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TWF - Tex Willer Forum

[625/626] Le Catene Della Colpa


Sam Stone
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Ruju si conferma sceneggiatore di razza e continua a regalarci buone storie in linea con le sue precedenti.
Originale, per la saga, la figura del frate redento, anche se questo "cambio di rotta" l'ho visto un pò forzato. Noi lo abbiamo conosciuto come frate e, tramite flashback, come bandito. Immaginiamo, per farci un'idea, il capobanda Gallardo - che qualche tempo prima era suo complice - diventare buono e puro di cuore. Ci riusciamo? Io no, non ci riesco, e questa risposta mi fa ritenere anche la redenzione di Guillermo Blanco, novello Jean Valjean, impossibile.
Eliminato questo piccolo particolare, e considerato che si tratta di un fumetto, dove tutto può accadere, bisogna ammettere che la storia é ben costruita e fila via senza annoiare.
I disegni di Ortiz sono i soliti, e non li preferisco, ma li ho trovati meno sporchi e scuri rispetto al suo standard.
Voto alla storia: 7,8
Voto ai disegni: 7,5

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  • 11 mesi dopo...

Padre Clemente/Guillermo Blanco è un personaggio molto interessante, dotato di una psicologia assai complesso, come forse non ci si aspetterebbe di trovare in un fumetto.

Convertitosi, si è abbandonato a Dio; eppure, benché fiducioso nella misericordia di Questi, si mostra tormentato dal male fatto in passato.

La lotta interiore tra fiducia e rimorso viene poi attualizzata dalla ricomparsa dei fantasmi del passato.

 

Riuscirà padre Clemente a essere fedele alla sua nuova vita? Oppure la tentazione del potere, che deriva dal valente uso delle pistole, perderà nuovamente Guillermo Blanco? Questa domanda traghetta il lettore dal primo al secondo albo della storia e si risolve nel drammatico finale.

 

E Tex? Benché l'indubbio protagonista della storia sia il santo/bandito, sospeso tra cielo e inferno, il nostro eroe si presenta ai nostri occhi in tutto il suo splendore. Duro e giusto, profondo conoscitore di uomini, invincibile, anzi indistruttibile.

 

Altrettanto scatenato è il suo anziano pard, a un certo punto della storia lasciato a sconfiggere da solo dieci, anzi nove banditi.

 

La prova di Ruju, lo si sarà compreso da quanto sin qui scritto, è, a mio avviso, ampiamente positiva. Non è facile scrivere una storia di Tex senza che Tex sia protagonista eppure senza perdere un etto di texianità; ma quando ci si riesce ci si ritrova in "zona capolavoro" (Il passato di CarsonGli Invincibili).

 

Le catene della colpa non è un capolavoro, ma è comunque un'ottima storia, anche grazie alla sapiente gestione, da parte dello sceneggiatore, delle comparse: i due bambini, le sorelle, il gruppo di giovani Apache.

 

Passando ai disegni, Ortiz non è tra i miei artisti preferiti. Il suo stile risulta, ai miei occhi, caricaturale, giacché suole accentuare alcuni tratti somatici di molti personaggi per renderli riconoscibili o per comunicare al lettore un loro tratto caratteriale.

 

Però, non si può dire che le sue tavole non siano efficaci, soprattutto, come è stato già sottolineato, nelle ambientazioni messicane. 

 

Ad una valutazione complessiva dei due albi, il giudizio non può che essere positivo.

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  • 11 mesi dopo...

