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Winchester73

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Messaggi pubblicato da Winchester73

  1. Della storia salvo il finale che regala emozioni. Da come era partita nel primo albo mi sarei aspettato molto di più. Invece il secondo è un susseguirsi di sparatorie "alla faraci" senza pathos.

    Non basta il solito squadrone di "cattivi" dalle fisionomie particolari a dare pathos (ormai sappiamo anche come sono composti: c'è l'indiano, il nero, l'elegante, il messicano). Che belli i nemici del primo e secondo centinaio di Tex, ceffi senza un nome oppure con un nome ma brutti ceffi e basta.

    Mi sto rileggendo tutti i Tex (fascia 100-300-600 in questo momento), e nonostante le storie di Boselli per impianto e bellezza raramente vadano sotto l' 8 (questo è uno dei casi), in questa fascia vedo sempre i soliti cliché: in ogni albo ci deve essere almeno una donna (politically correct?) e ogni volta dobbiamo sorbirci la solita storia su Kit Willer che essendo mezzo indiano sa leggere bene le tracce (lo sappiamo benissimo, è inutile sottolinearlo ogni volta!).

    Per concludere con un dato statistico: nell'albo "I professionisti" Tex compare il 39 pagine (meno della metà dell' albo), per un totale di 80 battute. E poi parlate male di Nizzi... 

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  2. A me questa storia di Nolitta non è dispiaciuta affatto.

    A parte il finale con Tex salvato dagli sgherri di Predoza, regala un soggetto originale di spionaggio bellico, un bel prologo nella neve, uno sviluppo in sordide taverne messicane (entrambe le ambientazioni esaltano il tocco di Ticci ai disegni) e, soprattutto, almeno tre scene di duello iconiche tra i pards e i diversi nemici che incontrano lungo il cammino (Nolitta in questo era uno dei migliori a mio avviso).

     

  3. Buona storia, impreziosita dai disegni del grande Fusco. 

    Il prologo con l' uccisione dell' agente indiano è fulminante, la ribellione e la morte di Mocassino Rosso commovente e la figura di Lupo Grigio di grande spessore (ho trovato simpatico il suo aspetto, un vecchio capo con un carattere ribelle e malizioso come quello di un ragazzino,  sarebbe bello un suo "ritorno").

    Poi la storia secondo me si perde un po' per strada, il costume dell' uomo della morte per me si poteva anche evitare (per non parlare del ridicolo e sgrammaticato modo di esprimersi di Tex nell' occasione, per simulare di essere un pellerossa), per concentrarsi maggiormente sulla fuga degli indiani dalla riserva.

    Come è stato fatto notare, un Nizzi gibonelliano sotto certi aspetti, con un Tex stratega e con l' ausilio di mappe dei territori, ma in questa storia (rispetto ad altre del periodo d'oro di Nizzi) ho trovato in nuce certi difetti che poi esploderanno in seguito: l' eccessivo uso di didascalie con "spiegoni" o di vignette in cui i personaggi "pensano", certi dialoghi un po' ripetitivi e basati sullo schema domanda/risposta.

    Ovvio sto andando a cercare il pelo nell' uovo, eppure questa la sensazione ad una rilettura dopo anni di questa buona storia.

    La figura di Middleton infine non mi è spiaciuta affatto, ma lo ritengo troppo poco "cattivo" rispetto ad altri ottusi militari che hanno popolato le storie di Tex. Dopotutto Middleton non ha fatto nulla di grave se non trattenere Lupo Grigio allungando i tempi del processo e risulta persino degno di compassione. È Tex a giocare con lui come il gatto con il topo e a farlo esaurire! 

    Durante il faccia a faccia con Tex/uomo teschio Middleton gli punta la pistola (scaricata in precedenza da Tex) dicendogli che non ha mai ucciso nessuno a sangue freddo e lo stesso Tex nel finale si stupisce della punizione inflitta da Davis al colonnello, fin troppo eccessiva. Tra Tex e Middleton non c' è vero odio, se non alla fine.

