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[Texone N. 07] Il Pueblo Perduto


ymalpas
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Voto alla storia  

43 utenti hanno votato

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Penso sia uno dei migliori Texoni a mio parere. La vicenda è quantomai godibile e non sono d'accordo con chi lo critica. Di certo non è una storia capolavoro ma abbiamo visto molto di peggio. Ottimo come sempre il tratto di Ticci. Voto complessivo 8/10

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  • 2 mesi dopo...

... ed eccoci al settimo Texone ...
cercando di nn ripetere quanto già detto da altri ... beh, il giudizio è ottimo per i disegni (come nn dovrebbe esserlo) un grande Ticci, ma ci sarebbe da stupirsi del contrario ... per la trama un pochino "copiata" ma abbastanza filante nel suo svolgersi ... e il giusto nell'essere "contorta": rapimento, anzi, rapimenti, inseguimenti, torture vere e presunte

degli assistenti del Prof. Montoya
, tradimenti, agguati, omicidi (insomma c'è di tutto) e la conclusione di Nayka (magari padre di Malapay ... forse me lo sono perso) che essendo figlio di Tumako ...

ALT, qualcosa qua nn torna ... ovvero quanti anni hanno Tumako e Nayka (se quest'ultimo è già vecchio e decrepito ...?).
:deserto
... ma sè, dai, ci può stare ...

Rivediamo un pochino alcuni passaggi della storia che mi hanno colpito di più:
- La chiacchierata dei Nostri con l'Agente Indiano

che si dimentica di dire le cose ...
e Tex che lo giudica
Questo babbeo tira fuori le notizie con il contagocce

- Il tentativo di stupro a Malapay, correggetemi, forse il primo visto in un albo nei Nostri o comunque mai con una sequenza così lunga

una ventina di vignette

- In primo agguato ai Nostri

e il trucco del cappello con la lucertola

- Il ritrovamento e le cure al Prof. Montoya
- La costernazione e il terrore arcano di Lobo
- La ricerca del tesoro all'Indiana Jones
- L'epilogo degno del diavolo che fa le pentole ecc. ecc.

La mia classifica personale aggiornata al settimo albo:
Trama..................................... Disegni
Fiamme sull'Arizona.................. Il Pueblo Perduto
La Grande Rapina..................... La Grande Rapina
Il Pueblo Perduto...................... Terra senza Legge
Terra senza Legge.................... Il Segno del Serpente
Il Segno del Serpente............... Fiamme sull'Arizona
Tex il Grande........................... Tex il Grande
Piombo Rovente....................... Piombo Rovente
;)

Alla prossima,
ilbor

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Bella storia, questa del "Pueblo perdido". Si fa leggere bene, fila liscia divertendo il giusto, senza strafare. Pur non essendo in sè indimenticabile, questa storia mi torna spesso alla memoria per lo spettacolo rappresentato dal pueblo incastonato nella roccia. Nelle pagine introduttive del Texone originale vi è peraltro la foto di uno di questi pueblo (praticamente identico a quello raffigurato da Ticci): immagino cosa si possa provare a vederli dal vivo. Semplicemente spettacolari. In effetti, l'ambientazione e i disegni impreziosiscono questo Texone, compensando una trama gradevole ma non eccezionale.

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  • 4 mesi dopo...

Questo è forse il texone meno texone di tutti. Ai testi abbiamo l'erede di G. Bonelli, e alle matite il disegnatore più rappresentativo di Tex, che insieme confezionano una storia molto classica per contenuti. Potrebbe dunque tranquillamente essere una storia della serie regolare. L'unico motivo che ne giustifica la pubblicazione in un texone è una sorta di riconoscimento ufficiale alla grandezza di Ticci ( se mai ce ne fosse stato bisogno ), con la presentazione di un suo lavoro in una edizione di prestigio.

La vicenda non è tra quelle che mi hanno entusiasmato di più, ma è buona. C'è anche un momento piuttosto "forte", quando Tex e Carson trovano il professore agonizzante: la scena viene presentata con classe, cioè senza mostrare i particolari raccapriccianti che pure si intuiscono, e che possiamo leggere nelle espressioni dei pard.

