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TWF - Tex Willer Forum

[710/711] L'assedio di Mezcali


Messaggi consigliati/raccomandati

<span style="color:red;">1 ora fa</span>, ymalpas dice:
<span style="color:red;">1 ora fa</span>, borden dice:

Di sicuro ci  sono le modifiche mie... Ma poca roba, dai!

 

Quella che si può chiamare una normale e sacrosanta revisione redazionale (tu e Giusfredi immagino).

 

Io parlavo di cinturoni slacciati, origliatori, colpi in testa, miracolosi colpi di fortuna, metodi sbirreschi con i deboli e arrendevolezza con le mezzeseghe, soluzione spiattellata senza che il nostro debba muovere un dito o spoilerata in copertina per far felici i lettori amanti del giallo, amenità del genere :D

 

Se anche ci fossero state queste cose, di sicuro il nostro Borden le ha spietatamente cassate e non credo che ce lo verrebbe a dire per cortesia verso l'autore... o magari lo farebbe ?

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  • 2 settimane dopo...

Sono riuscito a leggere la storia soltanto ieri e posso dire che mi è piaciuta.

Le varie scenette iniziali che si fondono poi nell'incontro al Trading Post le ho apprezzate molto, da quando tutti i personaggi si riuniscono però la trama risulta valida e interessante ma troppo troppo troppo lineare. Comprendo che non sia facile realizzare una storia solo esclusivamente entro quattro mura però secondo me un autore con alle spalle una conoscenza enciclopedica del personaggio avrebbe dovuto dare un poco di verve in più alle vicende narrate. I personaggi sono tanto variegati quanto classici e stereotipati però tra tutti spiccano il gambler e il minatore, due personaggi non scontati e che si rivelano a conti fatti due personaggi ben costruiti. Non ho apprezzato i colpi di testa dei Parson, padre e figlio, comprendo il loro dolore ma ciò che fanno è troppo repentino per essere spiegabile. Il padre poi, prima afferma di voler difendere la figlia e poi scappa abbandonandola. Bah, le giustificazioni che ha dato non mi sono sembrate molto valide, solo il frutto di un uomo uscito di senno!

Una storia di Tex i nemici sono fondamentali, qui lo sono soltanto per numero perchè non troviamo alcun approfondimento, alcuna verve descrittiva, alcuna caratterizzazione... Nulla di nulla, semplicemente degli indiani che si scagliano contro una manciata di poveri cristi che muiono uno dopo l'altro. Il soggetto della storia potrebbe essere benissimo quest'ultima mia frase!

Ho apprezzato lo stile di scrittura di Nizzi, secondo me sempre fresco con ottime battutine tra i pards e brevi spieghini sopra le vignette. 

Insomma, storia un filo sopra al mediocre ma ben sotto dall'essere esaltante. Un 7- sapendo di essere stato di manica larga.

Ai disegni nulla da dire, mi sembrano buoni ed in linea con la storia. Alcune vignette ben rifinite portano a 7 1/2 il mio voto.

 

 

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Allora...Avevo voglia di leggere un soggetto così (un assedio contro gli indiani), mi sono divertito troppo nel vedere Carson cocciuto e Tex pessimista (e Carson non ha scommesso). Valida la caratterizzazione dei personaggi (famigliola di artisti), gambler, bravi soldati (molto umani), solitari cercatori d'oro, semplici banditi. La loro evoluzione è accettabile (idem il finale). Storia classica e godibile. Nizzi ha scritto capolavori (Fuga da Anderville) e questo non lo è ma per me è una storia valida (6+ come minimo). Filippucci così così. Non è tra i miei preferiti mettiamo la così.

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  • 2 mesi dopo...

Una storia di Nizzi abbastanza godibile, con delle belle e lunghe scene d'azione e con un ritmo sempre alto, ma poco più che sufficiente. La trama è un tantino classica, dato che le storie con degli assedi sono moltissime su Tex. La storia ha, secondo me, due grossi difetti. Il primo è il padre dei circensi che impazzisce e ruba l'oro per assicurarsi un futuro per la figlia, ma poi tenta di scappare abbandonandola e lasciandola indifesa all'attacco degli Yaqui. Il secondo difetto della storia è che mi è sembrata praticamente uguale alla storia di Nizzi "I diavoli rossi"-"Senza via di scampo", con l'assedio di Yampa Fork. Inoltre le scene in cui decine e decine di Yaqui sono falciati sono molto irreali. Ritorno di Nizzi su Tex decisamente negativo.
I disegni di Filippucci non mi sono piaciuti molto, poco adatti alle ambientazioni western di Tex.
Inutile dire che le copertine di Villa sono fantastiche!
Storia: 6,5
Disegni: 7+

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Scusa l'intromissione, ma dici godibile e ritmo sempre alto, e poi decisamente negativo. O l'uno o l'altro...

