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TWF - Tex Willer Forum

Poe

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Tutto il contenuto pubblicato da Poe

  1. Capisco che possano risultare fastidiosi certi commenti, ma credo che nessuno in questo forum abbia mai voluto fare "insinuazioni tendenziose" o "creare tensione" con le sue parole, e meno che meno fare critiche in cattiva fede. Almeno è quello che penso io. E che mi pare emerga da tutti i commenti che ho letto. Al tuo posto sarei molto contento per aver contribuito alla scrittura di questa storia che, pur con qualche difetto, ritengo resterà nella memoria di molti. Hasta luego...
  2. Scusate se mi intrometto in questa diatriba, ma visto che questo è un forum pubblico mi permetto di farlo... Certo che è una sua opinione (di Diablero), come tutte le opinioni espresse qui, come il tuo 6,5 dato a questa storia. E quindi? Ma se è da mesi che quasi tutti sparano a zero su Ruju per il pistolero vudu, su Boselli per il ritorno di Manuela, su Zamberletti per il monaco cinese, alcuni forumisti definendo le loro storie delle immonde schifezze, illeggibili (qualcuno non è arrivato alla fine), le peggiori di tutta la serie texiana (qualcuno l'ha scritto), con voti che vanno dal 4 a 2 e addirittura allo 0 (più incompetente di così!). Su Zamberletti si è scritto di tutto (mancava solo il consiglio di darsi all'ippica invece di scrivere Tex) e nessuno ha fiatato a queste critiche agli autori. Poi arriva Diablero che stronca "Il mostro del gran lago salato" e all'improvviso non va più bene! "Ma com'è supponente!" (Invece chi dice che Il monaco cinese o Una colt per Manuela è robaccia, è un critico umile e sobrio!) "Vuole insegnare agli altri come si scrivono le storie!" (E non è quello che facciamo un po' tutti quando diciamo: qui era meglio così, là non va bene, io avrei fatto cosà, ecc.). "Ma che toni sgradevoli!" (Invece dire che il pistolero vudu è uno schifo assoluto e che i dialoghi di Manuela sono insopportabili, non è sgradevole?). Tutti fanno/facciamo a volte critiche pesanti, con toni magari più moderati di quelli di Diablero, ma non per questo meno antipatici (per chi la storia l'ha scritta o chi l'ha apprezzata). Diablero avrà i suoi difetti (non c'è dubbio ), i suoi toni accesi non piacciono, ok, ma almeno le sue opinioni (che a volte condivido, a volte no) le argomenta, cerca anche di teorizzarci sopra. Se dice che Ruju cerca troppo le scene ad effetto e che questo sta diventando una moda che piace a molti, si può non essere d'accordo ma non mi sembra chissà quale affermazione offensiva. Nè per Ruju né per il lettore a cui piace Ruju. Altrimenti uno dovrebbe offendersi tutte le volte che qualcuno stronca una storia che invece a lui è piaciuta, e rispondere per le rime: "A me è piaciuta, e a te no? Allora per te sono un cretino, che fai, mi offendi!" E qui, quando ci si appella alle maggioranze vuol dire che non si hanno più argomenti... Se il 99% dei lettori apprezza una storia (a parte che non è vero in questo caso, ma lasciamo stare), non vuol dire che l'1% non possa invece avere un'opinione opposta: è successo in tante storie famose, da Patagonia a Giovani assassini, da Tra due bandiere a El Muerto, da Nelle paludi della Luisiana a Chinatown. La maggioranza le ritiene grandi storie, se non capolavori, una esigua minoranza le considera invece storie poco riuscite (basta leggersi i rispettivi topic). Dov'è il problema? Si replica e finita lì. Tanto 'cca nisciuno è fesso! Infine una mia osservazione da esterno di questa diatriba (o di simili): Diablero quando "aggredisce" lo fa alla storia, allo sceneggiatore, ai lettori in generale che spesso sono di bocca buona (secondo lui, ovviamente), ma non fa attacchi personali, quanto piuttosto a categorie generali (i lettori facili, i nizziani...). Chi lo critica invece sì: si rivolge a lui direttamente dandogli dello snob, di quello che non gli va mai bene niente (e quindi dovrebbe smettere di leggere Tex), di quello che vuol fare il primo della classe, di chi recita una parte ed è in malafede, di chi vuol fare l'anticonformista a tutti i costi, e via così. Attacchi personali. Non solo alle sue opinioni. E poi fanno le vittime... P.S.: dopo questa arringa, Diablero, mi offri una birra! E pensare, poi, che molte delle tue opinioni su questa storia neanche le condivido del tutto...
  3. Concordo. Inoltre ricorderei anche la prima (e, per molti lettori, la migliore) storia di Ruju per Tex, ossia “La prova del fuoco”, che era tutta basata su uno sceriffo che impazziva quando gli veniva ucciso il figlio, per poi scoprire nel finale che la pallottola che lo aveva colpito era stata disgraziatamente sparata proprio da lui (dal padre). Quindi per Ruju un esordio su Tex con un figlicidio (anche se involontario), e con una figura paterna fallimentare (che per vendicarsi rinnega il suo ruolo di uomo di legge). Qui nel “Mostro del gran lago salato” oltre al figlicidio, abbiamo ben due padri “falliti”: il maggiore Conroy e lo sciamano soshone, e quest’ultimo lo dice esplicitamente: “Perdonami figlio. E’ stata anche colpa mia”. Una pecca della storia, però, è proprio - a mio avviso - lo scarso spessore del protagonista, del Siats. D’accordo che la scelta è stata quella di non tratteggiarlo psicologicamente, di rappresentarlo solo come una specie di macchina per la vendetta, di una forza della natura, ma a questo punto, per compensazione, per dare più tragicità e pathos, si doveva caratterizzarlo in qualche altro modo. Per esempio nel secondo albo si poteva far vedere, in uno o due flashback, come Melvin Conroy fosse diventato il Siats vendicatore, farci assistere magari al ricordo del momento in cui ha deciso di indossare la maschera e di impersonare il leggendario demone, insomma mostrarci in qualche modo il suo punto di rottura. Oppure anche come in passato ha usato “le arti dell’antica magia” insegnategli dallo sciamano (come dice lo stesso stregone a Tex), oppure ancora come ha scelto di circondarsi di seguaci silenziosi per scatenare la strage degli Utes. E questo - oltre a dare maggiore risalto al personaggio e al mito del Siats - avrebbe anche mantenuto la tensione e l’atmosfera create nel primo albo, che invece - complice anche il troppo spazio lasciato a Colter e soci - nel secondo albo è andata via via calando. Poi penso anch'io che gli Utes non ci facciano una gran figura. Sarà forse che sono abituato bene con Magico Vento , ma vedere gli indiani così trascurati, con Tex che fa tutto lui, mentre gli Utes si lasciano massacrare senza reagire, non mi ha molto convinto. Nel secondo albo gli Utes spariscono proprio di scena, e invece sarebbero serviti anche loro, secondo me, ad accrescere l’atmosfera di paura e terrore. Una storia, comunque, con difetti ma anche con pregi.
  4. Poe

