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TWF - Tex Willer Forum

[710/711] L'assedio di Mezcali


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A me, sinceramente, i Diavoli Rossi annoiò parecchio. Trovo che sia una delle poche storie Nizziane dei '300 trascurabile.

Questa non l'ho ancora letta...la leggerò entro i prox 2-3 giorni e poi dirò il mio parere.

Modificato da valerio
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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Barbanera dice:

Intendevo dire la tipologia di avversari... sfuggenti e spietati.che poi è la stessa della "Trilogia della cavalleria" dello stesso Ford.

 

allora meglio prendere come esempio gli Apache di Ombre Rosse;).. nella "Trilogia della cavalleria"  sono caratterizzati in maniera diversa da un fim all'altro..

<span style="color:red;">58 minuti fa</span>, juanraza85 dice:

 

 

Poiché in più di uno avevamo ipotizzato e abbiamo successivamente riscontrato similitudini tra L'assedio di Mezcali ed una storia - anch'essa nizziana - tra le più amate della saga quale I diavoli rossi, mi viene da chiedermi come mai la seconda è stata recensita e viene ricordata più che positivamente dalla maggioranza di noi texiani, mentre invece la prima, salvo eventuali future rivalutazioni, dai commenti - ancora pochi, in verità - postati sinora sembra destinata a finire nell'anonimato, o quasi. La risposta a mio avviso è semplice: ne I diavoli rossi tutti gli elementi - trama e valorizzazione dei personaggi - sono stati amalgamati quasi alla perfezione, ne L'assedio di Mezcali invece questo amalgama non lo si riscontra.

 

 

Senza dubbio, e l'ho evidenziato anche in precedenza, un tentativo di conferire alla sceneggiatura elementi che potessero sorprendere il lettore Nizzi lo ha effettuato, ma a mio parere non hanno risollevato una storia rimasta sostanzialmente priva di mordente.

E proprio nei "Diavoli Rossi" l'omaggio a Ford appare più charo.. in questa storia proprio no.

  • +1 1
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5 ore fa, Carlo Monni dice:

Perdonami, ma se per te questa è una storia da 9 e mezzo, che voto dai a ,"Il passato di Carson", "Il giuramento", "Gli Invincibili" "La cella della morte"? 15? Questa è una bella storia, ben scritta e ben disegnata. I capolavori son ben altri

 

 

 

a parte il passato di Carson agli altri 10

comunque tutte le critiche a questa storia non le capisco

scontata? ma dove? io non mi aspettavo assolutamente niente di quello che sarebbe successo nell' ultimo albo a parte l' arrivo della cavalliera

ne' tantomeno e' scontata la psicologia dei personaggi anzi e' proprio encomiabile

per me questa e' una delle migliori storie di Nizzi poi ognuno la pensi cone vuole

Modificato da Grande Tex
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Come ho scritto nel commento al primo albo, anche la conclusione rispetta i canoni del western classico. A questo Nizzi aggiunge il tratto  psicologico del finale inatteso.

Non capisco le critiche di alcuni pard sull'utilizzo di Carson che, almeno in questa avventura assurge al rango di salvatore di tutti gli assediati.

La storia, pur essendo ben lungi dal capolavoro, si lascia leggere con interesse ed i disegni sono puliti e chiari.

Il mio "bravi!" a Nizzi e a Filippucci.

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  • Rangers
<span style="color:red;">29 minuti fa</span>, Grande Tex dice:

per me questa e' una delle migliori storie di Nizzi poi ognuno la pensi cone vuole

 

Dài non esagerare Grande Tex :D

Ok che ti è piaciuta ma definirla come la migliore di Nizzi .... Forse è la migliore di Nizzi degli ultimi anni.

Ma non può competere con storie come La Tigre Nera, Furia Rossa, Fuga da Anderville, La taverna sul porto, La congiura, L'uomo con la frusta.

Quelle sono alcune delle migliori cose che ha scritto su Tex.

Non credo che Claudio avesse la pretesa di avvicinarsi a quelle storie, ma una sua storia di questo livello, ben curata e controllata da Mauro e Giorgio, penso faccia solo bene al Tex attuale.

 

E' una bella storia, classica e senza cose intrigate.

Si fa leggere, non devi spremere troppo il cervello e ti fa passare un'oretta (se ti soffermi a guardare per bene anche i disegni di Lucio).

Ti fa respirare un pò di western d'altri tempi

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Storia classica nel tema e nello sviluppo , nella quale predomina la linearità . Gli avversari sono solo i cattivi da annientare, per loro non c'è alcuna caratterizzazione. Nel gruppo che si ritrova  nel Trading post le varie figure sono in parte "grige" e comunque sono seppur non delineate psicologicamente in modo perfetto ci trasmettono diverse contraddizioni .

I dialoghi sono molto asciutti e tutto scorre con molta linearità ( cosa molto improbabile da  trovare nelle sceneggiature di Boselli, in merito ho riletto il Texone "Doc" nelle feste e come nella prima lettura ho trovato eccessivo il numero di comprimari  che a mio avviso hanno appesantito troppo la trama) . Nizzi ci propina un Tex  che è in linea con la tradizione, tuttavia alla lunga stanca! ogni tanto va bene! Il ruolo di Carson non mi sebra tanto da "piccione" ed il suo prendere l'iniziativa non dispiace affatto e sicuramente è il lontano parente del Carson che faceva da spalla abulica di Tex degli ultimi anni di Nizzi.

I disegni di Filippucci mi hanno convinto, le inquadrature , la profondità di campo, una regia da Western classico, il tratto un po' sporco ;  il suo Tex è quasi perfetto qualche piccola perplessità su Carson , il suo volto varia continuamente e risulta appesantito da un tratteggio troppo accentuato. 

nel complesso una buona prova di entrambi. voto 7,5 

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Secondo albo che completa una storia a mio avviso buona,molto Fordiana o Bonelliana (come qualche amigo ha già sottolineato). Si spara moltissimo,anche perchè Aquila della Notte non fa nulla per parlamentare o quanto meno non fa sapere agli Yaquis che di fronte hanno il Capo dei Navajos (strana tribù gli Yaquis : o miti pastori o ferocissimi guerrieri assetati di sangue). Carson si disimpegna alla grande,mentre Lucio (Filippucci) balbetta un pochino,nei tratti dei volti ma soprattutto nelle armi.