Si è detto che il formato gigante avrebbe lasciato insoddisfatto lo stesso Ticci. Sarà.
La mia ammirazione nei confronti dell'arte del Senese è sconfinata, in qualunque formato e su qualsiasi supporto. Se Ticci facesse uno scarabocchio con la biro su una delle pareti di casa mia, asporterei il pezzo di muro contenente il graffito, lo incornicerei e chiuderei il tutto sotto vetro.
Quindi anche questa sua prova per me è preziosissima. Tutte le tavole hanno il consueto, inconfondibile potere suggestivo del maestro. L'apparizione del pueblo, poi, è da perdercisi dentro. Per inciso, a me la parte finale ricorda il film "L'oro di Mackenna".

Considerato che il soggetto non mi sembra eccelso, direi che siamo a metà tra l'8 e il 9.
Arrotondo per difetto a 8 perchè per me i Texoni dovrebbero avere qualcosa che giustifichi la denominazione di "Albo speciale"
( uno sceneggiatore o un disegnatore d'eccezione, o quantomeno una vicenda inconsueta ).

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  • 6 anni dopo...

Il tesoro perduto nel Pueblo anasazi,spunto "vecchio come Matusalemme" (come direbbe Carson :lol:) e stra usato da tutti i più prolifici autori di Tex:ma se sviluppato bene, è uno spunto formidabile ;)

 

Qui Nizzi riesce ad imbastire una trama solida e buona, sicuramente non del tutto originale ma comunque più che dignitosa e abbastanza intrigante

Si parte dalla attacco alla riserva papago col rapimento del vecchio curandero e della nipote.

Il tesoro dei Gesuiti, nascosto in un vecchio Pueblo in cui i Papagos vegliano da più di un secolo, protetto da trabocchetti e trappole, è un ossessione sia per Rochas sia per il professore.

Di tutto ciò ne approfitta il losco ranchero che organizza una seconda spedizione e che entrerà in possesso della mappa.

I pard seguono l azione, ma ciò è un bene, perché danno modo ai malviventi di entrare nel Pueblo e trovare il tesoro.in seguito penserà Madama Dinamite a distruggere tutto.finale non dissimile da quello della Leggenda della Missione,in cui il tesoro e il luogo che lo custodisce vengono completamente distrutti.

Gli avversari sono abbastanza tosti e interessanti, soprattutto la figura di Rochas e quella dell'Apache rinnegato.

Una storia che certamente non è un capolavoro,ma si rilegge sempre volentieri.

Disegni di Ticci perfetti

 

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  • co fondatore

Partiamo dai disegni. Ticci in grande spolvero ed enorme nelle sequenze ambientate nel deserto e nel pueblo dove sta il tesoro. Le sue pennellate danno ancora una volta il sapore di puro West per cui è stato decretato Maestro del genere. Dieci ai disegni.

Arriviamo alle dolenti note... Sino al 2001, quando lessi Il fantasma dai proiettili d'oro, dodicesimo volume della serie di Blueberry e secondo della saga della Miniera del Tedesco e di "Prosit" Luckner, ero entusiasta della storia e amavo la parte finale col guardiano Papago che vegliava sul tesoro. Che stupore (e delusione) quando scoprii che

Spoiler

l'intero impianto del finale era copiato spudoratamente dal classico blueberriano, cambiando pochi elementi.

In effetti, da allora o poco meno non mi ricapita più di riprendere un Texone che prima avevo letto non so quante volte (e che grazie a questo fatto ricordo ancora a memoria). E che pure aveva diversi momenti godibili anche nei primi tre quarti del racconto, sequenze sceneggiate molto bene e al servizio dei disegni del Maestro. Non do un voto ai testi.

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Storia  niente  di che,  ma passabile. La parte finale è  nettamente  superiore, coi misteri che aleggiano  intorno  al pueblo , i trabocchetti e la dinamite. Inoltre, avendo saltato la vignetta  in cui appariva  per la prima  volta il vecchio custode, per me fu un vero rompicapo capire  la vicenda, ed è  un pregio. Disegni di Ticci PERFETTI. Colorazione  di repubblica ottima (  io ce l' ho solo in questa  versione). Voto 7.

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Questa volta non é il tesoro degli Aztechi, ma quello dei Gesuiti. La storia però é carina e scorre agevolmente aiutata anche dagli ottimi disegni di Ticci.
Voto alla storia: 6,8
Voto ai disegni: 8,5

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  • 8 mesi dopo...

Letto oggi nella versione a colori di Repubblica. La cosa migliore, senza dubbio, sono i disegni di Ticci, che conferma ancora una volta la sua maestria. Notevoli specie le scene nella mesa e nel pueblo.