    [Tex Willer N. 34 / 36] Atascosa Mountains

    A me, invece, la serie "Tex Willer" piace così com'è, non cambierei niente (forse forse le copertine, che pure sono belle, eh..). Aumentare le pagine a 100 avrebbe solo degli svantaggi, a mio avviso: - l'aumento del prezzo - il molto probabile aumento delle storie mediocri o di medio livello, più che di quelle belle, come dici tu stesso. E che vantaggio ci sarebbe nel leggere più storie, ma di qualità media più bassa (sia nei testi che nei disegni)? - storie con ritmo meno rapido (66 pagine ti costringono a far accadere più cose, per non annoiare il lettore). Tranne Boselli, quante volte si è visto nella regolare gli altri sceneggiatori "allungare il brodo" per arrivare in fondo ai due albi previsti? Tante. Un altro esempio recente: Julia da 130 è passata a 114 pagine per non dovere aumentare il prezzo; ebbene, le storie non hanno perso niente, anzi sono state tolte tutte le scenette e i siparietti inutili, e il ritmo e il piacere della lettura ne hanno giovato. - visto che Boselli non è Superman, ci sarebbero più storie di altri sceneggiatori su "Tex Willer" (con forte probabilità di storie riempitivo, come detto) oppure meno storie di Boselli sulla regolare (e allora apriti cielo! Tutti a dire che Boselli trascura Tex mensile! Non si fa mica!) - si dice sempre che i lettori oggi siano diventati più esigenti e con meno pazienza: inserire tra le storie belle troppe storie-riempitivo rischia di far perdere lettori, che richiedono sempre più una qualità alta e costante in una serie fumettistica, altrimenti ciao, mi leggo qualcos'altro o mi guardo una serie tv (non tutti sono come noi, che ci lamentiamo, ci lamentiamo, ma alla fine continuiamo sempre! ). E poi avere un numero ridotto di ottimi disegnatori a me piace. Poter rivedere spesso De Angelis o Brindisi o Del Vecchio mi ricorda un po' il periodo d'oro di Tex in cui si alternavano solo pochi disegnatori, sempre loro (Galep, Ticci, Letteri, Nicolò, Muzzi) e non dovevi aspettare 3, 4, 5... anni - come capita adesso sulla regolare - per rivederli all'opera. Comunque non ti preoccupare, è probabile che oltre allo Speciale Tex Willer invernale, presto arriveranno altri numeri fuori serie, magari già dalla prossima estate. Se è vero che la serie sta andando bene, figurati se non aumenteranno i numeri extra anche in "Tex Willer"...
  5. SPOILER SPOILER SPOILER Ecco... le previsioni che avevo fatto, come spesso mi capita, erano sbagliate! Non c'è nessun depistaggio e il Siats è davvero quello che si immaginava all'inizio. Niente di male ma, a parte l'identità, sinceramente mi aspettavo un maggiore sviluppo della personalità dell'antagonista, così come una spiegazione del suo legame con la leggenda indiana del Siats. Sono d'accordo. Nel secondo albo l'elemento indiano, mitologico, non emerge (il vendicatore poteva avere una qualunque altra maschera) e la storia sposta troppo l'attenzione - secondo me - sul poco interessante Colter coi suoi sgherri, senza particolari trovate di sceneggiatura, tranne la scazzottata (con carcerazione) di Carson e il finale tragico tra padre e figlio (ma anche qui, qualche vignetta in più di dialogo, visto che è l'apice drammatico, avrebbe giovato, anche per una maggiore caratterizzazione dei personaggi). Come vendicatore Melvin Conroy alla fine resta piuttosto inespresso, e dietro la maschera, potremmo dire, in fondo non c'è niente. (Sicuramente non è un personaggio nolittiano, basta vedere la differenza con l'Alvin Webb de "La grande Minaccia", per fare un esempio). Ruju, come nel recente Texone "Old South", spreca - a mio avviso - l'occasione per approfondire elementi interessanti del soggetto (qui l'atmosfera orrorifica iniziale, il mistero del lago, un passato oscuro) per virare verso tematiche più usuali (Colter, l'oro, i pionieri aggrediti). Insomma la storia è discreta ma, dispiace dirlo, il secondo albo un pochino delude... Ottimi fino alla fine, invece, i disegni di Benevento.
  6. Poe

