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TWF - Tex Willer Forum

[141/145] In Nome Della Legge


Voto alla storia  

64 utenti hanno votato

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Messaggi consigliati/raccomandati

  • 3 settimane dopo...

Trovo semplicemene magnifica questa storia, ed anche i disegni di Nicol' sono secondo me all'altezza. Per quanto riguarda il fatto di tener nascosto fino alla fine l'identit? del personaggio che tesse la tela del grande intrigo la trovo funzionale alla storia, è un elemento in più per mantenere alto l'interesse del lettore e la suspence. Trovo anche giusto che alla fine il personaggio sia un uomo nuovo e che lo si faccia uscire di scena con la sua morte, la storia è di per se pregevole, l'inserimento di un nemico già conosciuto di gran prestigio l'avrebbe solo sminuita e poi mi piace sapere che per una volta non ci saranno seguiti. Fra i piccoli nei penso che si è chiusa un p? frettolosamente la questione dell'agente indiano provocatore e dei soldati bloccati nel canyon, ma molto probabilmente GLB non ha voluto rendere ulteriormente lunga la storia. Secondo me un 10 non basta a questa storia che merita sicuramente la lode. Inoltre la trovo un ottimo soggetto per farne un film. Una domanda, ma non sarebbe più giusto mettere sul topic il titolo della storia "Il grande intrigo" e non "In nome della legge"?

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  • 2 mesi dopo...

una delle storie più belle che ho letto finora (sicuramente in futuro da rileggere più volte)...... per ora sto leggendo il 154..... storia lunga e avvincente....voto 10P. s. scusate..... come storia lunga e avvincente mi riferisco sempre a quella oggetto della discussione... e mi unisco al pensiero di West10

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  • 1 anno dopo...

Ho letto oggi questa lunga storia nell'edizione Oscar Mondadori. Devo dire che purtroppo non concordo con i giudizi del topic, perchè io francamente mi sono un p? annoiato, e a un certo punto ho perso il piacere di leggere la storia. La prima parte indubbiamente è bella:

Tex viene condannato e arrestato dopo un'infame congiura, poi finisce nelle mani di un odioso aguzzino come Murdock, Carson che diventa protagonista della storia (ed io sono sempre felice in casi come questo) per cercare di tirar fuori dai guai il suo vecchio pard. E ancora, si incontrano nella storia personaggi azzeccati come il vice sceriffo Morton, che durante il trasferimento di Tex alla prigione di Vicksburg instaura con lui un rapporto di fiducia. A mio parere è straordinaria la scena in cui Morton, dopo aver assistito al primo pestaggio di Tex da parte del sergente canaglia, dice ai suoi di non rivelare nulla a Carson di quanto accaduto, per paura della reazione di questi, salvo poi non poter fare a meno, lui stesso, di dire a Carson di far presto a liberare Tex. Carson a questo punto capisce che il vice sceriffo ha un groppo in gola di cui vuole liberarsi, e lo esorta a rivelargli quello che ha visto nella prigione: mi è piaciuta molto l'incoerenza di questo personaggio, che decide dapprima di non dire nulla ma che ha poi un sussulto di coscienza che gli fa dire parole "strane, sulla bocca di uno che porta la stella" (come dice Carson). Per non parlare della bellissima scena, prima citata da Anthony Steffen, in cui Tex, al momento di entrare nel penitenziario, dice a suo figlio: "non dire niente, Kit, non dire niente", presumibilmente per non costringere il figlio, parlando, a rivelare la propria commozione; ed altrettanto commovente è la virile stretta di mano tra Tex e Carson, con Carson che sa dire solo "Tex", senza trovare altre parole, e con Tex pronto a rincuorare il compagno di mille avventure.
Insomma, tutta la prima parte (a cui queste scene appartengono) mi ha appassionato. Poi, però, pur essendoci sempre azione, la storia diventa lenta, e, a mio parere, troppo diluita. Comincio ad annoiarmi quando si introducono delle situazioni superflue (si tratta sempre della mia opinione, ovviamente: AtTheRocks, per esempio, afferma in un precedente post che secondo lui non vi sono passaggi superflui) che rallentano troppo la storia: tutta la parte che vede impegnato l'esercito a scacciare i Navajos dalle montagne, con le azioni di disturbo da parte di Kit e Tiger, tutte le trattative con Clem e Murdock, secondo me fin troppo ripetitive e gestite "pesantemente" (addirittura si fa arrivare il direttore della banca con la valigia piena di denaro...): scene secondo me evitabilissime e che non aggiungono nulla alla storia. E poi vi è una certa verbosit? che è tipica probabilmente delle storie di quel periodo (non sono un esperto della fascia 100-200) che magari può essere apprezzata in una storia più breve, ma che in una storia di 500 e passa pagine si fa sentire negativamente. Per queste ragioni, non riesco a dare un giudizio positivo a questa storia, e un p? mi sorprende la totale lontananza del mio pensiero da quanto è stato invece espresso in questa discussione, in maniera pressoch? unanime (salvo in parte Wasted Years), da chi mi ha preceduto. Forse sono stanco, o forse, cresciuto a suon di Nizzi e Boselli, non leggo con la stessa passione il Tex più "artigianale" di Bonelli (o, perlomeno, del Bonelli di questo periodo)?
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  • 6 mesi dopo...