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42 minuti fa, Grande Tex dice:

Sam dicevo una delle migliori non la migliore

2 ore fa, Sam Stone dice:

 

Dài non esagerare Grande Tex :D

Ok che ti è piaciuta ma definirla come la migliore di Nizzi .... Forse è la migliore di Nizzi degli ultimi anni.

Ma non può competere con storie come La Tigre Nera, Furia Rossa, Fuga da Anderville, La taverna sul porto, La congiura, L'uomo con la frusta.

Quelle sono alcune delle migliori cose che ha scritto su Tex.

Non credo che Claudio avesse la pretesa di avvicinarsi a quelle storie, ma una sua storia di questo livello, ben curata e controllata da Mauro e Giorgio, penso faccia solo bene al Tex attuale.

 

E' una bella storia, classica e senza cose intrigate.

Si fa leggere, non devi spremere troppo il cervello e ti fa passare un'oretta (se ti soffermi a guardare per bene anche i disegni di Lucio).

Ti fa respirare un pò di western d'altri tempi

 Scusate. Mi è partito il mouse e non riesco a cancellare.

Volevo dire a Grande Tex che questa è sì una buona storia ma a mio parere n è certo una delle migliori di Nizzi. Si colloca al massimo nella fascia media della sua produzione.

Modificato da Carlo Monni
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<span style="color:red;">3 ore fa</span>, Grande Tex dice:

a parte il passato di Carson agli altri 10

comunque tutte le critiche a questa storia non le capisco

scontata? ma dove? io non mi aspettavo assolutamente niente di quello che sarebbe successo nell' ultimo albo a parte l' arrivo della cavalliera

ne' tantomeno e' scontata la psicologia dei personaggi anzi e' proprio encomiabile

per me questa e' una delle migliori storie di Nizzi poi ognuno la pensi cone vuole

La psicologia dei personaggi  e'  encomiabile? Di quale, scusa? Dimmi almeno il nome di un personaggio che rimarrà impresso nella memoria di ogni Texiano

A me sono sembrati tutti carne da macello..come gli yaqui..

  • +1 1
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Letto il secondo albo, le mie impressioni sono positive.

Concordo con chi sottolinea una buona prova di Nizzi - non un capolavoro, certo, ma la vicenda non presenta, per me, gravi incongruenze e non è nemmeno così prevedibile e scontata (a parte il finale arrivo della cavalleria) e un buon ritmo narrativo.

La componente che ho apprezzato maggiormente è quella dell'evoluzione dei personaggi minori rispetto al primo albo. Non tutti tratteggiati in modo pienamente convincente, ma mi pare che accanto al dualismo indicato nel titolo, ci sia in più l'interessante elemento del crollo psicologico (lo si chiami follia, se si preferisce) di un paio di personaggi, che è una conseguenza della snervante atmosfera di assedio degli Yaqui (insidiosa quasi quanto il loro diretto attacco finale) e che conferisce all'albo un alone tragico e un finale amaro.

Da notare che, in questo secondo episodio, Carson fa una figura molto migliore; anzi, si permette di assumere un'iniziativa che Tex, per ben due volte, gli sconsiglia di intraprendere e che alla fine risulterà l'elemento determinante per la salvezza degli assediati. Insomma, un "vecchio cammello" testardo ma efficace (e non è cosa da poco, specie per chi rimprovera a Nizzi di avere spesso maltrattato il vecchio Kit).

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<span style="color:red;">2 ore fa</span>, Havasu dice:

 Lucio (Filippucci) balbetta un pochino,nei tratti dei volti ma soprattutto nelle armi.

 

Avevo espresso delle perplessità sui disegni per il primo albo e li confermo con maggior convinzione per il secondo. Filippucci da rivedere (e non in senso positivo).

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Buonasera a tutti.

Vorrei esporre le mie impressioni su questo albo di Tex.

Dico impressioni perchè non è un vero e proprio commento, semplicemente è come lo vedo io.

Nel mio stile di lettore di Tex da cinquant’anni.

 

L’Assedio di Mezcali

 

PARTE PRIMA, o PROLOGO CHE DIR SI VOGLIA

 

La storia è ambientata nel Deserto di Yuma, quella porzione del grande Deserto di Sonora che si estende nella regione sudoccidentale dell’Arizona e in alcune parti del Sonora nordoccidentale, tra il Colorado River a Ovest, il Gila Bend e Organ Pipe Cactus Nat. Mon. a Est, Kofa NWF a Nord e il Golfo di California a Sud.

L’inizio della vicenda si dipana su tre diversi scenari, prima di convogliare nello stesso punto, la stazione di posta di Mezcali

 

Scenario primo: trading post nel deserto.

Due banditi, Bulder e Brad, bevono birra in un trading post ‘ai confini del Deserto di Yuma’ e si abbandonano (o meglio, lo fa il solo Bulder) a confidenze con il proprietario. La coppia ha tentato una rapina a Nogales, esattamente sul confine messicano e direttamente a Sud di Tucson, ma è andata male, ci è scappato il morto e se la sono date a gambe. Se il loro intento (chiarito da Bulder) è di sconfinare in Messico, perchè diavolo sono scappati in direzione Nordovest, finendo in un trading post a 50 miglia dal confine quando già c’erano, sul confine? 50 miglia a Nord del confine nel Deserto di Yuma vuol dire una distanza tra i 200 e i 400 km a Nordovest di Nogales. Forse Bulder non è molto ferrato in geografia o semplicemente non possiede una bussola.

Ok, lo ha deciso dopo di andare in Messico, mi direte. Va bene.

