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TWF - Tex Willer Forum

[357/358] La Mano Nella Roccia


Pedro Galindez
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Voto alla storia  

42 utenti hanno votato

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Soggetto e sceneggiatura : Claudio Nizzi
Disegni: Alberto Giolitti ( Gilbert )
Periodicità mensile: Luglio 1990 - Agosto 1990
Inizia nel numero 357 a pag. 40 e finisce nel numero 358 a pag. 98



Presso Gallup, il bandito Fraser evade da un vagone ferroviario con l'aiuto del corrotto sceriffo Beckman e Kit Willer viene ferito dai compari del gaglioffo. Tex e Carson inseguono la combriccola, che intanto si è già sfoltita da sola: c'è in ballo un malloppo nascosto e nessuno vuole dividerlo con gli altri! Giunti nella ghost town di Silver Hole per dissotterrare il bottino, i banditi Fraser e Thorpe vengono presi a fucilate da un loro vecchio complice, Lomax, dato per morto. E all'arrivo dei pards cala il sipario sulla tragedia: Thorpe era già stato imbottito di piombo, Fraser si sfracella in fondo a un pozzo e Lomax muore morso dai crotali.



© Sergio Bonelli Editore

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Questa storia, che, a tanti anni di distanza da "Sabbie insanguinate" segna il ritorno su "Tex" di Alberto Giolitti, presenta diversi elementi narrativi western abbastanza consueti nella serie ( un assalto al treno, una tempesta di sabbia, agguati ed insidie ecc. ), però combinati con buon ritmo ( come mostrano i numerosi colpi di scena della parte finale, che tengono viva fino all'ultimo l'attenzione del lettore ) e insaporiti da alcune situazioni divertenti ( lo spavento del bambino sul treno alla vista dell'aspetto truce di Fraser ) e da qualche carattere bene individuato ( in particolare lo sceriffo Beckman, con la sua aria ingannevolmente bonaria e la coppia Amos e Lizzy Quincy ) . Tex e Carson ( Kit Willer e Tiger sono invecepuramente decorativi,

con il primo che esce subito di scena, ferito dai banditi, mentre il secondo viene facilmente tenuto a bada da una pistola spianata
) si fanno trovare sempre pronti allorch? vengono chiamati all'azione; non sono loro tuttavia a liquidare i "cattivi" principali
(il loro carniere comprende alla fine soltanto Amos Quincy)
, ma il gioco capriccioso della sorte, cosa che diminuisce alquanto la loro incidenza nella storia. I disegni di Alberto Giolitti sono meravigliosi sul piano dei paesaggi e, malgrado il suo Tex così tanto "americano medio cinquantenne", buoni per la resa dei personaggi ( a parte forse Kit Willer, copia ringiovanita ed infantilizzata del padre ). In sintesi, per me:soggetto 7,5sceneggiatura 8+disegni 8,5
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Fraser... non è l'ennesimo cattivo identico a Lee Van Cleef? A parte questo... a me è sembrata una storia abbastanza ben riuscita, molto classica... da 7.5 liscio e meritato... anche se Lomax che muore solo per la mano del destino mi piace poco... a essere sincero, odio queste chiusure di scena col "destino"... o meglio, una cosa è se il destino viene perchè l'omino è rincorso da Tex o altri (quindi sbaglia una manovra, si volta per sparare e non vede un albero, casca da cavallo e si rompe l'osso del collo), ma quando avviene così solo perchè il "cattivo" (lomax non lo definirei proprio cattivo a esser sincero) DEVE morire... nah non mi piace. Un esempio è pure la cinese dell'ultimo speciale... frega tutti, prende i diamanti... soi crede morta e...viene divorata da uno squalo di passaggio... questa volta pure peggio percfh? Tex non lo sapr? mai... tristezza (tra l'altro stendiamo un velo pietoso sulla didascalia "Ma il destino è in agguato...")... ci credete se vi dico che ho strappato l'ultima pagina?

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  • 1 anno dopo...