Per quanto mi riguarda è una rimasticatura de "i diavoli rossi" noiosa e senza alcuna originalità (anche i Diavoli rossi era molto noiosa a mio giudizio, peraltro).

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Chi l'avrebbe mai detto che mi sarei trovato a difendere una storia di Nizzi e per giunta da Valerio?

Eppure è così , ma andiamo con ordine:

 

On 10/4/2020 at 09:57, JohnnyColt dice:

Una storia di Tex i nemici sono fondamentali,

 

Sbagliato, quello che è fondamentale è l'intreccio, ciò che l'autore vuole narrare. Questa non è la storia di Tex contro gli Yaqui che sono solo il pretesto per radunare tutti i personaggi nel trading post e narrare il loro comportamento davanti ad una crisi che rivela il meglio ed il peggio di tutti loro con Tex a dire l'ultima parola.

Se posso trovare un difetto alla storia è che i personaggi rispecchiano forse troppo i classici stereotipi di questo tipo di narrazione ed è abbastanza facile per il lettore smaliziato prevedere i vari snodi della vicenda... a parte l'ultimo colpo di scena almeno per me assolutamente inaspettato.

 

<span style="color:red;">19 ore fa</span>, valerio dice:

Per quanto mi riguarda è una rimasticatura de "i diavoli rossi"noiosa e senza alcuna originalità

 

Dissento. La sola similitudine con "I diavoli rossi " è che è una storia di assedio . Per il resto, i personaggi sono diversi, le loro azioni sono diverse, l'intreccio è diverso. Quanto all'originalità, mi basta vedere come finisce.

 

 

<span style="color:red;">19 ore fa</span>, valerio dice:

anche i Diavoli rossi era molto noiosa a mio giudizio, peraltro).

 

Non secondo il mio, invece. Era un remake non dichiarato di "Ombre rosse" con alcuni elementi di originalità e scritto dannatamente molto bene. Noioso è l'ultimo termine che potrebbe venirmi in mente, anzi: direi l'opposto.

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38 minutes ago, Carlo Monni said:

a parte l'ultimo colpo di scena almeno per me assolutamente inaspettato.

 

È inaspettato per chiunque perchè tradisce completamente le premesse e la caratterizzazione dei personaggi, alla ricerca del "colpo di scena" ma senza fare la fatica di porne le basi...

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  • Sceriffi
<span style="color:red;">41 minuti fa</span>, Carlo Monni dice:

Chi l'avrebbe mai detto che mi sarei trovato a difendere una storia di Nizzi e per giunta da Valerio?

 

 

 

  • Haha (0) 1
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12 minuti fa, pecos dice:

 

 

 

"Per giunta da Valerio" non significa nulla. Sottindende, ancora una volta, che io sia il Guarino della situazione. Supposizione ridicola, d'altra parte ho già spiegato. E' molto più fan di Boselli il Monni di quanto non lo sia io di Nizzi, questo è poco ma sicuro.:D

Per il resto bo, a me i diavoli rossi non ha mai esaltato. Sarà scritta bene ma a me pare elementare elementare e prevedibile.

Modificato da valerio
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  • Sceriffi
<span style="color:red;">3 ore fa</span>, Diablero dice:

 

È inaspettato per chiunque perchè tradisce completamente le premesse e la caratterizzazione dei personaggi, alla ricerca del "colpo di scena" ma senza fare la fatica di porne le basi...

 

La penso allo stesso modo...

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  • 6 mesi dopo...