Personalmente con i disegni di Nicol' ho sempre avuto problemi, nel senso che non mi sono mai piaciuti molto, la storia, comunque, è gigante. Io tirerei un po' su la figura di Clem: nessuno lo obbligava a fornire a Tex una Derringer e anche il suo rapporto con gli indiani Mohave mi sembra corretto. Anche se è vero che lo fa solo per soldi, ma in questo è in buona compagnia. Vorrei rimarcare, come è già stato fatto, anche la figura di Carson. E' indubbio che, assente Tex, sia lui quello che lo avvicina di più come gestione dei problemi e capacità strategiche.

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  • 2 settimane dopo...

Per come la penso io, questa storia potrebbe essere il capolavoro di Gianluigi Bonelli. Tex finisce dietro le sbarre, ma pur rimanendo fuori da buona parte degli avvenimenti, rimane sempre il Ranger deciso e indomabile di sempre (memorabili i confronti con il violento Murdock). Contemporaneamente questa sua assenza mette in risalto le doti degli altri pards: Carson, che da bravo uomo d'esperienza, organizza un efficace piano di fuga nonostante anche elementi imprevisti; Kit Willer ancora giovane dimostra di essere un valido leader per il popolo Navajo come Tiger Jack che anche se in misura minore rispetto agli altri, si dimostra un abile pard. Riuscitissimi anche gl altri personaggi come pure l'idea di nascondere il volto dell'uomo di Flagstaff (nasconderlo da davvero l'idea di un avversario che manovra dall'alto e che non è facile da incastrare). Il finale è un continuo crescendo come se ci preparasse per il grande atto: l'arresto dell'uomo di Flagstaff. Nonostante alcuni non siano d'accordo ritengo che sia perfettamente adatto e per di più ha maggiore pathos rispetto a un finale con un aula tribunale. Visto il capolavoro che è mi aspetterei quasi di vederla disegnata da Galep invece che da Nicol' che è pur bravissimo pur non essendo uno dei miei preferiti. VOTO: 10 e lode :inch::inch:

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  • 6 mesi dopo...

Questa storia rientra di diritto nell'eccellenza di tutta la saga. Ci sono delle piccole pecche che non scalfiscono minimamente il giudizio complessivo, tra tutte il mistero sull'identit? del famoso 'Uomo di Flagstaff' che alla fine si rivela essere un perfetto sconosciuto e che quindi poteva essere tranquillamente reso noto e mostrato mentre ordiva le trame del suo intrigo. Diciamo che il mantenerne ignota l'identit? ha finito per coltivare false aspettative, ad esempio per qualche istante ho accarezzato l'idea che potesse essere Proteus a causa dell'episodio della rovina del figlio di un giudice. In qualche scena i toni erano troppo melodrammatici, o un po' puerili come al momento della fuga dal carcere quando Tex catechizza degli avanzi di galera, fior di criminali, chiedendo loro di fare i bravi ragazzi, avrei preferito che venisse messo in risalto che liberarli era un ulteriore rospo da ingoiare sulla difficile strada della riabilitazione appena intrapresa. Infine, ma questa era una mia aspettativa ed immagino che le cose siano davvero andate in quel modo, avrei voluto vedere la scena della pattuglia di Fort Defiance comandata dal capitano Stone arrestare il sedicente agente indiano Lyman.

