante). Il livello complessivo è sicuramente alzato dai disegni di Ticci, qui ancora validissimi (per quanto, personalmente, preferisca il Ticci degli anni '70). Credo che questa storia faccia parte a pieno titolo del periodo di decadenza di Nizzi, che non ho vissuto come lettore, ma di cui tante volte ho letto sul forum. Il fatto è che nell'ultimo periodo ho letto troppo spesso su Tex storie che non solo non sono di livello tanto superiore (anzi), ma che, oltretutto, per la qualità dei disegni non si avvicinano nemmeno lontanamente.
  17. Ho letto oggi questa storia di Boselli. Pur non rientrando tra i suoi capolavori, è comunque una storia godibile (anche se presenta qualche incongruenza, come l'oste Jose che viene trascinato dal cavallo senza rompersi il collo, come ci si sarebbe aspettato). Devo dire che, se non avessi saputo che era di Boselli, la forte connotazione "gialla" mi avrebbe fatto pensare (se non fosse stato per i fitti dialoghi dei balloon e la presenza dell'immancabile figura "in chiaroscuro", rappresentata qui da Brackett) ad una storia di Nizzi. Sempre di livello i disegni di Letteri, anche se non all'altezza del suo periodo d'oro ("Il laccio nero", per intenderci).
  18. Storia recuperata oggi. Niente di speciale, sicuramente, ma io questo "crollo" di Nizzi, cui qualche forumista accenna, qui non lo rilevo. È comunque una storia decorosa, con qualche scivolone (ad esempio, la vicenda di Comstock, il gestore dello spaccio di Fort Wingate non è molto credibile), ma anche qualche trovata indovinata (i Navajos nascosti nei carri merci), che scorre quantomeno in maniera lineare e si legge senza fatica. In questo ultimo periodo '20-'21 si è letto certamente di peggio, tra trovate improbabili e storie verbose, che si fatica anche a terminare di leggere.
  19. Capita un po' troppo spesso però... come di recente per il colonnello Ebert-Elbert di "Sangue Navajo". I richiami non sono obbligati, ma se si devono inserire, non è forse il caso di fidarsi solo della propria memoria.
  20. Jim Brandon

    [463/465] I Sette Assassini

    Letta con grandi aspettative, visto il ritorno di Lena e Donna, ma, rispetto a "Il passato di Carson", anche se una parte degli interpreti sono gli stessi, la musica è, a mio avviso, ben diversa. Boselli ci presenta una galleria di tipi davvero improbabili, a partire proprio da Jack Thunder stesso, in cui è troppo marcato l'aspetto di veri e propri "freaks", sicché il risultato finale appare alquanto grottesco. La parte finale è ispirata allo scontro con la banda degli Innocenti per le strade e le costruzioni di Bannock, di modo che nel lettore resta una sensazione di "già visto", senza aver provato però lontanamente lo stesso pathos. Non manca, come sempre in Boselli, il personaggio in "chiaroscuro" (in cui stavolta prevale decisamente la parte oscura), rappresentato da Kid, che personalmente mi è sembrato un po' "un piccolo Ray Clemmons", ma senza avere affatto la grandezza (nel bene e nel male). Il manrovescio finale di Carson trova cosi l'approvazione incondizionata del lettore. Insomma una storia non certamente brutta, ma, a mio avviso, siamo molto lontani dalle vette de "Il passato di Carson". Una sicurezza i disegni di Marcello.
  21. Molto interessante questo cartonato, con Breccia alla sua seconda prova su Tex: nella prima (l'albo speciale Capitan Jack) i suoi magnifici disegni sono stati sicuramente la cosa migliore di quel Texone, data la storia a mio avviso davvero debole. In questa sua seconda apparizione, il fatto che la storia fosse di Boselli ha creato grandi aspettative, a mio avviso solo parzialmente confermate. È certamente difficile concentrare un soggetto in poco più di 50 pagine, ma Boselli (che in altri cartonati vi era riuscito molto bene) ne ha scelto uno così "denso" che avrebbe potuto imbastirci 3 albi della regolare: inevitabilmente, l'impressione, alla fine, è che gli avvenimenti siano troppo concentrati e tutto si svolga in maniera un po' troppo frenetica. Sullo sfondo, il pathos (un po' "facile", in verità) del ricordo di Lilith, con una conclusione che in qualche modo rammenta quella nizziana de "Il sentiero dei ricordi". Un numero comunque da non perdere per chi ama Tex, anche se, pure questa volta (ma con un distacco sicuramente molto meno netto rispetto al Texone), i disegni di Breccia sono la cosa migliore. Molto interessante la sua tecnica di colorazione, anche se personalmente trovo che il suo tratto venga esaltato maggiormente con il bianco e nero. I tratti di Tex e dei pards sono sicuramente più canonici rispetto all'esordio texiano del disegnatore argentino, anche se in qualche vignetta li trovo meno riusciti (si veda la Lilyth della prima tavola, che ricorda vagamente Dinamite). Ma i paesaggi e le ambientazioni sono tra i migliori che ho visto su Tex. In definitiva un numero che, anche se non è un capolavoro assoluto, sicuramente vale il prezzo dell'acquisto.