La storia non e' un granche', quasi un riempitivo. Infatti esce dopo il capolavoro de "La congiura" e prima di "Sioux", un altra bella storia. Mi ricordo che la lessi in diretta, in quell'estate del 1990, e non mi entusiasmo' piu' di tanto. Riprendendola in questi giorni, in versione colorizzata, il mio giudizio non si discosta molto da allora. La trama in puro stile western, molto semplice, seppur con diversi colpi di scena, non e' altro un occasione per Giolitti di dare il meglio di se' con quelle vignette piene di polvere, ghost town, deserto etc... Credo che Nizzi, nel scrivere la sceneggiatura di questa storia, abbia tenuto conto dello stile dell'artista, confezionandogliela apposta.
Lasciando a casa Kit e Tiger dopo un breve cameo,Nizzi lancia l'eterna coppia costituita da Tex e Carson in una caccia ai banditi che si risolve a Silver Hole, una delle tante boom town del West. Ma in quest'avventura i due pards per avere la meglio sui fuorilegge, non devono faticare troppo, a parte una breve sparatoria nei pressi della miniera. Sono i fuorilegge stessi che facilitano il compito dei due rangers, ammazzandosi a vicenda. Quindi niente di avvincente.
I disegni di Giolitti sono spettacolari, e leggendo l'albo sembra veramente di avvertire la sabbia del deserto dappertutto. Unico neo, il volto di Tex. Peccato che l'artista non e' riuscito mai ad imprimere un volto decente al ranger. Sembra la versione di un Dean Martin gia' al di la' con gli anni.


Storia: 6
Disegni 8

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Leggendo questa avventura non posso fare a meno di definirla come un'occasione persa. Un'occasione persa per creare un ennesima storia da 10. E dire che, appena iniziata, le premesse le aveva tutte:disegni di Gilbert fantastici, un assalto al treno, i quattro pards al completo... peccato davvero per come si sviluppa la vicenda, una gara ad eliminazione che compromette notevolmente il "Tex nella storia" e le aspettative del lettore. La storia è comunque leggibile, con dei personaggi ben caratterizzati. Mi ha colpito la coppia Quincy , e in particolare Amos. Sia Nizzi che Gilbert riescono in pieno nel rappresentare il suo (eccessivo) desiderio di vendetta nei confronti dello sceriffo, che lo rivelano per tutta la sua crudeltà.

uccide lo sceriffo come se fosse la cosa più normale del mondo, solo perchè "colpevole" di averlo tenuto in cella per una settimana!
Voto:Storia:7/10Disegni:10-/10
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  • 1 anno dopo...

A me questa storia è piaciuta molto, probabilmente hanno influito molto i disegni di Giolitti. Secondo me è uno dei classici casi in cui lo sceneggiatore, in questo caso Nizzi, riesce a coniugare perfettamente il ritmo narrativo con dei continui colpi di scena a una lunghezza non eccezionale del racconto. Tex e Carson fanno un p? da spettatori al naturale evolversi degli eventi ma ogni tanto non guasta. Come detto i disegni di Giolitti sono eccellenti, belle le caratterizzazioni dei personaggi di contorno come la mamma e il bimbo sul treno, e le scene in pieno deserto e nella città fantasma. Forse solo un p? da abituarcisi la faccia di Tex. Voto 10 a storia e disegni.

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  • 1 anno dopo...

Questa storia, che, a tanti anni di distanza da "Sabbie insanguinate" segna il ritorno su "Tex" di Alberto Giolitti, presenta diversi elementi narrativi western abbastanza consueti nella serie ( un assalto al treno, una tempesta di sabbia, agguati ed insidie ecc. ), però combinati  con buon ritmo ( come mostrano i numerosi colpi di scena della parte finale, che tengono viva fino all'ultimo l'attenzione del lettore ) e insaporiti da alcune situazioni divertenti ( lo spavento del bambino sul treno alla vista dell'aspetto truce di Fraser ) e da qualche carattere bene individuato ( in particolare lo sceriffo Beckman, con la sua aria ingannevolmente bonaria e la coppia Amos e Lizzy Quincy  ) . Tex e Carson ( Kit Willer e Tiger sono invecepuramente decorativi,