    [330/333] Nelle Paludi Della Louisiana

    Siamo in due. A me non ha mai convinto e non la ritengo certo un capolavoro. Le falle e i difetti sono parecchi, ne cito solo alcuni: - la vicenda inizia con un attentato sul battello subito dai 4 pards, che dimostra la presenza di un informatore-spia, ma nonostante questo Tex si fida ciecamente di un perfetto sconosciuto come Stingo, non ha il minimo sospetto su di lui e si beve tutto quello che gli dice, persino le sue malignità su Nat Mac Kennet - il geniale Stingo per far cadere in trappola i Nostri si finge morto lasciandosi cadere in una palude piena di alligatori! Per di più in un tratto dove le acque sono particolarmente immobili! Poi lentamente riguadagna la riva bel bello... - Tex origlione per pagine e pagine. Come dice bene F80T - Kit e Tiger poco valorizzati, Carson piuttosto ottuso. - sempre il geniale Stingo nel finale, una volta scoperto, si butta dalla finestra rompendosi l'osso del collo: la scena è resa male, sembra quasi fantozziana e non si capisce se è un disperato tentativo di fuga o un suicidio. In entrambi casi non ci sta con un personaggio che fino a quel momento era stato dipinto come un abile e freddo calcolatore - i seguaci del Grande alligatore nella palude sono talmente scarsi con le lance che non colpirebbero un elefante neanche da un metro - fa un po' ridere che costoro dovrebbero fare una rivolta e riprendersi la Lousiana, ma l'unica idea che hanno per far fuori i 4 pards è quella di farli cadere nel trabocchetto del ponte (che poi... se anche il primo dei pards fosse precipitato nella trappola, mica gli altri continuavano ad avanzare imperterriti!) - l'aspetto fantastico è marginale e poco riuscito (come sempre in Nizzi) - Nat Mac Kennet giunge a salvare i pards dagli innumerevoli alligatori a colpi di dinamite che - guarda caso - aveva con sé (qual è lo sceriffo che non gira con la dinamite in tasca per l'occorrenza!) - tutta la trama, a ben vedere ha poco senso: il piano di Stingo è quello di uccidere Julien de la Rochelle per impadronirsi dei suoi possedimenti facendo ricadere la colpa sui neri. Per questo alimenta la loro rivolta. Bene, ma per uccidere Julien de la Rochelle bastava che lo stregone si trasformasse in alligatore, visto che ne ha il potere - lo stesso Julien racconta di aver visto aggirarsi attorno e dentro casa un alligatore quasi umano, tanto che è svenuto dallo spavento - e quindi bastava che, sotto forma di alligatore, lo uccidesse, riconducendo il tutto a un incidente tipico delle paludi. Insomma, anche qui Stingo non mi sembra un gran genio e stratega come invece molti lo dipingono. Certo, la storia a tratti è avvincente ma, appunto, solo in certi momenti, in altri non tutto fila come dovrebbe. Inoltre il capo della rivolta dei neri, Manbela (una chiara assonanza con Mandela, ahimè), viene tratteggiato come un semplice fanatico, piuttosto ingenuo, che si fa raggirare da Stingo, senza un minimo di personalità, di carattere o fascino (in fondo, anche se in modo sbagliato, voleva il riscatto dei neri sfuggiti ai maltrattamenti che avevano subito nelle piantagioni). Insomma, psicologia dei personaggi piuttosto scarsa (se si esclude il rapporto tra i due fratelli). E anche poca sociologia, aggiungerei.
  7. Ma il punto della questione è: questa diversificazione della Bonelli serve (servirà) a rilanciare i suoi fumetti e a guadagnare nuovi lettori, soprattutto tra i giovani, oppure no, è solo un modo per allargare il mercato visto che si dà ormai per perso (in declino inarrestabile) il settore fumetti? Perché, alla fin fine, era questo secondo me il centro della discussione. Il film di Dampyr, le varie serie tv previste, ecc. porteranno nuovi lettori ai fumetti Bonelli? Johnny Colt ne è convinto, seguendo il modello giapponese per lui è una strategia valida. Diablero invece no, a suo avviso è solo un "prendi i soldi e scappa", uno sfruttare il marchio Bonelli finché ancora tira, o - nella migliore delle ipotesi - una pia illusione, perché i fumetti tanto continueranno a perdere lettori. Tu come la pensi?... Poi naturalmente bisogna valutare serie per serie, perché non tutte sono uguali, alcune hanno ancora qualcosa da dire, altre sonno cotte... Tex, come sappiamo, è quella che regge meglio e tiene in piedi la baracca, ma certo che di nuova linfa da giovani lettori ne arriva e ne arriverà ben poca. Il famoso ricambio generazionale per lui è quasi impossibile. Io non capisco perché non si tenti (almeno si tenti!) di lanciare un nuovo personaggio "a tempo indeterminato", che possa piacere alle nuove generazioni, un nuovo/a Dylan, un nuovo/a Mister No... A questa domanda qualche mese fa in un'intervista Michele Masiero rispondeva così: “Ci piacerebbe! Vorremmo avere serie che durano decenni, ma ormai il mercato evolve e i gusti dei lettori cambiano: i personaggi classici hanno un loro seguito, da anni, ma da un po’ lanciamo creazioni più mirate per generazioni più giovani. Difficilmente questo pubblico si avvicina a una serie dal numero, che so, 140 in poi; le nuove generazioni cercano qualcosa di più specificatamente creato per loro. E poi hanno in media una attenzione meno forte, una costanza minore nella lettura, quindi anche i fumetti vanno pensati per stagioni..." Sarà veramente così? Non so, ho dei dubbi: se un fumetto piace e mantiene nel tempo una qualità alta lo si continua a seguire anche negli anni (come qualunque altra cosa che piace e continua a piacere), ma la qualità dev'essere davvero alta e il personaggio accattivante (e ovviamente è questo il difficile), se peggiora dopo quindici numeri è chiaro che lo si abbandona. E non c'è film, videogioco o bamboccino che tengano...
  8. Poe

