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La Centralit? Di Tex Nelle Storie Di Boselli


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Già perdonato. Almeno tu, a differenza di altri (che qui non ci sono più) ti scusi! E poi non avevo capito che ti riferivi a Carlo! In tal caso..... Ah! Ah! Scherzo! :indianovestito: Borden
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Bonelli non aveva una "formula": Bonelli seguiva il suo estro, che era variegato e creativo al massimo almeno nei primi 200 numeri. Distillare una "formula" e attenervisi non significa ricreare il Tex di Bonelli ma cristallizzarlo, impoverirlo, e ben presto farlo decadere e illanguidire, come si è puntualmente verificato.

Quello che fa Nizzi, col suo schemino, è ricostruire un'insieme di situazioni tipiche che lui riscontra nelle storie di Bonelli. Non è un esercizio sterile. Lo sanno bene, per esempio, i formalisti russi. O chi, in TV, appena ieri teorizzava la derivazione di tutte le fiabe da un unico modello originario. Col suo schemino Nizzi mostra di aver percepito una grande diversit? di personaggi, situazioni, habitat, nelle storie bonelliane. Se applicassi un certo tipo di analisi alle storie boselliane, otterrei come risultato che lui è meno variegato. Si affida, per esempio, in otto delle sedici storie della fascia 400 a degli antagonisti tutti riconducibili a bande o associazioni. 1 ) banda degli Innocenti2 ) desperados di Hoss O'Brien3 ) criminali soci de Il Maestro4 ) banda degli irlandesi5 ) banda di Jack Thunder6 ) banda di yaquis di Narvaez7 ) galeotti de "L'ultima invasione"8 ) RegolatoriStessa identica situazione nella fascia 500.1 ) banda di Deadman Dick2 ) banda di scott Dunson3 ) posse di Hugh Langdon4 ) sicari di jim bennet5 ) desperados di nacho Gutierrez6 ) banda di ex-jayhawkers7 ) banda di Hodoo Brown e Mathers8 ) scalphunters di "Spedizione in Messico"Nizzi invece seguendo il suo "schemino" varia certamente di più gli antagonisti: il suo bistrattato schema è frutto di studio accurato, che ha dato i suoi frutti quando all'autore era espressamente richiesta una totale identificazione al modello bonelliano. Non a caso Nizzi ha detto a chiare lettere di averlo abbandonato o poco considerato non appena si è reso conto che Boselli poteva permettersi la scelta di raccontare Tex a modo suo. Caduto il "sacro vincolo bonelliano" Nizzi ha inziato a proporci situazioni atipiche ( come si verificano per esempio ne "I fratelli Donegan" ) che prima mai e poi mai si sarebbe sognato di propinare al lettore. Se trovo l'intervista la inserisco come prova. In Boselli presentare gruppi di uomini dove almeno tre o quattro hanno una forte caratterizzazione, nuociono gravemente alla percezione che un lettore può avere della "centralit?" di Tex, che finisce per restare (parzialmente) adombrato dai tanti personaggi. Poi non sto criticando Boselli, che con le sue "bande" ha scritto fior fiore di CAPOLAVORI.
Pu? darsi che ci siano delle trame di base ricorrenti. Ma non è questo il punto. Nel western conta il MODO di raccontare e il modo in cui si affronta una storia. La costruzione e l'intreccio delle mie storie sono sempre differenti. Colorado Belle è diversissima da Il passato di Carson e da I giustizieri di Vegas (e le prime due sono anche piuttosto originali). Che c'entra se ci sono i banditi? O i banditi o gli indiani! Non si scappa! (più o meno). Lo "schemino" citato da Nizzi invece riassume un INTRECCIO SEMPRE UGUALE!! Ma se accosti Gli Invincibili a Matador o a Gli assassini o a Bufera sulle Montagne Rocciose o a Terre Maledette o a Eroe per caso(tutte storie di banditi) le troverai così diverse che più diverse non si può. Se non lo sai vedere, siamo fritti!E per alcune rivendico anche una certa originalità. BordePS Ah, in tutte ci sono anche cavalli e pistole... :indianovestito:
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Dimenticavo. In quell'intervista Nizzi si difende o si giustifica con ragioni assurde... Se la ristampi ne potremo discutere: se abbandonare lo schemino e agire "in libertà" ha dato frutti come I Fratelli Donegan, beh, non doveva abbandonarlo! Mica l'ho costretto io! Ah! Ah!La verità è che lo schemino non glielo aveva imposto nessuno, come risulta evidente dalle sue stesse dichiarazioni. E' frutto di una sua analisi e di una sua scelta portata a estreme conseguenze. Borden

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Mauro io resto ancorato al tema della discussione: non discuto cioè di situazioni narrative ma di tipologie di personaggi. Se allarghiamo il campo della discussione certe concessioni te le faccio eccome. Ci mancherebbe scodellare irlandesi e innocenti sul medesimo piatto... Non vuoi invece rispondere sul come ritieni conciliabile la presenza di bande composte da numerosi personaggi tutti fortemente caratterizzati ( cosa non facile da fare, dove Nizzi in genere pecca per difetto opposto ) con la centralit? di Tex. Non vedi pericolo di "adombramento" ?