“Sembrava fosse un addio, invece era un arrivederci!” No, non è il titolo di un film di prossima programmazione, bensì la frase adatta per commentare l’inatteso, per certi versi, ritorno di Nizzi sulla regolare dopo alcuni anni di assenza. A dire il vero, il redivivo Claudio era già apparso su una buona prova breve sul color, subito seguita da una lineare, ma senza sussulti, nella medesima collana estiva destinata alle storie lunghe. Tuttavia l’attesa per il suo ritorno, per un lettore cresciuto con le sue prove, era alta, sebbene fossi consapevole che sperare che l’autore potesse tornare ai fasti del suo miglior periodo, era come voler raccogliere la luna dal pozzo. Tutto riprese da dove si era interrotto, ovvero con una collaborazione con Filippucci e per l’occasione, lo sceneggiatore di Fiumalbo opta per un soggetto “usato sicuro”, molto trito e ritrito a dire il vero. Dalle anticipazioni si ha l’impressione di una sorta di remake dei “Diavoli rossi” scritta trent’anni prima e in effetti la trama manca di originalità, ma la speranza che Nizzi riesca a partorire con mestiere qualcosa di accettabile, ti avvolge appena ti accingi a leggere le prime vignette. Pronti via, la prima sbandata: il bandito che snocciola a un oste qualsiasi tutte le sue malefatte, con tanto di omicidio di una moglie di sceriffo durante una rapina fallita, ha la stessa credibilità di un ruscello sulla luna. Storci il muso, ma vai avanti, sperando si tratti solo di uno svarione di passaggio. Nemmeno il tempo di rituffarti nella lettura, che subito s’incappa nell’ennesima debolezza dell’ultimo Nizzi, ovvero il Carson pensionato e imbranato, che si lascia sfuggire troppo facilmente Bulder. Qui ammetto di aver un po’ tremato all’idea, che la lunga pausa non fosse servita all’autore a rivedere certe sue lacune narrative che hanno caratterizzato il suo declino. A proposito: Tex che canticchia "Op là" dondolandosi dalla finestra non si può vedere! Manco fosse un anziano che si siede di scatto (e a fatica) sul divano :D. Chiusa la parantesi ironica, meno male che, con il proseguo dell’albo, il buon Claudio riesce a sistemare un po’ le cose di mestiere e, sebbene già si intuisce dove si va a parare una volta che i personaggi, seguendo binari autonomi, si ritrovano nella stazione di posta di Mezcali, si raggiunge il fatidico “Continua” stampigliato in fondo all’ultima vignetta di pag. 114, con la sensazione di aver letto un albo non trascendentale ma onesto.

Purtroppo lo stesso non si può dire del secondo volume, dove la trama si scioglie pian piano come una granita dimenticata fuori dal freezer. Sulla totale mancanza di caratterizzazione degli antagonisti, se ne è già discusso a lungo. La banda dei Yaqui, lascia una miriade di guerrieri nella polvere, senza un reale motivo. Si è accennato alla carne di macello, a me invece danno l’impressione di quei alieni che appaiono nei videogame, che avanzano per inerzia e il giocatore stende uno dopo l’altro senza soluzione di continuità. Capisco che l’autore volesse indirizzare l’attenzione del lettore verso gli assediati, ma è poco logico che, dopo ingenti perdite, gli indiani s’incaponiscano a disseminare cadaveri senza mai farsi sfiorare dall’idea di ritirarsi e cercare prede più abbordabili. Chiedono pure rinforzi, ma per cosa? Per far aumentare le tacche nel fucile a Tex? Solo il consueto (e anche troppo!) arrivo della cavalleria disperde i quattro gatti rimasti. In effetti qualcosa di meglio l’autore poteva escogitare per giustificare l’assedio. Ma anche i personaggi che agiscono attorno a Tex, convincono poco. Sarà che negli anni il palato si è raffinato con le certosine caratterizzazioni boselliane, ma alcuni cambiamenti repentini di atteggiamento dei comprimari, spiazzano non poco. A esclusione di Bulder, che coerentemente rimane una canaglia e nel tentativo di evitare la forca, rischia il tutto per tutto, cadendo nelle grinfie degli Yaqui, gli altri, chi più chi meno, qualche “stranezza” la palesano. Il gambler, dopo aver dato l’impressione del poco di buono che recita la parte, pronto ad allearsi con Bulder per rubare l’oro al vecchio minatore, di colpo si converte e finisce da eroe. Masterson ci viene presentato come un “old timer” pieno di esperienza e infatti si stenta a capire come possa portare il suo tesoro bene in vista nella cintura, attirando l’appetito di Bulder e non solo. Pure la sua fine è ingloriosa: oltre la vigliaccheria del suo tentativo di fuga, si fa fregare come un pivello da Parson. Proprio l’attore saltimbanco stona più di tutti, con il suo finale da criminale e continue incongruenze nel suo agire. Giustificare le sue azioni per il dolore, dovuto alla morte della moglie, può funzionare fino a un certo punto, in effetti sono convinto, allineandomi al parere di altri forumisti, che il tutto è dettato dalla necessità del colpo di scena finale. Come poi possa esser sfuggito agli Yaqui è l’ennesima scorciatoia narrativa dell’autore per preparare l’epilogo. Buoni nel complesso i dialoghi, come discreto è il ritmo narrativo. Trovo poco incisive però le scene delle sparatorie. Zero pathos, nessuna variante, solo una serie continua di bang bang e urla di indiani straziati che ricordano le sparatorie Faraciane. Tirando le somme: sebbene lontani dalle ciofeche del livello di Ukasi e company, il ritorno di Nizzi è appena più che mediocre, tuttavia per questioni nostalgiche e affettive, arbitrariamente aggiungo stavolta mezzo voto in più per raggiungere una stiracchiata sufficienza. Un po’ sotto tono Filippucci. Nonostante il livello della prova sia idoneo, l’ho trovato un po’ meno performante del solito, forse anche per una presumibile fretta che lo ha portato a lasciare troppi sfondi bianchi e alcune vignette meno curate rispetto la sua media. Comunque lievi appunti che poco inficiano l’affidabilità dell’artista, che rimane sempre un disegnatore che riscontra il mio gradimento. I grattacieli di Manhattan gli riuscivano meglio, ma pure nel west si difende bene tutto sommato. Il mio voto finale è 6  