con il primo che esce subito di scena, ferito dai banditi, mentre il secondo viene facilmente tenuto a bada da una pistola spianata
  ) si fanno  trovare sempre pronti  allorch? vengono chiamati all'azione; non sono loro tuttavia a liquidare i "cattivi" principali
(il loro carniere comprende alla fine soltanto Amos Quincy)
, ma il gioco capriccioso della sorte, cosa che diminuisce alquanto la loro incidenza nella storia. I disegni di Alberto Giolitti sono meravigliosi sul piano dei paesaggi e, malgrado il suo Tex così tanto "americano medio cinquantenne", buoni per la resa dei personaggi ( a parte forse Kit Willer, copia ringiovanita ed infantilizzata del padre ). In sintesi, per me:soggetto 7,5sceneggiatura 8+disegni 8,5
Quoto Pedro, perchè mi ritrovo totalmente nel suo bel commento a questa storia, anche se io avrei dato un nove e mezzo alla sceneggiatura e ai disegni. Questa storia mi è infatti piaciuta davvero tanto, con questa sua avvincente trama da spaghetti western. In particolare, mi ricorda Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo: qui, come nel film, due farabutti sono alla ricerca di un tesoro, con solo uno di loro che ha un'informazione e l'altro ha comunque un asso nella manica (qui, l'asso nella manica è rappresentato da una pistola, nel film i due farabutti avevano ciascuno un'informazione complementare a quella che aveva l'altro sul luogo in cui era nascosto il tesoro). E non è probabilmente un caso se, per uno degli "interpreti" di questa storia, Gilbert si sia ispirato a Lee Van Cleef, segno che probabilmente anche al disegnatore questa storia rievocava le atmosfere dei western sporchi e cattivi di leoniana memoria. Ma, se il soggetto è classico e poco originale, ritengo che la sceneggiatura sia orchestrata perfettamente, dalle battute iniziali (una chicca la scena del bambino spaventato) alla fase finale nella ghost town. Forse, ammetto che nella ghost town si sarebbe potuta creare un p? più di atmosfera, ma qui parlo solo perchè le scene ambientate nelle boom town abbandonate mi hanno sempre appassionato molto e ho nella mente le sequenze di Colorado Belle, Tornado e L'Ultima Diligenza: probabilmente, Boselli è più efficace su questi "teatri" rispetto a questo Nizzi, e forse il contributo di Font, disegnatore potentemente evocativo, è decisivo in questo senso. Ma anche i personaggi sono splendidamente caratterizzati, dai due farabutti centrali allo sceriffo Beckman (forse un p? forzata la preveggenza di Carson e Tex nei suoi confronti), duro, farabutto e doppiogiochista come pochi, allo stesso Amos e moglie (non trovo affatto forzato il fatto che il vecchio Amos covi desideri di vendetta nei confronti dello sceriffo: è un balordo della peggior specie, ed è assolutamente credibile che sia disposto ad ammazzare colui che in passato lo ha umiliato, oltre al fatto che in tal modo può impossessarsi di cento dollari, della sella, delle armi, del cavallo e persino dei vestiti! dello sceriffo). Lo stesso Lomax, nel suo essere mattoide, mi sembra credibile (ed anzi mi ricorda anch'esso quei personaggi anziani, strampalati e dalla voce stridula dei film di Sergio Leone) e forse, una volta tanto, avrei lasciato vincere il "cattivo", nel senso che avrei eliminato la scena dei serpenti consentendo al bandito di godersi i frutti della sua vita traviata: non è molto texiano, ma avrebbe aggiunto un tocco d'originalità. I disegni di Gilbert: mi ritrovo in quello che dice Pedro sui visi dei pards, e nel corpo del commento, sopra, ho scritto che la sua ghost town era meno evocativa di quelle di Font. Con questo, però, non voglio sminuire lo splendido lavoro di questo artista (non a caso gli ho dato nove e mezzo): i suoi disegni sono semplicemente fantastici, e condivido con West10 il rammarico per aver visto così poco in Tex un disegnatore a dir poco superlativo. In sintesi, per me questa storia è tutt'altro che un riempitivo: è invece un'altra gran bella storia del Nizzi dei tempi d'oro.
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  • 1 anno dopo...