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Leggendo tutta la discussione vorrei dire alcune cose: riprendendo il primo post di Don Fabio, penso che non esista una scienza per cui si possa oggettivamente affermare quello che invece lo stesso Don Fabio sostiene. Per quanto poco io ne sappia, ho la sensazione che in letteratura non si possa affermare nulla con estrema oggettivit?: una formula matematica o una dimostrazione statistica sè, sono dimostrabili al punto che nessuno può metterle in dubbio, perchè 2+2 fa 4 e c'è poco da discutere, mentre per un'opera letteraria quale può essere un fumetto ci potr? sempre essere una persona che dice "secondo me non è così", e credo che nessuno avrebbe gli elementi per dimostrare scientficamente che questa persona ha torto. Ho la sensazione, correggimi se sbaglio, che tu stia cercando di far passare la tua idea tentando di supportarla con argomenti oggettivi, che però non sono tali, o perlomeno non possono esserlo, almeno secondo me. Quoto una frase di Carlo Monni e una di Boselli dalla prima e terza pagina del topic:

Ritorniamo sempre l'. Cosa vuol dire centralit? assoluta? Che l'obiettivo deve essere sempre puntato solo ed esclusivamente su Tex? Che faccia tutto solo e soltanto lui? Questo non l'ha mai fatto nemmeno GLB, che, anzi, dava ampio spazio alle azioni degli altri pards. Intendi che Tex deve essere decisivo nella risoluzione della vicenda? Ebbene, in ogni storia di Boselli lo è praticamente sempre. Lo è stato, tanto per fare almeno qualche esempio in "Wild West Show", "Gli Invincibili", "Vendetta per Montales" e la recentissima "I giustizieri di Vegas". Prevalenza dell'azione sull'introspezione psicologica? Io direi piuttosto che in GLB la psicologia dei personaggi emergeva attraverso le loro azioni e non le loro riflessioni, ma non che i personaggi non fossero approfonditi. Diversi stili, tutto qui. Per quanto mi riguarda, nelle storie di Boselli (e se è per questo, di Faraci, Manfredi o Ruju) c'è e c'è stata azione quanto basta. Il punto è che non ci sono considerazioni veramente oggettive, ma solo il gusto personale. I tempi sono cambiati e con essi anche il modo di scrivere le storie. Bisogna prenderne atto. Boselli non scrive come GLB? Verissimo: nessuno lo può fare. Non aspettarti che Faraci o chiunque altro, aldil' dell'uso di certe espressioni nei dialoghi, lo faccia, perchè sarai certamente deluso.

Bonelli non aveva una "formula": Bonelli seguiva il suo estro, che era variegato e creativo al massimo almeno nei primi 200 numeri. Distillare una "formula" e attenervisi non significa ricreare il Tex di Bonelli ma cristallizzarlo, impoverirlo, e ben presto farlo decadere e illanguidire, come si è puntualmente verificato. Seguire una "formula" è l'antitesi della creativit?, ANCHE DI QUELLA SERIALE. Tex è forse il serial a fumetti con più pagine in assoluto al mondo! Fare come dite voi non significa tenerlo in vita, magari mummificato, ma, al contrario, accelerarne la fine!