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  • Sceriffi
<span style="color:red;">7 minuti fa</span>, Condor senza meta dice:

Qui ammetto di aver un po’ tremato all’idea, che la lunga pausa non fosse servita all’autore a rivedere certe sue lacune narrative

Non so se questa storia sia stata scritta dopo il ritorno. Il soggetto di sicuro no, visto che Sergio l'aveva bocciato.

La sceneggiatura non lo so. Tra l'altro assomiglia molto ad una storia di Larry Yuma. 

Una volta arrivato a "Sulla Cattiva Strada" inizierai con i Texoni? O ti fermi?  Concordo totalmente con la tua recensione. La fascia si è aperta con tre storie di grande livello, poi ha avuto un calo e si sta riprendendo ora con la storia di Ruju.

 

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<span style="color:red;">2 ore fa</span>, MacParland dice:

 Una volta arrivato a "Sulla Cattiva Strada" inizierai con i Texoni? O ti fermi?  

 

Non credo di fermarmi. La rilettura integrale dei texoni è pianificata, magari più avanti; credo infatti che prima farò qualche capatina nel primo centinaio della regolare, da me finora ignorato nei commenti sul forum. Vedremo, dipenderà pure dal tempo a disposizione e dagli stati d'animo. :)      

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<span style="color:red;">1 minuto fa</span>, Condor senza meta dice:

Non credo di fermarmi. La rilettura integrale dei texoni è pianificata, magari più avanti; credo infatti che prima farò qualche capatina nel primo centinaio della regolare, da me finora ignorato nei commenti sul forum. Vedremo, dipenderà pure dal tempo a disposizione e dagli stati d'animo

 

Girovagando ultimamente nei commenti degli ultimi numeri della serie regolare (ma anche del centinaio 600-700), mi è capitato di imbattermi nelle tue recensioni dettagliate e devo dire che concordo al 90% (e forse anche più!) con i giudizi e con i voti che hai assegnato. Anche con il 6 "regalato" di questa storia (diciamolo pure, era un 5,5).

Sono curioso di leggere in futuro i tuoi commenti al primo centinaio, che anch'io sto rileggendo ogni tanto. :)

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<span style="color:red;">12 ore fa</span>, Poe dice:

mi è capitato di imbattermi nelle tue recensioni dettagliate e devo dire che concordo al 90% (e forse anche più!) con i giudizi e con i voti che hai assegnato. Anche con il 6 "regalato" di questa storia (diciamolo pure, era un 5,5).