    Infine, una cosa che non ho mai capito, perché in questa circostanza il titolo "aquila della notte"

  4. Bellissima storia "minore" di Boselli.

    Già a partire dall'esordio, in cui sembra di respirare l'aria notturna del deserto attraverso le parole del soldato sulla via della pensione.

    Il pestaggio (e l' uccisione) dell' indiano che dà spunto all' intera vicenda, e la sua insensata ferocia, mi ricorda molto "Arizona" di Glb, in cui era Tiger a ricevere un duro trattamento.

    Nel secondo albo forse la tensione cala leggermente, per poi rifarsi nel meraviglioso finale.

  5. Mi sarebbe piaciuto rivedere Medda su Tex. Questa storia, pur non essendo un capolavoro, è veramente ben fatta.

    C'è un amalgama perfetto tra Tex e Carson e i comprimari della storia, che non pur essendo tratteggiati in profondità, non rubano mai il palcoscenico ai protagonisti.

    Ottime anche i cambi di sequenza tra una scena e l' altra, quasi cinematografici, tra cui ricordare il meraviglioso montaggio alternato (cosa mai vista su Tex se non ricordo male) nella scena dell' esplosione del ponte.

    Per non parlare delle atmosfere realistiche ma al tempo stesso romantiche e sfumate.

    In definitiva, l'unica pecca di Medda su Tex è stata secondo me la presenza di Herbert Addison nelle due storie da lui sceneggiate.

  6. Fra le tre storie di Bonelli dedicate a Yama, questa la metto all' ultimo gradino.

    Se "Il figlio di Mefisto" è inarrivabile, "L'ombra di Mefisto" altalenante, questo "Ritorno di Mefisto" è piuttosto mediocre.

    Oltre al già citato ruolo poco definito di Matias e Manuela, c'è da dire che i quattro pards sono quasi sempre esclusi dall'azione incentrata solo su Yama.

    Ma se nel suo esordio questo funzionava, qui no. Gli intrighi tra messicani e maya non sono molto interessanti, servono solamente a dimostrare l'abilità di illusionista di Yama. Anche l'ambientazione non mi ha soddisfatto, con le capanne sugli alberi dove vivono i Maya che risultano graficamente sproporzionate. In definitiva un 6,5 

  7. Su questo sono pienamente d'accordo. Specie Civitelli sulle storie di Nizzi è sprecato. 

    Sono in fase di rilettura dell' intera serie, le prime storie di Boselli per me furono un trauma, e in quel periodo mi allontanai da Tex. 

    Rileggendo adesso, mi accorgo che il motivo per cui mi allontanai è più da ricercare nelle scialbe storie di Nizzi che non nelle novità apportate da Boselli (o da autori come Medda e Segura in quel periodo, che avrei voluto rivedere di più su Tex).

    Nizzi però si è portato sulle spalle egregiamente un intero centinaio (il 300) senza mai sbagliare, non a caso i lavori che ho citato con Letteri disegnatore sono da annoverare tra i classici secondo me, così come Boselli non ha mai sbagliato un colpo e si è portato la serie sulle spalle con tangibile amore nel periodo successivo.

    In definitiva si tratta solo di fasi diverse

     

     

  8. <span style="color:red">2 ore fa</span>, Diablero dice:

     

    Che sia la parte che ho messo in grassetto a fare la differenza? :lol:

     

    A detta di Boselli, che ci ha avuto a che fare, Letteri per quanto "fumino" come carattere con GLBonelli aveva un ottimo rapporto.

    Ma si, come dicevo probabilmente ci sono state "lotte di potere" in quella fase e il tutto va contestualizzato storicamente (oggi frastornato da una rilettura di "Mingo il Ribelle" 🤮 ho riletto il post sul forum e non posso che concordare sulla tua lucida analisi storica).

    Ma essere storici dovrebbe anche significare essere il più possibile oggettivi! Io cerco di pormi dalla semplice prospettiva di lettore e da lettore mi spiace non aver potuto leggere "A sangue freddo", "La lunga pista", "Il diadema indiano" disegnati da un Letteri in forma o da qualche altro disegnatore perché nella mia ottica da voto 8 sarebbero passati a 9.