Raccontando le proprie disavventure all’oste e seguendo la filosofia del ‘tanto non ci rivedremo più’, Bulder appare quasi uno di quei banditi travolti dagli eventi, sopraffatti dal destino e dalla sfiga, forse addirittura meritevole di redenzione (quanti ne abbiamo incontrati sulle piste di Tex?). Questi pensieri buonisti spariscono subito, quando comincia a dare ordini al taciturno Brad (porta le borracce e paga!) e quando sacrifica a sangue freddo lo stesso compare e il mercante per sfuggire ai rangers.

Entrano in scena Tex e Carson.

Le prime quattro vignette con Tex ci chiariscono subito com’è il Tex di quest’avventura:

vignetta 1: ‘ci giocherei la testa’.

vignetta 2: ‘il mio naso sbaglia raramente’.

vignetta 3: ‘scommettiamo?’

vignetta 4: ‘allora piantala di coltivare dubbi, vecchio gufo!’

Giudizio: borioso e antipatico.

Già capiamo che è una di quelle storie dove lui ha sempre ragione, non sbaglia mai un colpo, è sicuro di sè come non mai e tratta il ‘vecchio gufo’ con quell’odioso modo di fare del ‘te lo avevo detto, io’.

Va bè, segue lo scontro nel trading post, Carson fa da palo e copre Tex, il quale irrompe spettacolarmente nel retro locale ed elimina facilmente il povero e inutile Brad. Dal canto suo, Bulder riesce a fuggire con due cavalli.

Ma come?

Il vecchio Carson è al riparo nel corral e tiene sotto tiro, anche se di sbieco, l’ingresso dell’edificio per proteggere Tex, ma quando Bulder esce dalla finestra accanto alla porta che fa? La pennichella? Si sveglia quando Tex lo avverte a gran voce, ma ormai Bulder ha già svoltato l’angolo della casa, preso i cavalli e via, in fuga!

Forse l’età...

Carson prende un cavallo nel corral, insegue Bulder ma questi gli abbatte la cavalcatura e se la svigna. Al ritorno, Carson dice  che ‘oggi mi sono fatto uccidere due cavalli da quel bastardo’, ma in realtà il bandito prima ha ammazzato il cavallo di Tex, mica quello di Carson, e poi quello preso da Kit nel corral. Il cavallo del vecchio cammello deve essere ancora lì in giro. Comunque, giornata dura per la famiglia equina: tre caduti sul campo.

 

Scenario secondo: sulla pista nel deserto

Una famigliola di artisti procede sulla strada per Las Cruces, guidata da un paio di brutti ceffi messicani.

Escludendo la famosa Las Cruces nel New Mexico e la meno nota Las Cruces in California (presso Santa Barbara), si può ipotizzare che Las Cruces sia un quartiere dell’attuale Yuma, in Arizona, dove ancora oggi c’è una Las Cruces Lane. Con questo saremmo in effetti nella zona narrata dalla storia. Però, boh.

Come da copione, i due mangiatortillas mettono in atto il loro piano di rapina: sette pagine e 22 vignette per arraffare quattro patacche, dare uno schiaffone al giovanotto e uno alla biondina. Poi entra in scena Frank Yunker che fredda i due gonzi con aaltrettanti precisi tiri di pistola da venti, trenta metri? Una buona prestazione direi.

Tra convenevoli, salamelecchi e baciamani passano altre cinque pagine, nelle quali il padrone del carro si dimentica di predentarsi all’eroico Frank al quale, in ogni caso, interessa solo la graziosa Linda, per altro già cotta di lui come una pera.

 

Personaggi ed interpreti del siparietto:

Frank Yunker, giocatore d’azzardo, probabilmente baro, evidentemente pistolero. Fanfarone, spaccone, sicuro di sè. Fa il cascamorto con la ragazza e si tiene buona la vecchia, ma si capisce a un miglio che è uno da mordi e fuggi, ben lontano e in fretta.

Will, così insignificante che non ne sappiamo neanche il cognome. Si cimenta in versetti di Shakespeare e il suo motto è di certo  ...non essere, tralasciando la prima parte della famosa frase.

Martha, trascinata chissà perchè in un mondo che evidentemente non è il suo, il rozzo Old West, intendo. Sta male solo a pensare di non essere in un posto civile, anche se in realtà tutto le passa d’incanto quando i cabrones mettono le carte in tavola.

Linda, graziosa e perfino coraggiosa quando i bruti minacciano la famiglia, rimanendo lucida mentre quasi sviene folgorata alla vista di Frank Pistola Svelta.

Joe, ragazzotto semplice ma abbastanza sveglio da sentire fin dall’inizio odore di bruciato, al contrario del padre. Da buon figlio e fratello, cerca di difendere i suoi ma, per fortuna, è preso solo a sberle dai due rubagalline.

 

Yunker si offre di guidare la famigliola, destinazione stazione della posta di Mezcali.

 

Interludio, ovvero scenario primo e mezzo: nel deserto, tanto per cambiare

Torniamo ai nostri pards preferiti.

Mentre si sviluppano gli altri scenari, Tex e Carson mettono il sale sulla coda allo sfuggente Bulder, costretto ad accoppare il cavallo che si è azzoppato sulle rocce. Decisamente una giornata no per gli amici a quattro zampe.

Il bandito ha la bella pensata di fermarsi per tendere un agguato ai due satanassi che però, essendo satanassi, mica ci cascano. È forse la cattura di malvivente più indolore della settantennale saga di Tex.

Catturato il pollastro, i due rangers si dirigono – ma tu garda! – alla stazione della posta di Mezcali.

 

Scenario terzo: altrove, nel deserto

Un drappello di sette soldati, guidati da un sergente, si scontra con un’agguerrita banda di Yaqui, non meno di 18 scannagatti ben armati di winchester (contati nelle vignette, più o meno). Mentre fuggono verso una collinetta rocciosa, un soldato rimane ferito lievemente, ma riescono a barricarsi e mandano al creatore almeno quattro indiani. Il povero Lenny è ferito gravemente, mentre i compagni abbattono un altro paio di Yaqui che, vista la mal parata, si ritirano.

