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Jim Brandon

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Tutto il contenuto pubblicato da Jim Brandon

  1. Non male questo cartonato. La storia di Dixon scorre bene, qualche personaggio resta solo abbozzato ma succede per forza di cose, con un numero di pagine così ristretto. Mi è piaciuto il personaggio di Gus, che collabora con Tex solo per forza di cose, senza essere un personaggio ambivalente come alcuni cattivi di Boselli o, addirittura, un furfante impegnato in noiose e puerili autogiustificazioni, come l'insopportabile Nick Calavera de "L'oro di Klaatu". Buoni i disegni, ma Tex in diverse vignette appare irriconoscibile, a partire dalla copertina, in cui assume quasi tratti orientali.
  2. Jim Brandon

    Annata di Tex 2020

    Serie regolare non trascendentale... "Netdahe" interminabile e soporifera. Forse la storia migliore è stata "Sulla cattiva strada". Molto bene il Texone di Villa, in particolare grazie ai disegni. L'altro buono, ma non entusiasmante. Bello il Maxi dei Tre Bill, sufficiente "Caccia a Tiger Jack". Da dimenticare l'ultimo Color.
  3. Per parafrasare Blade Runner "ho letto cose..."
  4. Sinceramente, non mi pare una discussione utile. Ognuno ha i propri gusti, soggettivi, e un disegnatore apprezzato da taluni, può non esserlo da altri. Il punto è per finire a disegnare Tex bisogna essere dei professionisti di tutto rispetto e non mi pare sia il caso di andare fare la classifica del disegnatore peggiore, anche per rispetto dell'altrui lavoro. Personalmente non ne avrei nemmeno le competenze tecniche. Ci sono disegnatori di cui non apprezzo il modo in cui realizzano i visi (perché non corrisponde al mio gusto), ma che oggettivamente sono bravissimi.
  5. In assoluto Bonelli, come scrivevo in un altro post proprio stamattina. Le trovate, le avventure, il linguaggio e l'ironia dei dialoghi, con un Tex sempre pronto a gettarsi nella mischia, fin quasi a diventare simpaticamente smargiasso, sempre leale, ma pronto, se necessario, a mentire a fin di bene (con Carson che aggrottando la fronte pensa "spudorato mentitore") o a far uscire, sempre per una giusta causa, 4 donne in una mano di poker, fanno del Tex di GLB un unicum non replicabile. Poi nella mia classifica c'è Boselli, con il suo Tex più maturo, riflessivo, meno "dinamitardo" insomma (fino a diventare, talora, troppo serioso), che ci ha regalato storie epiche quali "Patagonia" e "il passato di Carson" e, come terzo, Nizzi, epigono e continuatore di Bonelli, che ne ha raccolto l'eredità e ha messo il suo mestiere al servizio di Tex, magari senza grandi slanci, ma mostrando la capacità di costruire (tralasciando il periodo del suo declino creativo) storie di altissimo livello (come ad esempio "Fuga da Anderville" o l'amaro "L'ultima frontiera"), di cui sono apprezzabili in particolare i dialoghi e le schermaglie con Carson. Da ultimo, una menzione per il Tex di Nolitta, che ha saputo comunque lasciarci delle storie memorabili anche se il protagonista è un Tex anomalo, più introspettivo, che spesso opera in solitaria, come ne "I ribelli del Canada", dove troviamo sullo sfondo una metafora degli anni di piombo in cui fu scritta, con tanto di "pentito", o "El Muerto", altra ottima storia rimasta negli annali Texiani per l'antagonista, roso dal desiderio di vendetta, ideato da Nolitta.
  6. Jim Brandon

