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TWF - Tex Willer Forum

[658/660] Winnipeg


Sam Stone
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La storia e i personaggi  

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Il discorso non è se la copertina è disegnata in modo migliore o no, è il disegno in copertina che mostra una città cui Winnipeg può essere facilmente accostabile mentre all'interno dell'albo abbiamo un'altra cosa. Poi che Villa sia il migliore, così come Galep fosse il migliore, è contestabilissima come idea.

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Non commenterò la storia, visto che preferisco farlo appena sarà finita, intervengo giusto per dire alcune cose.

 

Una fine tragica per Kid Rodelo, un personaggio spaccato in due più psicologicamente che fisicamente, sembra una conclusione quasi obbligata. Se così dovesse essere, spero solo che non sia per Kit, situazione che trovo un po' abusata. Preferirei che fosse per la sorella o per Mike, che più di tutti hanno avuto fiducia in lui e lo hanno sostenuto. Comunque io non darei nulla per scontato: Borden ha parlato di un seguito "sorprendente" e le sue parole mi fanno pensare che ci stupirà davvero.

 

Riguardo al nemico misterioso, ho letto le vostre ipotesi e le trovo interessanti e valide. Gli indizi che abbiamo finora sono svariati, ma non ancora completi: è un uomo, ha aiutato Grant, ha delle gravi menomazioni, è sfuggito miracolosamente alla morte, ritiene Tex la sua nemesi, è avvezzo agli intrighi politici. Personalmente i dialoghi con Grant mi fanno pensare che le sue menomazioni siano successive all'incontro con Tex, e anche per questo (insieme alla centralità della questione politica) scarterei Jack Thunder e anche El Muerto. Suggestiva l'ipotesi di Betta che parla del Grande Re e di Pierre, ma anche il primo dei due non lo vedrei così interessato a una questione politica. Non avanzo sospetti, mi limito ad aggiungere un altro dettaglio, che magari può essere un indizio: l'albo di ottobre si chiama "Intrighi e veleni", chissà che quel "veleni" non sia indicativo di qualcosa.

 

Capitolo Font: a me i suoi disegni piacciono. Amo la sua capacità di far trasparire le emozioni dei personaggi, di descrivere in pochi tratti scene e azioni, di sorreggere la storia raccontandola per immagini. Per un episodio così denso dal punto di vista emotivo e di relazioni fra i personaggi, mi sembra che il suo tratto calzi a pennello.

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Font si accontenta di qualche edificio in muratura ma non riesce mai a trasmettere l'dea di popolosa città del nord.

 

 

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Villa, invece, nella copertina sa bene quello che sta disegnando. Ma apri l'albo eh... come si dice di quella pubblicità che inganna il consumatore ?

Ymalpas, scusami, ma la copertina di Villa riprende esattamente la parte della città che disegna Font nella scena dell'attentato. Se guardi la vignetta centrale della tavola 32 vedrai che gli edifici e la loro posizione sono identici, con le uniche eccezioni del lampione dietro Tex, che in Font non c'è, e dei tetti, che Villa non disegna, immagino per evitare l'affollamento grafico con il logo e il titolo.

Entrambi sanno cosa stanno disegnando, visto che disegnano la stessa cosa. Che poi abbiano due stili diversi e che a te possa non piacere uno dei due, questo è un altro discorso.

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  • Collaboratori

Visto che sei così attenta, guardati anche tutto l'altro insieme delle vignette che rappresentano la città di Winnipeg e dimmi tu se hanno a che fare con la città della foto sopra e sotto.

 

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Villa, visto che sei stata brava a scovare l'origine della copertina, è stato bravo a cogliere una delle poche immagini presenti nell'albo che, come ho detto sopra, ricordano una grande città, perché quello che vedo nelle 110 pagine è, a parte qualche edificio in muratura,  una cittadina che potrebbe essere una qualunque cittadina del west.

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  • Collaboratori

Mi metto a disposizione di tutti coloro che non avessero lo scanner ( o le giuste abilità ) per postare anche le tavole dellalbo che per voi illustrano tutto lo splendore dell'arte di Font. Sono proprio curioso di vedere cosa andate a pescare. Mandatemi un MP e vi rispondo con il link dell'immagine.