Altro che riempitivo... sono storie come questa che fanno capire quanto fosse bravo Claudio Nizzi. Ancora una volta, da un'idea apparentemente senza troppe pretese, tira fuori un gioiellino che resta impresso nella mente del lettore. Personaggi riuscitissimi, un intreccio coinvolgente, un finale a sorpresa... che cosa chiedere di più?Unica piccola pecca, il ruolo troppo marginale di Tiger e Kit. A me è piaciuta quanto "la congiura" e " Sioux"... Trama: 9Disegni: 8

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  • 4 anni dopo...

Il tesoro sepolto in una città fantasma è un argomento tipicamente western, sviscerato mille volte ma mai banale...

La storia parte dalla fuga di Joe dal treno, liberato da una banda di scampaforche, cui si aggiunge anche lo sceriffo,che è d accordo  fin dall' inizio coi banditi.l inseguimento,avvincente,  è reso complicato dal momento che i componenti della banda si "azzannano" tra loro...alla fine ne rimarranno solo due più il bandito eremita abbandonato l anno precedente nella città morta e creduto sepolto da tutti,che però verrà punito dal fato...

L' unico appunto che muovo a questa storia è la mancanza di azione e la poco incisività di Tex, che segue i banditi e interferisce poco nello svolgimento e nel finale della storia.

 

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  • co fondatore

Quando uscì questa storia rimasi colpito dalla copertina. Non sarà stato più il Galep dei tempi d'oro, ma ancora sapeva fare cover d'effetto.

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Bella storia nella quale vi sono molti colpi di scena e momenti di tensione, oltre che tradimenti in tutte le salse.
I disegni aiutano ad aumentare il giudizio per quella che rimane comunque una discreta storia di un Nizzi in stato di grazia.
Voto alla storia: 7

Voto ai disegni: 9

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Un capolavoro! Un autentico gioiellino della saga! Veramente, è  una delle storie più  belle che abbia  mai letto.

Premesso che i disegni di Giolitti li trovo semplicemente  PAZZESCHI in tutto, nei paesaggi , negli edifici, nei pards  ( che a differenza di molti altri utenti, io trovo tra i migliori, compreso quello di Tex, nella sua aticipita) e soprattutto nei personaggi, davvero  magnifici, e ottime e spesso divertenti le loro espressioni  facciali( voglio ricordare, a questo proposito, l' ottima caratterizzazione grafica del vecchio macchinista:lol2:) .  La storia ha dei dialoghi superlativi, è  piena di colpi di scena:Ave:, ha delle ottime  idee     ( quali quella di fare in modo che ognuno dei due banditi  abbia un vantaggio sull' altro) e delle ottime scene, quali il momento  in cui si scopre della scomparsa del vagone passeggeri, quella  iniziale sul treno, la morte dei due banditi in un canyon , il discorso finale di Tex sullo sceriffo Beckham, quasi lirico, e la morte dello sceriffo.

Davvero, la ritengo forse la storia più  sottovalutata dell' intera collezione texiana. A mio giudizio, andrebbe semore citata tra le migliori. È  vero  che Tex e Carson compaiono  poco, ma ogni tanto ci puo' stare. Tra l' altro, l' albo          " La mano nella roccia"  fu uno dei primi tex che lessi. Il secondo lo ebbi solo anni dopo, e ogni volta che rileggevo p' albo facevo delle ipotesi su come continuasse, e desideravo che la vecchia e Amos morissero ( ero molto piccolo:D). Tra  l' altro , sempre a causa del fatto che ero piccolo, non mi ero reso conto che lo sceriffo  fosse alleato dei banditi, anche  perché  non me lo sarei mai aspettato.  :ohmy:

10

Modificato da Grande Tex
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  • 1 mese dopo...