    Aurelio Galleppini

    A me Galep piace, pur non essendo il mio disegnatore preferito. Certo, bisogna ammettere che, specie negli ultimi anni, alcune volte i visi (in particolare quelli dei due Kit) lasciassero alquanto a desiderare. Ha comunque il merito indiscutibile di aver creato l'iconografia del personaggio. Da lettore anni '70, gli ho preferito Ticci (non quello più recente), Fusco e anche Letteri, che ho riscoperto rileggendo alcune storie dell'epoca e apprezzandone oggi maggiormente i disegni e la nitidezza del tratto. Mi piaceva meno il pur bravo Nicolò, i cui disegni mi davano l'idea di far parte di un'unica, interminabile, storia, forse anche per le fisionomie sempre simili dei personaggi di contorno. Lo trovavo un Tex troppo classico, che non aveva la dinamicità e la prestanza di quello Ticci e Fusco. Stiamo parlando comunque di grandissimi disegnatori, che hanno fatto, tutti assieme, la storia di Tex.
  7. Jim Brandon

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    Concordo sul fatto che la storia di Nizzi sull'ultimo color presenti, oltre ad incongruenze della sceneggiatura, anche la grossa pecca di presentarci Tex e Carson che se ne vanno bellamente al ristorante, situazione che non può non far alzare il ciglio a chiunque ami Tex. A mio avviso, anche a rischio (molto alto) di un "incidente diplomatico", questa parte avrebbe dovuto essere emendata in fase di revisione, perché davvero improponibile. Mi fanno però un po' sorridere le schermaglie serrate, in questo ed altri thread, tra qualche (sparuto) ultras nizziano e chi ha fatto, invece, della critica allo sceneggiatore di Fiumalbo una vera e propria mission. Per rispondere alla domanda del topic, a mio avviso Claudio Nizzi non necessita di una rivalutazione, perché è innegabile che, oltre ad aver scritto diverse storie di buon livello, quando non ottimo, sia stato per un certo periodo una colonna portante della collana, assicurandone la continuità in una fase di passaggio molto difficile. Prova ne è anche il fatto che a tutt'oggi in Bonelli gli passino, a mio avviso colpevolmente, situazioni impubblicabili come quella dell'ultimo Color, che a qualunque altro sceneggiatore sarebbero state tagliate senza pietà. È altrettanto innegabile che, ad un certo momento, il declino creativo lo abbia portato ad abbassare vertiginosamente il livello delle sue storie, fino ad arrivare al punto in cui, come nel caso delle due ultime della serie regolare, ci si accontenta che siano almeno "leggibili" e senza grosse incongruenze (sul tema "mutandoni" ci sarebbe da discutere). Ognuno di noi ha il suo sceneggiatore preferito, e posso certamente capire che il Tex di Nizzi, le cui storie sono spesso sorrette soprattutto dal "mestiere", piaccia meno di altri. Lo stesso Boselli, accanto a pietre miliari "il passato di Carson" e tante ottime storie ne ha scritte altre come la soporifera ed interminabile (con coda anche sul Maxi, ma di ben altro livello) "Netdahe!". Succede anche ai migliori. Succedeva anche a GLB. Chiudo in proposito dicendo che in questi giorni ho riletto alcune storie del "centinaio d'oro e devo dire che vi ho ritrovato la "vera essenza" di Tex: un susseguirsi di avventure, situazioni e battute ironiche in cui davvero non cambierei una virgola. Avrete capito che GLB è il mio sceneggiatore preferito, anche se capisco bene che il suo Tex non sarebbe oggi replicabile, perché ne diverebbe la sterile imitazione, e che i tempi per forza di cose, cambiano. Di questo va reso merito a chi è venuto dopo di lui: da Nizzi fino a Boselli, che oggi tiene saldamente e meritatamente le redini della collana.
  8. Jim Brandon