    [640/642] Giovani Assassini

    A me è sempre piaciuta questa storia, sin dalla prima volta che l’ho letta. E il famigerato finale tanto discusso non mi ha creato problemi, anzi l’ho trovata una soluzione originale e coerente con la storia. Non era mai successo che si mettesse ai voti (tra i pards) una decisone così importante come quella di lasciare libero o mettere in carcere un pericoloso delinquente (come sostengono alcuni)? Be’, c’è sempre una prima volta. Tex è “il centravanti a cui spetta tirare il rigore” (come scrive un forumista)? Sì, ma a volte anche i fuoriclasse cedono il tiro dal dischetto ad altri, raramente ma capita. In questo caso con validi motivi, visto che la decisione da prendere non è affatto facile. Questo Tex non è il Tex tradizionale (secondo alcuni), perché ha dei dubbi? Ma per piacere!… Insomma, a mio avviso il finale è ben costruito e Kid Rodelo, senza un braccio e senza l’uso delle gambe (non potendo quindi più nuocere), è giusto che abbia la sua possibilità di riscatto con l’aiuto della premurosa sorella. Come gli dice Carson, il più saggio in questa storia: “io credo che la vita vada vissuta se c’è qualcuno che ci vuole bene”, e l’affetto di Molly/Dallas non è cosa da poco per il Kid. Il fatto è che questi giovani assassini se non hanno giustificazioni per le loro azioni, certo non si può dire che abbiano avuto una vita e un'infanzia facile, cresciuti con un padre violento e “porco” (così definito da Aloysius), in mezzo a un ambiente chiuso e bigotto di provincia in cui “ognuno è padrone a casa sua” (come commenta un abitante del paese riferendosi alle violenze familiari), impoveriti dalle banche che depredano gli agricoltori e gli allevatori lasciandoli senza casa e senza niente (e tutto a norma di legge): finire delinquenti fuorilegge non era inevitabile, ma certamente molto probabile. (E a proposito: violenze domestiche… mentalità chiusa… banche e potentati economici che mettono sul lastrico le persone... Mmm... siamo nel vecchio West ma mi ricorda qualcosa…) Una storia, in definitiva, che rientra secondo me tra le “innovative” di Boselli, così come quelle disegnate da Marcello nella fascia 400-500 di cui Leo, con precisione, ha scritto tempo fa (in un suo quasi saggio qui sul forum): [con Boselli] “veniamo a conoscenza della storia dei personaggi, o meglio di un evento decisivo della loro vita, che ha avuto conseguenze e che ancora incombe sul destino degli stessi. Il lettore quindi è portato dapprima ad “affezionarsi” al character di cui ha appena conosciuto un evento traumatico o decisivo del passato, per poi seguirne le vicende con quell’interesse e quella curiosità che fatalmente non potevano essere più presenti nelle storie dal consueto schema “buoni e cattivi”, che vedeva irrimediabilmente la vittoria dei primi. Non sempre c’è il passato dietro la costruzione di tali personaggi, ma anche nei casi in cui non c'è l’uso che degli stessi ne fa Boselli li rende comunque indimenticabili, per caratteristiche o comportamenti…” E qui il passato c’è, non attraverso flash-back, ma attraverso la ricostruzione che ne fanno Tex e i pards durante l’inseguimento. (Qualcosa del genere Bonelli l’aveva fatto solo, mi pare, con Lucero di cui pian pianino i Nostri durante l’inseguimento venivano a conoscere il passato, o meglio alcuni suoi aspetti che mettevano in luce la personalità complessa del mescalero, pur in modo meno approfondito rispetto a Boselli). Anche la fascinazione (parziale) che Durango e Kid Rodelo esercitano su Kit Willer non mi appare fuori luogo, visto che talvolta è anche la nostra di lettori, quando per esempio i due si scontrano contro gli uomini di Gradson o col banchiere stesso nel finale. E poi alzi la mano chi in un film non ha tifato (soprattutto da ragazzi, magari solo inconsciamente) per Billy the Kid, o Butch Cassidy, o altri pericolosi assassini con la fama anche di ribelli? Il giovane Kit è appunto giovane, ed è una bella idea far emergere questo aspetto del suo carattere (tra l’altro subito “censurato” da Carson e da Tex). Diciamo, insomma, che la gestione dei pards in questa storia è in parte “polifonica” (tranne Tiger che poteva rimanersene tranquillamente alla riserva visto che si limita a dire qualche “ugh” o poco più), con Carson in mezzo a padre e figlio, che pronuncia le frasi più equilibrate: “il nostro compito non è odiare i delinquenti, ma catturarli”; “davvero vuoi consegnare un giovane menomato alla forca o al carcere a vita, Tex?” (E, tra parentesi, Carson è anche protagonista dello scambio di battute più ironico: “Se passeranno abbastanza vicini alle rocce, io potrei togliere da possibili guai la ragazza prendendola al lasso”, dice beffardo a Tex, che gli risponde: “Ti piacerebbe, vecchio reprobo!”) Insomma, dopo tutto è giusto che - come lo è stata tutta la storia - anche il finale (la decisione da prendere) sia corale. Finale che, non dimentichiamolo, ci consegna un Tex dalla parte della giustizia e però “fuorilegge”: “I soldi rubati non torneranno alla banca Gradson, ma verranno usati per rimborsare le famiglie di contadini e piccoli allevatori rovinati da quel farabutto… Kid Rodelo e Molly hanno voluto così e io condivido la loro scelta!” La giustizia in Tex, si sa, non coincide sempre con la legge, soprattutto quando la legge è solo dalla parte dei più forti. Resta da dire che i disegni di un Font in fase calante sono belli ma non bellissimi, o perlomeno non come in altre occasioni (per esempio “Colorado Belle”).
  9. Ecco, dopo questa affermazione mi aspettavo che come "altre case editrici" citassi che so, la Bao, la Cosmo, la Coconino, ecc. che pubblicano fumetti più sperimentali e artistici, invece come esempi positivi rispetto alla Bonelli proponi la Astorina (che campa da 60 anni su un personaggio sempre uguale!), Silver, la Dardo, Lanciostory???... Mah! La Bonelli potrà essere criticata per tanti motivi, ma non si può dire che non abbia cercato di proporre sempre serie e miniserie nuove e al passo coi tempi. Ci ha provato. Che poi ci sia riuscita o meno è un altro discorso (troppo lungo e complesso). Ma non si può certo dire che sia rimasta immobile a riproporre sempre e solo le vecchie serie classiche... Non hai capito l'obiezione che ti è stata fatta. Non è che si accusa l'AIE di dire balle, è il sito di Fumettologica che è ingannevole perché l'articolo titola: "Nel 2021 in Italia le vendite di fumetti sono triplicate". Sono triplicate le vendite di fumetti sì, ma solo nelle librerie e on-line (come dice l'AIE), non le vendite di fumetti in assoluto, perché molte edicole hanno chiuso o hanno venduto di meno, quindi in un calcolo complessivo le vendite di fumetti in Italia NON sono triplicate. E' come se un giornale titolasse: "Sono raddoppiati gli spettatori al cinema". E poi vai a leggere e scopri che in realtà sono raddoppiati solo gli spettatori dei cinema d'essai, mentre in tutti gli altri cinema invece sono calati. Come lo definiresti il titolo dell'articolo, se non ingannevole e acchiappa click (dal momento che si parla sempre di crisi del cinema)? E poi, visto, che insisti col multimediale... dovresti essere contento delle ultime novità della Bonelli: Dylan Dog collabora con Vasco Rossi, fra un po' uscirà il film di Dampyr, poi è prevista una miniserie televisiva di Julia, e anche un'altra è già stata concordata per la miniserie "Il confine"... Io lo dico subito: guarderò solo il film su Dampyr! E per il futuro... dalla Bonelli mi accontenterei di una miniserie su Kit Carson: non sono molto avanguardista...
  10. Poe

    [Texone N. 37] Old South

    Sì, è entrato stabilmente tra i disegnatori di Tex... Evviva! In più il prossimo anno dovrebbe uscire un suo cartonato alla francese, sempre con i testi di Ruju.
  11. Sì, è una bella idea quella di ambientarla in Messico con Montales. Personalmente non vedo l'ora che la serie arrivi a quel periodo di Tex e credo che Boselli ci regalerà proprio storie di questo tenore: agguati, assalti, inseguimenti, fughe... Però sarebbe un'altra storia rispetto a quella che avevo pensato: la mia idea era incentrata soprattutto sul rapporto dei 6 fuggiaschi tra loro, sui conflitti che nascono tra gli evasi in fuga (oltre che sulle avversità "esterne", ovviamente) e in particolare sul tema del razzismo verso il nero Joe (ma non solo). E visto che manca poco allo scoppio della Guerra di secessione e al tema dell'abolizione della schiavitù, poteva esserne un anticipo... La "mia" palude poi (quella nella mia fantasia) è meno selvaggia di quella della Florida, è una palude in parte abitata e si può immaginare, per esempio, una famiglia povera che ci vive (in una baracca) e che viene aggredita dai fuggiaschi (e difesa da Tex, che deve barcamenarsi tra gli inseguitori e gli evasi). La cosa interessante del Tex giovane, secondo me, è che può essere messo in situazioni molto diverse rispetto al Tex "maturo" e anche molto più drammatiche, sia perché è meno esperto, sia perché non ci sono i pards che, se capita qualcosa di grave, accorrono in suo aiuto. Vabbe', comunque devo dire che questo topic sui soggetti dei lettori lo trovo molto divertente...
  12. Guardando qualche giorno fa il vecchio film “La parete di fango” del 1958 (storia di due carcerati, un bianco e un nero, che scappano dal furgone blindato della polizia, legati tra loro da una catena e quindi costretti a restare insieme nella fuga, pur non andando d’accordo), mi è venuta un’idea per un soggetto di “Tex Willer”: La fuga Il fuorilegge Tex viene arrestato. Siamo in uno stato del Sud e nel viaggio di trasferimento verso una prigione, durante un violento temporale, il nostro giovane eroe riesce a fuggire insieme ad altri 5 detenuti. Uno è un nero, Joe, un altro è un ragazzo tutto sommato più sbandato che delinquente, Red, altri due invece sono criminali incalliti (complici che devono recuperare il bottino di una rapina e vorrebbero eliminarsi a vicenda) e un quinto di poche parole, enigmatico. I sei scappano in una palude (quasi tutta la storia è ambientata lì) inseguiti dallo sceriffo e da una posse con i cani. Varie vicissitudini (sabbie mobili, pericoli naturali, indiani, ecc.) ma anche molti conflitti tra loro: i due rapinatori sono razzisti e vorrebbero abbandonare o uccidere Joe, il nero, inoltre - come ho detto - tentano di nascosto di eliminarsi a vicenda per il bottino, infine nella palude incontrano brave persone che cercano di aggredire ma Tex si oppone e le difende. Anche il quinto uomo enigmatico sembra, a volte, voler rallentare la fuga (si scoprirà che è un ex sceriffo arrestato per corruzione che vorrebbe riscattarsi facendo fallire la fuga dei detenuti), entrando in conflitto con gli altri. Alla fine, dopo varie avventure e dopo essere sfuggiti ai cani e agli inseguitori, Tex, Joe e Red riescono a salire al volo su un treno che passa vicino alla palude e in un punto preciso rallenta (era il loro obiettivo sin dall’inizio). Gli altri tre muoiono durante l’inseguimento, uno ucciso da Tex per difendere Joe. Stanco e malridotto, Tex saluta i suoi compagni di fuga di cui è diventato amico, e nelle ultime vignette lo vediamo recuperare Dinamite e ripartire per l’Arizona. ...Ok, di storie con carcerati c’è già la splendida “La grande invasione”, ma qui la novità è che Tex fa parte di loro, è un fuggiasco in mezzo ad altri fuggiaschi, inseguito e braccato come loro. Il rischio è semmai di fare personaggi troppo simili a quelli già visti (per esempio Joe non dovrebbe essere come Jethro), ma questo è un rischio che si corre in tutte le storie…
  13. Poe