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Ora, quanto di "canadese" c'è nella storia in edicola? ZERO.

Esagerato...

Cioè, scusate se lo dico, ma certe osservazioni le trovo davvero deprimenti. Come se fossero fatte solo per il gusto di criticare a tutti i costi...

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Ammetto che la Winnipeg di Font è quasi indistinguibile rispetto ad una cittadina del Sud e che la tavola di Majo è molto più realista ed è superlativa. In questo sono d'accordo con Ymalpas. Ma non dimentichiamo che il Canada di Font sono anche i superbi Territori del NordOvest dell'omonimo Maxi. Quella splendida storia è tale anche per i disegni, per un Canada invernale superbo, per paesaggi innevati e strapiombi sul mare mozzafiato. E non solo:

 

 

Capitolo Font: a me i suoi disegni piacciono. Amo la sua capacità di far trasparire le emozioni dei personaggi, di descrivere in pochi tratti scene e azioni, di sorreggere la storia raccontandola per immagini. Per un episodio così denso dal punto di vista emotivo e di relazioni fra i personaggi, mi sembra che il suo tratto calzi a pennello.

 

quello che dice Atha è sacrosanto: chi si dimentica Jethro, o l'albino? La loro espressività, la maestria dello spagnolo, pur nel suo stile essenziale e stilizzato, nel far recitare i personaggi? Saranno pure "pupi" o imbalsamati, ma io trovo che, quelle poche e insufficienti linee (insufficienti nel senso che il personaggio è solo stilizzato e non disegnato compiutamente), nonostante siano appunto insufficienti, riescono comunque a dare ai personaggi una grande espressività, a palesare il loro stato d'animo o i loro pensieri, a dare un'idea compiuta di quel che passa nella loro mente. Pochi tratti, dice Atha, e nonostante tutto ottimali anche per una storia densa come questa.

 

Tex e Carson sono dei duri, temprati con l'acciaio. Font rende quest'idea. Il Del Vecchio del Color, ad esempio, pur mantenendosi nello stile di Tex, disegna due agnellini, buoni buoni, senza mordente né carisma. Preferisco mille volte il tratto sporco e western di Font a quello tranquillizzante e bonario di Del Vecchio. Eppure, non ho fatto tutte queste storie per i disegni del Color, so che tanti utenti non la pensano come me, lo stile di Del Vecchio è ben accetto ai più e mi metto il cuore in pace.  

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Ammetto che la Winnipeg di Font è quasi indistinguibile rispetto ad una cittadina del Sud e che la tavola di Majo è molto più realista ed è superlativa. In questo sono d'accordo con Ymalpas. 

 

Anche se quella ritratta da Majo non è Winnipeg, ma Austin la capitale del Texas, ovvero una cittadina del Vecchio Sud? :D  :D

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  • Rangers

Comunque se dobbiamo dirla tutta, anche un Letteri, un Galep, un Fusco o un Ticci speso non badavano all`ambientazione e a raffigurare le grandi città nel modo più dettagliato.
Spesso le avventure canadesi si distinguevano da quelle messicane solo per la presenza della neve.
OK, non in tutte le storie, ma capitava e un tempo non si facevano troppe critiche ma si badava alla storia e la si prendeva tutto più alla leggera.

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Ymalpas, non darmi meriti che non ho! Ho scovato l'immagine di base della copertina solo perché la cerco sempre, non per particolare bravura  ^_^

Ho dato un'occhiata veloce, ma ovviamente gli edifici da te elencati non ci sono, credo perché non abbiano nessuna importanza in questa fase della storia. Chissà che magari non ne ritroviamo qualcuno nei prossimi numeri!

Invece ho scovato questa foto del 1888 del General Hospital di Winnipeg, che Font riproduce in maniera perfetta nella prima vignetta della pagina 39.

 

img0202.jpg

 

Non posso fare la scansione della vignetta, scusatemi, ma penso che non sia difficile ritrovarla nell'albo.