 

In effetti ammetto che questa volta il voto finale è "di pancia" e non corrisponde molto con il mio commento, alquanto critico con la storia in questione. Come già fatto notare a Mac Parland in passato, la mia valutazione numerica finale è una sorta di giochino e va un po' presa così, visto che è spesso influenzata dalle sensazioni del momento e soprattutto non è idonea a comparare le diverse storie, considerato che col tempo si tende a dimenticare i vecchi voti e si rischia che episodi più meritevoli, recensiti in passato, vengano penalizzati da un ipotetico confronto. Ciò che più conta è il commento in sé, con la speranza di riuscire a motivarlo il più possibile, per condividere le proprie opinioni e magari offrire spunti di discussione a chi, la pensa in maniera diversa. :)  

<span style="color:red;">12 ore fa</span>, Poe dice:

Sono curioso di leggere in futuro i tuoi commenti al primo centinaio, che anch'io sto rileggendo ogni tanto. :)

 Per via di alcuni buchi di collezione in quel centinaio, non riuscirò integralmente a commentare tutti gli episodi in ordine cronologico, (a tal proposito spero che Borden in futuro convinca i vertici dell'azienda a lanciare una nuova ristampa in B/N e fedele alla numerazione della collana, per permettere a chi, come me, di colmare i vuoti della lista :D)comunque sarà un piacere dire la mia in merito ai classici della saga, che, purché se ne dica, sono imprescindibili per un lettore di Tex. 

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16 ore fa, Condor senza meta dice:

“Sembrava fosse un addio, invece era un arrivederci!” No, non è il titolo di un film di prossima programmazione, bensì la frase adatta per commentare l’inatteso, per certi versi, ritorno di Nizzi sulla regolare dopo alcuni anni di assenza. A dire il vero, il redivivo Claudio era già apparso su una buona prova breve sul color, subito seguita da una lineare, ma senza sussulti, nella medesima collana estiva destinata alle storie lunghe. Tuttavia l’attesa per il suo ritorno, per un lettore cresciuto con le sue prove, era alta, sebbene fossi consapevole che sperare che l’autore potesse tornare ai fasti del suo miglior periodo, era come voler raccogliere la luna dal pozzo. Tutto riprese da dove si era interrotto, ovvero con una collaborazione con Filippucci e per l’occasione, lo sceneggiatore di Fiumalbo opta per un soggetto “usato sicuro”, molto trito e ritrito a dire il vero. Dalle anticipazioni si ha l’impressione di una sorta di remake dei “Diavoli rossi” scritta trent’anni prima e in effetti la trama manca di originalità, ma la speranza che Nizzi riesca a partorire con mestiere qualcosa di accettabile, ti avvolge appena ti accingi a leggere le prime vignette. Pronti via, la prima sbandata: il bandito che snocciola a un oste qualsiasi tutte le sue malefatte, con tanto di omicidio di una moglie di sceriffo durante una rapina fallita, ha la stessa credibilità di un ruscello sulla luna. Storci il muso, ma vai avanti, sperando si tratti solo di uno svarione di passaggio. Nemmeno il tempo di rituffarti nella lettura, che subito s’incappa nell’ennesima debolezza dell’ultimo Nizzi, ovvero il Carson pensionato e imbranato, che si lascia sfuggire troppo facilmente Bulder. Qui ammetto di aver un po’ tremato all’idea, che la lunga pausa non fosse servita all’autore a rivedere certe sue lacune narrative che hanno caratterizzato il suo declino. A proposito: Tex che canticchia "Op là" dondolandosi dalla finestra non si può vedere! Manco fosse un anziano che si siede di scatto (e a fatica) sul divano :D. Chiusa la parantesi ironica, meno male che, con il proseguo dell’albo, il buon Claudio riesce a sistemare un po’ le cose di mestiere e, sebbene già si intuisce dove si va a parare una volta che i personaggi, seguendo binari autonomi, si ritrovano nella stazione di posta di Mezcali, si raggiunge il fatidico “Continua” stampigliato in fondo all’ultima vignetta di pag. 114, con la sensazione di aver letto un albo non trascendentale ma onesto.