    [556/557] Morte Nella Nebbia

    Sempre un piacere rileggere questa storia di Boselli/Font. Non annoia mai, e anche se sai già cosa succederà e come finirà continui a sfogliare le pagine come se non lo sapessi, e questo è il pregio delle grandi storie. Non ci sono forzature, lungaggini, dialoghi prolissi, ma azione ben congegnata, ottimi personaggi, sequenze memorabili da antologia (l'apparizione della posse nella nebbia e il doppio scontro a Quemado), disegni di Font splendidi. E poi ritmo, pathos e coinvolgimento del lettore: Boselli ce la metta propria tutta per suscitare prima suspense, poi indignazione e rabbia per l'ottusità e la malvagità degli antagonisti, infine dispiacere per la morte di Bronco Lane e Catlett, unito a desiderio di giustizia e vendetta verso Langdon. Alcuni giudizi che condivido: Insomma, una delle migliori della fascia 500, seconda solo a "Colorado Belle", "I lupi rossi", "Missouri"...
  14. Mmm... io non ci scommetterei sull'identità del Siats. Quello che sembra, da questo primo albo, potrebbe essere solo un abile depistaggio. E l'odio del "mostro" verso gli Utes potrebbe essere motivato da qualcos'altro che scopriremo solo nel secondo albo, magari legato alla mitologia della tribù, o a un passato oscuro e segreto degli Utes di cui né Tex né noi sappiamo ancora niente. Vedremo...
  15. La pensi così, ma non tutto è questione di opinioni... Il genere western non è caratterizzato dal fatto che è ambientato nel West, come dici tu. Innanzitutto il concetto di West - secondo il tuo ragionamento - andrebbe perlomeno allargato a tutti gli Stati Uniti dell'800, visto che, per esempio, molte storie di Tex sono ambientate a Washington, a New York, a Boston, ecc. che sono a Est non a Ovest. Poi, seguendo il tuo ragionamento, allora anche "Piccole donne" è un romanzo western. (E' ambientato durante la Guerra civile.) Anche "Le avventure di Tom Sawyer" è un famoso romanzo western, no? (Ambientato lungo il Mississippi). E che dire dei racconti di Edgar Allan Poe? Non sono horror come tutti pensano, sono western, perché ambientati in cittadine americane dell'800. E tutti gli scrittori americani che scrivevano nell'800 romanzi d'amore, storie psicologiche, storie di fantasmi ambientandole negli Stati Uniti? Tutti scrittori western? "Paperino nel West"? Un classico fumetto western! "La febbre dell'oro" di Charlie Chaplin? Un western! Stanlio e Ollio ne "I fanciulli del West"? Celebre film western! E poi... se una storia di vampiri ambientata in Texas nell'800 secondo te è un western, allora una storia di vampiri ambientata nel Medioevo cos'è, un romanzo storico? E se fosse ambientata in Italia nel 2022 cosa sarebbe, fantascienza solo perché nel futuro? No, è sempre una storia horror (ambientata in tempi e luoghi diversi).
  16. Il western è caratterizzato non solo dal periodo storico e dal luogo geografico (che non è solo il West, ma anche il Grande Nord e il Messico, così come non solo la fine dell'800 ma tutto l'800 e anche la fine del '700), ma da tematiche ben precise. E questo vale per tutti i generi: le tematiche sono fondamentali, oltre all'ambientazione. Se ambiento una storia d'amore su Marte nel 2110 e la vicenda parla SOLO di sentimenti e di conflitti passionali non è una storia di fantascienza è una storia d'amore (su Marte). Se nel Texas del 1880 c'è un vampiro che di notte ammazza tutti non è un western è un horror (ambientato nel West invece che in Transilvania). Il problema, semmai, è che i generi non sono così rigidi come li si definisce in teoria, e molte storie - spesso le migliori - sono al confine tra generi diversi. Anzi, quando si vuol fare i complimenti a uno scrittore o regista di genere si dice: "ha trasceso il genere, l'ha superato, ecc.", perché di solito le opere migliori sono quelle che vanno oltre le gabbie schematiche dei generi. Simenon è un grande scrittore perché i suoi gialli sono anche romanzi psicologici e sociali. Stephen King è un grande scrittore perché i suoi horror sono anche grandi affreschi dell'America di oggi, ecc. Una storia può appartenere a un genere ma essere influenzato da tanti altri (Tex spesso è così). Domanda: a quale genera appartiene allora? Dipende da "quanto" viene influenzato da altri generi. Esempio: "Blade runner" è un film di fantascienza senza ogni dubbio. Eppure è molto simile a un noir (la città buia, il detective che insegue i cattivi, il tono malinconico, la dark lady, ecc.), la trama e l'ambientazione sono molto noir, però è certamente un film di fantascienza. Perché? Solo perché ci sono le astronavi, gli androidi e siamo nel futuro? No, perché ci sono tematiche ben specifiche tipiche della fantascienza (il rapporto macchina/uomo, i finti ricordi innestati nella mente, la difficoltà di capire se chi ti sta di fronte è umano o androide, il rapporto creato/creatore), tematiche che nei noir non sono presenti. Quindi è fantascienza (con elementi noir). Tex è un western mescolato a tanti altri generi (GL Bonelli l'ha voluto così), e a volte alcune storie fuoriescono dal western ("Il figlio di Mefisto" direi che non si può definire western). Nizzi mescola il western soprattutto col giallo/poliziesco e con la commedia, ma alla fine in gran parte - non tutte - le sue restano storie western. Possono piacere o non piacere, ma western sono. Che poi lui, come preferenze e come carattere, prediliga - o sia più adatto - ad altri tipi di storie e generi, questo può essere. Non lo so. Forse se non lo avessero ingaggiato su Tex, lui avrebbe scritto tutt'altro dal western nella sua vita. Può darsi, chi lo sa. Resta il fatto che si è adattato a fare fumetti western e li ha fatti. Gli esempi più chiari sono quelli delle storie indiane: "Fiamme sull'Arizona", "Sioux", "Le colline del vento", "Messaggero di morte", "Custer", ecc. Ha studiato GL Bonelli, ha ripreso certe sue tematiche da "Sangue Navajo" in poi, le ha sviluppate e ha scritto storie western perfettamente classiche. D'altra parte anche Ken Parker - forse la serie western più osannata di sempre - è molto influenzato dal giallo. Berardi e Milazzo addirittura non volevano fare western: nelle interviste hanno sempre dichiarato che negli anni '70 avrebbero voluto fare tutto tranne il western. Poi all'epoca il genere di moda era quello e la Bonelli quello gli ha chiesto di scrivere. E Berardi e Milazzo nel loro West ci hanno messo un po' di tutto, con tantissime trame gialle (e veramente gialle, di quelle che facevi fatica a capire chi era il colpevole, non come quelle di Nizzi che si intuisce subito), e però Ken Parker western è. Non per i cavalli e le pistole, ma perché tutte le tematiche tipiche, fondamentali e fondanti del genere sono ben presenti e ben sviluppate. Quindi Berardi e Milazzo, senza volerlo, hanno scoperto di avere in fondo in fondo un animo da "cowboy". (Ora con Julia non più)... Al massimo di Nizzi si può dire che lui invece ha un animo da Nick Raider, più che da Tex. Mentre invece Boselli è un texiano al 100%, lo si capisce subito, anche se dichiara di amare più l'horror del western (e infatti ha creato Dampyr).
  17. Poe