Troppo lontani dal forte, non si dice quale, i soldati si avviano verso il luogo sicuro più vicino, la stazione della posta di Mezcali.

 

Qualche nota curiosa di questo lungo prologo.

 

Gli Indiani Yaqui (più esattamente Yoemem, Il Popolo) erano una popolazione messicana dell’estremo Sud della Sonora, lungo il Rio Yaqui. Parlavano una lingua cahitan che è imparentata al tarahumara e l’opatan e fa parte del grande stock Uto -Azteco. Era un Popolo di agricoltori, temibili guerrieri se attaccati. Diedero filo da torcere agli spagnoli fin dal XVI secolo e la loro storia proseguì tra guerre e periodi di pace fino ai primi decenni del novecento. Subirono massacri, furti di terre e deportazioni, persino nello Yucatan. Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, molte famiglie yaqui migrarono negli Stati Uniti, stanziandosi nelle periferie di alcune città dell’Arizona (Tucson, Phoenix, Yuma), ma anche in California e Texas. Ai tempi del Tex di questa storia, presumo fine anni ’80 del XIX secolo, di Yaqui in Arizona neanche l’ombra, comunque non certo organizzati in bande guerriere a cavallo e ottimamente armate.

 

Il vecchio reprobo non ha poi tutti i torti quando dice che ‘la farina del diavolo finisce sempre in crusca’ è un detto biblico. In realtà, nella Bibbia si legge ‘non giovano i tesori male acquistati’, ma la morale è la stessa. I latini dicevano ‘male parta male dilabuntur’, le cose male acquistate male svaniranno, brano tratto secondo alcuni da una tragedia di Nevio, ma probabilmente attribuibile niente popò di meno che al grande Cicerone in persona. La crusca è tirata in ballo da Goldoni nell’atto primo scena decima de La Donna di Governo, dove si dice che ‘del demonio la farina / tutta in crusca suole andar’.

 

Non ho trovato nessuna Mezcali in Arizona.

La parola è certamente presa in prestito dalla famosa bevanda alcolica a base di agave, il Mezcal (dal nahuatl mexcalli, Agave Cotta nel Forno di Terra).

 

 

PARTE SECONDA o L’ALLEGRA COMPAGNIA

 

Notte.

Tex e Carson giungono alla stazione di posta di Mezcali.

A turno hanno portato Bulder sul proprio cavallo, Carson faceva il primo turno, lo abbiamo visto alla fine dell’interludio.

Ci avrei scommesso la testa: Bulder è ancora dietro al vecchio cammello, anche quando i pards arrivano a destinazione.

Tex bussa al portone del fortino. Non so perchè, la scena mi ricorda quando Igor e il Dottor Frankenstein bussano all’uscio del castello, ma invece della sconvolgente Frau Blucher compare l’innoquo gestore della baracca. Come l’artista in precedenza, anche questo personaggio non sente il bisogno di presentarsi, e nemmeno gli viene chiesto di farlo. L’importante è che sappia di avere di fronte il famigerato Tex Willer e il suo altrettanto noto compare, Kit Carson.

Ben presto scopriamo che si chiama Carlito, perchè sulla soglia della casa compare l’aitante Frank Yunker che gli chiede se ha bisogno d’aiuto.

Che Tex ami essere al centro dell’universo è ben noto, ma il modo e l’espressione che ha quando chiede secco ‘quello chi è?’ è da Oscar, davvero. Yunker è arrivato da un paio d’ore, con la famigliola di guitti.

Segue un simpatico siparietto, dove Carson accetta di buon grado, con un certo stupore da parte di Tex, di accontentarsi di un piatto di fagioli come cena, dicendo addio alla bistecca e alle solite patatine che già pregustava.

Carlito presenta i rangers agli ospiti già seduti a tavola e scopriamo che gli artisti fanno Parson di cognome. A tavola c’è un altro personaggio, un taciturno cercatore d’oro di nome Masterson, appena arrivato dai monti Tinajas.

 

Nota: finalmente un punto geografico rintracciabile ed appropriato.

Le Montagne Tinajas, o meglio Tinajas Altas, si trovano sul confine tra l’Arizona e il Sonora messicano, a sole 35 miglia verso sudest da Yuma. Il loro nome messicano significa Montagne delle Alte Cisterne, per via delle cavità nelle rocce, formate in seguito agli eventi atmosferici di migliaia - ma che dico, milioni - di anni. Quando piove, le cisterne si riempiono d’acqua e permettono la vita di animali e uomini in quelle lande desertiche. I residenti Hia Ced O'odham (Popolo del Deserto, una branca dei Pima-Papago) le chiamavano Uʼuva:k o Uʼuv Oopad (le montagne, voglio dire, non le cisterne. Ma forse tutte e due, che ne so? Ho studiato inglese e francese, mica papago).

 

Se prima mi sembrava di essere in The Young Frankenstein di Mel Brooks, adesso l’atmosfera e l’ambientazione mi ricorda The Hateful Eight di Quentin Tarantino, con una multiforme fauna umana riunita in uno spazio ristretto.

Frank Baciamani si accalda quando Tex fa sedere alla tavola comune il pericoloso bandito Bulder, che adesso sappiamo fa Jack di nome. Secondo lui, il fatto disturberebbe le signore e, sotto sotto, potrebbe anche aver ragione. Non sappiamo perchè, ma Tex questo qui già ce l’ha sul gozzo e gli fa notare che le suddette signore non hanno protestato.

D’altronde, lui non ha proprio chiesto il permesso a nessuno....

Fatto sta che Tex, che ne aveva una voglia matta, molla uno sganassone al gambler e solo l’intervento dell’amorevole Linda evita uno sviluppo peggiore alla situazione.

Pace fatta e la cena a base di succulenti fagioli al lardo comincia in allegria, con auguri di buon appetito tra i due pards, il silenzio di tomba del misterioso minatore, il solito ‘non essere’ di mister Parson e un contorno di spari all’esterno...

