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TWF - Tex Willer Forum

[708/709] La tribù dei dannati


natural killer
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<span style="color:red;">31 minuti fa</span>, Sam Stone dice:

Un pò come a suo tempo Juan Raza, aveva ricordato anche a me quel personaggio o quella situazione, in qualche modo.

E forse per proprio per questo, questa soluzione non è stata presa in considerazione.

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  • 2 mesi dopo...

Dopo mesi, mesi e mesi ho deciso di ricominciare a leggere Tex partendo proprio da Mezzosangue e da questo La tribù dei dannati. Che dire...

Mezzosague è una storia di certo molto bella con un personaggio azzeccato in toto e alcune dinamiche già viste ma comunque molto godibili.

Su questi due nuovi albi firmati Ruju - Font sono riuscito nuovamente a sentire lo spirito della prima storia: il primo albo ad andamento maggiormente lento e il secondo, più frenetico ed eccittante, hanno formato una storia secondo me pienamente soddisfacente e ricca di emozioni molto valide. Uscito di galera, Makua si scopre subito un personaggio nuovo rispetto alle "2 versioni" del precedente episodio, Makua qui è più maturo e forse perde il fascino da fuorilegge che lo descriveva nell'albo 622. La storia procede molto bene, forse più lineare rispetto alla precedente, ci presenta il bel personaggio di Francisco e un nuovo cattivissimo nemico. Ecco... il nemico è risultato assai deludente, una scopiazzatura scialba e molto meno incisiva di Domingo, personaggio spesso sbandierato come maggiormente intelligente rispetto al fratello ma capace di compiere comunque gli stessi identici errori con la stessa identica arroganza. Apparte il sopracitato elemento, la storia merita un buonissimo 7,5 ma purtroppo non riesce ad eguagliare la prima splendida storia dell'era 600.

I disegni sono un punto davvero dolente. Non amo Font e lo amo sempre meno quando vedo vignette appena abbozzate e volti di personaggi secondari cambiare repentinamente da una pagina all'altra. Alcune intere tavole risultano eccessivamente bianche, spesso con fondali poco evidenti o addirittura per nulla caratterizzati. I problemi che già affliggevano il tratto di Font nei precedenti due albi qui sono elevati esponenzialmente fino a proporre un risultato mediocre, secondo me, non al livello di molti govani mal sfruttati e meno osannati del Maestro spagnolo. Insomma, non quanto Diso, ma ad oggi molto sopravvalutato... un 6 basta e avanza!

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  • 1 mese dopo...

Allora...Devo recuperare i primi due albi (ma ci sono note? Mi sono sfuggite?). Font non mi esalta però me lo faccio piacere, la storia è da 6 striminzito. Il personaggio di Makua è interessante (devo recuperare le prime due), il suo non trovare una dimensione è molto "reale". Il personaggio di Matteo mi sembra tito e ritrito (devo recuperare la storia del fratello Domingo) però devo ammettere che il colpo di scena finale (sul duello) è stato sfizioso. Lo trovo un po' troppo pretenzioso il suo piano da megalomane. Ruju è secondoe me un buon mestierante, non ha guizzi ma non trovo cadute.

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storia banale stanca, ripetitiva

niente emozioni tutto prevedibile e lineare

anche il massacro dells tribu e' narrato senza pathos

tra le peggiori di Ruju

i disegni non sono male

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  • 2 mesi dopo...

Nonostante la storia sia molto classica, questi albi scritti da Ruju mi sono piaciuti abbastanza. Il grande pregio della trama è di essere molto scorrevole e molto veloce, tant'è che ho divorato questi due albi in pochissimo tempo. L'assenza di verbosità fa sì che le scene d'azione facciano da padrone alla storia e che gli albi non siano mai noiosi. Bravo Ruju, che realizza una storia classica, ma comunque piacevole e gradevole, con belle scene d'azione e un buon finale.
I disegni di Font sinceramente non mi fanno impazzire. Tex non è perfettamente riconoscibile e il suo cappello mi sembra un po' troppo piccolo.
Le copertine di Villa sono come al solito ottime.
Storia: 8
Disegni: 7,5

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  • 6 mesi dopo...