    [Color Tex N. 19] Il killer fantasma

    Non sono molto d'accordo... Ken Parker è un western moderno, revisionista, crepuscolare, la "mestizia" quindi non la definirei "edificante", tutt'altro. E' molto vera e sentita, non una moda del periodo, lo si ricava anche rileggendolo dopo tanti anni. Alcune storie ancora oggi sono dei veri e propri pugni allo stomaco. (Come, d'altra parte, i western migliori di quel periodo: riguardatevi "Corvo rosso non avrai il mio scalpo" o "Nessuna pietà per Ulzana" o "Il mucchio selvaggio".) Meno che meno Ken Parker è "politically correct", questa semmai è Julia. Il trapper di Berardi e Milazzo è molto "incorrect" e molto atipico, anche per il periodo in cui è stato scritto, a volte fa saltare per aria il pezzo grosso della città a sangue freddo ("Mine town"), altre volte si comporta come un buon samaritano, oppure come un bravo detective della Pinkerton, altre ancora come un ribelle... Insomma non è ideologico, e il rispetto che manifesta per le minoranze non è puramente formale o sotto sotto ipocrita (questo di solito si intende con "politically correct"), ma sostanziale, di chi cerca di evitare pregiudizi sforzandosi di avere una visione realistica della società, e distribuendo pregi e difetti un po' a tutti, ma senza dimenticare i veri rapporti di forza (Berardi, se non ricordo male una sua intervista, diceva che il suo riferimento letterario principale era addirittura Giovanni Verga!) Tex è un'altra cosa, e non farei paragoni. Non è neanche intrattenimento puro e semplice: Cito da un'intervista a Sergio Bonelli: "Il fumetto [parlava dei fumetti Bonelli] sembra una cosetta popolare, ma invece è una cosa complicata, importante, con una struttura raffinata. Bisogna aver voglia di capirla, mettere in relazione parola e disegni, trama e azione».
  18. Poe

    [Color Tex N. 19] Il killer fantasma

    Infatti è come un jack-in-the-box, un pupazzetto a molla che esce da una scatola per spaventare i bambini (o gli ingenui). Un bluff insomma. E credo che il finale "fiacco" sia voluto da Manfredi, o perlomeno lo sceneggiatore di sicuro è consapevole della magra figura che sta facendo fare al tanto temuto killer, visto che nel duello finale fa dire a Tex: "non ti facevo così pappamolla Jack", "fatti sotto pagliaccio", "anche come tiratore non vali un granché", "sei una vera delusione Jack", "sei prevedibile". Insomma, tutti si aspettavano un trucco, un colpo di scena, qualcosa di imprevisto e invece Jack-in-the -box (che spara male e fa a pugni anche peggio) tira fuori un banale coltello, che Tex neutralizza in un secondo. Viene il sospetto che Manfredi, più che per carenza di fantasia, abbia scelto di "sgonfiare" il cattivone nel finale, trasformandolo, appunto, in un bluff, in uno spauracchio, in un babau tutto fumo niente arrosto. E d'altra parte in Tex questo sta diventando ultimamente un tema ricorrente: pistoleri infallibili che si rivelano scarsissimi, feroci capi indiani ribelli che in realtà sono vigliacchi e incapaci, terribili tribù o sette sanguinarie che vengono sgominate in quattro e quattr'otto, sicari senza scrupoli o guerrieri irriducibili che vengono ammorbiditi con appena due sberle... Non ci sono più i cattivi di una volta, verrebbe da dire! Manfredi però, in questo caso, credo lo faccia apposta. Sarà un segno dei tempi? Uno specchio - inconsapevole - della nostra società dove i personaggi mediatici (di qualunque tipo) sono spesso palloni gonfiati che piano piano si afflosciano miseramente...? Persone sopravvalutate grazie a una fama abilmente alimentata ma immeritata, di cui dopo un po' si scopre l'inconsistenza? P.S.: Se non ho letto male il topic dei compleanni: auguri per i 33!
  19. Finora la storia (che mi sta piacendo) sembra ispirarsi, oltre che a Glb, ancor di più a Sergio Bonelli, con personaggi mossi dall'odio e dal desiderio personale di vendetta (il maggiore Conroy a cui gli Utes hanno sterminato la famiglia e il misterioso Siats, vittima di torti non ancora precisati), uomini malvagi ma che hanno subito lutti o ingiustizie in passato, come amava caratterizzarli Sergio Bonelli. Il principale movente dei personaggi di GLB di solito erano invece gli interessi economici (che anche qui comunque non mancano), oppure - nei militari - l'ottusità e il desiderio di gloria. Gli indiani - e alcune minoranze etniche - erano a volte mossi dall'utopia impossibile di tornare a vivere come in passato, quando i bianchi ancora non c'erano (vedi per es. Lucero o i tanti aztechi nel corso della serie) oppure semplicemente dal desiderio di ribellarsi o - individualmente - dalla sete di potere. I vendicatori in GLB di solito sono malvagi, sconfitti e umiliati da Tex, in cerca di rivincita (Mefisto, Yama, Proteus, Frazer, Diamond Jim...), meno complessi di quelli di Sergio Bonelli (sia su Zagor che su Tex), che preferiva caratteri di vendicatori psicologicamente più sfaccettati o non del tutto negativi. Anche se, come sempre, ci sono eccezioni (vedi "La voce misteriosa" di GLB che infatti era una delle storie preferite di Sergio Bonelli). Vedremo come alla fine risulteranno qui, nella seconda parte di questa storia... Intanto, si può già dire che i disegni di Benevento sono molto buoni e adatti al tipo di avventura. Non oso immaginare come sarebbe stata questa storia con i disegni di Cossu appena visti sul Color!
  20. Poe