    E non so se la causa di ciò sia imputabile al fatto che Nizzi non lasciava altri disegnatori a Boselli, ma so anche che per esempio "La locanda dei fantasmi" e "I delitti del lago ghiacciato" di Nizzi e Letteri sono capolavori.

    Per proprietà transitiva dovrei dire allora che Nizzi è migliore di Boselli, così come tu per proprietà transitiva affermi che, siccome Letteri voleva disegnare per Bonelli e non per Nizzi, allora Nizzi è inferiore a Boselli? 

    No. Penso semplicemente che si tratti di un ottimo disegnatore per due ottimi autori differenti tra di loro. 

     

  9. Ahaha questa discussione è fantastica!

    Non so nulla di dinamiche relazionali tra disegnatori e autori, da osservatore esterno ed ignorante posso solo dire che Letteri, dopo averci regalato grandi capolavori (tra tutti i disegnatori dea scuderia se penso al volto di Tex il primo disegnatore che mi viene in mente è proprio Letteri), gli ultimi anni era in fase nettamente calante dal punto di vista qualitativo.

    Non può essere semplicemente questa la ragione dell' ostracismo di Nizzi nei suoi confronti?

    Sempre da osservatore esterno, mi chiedo che capolavori assoluti sarebbero stati le prime storie di Boselli se disegnati da altri autori, o da un Letteri con qualche anno di meno.

    Infine, riguardo il disegnare animali, la polemica mi sembra stucchevole, mi viene in mente "La piramide misteriosa" dove su testi di Bonelli Letteri ci presentò un intero branco di scimmie, lupi, elefanti e chi più ne ha più ne metta 😆

     

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  10. A me finora sta piacendo, Boselli al solito è insuperabile nel creare la giusta suspence e sono sicuro che la storia prenderà il volo nel prossimo album.

    D'altronde gli ingredienti ci sono tutti, la Tigre Nera, i tre amici poliziotti al completo e anche i rimandi alla storia "Omicidio in Bourbon street" li ho trovati interessanti.

    Lo "spiegone" era necessario e non mi ha infastidito specie dopo la buona entrata in scena della Tigre Nera nell' incipit.

    Finora trovo un solo unico grandissimo difetto: troppe pagine dedicate alla sottotrama Jim-Lohana...8 pagine di smancerie, pianti, dichiarazioni d'amore  (e poco importa che siano finti e funzionali al triplo gioco di Loa, facilmente indovinabile dal lettore prima ancora che da Tex) sono francamente troppe!

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  11. Riletta dopo anni, questa storia conferma le impressioni che ne ebbi a una prima lettura: sopravvalutata. 

    Forse agli occhi dei lettori del tempo poteva essere una storia di cesura (anche se il nome dello sceneggiatore era sempre quello di Bonelli padre), vista con gli occhi odierni questa è una classica storia che per le sue caratteristiche sarebbe stata bene in un Almanacco del West.

    E lo dice uno che ama Nolitta. 

    Per me lo sceneggiatore dava il meglio di sé nelle storie in cui seguiva Tex attraverso un viaggio: Giungla Crudele, i Ribelli del Canada capolavori assoluti. 

    Persino la storia di Cruzado per me è migliore rispetto a questa, ma sono conscio che si tratta di punti di vista personali, per me la storia è da sette e mezzo.

    Il nemico principale è facilmente dimenticabile, e a Tiger Jack viene fatto uccidere un uomo a sangue freddo.

    Anche i disegni di Galep qui sono sotto tono. 

  12. È vero questa storia ha dei limiti, Tex e Carson sono praticamente sempre un passo indietro rispetto l'azione e non fanno altro che passare da uno sceriffo e un ristorante all' altro... Gbl ci darà altre storie simili, basti pensare a Cavalcata selvaggia e sopra Dinamite nella fascia 200 oltre alla già citata Apache Kid, ma in tutte queste storie almeno i pards sparavano qualche colpo.

    Ciò nonostante per me questa storia è da 8, per me le pagine in cui i due bianchi torturano ripetutamente il vecchio Nana sono tra le più toccanti dell' intera serie, un vero pugno nello stomaco.