Dopo aver, in rapida sequenza, curato il ritorno di Proteus (noto trasformista nato dall’indimenticabile penna di G.L. Bonelli) e di Bowen, unico personaggio di Faraci reputato degno di meritarsi una seconda storia sulla saga, Ruju si è potuto dedicare al sequel di una sua creatura per l’universo di Aquila della Notte. Makua, il controverso mezzosangue che avevamo lasciato in carcere dopo l’ultimo duello con Tex, viene recuperato dall’autore, per dare un seguito alla sua vicenda personale. L’incipit ci mostra una scena atipica, con il nostro ranger che attende il giovane all’uscita del penitenziario, per saggiarne le idee e offrirgli l’occasione di una nuova vita onesta, lontana dai fallaci inganni di Santos, ex suo mentore. Le prime pagine scorrono con ritmo molto blando e fungono da preludio a ciò che sarà il cuore della narrazione. Tex affida Makua al suo amico Francisco, un anziano indiano che ha creato una comunità mista di nativi, pacifica, creata soprattutto da deietti ed emarginati che convivono serenamente nel variopinto villaggio. Proprio nel villaggio, Makua incontra l’affascinante Estrella e si convince a restare, illudendosi forse di poter realmente farsi una famiglia e archiviare gli errori del passato. Una simile comunità a dir il vero, seppur originale come spunto, lascia qualche dubbio come plausibilità nella vita reale nel selvaggio west, ma in fondo non è proprio questo aspetto a convincermi poco, bensì il fatto che Makua, nel tempo di dire amen, perde completamente la testa per Estrella e si sente già radicato nel gruppo a tal punto di considerarla quasi una famiglia. Una velocità sospetta che suona come una “brusca sterzata” imposta dall’autore per condurre la trama nella direzione da lui voluta. Passi che l’amore sia un forte tiranno e che difficilmente ci si riesce a divincolare dal suo potere, ma il colpo di fulmine istantaneo che coglie Makua non mi convince appieno e la stessa Estrella è poco caratterizzata, nel breve arco narrativo in cui compare. Tralasciando queste mie piccole perplessità, il povero Makua sembra un personaggio da annoverare nella lista dei “vinti” del celebre Verga, infatti per quanto ci metta buona volontà per dare una svolta alla sua vita, il destino si diletta subito a stravolgere i suoi buoni propositi. L’avversità del fato in questione è rappresentata dalla banda di predoni mescaleros, guidati dallo spietato Mateo, che intralcerà la pista del giovane mezzosangue, segnandola irrimediabilmente per sempre. La distruzione del villaggio di Francisco è alquanto scontata, così come è prevedibile a tal punto la reazione di Makua. A dire il vero la scena del cruento massacro, pecca un po’ di pathos a esclusion fatta della bella vignetta quadrupla di pagina 101, con il giovane esterrefatto dinanzi i corpi immobili delle vittime e le costruzioni fumanti, portando in braccio Estrella, ormai ridotta a un esile fardello senza vita. Nel primo albo Mateo ci viene mostrato come un notevole antagonista, spietato e molto seguito dai giovani guerrieri. Ruju sempre attento alle caratterizzazioni, inserisce molte scene per accrescere la figura carica d’odio del fratello di Domingo, alcune fine a sé stesse, come l’assalto al trading post, altre con più carica emotiva, vedi l’eccidio della giovane donna del ranch con successiva fuga nei boschi della figlia. Proprio quest’ultima sequenza è costruita bene e crea suspense, e l’apparizione improvvisa di un granitico Carson, viene accolta con un sospiro di sollievo dal lettore. In effetti la trovata è a effetto ma in fondo non si capisce bene cosa ci facesse il vecchio cammello lì, ma pazienza, anche questa è una lieve forzatura dell’autore per arricchire la sua sceneggiatura. L’episodio, a mio modo di vedere, perde moltissimo nel secondo albo. Già la scena dell’assalto al forte di Mateo, difeso a suon di dinamite da Tex e company non mi appassiona tanto, sia perché i mescaleros sembrano semplice carne da macello, ma anche per come è stata introdotta la sequenza: l’imbeccata dei giovani indiani pentiti che spifferano ai nostri i programmi di Mateo, puzza di trucchetto narrativo. Ma sarà proprio il crollo della caratterizzazione di Mateo a far scendere il livello della prova. L’apache perde tavola dopo tavola spessore e il lettore finisce col trovarsi di fronte un vigliacco da due soldi, che studia un cervellotico piano per distogliere da se l’attenzione delle giacche azzurre, ma soprattutto imbastisce una trappola che fa acqua da tutte le parti per sopprimere Tex. La sua fuga poi dinanzi il nemico durante il duello finale è davvero la ciliegina sulla torta. Con un villain così deludente perde tutta la storia e pure il finale agro di Makua, che sembra lasciare aperta una porta per il suo terzo ritorno, viene accolto freddamente. Storia da “zona Ruju”, ma niente di più. Il ritorno di Bowen, lo preferisco a essere sinceri. Purtroppo Font, anche stavolta, palesa un calo visibile nella sua prova. Aldilà dello stile caricaturale, che è la sua “calligrafia”, ho trovato le tavole meno curate e le sproporzioni ancor più marcate. Ormai il disegnatore iberico può essere considerato una colonna della saga e personalmente ho imparato ad accettare il suo tratto poco texiano, però ci sono storie in cui rende meno e il ritorno di Makua, è una di quelle. Chiudo il commento con alcuni curiosi refusi riscontrati durante la rilettura. Il primo è già stato fatto notare in un precedente commento, con Tex che a pagina 42 del secondo albo incappa in uno strano svarione di calcolo nella suddivisione degli avversari da affrontare. Subito dopo Carson chiede se deve prendere di mira quelli di destra o di sinistra e Tex specifica che si occuperà dei tre di destra, di conseguenza anche di Black Claw (il pard infatti gli consiglia di prestare attenzione visto che il capo sembra un tipetto velenoso). Adesso, visto che nell’ultima vignetta doppia di pagina 43 Black Claw è disegnato a destra di Tex, come mai nella pagina successiva il suo cavallo è colpito da Carson? Non doveva occuparsi degli altri tre? Anche nel riassunto che inaugura l’albo “La furia di Makua” si legge che Mateo trucida sia Francisco che la figlia Estrella, ma non era la nipote? Lo dichiara inequivocabilmente a Tex a pag. 39 dell’albo precedente. Errare humanum est! Il mio voto finale è 6

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