    [171/175] Il Laccio Nero

    Da molto tempo non rileggevo questa storia del "centinaio d'oro", pubblicata ormai 45 anni fa. Rileggendola capisco ancor meglio come mai, da giovanissimo lettore, avessi subito trovato Tex così avvincente. Il quadro è perfetto, tra sette cinesi, nemici perfidi, pestaggi (per usare un termine caro a GLB) memorabili e nascondigli sotterranei, il tutto raccontato in modo magistrale e con una sottile ironia nei dialoghi. Il lettore assiste alle schermaglie serrate fra Tex e il suo amico capo della polizia e quasi finisce per identificarsi con il povero Devlin, sempre più preoccupato per i metodi spicciativi usati dai Pards (qui più esplosivi che mai) per far prevalere la giustizia. A coronamento, i disegni di Letteri, qui, a mio avviso, al suo top. All'epoca apprezzavo maggiormente altri disegnatori, come Ticci e Fusco, ma devo dire che la prova di Letteri in questa storia è davvero maiuscola. Da ultimo, un'osservazione: la storia si conclude con le minacce di vendetta della perfida Ah Toy, mentre i poliziotti la portano via: sembra quasi l'annuncio di un suo futuro ritorno da parte di GLB. Chissà se Boselli, a distanza di tanto tempo, vorrà finalmente riprendere questo personaggio così riuscito di dark lady. Io faccio il tifo per un suo ritorno. In fondo, abbiamo già visto in azione la figlia di Satania.
  9. Ottima storia, riletta in questi giorni. Ticci, a mio avviso, ai suoi vertici, come in "Terra Promessa". Anche la trama ideata da Bonelli è molto buona, con azione, avventura, ma anche godibile ironia nei dialoghi. Unico appunto, se si può considerare tale, il fatto che la parte finale risulta un po' troppo dilatata, ancorché necessaria per inchiodare Bonnet alle sue responsabilità. In questa storia penso vi sia un po' l'essenza del Tex bonelliano, sicuro di sé, fin quasi a sembrare talvolta simpaticamente gradasso, sempre pronto a menar le mani per raddrizzare i torti e a lanciarsi nella mischia. Mia figlia, dopo aver letto di seguito "Terra Promessa" e questo albo (tra le sue prime letture texiane) ha definito ridendo Tex e i Pards "piromani e dinamitardi" (sia pure a fin di bene): ha fatto sorridere anche me, pensando che, forse anche per questo, da quando avevo la sua età Tex mi è tanto paciuto.
  10. Jim Brandon

    Le tre migliori storie di sempre

    Le prime che mi vengono in mente della serie regolare: Terra Promessa Il Giuramento Il passato di Carson Ma rimangono fuori "La cella della morte", "Sulle piste del Nord" e tante altre ugualmente belle. Tra i Texoni Patagonia, Gli Assassini, L'ultima Frontiera e, per i disegni, La Valle del Terrore.
  11. Jim Brandon

    Claudio Nizzi necessita di una rivalutazione?