E’ nota la regolarità di rendimento di Ruju sulla serie, così come è altrettanto risaputo che finora, al netto di una buona media qualitativa, sia mancata all'autore la zampata che gli permettesse di comporre il suo capolavoro western. L’episodio in questione rimane finora uno dei punti più alti della sua carriera su Tex: una prova notevole e molto valida, ma che comunque, a mio avviso, non può fregiarsi dell’appellativo di “capolavoro”. Lo spunto di soggetto è davvero originale e molto accattivante, d’altronde su questo aspetto Ruju si è sempre mostrato una vera garanzia, come si fa molto apprezzare pure il lavoro svolto sulla psicologia di Padre Clemente, un ex bandito “fulminato sulla via di Damasco” dopo aver rischiato la pelle con uno scontro con Tex. Proprio le azioni di Guillermo Blanco, catalizzeranno le attenzioni del lettore e lungo la trama, quando il passato gli chiederà conto e metterà alla prova la sua conversione, ipotizziamo tavola dopo tavola l’entità della sua vocazione. Da una superficiale analisi, potrebbe pure apparire un po’ forzata la svolta repentina di vita dell’ex bandito, tutto sommato l’autore costruisce sui due albi una solida impalcatura psicologica su cui si basa la caratterizzazione del suo personaggio e tirando le somme, riesce alla grande, creando quello che sulla saga è uno dei suoi personaggi meglio riusciti. Non viene nemmeno meno la centralità dei due pards, comunque importanti nell’economia della trama, un po’ altalenanti i dialoghi e le scelte di alcune scene, una su tutte quella di Carson, che colpito alla mano da una pallottola, perde solo le redini e non riporta altri danni, potendo riprendere subito dopo a sparare, come se nulla fosse. Il ricatto su cui Gallardo basa il suo piano, può pure funzionare narrativamente e ho trovato intensa la scena finale, con Padre Clemente morente, che torna ad abbracciare i due ragazzini e sancisce con il suo sacrificio la sua conversione al bene. Pazienza se l’arco temporale sia un tantino forzato, così come fatto notare da altri prima del mio commento, possiamo considerarla una piccola licenza narrativa. Molto efficaci e vagamente poetici i titoli che danno nome ai due albi e nel complesso la prova di Ruju, riesce perfettamente a coniugare spunti di originalità con scene dal sapore più più classico; a tal proposito emblematico l’uso delle didascalie, scomparse dalle sceneggiature dai tempi del primo Nizzi. L’Ortiz che si apprestò a realizzare graficamente la storia, era ormai un maestro del fumetto in piena parabola discendente e ciò lo si nota perfettamente nelle 220 tavole, con anatomie approssimative, fattezze dei personaggi abbastanza tirate via e sfondi paesaggistici abbozzati, sebbene sempre molto ad effetto, tuttavia il suo proverbiale tratto sporco e dinamico si rivelò ideale per la narrazione e la perfetta caratterizzazione grafica di Guillermo Blanco, riscatta alla grande gli aspetti negativi prima accennati e fa prendere quota alla sceneggiatura. Un colpo di coda non indifferente di un grandissimo artista che, come ammesso in altre occasioni, ho sempre molto stimato per via del suo black style, anche quando la sua involuzione lo ha costretto a toccare tratti alquanto bassi. Il suo contributo sulla saga ha comunque lasciato il segno e l’Ortiz dei tempi migliori mi manca molto su Tex. Il mio voto finale è 8  

  • +1 2
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  • 1 anno dopo...

Allora...Con Ruju mi capita di pensare spesso "bene ma peccato". Questa storia rientra in quel gruppo dove mi sono piaciuti i personaggi principali (Blanco), dove mi sono piaciuti ambientazione, trama e dialoghi ma con il solito neo. Stavolta il neo è nella gestione del finale (ultimo scontro e scena alla missione) dove non mi è piaciuta la gestione. Non sbagliata ma non piaciuta. Ortiz, seppur in calo, perfetto con il suo tratto sporco nelle storie di confine. Poi il il bandito chiattone messicano è stato sfizioso. Tex un po' troppo super, Carson non " tonto". La scena degli apaches un riempitivo spoilerato dalla copertina. Comunque storia gradevole in generale. E Ruju ne scrive.

Il 25/12/2012 at 15:09, Leo dice:
jack65 dice:

Due storie, questa e quella di Makua, formalmente perfette o quasi, ma potrei dirlo per altre più o meno recenti, la cui narrazione ?classica? sento ora come non mai come un limite, un grosso limite, mentre vorrei più attenzione verso altri aspetti, a volte certo presenti, ma quasi sempre lasciati ai margini, tipo l'aspetto psicologico e una narrazione più corale delle vicende. Questo di certo non sarebbe più il solito Tex, ma a me interesserebbe molto di più.