Episodio molto breve che incarna perfettamente tutti gli stilemi del western classico. L'assalto al treno, la ricerca del bottino nascosto, la caccia ai banditi degli uomini di legge, tempeste di sabbia e sparatorie nella ghost town, tutti elementi che hanno reso celebre l'epopea del selvaggio West e che Nizzi gestisce con molta abilità, architettando una trama, non certo originalissima, ma molto ben strutturata e piacevole. Ciò che irrobustisce l'esile soggetto, è la notevole caratterizzazione dei banditi; proprio la diffidenza che serpeggia nella banda dopo la liberazione di Fraser dal treno, mette pepe alla parte centrale della storia. Thorpe e il detenuto fuggiasco si rivelano ben presto più velenosi e letali di due scorpioni. fanno fuori i primi due complici sotto una valanga di massi in una gola (scena molto d'impatto a mio avviso, con una resa grafica magistrale, ma su Giolitti tornerò in seguito), per poi far eliminare da un bislacco alleato, il sempre vigile sceriffo Beckman, altro "giuda" ben tratteggiato dallo sceneggiatore. Rimasti soli, i due villain finiscono con lo scornarsi fra loro, ognuno con un vantaggio rispetto all'avversario: la conoscenza dell'ubicazione del tesoro per Fraser, e la pistola per Thorpe. "Fra i due litiganti, il terzo gode" recita il proverbio e proprio lo svitato Lomax, bandito dato per morto da Fraser, finirà per spuntarla fra i due. Un po' banale la fine di Thorpe, che si fa impallinare come un tordo e pure Fraser finisce col fare una fine magra, precipitando in un fosso nella miniera. Lomax, a sua volta, dopo aver coltivato a lungo la vendetta ed essere giunto a un passo dalla vittoria, morirà banalmente a causa di un crotalo durante il recupero della grana: la tipica giustizia divina sempre molto presente fra le pagine della saga. E Tex? Proprio la poca incisività dei nostri, rappresenta il punto debole dello scoppiettante episodio. I due rangers, si limitano a un lungo inseguimento, senza interferire con gli eventi che portano alla distruzione intestina della banda. Esclusa la liquidazione di Amos Quincy e il recupero del bottino, avvenuto grazie a un provvidenziale aiuto della dea bendata, i protagonisti fanno ben poco; ricorda vagamente la trama della storia bonelliana "Dinamite", ma lì almeno il cinese cade sotto il piombo di Tex. Togliendoli dalla sceneggiatura, la storia avrebbe funzionato lo stesso e questo fattore non è positivo in un episodio di "Aquila della Notte" secondo il mio punto di vista. Palese l'omaggio dell'autore agli spaghetti western di Sergio Leone e non è casuale che le fattezze di Fraser ricordino vagamente (per usare un eufemismo) il famoso attore Van Cleef. Un grosso rimpianto la prematura morte di Giolitti che ci impedì di vederlo più spesso sulla saga, una volta arruolato da Sergio Bonelli agli inizi degli anni '90. I suoi disegni sono strepitosi e lo stile fatto apposta per il genere western! Sfondi da urlo, un panneggio eccezionale, il migliore visto sulla saga fino allora (solo Villa tiene il passo su questa caratteristica), la grande capacità di far "bucare le vignette" e dare l'impressione al lettore di poter respirare la polvere del deserto e sentire l'odore del legno marcito delle costruzioni in rovina. Peccato solo per la "strana" rappresentazione di Tex, che appare molto invecchiato e poco idoneo con lo standard grafico del personaggio, ma visto l'elevato livello del resto, gli si perdona facilmente questa lieve debolezza. Il mio voto finale è 7

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  • 10 mesi dopo...
On 27/1/2019 at 22:52, Condor senza meta dice:

I due rangers, si limitano a un lungo inseguimento, senza interferire con gli eventi che portano alla distruzione intestina della banda. Esclusa la liquidazione di Amos Quincy e il recupero del bottino, avvenuto grazie a un provvidenziale aiuto della dea bendata, i protagonisti fanno ben poco; ricorda vagamente la trama della storia bonelliana "Dinamite", ma lì almeno il cinese cade sotto il piombo di Tex. Togliendoli dalla sceneggiatura, la storia avrebbe funzionato lo stesso e questo fattore non è positivo in un episodio di "Aquila della Notte" secondo il mio punto di vista.