    [Color Tex N. 19] Il killer fantasma

    La storia e i testi di Manfredi sono più che discreti, ma il problema sono i disegni. So che a diversi lettori Cossu piace, io lo trovo totalmente inadatto a Tex, o a un qualunque altro fumetto western. Parere personale. Le sue cittadine del West mi sembrano quinte di cartapesta o set cinematografici pronti per le riprese di un film (anzi, di un telefilm). Guardi le case e i saloon e ti chiedi se dietro c'è qualcosa, o sono solo facciate appoggiate momentaneamente lì. Le strade non hanno polvere, i prati sembrano di erba sintetica, il cielo è perfettamente limpido senza una nuvola. Sì, all'inizio c'è il vento che soffia, ma ti viene da pensare che forse c'è un grosso ventilatore nascosto da qualche parte che ne crea l'illusione. I personaggi risultano poco espressivi e, quando lo sono, la recitazione è stereotipata, da attori poco credibili. I loro abiti impeccabili sembrano finti, le scene dinamiche sono piuttosto rigide e statiche. Quasi non ci sono ombre, così l'atmosfera che si crea è quella di un mondo fuori dal tempo, più che quella di un western con elementi thriller. L'immedesimazione del lettore nella vicenda e nei personaggi , a questo punto, è parecchio difficile. E i colori non aiutano. Insomma, Cossu lo avrei visto bene a disegnare "Le avventure di Tintin" più che Tex, che è un fumetto tendenzialmente realistico.
  21. Leggendo un'intervista a Mauro Boselli sul sito "Badtaste" di due mesi fa circa (si trova facilmente su internet) ho trovato una sua risposta interessante sul tema western. Domanda: Quattro sono le storiche penne di “Tex” che hanno interpretato il personaggio secondo le proprie inclinazioni, pur rimanendogli sempre fedele: Gianluigi e Sergio Bonelli, Claudio Nizzi e ovviamente tu, che sei anche il suo attuale editor. Vorrei che ci descrivessi, dunque, le caratteristiche peculiari di ognuno di questi quattro, grandi “Tex”. Risposta: "A mio parere il “Tex” di Gianluigi Bonelli è il classico western epico e d’azione: in breve, il mito del Vecchio West. Sergio Bonelli interpreta dal canto suo l’evoluzione del western in chiave moderna, ovvero problematico e drammatico. Con Claudio Nizzi si torna al mito del Vecchio West ma sotto forma di commedia, sullo stile dei film di Burt Kennedy degli anni 60: la familiarità del West, direi. Ciò che invece ho cercato di fare io è stato di recuperare quella dimensione epica, classica – che amo molto – rendendola un po’ più complessa, con un pizzico di romanticismo. Nella collana “Tex Willer”, che vede la gioventù del protagonista, come ben sai, possiamo dire a ragione che il romanticismo galoppa."
  22. Poe