Cominci a stancarti di Tex, Jack... con una serie può succedere, anche a me è accaduto, con Dylan Dog e con lo stesso Tex (che comunque non ho mai abbandonato del tutto nei miei momenti di crisi). Premetto che io sono sostanzialmente soddisfatto di Tex, anche se ho definito l'annata 2012 come "discreta" perchè spesso le storie di quest'anno non mi hanno appagato. Tuttavia, capisco le tue esigenze: una narrazione corale e più attenzione ai risvolti psicologici. Non è cosa semplice. Io credo che l'unico autore che sia riuscito a dare ciò a Tex è Boselli: a parte la pluricitata Il Passato di Carson, io parlo, riparlo e straparlo de Gli Invincibili: quale vicenda è più corale di questa? Quale vicenda è più intimista e più attenta alla psicologia dei personaggi di questa: i flashback con il passato tormentato di Shane, l'apparente cinismo degli irlandesi sotto il quale si cela un mai sopito amore infantile e romantico per la propria terra nat?a... Poi penso a Glenn Corbett e alla sua "chain gang", alla sua natura malvagia che si riscatta nel finale quando non abbandona i suoi compagni di sventure. Forse l'apice tra tutte le storie intime (anche se meno corale) è Colorado Belle, con questo reverendo piedidolci sperduto nell'Ovest selvaggio alla ricerca senza speranza di sua sorella: il protagonista della storia è lui, il reverendo, i pensieri più significativi sono i suoi, la scena madre (l'indiano rinnegato che lo guarda negli occhi sorridendo malignamente per fargli capire che la sorella ha fatto una brutta fine) è sua. Chi sono i protagonisti di queste storie? il reverendo, Glenn Corbett, Shane 'O Donnell, Mitch de Gli Assassini, e tutto un coro di personaggi di contorno che arricchiscono di umanit? le vicende narrate. Per me questi sono tra gli esiti più alti della storia ultrasessantennale di Tex, sono realmente letteratura disegnata, eppure quante volte Borden è stato criticato perchè non fa più parlare Tex in un certo modo, perchè spesso Tex non è il protagonista delle storie, perchè tante volte la scena gli è rubata da personaggi più "pesanti" di lui? Io amo queste storie di Boselli, e però le stesse non sono universalmente accettate, e alcuni possono trovarle addirittura cervellotiche, o barocche: lo stesso Nizzi, nel suo libro intervista, dice di conoscere uno ad uno i cittadini di Fiumalbo e di sapere quale Tex vogliono: un Tex onnipresente, semplice e diretto. Un Tex che deve divertire e intrattenere, senza complicazioni psicologiche e senza farsi rubare la scena. Quale conclusione trarre? Quella che Tex DEVE essere eterogeneo, accontentare (o scontentare) un p? tutti a seconda dei casi. Io spero in un grande ritorno di Borden, dopo alcune sue storie non proprio soddisfacenti, eppure non tutti la pensano come me. Alla SBE hanno il dovere di sintetizzare le rispettive inclinazioni per non scontentare il gusto di chi, a differenza di noi, vuole un Tex semplice e diretto, un Tex che spari veloce e usi le sue espressioni colorite. Perchè con Tex (e qui rubo un'espressione di Don Fabio che mi piacque tantissimo) uno vuole anche sentirsi a casa, respirare atmosfere familiari, senza troppe complicazioni... Per concludere, anch'io non sono sempre contento di Tex, ma lo acquisto comunque perchè mi fa sentire a casa. Se poi mi imbatto nel capolavoro, come quelli sopra citati (e per me i capolavori sono le storie corali in cui Tex è alleggerito a vantaggio di comprimari protagonisti), sarà ancora più felice (tra i recentissimi, I Sabotatori è una storia corale e sfaccettata, che mi ha molto preso e che in qualche modo dovrebbe aver soddisfatto le tue esigenze di una storia corale e "psicologica", credo...). Per tornare sulla storia in Topic, invece, credo che qui Ruju ce l'abbia messa tutta per soddisfare le tue (e mie) esigenze: c'è una certa coralità e un personaggio sfaccettato: l'esito non è stato forse perfetto, ma la storia a mio parere funziona bene: tu la reputi formalmente perfetta, ma questa espressione, molto fredda, non rende bene il calore umano che invece a mio parere ha saputo trasmettere Padre Clemente. Credo che, continuando su questa strada, magari aggiustando il tiro proprio sui punti da te sottolineati, Ruju possa darci molte soddisfazioni.

Concordo su molte cose...Ruju però, ora siamo nel 2021, non ha mantenuto le aspettative. Nel senso che per me è una garanzia di 6,5 pieno. Poi quando "forza" non riesce.

Il 19/11/2014 at 19:00, natural killer dice:

Ho riletto oggi la storia nella versione a colori di Repubblica e la figura di padre Clemente si conferma a sia pur breve distanza di tempo, una delle più riuscite tra quelle proposte da Pasquale Ruju. La storia scorre liscia con Tex e Carson padroni della scena nella gestione delle diverse situazioni.

 

Continuo a chiedermi se il fiero Goday, che passa nel giro di poche tavole dal disprezzo alla totale ammirazione per Aquila della Notte, tornerà a incrociare il destino dei pards in futuro...

Sbaglio o torna? Il nome non mi è nuovo...

Il 10/12/2012 at 22:49, Leo dice:

La scena in questione a me è pure piaciuta, intendiamoci. Niente di nuovo, ma ben intercalato. Non contesto la scena in sè, che ripeto è scritta anche in maniera felice. Dico solo che, poich? la stessa c'entrava poco con la storia (al di l' dell'aiuto, in verità molto labile, dato dagli indiani), l'autore poteva (poteva, non doveva) non inserirla, solo perchè poteva così dare maggior spazio a Guillermo.


Guillermo è la star della storia. Recuperare un po' di spazio per Tex puo' andar bene , ma questa scena mi è parsa un po' staccata dal resto, quasi un pretesto per dare a Tex quel momento di protagonismo che fin a quel momento quasi gli era mancato. Io ne avrei fatto a meno: non dico che sia una scena brutta, o sbagliata, dico solo che avrei preferito che quello spazio fosse stato impiegato per il bel personaggio protagonista della storia. Per arricchire Blanco. Che Tex possa battere ( e abbastanza facilmente) un giovane testa calda è cosa strarisaputa: cosa aggiunge alla trama? Tex è splendidamente protagonista dopo, dall'arrivo della diligenza in poi. Meno Tex (in un scena trita e ritrita) e più Guillermo Blanco, questo mi sarebbe piaciuto di più.

detto questo, ribadisco quanto ho scritto nel post dedicato alle storie 2012: ritengo questa la miglior storia dell'anno della serie regolare,.

Concordo con Leo. Scena slegata e lo spazio poteva essere usato per altro.

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