 

Ho inoltre trovato strano che Tex e Carson non si chiedessero che fine avessero fatto i cavalli dei banditi (nascosti dallo svitato Lomax) e non avessero quindi compreso che c'era un terzo uomo in quella città morta (altra stranezza è la profusione di proiettili che Lomax riserva ai suoi ex amici ora avversari: dove aveva trovato le munizioni per ricaricare il proprio fucile, in quella città deserta?).

 

Ma, a parte la "piccionaggine" dei pards e la loro totale inconsistenza nel determinare le sorti dei banditi, credo che la storia sia veramente bella: l'appagamento della lettura mi fa quindi ben accettare che Tex e Carson, una volta tanto, restino in ombra e facciano da spettatori, loro quanto noi, di questa divertente vicenda profondamente western.

 

On 27/1/2019 at 22:52, Condor senza meta dice:

Un grosso rimpianto la prematura morte di Giolitti che ci impedì di vederlo più spesso sulla saga, una volta arruolato da Sergio Bonelli agli inizi degli anni '90. I suoi disegni sono strepitosi e lo stile fatto apposta per il genere western! Sfondi da urlo, un panneggio eccezionale, il migliore visto sulla saga fino allora (solo Villa tiene il passo su questa caratteristica), la grande capacità di far "bucare le vignette" e dare l'impressione al lettore di poter respirare la polvere del deserto e sentire l'odore del legno marcito delle costruzioni in rovina. Peccato solo per la "strana" rappresentazione di Tex, che appare molto invecchiato e poco idoneo con lo standard grafico del personaggio, ma visto l'elevato livello del resto, gli si perdona facilmente questa lieve debolezza

 

Come non quotarti? Giolitti ti porta letteralmente a respirare la polvere della ghost town, è semplicemente strepitoso. Con Tex e Carson non è il massimo, ma il resto è un vero spettacolo.

  • +1 1
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  • 4 mesi dopo...

Bella storia, che ogni volta si lascia rileggere con piacere, per merito di un Nizzi nel pieno dei suoi anni migliori, che ha saputo sapientemente conciliare relativa brevità, colpi di scena ed elementi salienti, benché veda i Nostri fare soprattutto da spettatori. Una storia che, pur non essendo un capolavoro, rischia forse di passare un po' inosservata per via del fatto di essere stata incastonata tra una autentica pietra miliare quale La congiura ed un'altra storia di altissimo livello come Sioux, ma che probabilmente, se pubblicata nel contesto di un qualsiasi altro centinaio di storie che non fosse questo in cui è inclusa, avrebbe potuto ritagliarsi ben altra considerazione. 

 

Le primissime battute della vicenda, magari, possono lasciare perplessi, in primis per quanto concerne la reazione un po' troppo impulsiva di Kit: è giovane e può certo commettere eccessi di avventatezza, ma data l'esperienza che ha acquisito ed i maestri che ha avuto avrebbe potuto gestirsi meglio e gestire meglio la liberazione del detenuto Joe Fraser. Anche il fatto che i macchinisti non si siano accorti che i complici di Fraser avessero staccato l'ultimo vagone mi suona come molto strana: possibile che, pur avendo loro stessi notato la maggiore celerità del convoglio nel procedere, non sia mai venuto loro in mente di girare la testa e guardare in coda al treno?