    Bonelli è quanto mai crudo e realista, e e che importano le incongruenze della sceneggiatura? Sembra di vedere un western all'italiana, un b-movie, cruento e spietato, oppure un film crepuscolare anni 70 sulle ultime rivolte indiane, eppure il messaggio di fondo c'è, eccome, attraverso le sagge parole di Tex.

    E in fondo a tutto questo realismo e disillusione (lo stesso Nana, la vittima della situazione, è presentato come un vigliacco per aver abbandonato Victorio) che cosa ci mette il mitico Gbl? Un appendice horror! Solo un genio come lui poteva fare tutto ciò senza cadere nel ridicolo.

    Anzi, grazie al contrasto con il realismo precedente, le pagine finali sono in grado di lasciare un'angoscia e un terrore senza eguali.

    Detto questo, per me la storia non è certo un capolavoro e si ferma a un 8 , a causa di tutti i difetti sopra menzionati tra cui soprattutto come ha detto qualche utente quello di essere stato mal distribuito su tre albi nonostante la brevità della storia.

    Merita però a mio modo di vedere di essere ricordata proprio per la sua particolarità 

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  13. Appena un gradino sotto rispetto ai capolavori della coppia Boselli/Marcello, ma un albo e mezzo da leggere tutto d'un fiato.

    Una prima parte lenta ma con un senso di tensione galoppante che alimenta la suspense, poi l'esplosione di azione e di violenza. 

     

    Leggendo il topic voglio fare le mie considerazioni su alcuni commenti precedenti:

     

    - Il covo di Narvaez e dei suoi tagliagole sulla Sierra Negra è un vero e proprio impero del male, ma per fortuna qui si rimane sul realistico non scadendo nel trash de "I sette assassini" dove era presente in modo molto forte la stessa dicotomia bene/male.

     

    - Narvaez: trovo la sua figura assolutamente coerente e magistralmente descritta: egli è fin dall' inizio descritto come un predone, un tiranno ma anche un vigliacco, un debole, perciò merita di essere liquidato in poche pagine da Tex nello scontro finale.

    Come spesso accade in questi casi, in realtà è una persona preda della paura (basti pensare alla sua ossessione per i presagi) di cui egli stesso è consapevole. La sua ammirazione per Luna per esempio non deriva da impulso sessuale o da sete di potere, ma da invidia per il suo essere stata moglie di un capo e per il coraggio che lei stessa dimostrerà nel corso della storia.

     

    - A chi parla di un Tex troppo supereroe beh, io preferisco le storie di Boselli in cui è Tex a fare da supereroe piuttosto che un Mitch o uno Shane O Donnell qualsiasi.

     

    - Ottimi anche i comprimari, Pat MC Ryan e Novak (quanto mi piace questo personaggio!), assolutamente decisivi per la vittoria finale.

     

    - Solo a me la parte iniziale in cui Kit Willer accoglie Narvaez tra i Navajo ha ricordato Cruzado?

     

     

  14. Bellissima la prima parte, almeno fino a Tex asserragliato nella miniera (bella la scena in cui il vecchio cammello arriva con la dinamite a levare le castagne dal fuoco al pard).

     

    Non amo Nicolò ma i suoi disegni in questa storia sono eccezionali, il suo stile ben si adatta all'atmosfera cupa e misteriosa.

     

    Basti guardare la sequenza magistrale dell'imboscata nella stalla in una notte di pioggia, e i nemici dipinti sempre alle spalle o nella penombra, o la fine terribile del killer ucciso dai suoi stessi serpenti.

     

    Nicolò magistrale in tutto questo.

     

    Poi, dal momento in cui il mistero della miniera viene svelato, la storia perde interesse e nell'albo "Il sentiero dei Broncos" risulta a tratti soporifera. Tra l' altro qua alcune vignette sono anche disegnate da Gamba secondo me. Peccato perché la fuga dei rapinatori poteva essere sviluppata in modo più interessante, in pratica assistiamo a una posse, in certe pagine di scontro a fuoco Tex non è nemmeno presente, mentre per liquidare il capobanda si fa aiutare dallo sceriffo. Voto alla storia 7/5- 8

  15. Non sono un amante dei "ritorni" ma devo dire che questa storia non mi è affatto dispiaciuta, vuoi per i disegni di Villa, per la lunghezza superiore a quella standard, per aver fatto tornare il personaggio di Higgins.