    Posso capire che Nizzi piaccia, non ho letto tutte le sue storie, ma alcune alcune di quelle che ho letto erano buone (non le ultime). Ma sinceramente, considerarlo superiore a GLB (di cui è stato un continuatore, ma non con molti contenuti originali) mi sembra una posizione altrettanto estrema di quella di chi dice che non ha mai scritto nulla di buono.
  12. Era proprio quello che intendevo: se si esprime la propria opinione su questo tema spinoso, si finisce per essere "tacciati" di essere ultras di Nizzi in incognito. Ho già messo in risalto il comportamento superficiale che l'autore fa assumere a Tex in questo Color. Inoltre ci sono altri passaggi poco credibili, su cui non mi dilungo, perché già evidenziati in altri interventi. Insomma, non è certo un giudizio positivo, per quanto di Nizzi abbia letto di peggio (ad es. "Figlio del Vento" aveva anche l'aggravante della lunghezza). Tutto ciò premesso, come atteggiamento distaccato, intendevo quello di accostarsi alle storie scritte da un autore senza un pregiudizio, sia esso positivo o negativo. In quest'ottica, la mia opinione è che Nizzi abbia scritto anche delle storie valide, come ad esempio quelle che ho citato sopra. Poi, ripeto, magari qualcuno obietterà che ne "L'ultima frontiera" Tex fallisce il salvataggio, si fa precedere da un ragazzotto ed è protagonista solo marginale. Ma a me la storia è piaciuta, e mi sarebbe piaciuta anche se l'autore fosse stato, per dire, Ruju.
  13. Letto e apprezzato (anche se un po' amaro nella conclusione), era tra gli albi speciali cui facevo riferimento (insieme a "Il soldato comanche", "La grande rapina" e "L'ultimo ribelle"). Qualcuno, probabilmente, osserverebbe comunque che "non è da Tex" non essere riuscito a salvare i due ragazzi, né essersi fatto battere da Nat nella ricerca del perfido Zane. Vedo che Nizzi ha la capacità di suscitare nei lettori sia grande passione che grande avversione: entrambe appaiono, a volte, ad un osservatore più distaccato, un po' "a prescindere".
  14. Mi colpisce anzitutto il fatto che la storia di Nizzi in questo Color scateni delle disamine, contro o pro, più lunghe e articolate dell'episodio stesso. Devo dire che come autore lo conosco poco, avendo saltato, da lettore, quasi tutto il suo periodo. Di quello che ho recuperato, qualcosa mi è piaciuto (es. Fuga da Anderville, qualche albo speciale) e qualcos'altro no (es. Il Maxi Figlio del Vento). Sicuramente alcuni aspetti del suo Tex lasciano talora perplessi (vedi i cinturoni slacciati nell'albo speciale Le Iene di Lamont o l'atteggiamento alquanto superficiale in questa storia breve). Penso però che a Nizzi vada comunque riconosciuto il merito, oltre che di aver scritto anche belle storie, di aver raccolto il testimone di Bonelli, reggendo a lungo, pressoché da solo, le sorti della testata. Il che non è poco. Per quanto riguarda invece questo Color, è a mio parere da sufficienza stentata, partendo dalla prima storia di Boselli/Carnevale dalle tinte gotiche (abbiamo già dato con l'albo speciale estivo, già di suo non troppo riuscito) e dal finale quasi meno credibile che se si fosse trattato di zombie veri, per concludere con la storia finale di Ruju, passando per Nizzi, di certo non al suo meglio in questa occasione. A mio avviso andrebbe rivista la formula delle storie brevi, magari riducendole e allungando gli episodi, in modo da consentire trame un po' più articolate.
  15. Da quanto scritto sui social dallo stesso Recchioni, pare che la gelosia di McQuarrie non sia nei confronti della vedova, ma di Sam. Sinceramente, non avevo proprio pensato a questa interpretazione. In ogni caso, si tratta per me di un personaggio decisamente poco riuscito.