Sono assolutamente d'accordo. Nulla da aggiungere. Gli elementi classici che tu, Don Fabio, hai citato, sono semplicemente reinterpretati e gestiti in un modo diverso, così come fanno (in modo più o meno originale) tutti gli altri autori. Soprattutto l'intervento di Boselli mi sembra molto chiaro e diretto, e sostanzialmente dice quello che, per incapacità mia, non sono mai riuscito ad esprimere ogniqualvolta si presentava una discussione del genere, perchè questa è uguale a molte altre già presenti, e alla fine si sta discutendo molto, ancora una volta, di come vada scritto il vero Tex. Sono d'accordo con Carlo Monni e anche con gli interventi di Paco: non tutte le tradizioni sono da salvare, perchè non a tutti piacevano! Sono semplicemente delle tradizioni, con elementi sia apprezzabili che non apprezzabili, ma che ho la sensazione che tu, Don Fabio, voglia cercare di salvare a tutti i costi soltanto perchè sono legate al passato, di cui mi sembra che tu abbia una grande "nostalgia", o più precisamente credo che tu senta un dispiacere collegato all'impossibilità di mantenere le cose in un certo modo. Discorso che si ricollega a quanto detto da Boselli nell'intervento che ho quotato. Scrivere secondo una ricetta ben precisa è una cosa che, per una serie che ha più di 60 anni, non ha futuro, questo mi pare condivisibile. Ho cercato di scrivere tutto il più chiaramente possibile, anche se l'argomento non è facile, e farsi capire parlandone su un forum non è facile!
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Già perdonato. Almeno tu, a differenza di altri (che qui non ci sono più) ti scusi! E poi non avevo capito che ti riferivi a Carlo! In tal caso..... Ah! Ah! Scherzo! :indianovestito: Borden
Penso che il fraintendimento sia nato non tanto da una mia cattiva spiegazione quanto dal fatto che hai sovrapposto la mia critica a quella di Ymalpas, che vertono su punti molto diversi. Sandro in effetti parla di schemi nel senso che tu hai attribuito a me , ovvero di una serie di topoi che Nizzi ha ripreso da GLB. Io ho parlato di una cosa ben diversa: il 'cardine bonelliano' è quella struttura narrativa ( una specie di scheletro) sulla quale Tex si è plasmato. Ripeto: non è uno schema pre-ordinato sul quale GLB si è messo a scrivere ogni singola storia, bensì uno 'scheletro' di Tex che si è venuto a formare con l'affermarsi dell' 'universo' del nostro ranger. 'Cardine' potrebbe essere , ad esempio, l'emergere del personaggio nell'azione e non esternamente. In tal senso, esulando dalla tua scrittura, i continui flashback soggettivi di Faraci secondo me non hanno nulla di texiano; e non a caso è ben fifficile trovare un flashback soggettivo nel Tex di GLB. Altro cardine fondamentale: il linguaggio come motore narrativo. Quante sequenze mute troviamo in GLB? Forse nessuna. In tal senso, ho trovato assolutamente estranea a Tex la sequenza della battaglia finale di "Patagonia" . Viceversa, "Sulla Pista Di Fort Apache", pur particolare, molto più western di Tex ( le fanno magari compagnia "Assedio Al Posto Numero 6" e "I Diavoli Rossi"), pur ricca di personaggi memorabili, riflette IMHO nel profondo la texianit? GLbonelliana: in quelli che , appunto, ne sono i 'cardini' . Spero di aver abbastanza chiarito la mia posizione. :indianovestito:
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- Buon narratore, più che creatore di personaggi ?forti?. Ti definisci così. Come hai affrontato Tex, dunque, e cosa hai portato a questo personaggio, nel tempo'
- "Diciamo che nella fase iniziale del mio lavoro ho cercato di restare fedelissimo al Tex del periodo d'oro (partito secondo me a cavallo del n. 100) proprio perchè non si vedessero i punti di sutura nel passaggio di mano tra me e GianLuigi, e perchè mi sembrava necessario farlo.
Fino alla fine degli anni ?80 Tex fu scritto solo da GianLuigi Bonelli, da Sergio Bonelli e da me. A parte lo stile ?Nolittiano? di Sergio, che ha le sue caratteristiche tipiche che lo differenziano dal padre (didascalie descrittive di ambienti e paesaggi, sequenze molto diluite, un Tex meno sicuro di se?) ma che tuttavia tiene Tex sempre legato alla tradizione, si arriva, attorno alla metà degli anni ?90, all'ingresso di sceneggiatori nuovi chiamati a sostituirmi in occasione di una mia crisi di stanchezza.
Di questi nuovi sceneggiatori (che data la loro transitorietà non fecero particolari sforzi per uniformarsi allo stile di G. L. Bonelli) è rimasto solo Mauro Boselli col quale da anni mi alterno nello scrivere le storie.
Per una sua precisa scelta Boselli ha deciso di non attenersi alla sintassi ne? al dialogo del Tex tradizionale, cercando anzi delle rotture con la tradizione. Da parte dell'editore non mi sono giunti segnali che questo non andasse fatto. Cosè anch?io non ho più sentito necessario restare fedele al dialogo ?fantasioso? di GianLuigi, che oltretutto avrebbe contribuito a rendere ancora più diverse le mie storie da quelle di Boselli, creando quasi una stonatura tra un albo e l'altro, e ho cominciato ad utilizzare un dialogo più ?asciutto?, come tu hai notato.
Bisogna anche aggiungere che certa goliardia esistente nei dialoghi di GLB mal si adattava alla seriosit? del rinnovamento grafico apportato dai nuovi disegnatori. Queste differenze di stile verranno ancora più acutizzate con l'ingresso nello staff di altri sceneggiatori, necessario per far fronte all'aumentata produzione di Tex dovuta ai vari speciali e per il calo di produzione dei veterani o per la loro scomparsa.
Per gli stessi motivi arriveranno anche nuovi disegnatori (qualcuno, come Mario Milano, si è già visto), quasi tutti molto lenti, cosicch? ci saranno sempre in lavorazione più di venti sceneggiature contemporaneamente. E? inevitabile che tutte queste novità portino a snaturare in buona misura l'ortodossia del personaggio."



Non so se sia questa l'intervista cui si riferisce Borden. L'ho trovata su Two, tratta dal libro "Scuola di Fumetto", a quanto pare...
Ho postato solo questa risposta di Nizzi, perchè è la più inerente con il topic.