Majo sta facendo un lavoro molto accurato, come si addice a un Texone, e lo sta facendo in maniera egregia. Per quanto mi riguarda, la storia e i personaggi mi interessano molto di più della fedele riproduzione fotografica, quindi ben vengano anche le città tratteggiate per i loro punti essenziali, nel rispetto della storicità degli edifici, come è nello stile di Font.

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  • Collaboratori

Io a questi particolari sto attento. Mi piace ritrovare del realismo nelle cose che disegnano i nostri autori di Tex. Qualcuno lo può ritenere pretenzioso, altri possono ritenere farsesca questa richiesta di maggiore accuratezza. Per me il Venturi che ti disegna  il quartiere cinese di Frisco per come appariva, Civitelli che si getta sui libri per riprodurre con cura maniacale la città di Boston o la città vecchia di Phoenix... Mi aspetto da un artista come Dotti la città di New York così com'era, perché anche la città è protagonista della storia. Sono rimasto preventivamente deluso che la storia di Chicago fosse stata destinata a Repetto, pure non sono sicuro di come poi l'abbia resa graficamente, ma in cuor mio resto dubbioso. Majo disegna Austin ed è quella, caspita, è un piacere vederla, un elemento aggiunto alla storia, mi arrabbio quando si (forse è lo stesso Borden) parla di togliere i tralicci, eh no li lasci, perché li togli? Per dirla tutta, la Winnipeg di Font mi fa l'effetto dei tepee e dei totem nella riserva navajo, del copricapo a piume tra gli apaches. E' vero che in passato si sono commesse delle leggerezze, che la Frisco di Letteri così come quella di Villa (ritorno di Barbanera) non hanno nessuna pretesa di illustrare storicamente quelle città, ma i tempi sono cambiati, si sta andando in una direzione nuova, più attenta e rigorosa. E se ci sono proteste che qualcuno chiama derive farsesche, forse il Font della prossima storia sarà indotto a una maggiore cura. Non siamo tutti clienti del barbiere, non siamo tutti lettori che non si pongono domande, che leggono l'albo e lo mettono da parte ad impolverarsi finché qualcuno non passa a cestinarlo. La cara Atha insiste nel cercare le vignette che dovrebbero confutare tutto l'insieme di idee che mi sono fatto a proposito della Winnipeg fontiana. Eppure ho ribadito che di edifici in muratura nell'albo ce ne sono tanti, ma l'impressione generale è che Font abbia semplicemente disegnato una cittadina classica del west, di quelle che è abituato a disegnare di solito: manca in lui quel lavoro di ricerca che si accollano certi altri artisti, d'altronde non potrebbe permettersi 30 o 40 tavole al mese...

 

 

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Infatti se guardi l'immagine e la vignetta, non noti che sembra addirittura "fotocopiata" ? Quanti minuti ti ha preso la ricerca su google immagini ? Quanti minuti ha speso l'autore a dare una visione personale dell'edificio ? Siamo sicuri che quella è la prospettiva esatta richiesta da Boselli nella sceneggiatura ? Ma non è una colpa, anche così, uguale alla foto, non sono io che brontolo. Il problema della Winnipeg di Font non è l'ospedale, se tutto il resto fosse come l'ospedale, mi concentrerei su altri aspetti, il fatto è che mi ritrovo anche immagini come questa:

 

 

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Siamo sicuri che il quartiere generale della North West Mounted Police di Winnipeg sia questa "cosa" in legno ? Anche questa vignetta è ricavata da libri o internet? L'insegna, con quei caratteri, mi ha fatto sobbalzare dalla poltrona durante la prima lettura. Onestamente, vorrei chiedere a Carlo Monni, sono quasi sicuro che in linea generale condivide le stesse aspettative, se questa non la ritiene anche lui il frutto della faciloneria e non della ricerca. A paco ordonez che la crociata la fa in difesa di Font e contro di me, vorrei chiedere qual'è il segreto alchemico che gli fa ammirare il rigore estetico dei marmi di Michelangelo e i disegni di Font. A meno che l'arte non la si ami a prescindere, succede nella religione, nella politica, nello sport, perché non nell'arte?