Spari! È vero! Ci eravamo dimenticati dei soldati e dei loro perseguitori, gli indomabili hooligans yaqui del Sonora in trasferta oltre confine.

I militari si avvicinano al fortino ventre a terra, cioè i loro cavalli sono ventre a terra, non loro... una quindicina di indiani indemoniati alle costole, rumore di zoccoli, nitriti, polvere, spari, urla, imprecazioni... un altro soldato ferito di striscio, ma la meta è vicina, coraggio!

Dagli spalti di Fort Apache, cioè no, di Fort Mezcali, Tex scruta nella notte e già ha capito tutto, soldati, Yaqui, qui comando io, spariamo forza! Tu apri il portone, se ne vanno, si ripareranno tra le rocce, terranno un assedio mi ci gioco la camicia. Tex e Carson ne abbattono sei, di Yaqui. Su e giù ne restano sette o otto, è tutto il giorno che corrono dietro a sette soldati e ne hanno messo fuori gioco uno a mala pena, mentre loro sono ridotti alla metà. Non ce l’hanno fatta contro i soldati nella pianura, adesso sperano di sloggiarli da un fortino, dove per di più ci sono almeno tre o forse quattro ulteriori tiratori col contropelo. Ma dai!

Questa non l’ho capita: il sergente dice che ha un ferito grave e cerca una barella o qualcosa del genere, Carlito offre una scala con una coperta sopra. Per cosa? Per fare dieci metri e metterlo in un letto? Dietro, due soldati lo stanno tirando giù di sella come un sacco di patate, senza contare che è tutto il giorno che è sballottato da un cavallo in corsa. Mica muore perchè lo portano a braccia, nel letto.

Notte fonda.

Frank Occhio di Falco fa la guardia.

Là sulle colline, i quattro gatti yaqui controllano la situazione. Hanno acceso il fuoco per fare capire agli assediati che sono lì. Amzi, ne hanno accesi tre.

Il misterioso minatore Masterson va a dormire nel fienile.

La signora Parson accudisce il soldato ferito.

La dolce Linda sogna il principe azzurro tra un sobbalzo e l’altro.

Mister Parson continua a non essere...

Tex dà il cambio a Frank e adesso so, so e mi metto il cuore in pace. So perchè io leggo i fumetti e non li scrivo. So perchè sto qui a scrivere cazzate mentre Tex sa altre cose. Tex è come Celentano perchè come Celentano sa che ‘nella vita c’è chi sa e chi non sa. Io sa’. Se non sbaglio è ne Il Burbero (o in Asso?).

Gli Yaqui assediano perchè di sicuro aspettano rinforzi.

Tornato nell’edificio, Frank e Bulder hanno un simpatico colloquio. Il bandito propone al gambler di allearsi con lui e svignarsela, in cambio dividerà con lui un fantomatico tesoretto. Frank Occhi di Ghiaccio si riserva di pensarci su.

Al mattino, la triste notizia della morte del soldato. Quella brava donna di Martha l’ha vegliato tutta la notte.

Si svolgono le esequie militari e, mentre in cielo si alza la salva dei soldati (si dice così?), Bulder e Frank Ci Faccio un Pensierino addocchiano il sacchetto che Masterson il minatore tiene ben legato alla cintura. I due immaginano ci sia dell’oro e l’acquolina scende bavosa dalle loro labbra. Poi Frank va dalle donne Parson e – meraviglia – per la prima volta sembra essere davvero sincero nella premura che dimostra verso le due signore, tanto da chiudere il becco a Bulder con fare stizzito.

Tra l’altro scopriamo che i soldati vengono da Fort Hope, Forte Speranza. Nomen omen (al plurale fa nomina sunt omina).

Pomeriggio. Afa.

Carlito e il giovane garzone Paco sono fuori a fare rifornimento d’acqua quando, improvvisamente, un nugolo di frecce cade dall’alto su di loro. Carlito rimane infilzato, mentre Paco dà l’allarme.

Carlito rende l’anima al Creatore. Non solo per i cavalli, anche per i ristoratori è un momentaccio.

Mentre tutti sono raccolti intorno, rattristati, spunta fuori Will Parson –ehi, è ancora in giro! – e, cadendo dal pero, chiede come è successo. È l’unico a non avere ancora capito una cippa di com’è l’andazzo.

Nel frattempo, una diligenza di linea si avvicina alla stazione ma, come profeticamente previsto da Tex, gli Yaqui l’attaccano. Sono una mezza dozzina e non ho capito se sono gli stessi che assediavano Mezcali o altri. Se sono loro, chi tira frecce alla stazione? Va bè, io ho contato più o meno gli indiani che si vedevano nelle vignette, ma forse non ci stavano tutti ed erano in origine una trentina, chi lo sa? A volte sono troppo pignolo...

Sembra scontato che gli Yaqui ammazzino tutti, conducenti e passeggeri.

L’albo si conclude con la diligenza in fiamme che, avvistata da un soldato sugli spalti, si avvicina a Mezcali....

 

Quando avrò letto I Vigliacchi e gli Eroi e in regime di ‘no spoiler’ acquisito, posterò il mio personale riassunto.

 

 

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Anche se questa seconda parte, pur migliore della prima, conferma l'impressione iniziale (che non sia una storia destinata a restare negli annali), comunque Nizzi ha portato a termine il compito in maniera piu che dignitosa, avvalendosi del "mestiere" e della sua esperienza. Una vecchia storia western convenzionale per una lettura, in definitiva, piacevole: a me, ad esempio, è piaciuta più della precedente "Il villaggio dei dannati" e, lo dico a bassa voce , anche della "maschera di cera", con i suoi troppi esotismi salgariani.

Un plauso ai disegni di Filippucci: pur ribadendo che i "bianchi" di certe vignette sono, a mio avviso, troppi, il suo Tex mi piace, anche se forse è un po' troppo giovanile rispetto a come siamo abituati a vederlo.