  16. Più che altro, ha il viso gioviale di un Padre Crandall (quello de "Il marchio di Satana") con i capelli...
  17. Intanto un grazie a Borden per i suoi interessanti chiarimenti sul ruolo e gli interventi del curatore. Per quanto riguarda la pistola, io avrei fatto recuperare in precedenza la pistola lasciata sulla tomba direttamente da Sam per tenerla in ricordo di Gunny e, una volta costretto ad usarla, gliel'avrei fatta seppellire vicino la tomba del suo mentore, con un gesto simbolico della sua decisione di ripudiare la violenza. Così come è stata narrata nella storia, la vicenda della pistola è, ovviamente a mio parere, piuttosto inverosimile, con una serie di seppellimenti, con tanto di provvidenziale tela cerata, disseppellimenti notturni (con una scena più adatta a Dylan Dog) e riseppellimenti.
  18. Devo dire che la cosa migliore di questo albo sono, senza dubbio, i disegni di Andreucci. La storia ha invece diverse pecche, già messe in luce negli interventi precedenti, dal recupero della pistola, macabro quanto non necessario (mi stupisce che abbia passato la revisione del curatore), all'abbandono finale del ranch paterno, così sanguinosamente difeso solo poco prima. Sono meno d'accordo, invece, riguardo all'appunto relativo al fatto che Sam e la vedova siano da soli in grado di sbaragliare un gruppo di accaniti criminali. Ovvio che non sia il massimo della credibilità, ma quante volte abbiamo visto negli albi di Tex cose ancor più incredibili? Credo che lo sceneggiatore volesse mettere in risalto il dualismo nell'animo di Sam , in cui, oltre a quella dell'uomo tranquillo, alberga anche una parte più nascosta, che lo rende simile al fratello. Una parte di cui Sam ha paura e che cerca di reprimere, giurando, alla fine, di non ricorrere più alla violenza, anche a prezzo della vita. Giuramento a cui terrà fede. Mal sviluppato anche il personaggio di John McQuarrie, che avrebbe potuto essere interessante, ma che viene reso contraddittorio oltre ogni limite.
  19. Già nel 1951 Klaatu era il nome del protagonista del film americano "Ultimatum alla Terra".
  20. Concordo, in particolare sull'ultima affermazione. Ken Parker, ad esempio, proprio per le sue caratteristiche non poteva durare come Tex. Rappresentava un genere western impegnato, introspettivo (nonché vagamente depressivo) e politicamente corretto ante litteram, molto anni '70 e molto ben realizzato, peraltro. Ma anche la sua aderenza al mondo reale, senza ad esempio le escursioni nel mondo "fantastico" di Tex, che in 70 anni si è incontrato con alieni, maghi demoniaci, città perdute dei conquistadores, vichinghi, bigfoot e finanche dinosauri, ne limitava a mio avviso il perimetro di azione, e quindi la durata. Una saga destinata quindi a una conclusione, quale quella mesta (e non poteva essere altrimenti) che ha trovato in "Fin dove arriva il mattino".
  21. Letto oggi questo cartonato alla francese dello scorso anno. Buona la storia di Ruju, che avrebbe potuto essere ben sviluppata in più albi, o magari in un Maxi. I disegni di Guera non mi sono dispiaciuti: per quanto riguarda i due pards, buono per me il giovane Tex, "irrituale" Carson, per quanto lo vediamo in una età in cui non viene solitamente rappresentato. Ma chi li definisce "inguardabili" non ha ha presenti, forse, Tex e Carson nel Texone di Breccia (per il resto dai disegni magnifici). I colori invece non mi hanno entusiasmato, specie nelle scene "verdognole" di flashback e in quelle notturne, dominate dal viola.
  22. Jim Brandon