    [Tex Willer N. 10 / 13] Pinkerton Lady

    “Pinkerton Lady” è secondo me una delle migliori storie di Boselli in assoluto e la migliore finora della serie “Tex Willer”. I pregi sono tanti, già messi in luce da chi l’ha apprezzata (qui sul forum tutti, mi pare): i meravigliosi disegni di De Angelis, la trama ben orchestrata, il ritmo scoppiettante, la freschezza dei personaggi, ecc. Sottolineo solo alcune cose: 1) L’imprevedibilità della storia. Condivido questo giudizio: Si parla a volte di schemi narrativi ripetitivi, e spesso è così, be’ qui direi che la vicenda non segue nessuno schema abituale per Tex, e l’intreccio è piuttosto insolito, un misto di generi (western, spy story, commedia romantica, un po’ di politica, un pizzico di magia) il tutto ben amalgamato, e più originale, per esempio, del pur sempre ottimo “L’agente federale”. 2) I cinque personaggi principali. E’ raro trovare una storia con dei protagonisti così ben delineati e caratterizzati, con tante sfaccettature e sfumature psicologiche, personaggi a tutto tondo che sembrano vivere di vita propria e che non si dimenticano facilmente: Kate Warren e Lily, Lincoln e Mefisto, e poi Tex, che di fatto è un personaggio sorprendente rispetto al Tex maturo della serie regolare e a quello giovane di GL Bonelli, una specie di sua “espansione”. Così come splendide sono le “riscritture” dei caratteri di Lily e Mefisto. 3) E poi c’è l’aspetto “politico”. Boselli nell’introduzione, dopo aver parlato di Lincoln, scrive: “Niente paura: la politica è solo un pretesto per un’altra avventura a rompicollo del nostro Tex”. E’ vero, ma non del tutto, perché in realtà il finale della storia consegna al lettore un messaggio piuttosto esplicito, quando Lincoln prende la parola in un comizio e vengono citati i suoi discorsi contro la schiavitù, contro la discriminazione per il colore della pelle e a favore dell’uguaglianza. Concetti validi nel 1858, come oggi e come sempre: “Tutti gli uomini sono stati creati uguali. Uguali! E hanno uguali diritti!... La perfezione umana non esiste… ma almeno cerchiamo di tener presente quella perfezione. Non allontaniamoci dalla verità e dalla giustizia… cerchiamo invece di avvicinarci a quegli ideali”. Insomma il personaggio di Lincoln non è solo un pretesto narrativo per una vicenda avventurosa, ma del futuro presidente vengono messi ben in luce il pensiero e le idee politiche (che Tex al comizio pare condividere). Ma ancora più significativa è l’ultima pagina. La storia poteva benissimo concludersi con le parole di Lincoln e Tex che se ne va a cavallo, verso l’orizzonte, e sarebbe già stata una buona conclusione. Invece ci sono ancora le ultime vignette, in cui il Nostro, andandosene, incontra un uomo su un carretto trainato da un asino, un povero contadino con famiglia al seguito, che chiede: “Arrivo tardi per il dibattito? Chi sta vincendo?”. E Tex gli risponde: “Questo non lo so. Ma Douglas [lo sfidante di Lincoln] difende la proprietà e la legge… Lincoln invece è per la giustizia.” A quel punto il contadino, interdetto, domanda: “E non sono la stessa cosa?” E Tex: “No, amigo, purtroppo spesso non sono proprio la stessa cosa!” Una frase che non è solo quella di un fuorilegge braccato ingiustamente dagli sceriffi, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti di Tex, valido allora nel Tex giovane (a questo punto potremmo dire ispirato dal pensiero di Lincoln, anche se già il padre in “Nueces Valley” in realtà l’aveva educato a simili ideali), così come nel Tex più maturo, diventato ranger ma a modo suo. E come anche in quello che fra un po’ - nella serie “Tex Willer” - combatterà in Messico insieme a Montales contro leggi ingiuste e a favore di una giustizia vera (almeno nei fumetti).
  23. Visto che l'andamento della serie regolare negli ultimi mesi mi sembra un argomento di discussione molto sentito, ho provato a dare un voto alle storie più recenti per vedere com'è la situazione, secondo me. Premetto che i voti alle storie li do raramente perché: 1) non credo di essere molto bravo a dare una valutazione numerica 2) spesso è impossibile farlo, in certe storie con pro e contro. Comunque ecco qua: L’assedio di Mezcali 5 I forzati di Dryfork 6,5 La rupe del diavolo 6 Netdahe! 7,5 Sulla cattiva strada 6 Guatemala 7 Il monaco guerriero 6 Il pistolero vudu 6 Una colt per Manuela 6,5 Agente indiano 8 La media delle ultime 10 storie è 6,5. Non è molto ma non è neanche un disastro. Secondo me c'è stato un po' di calo, ma non così terribile come per qualcuno. Come ho già detto in precedenza, ci sono sempre stati periodi di alti e bassi anche in passato (tra 200-300 non ne parliamo!), quindi non farei tante tragedie. Il tutto rientra poi nel discorso sulla sovrapproduzione e sull'impossibilità di mantenere uno standard troppo elevato con... quante sono?... 35 uscite annuali, credo, tra Tex, Tex Willer e tutto il resto. E comunque il mio quinto senso e mezzo (come direbbe Dylan), mi dice che "Il mostro del gran lago salato" ed "Erebus" saranno belle storie.
  24. Poe

    [729 BIS] Agente indiano

    Oltretutto - faccio notare - tutto questo nel topic di una storia, l'"Agente indiano", che finora tutti hanno apprezzato ed elogiato. E se ci si lamenta anche quando la storia è bella e bisognerebbe essere contenti e soddisfatti, allora... Per non parlare del fatto che la serie regolare di Tex ha sempre avuto, come tutte le serie longeve, alti e bassi. Forse solo il centinaio 100-200 - non a caso definito periodo d'oro - non ha subito grandi cali (che poi a ben vedere qualche piccolo scivolone l'ha avuto), tutti gli altri presentano un bel po' di storie di qualità non eccelsa mescolate a grandi storie. Direi che è normale e fisiologico. Per quanto mi riguarda, il fatto di avere ogni mese una bella storia di Tex Willer mi ripaga di eventuali delusioni sulla serie regolare. Vi pare poco? In passato non succedeva, ti beccavi magari una ciofeca di Nizzi o Faraci e però quel mese non c'era nient'altro come compensazione. Ops, chiedo scusa per aver citato Nizzi fuori contesto...
  25. Poe

    [729 BIS] Agente indiano

    Mamma mia! E' vero che viviamo in tempi difficili ma non pensavo fino a questo punto: qua bisogna toccare ferro! "Morte", "agonia", "malattia terminale", "fine del fumetto", e fra un po' anche la fine del mondo!... Il fumetto sta vivendo un periodo di declino, che dura da parecchio, ma questo non vuol dire che dobbiamo decretarne la fine. A parte che è un po' difficile prevedere il futuro, questi discorsi si facevano già negli anni '80, perché i ragazzini guardavano la tv e basta e non gliene fregava niente della lettura, e poi... poi è arrivato il boom di Dylan Dog! Tutte le volte che c'è un periodo di crisi, ci sono sempre i catastrofisti che decretano la fine di qualcosa; negli anni '60 i critici parlavano di fine del romanzo, negli anni '70 di fine del cinema, nell'89 addirittura di fine della storia, negli anni '90 la fine del rock, e così via... Le edicole sono in crisi, è vero, ma le librerie non sono mai state così piene di fumetti: questo non vuol dire che le cose vanno bene, anzi, vanno male, ma ci saranno altre forme di distribuzione e i fumetti probabilmente diventeranno un prodotto culturale di nicchia (sta già succedendo) come tanti altri prodotti culturali di nicchia: la poesia, il teatro, la lirica, il jazz, la musica popolare, la danza contemporanea, gli spettacoli di marionette, ecc.... Così come nello sport non c'è solo il calcio e il tennis, ma il tiro con l'arco, il lancio del giavellotto, la canoa, ping-pong... Sport per pochi, come i fumetti, che diventeranno - se continua così - sempre più prodotti culturali per pochi... Ma poi chi lo sa, la tendenza potrebbe invertirsi fra quarant'anni... E non c'è bisogno di essere ottimisti per dire questo, solo possibilisti. Insomma se proprio dobbiamo essere catastrofisti, io mi preoccuperei più dei disastri ambientali che della morte del fumetto... Per quanto riguarda Tex, ha ragione Diablero, "il troppo stroppia", la quantità riduce la qualità, e però dobbiamo rassegnarci all'iperproduzione. Ma - aggiungo io - senza lamentarci troppo, perché Tex (compreso Tex Willer) in confronto ad altre serie è ancora vivo e non un morto vivente, e dopo 72 anni la qualità media delle storie è ancora alta. (E poi c'è il Tabellone delle storie in lavorazione per i prossimi anni che mi conforta molto...) Non sono d'accordo con Diablero, invece, quando dice che non ci sono molti disegnatori in grado di fare decentemente Tex. Se alla Bonelli c'è scarsità di sceneggiatori, a me non pare di disegnatori: basta leggere ogni tanto altre testate, o solo buttare un occhio, per vedere che ci sono un sacco di disegnatori di Dylan, Dampyr, Dragonero, ecc., sia anziani che giovani, che potrebbero disegnare più che egregiamente Tex. E ne abbiamo avuto la prova da poco con Casertano, che è riuscito ad adattarsi bene al western, pur non avendolo mai disegnato.
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