Unico appunto è  che, come già  nel caso di Galep, viene meno la regola secondo cui il texone dovrebbe offrirci l'interpretazione personale  di disegnatori che in precedenza non si erano mai cimentati con il mondo di Tex, cosicché questa potrebbe essere benissimo una storia della serie "regolare" (e non tra le migliori).

La sceneggiatura di Nizzi é  appena sufficiente: si lascia leggere, ma non cattura e non avvince. 

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  • 6 mesi dopo...

Allora...Voti e giudizi molto larghi. Forse sono stato troppo severo ma venivo da aver letto La Congiura sulla serie regolare (ottimo...da 😎 e quindi non sono "esaltato". Per me è un Texone fatto per il maestro Ticci. Il pueblo, il deserto, il caldo, gli spazi aperti. Pennellate da 8. Sulla storia resto perplesso. " Bella" la parte delle torture, la ricerca del tesoro alla Indiana Jones interessante ma un po' troppo veloce il finale. Tutto molto classico senza guizzi. Quindi globalmente per siamo su un pieno 6, se voglio essere generoso 7. Comunque Ticci sublime.

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  • 3 settimane dopo...

Mi sono approcciato alla rilettura di questo Texone piuttosto prevenuto, ricordando una impressione non troppo positiva dell'epoca. In sostanza ricordavo una storia molto noiosa.

Invece alla rilettura ho trovato una discreta storia, forse inadatta a un Texone (troppo classica), con un soggetto abusatissimo (quello del tesoro abbandonato in un Pueblo, con tanto di mappa), ma non per questo meno appassionante.

Un Nizzi ancora in forma dipana la trama con efficacia e senza errori, mantenendo alto l'interesse anche nella relativa mancanza di grossi avvenimenti. Il finale, comunque, davvero ottimo.

In sostanza una discreta storia. Nulla di memorabile, ma gestito bene.

Ai disegni c'è Ticci e bisogna togliersi il cappello. Il Maestro va a nozze con questi paesaggi e queste soluzioni classiche e compie ancora una volta un capolavoro, maggiormente valorizzato dal formato del Texone.

Nizzi 6.50

Ticci 9

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  • 5 mesi dopo...

Riletto oggi nella mia personale maratona di riletture. La trama è molto lineare da metà in poi, mentre all'inizio sembrava essere più contorta con diversi fili da riallacciare. Purtroppo sembra che la vicenda si risolva da sé, senza che i due pards abbiano troppa voce in capitolo: arrivano al pueblo quando tutto è più o meno compiuto e l'unica cosa che resta loro da fare è impallinare gli ultimi due piccioni. 

 

I disegni di Ticci sono formidabili come al solito, dinamici e meravigliosamente suggestivi nelle ambientazioni desertiche che sono il suo pane. Un Texone di ordinaria amministrazione dunque, che scorre senza lasciare troppi ricordi, ma che in fondo fa il suo dovere. 

 

 

Voto finale: 7

 

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  • 1 anno dopo...

Storia di impianto molto classico, forse un po' troppo per essere pubblicata su un Texone, ma che nel complesso risulta abbastanza piacevole da leggere, pur perdendosi un po' nel finale. Nulla di paragonabile alle storie dei suoi anni d'oro, dunque, tuttavia a Nizzi ritengo vada dato atto di aver complessivamente svolto un buon lavoro, mentre a dir poco ottima si può definire la prova ai disegni di Ricci (altra "anomalia" dell'albo, la prima volta che un disegnatore storico della serie illustra un Texone), con particolare lode alle raffigurazioni della Mesa Dorada e del Pueblo Perdido.

 

Tex e Carson, invero, non si vedono costretti a fronteggiare antagonisti particolarmente agguerriti (pur facendosi trovare sempre prontissimi alla bisogna), tanto che si può affermare senza tema di smentita che, con ogni probabilità, spandano più sudore a causa del sole e del caldo infernale del deserto che nell'affrontare le tre o quattro brevi sparatorie cui li costringono il bieco rancher Jackson e la sua teppaglia. Per il resto, i due pards altro non devono fare che cavare dai guai la bella e giovane Malapay ed inseguire la cricca di Jackson fino alla meta, il famoso pueblo perduto dove è custodito un tesoro di inestimabile valore.