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  • 1 anno dopo...
  • Sceriffi

Una storia assolutamente straordinaria, sontuosa. Il "grande intrigo" ordito dal misterioso uomo di Flagstaff è uno dei piani criminali che più hanno messo in difficoltà Tex e pards, riuscendo a mettere fuori gioco il ranger e portando la riserva Navajo sull'orlo di una guerra indiana!

Qui GL Bonelli decide di fare davvero le cose in grande, con una trama complessa e bellissima nell'alternare le diverse situazioni che vedono all'opera i pards separatamente. Già, perché la cifra distintiva di questa storia è che Tex quasi non c'è: il numero di tavole in cui compare nell'albo "La cella della morte" non supera il 10, e anche nell'albo successivo le sue apparizioni sono piuttosto limitate! Non solo, ma una volta tornato libero, Tex continua a rimanere (per necessità, essendo ricercato) dietro le quinte, coordinando le operazioni dei pards... Carson, Kit e Tiger hanno quindi via libera ed è un piacere vederli in azione separatamente (soprattutto Carson)!

 

La storia è ricca anche di personaggi secondari, riuscitissimi, dal terribile capo dei secondini Murdock alla simpatica canaglia Clem, senza dimenticare la diabolica Myra Solano ("viso d'angelo, cuore di pietra e cervello da volpe"!). La cosa particolare è che tutti questi personaggi rimangono tutti in vita, e devo dire che non mi dispiacerebbe rivedere qualcuno di loro, in questi tempi di ripescaggi di tanti personaggi storici...

 

La storia è ovviamente indissolubilmente legata ai disegni di Nicolò - forse la più bella storia affidata a questo straordinario illustratore - tanto che, la solo nominarmi la terribile "cella della morte", è immediatamente il suo caratteristico segno che mi torna alla mente. La copertina de "In nome della legge", poi, è una delle mie preferite!

 

Ovviamente, i voti sono: 10 alla storia, 10 ai disegni!

  • +1 1
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  • co fondatore

Piccolo appunto: i detrattori del Boselli più corale dimenticano che GLB non disdegnava storie coem questa, in cui appunto l'eroe della testata compare poco per buona parte dell'episodio. Perché GLB sì e Borden no?

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In questo episodio è vero che Tex compare poco, ma è comunque l'elemento principale della storia...e personalmente, credo che paragonare questa storia bellissima a quelle di Boselli sia mettere un capolavoro di sceneggiatura a confronto di storie belle da guardare, ma che non ti rimangono impresse

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  • co fondatore

Uno: non confondere un tuo giudizio soggettivo con il pensiero della massa. Non mi sembra che i fan si siano sùbito scordati de IL PASSATO DI CARSON, GLI INVINCIBILI o PATAGONIA, tutte di Boselli, per farti solo 3 esempi. Poi, qui stiamo parlando di un'altra Storia, beninteso, i paragoni non ci stanno a far nulla.

Due: intendevo dire un'altra cosa, proporre un'altra riflessione.

 

Insomma, non hai capito cosa volevo dire :P .

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Credo di aver capito cosa intendevi....Che Tex si vede poco, e questo viene perdonato a G.L. Bonelli e non a Boselli...

E la mia risposta è che anche se ne "Il nome della legge" Tex si vede poco, comunque tutta la storia ruota intorno a lui, mentre nella maggior parte delle storie di Boselli, le storie si sviluppano intorno ad altri personaggi, e Tex diventa tipo un cooprotagonista, ma questo è il mio pensiero, non confondo il mio giudizio personale con un pensiero di massa....