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Molto interessante l'intervento di Nizzi ( anche se non credo sia questa l'intervista cui Borden si riferiva) : forse bisognerebbe riflettere proprio sulla questione della lentezza dei nuovi disegnatori e del proliferare di sceneggiatori texiani, e su quanto questi elementi non possano non snaturare l'impostazione GLbonelliania. Difficile esprimersi: c'è da pensarci bene su. Quanto all'intervento di AtTheRocks, non mi trova concorde su molti aspetti. In primis, credo che una critica , seria e analitica, debba proprio fondarsi su fatti (letterari, in questo caso): una critica seria è scientifica. Questo, naturalmente, non significa che il sottoscritto sia Einstein e che abbia per forza ragione. Ogni tesi è confutabile empiricamente. L'importante è che mi si risponda con argomentazioni altrettanto valide , anche nel dimostrare una tesi agli antipodi della mia. In ogni caso, non ho mai criticato il gusto altrui (sarei, qui sè, un idiota a farlo). Peraltro, credo che in molti abbiate frainteso il senso del mio discorso sui 'cardini' : beh, negli interventi appena precedenti credo di aver spiegato tutto in modo chiarificante.

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In primis, credo che una critica , seria e analitica,? debba proprio fondarsi su fatti (letterari, in questo caso): una critica seria è scientifica. Questo, naturalmente, non significa che il sottoscritto sia Einstein e che abbia per forza ragione. Ogni tesi è confutabile empiricamente. L'importante è che mi si risponda con argomentazioni altrettanto valide , anche nel dimostrare una tesi agli antipodi della mia.

Quello che voglio dire è che la critica letteraria non è una scienza esatta. Ti puoi fondare sui fatti che vuoi, però sono fatti che tu puoi leggere e percepire in un certo modo, mentre io posso percepirli completamente diversi. Per cui tu puoi dirmi che quel particolare stile di scrivere Tex ti piace per dei motivi ben precisi, puoi argomentare quanto vuoi e io posso essere d'accordo o meno, su tutto o in parte, ma per me alla fine tutto si riduce a una cosa molto semplice, e cioè al concetto "a me piace così perchè ho questi gusti". Quindi la questione non può essere oggettiva. Io non voglio dimostrare nessuna tesi, perchè a me piace qualsiasi tipo di Tex che abbiamo potuto leggere in più di 600 numeri: mi piace sia il Tex che è presente nel 90% delle vignette sia il Tex che fa da spalla a Carson nella storia d'esordio di Boselli. Prima era tutto gestito in un modo, adesso per forza di cose viene gestito in un altro. E' un cambiamento necessario: non dico che non poteva avvenire in un altro modo, e neanche che sia il migliore che ci si poteva aspettare, però è successo così, e a me non dispiace. Tutto qui! :indianovestito:Comunque massimo rispetto per le opinioni di tutti, ci mancherebbe!
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Quello che voglio dire è che la critica letteraria non è una scienza esatta. Ti puoi fondare sui fatti che vuoi, però sono fatti che tu puoi leggere e percepire in un certo modo, mentre io posso percepirli completamente diversi. Per cui tu puoi dirmi che quel particolare stile di scrivere Tex ti piace per dei motivi ben precisi, puoi argomentare quanto vuoi e io posso essere d'accordo o meno, su tutto o in parte, ma per me alla fine tutto si riduce a una cosa molto semplice, e cioè al concetto "a me piace così perchè ho questi gusti". Quindi la questione non può essere oggettiva.

Lorenzo, tu e Paco confondete la critica letteraria per l'espressione dei propri gusti. La prima si basa su fatti e deve avere un fondamento scientifico ( osservazione empirica e formulazione di ipotesi da dimostrare) , la seconda è insindacabile quanto i sensi. Facendo l'esempio di "Matador" , io non posso assolutamente dire " è brutta oggettivamente perchè Tex non è protagonista", ma "Tex non è oggettivamente il protagonista" sè ( allo stesso modo qualcuno può fornirmi prove a suffragio di una tesi opposta) . Però la scienza è una cosa, il gusto personale un' altra.
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Lorenzo, tu e Paco

Scusa, che c'entro io, che non ho detto niente sull'argomento? sisi Ti dir?, anzi, che sul discorso teorico sulla critica potrei anche essere d'accordo (ma un fondo di verità c'è anche in quello che in proposito scrive Lorenzo), ma che la tua critica di oggettivo per me ha poco. Continuo a credere che la tua critica sia frutto dei tuoi gusti personali, non di fatti oggettivi (un fatto oggettivo sono le storie bonelliane "preclassiche", che, mi ripeto di nuovo, forse dovresti rileggere). E non concordo sulla definizione di protagonista:per me il protagonista è il migliore! Non, come scrive Carlo Monni, quello che salva la situazione (perchè altrimenti il protagonista de "I diavoli rossi" e "La grande invasione" non sarebbe Tex!), ma quello che, al di l' della quantit? di scene in cui compare, fa letteralmente le cose migliori, dimostrando coi fatti di essere lui il numero 1.
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Lorenzo, tu e Paco

Scusa, che c'entro io, che non ho detto niente sull'argomento? sisi Ti dir?, anzi, che sul discorso teorico sulla critica potrei anche essere d'accordo (ma un fondo di verità c'è anche in quello che in proposito scrive Lorenzo), ma che la tua critica di oggettivo per me ha poco. Continuo a credere che la tua critica sia frutto dei tuoi gusti personali, non di fatti oggettivi
Il che è esattamente quel che penso io. Il nostro comune amico scambiaper dati oggettivii quelle che sono le sue interpretazioni. Nulla di male in questo, se lo accettasse.