    L'idea di fare tornare i butterati non era male! Potevano essere evitate certe ridondanze, come la sequenza degli indiani nel deserto e il finale con gli spettri... ma questa mi pare essere una costante degli ultimi Tex.

    Avere idee nuove dopo 700 numeri è difficile, non bisogna essere integralisti, dunque ben vengano i ritorni..più che la questione dei ritorni in sé, ciò che non mi piace è il modo eccessivamente emozionale in cui vengono gestiti... quasi patetico direi.

    Ma questo va incontro al pubblico del giorno d'oggi, abituato ad avere un impatto in primo luogo emozionale. Lo vediamo anche nelle serie TV, e in tutto ciò che ci circonda anche nella realtà dei social (che è una contraddizione in termini): non conta più la sostanza ma l'impatto emotivo, come se fossimo all' interno di una grande soap opera (e in questo forse tornando a Tex Nolitta era stato all' avanguardia).

    Ma tutto questo ha ben poco a che vedere con il povero Tex... quanto rimpiango il Tex asciutto e concreto di Bonelli, e anche il Tex sbirro e ottuso di Nizzi all'occorrenza.

    Questa spasmodica ricerca di emozioni, di colpi di scena, rende le storie decisamente patetiche. Tex non è una soap opera!

    Fatta questa considerazione generale sui "ritorni" e sull'ultima produzione di Tex, ripeto che questa storia non mi è dispiaciuta, perché è stata ben scritta, Boselli ha un'abilità quasi cinematografica nell'inserire sapientemente degli elementi all' interno della storia per poi farli emergere in seguito sotto forma di colpi di scena, nulla è stato lasciato al caso, i siparietti tra i pards sul treno stemperano l'eccessivo pathos di cui dicevo sopra, e la figura di Ely Parker assume un ruolo finalmente attivo all' interno di una storia.

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  16. In mezzo a una serie di capolavori, "Dugan il bandito" ha non sfigura affatto. 

    Oltre ad introdurre il tema dell'oro dei navajos l'atmosfera della storia, che di per sé è piuttosto semplice, ha un che di cupo: il Navajo torturato con le formiche rosse, vecchi pueblos popolati da scheletri e serpenti, i totem e le gallerie nelle montagne. all'epoca in cui la lessi (intorno ai dieci anni) mi impressionarono parecchio, riletta oggi sono dettagli apparentemente insignificanti ma che danno un tocco in più, come pennellate a un quadro. Non c'è niente da dire: papà Bonelli era il migliore.

  17. Sottovalutata... Vero che il Nizzi della striscia 400/500 era sotto tono, ma proprio per questo a mio avviso rendeva molto di più in storie brevi, senza troppe origliate ad allungare il brodo. "Vendetta Navajo" e "Moctezuma" più tardi, coadiuvati da illustri disegnatori, ne sono un esempio.

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  18. Rilette dopo anni le storie della striscia 400, questa è quasi meglio dell'epico "Il passato di Carson".

    Sarà che i disegni di Marcello si adattano alla perfezione all'atmosfera di frontiera, i tagliagole messicani mezzosangue sono perfetti nella loro caratterizzazione e soprattutto realistici (al contrario dei per me odiosi "sette assassini" della coppia Boselli-Marcello).

    La scena iniziale a Tulac nella sua semplicità e velocità d'azione è memorabile.

    Poi la storia scivola via che è un piacere, con un grande Tiger Jack e un nemico ambiguo come Mickey Finn.

  19. Riletta oggi dopo anni. Che dire, all'unanimità uno dei capolavori. 

    I disegni di Nicolò perfetti per l'occasione, Tex che nel mitico album "La cella della morte" appare solo all'inizio e alla fine, ma che nonostante ciò è sempre protagonista; il rispetto e l'onorabilità di Aquila della notte alleggiano tra indiani, cowboys e militari durante i loschi traffici del nuovo agente indiano, e questo è meraviglioso.