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In questa stupenda avventura viene messo in discussione tutto l'operato del nostro amato ranger,il tentativo di porre fine a colui che ricerca ed attua la giustizia,senza che si ponga il problema verso chi o cosa.E' vero Tex appare poco ma tutta la storia parla di lui,e l'abilità stà proprio nel fatto di sentirlo protagonista nonostante sia proprio lui poco presente fisicamente nella storia,insomma un Tex all'improvviso diverso dal solito,ma sempre e più protagonista della propria avventura.Un avventura che ricordo e rileggo ogni tanto con sommo piacere.Dal canto mio che seguo sempre con interesse sopratutto la parte grafica degli albi un grande Erio Nicolò il cui tratto è indimenticabile sulle pagine di Tex.E' proprio questa storia,per la sua particolarità,che rende ancor più grande la gestione della sceneggiatura da parte di G.L.B.....Tex c'è poco,ma il suo carisma fà girare tutta la storia,e non stiamo a parlare di quelle odierne limitate quasi sempre dai 2 canonici albi.

Per il resto nel confronto G.L.B. e Boselli non posso che essere d'accordo con ciò che ha scritto Pino la differenza c'è è non è poco....

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  • co fondatore

Credo di aver capito cosa intendevi....Che Tex si vede poco, e questo viene perdonato a G.L. Bonelli e non a Boselli...

E la mia risposta è che anche se ne "Il nome della legge" Tex si vede poco, comunque tutta la storia ruota intorno a lui, mentre nella maggior parte delle storie di Boselli, le storie si sviluppano intorno ad altri personaggi, e Tex diventa tipo un cooprotagonista

 

Qui posso concordare con te.

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  • 3 anni dopo...

Una storia che è una pietra miliare della saga di Tex. non merita undici ma "solo" dieci :P  per il finale un po' deludente e per altre piccoli limiti....

 - l'Uomo di Flagstaff si svela al lettore per quello che è, un damerino impomatato, che da una scrivania ha governato una congiura quasi perfetta ma che si dimostra un pappamolle vigliacco, molto arrendevole: forse GLB nel finale voleva far  risaltare la sua meschinità, fatto sta che mi sarebbe piaciuto vederlo ben "gonfiato" di papagni da Tex :D anche se il suo suicidio è funzionale al finale della storia.

- La figura del rinnegato Clem, che conduce per buona parte del racconto un gioco sporco, in cui non si capisce se alla prova dei fatti tradirà o no la parola data a Tex e a Carson, non mi ha fatto impazzire...

- Poteva forse essere meglio valorizzato il ruolo di lyman, l'agente indiano.

- La bella Myra e Clay, nonostante forniscano a Tex le "armi" per sconfiggere Mr. Pezzogrosso avrebbero meritato una punizione più dura. Sarebbe bello rivedere la maliarda Myra implicata in un' altra congiura...

A parte questi pochi limiti, dovuti in larga misura alla lunghezza della storia, "In nome della Legge"  rimane una tra le migliori storie texiane, in cui Tex rischia davvero l'osso del collo contro un "Ring" formidabile per capacità economiche, coperture politiche e appoggi in ogni ambiente altolocato.

Una menzione speciale la merita Piccolo Falco: in questa storia è maturo in modo sorprendente, assume il comando della Riserva e guida la ritirata ordinata del suo popolo evitando di impegnarsi in combattimento coi soldati. Forse è la storia in cui il figlio di Tex mi è piaciuto di più.

Bei personaggi sia il "signor"Murdock, il gorilla a capo dei secondini, sia Victorio il capo banda Mojave...

capitolo dialoghi: forse non memorabili come in altre storie, ma comunque ben assortiti. I disegni di Nicolò sono nella media del periodo e ben si adattano all' ambientazione carceraria e a quella cittadina, molto meno nella rappresentazione dei nativi ...

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CAPOLAVORO...seppur con qualche difetto.
Le storie carcerarie mi sono sempre piaciute e questa non fa eccezione, anche se gli avvenimenti che si svolgono all'interno del penitenziario occupano circa un terzo, o poco più, della storia.
Quello che mi è piaciuto di più è stato l'utilizzo degli altri pards, che vengono resi nel loro effettivo potenziale, che é quello di individui eccezionali, sicuramente al di sopra della norma, ma bisognosi comunque, per la risoluzione definitiva della vicenda, della presenza di Tex, senza il quale riescono solamente a tamponare lo scorrere degli eventi.
Le note negative consistono, a mio parere: nella conclusione della vicenda, da me ritenuta troppo tenue rispetto ai torti subiti. Come minimo mi sarei aspettato una vendetta da parte di Tex tipo quella de "Il giuramento".
Secondo difetto, e non di poco conto, é l'identità del macchinoso organizzatore dell'intrigo: un perfetto signor nessuno.
Disegni molto buoni. Nicolò sempre a livelli alti.
Voto alla storia: 9,8
Voto ai disegni: 9

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  • 1 mese dopo...