(un fatto oggettivo sono le storie bonelliane "preclassiche", che, mi ripeto di nuovo, forse dovresti rileggere).

Mi viene in mente al proposito che, in effetti, a rileggere le storie bonelliane si possono ricavare delle lezioni interessnati sullo stile del creatore di Tex e su coem si sia evoluto dalle priome storie all'età d'oro ed oltre. Difficilmente delle leggi ferree su cosa deve essere presente nelle storie. Piuttosto su come deve essere il carattere di Tex e dei pards, questo sè.

E non concordo sulla definizione di protagonista:per me il protagonista è il migliore! Non, come scrive Carlo Monni, quello che salva la situazione (perchè altrimenti il protagonista de "I diavoli rossi" e "La grande invasione" non sarebbe Tex!), ma quello che, al di l' della quantit? di scene in cui compare, fa letteralmente le cose migliori, dimostrando coi fatti di essere lui il numero 1.

In effetti è quanto volevo dire io, esprimendomi forse male. Riflettendoci meglio, l'eroe seriale non è sempre quello che salva la situazione, se consideriamo i finali alla "Arrivano i nostri", ma deve almeno avere un ruolo in qualche modo decisivo.
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Continuo a credere che la tua critica sia frutto dei tuoi gusti personali, non di fatti oggettivi

Si, era questo che volevo dire, forse non sono riuscito a spiegarmi bene!

E non concordo sulla definizione di protagonista:per me il protagonista è il migliore! Non, come scrive Carlo Monni, quello che salva la situazione (perchè altrimenti il protagonista de "I diavoli rossi" e "La grande invasione" non sarebbe Tex!), ma quello che, al di l' della quantit? di scene in cui compare, fa letteralmente le cose migliori, dimostrando coi fatti di essere lui il numero 1.

Sono d'accordo anche su questo, che comunque è un modo diverso per dire, in fondo, la stessa cosa che ha detto all'inizio Carlo Monni.
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Lorenzo, tu e Paco