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Questo topic ha preso una deriva tra il ridicolo e il farsesco, e tutto per una crociata anti-Font senza senso.

Buon proseguimento.

 

Ecco il commento definitivo e illuminato. Si parla di Font perché la storia è anche sua. Le tavole o vignette che, con fatica, posto su questo topic provengono dall'albo, mica dalla luna. Puoi essere libero di crederci o meno, ma mi sono divertito di più a leggere il duo Faraci/Rossi i mesi scorsi, perché quando leggo la storia sono anche i disegni che guardo (e molto), pensa tu, per me la percentuale è fifty fifty. A ottobre mi farò un sacco di risate nel sentirvi parlare di capolavoro! Altro che "farsa ridicola" la mia "crociata" .

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Io a questi particolari sto attento. Mi piace ritrovare del realismo nelle cose che disegnano i nostri autori di Tex. Qualcuno lo può ritenere pretenzioso, altri possono ritenere farsesca questa richiesta di maggiore accuratezza. Per me il Venturi che ti disegna  il quartiere cinese di Frisco per come appariva, Civitelli che si getta sui libri per riprodurre con cura maniacale la città di Boston o la città vecchia di Phoenix... Mi aspetto da un artista come Dotti la città di New York così com'era, perché anche la città è protagonista della storia. Sono rimasto preventivamente deluso che la storia di Chicago fosse stata destinata a Repetto, pure non sono sicuro di come poi l'abbia resa graficamente, ma in cuor mio resto dubbioso. Majo disegna Austin ed è quella, caspita, è un piacere vederla, un elemento aggiunto alla storia, mi arrabbio quando si (forse è lo stesso Borden) parla di togliere i tralicci, eh no li lasci, perché li togli? Per dirla tutta, la Winnipeg di Font mi fa l'effetto dei tepee e dei totem nella riserva navajo, del copricapo a piume tra gli apaches. E' vero che in passato si sono commesse delle leggerezze, che la Frisco di Letteri così come quella di Villa (ritorno di Barbanera) non hanno nessuna pretesa di illustrare storicamente quelle città, ma i tempi sono cambiati, si sta andando in una direzione nuova, più attenta e rigorosa. E se ci sono proteste che qualcuno chiama derive farsesche, forse il Font della prossima storia sarà indotto a una maggiore cura. Non siamo tutti clienti del barbiere, non siamo tutti lettori che non si pongono domande, che leggono l'albo e lo mettono da parte ad impolverarsi finché qualcuno non passa a cestinarlo. La cara Atha insiste nel cercare le vignette che dovrebbero confutare tutto l'insieme di idee che mi sono fatto a proposito della Winnipeg fontiana. Eppure ho ribadito che di edifici in muratura nell'albo ce ne sono tanti, ma l'impressione generale è che Font abbia semplicemente disegnato una cittadina classica del west, di quelle che è abituato a disegnare di solito: manca in lui quel lavoro di ricerca che si accollano certi altri artisti, d'altronde non potrebbe permettersi 30 o 40 tavole al mese...
 
 
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Infatti se guardi l'immagine e la vignetta, non noti che sembra addirittura "fotocopiata" ? Quanti minuti ti ha preso la ricerca su google immagini ? Quanti minuti ha speso l'autore a dare una visione personale dell'edificio ? Siamo sicuri che quella è la prospettiva esatta richiesta da Boselli nella sceneggiatura ? Ma non è una colpa, anche così, uguale alla foto, non sono io che brontolo. Il problema della Winnipeg di Font non è l'ospedale, se tutto il resto fosse come l'ospedale, mi concentrerei su altri aspetti, il fatto è che mi ritrovo anche immagini come questa:
 
 
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Siamo sicuri che il quartiere generale della North West Mounted Police di Winnipeg sia questa "cosa" in legno ? Anche questa vignetta è ricavata da libri o internet? L'insegna, con quei caratteri, mi ha fatto sobbalzare dalla poltrona durante la prima lettura. Onestamente, vorrei chiedere a Carlo Monni, sono quasi sicuro che in linea generale condivide le stesse aspettative, se questa non la ritiene anche lui il frutto della faciloneria e non della ricerca. A paco ordonez che la crociata la fa in difesa di Font e contro di me, vorrei chiedere qual'è il segreto alchemico che gli fa ammirare il rigore estetico dei marmi di Michelangelo e i disegni di Font. A meno che l'arte non la si ami a prescindere, succede nella religione, nella politica, nello sport, perché non nell'arte?