Ci troviamo al cospetto di uno dei capisaldi della settantennale serie. Un episodio fiume che, sebbene a tratti risenta un po' dell'eccessiva estensione, mantiene un'intensità emotiva degna di nota. Si parte da uno spunto di soggetto non del tutto originale, ovverosia l'ennesima congiura per eliminare Tex e mettere le mani sui giacimenti Navajo, ma la complessa trama architettata da G.L. Bonelli, una solida sceneggiatura e la minuziosa caratterizzazione dei numerosi personaggi che vi operano, rendono celebre la storia. Il nostro ranger diviene vittima di una macchinazione machiavellica e rischia seriamente il patibolo; solo grazie la preziosa mediazione di Carson che corrompe gli aguzzini e il prestigio di cui gode Aquila della Notte nei confronti dei Mohaves di Victorio, che si evita il peggio e si può partire al contrattacco per stanare e punire i colpevoli. Eccezionale pure il ruolo di Kit e Tiger, che in assenza di Tex riescono, con maturità e polso fermo, a scongiurare una violenta rivolta Navajo, dopo le numerose provocazioni di Lyman, atte a far intervenire l'esercito per lasciar terreno libero agli speculatori nella riserva. La storia presenta memorabili scene, numerosi doppio gioco, ricatti e una sfilza importante personaggi ben strutturati. Da Myra Solano, passando per Clem; dall'aguzzino Murdoch a Clay, non tacendo dei vari Victorio, Lyman, Foster, Fred: una vera girandola di pedine molto ben funzionali nella scacchiera dell'autore. G.L. Bonelli, dopo aver tenuto incollato alla numerosissime pagine il lettore, sembra alla fine volerlo prendere bonariamente un po' in giro: infatti mantiene l'assoluta segretezza sull'identità del capo congiura per la durata di quattro albi, lasciando supporre il ritorno di chissà quale vecchio avversario, per poi nel momento clou, stupirlo (e deluderlo un po'!) con un perfetto carneade, tanto abile nel tessere un diabolico intrigo, quanto codardo nell'estremo atto finale. I disegni di Nicolò si snodano senza grandi incertezze e picchi, lungo l'intera durata dell'episodio, ma non nascondo che il suo ineccepibile stile un po' troppo lineare per i miei gusti, alla lunga mi annoia e preferisco altre mani, magari meno pulite stilisticamente, ma molto più dinamiche e coinvolgenti. Il mio voto finale è 9.

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Senza alcun dubbio è una di quelle storie che hanno contribuito a creare e trasmettere il Mito di Tex quale  è giunto sino a noi. Il capolavoro di Gianluigi Bonelli è stato appunto quello di saper costruire, adoperando uno spunto iniziale in sé non originalissimo, una trama che definire complessa è forse riduttivo, infarcita com'è di personaggi complessi e spesso contraddittori, tutti caratterizzati in maniera impeccabile, e di trame che si intersecano tra loro per poi riunirsi. Le peripezie di Tex, oltretutto, hanno prodotto tra i propri effetti anche una valorizzazione non sempre eguagliata, né prima né dopo, dei suoi tre pards, che probabilmente sgombri della "ingombrante" presenza di Tex al loro fianco, hanno potuto godere di totale autonomia decisionale, benché probabilmente non facendo altro che ragionare come avrebbe ragionato lui. Ho apprezzato anche i disegni di Nicolò, contraddistinti dal suo tipico tratto senza fronzoli ma al contempo senza incertezze.

Modificato da juanraza85
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  • 3 mesi dopo...

Eccezionale avventura, ricchissima di intrighi, di personaggi, di scene di  pathos come l' addio tra Tex e il figlio. Mi ha sorpreso alla fine  che  l uomo di Flagstaff fosse un perfetto sconosciuto, ma secondo me per me è  stato  meglio così: il tema  principale della storia è  il complotto, non la vendetta.