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Seconda puntata con molti colpi di scena, in un crescendo di conferme e smentite sui personaggi. Ottima sceneggiatura di Nizzi, proprio perché non c'è nulla di scontato. Anzi. Senza spoilerare niente, sottolineo solo un'autonomia decisionale di Carson inattesa e che alla fine si rivela risolutiva, con un Tex difensivista per quesi tutto il numero. Mi piace il tratto di Filippucci, secco e arcigno con dei chiaroscuri molto equilibrati, con pagine 48 e 49 magistrali nella descrizione visiva dei cavalli spaventati.
 

Modificato da San Antonio Spurs
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CONTIENE 

 

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<span style="color:red;">3 ore fa</span>, laredo dice:

Dimmi almeno il nome di un personaggio che rimarrà impresso nella memoria di ogni Texiano

A me sono sembrati tutti carne da macello..come gli yaqui..

 

Sugli Yaqui ti do' ragione: carne da macello. Ma a Nizzi interessano i bianchi, stavolta. E questi non sono carne da macello: la morte del giovane Joe, eroe; il pavido cercatore d'oro, vigliacco; il gambler, vigliacco ed eroe al contempo; lo stesso sfortunato Bulder, che casca dalla padella nella brace e fa una fine orribile. E infine il vecchio teatrante, che di fronte alla propria rovina si fa accecare dalla famigerata "febbre dell'oro". Insomma, piatta e scontata proprio non direi. Il finale con l'arrivo della cavalleria, concedo che sia troppo telefonato, ma il vero finale è il piccolo "giallo" delle ultime 10 pagine, con il sospettato Frank e con il vero - inaspettato - colpevole Parson.

 

Nonostante quanto detto sopra, non è una grande storia. Si legge troppo velocemente (soprattutto il secondo albo) e gli avversari sono come quei pupi dei videogames, messi lì apposta per essere falcidiati. Se l'avversario non ha spessore, giocoforza la vicenda perde mordente, e a poco vale il fatto che l'interesse di Nizzi risiedesse tutto negli assediati e per nulla negli assedianti.

 

Capitolo Kit Carson: le figure da "piccione" mi danno un po' di fastidio, ma non le reputo inaccettabili. Quando si fa sfuggire Bulder, è sfortunato perché questi ha due cavalli mentre quello del Vecchio Cammello viene subito colpito dal fuorilegge. Quando invece, alla fine, Parson lo tramortisce, il Vecchio Cammello è colto di sorpresa quanto il lettore, e penso che una situazione del genere possa starci. Per il resto, Carson è il vero protagonista della vicenda, con una performance, nella parte centrale del secondo albo, con cui Nizzi vuole evidentemente mettere a tacere i suoi detrattori, coloro che per anni gli hanno rimproverato la sua cattiva gestione del Vecchio Cammello. "Pensate che solo Boselli vi sappia dare un Carson protagonista? Vi faccio vedere io", sembra dire lo scrittore modenese. Ed io, da buon carsoniano, sono contento? No. 

 

Non sono contento perché, per recuperare Carson, Nizzi si perde Tex. In tanti anni di saga texiana, non ricordo una situazione in cui non sia Tex a ritagliarsi la parte più pericolosa. Ci sta, lui è più giovane del suo pard, ed anche più spericolato. Da carsoniano, adoro le situazioni in cui Carson si mette in luce, ma per fare ciò non si deve stravolgere Tex. Un Tex arrendevole, che sa dire al suo pard solo "al contrario di te, io non sono stanco di vivere" e, poco più tardi, "in bocca al lupo". Carson deve essere sempre un leone, agile, ed anche astuto e fine calcolatore, d'accordo, ma se si getta in un'impresa suicida io mi aspetto che Tex intervenga. So che corro il rischio di essere preso per un incontentabile: una volta vuoi che Carson sia sempre in risalto, poi ti mettono in risalto Carson e tu ti incacchi. Ma Carson deve risaltare come ne I Giustizieri di Vegas, come ne Gli Uomini che uccisero Lincoln, come ne Il Presagio, come ne Gli Invincibili, come ne La Leggenda della Vecchia Missione. Deve cioè essere sempre più che all'altezza delle situazioni che gli si prospettano da affrontare ma, contemporaneamente, mi aspetto che Tex sia Tex. E che in una situazione suicida, che tra l'altro può essere affrontata indifferentemente da entrambi, sia lui a imporsi. Questo è Tex: può anche passare in secondo piano, e lasciare spazio a Carson, ma per cause di forza maggiore, non già perché ritiene che un piano è suicida e lascia che a metterlo in atto sia il suo vecchio pard.

 

In definitiva, per me, una storia discreta. Non eccezionale, ma nemmeno anonima come invece è sembrata a tanti pards che hanno commentato in questo topic.

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storia che per me non va oltre la sufficenza ho trovato  il finale inverosimile avrei voluto vedere il teatrante più fuori di testa da non ricordarsi più nulla per renderlo più credibile. poi altri due episodi non mi hanno soddisfatto gli indiani che non si preoccupano  minimamente della fuga di Carson dopo che gli a rubato due cavalli (pensando anche a quanto gli indiani tenevano ai cavalli e che poteva correre a chiamare i soccorsi) ma forse qui non cerano pagine abbastanza e poi come ha fatto il teatrante ad udire dal fortino con un cavallo dallla porta principale  visto che  c'era solo quella con tutti gli apache che giravano attorno e la cavalleria che stava arrivando.   per quanto riguarda Filippucci direi disegni buoni anche se un Po particolari

 

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14 ore fa, laredo dice:

La psicologia dei personaggi  e'  encomiabile? Di quale, scusa? Dimmi almeno il nome di un personaggio che rimarrà impresso nella memoria di ogni Texiano

il giocatore e il padre che impazzisce 

e ha una mirabile psicologia anche il cercatore

 

<span style="color:red;">10 ore fa</span>, Leo dice:

So che corro il rischio di essere preso per un incontentabile

 Leo mi sembra che effettivamente tu sia un po' incontentabile:Tex lascia andare Carson perche' e' lui che lo vuole , lui  sa che e' un piano rischioso, ma il suo compito da eroe e' ancora piu' rischioso lui resta a proteggere da eroe gli assediati non poteva andare lui lii e' l' eroe e doveva stare li' 

Modificato da Grande Tex
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<span style="color:red;">13 ore fa</span>, Leo dice:

 

Non sono contento perché, per recuperare Carson, Nizzi si perde Tex. [...]