Scusa, che c'entro io, che non ho detto niente sull'argomento? sisi Ti dir?, anzi, che sul discorso teorico sulla critica potrei anche essere d'accordo (ma un fondo di verità c'è anche in quello che in proposito scrive Lorenzo), ma che la tua critica di oggettivo per me ha poco. Continuo a credere che la tua critica sia frutto dei tuoi gusti personali, non di fatti oggettivi
Il che è esattamente quel che penso io. Il nostro comune amico scambiaper dati oggettivii quelle che sono le sue interpretazioni. Nulla di male in questo, se lo accettasse.
Non è assolutamente così, ma non so spiegarmi meglio di quanto abbia già fatto abbondantemente :indianovestito: .
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La ?scientificit?? di una critica letteraria è ben diversa da quella di una scienza naturale, prima di tutto perchè il ?fatto? letterario è ben diverso da un fenomeno naturale, se ogni opera letteraria fosse analizzabile scientificamente in modo univoco non si capisce perchè dopo più di 2000 anni si discuta ancora oggi di Platone. Il mondo fisico, i fenomeni naturali, hanno nelle varie scienze moderne criteri condivisi di analisi, ognuna con le proprie premesse, ma il metodo scientifico è uno, unico e consolidato, per tutte. Per un'opera letteraria si può parlare al massimo di interpretazione, e in un senso molto particolare si può parlare di criteri ?scientificiò di analisi. Il metodo scientifico si basa su premesse (metodo ipotetico deduttivo, matematizzazione della natura, esperimento, verificabilità delle conclusioni derivate dalle ipotesi, avalutativit? assiologia, e altro) che non possono essere messe in discussione, altrimenti ci si pone fuori dalla scienza (il creazionismo, il disegno intelligente, la fisica aristotelica, sono ipotesi alternative parallele che si basano su altre premesse, quindi sono considerate fuori dalla scienza così come la conosciamo). Invece un'analisi letteraria non ha un unico metodo, ha mille criteri interpretativi, sono proprio questi, le singole premesse, che possono essere messi in discussione, in questo campo la scientificit? al massimo può essere nella rigorosa delimitazione-definizione del o dei criteri di analisi e del campo d'indagine, nella loro rigorosa applicazione alla materia da analizzare, oggetto dell'analisi, e nella mole di argomentazioni che le giustificano. In questo secondo senso un'analisi scientifica di un testo letterario, ma anche di fenomeni storici, politici, sociali, è possibile. Uno studioso italiano ha cercato di separare il Socrate storico da quello letterario basandosi sulle particelle introduttive al discorso diretto e indiretto della lingua greca nei dialoghi platonici. Gli autori del ?Libro nero del comunismo? analizzano i regimi comunisti in base alle conclusioni del processo di Norimberga. Studiosi più o meno seguaci della ?più grande scrittrice fiorentina? analizzano l'Islam sulla base della distruzione delle torri gemelle e su alcuni controversi versetti del Corano. Questi esempi sono criteri ?scientificiò di analisi? Fior di studiosi ancora si scannano sulle premesse metodologiche di queste interpretazioni, della serie ?la tua non è una indagine scientifica seria, la mia è migliore della tua?, cosa che per una qualsiasi legge scientifica naturale non si fa assolutamente, perchè il metodo è già consolidato ed accettato. Questo per dire che la ?scientificit?? di un'interpretazione letteraria è un va costruita volta per volta e caso per caso. E non è per niente ?oggettiva?. Questa pappardella per dire che la pretesa di don Fabio di un'analisi scientifica di alcuni criteri o cardini del Tex glbonelliano non è campata in aria ma è da prendere sul serio, con la distinzione che ho fatto sopra sulla ?scientificit??. Ha estrapolato alcuni aspetti formali, che riguardano cioè la modalit? di scrittura, del Tex glbonelliano - rapporto scenico con altri personaggi, rapporto azione-introspezione (o psicologia), rapporto dialogo-altri sistemi narrativi - e non sostanziali, non trattano delle caratteristiche o qualità fondamentali del personaggio, e ne ha tratto delle conclusioni, ossia centralit? narrativa pressoch? assoluta di Tex, azione dominante sull'introspezione, dialogo come forma narrativa esclusiva. Queste conclusioni divengono criteri di analisi per la produzione boselliana. E? qui che la cosa non mi torna tanto. La domanda corretta, ?scientifica?, ?oggettiva?, avalutativa, per il criterio fondamentale, la centralit?, forse dovrebbe essere: che rapporto scenico ha il Tex boselliano con gli altri personaggià Se invece ci si chiede, partendo dalla conclusione di un'altra analisi, se il Tex boselliano è centrale, avendo come modello quello bonelliano, per me già si insinua una valutazione soggettiva. Tanto più che i ?fatti? glbonelliani di centralit? eccetera diventano valori narrativi formali più o meno assoluti coi quali decidere come Tex deve essere raccontato in maniera corretta. La categoria di centralit? narrativa, partita da un orizzonte neutro di rapporto scenico Tex-personaggi, mi sembra scivolare non nel ?mi piace-non mi piace?, ma su un piano valutativo. Ossia, non osservare come si scrive Tex ma valutare e/o prescrivere come lo si deve scrivere in modo corretto, originale, tradizionale, puro, ideale eccetera. Occhio, può essere ?scientifico? anche questo modo di procedere, qualora se ne abbiano ben chiare le premesse, ossia osservare un ?fatto? dal punto di vista di un ?valore? (etico, economico, giuridico, narrativo, come in questo caso, eccetera). Cosa fanno in sostanza gli autori del ?Libro nero del comunismo?? O Todorov in ?La conquista dell'America?? Fanno proprio questo, col secondo che mi sembra molto più consapevole dei primi del criterio adoperato. Per me don Fabio scivola da un primo piano neutro-scientifico a un secondo piano implicitamente valutativo, che va benissimo, ma che va reso esplicito. Quindi, viste le sue premesse e i suoi criteri, che sono per me valutativi, o per lo meno lo diventano, non per questo non possono dare un'analisi scientifica. Per questo per me bisognerebbe verificare se: 1 è i tre criteri siano ben definiti in modo tale da non creare ambiguit? (definizione il più possibile univoca); 2 è i tre criteri siano stati applicati coerentemente all'oggetto di analisi, cioè alla produzione boselliana.(Lasciamo perdere una terza possibile verifica, quella di tutti i libri e i saggi d'interpretazione e analisi letteraria, cioè 3 è le argomentazioni, le prove a sostegno delle ipotesi, bisognerebbe citare episodi di decine e decine di storie.)Siccome penso di avere già fracassato abbastanza i cosiddetti e potrei tirarla ancora per le lunghe, invece salto a più pari alle conclusioni in modo stringatissimo.1 è definizione univoca. La cosiddetta centralit? va definita meglio, a volte si parla di ?assoluta? centralit?, non è cosa da poco, cambia tutta la prospettiva. Bisogna stringere il campo. Per la prevalenza dell'azione, se questo significa (Monni) ?in GLB la psicologia dei personaggi emergeva attraverso le loro azioni e non le loro riflessioni?, la definizione mi sembra corretta. Per quanto riguarda il dialogo, se questo significa è il linguaggio come motore narrativo?, la definizione mi sembra corretta. Ma è un cardine glbonelliano? O non piuttosto di tutti gli autori che si cimentano coi fumetti? Non lo so, lessi una storiella di 30 pagine di Ken Parker senza neanche una parola, ma poi, esistono fumetti senza dialoghi? Forse solo un fumetto porno ne potrebbe fare a meno, per il fiki-fiki bastano le immagini e qualche ansimata ogni tanto.2 è applicazione al Tex boselliano. Senza una più stretta definizione, senza stringere un po' il campo, la centralit? è una categoria troppo vaga, e come tale risente di valutazioni soggettive (per me Tex qui è centrale, per te no, o viceversa). Il criterio centralit?, e si torna al primo punto, andrebbe definito attraverso altri criteri (presenza effettiva o statistica intesa come numero di pagine, punto di vista narrativo, azioni risolutive, azioni più eclatanti, punizione dei nemici, e chissà cosìaltro), e mi sa che si farebbe notte, però forse bisognerebbe provarci. Senza delle specifiche, l'applicazione al Tex boselliano è per lo meno controversa e discutibile. Ecco il ?casino? venuto fuori. La prevalenza dell'azione mi sembra applicato coerentemente, se il valore è questo, la conclusione ?scientifica? è che Boselli non lo rispetta in poche o molte circostanze, secondo le opinioni, ma il criterio funziona, senza arrivare all'estremizzazione di Cheyenne ?credo che il Tex dell'azione sia stato anche troppo rimpiazzato dal Tex del pensiero?. Sul dialogo vedi sopra. Inoltre il fatto che Boselli abbia usato sequenze mute in una sola storia è motivo per contestarne il primato? Se il dialogo è un termine di valutazione, oggettivo o no, chi lo disconosce, chi ne fa spesso a meno, fra gli autori di Tex? Nessuno, e una singola eccezione non fa testo. Per ora. Insomma, accettando i tre cardini, ?scientificamente?, per come la penso io, il dialogo non mi sembra valido, la centralit? potrebbe essere resa interessante e feconda se aggiustata, l'azione mi sembra il migliore e il più centrato anche nell'applicazione. Metterli in discussione, o non accettarli, è un altro paio di maniche, ed esula dal mio discorso. Poi, che io sia d'accordo o no con le conclusioni di don Fabio su GLB e Boselli, è un altro discorso. E il ?mi piace è non mi piace? è un altro discorso ancora.