  22. Letta oggi questa storia del 2005. Direi che sia esemplificativa della crisi creativa di Nizzi, non tanto per la storia in sé (per quanto sia una consueta vicenda che vede al centro uno speculatore senza scrupoli), ma per come questa si articola, con una serie di avvenimenti che risultano talora francamente sconclusionati. Per dirne una, Tex non trova di meglio che portarsi dietro Taiga (in divisa da soldato, tanto per non dare nell'occhio) nel saloon, con l'ovvio risultato che il capo indiano viene immediatamente scoperto. Questo per tacere delle catture (due per Tex e tre per Carson) che si susseguono. Intendiamoci, non sono di quelli che si scandalizzano se Tex o Carson vengono catturati, ma una tantum, non 2/3 volte in una sola storia. Altro "scivolone" quello di lasciarsi raggirare bellamente dal peon. Insomma, va bene un Tex ogni tanto fallibile (c'era già in GLB), ma qui mi pare si esageri davvero. Storia quindi bocciata senza appello, anche se, purtroppo, quest'anno non è che sulla regolare si sia letto di gran meglio (bisogna pur riconoscere che qui, almeno, non ci sono palottole magiche dalla traiettoria ricurva: la cosa peggiore vista finora su Tex nel 2021). La cosa migliore sono senza dubbio i disegni di Ticci: nella sua evoluzione artistica, la fase che personalmente prediligo è quella del primo Tex (es. Terra Promessa), anche se lo stile dei tardi anni '70 (es. "A Sud di Nogales"), non meno valido, è forse quello più personale e che più gli appartiene. Il Ticci più tardo, di cui questa storia è un esempio, è quello il cui tratto meno mi entusiasma (precisando che, ovviamente, resta un disegnatore di altissimo livello).
  23. Storia letta oggi, nell'ambito del recupero progressivo del mio più che trentennale "blackout texiano". Annata felice, quella del 2000, per il nostro Ranger: ho letto di seguito la sequenza de "Il presagio", "La miniera del fantasma" e "Le colline dei Sioux", in cui il livello è così alto che la storia di Boselli, pur bella, gioca un po', manzonianamente, il ruolo del vaso di coccio fra quelli di ferro, rappresentati dalle due prove maiuscole di Nizzi (la prima con il supporto di Civitelli). Non sono un conoscitore approfondito di Nizzi: di lui mi mancano da leggere molte storie e le sue ultime prove sul Color e sulla regolare non mi hanno certo entisiasmato (tutt'altro): di fronte a storie come "Le colline dei Soiux", mi viene però spontaneo chiedermi come taluni possano affermare che Nizzi non sa scrivere il western. Si tratta infatti di una rappresentazione quasi perfetta di un West al tramonto, in cui gli Indiani si trovano alla fine a soccombere davanti alla "civiltà" ed dall'avidità dei bianchi. È vero che ci sono delle "sbavature" di sceneggiatura, con Tex e Carson che si fanno sorprendere ingenuamente dai Sioux ribelli e vengono salvati, poco originalmente, dalla cavalleria. È vero anche che vengono ripresi situazioni e personaggi già visti abbondantemente, come ad esempio l'ufficiale borioso e irragionevole. Ma la storia è scritta in modo tale da tenere avvinto il lettore per tutti e tre gli albi, fino a sfociare in un finale che ritengo tra i più toccanti dell'intera saga texiana, con Nuvola Bianca che si immola per salvare il suo popolo. Ottimi anche i disegni del compianto Monti, qui quasi alle sue ultime tavole per Tex. Insomma, una storia che non fa rimpiangere quelle della "golden age".
  24. SPOILER Preso e letto oggi questo secondo albo, che, devo dire, non mantiene a mio avviso le buone premesse del primo. Soluzione davvero "telefonata" per quanto riguarda l'identità del Siats: credo che davvero pochi lettori non avessero capito dal primo albo di chi si trattava. Speravo in un colpo di scena: nessun pathos, invece, nella rivelazione della sua identità, portata anche troppo per le lunghe. Forse si poteva evitare di spargere a piene mani tutti quegli indizi fin dal primo albo, lasciando che il lettore potesse giungere a delineare i suoi sospetti nel corso del secondo: così invece fin dal mese scorso l'identità del Siats era ben chiara. Per quanto riguarda il finale, unico colpo di scena, direi, di questo albo, lo trovo tanto tragico quanto affrettato. Si stenta a credere che i due Conroy, ritrovatisi dopo tanto tempo, non avessero che da dirsi 4 scarne parole prima della drammatica conclusione. A questo punto, sarebbe stato meglio non mostrarne lo svolgimento, facendo udire a Tex, dopo la richiesta di Conroy di lasciarli soli, gli spari, per poi scoprire cosa era accaduto. Il lettore avrebbe potuto così immaginare lo svolgimento del confronto (che avrei fatto durare più tempo) che, per come viene mostrato, risulta invece poco credibile ed alquanto semplicistico.
  25. Anche io ho un forte sospetto su chi possa essere il Siats, ci sono almeno 2 o 3 indizi... il mese prossimo sapremo.
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