    Anche la questione dell'uomo di Flagstaff è stata orchestrata alla grande da Bonelli e la sua uscita di scena a mio modo di vedere è stata emozionante (il nemico che allo specchio si dice :"È stata una bella partita, Marcus Parker" prima di premere il grilletto").

    L'unico vero grande rammarico di questa storia resta uno soltanto, ed anche piuttosto imperdonabile: che quel gran gradasso di Murdock non sia finito riempito di piombo. Era il minimo che si meritava...

  20. Concordo con chi mette quest' avventura ai livelli di "Il passato di Carson. 

    Il primo albo incentrato sulla giovinezza dei personaggi e sulle guerre nelle grandi pianure, lungi dal costituire un prologo, resta per me la parte migliore, un magistrale romanzo di formazione.

    Font non mi fa impazzire ma in queste pagine sembra davvero di sentire l'odore di prateria e dei bivacchi.

    Tex e Tiger Jack fanno la loro bella figura e un personaggio storico come North incuriosisce parecchio.

    Con il ritorno al presente le atmosfere si fanno più crepuscolari mantenendo inalterata la loro bellezza e non mancano momenti di tensione, ben caratterizzati anche da personaggi minori come lo sceriffo.

    La storia perde un po' di mordente e diventa prolissa solo nella parte finale, perché in sostanza il processo a un semplice sgherro di Dutronc diventa il motore degli eventi, anche se ho apprezzato ancora una volta la veridicità storica, per cui la "giustizia di frontiera" all'epoca veniva amministrata in saloon improvvisati a tribunali proprio come quelli descritti da Boselli.

    Un po' veloce la "conversione" di Colpo Coraggioso, ma mentre tutto sembrava volgere in tragedia, un happy ending come questo ogni tanto non guasta!

    In sostanza, la storia resta appena al di sotto di un capolavoro, a mio avviso avrebbe meritato lo spazio di un albo in più per poter sviluppare meglio il finale.

     

  21. Sono un nuovo utente e vorrei rispondere a questa appassionante discussione, nella speranza possa suscitare nuovi spunti al netto di polemiche.

    Come notato giustamente da alcuni, penso che ogni lettore di Tex sia maggiormente legato all'autore con cui è cresciuto; come detto rispondendo a un altro sondaggio, il mio, per ragioni puramente anagrafiche, è Nizzi.

    Ciò non toglie che se vogliamo parlare del vero Tex, e dunque del miglior sceneggiatore, è innegabile che questo sia GianLuigi Bonelli.

    Sembra scontato, al limite della tautologia, ma non lo è affatto: Gbl, oltre ad essere il padre del personaggio, aveva una capacità di innovazione e di spaziare tra generi unica, mantenendo però sempre uno stile asciutto e conciso.

    Tornando al tema della discussione, dopo parecchi anni adesso sto rileggendo Tex, mischiando i periodi storici e perciò gli autori, spaziando piacevolmente dall'uno all'altro.

    E ciò che noto è senz'altro una maggiore coralità del racconto nel Tex di Boselli.

    Può piacere o no (a me non tanto), può dare eccellenti risultati in alcuni casi, in altri affatto.

    Detto ciò, io penso che non si possa parlare  tanto di snaturazione di un personaggio, e neanche di innovazione, quanto di maturazione.

    Mi spiego meglio: rileggendo le storie, quello che noto è come se il personaggio di Tex fosse passato effettivamente attraverso le epoche, invecchiando.

    Il vero Tex, quello che adoro, è quello dinamico, irriverente, anarchico, di Gbl, quello che sfascia tutto e che butta fuori dalla finestra senatori, piccoli delinquenti e pezzi grossi senza guardare in faccia a nessuno.

    Rispetto a questo Tex ribelle, testa calda, e perciò "giovanile*, quello di Nizzi è più simile a un puro uomo di legge di mezza età, che a volte può anche sbagliare, ma che sa sempre cavarsela grazie a un intuito simile a quello di un investigatore.

    Con Boselli, complice la coralità del racconto, è come se tutte le caratteristiche di sventatezza del personaggio vengano a sparire.