    [134] Gli Sterminatori

    Letto nella versione "cartonato" per i 100 anni di Galep. Una prova maiuscola del creatore grafico di Tex, resa più interessante dall'uscita dallo schema classico della gabbia. Un esperimento innovativo, che poi Bonelli dirotto' sulla serie regolare anziché in una pubblicazione a parte. Peccato che all'epoca non abbia avuto seguito. La storia, anche per la sua brevità, non è tra quelle memorabili e diventa più che altro l'occasione per ammirare i disegni di Galep, qui probabilmente al suo top. Concordo, infine, sulle osservazioni relative alla mano troppo morbida di Tex con i due compari e i loro complici: chissà che questa versione "ammorbidita" del Ranger non fosse legata all'idea di entrare, con questa versione innovativa, anche per lo schema dei disegni, in nuovi mercati.
  23. Jim Brandon

    [164/166] Apache Kid

    Storia riletta dopo decenni. Una vicenda storica, in cui viene inserito da GLB un Tex che somiglia molto a quello di Nolitta. Come avvenuto alla prima lettura, non mi ha entusiasmato: mi lascia perplesso soprattutto il fatto che Tex continui a supportare il Kid anche quando questi, pur con le giustificazioni di una falsa accusa, lascia dietro di sé una scia di sangue, facendo strage di inermi coloni. "Non è da Tex" mi dissi leggendo, bambino, quelle pagine. E la stessa impressione ho avuto rileggendola. Indovinata la figura di Sieber, chiuso nel suo rancore ormai sordo a ogni umanità, come Tex gli farà notare congedandosi. In definitiva, non siamo certamente di fronte ad uno dei capolavori di GLB del "periodo d'oro" e il tentativo di inserire Tex in un contesto storico non ha giovato alla riuscita della storia. Sempre validi i disegni di Nicolò, una delle "colonne" tra i disegnatori del tempo. Unica osservazione, quella di uno stile che finisce per risultare forse troppo classico, privo di quella dinamicità di altri disegnatori. Balza all'occhio la differenza con la storia che inizia nello stesso albo subito dopo la conclusione di quella del Kid, "il messaggio dei Dakotas", dove troviamo un grande Ticci, le cui vignette sono intrise di dinamicità e pathos.
  24. Ho letto solo ieri questa storia, uscita nel lungo periodo della mia "pausa texiana". Mi ha colpito l'evoluzione dei disegni di Fusco, uno tra i miei disegnatori preferiti, sempre a suo agio negli scenari nevosi e invernali. Ho trovato il suo Tex, rispetto agli esordi negli anni '70, più "ticciano" nelle espressioni. Un Tex anche più maturo rispetto a quello de "I ribelli del Canada", dove veniva raffigurato come uno spavaldo e prestante giovanotto, decisamente al di fuori dei canoni cui eravamo abituati. Sicuramente, in questa avventura, troviamo un Tex più aderente a quello della nuova "iconografia" ispirata da Ticci, ma che perde un po' di personalità. Disegni che restano comunque apprezzabilissimi. Storia sufficiente, con alcune buone trovate, come quella del cane che accompagna i pards nelle loro avventure, o quella della suggestiva figura del silenzioso indiano custode del tesoro, che sa leggere nell'animo umano. Pollice verso, invece, per Nick Calavera, che, come già qualcuno ha osservato, al di là delle sue giustificazioni puerili su "bianco, nero e grigio", si rivela un vero e proprio furfante, che non suscita alcuna empatia nel lettore. Ben diverso ad esempio, dal boselliano Ray Clemmons, che non tenta di giustificare le proprie azioni, ma è capace di riscattarsi realmente, non a parole, immolandosi generosamente nella main street di Bannock e suscitando, anche con le sue ultime parole a Carson, la "pietas" e il rammarico del lettore per la sua fine. Incomprensibile quindi la simpatia di Tex (che tenta di uccidere a freddo per due volte) e forse ancor più quella di Carson, che avendo anche trascorso poco tempo con Calavera, non si capisce nemmeno come abbia potuto svilupparla. Mi ha ricordato un po' la benevolenza fuori luogo di Tex per Capitan Jack, uno dei personaggi più insulsi e irresoluti dell'universo texiano, con cui Tex solidarizza malgrado si sia macchiato di un'uccisione a sangue freddo davvero spregevole, frastornando il lettore. Insomma, Calavera è un personaggio per me decisamente non riuscito: idea anche buona, ma andava sviluppata diversamente.
  25. Jim Brandon

    [Texone N. 19] Il Prezzo Della Vendetta

    Riletto oggi questo Texone n. 19. Mi è piaciuto di più rispetto alla prima volta e direi che si tratta di una discreta prova di Nizzi. Forse non è molto "da Tex" risolvere la situazione proponendo un duello cui lui non partecipa, ma era in qualche modo indispensabile per mettere l'uno di fronte all'altro, nell'ultima sfida, Nathan e Lupo Rosso. Mi ha colpito, nella parte finale, il personaggio di Nathan, crepuscolare e deciso a riscattare con il duello contro Lupo Rosso gli errori della propria vita, assicurando nel contempo al proprio figlio di poter continuare a vivere nella famiglia con cui è cresciuto. Non mi hanno invece troppo convinto i disegni di Ambrosini: alcune vignette sono davvero troppo abbozzate mentre, per quanto riguarda Tex (che sembra volersi ispirare, in qualche modo, a quello di Galep), la fisiononia non è rappresentata in maniera sempre lineare.
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