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  • 2 mesi dopo...

... non mi scandalizzo se Tex lascia una parte dell'azione a qualcun altro, purch? sia sempre lui ad essere risolutivo quando serve.

Quando serve, Carlo ?! :shock:

"Purch? sia sempre lui ad essere risolutivo". Punto. Togliamo il "quando serve":old:
Perchè, in quest'ultimo periodo, sono state un po' troppe, per me, le storie boselliane dove Tex si è limitato, nel finale, a "guardare". -_nono

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Capelli d'Argento, ma dalle tue parti la Bonelli distribuisce le stesse versioni de "I giustizieri di Vegas","La città del male","I demoni del Nord","Missouri","Vendetta per Montales","Faccia di cuoio" che distribuisce dalle mie parti? :P Comunque lamentarsi prima di aver letto la storia, prima ancora che esca l'albo, per me è un p? paradossale.

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... non mi scandalizzo se Tex lascia una parte dell'azione a qualcun altro, purch? sia sempre lui ad essere risolutivo quando serve.

Quando serve, Carlo ?! :shock:

"Purch? sia sempre lui ad essere risolutivo". Punto. Togliamo il "quando serve":old:
Perchè, in quest'ultimo periodo, sono state un po' troppe, per me, le storie boselliane dove Tex si è limitato, nel finale, a "guardare". -_nono

Questa cosa meriterebbe di essere approfondita in un topic a parte. Comunque vediamo almeno rapidamente come sono finite le più recenti storie di Boselli.


"Vendetta per Montales". Tex e soci fasnno fuori tutti cattivi e Tex batte in duello (in modo troppo affrettato, se vuoi il mio parere). La morte di Nacho Torres è la classica giustizia poetica tipica anche di GLB.

"Missouri". Proprio Tex salda il conto a Jude West.

"La mano del morto". Il giudice è ucciso da Calamity Jane, ma lo sceriffo e gli altri sono uccisi da Tex e soci, per tacere di quel che accade nel resto della storia. Se per te questo è stare a guardare, è chiaro che parliamo lingue diverse.

"I ribelli di Cuba". Ok è Serrano ad uccidere il cattivo ufficiale nel duello finale, ma questi gli aveva ucciso la moglie ed era giusto che spettasse a lui. Tex è forse stato a guardare in questo frangente, ma è stato lui ad eliminare Shango, per tacere del resto.

"I demoni del Nord". Chi è che lancia la dinamite nella pozza di lava? Tex. e ho detto tutto.

"I giustizieri di Vegas". A far fuori Hoodoo Brown sono Tex e Carson, per tacere degli altri. Anche qui è stato a guardare?

"faccia di cuoio". Non è Tex a smascherare in pubblico Ryan ed a disarmarlo con colpo di calcio di fucile al volto?.