Non sono sicuro che la sede delle Giubbe Rosse di Winnipeg nella realtà fosse così, ma sono sicuro che così è stata disegnata la prima volta da Ticci nel 1970 nella sua Avventura nel Nord e evidentemente questa è la fonte di Font.

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Ymalpas, io ti capisco ma proprio per questo, non credi che sarebbe ora di parlare della storia? Sui disegni abbiamo ormai capito come la pensi, inutile insistere.

 

Giusto per finire, però, ti dirò che A) Boselli fornisce a tutti i suoi disegnatori il materiale fotografico su cui lavorare e possiede un archivio iconografico che nemmeno ti immagini B ) Cosa tu vedessi di canadese nella Winnipeg di Galep,Ticci o Fusco lo sai solo tu. La sola differenza che io ci vedevo era che ogni tanto si vedeva gente con un giaccone. Peccato che d'estate a Winnipeg si arrivi a 30 gradi.

 

Io aspetto che Boselli torni dalle ferie e chiarisca.

 

Per il resto, io dubito che a ottobre parlerò di capolavoro ma quasi certamente almeno di una storia molto buona, ma se qualcuno dovesse gridare al capolavoro, anche se non fossi d'accordo mica me la prenderei.

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Non sono sicuro che la sede delle Giubbe Rosse di Winnipeg nella realtà fosse così, ma sono sicuro che così è stata disegnata la prima volta da Ticci nel 1970 nella sua Avventura nel Nord e evidentemente questa è la fonte di Font.

 

O la documentazione fornita da Boselli.

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Non sono sicuro che la sede delle Giubbe Rosse di Winnipeg nella realtà fosse così, ma sono sicuro che così è stata disegnata la prima volta da Ticci nel 1970 nella sua Avventura nel Nord e evidentemente questa è la fonte di Font.

 

Effettivamente è così che la disegnò Ticci nell'albo "Sulle piste del nord". Un punto a favore di Font. E anche un punto a favore della discussione, se permettete. Inventata di sana pianta da Ticci. Questa, nel 1876, in costruzione, la locale stazione di polizia:

 

 

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Resto, chiaramente, fermo nella mia idea che quando una storia è ambientata in una città e che all'albo si dà il nome di quella città, una maggiore verosimiglianza nel 2015 sarebbe auspicabile. Dopotuttto questo si è visto pochi anni fa nella storia di Nizzi e Venturi che ho già citato, con il quartiere cinese, che non è chiaramente quello degli anni settanta di Letteri. A Villa avevo fatto una domanda, anni fa, sulla sua Frisco e mi aveva risposto che non gli interessava una riproduzione rigorosa e inappuntabile, ma che per un fumetto erano piuttosto consigliabili le licenze artistiche.

 

Sono due scuole di pensiero diverse.

 

Per quanto riguarda Font, invece, ho concluso. Volevo fare una puntatina sulle pose da contorsionista dei suoi personaggi, ma è una cosa di cui ho già trattato in vecchi topic e non ha senso rispolverarla.

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Secondo me non è nemmeno una questione di scuole di pensiero. È proprio che tex è così, è una sua caratteristica di non ricercare tanta accuratezza storiografica. È un mondo a parte.
Poi nulla vieta che ci possano essere nuovi disegnatori che curano meglio questo aspetti, ma secondo me sono dei casi particolari, che possono esistere proprio perché la norma è un'altra...