Purtroppo lo stesso non si può dire del secondo volume, dove la trama si scioglie pian piano come una granita dimenticata fuori dal freezer. Sulla totale mancanza di caratterizzazione degli antagonisti, se ne è già discusso a lungo. La banda dei Yaqui, lascia una miriade di guerrieri nella polvere, senza un reale motivo. Si è accennato alla carne di macello, a me invece danno l’impressione di quei alieni che appaiono nei videogame, che avanzano per inerzia e il giocatore stende uno dopo l’altro senza soluzione di continuità. Capisco che l’autore volesse indirizzare l’attenzione del lettore verso gli assediati, ma è poco logico che, dopo ingenti perdite, gli indiani s’incaponiscano a disseminare cadaveri senza mai farsi sfiorare dall’idea di ritirarsi e cercare prede più abbordabili. Chiedono pure rinforzi, ma per cosa? Per far aumentare le tacche nel fucile a Tex? Solo il consueto (e anche troppo!) arrivo della cavalleria disperde i quattro gatti rimasti. In effetti qualcosa di meglio l’autore poteva escogitare per giustificare l’assedio. Ma anche i personaggi che agiscono attorno a Tex, convincono poco. Sarà che negli anni il palato si è raffinato con le certosine caratterizzazioni boselliane, ma alcuni cambiamenti repentini di atteggiamento dei comprimari, spiazzano non poco. A esclusione di Bulder, che coerentemente rimane una canaglia e nel tentativo di evitare la forca, rischia il tutto per tutto, cadendo nelle grinfie degli Yaqui, gli altri, chi più chi meno, qualche “stranezza” la palesano. Il gambler, dopo aver dato l’impressione del poco di buono che recita la parte, pronto ad allearsi con Bulder per rubare l’oro al vecchio minatore, di colpo si converte e finisce da eroe. Masterson ci viene presentato come un “old timer” pieno di esperienza e infatti si stenta a capire come possa portare il suo tesoro bene in vista nella cintura, attirando l’appetito di Bulder e non solo. Pure la sua fine è ingloriosa: oltre la vigliaccheria del suo tentativo di fuga, si fa fregare come un pivello da Parson. Proprio l’attore saltimbanco stona più di tutti, con il suo finale da criminale e continue incongruenze nel suo agire. Giustificare le sue azioni per il dolore, dovuto alla morte della moglie, può funzionare fino a un certo punto, in effetti sono convinto, allineandomi al parere di altri forumisti, che il tutto è dettato dalla necessità del colpo di scena finale. Come poi possa esser sfuggito agli Yaqui è l’ennesima scorciatoia narrativa dell’autore per preparare l’epilogo. Buoni nel complesso i dialoghi, come discreto è il ritmo narrativo. Trovo poco incisive però le scene delle sparatorie. Zero pathos, nessuna variante, solo una serie continua di bang bang e urla di indiani straziati che ricordano le sparatorie Faraciane. Tirando le somme: sebbene lontani dalle ciofeche del livello di Ukasi e company, il ritorno di Nizzi è appena più che mediocre, tuttavia per questioni nostalgiche e affettive, arbitrariamente aggiungo stavolta mezzo voto in più per raggiungere una stiracchiata sufficienza. Un po’ sotto tono Filippucci. Nonostante il livello della prova sia idoneo, l’ho trovato un po’ meno performante del solito, forse anche per una presumibile fretta che lo ha portato a lasciare troppi sfondi bianchi e alcune vignette meno curate rispetto la sua media. Comunque lievi appunti che poco inficiano l’affidabilità dell’artista, che rimane sempre un disegnatore che riscontra il mio gradimento. I grattacieli di Manhattan gli riuscivano meglio, ma pure nel west si difende bene tutto sommato. Il mio voto finale è 6  

Ottima recensione, Condor! Devo anche dire che concordo su tutto.

Modificato da Magico Vento
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    • Da Juan Ortega
      Quali sono per voi le 5 migliori storie di Claudio Nizzi?
      Questa la mia lista:
      1) Furia Rossa (Ticci)
      2) Fuga da Anderville (Ticci)
      3) Il ragazzo selvaggio (Ticci)
      4) Il bisonte bianco (Fusco)
      5) La congiura (Villa)
    • Da TexFanatico
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      Il messaggio dei Dakotas
      Tex in rosa
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      Anche questa volta siete curiosi?
       
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    • Da TexFanatico
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      Caricato da TexFanatico Caricato il 30/04/2020 Category TWF Magazine  
    • Da natural killer
      uscita: 07/04/2020
      LA RUPE DEL DIAVOLO
      Un’avventura con Gros-Jean sui vorticosi fiumi del Canada!
       

       
       
      TEX  N° : 714

      Periodicità: mensile
      LA RUPE DEL DIAVOLO
      uscita: 07/04/2020
      Formato: 16x21 cm, b/n
      Pagine: 112
      Soggetto: Claudio Nizzi
      Sceneggiatura: Claudio Nizzi
      Disegni: Corrado Mastantuono
      Copertina: Claudio Villa
       
       
       

       
       

       

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