"La città del male". Anche qui è Tex a guidare il gruppo nell'assalto a Waco ed a strapazzare i fratelli Mason. Cosa è stato a guardare?

Insomma, su 8 storie Tex è stato a guardare, per usare la tua terminologia, una od al massimo due volte.

Mi pare, amico mio, che tu parta prevenuto nei confronti di Boselli e la cosa mi dispiace molto. :snif:

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"I ribelli di Cuba". Ok è Serrano ad uccidere il cattivo ufficiale nel duello finale, ma questi gli aveva ucciso la moglie ed era giusto che spettasse a lui. Tex è forse stato a guardare in questo frangente, ma è stato lui ad eliminare Shango, per tacere del resto.

Ecco, Carlo, mi offri l'esempio perfetto per chiarire quello che secondo me è un punto fondamentale.

Il protagonista non è ( non a parer mio ma della denotazione del termine ) colui che uccide più persone, chi risolve il duello finale o quant'altro : è quel personaggio che ha maggior ragion d'essere in una storia.
Qui il punto su cui critico Boselli : è Tex , in un fumetto a lui intitolato, che dovrebbe aver la suddetta ragion d'essere ( che definisco centralit?: il che non significa affatto che debba comparire in ogni pagina; tant' è che la protagonista di " La mano del morto" è Calamity Jane, pur comparendo in sè e no 60 pagine su 330 ). Viceversa, i tanti atti di esasperato eroismo del Tex boselliano servono IMHO proprio a mascherare la debolezza di fondo della sua figura , che, al seguito del comprimario di turno, è di fatto priva della sua ragion d'essere nella storia.
Nell' esempio del texone di Suarez si pone proprio questo problema: è normale che il finale sia di Serrano proprio perchè è Serrano ad esserne coinvolto , mentre Tex è ( e non potrebbe non essere) un pesce fuor d'acqua . In altre parole, è una narrazione che potrebbe procedere benissimo con o senza Tex.

Se Tex è talvolta in disparte, sono il primo a non avere nulla da ridire. Del resto, lo stesso GLB ( e anche Nizzi, ad esempio nel texone di Parlov) hanno talvolta seguito questa strada: un conto è però la sperimentazione, un altro l'eccezione che diviene la regola.

Ne approfitto per tornare in topic: non vedo l'ora di leggere " Caccia infernale" proprio in ragione delle qualità dell'episodio originario di Ortiz. Il quale - in modo antitetico a tante storie boselliane- ha presentato, pur condito da personaggi profondi e curatissimi, un Tex Re del West, pienamente padrone della sua ragion d'essere nella narrazione da protagonista.

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Nell' esempio del texone di Suarez si pone proprio questo problema: è normale che il finale sia di Serrano proprio perchè è Serrano ad esserne coinvolto , mentre Tex è ( e non potrebbe non essere) un pesce fuor d'acqua . In altre parole, è una narrazione che potrebbe procedere benissimo con o senza Tex.

E invece no:chi guida i ribelli dopo l'eccidio alla fazenda Rafael'

E, soprattutto,chi è che gli serve, sul classico piatto d'argento, il bastardo massacratore?
Per entrambe le domande una sola risposta:Tex...

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Nell' esempio del texone di Suarez si pone proprio questo problema: è normale che il finale sia di Serrano proprio perchè è Serrano ad esserne coinvolto , mentre Tex è ( e non potrebbe non essere) un pesce fuor d'acqua . In altre parole, è una narrazione che potrebbe procedere benissimo con o senza Tex.

E invece no:chi guida i ribelli dopo l'eccidio alla fazenda Rafael'

E, soprattutto,chi è che gli serve, sul classico piatto d'argento, il bastardo massacratore?
Per entrambe le domande una sola risposta:Tex...

Paco, siamo amici e tutto, però leggi quello che scrivo prima di rispondere? Sembra di no, scusa se te lo dico.
Tex può compiere tutte le più mirabolanti azioni ma ciò non basta affatto a rendere la sua figura centrale. Il finale è di Serrano perchè è su di lui, e non su di Tex, a vertere il filo narrativo e di conseguenza l'attenzione del lettore ( gli hanno bruciato viva la famiglia, è ovvio che si focalizzi su di lui la tensione narrativa ).
E' tuttavia un problema se ciò è una regola e non un'eccezione.
Insomma, ho scritto le stessa identiche cose dell'intervento precedente.

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Beh, ma credo di aver ben spiegato il senso dell' espressione 'pesce fuor d'acqua' nel contesto della mia riflessione ( che secondo me non ti sei sforzato molto di comprendere ^_^ ! ) . Ho proprio detto che il protagonista non è per forza di cose colui che compie più azioni e tu mi hai risposto proprio come se non l' avessi scritto espressamente !

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Ok, se, come dici,"il protagonista non è per forza di cose colui che compie più azioni", perchè Tex l' sarebbe un pesce fuor d'acqua?Ok,Tex non è il protagonista assoluto di quella scena, ma non è nemmeno un pesce fuor d'acqua...

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