 Deve cioè essere sempre più che all'altezza delle situazioni che gli si prospettano da affrontare ma, contemporaneamente, mi aspetto che Tex sia Tex. E che in una situazione suicida, che tra l'altro può essere affrontata indifferentemente da entrambi, sia lui a imporsi. Questo è Tex: può anche passare in secondo piano, e lasciare spazio a Carson, ma per cause di forza maggiore, non già perché ritiene che un piano è suicida e lascia che a metterlo in atto sia il suo vecchio pard.

 

 

POSSIBILE SPOILER

 

 

 

 

 

 

Sinceramente, anche a me pare chiaro che, data la scelta di Nizzi di separare i due pards (e con fondamento, dato che andare a cercare aiuti militari risulterà la scelta decisiva) rendeva indispensabile che proprio Tex rimanesse nella stazione di posta insieme con i pochi soldati e gli altri, abbastanza sprovveduti, difensori. Siamo sinceri, se Nizzi avesse fatto il contrario, ci sarebbe stato un coro di protesta per questa decisione che lasciava fuori dalla zona più rischiosa (e da un buon numero di pagine) l'eroe principale... D'altra parte, è chiaro che sono eroi entrambi, tutti e due, sia pure in modi diversi ma complementari, svolgono una parte essenziale per la salvezza finale.

Il fatto che Tex assuma per una volta la parte del "pessimista" e che calchi la mano sull'avventatezza della sortita del suo più anziano amico a mio avviso può rientrare in una sorta di "gioco bonario" che per una volta l'autore ha voluto realizzare fra i due personaggi, che si sono temporaneamente invertiti i ruoli consueti. Tanto che alla fine Tex, per una volta, non è così "infallibile" nei suoi giudizi, e infatti Carson si rammarica di non avere scommesso con lui perché stavolta avrebbe vinto!

Appunto, a me pare che fra i due vecchi amici un tono scherzoso di questo tipo ci possa stare, da una parte perché attenua quell'aura così monolitica di Tex che può (con suo evidente compiacimento per la "pellaccia" salvata) "sbagliarsi" in una valutazione, dall'altra alleggerisce un poco la dominante componente tragica, resa ancora più evidente nelle ultimissime pagine con il comportamento imprevedibilmente criminale dell'esasperato Parson.

POSSIBILE SPOILER

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una curiosa coincidenza...

Il cognome del "capofamiglia" del gruppo di artisti è Parson, che anche Kit aveva assunto una volta come elemento di copertura nel corso di una splendida avventura scritta da GLB (vedi n. 46 "Il sicario"), il cui significato (parroco) si prestava allora ad un gustoso gioco ironico, data la condotta tutt'altro che mansueta di KC, e per di più enfatizzata dalla sua azione combinata con quella di Tex "Killer".

Qui le cose sono decisamente diverse, anche se pure il personaggio di questa storia nizziana mostra alla fine un rovesciamento imprevisto, assumendo dei comportamenti non conformi alla sua iniziale e apparente inoffensività.

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Secondo me l Avvocato ha dato il giudizio migliore su questa storia,che io condivido al 300%...

18 ore fa, Carlo Monni dice:

questa è sì una buona storia ma a mio parere n è certo una delle migliori di Nizzi. Si colloca al massimo nella fascia media della sua produzione.

 

È una storia discreta con una trama banale se vogliamo,ma Tex e Carson sono ben resi. Nizzi segue anche in questo caso la sua idea di Tex...la cito in copia dal libro intervista con Guarino e ripetuta in una recente intervista:

 

"Difficile spiegare in che cosa consista la texianità, ovvero quel sentimento che lega i lettori a ‘Tex’, fatto di tante impalpabili sensazioni che si assorbono attraverso la lettura delle storie del vecchio Bonelli, il quale ti ci fa entrare con un gesto e due parole (Tex indica una capanna in lontananza e dice: ‘Eccola là’; Carson risponde: ‘Bueno’; i due vi si dirigono al galoppo e con le loro chiacchiere ti tirano dentro la storia). La texianità si assorbe attraverso la semplicità e la linearità delle trame, la naturalezza di un dialogo che ha l’andamento di quello quotidiano (Carson a Tex: ‘Stavolta hai preso un granchio’; e Tex: ‘Sempre meglio che prendere una pallottola’) che spesso si impenna in pittoresche invenzioni (Carson: ‘Ho tanta fame che manderei giù un manzo intero, zoccoli compresi’, e mille altre). Si assorbe dal carattere di Tex, dalla sua ironia, dalla sua dirittura morale, dal suo essere sempre sicuro di sé e dei valori in cui crede, dal non aver paura di niente e di nessuno, dall’essere generoso coi deboli e implacabile coi prepotenti; dal forte senso di amicizia che lo lega ai suoi pards, così totale da suscitare nei lettori un profondo senso di partecipazione; dal ripetersi identico delle situazioni: le cavalcate, il guado dei fiumi, la sosta notturna attorno al fuoco di bivacco, il rito del caffè (che provoca l’invidia di Roberto Benigni, il quale dichiara in un’intervista che vorrebbe essere seduto in mezzo a loro con in un mano una tazza fumante), le lunghe chiacchierate, sempre con le stesse parole, le stesse esclamazioni, i battibecchi tra Tex e Carson. La texianità è un bagno tiepido in cui il lettore si immerge ogni mese quando apre ed entra nel nuovo albo sapendo di ritrovarvi i sapori e i profumi che ben conosce e che desidera siano sempre gli stessi "

 

Tale definizione è "in parte"condivisibile e in parte no... in ogni caso, lui Tex li intende così e segue tale assioma.punto.e Boselli lo sa benissimo,e non penso che da Nizzi si aspettasse storie diverse da questa.che pure preferisco all'ultima di Ruju, personalmente

 

Va detto che Nizzi ha cercato di creare un piccolo colpo di scena nel finale, infatti  c'è riuscito solo in parte... 