 

Fortunatamente, se l'inizio può destare queste perplessità, la storia si riprende immediatamente al meglio, soprattutto grazie all' ottima caratterizzazione che Nizzi conferisce all'astuto e spietato Thorpe: si occupa della liberazione di Fraser fingendo di prendere in ostaggio il corrotto sceriffo Beckman, poi si premura di seppellire sotto una frana i due complici più sacrificabili, a seguire conduce Fraser e Beckman presso la baracca di un conoscente che, dietro pagamento, elimina lo sceriffo, infine riesce a farsi condurre da Fraser presso il nascondiglio di un sostanzioso gruzzolo, bilanciando lo svantaggio di non conoscere il punto preciso in cui Fraser ha occultato il denaro con l'aver dotato quest'ultimo di una pistola caricata a salve per evitare sorprese da parte sua. Un piano che rasenta la perfezione, rovinato dalla variante non prevista data dalla presenza sul posto di Martin Lomax, ex complice di Fraser, quasi morto per mano sua ed ansioso di vendicarsi. 

 

Proprio l'ingresso in scena di Lomax, a mio parere, conferisce alla storia il quid che la rende interessante: miracolosamente salvatosi da una morte pressoché certa, provvede a spostare la refurtiva e, dopo aver atteso pazientemente il ritorno di Fraser, gioca con lui come il gatto fa col topo, dapprima eliminando Thorpe e poi burlandosi dell'ex complice, che dal canto proprio si ritrova così a vivere una sorta di contrappasso dantesco, ritrovandosi nella medesima situazione in cui lui era precedentemente nei confronti di Thorpe (ed anche successivamente, allorquando cade in un cunicolo, sulla falsariga di Lomax che mesi prima aveva gettato in un pozzo). Da incorniciare ed al contempo da lasciare di stucco, infine, la morte di Lomax: liberatosi della coppia Fraser/Thorpe, ed essendo riuscito a passare fortunosamente inosservato agli occhi di Tex e Carson nel frattempo sopraggiunti, dopo essere uscito indenne da tante peripezie trova la fine della pista a causa del morso di due serpenti a sonagli che si erano aggrovigliati alla sacca del denaro. Una fine a mio avviso geniale nella sua assurdità, ed anche dal forte sapore metaforico e "karmico" circa il destino delle imprese disoneste.

 

Proprio lo spazio forse ridotto potrebbe aver costretto invece Nizzi a relegare Tex e Carson in una posizione un po' più defilata del solito. La sola vera sparatoria che i due pards affrontano è quella presso la baracca di Amos Quincy, nelle altre due circostanze in cui mettono mano alle armi provocano indirettamente la morte di Fraser e tolgono di mezzo i serpenti che avevano ucciso Lomax. Per il resto, si può appunto dire che si limitano a seguire gli sviluppi della vicenda prendendosene infine i meriti, magari facendo un po' storcere il naso ai puristi, ma per quanto mi riguarda una volta ogni tanto può anche passare.

 

Poco da dire riguardo ai disegni di Giolitti: magari la sua raffigurazione di Tex e Carson non è tra le migliori in assoluto, ma i paesaggi che ci ha regalato in questa storia lasciano a dir poco a bocca aperta.

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  • 7 mesi dopo...

Allora...Sto recuperando un po' di albi soprattutto dei 300. Disegni di Giolitti meravigliosi, trama classica ma non noiosa, comprimari ben caratterizzato, colpi di scena. Nizzi sul pezzo.

On 10/5/2011 at 00:03, West10 dice:

A me questa storia è piaciuta molto, probabilmente hanno influito molto i disegni di Giolitti. Secondo me è uno dei classici casi in cui lo sceneggiatore, in questo caso Nizzi, riesce a coniugare perfettamente il ritmo narrativo con dei continui colpi di scena a una lunghezza non eccezionale del racconto. Tex e Carson fanno un p? da spettatori al naturale evolversi degli eventi ma ogni tanto non guasta. Come detto i disegni di Giolitti sono eccellenti, belle le caratterizzazioni dei personaggi di contorno come la mamma e il bimbo sul treno, e le scene in pieno deserto e nella città fantasma. Forse solo un p? da abituarcisi la faccia di Tex. Voto 10 a storia e disegni.