 

Unico appunto di rilievo che ritengo di poter muovere a Nizzi in questa occasione, la scarsa caratterizzazione di Jackson e soci, mentre maggior cura è stata riservata alla contestualizzazione della vicenda (che, in effetti, avrebbe potuto rischiare di risultare un po' banale): la ricerca di tesori perduti è un classico dell'epopea western, in tale occasione a renderlo più interessante è che esso consista in oggetti sacri di oro ed argento che una compagnia di gesuiti aveva nascosto un secolo prima nel quasi inaccessibile pueblo - nascosto tra i picchi della Mesa Dorada - con l'aiuto dei Papago, con l'immancabile maledizione di matrice indiana, per quanto nei fatti avvalorata dalla presenza di un custode in carne ed ossa (insomma, forse più ossa che carne :lol:) e delle immancabili quanto portiere trappole a difesa dei preziosi.

 

Come accennato in apertura, il finale risulta forse un po' precipitoso e scontato, al contrario degli eventi che lo precedono i quali, invece, si svolgono con cadenza più oculata. Ho comunque trovato piuttosto suggestiva e significativa l'ultimissima sequenza, quando l'esplosione fortuita di un candelotto di dinamite provoca il crollo della parete di roccia sovrastante il pueblo, provocandone il seppellimento insieme al tesoro. Evento di un certo valore simbolico, che potrebbe stare a sottolineare come qualsiasi azione umana è in fondo sempre in balìa del caso.

 

Modificato da juanraza85
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<span style="color:red">4 minuti fa</span>, virgin dice:
20 minuti fa, juanraza85 dice:

la prima volta che un disegnatore storico della serie illustra un Texone

 

Ehm, ehm...

 

Giusto, la seconda :azz:..!

 

Dimenticavo Il segno del serpente disegnata da Galep.

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  • 1 anno dopo...

Procedo nelle riletture con il secondo Texone che, dopo quello di Galep, non rispettava la presunta logica del disegnatore esterno, ora divenuta rarità (garantire 224 pagine in tempi ragionevoli è probabilmente troppo impegnativo per quasi tutti gli autori “moderni” che sono esterni alla Bonelli).

 

Il soggetto è classicissimo e rileggendo con occhi innocenti l’albo la mia sensazione era che Nizzi avesse sceneggiato con mestiere, pur senza originalità, anche inserendo alcuni tocchi brillanti (l’agente indiano che rivela le informazioni “a puntate”, la lucertola e il cappello).

 

Ora, dopo aver letto sul thread il post di @MisterP riferito alla somiglianza sospetta con un’avventura di Blueberry, mi domando se tali “tocchi” fossero farina del sacco nizziano o vadano invece attribuiti a Charlier… :dubbioso:

 

In ogni caso quello che sostiene il volume, e lo rende una lettura molto piacevole, è la prova di Ticci, che forse potrà non aver gradito il formato ma, all'interno di una prestazione già scintillante, lo ha usato benissimo per regalarci alcune vignette “extralarge” che lasciano a bocca aperta. :clapping:

 

Sintetizzando, un albo di buon livello impreziosito da ottimi disegni, che non finirà nell’elenco dei capolavori ma merita assolutamente di essere (ri)letto.

 

P.S.

Come già accaduto rileggendo "La grande rapina", è stato molto piacevole rileggere il redazionale vergato da un giovin Boselli... :D

Modificato da Augustus McCrae
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<span style="color:red">6 ore fa</span>, Augustus McCrae dice:

Procedo nelle riletture con il secondo Texone che, dopo quello di Galep, non rispettava la presunta logica del disegnatore esterno, ora divenuta rarità (garantire 224 pagine in tempi ragionevoli è probabilmente troppo impegnativo per quasi tutti gli autori “moderni” che sono esterni alla Bonelli).

 

Diciamo pure impossibile. Gli autori non italiani sono abituati ormai a ben altri ritmi ed un lavoro da 224 pagine sarebbe troppo impegnativo per loro. Volendolo fare sarebbero posto a due alternative: o dovrebbero rinunciare ad altri lavori con il rischio di perdere il treno, per così dire oppure realizzarlo nei ritagli di tempo.

Per loro andrebbe molto meglio un cartonato alla francese,

I disegnatori bonelliani ma non di Tex potrebbero farlo, sempre che la serie su cui lavorano possa permettersi di fare a meno di loro per il tempo necessario, cosa piuttosto facile a dire il vero.

  • +1 1
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Col senno di poi, vedendo come i Texoni siano affidati ormai quasi solo a disegnatori bonelliani, ci siamo persi albi speciali che potevano invece essere assegnati a Gallieno Ferri, Guglielmo Letteri, Fernando Fusco, per non parlare del fatto che Gian Luigi Bonelli non è riuscito a scriverne nessuno...

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