3 ore fa, Grande Tex dice:

iTex lascia andare Carson perche' e' lui che lo vuole , lui  sa che e' un piano rischioso, ma il suo compito da eroe e' ancora piu' rischioso lui resta a proteggere da eroe gli assediati non poteva andare lui lii e' l' eroe e doveva stare li' 

Giusto

3 ore fa, Grande Tex dice:

giocatore e il padre che impazzisce 

e ha una mirabile psicologia anche il cercatore

Esageruma nen,amico mio...

Modificato da Barbanera
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<span style="color:red;">16 ore fa</span>, Leo dice:

CONTIENE 

 

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<span style="color:red;">16 ore fa</span>, Leo dice:

CONTIENE 

 

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Sugli Yaqui ti do' ragione: carne da macello. Ma a Nizzi interessano i bianchi, stavolta. E questi non sono carne da macello: la morte del giovane Joe, eroe; il pavido cercatore d'oro, vigliacco; il gambler, vigliacco ed eroe al contempo; lo stesso sfortunato Bulder, che casca dalla padella nella brace e fa una fine orribile. E infine il vecchio teatrante, che di fronte alla propria rovina si fa accecare dalla famigerata "febbre dell'oro". Insomma, piatta e scontata proprio non direi. Il finale con l'arrivo della cavalleria, concedo che sia troppo telefonato, ma il vero finale è il piccolo "giallo" delle ultime 10 pagine, con il sospettato Frank e con il vero - inaspettato - colpevole Parson.

 

 

Mah..sinceramente non ho provato nessuna empatia con questi personaggi, sono rimasto indifferente alla loro sorte..  Certo non mi aspettavo un "Sergente Torrence"o un "Zeke Colter", ma i personaggi devono essere interessanti..e questi per me non lo sono affatto

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  • Collaboratori

Una storia "normale" che vuole essere normale, senza fronzoli. Rispetto a Faraci e ai suoi continui fuga e inseguimento, Nizzi è un autore che con i soggetti è capace di variare. Per Carlo Monni non li sa scrivere. Sbagliato. Nizzi sa scrivere l'avventura nella sua essenza più pura. Non è il caso di questa storia che fa troppo l'occhiolino a quella che scrisse già trent'anni fa e che già trent'anni fa non mi aveva coinvolto più di tanto (compici anche i disegni di un Galleppni che per me allora era il numero uno e che vedevo in sofferenza).

 

Le presunte nizzate  sono assenti, il Carson che riceve il colpetto in testa alla fine del secondo albo eccheccavolo non sopportate più nemmeno un colpo in testo dato a tradimento ? Per chi giudica tirati per i capelli i sentimenti dei vari personaggi e in particolare poco credibili quelle del "vigliacco" con il cervello in pappa siete magari gli stessi che hanno applaudito al primo albo con i sentimenti tirati della coppia Ruju/Font visti ultimamente sulla serie regolare. Decisamente più credibile Nizzi.

 

Il personaggio del barbuto cercatore d'oro poi è monumentale. Con il suo gruzzoletto a vederlo pieno di mugugni nel primo albo e poi con la gola tagliata nelle pagine finali, beh aveva ragione lui ad essere così diffidente. Un'umanità davvero allo sbando questa vista nell'ultimo albo che merita pienamente il titolo che è stato dato in copertina.

 

Certo per chi si avvicina all'edicola nutrendo quel mai domato sentimento di livore e astio nei confronti del "degno erede" sarà immancabilmente un'altro albo da cestinare nella pattumiera. Io mi accontento e spero che Nizzi ritorni presto con avventure più ariose, con nuovi nemici grandi come speva benissimo crearli, o anche con qualcuno di quelli che ha creato trenta, quaranta anni fa, se l'età in quanto a voglia glielo consente. Già con la prossima diMastantuono dovremmo vedere qualcosa di più appetitoso.

  • +1 2
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Ho letto una onesta storia di Tex.

Il primo albo è servito a far convergere i diversi protagonisti in quella che sarebbe stata la scena dell'azione dove, in una situazione chiusa come quella di un avamposto assediato dagli indiani, la vera natura di ognuno sarebbe inesorabilmente venuta a galla. Solo su due potevamo tranquillamente mettere la mano sul fuoco, Tex e Carson naturalmente. Tutti gli altri erano degli sconosciuti e lo svolgimento degli eventi ha portato a conoscere meglio ciascuno di loro. E nel mentre Tex, supportato dalla nostra incondizionata fiducia, ha fatto del suo meglio per limitare i danni, evitando la strage totale, grazie anche al provvidenziale intervento finale della cavalleria per merito dell'azzardata iniziativa di Carson.

E se Tex e Carson erano preventivamente da annoverare tra gli eroi, non era altrettanto scontata la distribuzione degli altri assediati tra i vigliacchi e gli eroi.

Buono dunque il ritorno di Nizzi sulla serie regolare e buona anche la prova grafica di Filippucci.

Concordo poi con chi dice che i capolavori sono altri.

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<span style="color:red;">2 ore fa</span>, ymalpas dice:

Per Carlo Monni non li sa scrivere. Sbagliato.

 

Non attribuirmi cose che non solo non mai detto ma nemmeno mi sono mai sognato di dire per favore.

Quello che ho detto è che Nizzi su Tex ha sempre avuto una tendenza al manierismo che è la riproposizione di stilemi, in questo caso, narrativi, di un determinato autore o scuola. Non è un insulto ma uno stile che ha pure avuto una sua stagione e fortuna nella pittura. Ho anche affermato che dopo la sua crisi creativa non era più capace di inventare nuovi soggetti ed infatti riciclava i propri per Larry Yuma o ai soggetti di altri, cosa ammessa senza problemi da lui stesso.

Che ai suoi tempi migliori sapesse variare i soggetti é una cosa che non mi sono mai sognato di negare, ripeto.

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