 

On 3/12/2018 at 10:32, Barbanera dice:

Il tesoro sepolto in una città fantasma è un argomento tipicamente western, sviscerato mille volte ma mai banale...

La storia parte dalla fuga di Joe dal treno, liberato da una banda di scampaforche, cui si aggiunge anche lo sceriffo,che è d accordo  fin dall' inizio coi banditi.l inseguimento,avvincente,  è reso complicato dal momento che i componenti della banda si "azzannano" tra loro...alla fine ne rimarranno solo due più il bandito eremita abbandonato l anno precedente nella città morta e creduto sepolto da tutti,che però verrà punito dal fato...

L' unico appunto che muovo a questa storia è la mancanza di azione e la poco incisività di Tex, che segue i banditi e interferisce poco nello svolgimento e nel finale della storia.

 

Ogni tanto non guasta vedere i pards "vittime" degli eventi ci può stare soprattutto se la storia ti tiene ed i personaggi sono ben descritti.

Comunque storia da 7 pieno.

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  • 1 anno dopo...

Nel tread dedicato all'albo inedito attualmente in edicola (Le frecce dei nemici) ho letto qualche lamentela sulla mancata centralità di Tex nello sviluppo della storia.

Nelle stesse ore mi sono gustato La mano nella roccia, in cui il nostro ranger, in coppia con Carson, ha un ruolo piuttosto marginale nei fatti che riguardano Joe Fraser e i suoi compagni d'avventura, quanto meno fino al conflitto a fuoco proprio con Fraser.

Eppure, l'opinione generale su questa storia (e anche la mia) è buona.

Questo, a mio avviso, significa che la "regola" per cui Tex debba essere sempre al centro della scena semplicemente non esiste, e deriva solo da alcune improvvide interviste in cui Nizzi ha espresso simile principio che, peraltro, nella sua lunga carriera di sendeggiatore di Tex ha più volte violato.

D'altra parte, come non ricordare ll fiore della morte, in cui addirittua G.L. Bonelli ha reso inutile lo sforzo profuso dai nostri eroi per trovare un rimedio contro il pericolo alieno, essendo stato il rimedio casualmente scoperto anche dai soldati?

In fin dei conti, il vero discrimen è tra storie buone e storie non buone.

E questa di Nizzi, anche grazie ai disegni che la illustrano, è una storia buona.

 

 

 

Modificato da F80T
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  • 1 anno dopo...

Storia discreta per me perché, a tratti, mi sembrava che la si allungasse un po' apposta :old:. Piccola curiosità, se davvero nessuno finora l'ha notato/ fatto notare: nella serie quanti banditi ci sono che si chiamano Fraser? 

 

1. Quello di GLB di "Massacro" 

2. Questo di Nizzi 

3. Quello di Faraci ne "L'inseguimento", (lo spietato ma banalizzato Mitch Fraser che, alla fine, tanto si doveva gonfiare ed essere irriducibile che a Tex è bastato poco per farlo secco :furiosi75:). 

 

Io faccio parte, aderisco, come lettore, a quella schiera di affezionati che vedono di buon occhio i ritorni ma odiano la ripetitività, anche nei nomi. (Per carità, di nuovi ne ho visti molti, ma quando mi ricordo quelli vecchi e li vedo ripetuti come comprimari un po' mi irrita: vorrei che la ripetizione di un nome di comprimario bianco/nero/grigio che sia in storie future venisse al massimo relegata ad una comparsa:)). 

 

 

Voto 7

Modificato da Tenente Castillo
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  • 5 mesi dopo...

Storia di mezzo fra 2 capolavori, che non si fa disprezzare nonostante la brevità e nonostante il fatto che i nostri facciano più da comprimari che da protagonisti.

 

La trama è abbastanza classica e lo sviluppo non regala niente di nuovo fino alla bella sfida finale nella città fantasma. Un plauso speciale ai disegni di Giolitti che sono veramente maestosi, anche se i volti di Tex e Carson a mio gusto non sono memorabili. I paesaggi sono invece rappresentati in maniera superba, davvero meravigliosi.

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