Nicolò è splendido come sempre, riesce a rendere l' atmosfera western con uno stile classico inimitabile.

10, ovviamente.

 

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  • 3 mesi dopo...

Leggendo della prossima uscita del brossurato "La cella della morte", sono andato a rileggere dalla mia collezione i mensili dal 141 al 145.

Ho trascorso alcune ore di relax e di intenso piacere.

Come molti altri miei coetanei, sono cresciuto, maturato e poi invecchiato a pane e Tex.

Pur con tutte le possibili e corrette contestualizzazioni del caso, quando mai sarà possibile leggere soggetti, sceneggiature, e poi ammirare i precisi disegni di quegli anni gloriosi?

Non è certamente possibile, perciò raccomando a tutti quegli amici che non conoscono questa avventura di non perdersi il brossurato di prossima uscita.

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<span style="color:red;">45 minuti fa</span>, francob dice:

Leggendo della prossima uscita del brossurato "La cella della morte", sono andato a rileggere dalla mia collezione i mensili dal 141 al 145.

Ho trascorso alcune ore di relax e di intenso piacere.

Come molti altri miei coetanei, sono cresciuto, maturato e poi invecchiato a pane e Tex.

Pur con tutte le possibili e corrette contestualizzazioni del caso, quando mai sarà possibile leggere soggetti, sceneggiature, e poi ammirare i precisi disegni di quegli anni gloriosi?

Non è certamente possibile, perciò raccomando a tutti quegli amici che non conoscono questa avventura di non perdersi il brossurato di prossima uscita.

Ma basta anche quello che hai fatto tu. Procurarsi i numeri dal 141 al  145  in una qualsiasi ristampa, meglio in bianco e nero, ma questa è una mia idea personale, e leggerla. Per me una storia bellissima da 9/10.

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Un film altrochè. L'ho riletta più volte sia sulla serie inedita sia sulla Csac e ogni volta l'apprezzo sempre di più. Non sono propriamente un fan di Nicolò,

ma in questo caso ha fatto un lavoro ineccepibile. A chi l'ha persa consiglio assolutamente il brossurato.

 

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  • 4 mesi dopo...

Il primo Tex acquistato, a dodici anni, fu il n. 382, La Tigre Nera.

Da allora, non ho mai perso un albo della serie gigante. Ma, pur avendone sempre avuto l'intenzione, non ho mai recuperato gli albi precedenti al mio primo acquisto.

Possiedo i primi 10 numeri di TuttoTex e molti altri albi li ho letti attingendo dalla collezione di un mio zio.

Mi rimangono, però, molti buchi e In nome della legge rientrava in uno di questi.

 

Per tale ragione, ho approfittato della recente ristampa dell'intera storia per leggere questa pietra miliare della saga texiana.

 

Si tratta, a mio giudizio, di un vero capolavoro.

Il lettore viene scaraventato nel buio della prigione di Vicksburg insieme a Tex e da allora tenta, insieme a lui i riemergere. Ma Gian Luigi Bonelli ha allestito una trama complessa, in cui la situazione si ingarbuglia ogni volta che sembra esserci un barlume di luce.

 

I tre pard di Tex, privi della loro guida, mostrano tutte le loro abilità. Mi è molto piaciuta, in particolare, l'autorevolezza mostrata da Piccolo Falco nel guidare la propria gente, evitando lo scontro con l'esercito che avrebbe portato alla rovina del Navajos.

 

Gli avversari del nostro ranger sono tutti ben caratterizzati, fatta accezione per l'uomo di Flagstaff, che risulta un po' grigio. Notevole è anche l'uso narrativo dei numerosi amici di Tex, che, pur di fronte a elementi da cui emerge inequivocabilmente la colpevolezza del nostro eroe, non perdono la fiducia in lui e, soprattutto, l'umanità.

 

Paradossale risulta che Tex si sia reso complice di un'evasione di massa. Ma se chi rappresenta la legge si comporta peggio di un bandito, allora il comportamento di Aquila ella Notte è del tutto naturale.

 

Tradizionali, e per questo gradevoli, i disegni di Nicolò.

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