    Tex è un uomo maturo e saggio, meno "incendiario" e più "pompiere", che mette una pezza alle diverse situazioni e vi dà una parola risolutiva; sono i personaggi di contorno nelle varie storie ad assumere quelle caratteristiche di scavezzacollo che Tex aveva, e in questo senso, penso si possa dire che il Tex di Boselli non sia il vero Tex.

    Come non lo era quello di Nizzi che, a mio avviso, proprio per "imitare" lo stile del nuovo arrivato Boselli, nella fase finale della sua carriera abbia snaturato il suo, rendendo spesso le sue storie meno concise, con risultati disastrosi.

    In sintesi, io credo che Boselli abbia un'enciclopedica ed autentica passione per il West, e l'occhio di un Tex maturo, similmente al suo, si estende su tutta la frontiera e sui personaggi che egli incontra.

    Leggendo alcune sue storie mi sembra di rivedermi quando ero ragazzino e giocavo con i cowboys Playmobil, inventandone di ogni.

    Una fantasia e passione autentiche che spesso sono state in grado di creare storie epiche,e questo è il West, e perciò questo è anche Tex.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

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  22. Le avventure con El Morisco sono sempre una garanzia. In questa il nostro brujo ruba quasi la scena ai due pards, nel duello a distanza con il sacerdote egiziano Rakos.

    Che belli i disegni di Letteri, alcune immagini ed inquadrature sono da antologia del filone "soprannaturale" di Tex. E c'era anche il rischio di cadere me trash dato il soggetto "esotico", ma i disegni sono nel segno del puro classicismo texiano, al contrario di altre storie in cui invece il risultato è distonico (penso a "fantasmi nel deserto" o a quella dell'incontro con i vichinghi).

    Pur non essendo particolarmente misteriosa o paurosa, questa storia è semplicemente bella: dai disegni appunto, al modo in cui è tratteggiato Rakos il cui destino è malinconico più che infernale.

    Una storia d'orrore intrisa quindi di un certo romanticismo, con fantastici disegni, molte parti in cui ci si dilunga in spiegazioni ma anche molte sparatorie contro nemici di ogni sorta e winchesters in azione 

     

  23. Riletta oggi. La prima volta mi piacque per via dell'esordio dei Cestaro che portava una ventata di novità dal punto di vista grafico (anche se il loro stile è molto simile al primo Villa) e da lì in poi sempre più esordi di nuovi disegnatori sulla serie regolare.

    Tutto ciò è positivo, ma a livello di sceneggiatura...tutto estremamente scontato e banale. Il tema dell'amicizia tra un giovane fuorilegge e un bandito "per caso" ripresa da una storia di qualche anno prima "Morte di un amico", il crollo nervoso di Sheldon nel finale unico elemento interessante, anche se non basta questo a salvare una storia da 4.

    A parte gli ottimi disegni, una trama assolutamente priva di nerbo e originalità con un Tex anonimo, che però vedo ha suscitato entusiasmo, mentre per esempio l'avventura precedente con la caccia al tesoro in Messico - coinvolgente e zeppa di azione originale - ha ricevuto mille critiche solo perché un topo ha fatto imbizzarrire un cavallo provocando il crollo di una galleria o per le parole di Carson su Montales... Mah.. de gustibus 

  24. Il 23/1/2020 at 19:36, Barbanera dice:

    in un'intervista passata Boselli ha detto che negli anni ha collaborato alla stesura di alcuni soggetti per le storie di Glb,ma a parte "Ore Disperate" non ha detto quali fossero...

     se uno di questi fosse per caso "Guerra sui Pascoli"???

     

    questo elemento mi fa pensare che potrei averci preso...Borden nelle sue storie inserisce spesso bande di predoni indiani e mestizos...mah.

    Lo penso anch'io, riletta quest'avventura oggi, l'ho trovata proprio boselliana, con tanta azione e molta attenzione dedicata alla banda dei "cattivi", dei brutti ceffi senza scrupoli ben disegnati dal Fusco del primo periodo.

    Detto questo, la storia è divertente ma personalmente Il Carnicero non mi ha mai esaltato come antagonista, sia in questa storia che nel seguito di Nizzi 

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