Una sola cosa voglio dirti, ymalpas: se tu hai questa passione di guardare tutti i particolari dei disegni ben venga, ma non vuol dire che gli altri lettori che a queste cose ci fanno meno caso quando leggono non si pongono delle domande ;)

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Grazie per il "cara", Ymalpas!  ^_^

Non intendevo certo confutare la tua percezione dell'albo, che è personale e pertanto inconfutabile, stavo solo cercando di illustrarti la mia. Ripeto: per il mio gusto, va bene così, con quel tocco di "abbozzato" che fa, come giustamente dice Pippo, del mondo di Tex un mondo a parte, diverso dalla realtà. Parliamo di un fumetto, non di un trattato storiografico, e se certe libertà le permettiamo alla sceneggiatura, penso che sia giusto che siano permesse anche nel disegno. Poi, lode a chi si impegna ancor di più nella ricostruzione fedele, ma a patto che si mantenga la propria identità di autore. Font è un disegnatore con una personalità forte e non si fa scrupoli a essere se stesso, forse per questo incappa in molte più critiche rispetto ad altri.

Sulla durata o l'impegno nella ricerca credo che abbia risposto Carlo Monni, dicendo che è lo stesso Boselli a fornire il materiale.

Comunque, io trovo molto stimolante questo riflettere sul lavoro di Font e ho notato dettagli che altrimenti mi sarei persa, tra cui il bell'omaggio a Ticci che ha sottolineato Natural Killer.

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Secondo me non è nemmeno una questione di scuole di pensiero. È proprio che tex è così, è una sua caratteristica di non ricercare tanta accuratezza storiografica. È un mondo a parte.
Poi nulla vieta che ci possano essere nuovi disegnatori che curano meglio questo aspetti, ma secondo me sono dei casi particolari, che possono esistere proprio perché la norma è un'altra...

Una sola cosa voglio dirti, ymalpas: se tu hai questa passione di guardare tutti i particolari dei disegni ben venga, ma non vuol dire che gli altri lettori che a queste cose ci fanno meno caso quando leggono non si pongono delle domande ;)

 

 

Forse non sai dei giri di parole che si spendono, per esempio, sui fucili e sulle pistole, da parte di lettori attentissimi a marche e modelli.

 

Ne parlano nelle interviste diversi disegnatori di Tex.

 

L'ho scritto sopra che il mondo è vario e che non tutti sono lettori distratti o poco curanti di "tanta accuratezza storiografica", serve un pochino di attenzione anche per coloro, e sono più di quanti sei disposto a credere, che queste cose però le notano.

 

E disegnare Winnipeg e Frisco o New Orleans come erano disegnate quaranta o cinquant'anni fa da Ticci, Letteri, Galep ecc. è una cosa, disegnare una città del nord con la parvenza di una città del nord è un'altra cosa ancora. 

 

Ne riparliamo quando leggeremo il ritorno del Maestro di Dotti a New York ?

 

Per il momento auspicherei che a Font e Mastantuono non fossero date altre storie cittadine.

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  • Collaboratori

Nell'altro forum c'è chi persino fa notare l'inesattezza a pagina 30 con la bandiera con la foglia d'acero che fu introdotta in Canada solo nel 1965.

 

La bandiera ai tempi di Tex era questa:

 

 

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                                                  1868 - 1921                                                                    1965 - 2015

 

 

 

Come vedete non sono tutti lettori distratti. Ci sono quelli attenti alle pistole e ai fucili e quelli attenti alle bandiere e chissà cos'altro ancora.

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Ok, ma io non ho nulla da dire sulla pignoleria. Ognuno è libero di approfondire gli aspetti che vuole.
Ho solo trovato esagerata la tua affermazione che in questo albo del Canada c'è zero.
Io non sono uno di quei lettori scrupolosi che stanno a guardare se le pistole sono fatte precise o altre cose del genere.
Però ho trovato Jim Brandon. Ho trovato le giubbe rosse, anche se il rosso delle divise sulle pagine in b/n non si vede :D ho trovato un'atmosfera diversa, come sempre avviene nelle storie del nord. E tanto mi basta. Mi sono sentito davvero in Canada :)

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